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Dove vanno i neocomunismi LA RIVOLUZIONE RECUPERANTE di SAVERIO VERTONE Il mondo non è un cro- nometro a molla. E dun- que non c'è armonia pre- stabilita tra le innumerevo- li meridiane che segnano i tempi della politica, della cultura e del costume nelle varie parti della terra. Ep- pure, con ritardi e scarti, le due Europe hanno comin- ciato a produrre confini comuni tra le luci e le om- bre del futuro. Abbattuta la diga del muro, tutte le correnti di idee si sono me- scolate, e adesso scendono sugli stessi pendii. L'incli- nazione può essere diversa ma la direzione è spesso identica, sicché il sole, quando c'è, illumina un turbine che tende a diven- tare unico. dP Domenica scorsa il Par- lamento della Rdt è stato sul punto di mettere il mondo davanti al fatto compiuto della riunifica- zione tedesca con un voto che ha annullato le distin- zioni politiche tra i partiti di centro dell'Est e dell'O- vest. E anche la sinistra se- gue in tutta Europa segnali o ultrasuoni diffusi. Dopo aver temuto di sparire in un pozzo della storia, ades- so cerca di cambiare Ietto alla stessa acqua per farla scorrere verso la foce anti- ca. Le sorprese dell'89 l'hanno spiazzata. Ma dai primi mesi del '90 si è ri- messa a scavare argini e a rifare terrapieni. Dalla Germania, matri- ce di tutti (o quasi) i siste- mi di pensiero che hanno trascinato il mondo verso spiagge deserte, dove l'ap- prodo è impossibile o fata- le, arrivano i primi segnali di ripresa. Jurgen Haber- mas, estremo filosofo fran- cofortesc, ha lanciato una formula nuova che potreb- be deviare il corso se non dei fatti alpieno delle idee, e se non delle idee almeno delle parole. dP ' Per non perdere il con- tatto con ciò che è avvenu- to nei Paesi del socialismo reale, Habermas ha trova- to un nome di sinistra al crollo dei regimi dell'Est. Con un'espressione prensi- le, in grado di afferrare la storia davanti o di dietro, per la testa o per i piedi, a piacere, l'ha chiamato na- cholende Revolution, «rivo- luzione recuperante», rivo- luzione che torna indietro per raccattare tutto ciò che è andato perduto nella corsa (libertà individuali, diritti civili, mercato, pro- prietà privata, forse persi- no profitto); una rivoluzio- ne dunque che dopo aver riacciuffato gli oggetti smarriti, ricomincerà a correre verso il socialismo, come l'URSS dopo la Nep. La formula è geniale, come tutte le uova di Co- lombo. Se è rivoluzione anche il movimento che l'annulla, il pozzo non fa più paura. Ma forse la for- mula è qualcosa di più di un uovo di Colombo. In- fatti, dopo gli entusiasmi liberali dell'89, in tutta l'Europa orientale è co- minciato un secondo atto che potrebbe avere prota- gonisti e sviluppi diversi dal primo. Dopo la tentazione irre- frenabile di cambiare nome (ricordate? cominciò in novembre il Pc unghere- se), serpeggia adesso fra i partiti comunisti dell'Est e dell'Ovest la tendenza più contenuta a modificarlo con la foglia di fico di un semplice prefisso. Fino a ieri i partiti comunisti del- l'Est erano spariti sotto la gonna accogliente della parola «socialista». Adesso rispunta il termine «neoco- munista», al quale guarda anche il fronte del no ita- liano, che proprio in questi giorni ha inchiodato Oc- chetto alla ricerca faticosa e l'orse impossibile di un nuovo centro per il vecchio Pei. dP Ma nella fascia di Paesi che corrono lungo la vec- chia cortina di ferro, la na- cholende Revolution, la ri- voluzione recuperante ri- schia di tornare ben oltre il centro, aiutata in questo dagli inevitabili scossoni del trapasso economico. Che cosa può ritrovare la rivoluzione recuperante in Polonia, dove in pochi mesi i negozi si sono riem- piti di merci e le tasche si sono vuotate di denaro? E che cosa sta recuperando in Bulgaria, dove ha trion- fato una transizione in gran parte nominale? Che cosa, soprattutto, in Ro- mania? Per ora, da buon neoco- munista, Iliescu ha recupe- rato la vecchia classe ope- raia, anzi il suo nerbo, i minatori. Ma è improbabi- le che si fermi ai minatori. A dicembre, quando lo spettro di Ceausescu fucilò Ceauscscu, un'ondata di CONTINUA A PAGINA 2 Arrestato in ospedale il leader Manteanu ferito dai minatori, si temono nuove retate Bucarest, caccia agli studenti Nella capitale romena si è insediato ieri il parlamento eletto un mese fa - Il governo autorizzato a «usare la forza» per mantenere l'ordine - E' tornato in edicola il giornale d'opposizione «Romania libera» Kohl è miro: «La Germania sarà riunita entro l'anno» BUCAREST Appena placata l'ondata di violen- ze, a Bucarest si è aperta la caccia agli studenti, rei di condurre un'opposizio- ne senza quartiere al presi- dente Iliescu e al Fronte di salvezza nazionale. Il leader dei giovani del- l'università, Manteanu, è stato arrestato ieri in ospedale, dove era ricove- rato per le ferite subite da parte dei minatori. In una drammatica conferenza stampa, gli studenti hanno denunciato vere e proprie retate nei loro confronti. Ieri si è insediato il par- lamento eletto il 20 maggio scorso, che fra i suoi primi atti ha votato l'autorizza- zione al governo a fare uso della forza per mantenere l'ordine pubblico. Una sola buona notizia: grazie a un accordo fra ti- pografi e giornalisti, ha po- tuto riprendere le pubbli- cazioni «Romania libera», il giornale d'opposizione sospeso da sabato per l'in- tervento dei minatori. Altichieri a pagina 4 BONN All'indomani del voto di annessione alla Germania occidentale sfiorato dal Parlamento di Berlino Est, il cancelliere federale KohI ha dato una nuova spinta al processo di riunificazione. «Il 1990 sarà l'anno dell'unità», ha proclamato, dicendosi si- curo che le prime elezioni generali pantedesche po- tranno agevolmente tener- si il 2 dicembre. Intanto si accorcia la di- stanza tra Mosca e Bonn. «Abbiamo fatto progressi promettenti e siamo arri- vati a una svolta impor- tante», ha detto ieri She- vardnadze dopo sei ore di colloquio col collega fede- rale Genscher. Il nodo più grosso resta la collocazio- ne del nuovo Stato tede- sco, che i sovietici insisto- no a non volere nella Nato, ma in un non meglio preci- sato sistema di sicurezza paneuropeo che dovrebbe sostituire le alleanze mili- tari. Shevardnadze ha par- lato di un intreccio di trat- tati di non aggressione tra i 35 Paesi della Csce. Petta a pagina 5 BUCAREST GII studenti sono tornati in piazza dell'Università a protestare contro il gover- no quattro giorni dopo che ne erano stati scacciati dalle squadracce di Iliescu (Tel. Ap) Passano romeni e argentini (ripescati) Rifatta l'Italia Stasera con la Cecoslovacchia in campo Baggio e Schiari Sovvertendo ogni pronostico, Azeglio Vicini ha promosso una mezza rivoluzione per la partita ap- parentemente poco significativa che l'Italia gioca stasera a Roma con la Cecoslovacchia: dentro Bag- gio e Schillaci, fuori Carnevale e Vialli, conferma di Berti a centrocampo. Sono tutte scelte tecniche, meno una: Vialli non giocherà per un indolenzimento al bicipite femorale destro, un malanno non grave e, soprattutto, un malanno dell'ultim'ora che ha fatto maliziosamente tornare in mente uno dei più vieti strumenti della diplomazia pallonara, cioè lo «strappetto», l'infortu- nio inesistente. Ma Vialli ha dissolto personalmente ogni dubbio: «Sto male». Eppure quella di stasera è una.partita importan- te: se l'Italia perde o pareggia non solo abbandona Roma (disagio relativo), ma soprattutto incrocerà nei quarti la Germania. Il tecnico ha fatto scelte sorprendenti ma non illo- giche: gli serve velocità e fantasia per sorprendere e aggirare una difesa forte ma lenta. Per questo aveva deciso da giorni di schierare Baggio al posto di Car- nevale, per questo ha pensato subito a Schillaci (e non a Serena) per sostituire Vialli. Sarà una nazio- nale fisicamente ridotta, pochissimo pesante e che dovrà giocare con la palla a terra. Resta comunque la sensazione di una squadra abborracciata: la cop- pia Baggio-Schillaci non è stata mai sperimentata Ieri intanto i primi verdetti definitivi nel girone B: il Camerun, pur sconfitto pesantemente dall'URSS (0-4), chiude al primo posto. Pareggio (1-1) tra Ro- mania, che si classifica seconda, e Argentina che verrà ripescata fra le migliori terze. Giancarlo Padovan Corriere Mondiale da pagina 31 a pagina 37 Assemblea deserta, accuse di scorrettezze Tra Eni e Cardini è tornata la guerra MILANO La fragile tregua è durata poco. L'appuntamento assem- bleare di Enimont hai riaperto con violenza il contrasti fra i due azio- nisti principali, l'Eni e lai Montedison. Ieri il gruppo guidato da Raul Gardini ha di- sertato la prima convo- cazione della riunione dei soci, che aveva al- l'ordine del giorno l'ap- provazione del bilancio e la conferma del consi- gliere Victor Uckmar. Oggi in seconda con- vocazione Montedison avrà, insieme agli alleati Jean Marc Vernes e Gianni Varasi, la mag- gioranza per deliberare. Ma l'ente di Stato, a sua volta, non si presenterà per protesta dopo aver definito il comporta- mento degli avversari «intollerante». Foro Buonaparte ha reagito sostenendo che l'Eni si attribuisce dirit- ti che non ha. Cotroneo a pagina 15 Nobili: va rivista la convenzione con Mediobanca ROMA Si scalda la partita attorno a Medio- banca, la banca d'affari di via Filodrammatici. Oggi i ministri del Teso- ro, Guido Carli, e delle Partecipazioni Statali, Carlo Fracanzani, sono alla Camera per rispon- dere alle domande sulla presunta scalata all'isti- tuto milanese. Ieri, a questo proposi- to, il presidente dell'Ili Franco Nobili ha spiega- to che il suo gruppo è estraneo a qualsiasi mo- vimento. Sempre Nobili ha chiarito, facendo riferi- mento all'ipotesi di mo- dificare la convenzione che lega oggi le tre ban- che d'interesse naziona- le a Mediobanca, che l'i- stituto milanese di do- mani non potrà essere la mera fotocopia di quello attuale. Macaluso a pagina 17 Grandi manovre per il rinnovo del Consiglio superiore dopo il monito del capo dello Stato Lite tra i partiti nella corsa al Csm Domani il voto in Parlamento, a fine mese l'elezionedei togati ROMA Le grandi ma- novre per il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura sono in pieno svolgimento. Per domani Camera e Senato sono chiamati a scegliere i dieci componenti «laici» dell'or- gano di autogoverno dei giudici. La «rosa» dei can- didati non è ancora ulti- mata e cade proprio al centro delle critiche l'ana- lisi che il presidente Cossi- ga ha compiuto sul ruolo svolto dal Consiglio e nel- l'imminenza di una «rivisi- tazione» legislativa dei po- teri del Csm auspicata dal Quirinale. Le consultazioni tra i partiti non sono ultimate e sono ancora da sciogliere alcuni nodi: per esempio la permanenza di due mem- bri eletti dopo l'inizio della passata legislatura, il so- cialista Felisetti e il libera- le Palumbo. I democristia- ni schierano Giovanni Gal- loni, ex ministro, virtual- mente candidato alla vice- presidenza, certamente gradito al presidente Cos- siga. I comunisti puntano su Guido Neppi Modona, ex magistrato, ordinario di diritto. I socialisti vorreb- bero portare a palazzo dei Marescialli Pio Marconi, docente di sociologia giuri- dica. Da definire, nell'am- bito dei partiti laici, i nomi delle personalità su cui convogliare il voto. Anche i repubblicani e i missini re- clamano un posto al ple- num così come i socialde- mocratici, che indicano il senatore Dante Schietro- ma. I radicali si batteran- no contro «logiche sparti- torte». Le regole elettorali che fissano per le votazioni al- tissimi quorum potrebbero portare ad una «non stop» delle due Camere riunite, con molte e successive vo- tazioni. I settemila magistrati italiani andranno invece alle urne l'uno e il due lu- glio per scegliere i 20 rap- presentanti togati del Csm. La legge di riforma del meccanismo di elezio- ne, votata tra mille polemi- che ma anche con grande rapidità dal Parlamento, ha abolito il collegio unico nazionale per istituirne quattro (Nord, Centro- nord, Roma e isole. Sud) su tutto il territorio, più un quinto per la Cassazione. La nuova disposizione ha cambiato toni e modi della campagna elettorale ed anche in qualche caso la scelta dei candidati. Tra i nomi di maggior spicco fi- gura quello di Giovanni Falcone che abbandonerà la prima linea della lotta alla mafia per il delicato e difficile incarico a Palazzo dei Marescialli. La riforma ha imposto inoltre lo sbar- ramento del nove per cen- to dei voti nazionali per poter accedere al recupero dei resti. Una «correzione» al vecchio sistema per sco- raggiare il cosiddetto pro- liferare delle correnti e dei gruppi e quindi per con- correre alla spoliticizzazio- ne del Csm. Graldi e Menghini a pagina 8 Il presidente della Repubblica Francesco Cossiga La rivolta fiscale non serve a nessuno di RINO FORMICA A pagina 21 ISRAELE-SIRIA Shamir ad Assad «Venga a trattare come fece Sadat» IL CAIRO Accu- sato dai palestinesi dell'Olp e anche dai Paesi arabi moderati di aver costituito un «governo di guerra», il primo ministro israe- liano Shamir rispon- de dicendosi disposto a ricevere perfino il presidente siriano As- sad per parlare di pace. «Assad sarà il benvenuto in Israele se vorrà seguire l'e- sempio di Sadat e im- pegnarsi ad avere con noi dei colloqui senza precondizioni», ha detto Shamir al setti- manale egiziano «Mayo». L'Egitto è il solo Paese arabo ad aver firmato la pace con lo Stato ebraico. La via all'accordo di Camp David fu aperta con la storica visita di Sadat a Tel Aviv, nel 1977. Gli israeliani resero il Sinai all'Egitto. «Se Assad vuole emulare Sadat, sarà il benvenuto». Mentre il ministro De Lorenzo promette interventi e parla di servizio sanitario a bassa qualità No degli infermieri agli extracomunitari in corsia ROMA Esplode il «caso sanità». La proposta del ministro De Lorenzo di ricorrere a personale para- medico straniero incontra l'ostilità dei nostri infer- mieri professionali. Odilia d'Avella, presidente della federazione, denuncia il pericolo di «ulteriore con- fusione e rischi per la salu- te della gente». Il segreta- rio della Uil, Benvenuto sostiene che «non sarà fa- cile trovare personale qua- lificato fuori mentre da noi ci sono due milioni di di- soccupati». Il ministro in- siste: «Il servizio sanitario nazionale costa troppo ri- spetto alla bassa qualità delle prestazioni offerte». I medici replicano: «Incon- triamoci subito, la situa- zione è grave». A Roma l'assessore alla sanità Mori minaccia di non presentare il bilancio: «E' ora di farla finita con la farsa dei conti preventivi approvati con un anno di ritardo, cioè a spese effet- tuate, per colpa del mini- stero». Zuccolini a pagina 9 Economia e Giustizia: due mondi inconciliabili nei ritmi, nei contenuti, nei tempi Imprese, vi conviene stare alla larga dai giudici di ADOLFO BERLA DI ARGENTINE Alla larga dalla Giustizia e dai giu- dici, questo dovrebbe essere il motto di tutti gli imprenditori, specie di quelli che hanno fatto della fantasia e della prontezza competitiva le armi del loro successo. Eppure vi- cende recenti e in corso stanno a di- mostrare il contrario, per la gioia sportiva dei contendenti, per «amor dell'arte» degli avvocati e dei giorna- listi; e per il disagio crescente delle stesse strutture giudiziarie chiama- te in causa. Non posso e non voglio entrare nell'intreccio aggrovigliato delle vi- cende e degli atti specifici cui esse hanno dato origine, a diverso livello e in diverse sedi: per questioni di principio, perché sono vicende che ancora viaggiano per uffici e corridoi giudiziari; per questioni di fatto, perché ho timore che ogni mortale, che non ci lavori dentro tutti i giorni, rischia di perdere non solo l'orienta- mento, ma addirittura la cognizione delle cose. Meglio e forse più costruttivo re- stare sul piano della riflessione gene- rale. Le imprese e gli imprenditori non hanno, di solito, alcun interesse ad adire la magistratura, perché le logiche che sovrintendono ai due mondi quello dell'impresa e quello della giustizia sono profondamen- te, radicalmente diverse. Le imprese vivono d'innovazione continuata, l'amministrazione della giustizia vive di certezze consolidate; le im- prese vivono di continuo movimento competitivo, l'amministrazione della giustizia di conferma di diritti e do- veri; le imprese di cultura del risulta- to, l'amministrazione della giustizia di primato delle regole e delle forme; le imprese vivono di molteplici e di- verse strategie (finanziarie, commer- ciali, produttive, ecc.), l'amministra- zione della giustizia di una monotei- stica fedeltà alla legge; le imprese vi- vono di cangiante internazionalizza- zione, Tarnministrazione della giusti- zia di ordinamento nazionale (al più, comunitario). Potrei continuare, ma questi sche- matici richiami possono bastare per capire che si tratta di due mondi non solo estranei ma addirittura in- conciliabili: nei contenuti dell'azio- ne, ma anche nei tempi. Le imprese hanno ritmi operativi serratissimi, l'amministrazione della giustizia ha tempi spesso fuori del tempo. Salvo, naturalmente, per i provvediménti cautelari e d'urgenza, non soggetti a controllo giurisdizionale; il che spie- ga perché le imprese li richiedono ed ottengono velocemente sempre più spesso con i risultati non definitivi peraltro a tutti noti. Conclusione quasi fatale: ogni im- presa che entra nel «tempio» della giustizia perde fatalmente di viva- cità, velocità, iniziativa, forse anche d'identità. Dopo qualche mese di cura giudiziaria, l'efficienza azienda- le declina paurosamente e i margini operativi rischiano il collasso. Allora perché imprenditori di grande aggressività competitiva, pur conoscendone i costi e i rischi, si affi- dano all'amministrazione della giu- stizia? La risposta è facile: per ragio- ni non di strategia aziendale, ma di proprietà. E' la competizione sulla proprietà l'unica che può essere ri- solta non dal comportamento im- prenditoriale, ma da un terzo «inve- stito di autorità superiore», cioè il magistrato. * Procuratore generale della Repubblica a Milano CONTINUA A PAGINA 2 Più bocciati quest'anno nelle scuole superiori A pagina 12 F. FROIO

Bucarest, caccia agli studenti RECUPERANTEsaveriovertone.it/sites/default/files/corsera_19900619_l_naz_nul_01_… · BUCAREST — Appena placata l'ondata di violen-ze, a Bucarest

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Page 1: Bucarest, caccia agli studenti RECUPERANTEsaveriovertone.it/sites/default/files/corsera_19900619_l_naz_nul_01_… · BUCAREST — Appena placata l'ondata di violen-ze, a Bucarest

Dove vanno i neocomunismi

LA RIVOLUZIONE RECUPERANTE

di SAVERIO VERTONE

Il mondo non è un cro-nometro a molla. E dun-que non c'è armonia pre-stabilita tra le innumerevo-li meridiane che segnano i tempi della politica, della cultura e del costume nelle varie parti della terra. Ep-pure, con ritardi e scarti, le due Europe hanno comin-ciato a produrre confini comuni tra le luci e le om-bre del futuro. Abbattuta la diga del muro, tutte le correnti di idee si sono me-scolate, e adesso scendono sugli stessi pendii. L'incli-nazione può essere diversa ma la direzione è spesso identica, sicché il sole, quando c'è, illumina un turbine che tende a diven-tare unico.

dP Domenica scorsa il Par-

lamento della Rdt è stato sul punto di mettere il mondo davanti al fatto compiuto della riunifica-zione tedesca con un voto che ha annullato le distin-zioni politiche tra i partiti di centro dell'Est e dell'O-vest. E anche la sinistra se-gue in tutta Europa segnali o ultrasuoni diffusi. Dopo aver temuto di sparire in un pozzo della storia, ades-so cerca di cambiare Ietto alla stessa acqua per farla scorrere verso la foce anti-ca. Le sorprese dell'89 l'hanno spiazzata. Ma dai primi mesi del '90 si è ri-messa a scavare argini e a rifare terrapieni.

Dalla Germania, matri-ce di tutti (o quasi) i siste-mi di pensiero che hanno trascinato il mondo verso spiagge deserte, dove l'ap-prodo è impossibile o fata-le, arrivano i primi segnali di ripresa. Jurgen Haber-mas, estremo filosofo fran-cofortesc, ha lanciato una formula nuova che potreb-be deviare il corso se non dei fatti alpieno delle idee, e se non delle idee almeno delle parole.

dP ' Per non perdere il con-

tatto con ciò che è avvenu-to nei Paesi del socialismo reale, Habermas ha trova-to un nome di sinistra al crollo dei regimi dell'Est. Con un'espressione prensi-le, in grado di afferrare la storia davanti o di dietro, per la testa o per i piedi, a piacere, l'ha chiamato na-cholende Revolution, «rivo-luzione recuperante», rivo-luzione che torna indietro per raccattare tutto ciò che è andato perduto nella corsa (libertà individuali,

diritti civili, mercato, pro-prietà privata, forse persi-no profitto); una rivoluzio-ne dunque che dopo aver riacciuffato gli oggetti smarriti, ricomincerà a correre verso il socialismo, come l'URSS dopo la Nep.

La formula è geniale, come tutte le uova di Co-lombo. Se è rivoluzione anche il movimento che l'annulla, il pozzo non fa più paura. Ma forse la for-mula è qualcosa di più di un uovo di Colombo. In-fatti, dopo gli entusiasmi liberali dell'89, in tutta l'Europa orientale è co-minciato un secondo atto che potrebbe avere prota-gonisti e sviluppi diversi dal primo.

Dopo la tentazione irre-frenabile di cambiare nome (ricordate? cominciò in novembre il Pc unghere-se), serpeggia adesso fra i partiti comunisti dell'Est e dell'Ovest la tendenza più contenuta a modificarlo con la foglia di fico di un semplice prefisso. Fino a ieri i partiti comunisti del-l'Est erano spariti sotto la gonna accogliente della parola «socialista». Adesso rispunta il termine «neoco-munista», al quale guarda anche il fronte del no ita-liano, che proprio in questi giorni ha inchiodato Oc-chetto alla ricerca faticosa e l'orse impossibile di un nuovo centro per il vecchio Pei.

dP

Ma nella fascia di Paesi che corrono lungo la vec-chia cortina di ferro, la na-cholende Revolution, la ri-voluzione recuperante ri-schia di tornare ben oltre il centro, aiutata in questo dagli inevitabili scossoni del trapasso economico.

Che cosa può ritrovare la rivoluzione recuperante in Polonia, dove in pochi mesi i negozi si sono riem-piti di merci e le tasche si sono vuotate di denaro? E che cosa sta recuperando in Bulgaria, dove ha trion-fato una transizione in gran parte nominale? Che cosa, soprattutto, in Ro-mania?

Per ora, da buon neoco-munista, Iliescu ha recupe-rato la vecchia classe ope-raia, anzi il suo nerbo, i minatori. Ma è improbabi-le che si fermi ai minatori. A dicembre, quando lo spettro di Ceausescu fucilò Ceauscscu, un'ondata di

CONTINUA A PAGINA 2

Arrestato in ospedale il leader Manteanu ferito dai minatori, si temono nuove retate

Bucarest, caccia agli studenti Nella capitale romena si è insediato ieri il parlamento eletto un mese fa - Il governo autorizzato a «usare la forza» per mantenere l'ordine - E' tornato in edicola il giornale d'opposizione «Romania libera»

Kohl è miro: «La Germania sarà riunita entro l'anno» BUCAREST — Appena

placata l'ondata di violen-ze, a Bucarest si è aperta la caccia agli studenti, rei di condurre un'opposizio-ne senza quartiere al presi-dente Iliescu e al Fronte di salvezza nazionale.

Il leader dei giovani del-l'università, Manteanu, è stato arrestato ieri in ospedale, dove era ricove-rato per le ferite subite da parte dei minatori. In una drammatica conferenza stampa, gli studenti hanno denunciato vere e proprie retate nei loro confronti.

Ieri si è insediato il par-lamento eletto il 20 maggio scorso, che fra i suoi primi atti ha votato l'autorizza-zione al governo a fare uso della forza per mantenere l'ordine pubblico.

Una sola buona notizia: grazie a un accordo fra ti-pografi e giornalisti, ha po-tuto riprendere le pubbli-cazioni «Romania libera», il giornale d'opposizione sospeso da sabato per l'in-tervento dei minatori.

Altichieri a pagina 4

BONN — All'indomani del voto di annessione alla Germania occidentale sfiorato dal Parlamento di Berlino Est, il cancelliere federale KohI ha dato una nuova spinta al processo di riunificazione. «Il 1990 sarà l'anno dell'unità», ha proclamato, dicendosi si-curo che le prime elezioni generali pantedesche po-tranno agevolmente tener-si il 2 dicembre.

Intanto si accorcia la di-stanza tra Mosca e Bonn. «Abbiamo fatto progressi promettenti e siamo arri-vati a una svolta impor-tante», ha detto ieri She-vardnadze dopo sei ore di colloquio col collega fede-rale Genscher. Il nodo più grosso resta la collocazio-ne del nuovo Stato tede-sco, che i sovietici insisto-no a non volere nella Nato, ma in un non meglio preci-sato sistema di sicurezza paneuropeo che dovrebbe sostituire le alleanze mili-tari. Shevardnadze ha par-lato di un intreccio di trat-tati di non aggressione tra i 35 Paesi della Csce.

Petta a pagina 5 BUCAREST — GII studenti sono tornati in piazza dell'Università a protestare contro il gover-no quattro giorni dopo che ne erano stati scacciati dalle squadracce di Iliescu (Tel. Ap)

Passano romeni e argentini (ripescati)

Rifatta l'Italia Stasera con la Cecoslovacchia in campo Baggio e Schiari

Sovvertendo ogni pronostico, Azeglio Vicini ha promosso una mezza rivoluzione per la partita ap-parentemente poco significativa che l'Italia gioca stasera a Roma con la Cecoslovacchia: dentro Bag-gio e Schillaci, fuori Carnevale e Vialli, conferma di Berti a centrocampo.

Sono tutte scelte tecniche, meno una: Vialli non giocherà per un indolenzimento al bicipite femorale destro, un malanno non grave e, soprattutto, un malanno dell'ultim'ora che ha fatto maliziosamente tornare in mente uno dei più vieti strumenti della diplomazia pallonara, cioè lo «strappetto», l'infortu-nio inesistente. Ma Vialli ha dissolto personalmente ogni dubbio: «Sto male».

Eppure quella di stasera è una.partita importan-te: se l'Italia perde o pareggia non solo abbandona Roma (disagio relativo), ma soprattutto incrocerà nei quarti la Germania.

Il tecnico ha fatto scelte sorprendenti ma non illo-giche: gli serve velocità e fantasia per sorprendere e aggirare una difesa forte ma lenta. Per questo aveva deciso da giorni di schierare Baggio al posto di Car-nevale, per questo ha pensato subito a Schillaci (e non a Serena) per sostituire Vialli. Sarà una nazio-nale fisicamente ridotta, pochissimo pesante e che dovrà giocare con la palla a terra. Resta comunque la sensazione di una squadra abborracciata: la cop-pia Baggio-Schillaci non è stata mai sperimentata

Ieri intanto i primi verdetti definitivi nel girone B: il Camerun, pur sconfitto pesantemente dall'URSS (0-4), chiude al primo posto. Pareggio (1-1) tra Ro-mania, che si classifica seconda, e Argentina che verrà ripescata fra le migliori terze.

Giancarlo Padovan Corriere Mondiale da pagina 31 a pagina 37

Assemblea deserta, accuse di scorrettezze

Tra Eni e Cardini è tornata la guerra

MILANO — La fragile tregua è durata poco. L'appuntamento assem-bleare di Enimont hai riaperto con violenza il contrasti fra i due azio-nisti principali, l'Eni e lai Montedison.

Ieri il gruppo guidato da Raul Gardini ha di-sertato la prima convo-cazione della riunione dei soci, che aveva al-l'ordine del giorno l'ap-provazione del bilancio e la conferma del consi-gliere Victor Uckmar.

Oggi in seconda con-vocazione Montedison avrà, insieme agli alleati Jean Marc Vernes e Gianni Varasi, la mag-gioranza per deliberare. Ma l'ente di Stato, a sua volta, non si presenterà per protesta dopo aver definito il comporta-mento degli avversari «intollerante».

Foro Buonaparte ha reagito sostenendo che l'Eni si attribuisce dirit-ti che non ha.

Cotroneo a pagina 15

Nobili: va rivista la convenzione con Mediobanca ROMA — Si scalda la

partita attorno a Medio-banca, la banca d'affari di via Filodrammatici. Oggi i ministri del Teso-ro, Guido Carli, e delle Partecipazioni Statali, Carlo Fracanzani, sono alla Camera per rispon-dere alle domande sulla presunta scalata all'isti-tuto milanese.

Ieri, a questo proposi-to, il presidente dell'Ili Franco Nobili ha spiega-

to che il suo gruppo è estraneo a qualsiasi mo-vimento.

Sempre Nobili ha chiarito, facendo riferi-mento all'ipotesi di mo-dificare la convenzione che lega oggi le tre ban-che d'interesse naziona-le a Mediobanca, che l'i-stituto milanese di do-mani non potrà essere la mera fotocopia di quello attuale.

Macaluso a pagina 17

Grandi manovre per il rinnovo del Consiglio superiore dopo il monito del capo dello Stato

Lite tra i partiti nella corsa al Csm Domani il voto in Parlamento, a fine mese l'elezionedei togati ROMA — Le grandi ma-

novre per il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura sono in pieno svolgimento. Per domani Camera e Senato sono chiamati a scegliere i dieci componenti «laici» dell'or-gano di autogoverno dei giudici. La «rosa» dei can-didati non è ancora ulti-mata e cade proprio al centro delle critiche l'ana-lisi che il presidente Cossi-ga ha compiuto sul ruolo svolto dal Consiglio e nel-l'imminenza di una «rivisi-tazione» legislativa dei po-teri del Csm auspicata dal Quirinale.

Le consultazioni tra i partiti non sono ultimate e sono ancora da sciogliere alcuni nodi: per esempio la permanenza di due mem-bri eletti dopo l'inizio della passata legislatura, il so-cialista Felisetti e il libera-le Palumbo. I democristia-ni schierano Giovanni Gal-loni, ex ministro, virtual-mente candidato alla vice-presidenza, certamente gradito al presidente Cos-siga. I comunisti puntano su Guido Neppi Modona, ex magistrato, ordinario di diritto. I socialisti vorreb-

bero portare a palazzo dei Marescialli Pio Marconi, docente di sociologia giuri-dica. Da definire, nell'am-bito dei partiti laici, i nomi delle personalità su cui convogliare il voto. Anche i repubblicani e i missini re-clamano un posto al ple-num così come i socialde-mocratici, che indicano il senatore Dante Schietro-ma. I radicali si batteran-no contro «logiche sparti-torte».

Le regole elettorali che fissano per le votazioni al-tissimi quorum potrebbero portare ad una «non stop» delle due Camere riunite, con molte e successive vo-tazioni.

I settemila magistrati italiani andranno invece alle urne l'uno e il due lu-

glio per scegliere i 20 rap-presentanti togati del Csm. La legge di riforma del meccanismo di elezio-ne, votata tra mille polemi-che ma anche con grande rapidità dal Parlamento, ha abolito il collegio unico nazionale per istituirne quattro (Nord, Centro-nord, Roma e isole. Sud) su tutto il territorio, più un quinto per la Cassazione.

La nuova disposizione ha cambiato toni e modi della campagna elettorale ed anche in qualche caso la scelta dei candidati. Tra i nomi di maggior spicco fi-gura quello di Giovanni Falcone che abbandonerà la prima linea della lotta alla mafia per il delicato e difficile incarico a Palazzo dei Marescialli. La riforma ha imposto inoltre lo sbar-ramento del nove per cen-to dei voti nazionali per poter accedere al recupero dei resti. Una «correzione» al vecchio sistema per sco-raggiare il cosiddetto pro-liferare delle correnti e dei gruppi e quindi per con-correre alla spoliticizzazio-ne del Csm. Graldi e Menghini a pagina 8 Il presidente della Repubblica Francesco Cossiga

La rivolta fiscale non serve a nessuno di RINO FORMICA

■ A pagina 21

ISRAELE-SIRIA Shamir ad Assad «Venga a trattare come fece Sadat»

IL CAIRO — Accu-sato dai palestinesi dell'Olp e anche dai Paesi arabi moderati di aver costituito un «governo di guerra», il primo ministro israe-liano Shamir rispon-de dicendosi disposto a ricevere perfino il presidente siriano As-sad per parlare di pace. «Assad sarà il benvenuto in Israele se vorrà seguire l'e-sempio di Sadat e im-pegnarsi ad avere con noi dei colloqui senza precondizioni», ha detto Shamir al setti-manale egiziano «Mayo».

L'Egitto è il solo Paese arabo ad aver firmato la pace con lo Stato ebraico. La via all'accordo di Camp David fu aperta con la storica visita di Sadat a Tel Aviv, nel 1977. Gli israeliani resero il Sinai all'Egitto.

«Se Assad vuole emulare Sadat, sarà il benvenuto».

Mentre il ministro De Lorenzo promette interventi e parla di servizio sanitario a bassa qualità

No degli infermieri agli extracomunitari in corsia ROMA — Esplode il

«caso sanità». La proposta del ministro De Lorenzo di ricorrere a personale para-medico straniero incontra l'ostilità dei nostri infer-mieri professionali. Odilia d'Avella, presidente della federazione, denuncia il pericolo di «ulteriore con-fusione e rischi per la salu-te della gente». Il segreta-rio della Uil, Benvenuto sostiene che «non sarà fa-cile trovare personale qua-lificato fuori mentre da noi ci sono due milioni di di-soccupati». Il ministro in-siste: «Il servizio sanitario nazionale costa troppo ri-spetto alla bassa qualità delle prestazioni offerte». I medici replicano: «Incon-triamoci subito, la situa-zione è grave».

A Roma l'assessore alla sanità Mori minaccia di non presentare il bilancio: «E' ora di farla finita con la farsa dei conti preventivi approvati con un anno di ritardo, cioè a spese effet-tuate, per colpa del mini-stero».

Zuccolini a pagina 9

Economia e Giustizia: due mondi inconciliabili nei ritmi, nei contenuti, nei tempi

Imprese, vi conviene stare alla larga dai giudici di ADOLFO BERLA DI ARGENTINE

Alla larga dalla Giustizia e dai giu-dici, questo dovrebbe essere il motto di tutti gli imprenditori, specie di quelli che hanno fatto della fantasia e della prontezza competitiva le armi del loro successo. Eppure vi-cende recenti e in corso stanno a di-mostrare il contrario, per la gioia sportiva dei contendenti, per «amor dell'arte» degli avvocati e dei giorna-listi; e per il disagio crescente delle stesse strutture giudiziarie chiama-te in causa.

Non posso e non voglio entrare nell'intreccio aggrovigliato delle vi-cende e degli atti specifici cui esse hanno dato origine, a diverso livello e in diverse sedi: per questioni di principio, perché sono vicende che ancora viaggiano per uffici e corridoi giudiziari; per questioni di fatto, perché ho timore che ogni mortale, che non ci lavori dentro tutti i giorni, rischia di perdere non solo l'orienta-mento, ma addirittura la cognizione delle cose.

Meglio e forse più costruttivo re-stare sul piano della riflessione gene-rale. Le imprese e gli imprenditori non hanno, di solito, alcun interesse ad adire la magistratura, perché le logiche che sovrintendono ai due mondi — quello dell'impresa e quello della giustizia — sono profondamen-

te, radicalmente diverse. Le imprese vivono d'innovazione continuata, l'amministrazione della giustizia vive di certezze consolidate; le im-prese vivono di continuo movimento competitivo, l'amministrazione della giustizia di conferma di diritti e do-veri; le imprese di cultura del risulta-to, l'amministrazione della giustizia di primato delle regole e delle forme; le imprese vivono di molteplici e di-verse strategie (finanziarie, commer-ciali, produttive, ecc.), l'amministra-zione della giustizia di una monotei-stica fedeltà alla legge; le imprese vi-vono di cangiante internazionalizza-zione, Tarnministrazione della giusti-zia di ordinamento nazionale (al più, comunitario).

Potrei continuare, ma questi sche-matici richiami possono bastare per capire che si tratta di due mondi non solo estranei ma addirittura in-conciliabili: nei contenuti dell'azio-

ne, ma anche nei tempi. Le imprese hanno ritmi operativi serratissimi, l'amministrazione della giustizia ha tempi spesso fuori del tempo. Salvo, naturalmente, per i provvediménti cautelari e d'urgenza, non soggetti a controllo giurisdizionale; il che spie-ga perché le imprese li richiedono ed ottengono velocemente sempre più spesso con i risultati non definitivi peraltro a tutti noti.

Conclusione quasi fatale: ogni im-presa che entra nel «tempio» della giustizia perde fatalmente di viva-cità, velocità, iniziativa, forse anche d'identità. Dopo qualche mese di cura giudiziaria, l'efficienza azienda-le declina paurosamente e i margini operativi rischiano il collasso.

Allora perché imprenditori di grande aggressività competitiva, pur conoscendone i costi e i rischi, si affi-dano all'amministrazione della giu-stizia? La risposta è facile: per ragio-ni non di strategia aziendale, ma di proprietà. E' la competizione sulla proprietà l'unica che può essere ri-solta non dal comportamento im-prenditoriale, ma da un terzo «inve-stito di autorità superiore», cioè il magistrato.

* Procuratore generale della Repubblica a Milano

CONTINUA A PAGINA 2

Più bocciati quest'anno nelle scuole superiori ■ A pagina 12

F. FROIO

Page 2: Bucarest, caccia agli studenti RECUPERANTEsaveriovertone.it/sites/default/files/corsera_19900619_l_naz_nul_01_… · BUCAREST — Appena placata l'ondata di violen-ze, a Bucarest

Il mondo cattolico appare sempre più diviso di fronte alla raccolta di consensi sui referendum elettorali

Foriani sgrida la sinistra della Dc De Mita e Bodrato accusati di «scasso» mentre sale la tensione nel partito La segreteria parla di «istinti settari » - Secondo Cabras la consultazione popolare è «boicottata e demonizzat a» - Acli Adi si mobilitano per raggiungere il tetto delle 150 mila firme - Difficile mediazione del presidente del Consiglio

f ROMA — S'allungano 1 tempi della verifica e tocca a Francesco Cossiga tenta-re di ascoltare le voci di-verse di una maggioranza Sospettosa e incerta sul che fare da qui alla prossi-ma primavera. Nelle ulti-me settimane il Capo dello Stato si è incontrato con tutti i leader del pentapar-tito e più volte con Giulio Andreotti, impegnato a trovare la migliore soluzio-ne a due questioni ancora aperte: una «bozza» di ri-forma elettorale e una leg-ge sull'emittenza televisiva che non portino alla rottu-ra con la sinistra de e non rappresentino poi un ele-mento dirompente di con-tenzioso con il Psi. Ci riu-scirà? Difficile fare previ-sioni anche perché Bettino Craxi attende al varco il presidente del Consiglio e non appare disponibile a fare sconti a nessuno, neanche ad Arnaldo Foria-ni che ieri è tornato a sgri-dare De Mita e Bodrato.

«Dobbiamo sempre di-stinguere tra esigenze di ■riforma e volontà di scasso •perché chi vuol far funzio-nare meglio il sistema de-mocratico ricerca, le solu-zioni senza rompere i rap-porti che consentono di sgovernare il Paese», am-monisce da Montecatini il •segretario democristiano. ;E anche chi, aggiunge cri-tico e severo, pensa a rin-novare la politica e i partiti deve dare un «contributo ^erio» senza abbandonarsi <a «istinti settari».

• Un linguaggio decisa-mente polemico nei con-fronti della sinistra interna

jche però non intende ri-nunciare al proprio ruolo di «minoranza attiva» e in tema di riforme istituzio-nali intende «snidare» i so-cialisti. Così, sulla delicata questione dell'emittenza radiotelevisiva che il 2 lu-

glio arriva alla Camera. «Siamo pronti al con-

fronto in tema di pubbli-cità televisiva, ma non sia-mo disponibili a cedere ai diktat di Berlusconi e dei socialisti», ripete Paolo Cabras sceso in campo an-che per difendere l'iniziati-va referendaria (le Acli hanno già raccolto 70 mila firme e puntano a 150 mi-la) «nonostante nessuna consultazione popolare sia stata così boicottata e de-monizzata», osserva pun-gente l'ex direttore de «Il Popolo». E sull'ultima re-primenda di Foriani lascia capire che ogni intesa in-terna alla De rischia di naufragare. L'ultimo ten-tativo alla fine sarà com-piuto da Andreotti, impe-gnato a far quadrare un po' la ruota delle riforme istituzionali, così da arri-

vare al vertice di metà lu-glio con una De non spac-cata. Impresa davvero non facile per il presidente del Consiglio che l'altro giorno ha espresso a Cossiga le sue preoccupazioni per i ritardi accumulati da go-verno e maggioranza alla vigilia del semestre italia-no di presidenza Cee.

Una verifica annunciata da oltre un mese e sempre rinviata da Craxi che vuol conoscere prima con «qua-le De» si siederà al tavolo della trattativa. Con quella di Foriani e Andreotti, ga-rante degli accordi pro-grammatici presi un anno fa, o con quella di De Mita e Bodrato addirittura di-vergente rispetto agli im-pegni sottoscritti dagli al-leati? Un quesito ripetuta-mente posto dai socialisti a un presidente del Consi-

glio preso tra due fuochi e, per una volta, indeciso sui passi da compiere. Da qui la sua tentazione, espressa a suo tempo nella direzio-ne de, di salire al Quirinale e mollare «baracca e bu-rattini». Tentazione che resta, come riferiscono quanti nelle ultime ore hanno sondato gli umori del presidente del Consi-glio. Ma in questa fase d'attesa Andreotti ancora s'aspetta un minimo di so-lidarietà non tanto da Cra-xi, bensì da tutta la De. Compresa la sinistra di De Mita, che pur «non ricer-cando» rivincite sull'uomo che all'ultimo congresso ha capovolto gli assetti in-terni al partito, non inten-de restare in panchina nel-la decisiva partita delle ri-forme istituzionali.

Fernando Proietti Il segretario de Foriani ha attaccato la sinistra interna

Si moltiplicano, soprattutto al Nord, le alleanze locali fra scudocrociato e comunisti, provocando Tira dei socialisti

Sono piccole ma crescono le «malegiunte» senza Psi L'accusa, pesante, di doppio

tradimento arriva dal responsabi-le nazionale psi degli enti locali, Giusi La Ganga. Le giunte anoma-le, quelle che sino a un decennio fa si sarebbero chiamate di compro-messo storico, stanno comincian-do a riscaldare l'aria del Palazzo, come se ce ne fosse bisogno. Na-scono come i funghi le «malegiun-te», in barba a tutte le direttive centrali di De e Pei, che «sarebbe-ro» contrarie. In Lombardia se ne stanno costruendo parecchie, ol-tre a quelle ancora esistenti là do-ve non si è votato. Anche in pro-vincia di Torino in alcuni centri, fin qui amministrati da De e Psi, la De sta per cambiare partner.

Così, da parte socialista, scatta l'accusa di tradimento. «Infatti — dice La Ganga — la De tradisce i propri alleati, dopo aver tanto

teorizzato la necessità della soli-darietà di pentapartito (e in que-sto senso la De non si distingue tra maggioranza e minoranza)». C'è anche, secondo l'esponente socialista, il tradimento del Pei ri-spetto agli elettori e al program-ma. «Un partito che lancia una campagna di liberazione naziona-le dalla De ma poi le si allea, in un numero di Comuni che non sono più un fatto sporadico o particola-re, testimonia di uno sbandamen-to che è sotto gli occhi di tutti e che contribuisce ad aumentare la confusione».

E' vero che dai responsabili sia della De sia del Pei arrivano ri-chiami al rispetto delle regole e degli accordi, ma sempre più spes-so gli amministratori locali in no-me della autonomia procedono in-curanti. E le giunte anomale, dico-

no i responsabili di questi accordi, nascerebbero soltanto in nome dei programmi e dell'efficienza.

E in questo caso possono essere giustificate, sostengono alla De. Ma soltanto, avverte Luigi Baruffi, responsabile organizzativo dello scudocrociato, «quando queste giunte nascono da motivi esclusi-vamente locali che nulla hanno a che vedere con le scelte nazionali e con la coerenza politica. Allora possono essere capite e condivise. Quando invece sono la logica sem-plificata di un accordo politico più facile devono essere evitate».

Invece, secondo i socialisti, alla base di questi accordi c'è una strategia anti-Psi. «Infatti il fatto curioso — dice La Ganga — è che l'argomento più usato per giustifi-care queste alleanze è dire che il Psi è cresciuto troppo, rivelando

con ciò la vera natura di queste operazioni: quella di preservarsi a vicenda una posizione egemonica sempre più indebolita nel Paese».

La De butta acqua sul fuoco. Lo stesso Baruffi che una decina di giorni fa all'assemblea dei segreta-ri regionali e provinciali de aveva sostenuto la necessità di formare giunte di pentapartito ovunque ri-badisce questa linea. «Non ci sono — afferma — elementi nazionali né periferici sufficienti per cambiare quadro, e comunque il quadro lo cambia il congresso». Poi Baruffi rovescia l'accusa di tradimento: «Non è certo alla De che si può chiedere coerenza in materia di al-leanze politiche, semmai questa richiesta va girata ad altri indiriz-zi...». Ma sulle «malegiunte» siamo soltanto al primo atto.

Sergio Stimolo

Botteghe Oscure adotta il termine democristiano

Nasce il «preambolo» pcii Deve conciliare i sì e i no Conterra valori, temi e programmi dello schieramento rifondato - Sassolino prevede comunque tempi lunghi ROMA — Sentire che a

Botteghe Oscure si prepa-ra un «preambolo» suona strano, un po' inaspettato. Nel linguaggio politico ita-liano, finora, questa parola è rimasta legata al con-gresso democristiano del 1980 che chiuse definitiva-mente la stagione della so-lidarietà nazionale. Nel Pei che vuole trasformarsi in una nuova forza politica il significato naturalmente non è lo stesso. Ma appun-to «preambolo» è stato chiamato ieri il documento che dovrà indicare la so-stanza ideale e i principali obiettivi della formazione postcomunista da mettere in campo entro l'anno.

Ad impiegare il termine sono stati due ricercatori del Centro per la riforma dello Stato, Antonio Can-taro e Mimmo Carrieri, in una riunione con Achille Occhetto, tutti i membri della direzione, i segretari regionali e personaggi non iscritti. Tra questi i socio-logi Michele Salvati e Mas-simo Paci con gli indipen-denti di sinistra Antonio Giolitti, Vittorio Foa e Franco Bassanini. Motivo dell'incontro: un confronto sul programma politico da elaborare. Cantaro e Car-rieri hanno tenuto una re-lazione su quelli di Spd te-desca, laboristi inglesi, so-cialisti francesi e socialde-mocrazia svedese.

Come è accaduto ai so-cialdemocratici tedeschi, che ne hanno prodotti sei in oltre un secolo di storia, il più celebre dei quali è Bad Godesberg, la prepa-razione di un «programma fondamentale» richiederà alcuni anni. Ma «nel breve periodo — hanno sottoli-neato i due ricercatori — bisogna chiarire le proprie scelte fondanti, gli anco-raggi di principio, in un te-sto preciso ed essenziale.

Una specie di preambolo della nuova formazione politica». Breve periodo si-gnifica in tempo per la conferenza programmati-ca che il Pei sta organiz-zando per ottobre. Dal punto di vista del metodo, l'impostazione è stata ac-colta sia dal membro della segreteria incaricato ieri di tenere la relazione politica, Antonio Bassolino, sia dal capo della destra Napoli-tano.

Dopo essere stato uno dei più attivi promotori del dialogo con Pietro Ingrao, il padre della sinistra co-munista, Bassolino davan-ti ai giornalisti ha confer-mato il senso dell'opera-zione avviata nel convegno del «fronte del no» ad Aric-cia. «Nessuno può stabilire oggi quale sarà la maggio-ranza che si determinerà sul programma nel suo in-sieme e quali saranno le maggioranze sui suoi sin-goli punti», ha detto, la-

sciando aperta la strada tanto a una sforbiciata delle ali più estreme di de-stra e sinistra quanto ad un futuro cambiamento di maggioranza a scapito dei miglioristi.

Bassolino ha ribadito che il nuovo partito «non potrà essere visto come una stazione di passaggio verso l'unità socialista». Alludendo alla destra, che aveva chiesto di non ritar-dare gli sviluppi della svol-ta, ha aggiunto: «Non capi-sco le polemiche sui tempi. Stiamo compiendo un'o-perazione che complessi-vamente nel giro di un an-no avrà portato anche a cambiare il nome del Pei, dunque a incidere sulla carne viva di donne e di uomini. Una lacerazione del partito sarebbe una sconfitta per tutti».

Napolitano punta evi-dentemente a far sì che sia Occhetto a garantire le sue posizioni. Ai cronisti che gli chiedevano se lui, il segretario e Ingrao erano più vicini o lontani ha ri-sposto che non stava a «misurare distanze». «Ho detto sempre che ero per un confronto sui contenuti tra la maggioranza e la mi-noranza uscita dal con-gresso di Bologna. Un con-fronto libero, aperto e sen-za steccati. Mi auguro che ciò sia possibile, senza mettere in dubbio in alcun modo la scelta di Bolo-gna».

Dopo che il migliorista lombardo Piero Borghini aveva manifestato fastidio per il ruolo assegnato agli indipendenti Bassanini e Bianca Beccalli al Comune di Milano, il capo della de-stra ha attestato stima ad entrambi e ha invitato a non creare guasti nei rap-porti «con compagni non iscritti al Pei».

Maurizio Caprara

Antonio Bassolino

Il capo del governo a Merano: tre giorni di cura e riposo

Roma in ansia per Andreotti (Era soltanto male di denti) i ROMA — Giallo a palaz-Vzo Chigi. Alle 16 e 10 di ieri «pomeriggio, un misterioso j flash dell'agenzia Ansa co-ri munica: «Il presidente del * Consiglio Giulio Andreotti, 4 secondo quanto si appren-de in ambienti di palazzo i\ Chigi, si è allontanato dal-S\a capitale per motivi per-donali. Farà rientro a Ro-mina giovedì notte». Imme-!| diate, ovvie, le reazioni nel «mondo politico e nelle re-dazioni dei giornali: dov'è jjfinito Andreotti? Che il ,; presidente del Consiglio >i parta senza lasciare un re-scapito è un fatto senza ^precedenti... j Indagare: è un ordine. '] Inutile replicare: è il capo «■del governo, l'Italia deve |< sapere dov'è e perché. A J<casa, la signora che rispon-!J de spiega che il presidente ! «è fuori Roma, è partito». •,In ufficio, la super -segre-' tarla signora Vincenza

Enea (rinuncia alle vacan-,. ze tutti gli anni per dattilo-1 scrivere i libri del capo, vi-

sto che è l'unica a capirne la calligrafia) non perde la proverbiale pazienza: «Sie-te abituati male, voi gior-nalisti: lo vedete sempre. Sapete efre il presidente sta qui in ufficio pure la domenica e sentite già la sua mancanza. Ma non c'è nessun giallo, anche lui è un normale cittadino e ogni tanto avrà pure dirit-to di stare per i fatti suoi...». Enea non sgarra: dov'è Andreotti non lo di-rebbe nemmeno al padre-terno, se glielo chiedesse.

Tra gli andreottiani di ferro, c'è chi sa e dice e chi non sa e azzarda, per non sembrare scortese: «Sape-vo che doveva finire un li-bro...», dice uno. Final-mente, la verità arriva. Si scopre che il presidente è a Merano per curarsi i denti (avrebbe alcune carie e dei problemi con i denti del giudizio) e che ha colto l'occasione per riposarsi qualche giorno. Partito con la moglie e alcuni fa-

miliari, niente di strano. Il mistero è durato un paio d'ore: fino alla precisazio-ne di palazzo Chigi (arriva-ta con un altro flash d'a-genzia) l'intero mondo po-litico è stato con il fiato so-speso. Proprio come qual-che giorno fa, quando si era addirittura sparsa la voce di un avvelenamento del presidente del Consi-glio (voce assolutamente priva di fondamento).

Colpa di una giornata pi-gra, calda e annoiata. Tra i mondiali di calcio e il clima di tregua politica che ad-dormenta anche i più viva-ci, qualcuno ha sentito la necessità di un brivido, di un'emozione. E così di bocca in bocca, di telefono in telefono, il «caso» della fuga senza destinazione del presidente del Consi-glio ha creato un poco di movimento. Andreotti, ap-passionato lettore e anche scrittore di gialli, si sarà si-curamente divertito.

B .Pal ..

Il leader del Psdi si sfoga per la vicenda degli enti pubblici ma nega di volersi spingere fino a provocare una crisi

Cariglia: siamo a Kafka «Uno strano partito decide in segreto le nomine»

ROMA — Un incontro con Giulio Andreotti po-lemicamente smentito ma confermato da palazzo Chigi, e un lungo collo-quio con Francesco Cossi-ga al Quirinale. Quel che basta per accreditare ad Antonio Cariglia l'inten-zione di aprire la crisi di governo. Magari sulla questione delle nomine pubbliche dove il segreta-rio del Psdi rischia di fare la figura del «parente po-vero» della coalizione.

— On. Cariglia, perché avete imposto l'alt al ca-po del governo e minac-ciato di uscire dall'esecu-tivo?

«La verità è un'altra: noi socialdemocratici non ab-biamo minacciato un bel niente e al Capo dello Stato abbiamo ripetuto che siamo contrari alla crisi e allo scioglimento anticipato della legislatu-ra, visto che si parla di questa ipotesi».

— L'impressione è che lei abbia trovato più udienza da Cossiga che da chi attualmente guida l'esecutivo.

«Il presidente della Re-pubblica sta facendo be-ne e con alto senso di re-sponsabilità il suo dovere istituzionale, ma non ci siamo rivolti al Quirinale per ottenere alcunché. Del resto, se i partiti della coalizione continuano a rinviare il giorno della ve-rifica aumentano i rischi d'incomprensione tra chi, invece, dovrebbe rafforza-re l'azione del governo. L'ho ripetuto sia a Cossi-ga sia ad Andreotti. E poi non possiamo arrivare al semestre italiano di presi-denza della Cee con un governo sospeso, che vive sullo stato di necessità».

— Ma perché la maggio-ranza non affronta quel chiarimento annunciato prima del voto delle am-ministrative?

«E' quanto vado chie-dendo, inascoltato, da ol-tre due mesi. Ottenendo risposte a volte poco plausibili anche se mi ren-do conto che sul tappeto ci sono questioni, dalla legge di riforma elettorale alla regolamentazione dell'emittenza televisiva, dove i punti di vista resta-no distanti. Inoltre su questi due temi Andreotti ha qualche problema nel suo partito cioè nella De. Il presidente del Consiglio comunque è intenzionato a portare una proposta di riforma elettorale al tavo-lo della verifica. I social-democratici sono disponi-bli a discuterla serena-mente e senza pregiudi-ziali. Non ci spaventa neanche l'ipotesi di sbar-ramento purché sia favo-rito un sistema di appa-rentamento».

— E il nodo delle nomi-ne negli enti pubblici?

«Dal mio punto di vista

si tratta addirittura di una vicenda kafkiana perché fino ad oggi non se n'è mai discusso collegial-mente. Quando ne parlo con Andreotti o con Craxi mi vengono fornite le più ampie assicurazioni: tutto è bloccato e, comunque, il Psdi non verrà penalizza-to. Eppure continuano a girare gli organigrammi più strambi e continua ad operare un partito tra-sversale che pone veti sui nomi o vorrebbe scegliersi anche i candidati degli al-tri partiti. Ma io non ci sto. Anche se da qui a mi-nacciare la crisi ce ne pas-sa. Certo, gli alleati non potranno mai immaginare che il Psdi non faccia vale-re le proprie ragioni anche in tema di nomine o ac-cetti un ruolo subalterno che, in realtà e alla luce anche dell'ultimo risulta-to delle amministrative, non gli appartiene.

F. Pr.

CORRIERE DELLA SERA 10 fondato nel 1876 nei Editoriale Quotidiani

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CERTIFICATO N. 1509 DEL 14-12-1989

Tiratura del 18-6:941.287 (ridotta per cause tecniche a Roma)

Imprese, alla larga dai giudici SEGUE DA PAGINA 1

Il gioco e il dispetto che accompagnano sem-pre le rancorose dispute in materia di proprietà portano spesso i conten-denti a chiedere al magi-strato di schierarsi dalla propria parte, quasi mai dalla parte dell'impresa; o li portano al sospetto che il magistrato sia già schierato o si stia schie-rando.

A questo punto fa gio-co l'accusa ricorrente della politicizzazione del giudice anche là dove politicizzazione non c'è.

Oppure, è forse il caso più ricorrente, usando le vicende giudiziarie come mosse puramente tatti-che: lavorano ai fianchi l'avversario con azioni più o meno di distrubo

ma sanno che poi alla fine troveranno un ac-cordo fuori dalla giuri-sdizione, magari spiaz-zando i politici di cui hanno chiesto e a volte ottenuto l'appoggio.

Ma alla fine può anche accadere che le tante mosse hanno finito per sfiancare non l'avversa-rio ma l'impresa, cioè il vero bene anche per la collettività. Si capirà al-lora anche il disagio dei magistrati: sono sospet-tati di schierarsi; sono ri-chiesti di schierarsi; san-no che lavorano su mos-se tattiche interlocuto-rie non sulle decisioni fi-nali; sanno che gli accor-di sostanziali si faranno lontano dai loro uffici e dalle loro aule e che a loro, al più, toccherà ra-tificarli; sanno quindi che stanno svolgendo non un ruolo d'interesse

collettivo, ma solo un ruolo di sponda di un complesso gioco privato.

E allora perché chi esercita tale complesso e privato gioco deve chiamare in causa i ma-gistrati? Li lasci lontano dalle imprese. Credo che gliene saranno grati, al di là della modesta sod-disfazione di qualche sprazzo di luce giornali-stica. Del resto gli im-prenditori sanno, di più dei politici che fanno le leggi, che le imprese e gli imprenditori vivono fi-siologicamente non sul-l'osservanza delle leggi statuali, ma sull'osser-vanza della legge del mercato.

A.B. di Argentine Procuratore generale

della Repubblica a Milano

B r e v i

Immigrati: «La voce» per un dibattito in Parlamento ■«La voce repubblica-

na» replica al presi-dente del Consiglio An-dreotti che «approfittando della presentazione di un suo libro ha paragonato l'emigrazione italiana ne-gli Stati Uniti all'immigra-zione extracomunitaria in Italia, invitandoci indiret-tamente proprio per que-sto ad essere meno duri verso gli extracomunita-ri».

Quanto all'invito di An-dreotti ad essere meno duri «La voce» scrive: «Il problema non è di trattare male gli extracomunitari, è di non trattarli meglio degli italiani». Da qui l'in-vito al governo a venire in Parlamento «perché va chiarito se il fallimento della sanatoria induce fi-nalmente il governo a sta-bilire criteri restrittivi e ad introdurre subito visti

obbligatori nei confronti di tutti i Paesi da cui si continua ad entrare per finto turismo, oppure se l'Italia continua ad avere una politica rigorosa a pa-role e lassista nei fatti».

Sondaggi: gli italiani sono d'accordo col «nuovo» Cossiga ■Il 70 per cento degli

italiani condivide le più recenti prese di posi-zione del presidente Cos-siga: lo afferma «Famiglia cristiana», riportando i dati di un sondaggio con-dotto in occasione del quinto anniversario dell'e-lezione del presidente del-la Repubblica.

II 15 per cento non è convinto daU'«interventi-smo» di Cossiga e ritiene che sia in cerca di popola-rità; gli altri non hanno un'opinione. Per quanto riguarda i cinque anni di presidenza quasi il 60 per cento degli interpellati

giudica molto o abbastan-za «al di sopra delle parti» l'operato presidenziale.

Biondi: concordia non rimpasti per il governo ■«Non mi pare che ci

sia bisogno di rimpasti con la conseguente giran-dola di uomini e di ambi-zioni. Il governo e la mag-gioranza hanno piuttosto bisogno di ritrovare con-cordia al proprio interno per dare slancio e forza al semestre di presidenza italiana Cee».

Lo afferma, in una di-chiarazione, il liberale Al-fredo Biondi il quale preannuncia che chiederà ad Altissimo «una iniziati-va forte che consenta alla maggioranza un definitivo e franco confronto per an-dare avanti con sicurezza, senza espedienti dilatori, assumendo altrimenti ogni necessario chiari-mento».

Rivoluzione SEGUE DA PAGINA 1

entusiasmo squalificò i guastafeste che seminava-no dubbi sulla nacholende Revolution romena. Oggi il colpo di Stato di Bucarest comincia a scoprire non solo le sue radici ma anche la sua direzione di marcia. È stato l'ultimo a cancella-re nell'Europa orientale il nome comunista, ed è il primo a rilanciare discreta-mente nel mondo la parola e la sostanza del neocomu-nismo.

Qui la rivoluzione recu-perante non torna molto indietro, e sembra pronta a recuperare quello che ha appena gettato via. Se si vuole è un modello estre-mo, balcanico: un circuito abbreviato. Ma non è detto che dove sarà più lungo, sarà migliore.

Saverio Vertone