8
2 sarebbe potuto pensare ai resti di un attracco risalente a quell’antico periodo, considerando la possibile navigabilità di tale porzione di territorio, dominato in prevalenza dall’acqua sino alle grandi bonifiche quattro-cinquecentesche, così come si può vedere bene in una scena del ciclo di affreschi, realizzati tra il 1450 e il 1452 dal pittore Benozzo Gozzoli, rappresentante la predica agli uccelli del Santo di Assisi e dipinto nella chiesa di S. Francesco in Montefalco (fig. 2). Il problema della funzionalità e datazione di tali massicci resti lignei sembrerebbe invece più correttamente legato alla necessità di un indilazionabile assetto idraulico operato in era moderna (secc. XVI- XVII) per regolamentare il non stabile corso del Topino foriero da sempre, nei confinanti territori di Foligno e Bevagna, di catastrofiche esondazioni e quindi causa del reimpaludamento di quei terreni, recuperati con fatica all’agricoltura, nelle circostanti campagne. E proprio per far fronte a questi inconvenienti l’alveo del fiume fu deviato, con un radicale ed impegnativo intervento, negli ultimi anni del XVI secolo, talché dalla località Cantagalli ne fu mutata la La ‘passonata’ sul Topino al Passo della Paglia di Francesco Guarino con interventi di Maria Romana Picuti e Roberto Colacicchi Un punto ‘sensibile’ dell’invaso fluviale Interesse, curiosità, particolare attenzione tra gli esperti ed i semplici appassionati di archeologia e storia locale ha suscitato nel 2012 – a causa dell’erosione provocata dagli eventi di piena – l’affiorare di una massiccia ed articolata struttura in legno di quercia nella parte sinistra della golena del fiume Topino in località Passo della Paglia tra Bevagna e Cannara (figg. 1, 3, 4). Si tratta in particolare: «di tre file di pali (passoni) di legno conficcati nel letto del fiume: i pali sono disposti a poca distanza l’uno dall’altro e su di essi sono incastrati degli spessi tavoloni di legno (le cosiddette catene) con fori quadrangolari e terminazioni, in qualche caso, a coda di rondine. Tra i pali sono ancora visibili i resti delle frasche, che venivano intrecciate per dare maggiore solidità e fungere da contenimento. Il sistema era poi rinforzato da altre catene di tavoloni, posti nel senso della profondità; l’opera così realizzata veniva completata mediante il riempimento con terra pressata» 1 . L’attenzione per tali manufatti è poi andata gradualmente aumentando sia perché a poca distanza in linea d’aria sorgono i due importanti siti: l’uno, naturalistico, l’Aiso 2 , l’altro, archeologico, l’Aisillo, un luogo di culto d’epoca romana 3 . Sia perché tali reperti, abbandonati alla mercé di chiunque, sono stati oggetto, senza nessun riguardo, di sistematico saccheggio. E proprio in relazione al sito dell’Aisillo si Acque A L’affiorare di una massiccia e articolata struttura in legno di quercia nella parte sinistra della golena del fiume Topino In alto: Fig. 1. Le passonate presso il passo della Paglia (foto M. Romana Picuti). In basso: Fig. 2. B. Gozzoli, Predica agli Uccelli del Santo di Assisi, ca. 1450-1452. Montefalco, Chiesa di S. Francesco.

A Acque...sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12. A Acque Fig. 5. Dal volume di A. Messini,

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: A Acque...sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12. A Acque Fig. 5. Dal volume di A. Messini,

2

sarebbe potuto pensare ai resti di un attracco risalente a quell’antico periodo, considerando la possibile navigabilità di tale porzione di territorio, dominato in prevalenza dall’acqua sino alle grandi bonifi che quattro-cinquecentesche, così come si può vedere bene in una scena del ciclo di affreschi, realizzati tra il 1450 e il 1452 dal pittore Benozzo Gozzoli, rappresentante la predica agli uccelli del Santo di Assisi e dipinto nella chiesa di S. Francesco in Montefalco (fi g. 2).Il problema della funzionalità e datazione di tali massicci resti lignei sembrerebbe invece più correttamente legato alla necessità di un indilazionabile assetto idraulico operato in era moderna (secc. XVI-XVII) per regolamentare il non stabile corso del Topino foriero da sempre, nei confi nanti territori di Foligno e Bevagna, di catastrofi che esondazioni e quindi causa del reimpaludamento di quei terreni, recuperati con fatica all’agricoltura, nelle circostanti campagne. E proprio per far fronte a questi inconvenienti l’alveo del fi ume fu deviato, con un radicale ed impegnativo intervento, negli ultimi anni del XVI secolo, talché dalla località Cantagalli ne fu mutata la

La ‘passonata’ sul Topino al Passo della Pagliadi Francesco Guarino con interventi di Maria Romana Picuti e Roberto Colacicchi

Un punto ‘sensibile’ dell’invaso fl uvialeInteresse, curiosità, particolare attenzione tra gli esperti ed i semplici appassionati di archeologia e storia locale ha suscitato nel 2012 – a causa dell’erosione provocata dagli eventi di piena – l’affi orare di una massiccia ed articolata struttura in legno di quercia nella parte sinistra della golena del fi ume Topino in località Passo della Paglia tra Bevagna e Cannara (fi gg. 1, 3, 4).Si tratta in particolare:

«di tre fi le di pali (passoni) di legno confi ccati nel letto del fi ume: i pali sono disposti a poca distanza l’uno dall’altro e su di essi sono incastrati degli spessi tavoloni di legno (le cosiddette catene) con fori quadrangolari e terminazioni, in qualche caso, a coda di rondine. Tra i pali sono ancora visibili i resti delle frasche, che venivano intrecciate per dare maggiore solidità e fungere da contenimento. Il sistema era poi rinforzato da altre catene di tavoloni, posti nel senso della profondità; l’opera così realizzata veniva completata mediante il riempimento con terra pressata»1.

L’attenzione per tali manufatti è poi andata gradualmente aumentando sia perché a poca distanza in linea d’aria sorgono i due importanti siti: l’uno, naturalistico, l’Aiso2, l’altro, archeologico, l’Aisillo, un luogo di culto d’epoca romana3. Sia perché tali reperti, abbandonati alla mercé di chiunque, sono stati oggetto, senza nessun riguardo, di sistematico saccheggio. E proprio in relazione al sito dell’Aisillo si

AcqueA

L’affi orare di una massiccia e articolata struttura in legno di quercia nella parte sinistra della golena del fi ume Topino

In alto:

Fig. 1. Le passonate presso

il passo della Paglia (foto M.

Romana Picuti).

In basso:

Fig. 2. B. Gozzoli, Predica

agli Uccelli del Santo di

Assisi, ca. 1450-1452.

Montefalco, Chiesa di S.

Francesco.

Page 2: A Acque...sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12. A Acque Fig. 5. Dal volume di A. Messini,

3

naturale direzione da est ad ovest in quella ancora attuale sud ovest, verso Cannara4.Fino a tempi relativamente recenti era accreditata opinione presso gli studiosi, che prima di allora il corso dell’invaso, dopo Foligno, si dividesse in due rami, di cui uno (il principale), giungeva in linea retta sino al fi ume Timia, appena a sud di Bevagna, e l’altro, col nome di Fossa Renosa, dopo un’ansa, si andasse a perdere nelle paludi di Cannara5.Tuttavia la cartografi a d’epoca sembra smentire ciò, mostrando invece che, nonostante l’esistenza di una Fossa Renosa – un probabile bacino di alleggerimento abbastanza distante dal diretto corso del fi ume – il corso medesimo proseguiva esclusivamente verso Bevagna.Così è infatti in una pianta disegnata attorno al 1525 da Antonio da Sangallo il Giovane, chiamato dal Comune di Foligno a risolvere alcuni problemi di bonifi ca idraulica nella pianura e conservata nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria degli Uffi zi6.In essa (fi g. 6) è chiaramente visibile il diretto andamento del Topino e anche se compare citata una “Forma Arenosa”, essa non pare incidere sul

AcqueAnaturale andamento dell’invaso se non – come sopra accennato – per una possibile attività di scolmatura dell’eccesso di acque che avrebbero potuto costituire il cosiddetto ‘Sciacquatoro’, ossia un bacino di raccolta necessario a fornire energia all’attività molitoria dei bevanati7.E così è anche nella veduta dell’Umbria dipinta in affresco da Egnazio Danti in Vaticano tra il 1580 ed il 15818 in cui senza possibilità di equivoco il Topino fi la diritto da Foligno a Bevagna non mostrando alcuna visibile deviazione9.D’altro canto va detto che le palifi cazioni recentemente venute alla luce sono disposte lungo l’andamento del nuovo corso del fi ume, mentre la Fossa Renosa, segnalata anche in un’altra piantina del XVIII secolo (fi g. 5), – diversamente dal prospetto del Sangallo – attraversa segandolo il corso medesimo, lasciando intuire trattarsi più di un abituale luogo di transito viario istituzionalizzatosi nel tempo (siamo nel Settecento), che di uno scolmatoio, andandosi a ricongiungere più avanti col Ponte della Paglia e con la Strada di Mezzoli, la via che, segnalata con tale nome anche in altre fi gurazioni cartografi che settecentesche, sembrerebbe oggi non più esistere con tale riferimento onomastico e che, presente nella tavoletta IGM al 25.000, costeggiava l’argine destro del Topino in direzione di Cannara fi no ed oltre la località Passo S. Angelo.Che i manufatti emersi, che si presentano con delle precise caratteristiche strutturali, costituiscano una classica passonata, ossia più fi le di pali infi ssi nel terreno (da passone = palo) per il contenimento degli argini, è pertanto indubitabile, soprattutto se si tiene presente un disegno attribuibile all’ingegnere seicentesco Francesco Sforzini, che ne indica alcune

In alto:

Fig. 3. Le passonate presso

il passo della Paglia (foto

Renzo Lopparelli).

In basso:

Fig. 4. Le passonate presso

il passo della Paglia (foto M.

Romana Picuti).

Page 3: A Acque...sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12. A Acque Fig. 5. Dal volume di A. Messini,

4

Il tutto per conferire la massima solidità possibile all’impianto di contenimento e in cui il termine catena assume il signifi cato di imbriglio.Stando così le cose resta da stabilire – cosa non semplice in quanto le passonate furono usate abitualmente sino al secolo scorso13 – la datazione dei manufatti di cui ci si sta occupando per un tratto del fi ume oggetto di frequenti rifacimenti dei suoi argini, talché ad esempio dal 1727 al 1896 vi furono in loco almeno sette interventi, ivi compreso quello assai importante proposto da Antonio Rutili Gentili realizzato per la quasi

modalità di costruzione e che chi scrive ebbe a suo tempo modo di pubblicare (fi g. 6)10.Se poi ci si volesse addentrare più dettagliatamente nel merito, valga la defi nizione che segue:

«Invece di un molo murato si potrà adoprare semplicemente una fi la doppia di palizzata fi ccando i pali ben profondi, legandoli con traverse orizzontali parallele, e perpendicolari alle loro fi le, ed empiendone l’intervallo con fascine, e sassi, come si fa a Fiumicino ch’è l’imboccatura navigabile del Tevere, con quelle che ivi si chiamano passonate […]. Come l’arena vi si anderà (sic) addossando dietro, essa medesima servirà a rassodare il lavoro contro l’urto dell’onde […]»11.

Allo stato attuale delle mie conoscenze, non si può escludere che tale sistema ampiamente documentato nel XVII secolo, fosse utilizzato anche nel secolo precedente per proteggere i corsi d’acqua da frane e dilamazioni delle ripe e degli argini, onde evitarne l’interrimento ed il conseguente e dannoso rallentamento della corrente specialmente in caso di piene.Di impassonate lungo il corso del Topino si parla in una visita ai fi umi della Valle Spoletana effettuata nel 1696 dal già ricordato ingegnere idraulico pontifi cio Francesco Sforzini, che dice, visitando l’invaso verso Assisi e rilevando “considerabili slamature”, essere necessario

«sollecitamente ripararsi con far dalla parte d’avanti (sic) una impassonata alta al pelo dell’acqua distante dalla ripa slamata palmi 12 […] la quale passonata va poi raddoppiata con altre tre fi le di passoni verso la ripa corrosa in modo che l’ultima fi la venga a stare alta tre palmi sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12.

AcqueA

Fig. 5. Dal volume di A.

Messini, Il Fiume Topino

e la Bonifi ca idraulica del

Piano Folignate attraverso

i secoli. Notizie storiche

raccolte da Angelo Messini

[…], Foligno, Consorzio

Idraulico del Fiume Topino,

1942.

Page 4: A Acque...sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12. A Acque Fig. 5. Dal volume di A. Messini,

5

totalità del corso tra il 1844 ed il 185714.Assai signifi cativo è in proposito un documento grafi co del 1696 (fi g. 8) che, conservato nell’Archivio del Consorzio Idraulico del Fiume Topino di Foligno (Prefettura delle Acque. Miscellanea 84. XLIII.4), nella Sezione d’Archivio di Stato di Foligno ed attribuibile ancora a Francesco Sforzini15, mostra chiaramente la delicatezza del sito fl uviale al passo della Paglia. Qui il fondo del Topino sembra più che altrove soggetto ad interrimento e quindi all’innalzamento del suo

letto provocato dalle torbide. Di conseguenza in alcuni luoghi gli argini non sono – come detto nella didascalia – «di altezza suffi ciente a capire il corpo delle acque che in occasione di piene si scaricano per il detto fi ume» per cui è «spediente necessario di riattare li argini e di abbassare il detto fondo». Non si può quindi escludere che importanti lavori di consolidamento e scavo venissero condotti, dopo il 1696, a seguito del rilievo dello Sforzini e che le passonate emerse possano farsi risalire a questo periodo.Pertanto, in mancanza di certezze assolute, potrebbero esser presi come termini di riferimento, ai fi ni di una datazione credibile, la fi ne del Cinquecento (in cui fu realizzata la deviazione del corso) e quella del Seicento (in cui l’intera Valle Umbra fu soggetta a scrupolose indagini in merito all’andamento dei suoi fi umi)16, così come – con la debita cautela, date le non poche variabili, e non escludendo il reimpiego del materiale ligneo utilizzato – confermerebbero le analisi del Carbonio 14 fatte intelligentemente condurre su alcuni campioni da Roberto Colacicchi e da Maria Raffaella Trabalza, analisi di cui essi, generosamente, si sono assunti l’onere fi nanziario [f.g.].

Un problema di tutelaIl coinvolgimento nella stesura di questo testo di Francesco Guarino, uno dei massimi studiosi della storia della bonifi ca idraulica nella Valle Umbra, e di Roberto Colacicchi, che a lungo si è occupato della geologia dell’Italia centrale, trova giustifi cazione in un’esigenza di tutela che fa seguito all’affi oramento di un’opera di sistemazione degli argini del tipo cosiddetto a ‘passonate’, e presso il passo della Paglia. Era il 2012 quando, lungo la sponda sinistra del Topino, il Consorzio della Bonifi cazione Umbra17, nell’ambito di

AcqueA

In alto:

Fig. 6. Antonio da Sangallo

il giovane. Studi per il

prosciugamento del padule

di Fuligno, ca. 1525.

Firenze, Galleria degli Uffi zi,

Gabinetto dei disegni e delle

stampe, Disegni 880 A.

In basso:

Fig. 7. F. Sforzini (attr.),

Modo da rifare li argini

rotti del fi ume Topino, 1691.

Foligno, Sezione d’Archivio

di Stato, Archivio del

Consorzio idraulico del

Fiume Topino di Foligno,

Miscellanea (1598-1826),

84. VIII.

Page 5: A Acque...sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12. A Acque Fig. 5. Dal volume di A. Messini,

6

strutture lignee, che continuano ad essere sottoposte all’urto dell’acqua e trascinate via dalla corrente, con serie conseguenze anche per la tenuta degli argini stessi, si riporta uno stralcio del verbale redatto dall’assessore Mirko Ronci, a seguito del sopralluogo del 9 maggio 2014 effettuato, alla presenza di Fabrizio Finauri, della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria e di Ugo Giannantoni e Candia Marcucci, rispettivamente Commissario e Direttore del Consorzio. È stato stabilito che quest’ultimo Ente provvederà, in primo luogo, al recupero dei tavolati trascinati a valle dalla corrente e, in seguito «alla salvaguardia del manufatto […] mediante apposito intervento di protezione e successiva copertura dei reperti emersi, sollecitando la Regione alla copertura delle risorse necessarie alle opere di riparazione lungo tutta l’asta interessata del Topino». In tale occasione è stato altresì auspicato che, al termine dei lavori, venga ripristinato il ‘passo’, di cui si parla nel contributo

un progetto più ampio di sistemazione idraulica della valle, ha avviato lavori di rimodellamento della golena; dopo l’inizio delle opere, che ha comportato l’asportazione del manto erboso, le successive, violente piene del fi ume, susseguitesi a partire dal novembre dello stesso anno, ne hanno eroso il fronte riportando alla luce lunghi tratti di ‘passonate’. Si deve alla sollecitudine di alcuni cittadini, frequentatori della zona, se l’affi oramento è stato ben presto segnalato alle autorità competenti: il Comune di Bevagna, la Soprintendenza e il Consorzio della Bonifi cazione Umbra. I sopralluoghi effettuati a più riprese con gli amministratori bevanati e con i rappresentanti degli Enti suddetti hanno avuto lo scopo di verifi care lo stato degli argini, al fi ne di provvedere alla loro tutela. A tale proposito il Consorzio ha garantito che verrà ripristinata la golena e il suo manto erboso, – fondamentale per la tenuta degli argini –, ma che sarà possibile effettuare tale intervento solo al termine dei lavori; per quanto riguarda la sistemazione delle

AcqueA

Il Consorzio ha garantito che verrà ripristinata la golena e il suo manto erboso, fondamentale per la tenuta degli argini

Fig. 8. F. Sforzini (attr.),

Profi lo del fi ume Tupino

dal Ponte Novo sino al

ponte di Cannara, 12

luglio 1696. Foligno,

Sezione d’Archivio

di Stato. Archivio del

Consorzio idraulico del

Fiume Topino di Foligno,

Prefettura delle Acque,

Miscellanea (1598-

1826), 84. XLIII.4.

Page 6: A Acque...sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12. A Acque Fig. 5. Dal volume di A. Messini,

7

di Guarino, attraversamento che garantisce la continuità e quindi la integrale fruibilità della viabilità, di origine romana18, precedente quindi alla deviazione cinquecentesca del Topino, che, da sempre, prima dei lavori e delle piene suddette, nel periodo estivo, era praticato a piedi dagli abitanti delle due ripe e dagli escursionisti, e la cui esistenza è documentata nelle fotografi e aeree e nella cartografi a uffi ciale che ne ripete il toponimo [m.r.p.].

Un tentativo di datare i legni della palizzata del TopinoPer tentare una datazione più esatta della palizzata (o passonata) del passo della Paglia si è ricorso ad una analisi basata sul Carbonio 14 (14C) di alcuni legni scoperti dalla corrente sulla golena sinistra del fi ume. Una prima misura su alcuni pezzi da me raccolti, è stata commissionata da W. Dragoni, idrogeologo dell’Università di Perugia, e una seconda, su una piccola tavoletta che mostrava un

aspetto più invecchiato, gentilmente fornitaci da Luigi Frappi, da Raffaella Trabalza, in quanto il problema si riallaccia ai suoi interessi generali sul paesaggio.Il Laboratorio CEDAD (Centro di Datazione dell’Università del Salento), ha eseguito la datazione, ma i risultati sono stati contrastanti, in quanto il primo campione ha dato un’età sdoppiata in due massimi, uno a 1520 d.C. e un secondo a 1660 d.C., con un debole segnale a 1780. Il secondo campione invece ha fornito una data più precisa, compresa fra gli anni 1410 d.C. e 1460 d.C., con un picco a 1450, e con una possibilità di errore in più o in meno di 45 anni. Questa notevole oscillazione fra le due datazioni, ovviamente non risolve il problema della età della palizzata, ma può dare, come vedremo, delle indicazioni interessanti. Innanzitutto, bisogna interpretare l’oscillazione delle date del 14C.Il 14C è un componente gassoso dell’atmosfera che viene assorbito e scambiato liberamente con gli organismi viventi. Ma è un isotopo radioattivo e quando cessa il libero

AcqueA

Per tentare una datazione esatta della palizzata si è ricorso a un’analisi basata sul 14C di alcuni legni scoperti sulla golena sinistra del fi ume

Page 7: A Acque...sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12. A Acque Fig. 5. Dal volume di A. Messini,

8

AcqueAsabbia/argilla, compenetrazione da microorganismi fi no a tempi recenti), che possono aver alterato la misurazione del 14C nel senso di far sembrare il campione più giovane.Per il secondo campione invece, dato che si tratta di una piccola tavola, non si conosce esattamente da che punto del tronco sia stato prelevato, ma la anellatura visibile porta a concludere che il prelievo sia avvenuto nella parte centrale di un vecchio tronco. Già questo potrebbe giustifi care l’età più antica, anteriore a quella del taglio dell’albero e dell’utilizzazione del legno. Oppure è possibile che il pezzo sia rimasto molto a lungo ‘annegato’ nel fango anossico, al di fuori del contatto con batteri o altri agenti demolitori, e in effetti il colore nero e quella specie di bruciacchiatura esterna danno l’idea di un ambiente acido, riducente, probabilmente ricco in minerali, concentrati e depositati nelle porosità del legno. Ambedue le osservazioni giustifi cherebbero l’ipotesi di un invecchiamento dell’età del legno causata dalla posizione del prelievo e/o da infl uenze ambientali.Il materiale è comunque legno di quercus (Rovere o Roverella o Farnia, meno probabile il Cerro)19. I grossi tavoloni, larghi e spessi, sono certamente stati tratti da alberi molto grandi, probabilmente secolari.Concludendo, l’età dei due campioni, opportunamente corretta, può essere correlata con suffi ciente approssimazione anche al periodo della deviazione del Topino, ma, dati i numerosi interventi succedutisi dal XVII secolo in poi, non si può escludere che possa trattarsi di materiali rielaborati in lavori successivi [r.c.].

scambio con l’atmosfera, inizia a decadere, quindi, diminuisce progressivamente, secondo una rigida legge ben conosciuta dai fi sici; per cui dalla misurazione del 14C residuo nei resti di un organismo è possibile risalire a quanto tempo fa è terminato il libero scambio, ossia da quanto tempo l’organismo è morto.Esistono però alcune situazioni, come le seguenti, che, pur non alterando la legge del decadimento, possono infl uenzare le misurazioni.• Su un grosso tronco di legno, la parte centrale è più vecchia della zona vicina alla corteccia: quest’ultima è l’unica vivente che si rinnova ogni anno e muore annualmente cessando lo scambio con l’atmosfera. Per cui se un albero ha 200 anni, i dati del 14C di un campione prelevato al centro del tronco indicheranno circa 200 anni meno di uno prelevato vicino alla corteccia. Ciò può dar luogo a interpretazioni sbagliate se non si conosce la posizione del campione misurato, e si prende il dato 14C come momento del taglio dell’albero.• Se il pezzo di legno è stato soggetto a deposizioni calcaree di origine geologica, queste possono far sembrare il campione più vecchio della sua reale età. Lo stesso effetto possono darlo sia acque minerali sia sabbie o argille più antiche, che abbiano compenetrato il legno e non siano state eliminate.• Alterazioni batteriche o microorganismi compenetrati nel legno e vissuti molto dopo il taglio del pezzo possono alterare il dato 14C facendo apparire il campione più giovane.Secondo il CEDAD l’oscillazione ampia ottenuta dal primo campione potrebbe essere attribuita al fatto che i frammenti di legno provenienti da tronchetti di circa 10 cm di diametro siano stati per lungo tempo in ambienti molto variabili (fango/

Il laboratorio CEDAD ha eseguito la datazione, ma i risultati sono stati contrastanti

Page 8: A Acque...sotto la cima del (sic) argine e questi tutti intrecciati di frasche e traversati con catene e riempita di terra ben battuta […]»12. A Acque Fig. 5. Dal volume di A. Messini,

9

AcqueA1. Comunicazione e-mail di Maria Romana Picuti ad Antonio Lanari del Comune di Bevagna e a Marisa Scarpignato, responsabile di zona per la Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria, del 9 gennaio 2013.2. A. CRISANTI, L’Abisso di Bevagna, in «Grande Dizionario di Bevagna», 1, 2013, pp. 6-15.3. M. ALBANESI, M. R. PICUTI, Un luogo di culto d’epoca romana all’Aisillo di Bevagna (Perugia), in «Mélanges de l’École française de Rome», 121/1, 2009, pp. 133-179.4. A. MESSINI, Il Fiume Topino e la Bonifi ca idraulica del Piano Folignate attraverso i secoli. Notizie storiche raccolte da Angelo Messini […], Foligno, Consorzio Idraulico del Fiume Topino - Tip. Sbrozzi, 1942, pp. 56-61. «Danni assai ingenti subirono i bevanati nella piena del 1580 che deviò il corso, lasciando a secco le loro mole» (p. 64).5. G. BALDACCINI, Contributo alla storia fi sica della valle spoletana e folignate in rapporto alla irrigazione, Foligno, Soc. Poligrafi ca Salvati, 1903, p. 40; MESSINI, Il Fiume Topino cit. (nota 4), p. 60; C. PIETRANGELI, Mevania: (Bevagna), Regio VI. Umbria, Roma, Istituto di Studi Romani Editore, 1953, p. 121. Galleria degli Uffi zi. Firenze. Gabinetto dei Disegni e delle Stampe. Antonio da Sangallo il giovane, Studi per il prosciugamento del padule di Fuligno, Disegni, 880A, recto e verso. Ne trovo menzione in A. MESSINI, L’Architetto Antonio da Sangallo il giovane a Foligno, Foligno, Arti Grafi che T. Sbrozzi & fi glio, p. 6; P. CAMERIERI, D. MANCONI, Le centuriazioni della Valle Umbra da Spoleto a Perugia, in «Bollettino di Archeologia on line», I, 2010, p. 15, in www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html; P. CAMERIERI, Ricostruzione dell’assetto idrografi co, in D. MANCONI, P. CAMERIERI, V. CRUCIANI, Hispellum: pianifi cazione urbana e territoriale, in Assisi e gli Umbri nell’antichità. Atti del Convegno internazionale (Assisi, 18-21 dicembre 1991), a cura di F. COARELLI e G. BONAMENTE, Assisi, Accademia Properziana del Subasio di Assisi-Università degli Studi di Perugia, Società Editrice Minerva, 1996, pp. 394-397, fi gg. 13-14 e P. CAMERIERI, Il catasto antico di Mevania. Primi studi sull’assetto territoriale della città romana in M. R. TRABALZA, R. COLACICCHI¸ Invito al parco, Foligno, Edizioni dell’Arquata, 2007, pp. 147-158, fi gg. 1-2, (consultabile anche on line in

www.accademia.edu), e riproposto col tit., Il Catasto antico di Mevania. Primi Studi sull’Assetto Territoriale della Città Romana in Rapporto al Santuario “Etnico” degli Umbri, in Invito al parco, op.cit., II ediz. accresciuta, Foligno, Edizioni dell’Arquata, 2010, pp. 353-387.6. Lo studio particolareggiato del documento, effettuato da chi scrive, è in via di pubblicazione nel saggio dal titolo Rocco da Vicenza e le acque. Fiumi, ponti e bonifi che nel primo Cinquecento in Valle Umbra, parte di un lavoro a più mani sull’artista vicentino a cura dell’Associazione Orfi ni Numeister di Foligno.7. E. DANTI, Umbria. Città del Vaticano, in La Galleria delle carte geografi che in Vaticano, a cura di L. GAMBI, A. PINELLI, scritti di A. CHIGGIATO, fotografi e di A. ANGELI, D. PIVATO, Modena, F. C. Panini, 2008.8. Per le motivazioni geo-morfologiche di tale naturale andamento del corso del Topino, si veda R. COLACICCHI, Singolarità della collina di Bevagna, in «Grande Dizionario di Bevagna», 1, 2013, pp. 22-31, in partic. pp. 26-29.9. F. GUARINO, Acque fl uviali e bonifi ca nella pianura di Foligno durante il XVIII secolo: aspetti istituzionali, amministrativi, tecnici. Presentazione di A. GROHMANN, Foligno, Ediclio, 1985, fi g. 24. M. R. Picuti, nelle sue ricerche, aveva già individuato – attraverso la bibliografi a citata in questa nota – un preciso riscontro con l’indicazione proposta.10. Raccolta d’autori italiani che trattano del moto delle acque. Edizione quarta arricchita di molte cose inedite e d’alcuni schiarimenti. Tomo VII, Bologna, Tipografi a di Jacopo Marsigli, 1823, p. 219.11. F. GUARINO, L’attività di Francesco Sforzini (1638-1711), architetto e ingegnere idrostatico pontifi cio, emergente dalle carte dell’Archivio del Consorzio Idraulico del Fiume Topino di Foligno ed una inedita vista ai fi umi della Valle Spoletana, in «Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria», LXXXVI, 1989, pp. 235-266, in partic. p. 252.12. Si vedano ad es. alcune foto poste a corredo del volume più volte citato: MESSINI, Il fi ume Topino cit. (nota 4), che, se confrontate con quelle scattate da Maria Romana Picuti, mostrano evidenti affi nità (natura franosa del luogo che giustifi ca un intervento secondo le modalità sopra riportate).13. F. GUARINO, Consorzio Idraulico del fi ume Topino di Foligno. Archivi. Inventario, a cura di ID., Perugia, Editrice Protagon-Regione

dell’Umbria, 1990.14. Foligno, Sezione d’Archivio di Stato, Archivio del Consorzio idraulico del Fiume Topino di Foligno, Prefettura delle Acque, Miscellanea (1598-1826), 84. XLIII.4, in Ibid., pp. XL-XLI.15. GUARINO, Acque fl uviali cit. (nota 10), pp. 9-28.16. Il primo a segnalare l’affi oramento è stato Giovanni Picuti, mentre il punto esatto mi è stato mostrato da Luigi Frappi il quale mi ha accompagnato sul posto il 2 gennaio 2013. Nello stesso giorno provvidi a fare una segnalazione del rinvenimento inviata per posta elettronica, al Comune di Bevagna ed alla Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria. Antonio Lanari responsabile dell’uffi cio Cultura del Comune ha subito richiesto che le guardie municipali bloccassero l’accesso alla golena e che attivassero un servizio di controllo dell’area, allertando anche i residenti della zona affi nché segnalassero eventuali violazioni; Marisa Scarpignato, responsabile di zona per la Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria, dal canto suo, ha girato la documentazione alla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria, trattandosi di ritrovamento post-classico. Il 9 dello stesso mese, poi, con una seconda e-mail, si comunicava l’ipotesi dell’identifi cazione dei manufatti con delle ‘passonate’ seicentesche. La medesima documentazione è stata in seguito trasmessa anche al Consorzio della Bonifi cazione Umbra. All’inizio del 2014, inoltre, una denuncia di scoperta fortuita ai sensi dell’art. 90 del Codice dei beni culturali è stata indirizzata da Angelo Velatta, in data 27 marzo 2014, alla Soprintendenza archeologica e da questa rimessa alla Soprintendenza BSAE dell’Umbria.17. CAMERIERI, MANCONI, Le centuriazioni della Valle Umbra cit. (nota 6), pp. 15-17, fi g. 8; S. SISANI, I rapporti tra Mevania e Hispellum nel quadro del paesaggio sacro della Valle Umbra, in Il Fanum Voltumnae e i santuari comunitari dell’Italia antica. Atti del convegno di Orvieto 2011, «Annali della Fondazione per il Museo Claudio Faina», XIX, 2012, p. 431, nota 114, fi gg. 13 e 18.18. Come confermato dalla botanica A. Lomonaco, dell’Università della Tuscia, che ha esaminato i campioni in oggetto.