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18 La memoria Permettetemi di evocare alcuni ricordi personali, sperando che questi ne susciteranno altret- tanti in voi. I ricordi sono importanti per forgiare la nostra identità, dare carne e sangue alle nostre idee e permetterci di rivivere e reinterpretare gli eventi-chiave della nostra vita. Il mio primo ricordo del rosario risale agli anni giovanili quando ero al collegio Cham- pagnat dei Maristi a Buenos Aires, con la prima corona che ebbi nelle mani. I fratelli ci ispi- ravano un vero amore a Maria in quanto Madre che ci ama incondizionatamente e intercede per i suoi amati figli e figlie, a Maria come risulta dal vangelo di Giovanni. Ovviamente c’era il mese di Maria con processioni, rosari e litanie. Da giovane portavo in tasca una “decina”. La ripetizio- ne del Padre nostro, dell’Ave Maria, del Gloria al Padre ha profondamente ancorato questa preghiera nella mia vita. Oggi amo specialmente pregare con il rosario mentre cammino. Questa preghiera mi accompa- gna da un paese dall’altro, men- tre viaggio o mentre sono in Il Rosario è veramente una preghiera universalmente stimata ... il rosario resta un’esperienza quanto mai vivente nell’Ordine. Con questa lettera vor- rei proporre una semplice meditazione sul rosario dal punto di vista della memoria, della riflessione teologica e della religiosità popolare.

Il rosario veramente una preghiera universalmente stimata

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La memoriaPermettetemi di evocare alcuni ricordi personali, sperando che questi ne susciteranno altret-tanti in voi. I ricordi sono importanti per forgiare la nostra identità, dare carne e sangue allenostre idee e permetterci di rivivere e reinterpretare gli eventi-chiave della nostra vita.Il mio primo ricordo del rosario risale agli anni giovanili quando ero al collegio Cham-pagnat dei Maristi a Buenos Aires, con la prima corona che ebbi nelle mani. I fratelli ci ispi-ravano un vero amore a Maria in quanto Madre che ci ama incondizionatamente e intercedeper i suoi amati figli e figlie, a Maria come risulta dal vangelo di Giovanni. Ovviamente c’era il mese diMaria con processioni, rosari elitanie. Da giovane portavo intasca una “decina”. La ripetizio-ne del Padre nostro, dell’AveMaria, del Gloria al Padre haprofondamente ancorato questapreghiera nella mia vita.Oggi amo specialmente pregarecon il rosario mentre cammino.Questa preghiera mi accompa-gna da un paese dall’altro, men-tre viaggio o mentre sono in

Il Rosario è veramente una preghiera universalmentestimata

... il rosario resta un’esperienza quanto maivivente nell’Ordine. Con questa lettera vor-rei proporre una semplice meditazione sulrosario dal punto di vista della memoria,della riflessione teologica e della religiositàpopolare.

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città. È la “contemplazione della strada” di cui parlava fra Vincent de Couesnongle. Adagioadagio questa preghiera segna il ritmo dei miei passi, mi fa prendere presa sul mondo incostante trasformazione. Essa mi permette di donare anima, vita e cuore alla città o al luogoche talvolta mi limito ad attraversare, agli incontri che mi attendono con le loro gioie, spe-ranze, luci, ombre.Di recente, in un giorno dei nostri ritiri, il consiglio generalizio meditava sul mistero dellamorte. Uno dei frati ha evocato come i frati agonizzanti richiedano quasi sempre il lororosario, anche solo per tenerlo in mano. Mi viene in mente il film “Battesimo di sangue” cheracconta la storia dei nostri frati brasiliani torturati negli anni ’70 sotto la dittatura. Il nostrofrate Tito de Alencar, nel momento in cui viene portato fuori del convento, grida a un fratedi andargli a cercare il rosario. Che senso aveva per lui in quel momento di terrore?E voi quali ricordi associate al rosario? Quale è il senso di questa memoria per voi? per me?che cosa possono dirci il nostro studio e la nostra riflessione teologica?

La riflessione teologicaCredo che questi ricordi ci parlino della prossimità di Dio. Il mistero dell’Incarnazione nonconcerne soltanto la nascita del Signore in un passato millenario, ma l’incarnazione dellagrazia, ossia la nascita di Dio nella nostra vita quotidiana. Gesù vive e il suo Spirito conti-nua nei nostri confronti a guarire, insegnare, perdonare, consolare e stimolare. Non è unavana astrazione, ma si manifesta nelle immagini associate ai misteri del rosario. La cono-scenza dell’Incarnazione si sviluppa nella misura in cui lasciamo che queste immagini siintreccino con la nostra vita quotidiana. Così il rosario è profondamente legato all’In-carnazione, è biblico, cristocentrico e contemporaneo.Il rosario – ci mancherebbe! – è mariano. Ma facciamo un po’ di chiarezza su che cosasignifica questa asserzione. In Maria il divino si unisce all’umano, la creatura si unisce alCreatore. In Maria noi riconosciamo la nostra identità e insieme il nostro destino. Vediamoquesta santa comunione di “Dio con noi” e di “noi in Dio”. Riconosciamo che Dio è il “Dioper noi”, redentore e salvatore, santificatore e glorificatore.Maria è una figura centrale nella nostra vita di fede. Mentre la consideriamo figlia del Padre,madre del Figlio e sposa dello Spirito Santo, siamo anche chiamati a vedere in lei una cre-dente nella valle di lacrime, una credente che continua a sperare a fronte di una situazione didisperazione. Si può pensare a lei come a una patrona delle donne incinte che partoriscononella povertà, a una patrona di coloro che emigrano verso terre straniere per sopravvivere, auna madre che porta il dolore per il figlio arrestato, torturato, ucciso. Infine in tutto questopossiamo scorgere il trionfo della fede, della speranza, della carità.Giovanni Paolo II ci invitava a contemplare il volto di Cristo con gli occhi di Maria.Che cosa significa tutto questo per noi? Come Maestro dell’Ordine sono un missionario chesostiene fratelli e sorelle dispersi per il mondo. Ascolto la loro storia e osservo la loro situa-

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zione. Rivedo i volti del-le famiglie cristiane gra-vemente ferite a Baha-walpure in Pakistan nel2001; i vicini delle nostresuore nei quartieri piùmiserabili di Kinshasanel Congo; i ragazzi checontinuavano a seguirciin Cameroun e quellidella Piazza della guerracivile a Campodos (Tibú)in Colombia; le famigliea pesca nelle canoe allargo di Gizo nelle IsoleSalomone o sulla rivadell’Urubamba nell’A-mazzonia peruviana.Queste immagini accom-pagnano i misteri e ilrosario diventa la miapersonale intercessioneinsieme all’intercessionedi Maria, mentre depon-go tutti i feriti ai piedi delSignore Gesù.Il nostro mondo sembraperpetuamente divisodalla guerra. Mi si pre-senta alla mente innanzi-tutto l’Irak lacerato e poila continua effusione disangue tra Israeliani ePalestinesi. Il secolo XXè stato un secolo di guer-re e di devastazioni pla-netarie. Nei momentipeggiori, le genti si sono

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volte verso il rosario pregando per la pace. E d’altra parte non era questo il messaggio cen-trale della devozione di Fatima per la conversione della Russia e non si invoca la Madonnacome Regina della pace? Contestualmente, non minimizziamo le “guerre fredde” che posso-no svilupparsi in seno alle famiglia, alla comunità, nel nostro stesso cuore e nella nostrastessa anima. Il rosario non potrebbe forse condurci alla pace? Quest’anno festeggeremo ilcinquantesimo del conferimento del Premio Nobel della Pace al nostro frate belgaDominique Pire che aveva fondato le “isole di pace”. Avrà egli trovato l’ispirazione di que-sto progetto meditando il rosario per chiedere la pace?Le parole delle preghiere che accompagnano le mie meditazioni parlano del Regno di Dio,del pane quotidiano, di essere liberati dal male; parlano del frutto delle viscere, dei peccato-ri, dell’ora della morte. Il regno di Dio è giustizia e pace, la volontà di Dio non si accordacon l’oppressione, il pane lo si spezza insieme e il perdono lo si dà. Il frutto benedetto delventre materno è sacro. Sì, il rosario – le parole bibliche e la nostra meditazione – è una pre-ghiera profetica tanto quanto è contemplativa, una preghiera che insieme annuncia e denun-cia, consola e trasforma. Le parole che glorificano la Trinità ci invitano a vivere in comunitàsenza falsa sottomissione e con apertura e disponibilità verso l’altro.Sì, la “volontà di Dio” sarà compiuta: è per questo che non perdiamo mai la speranza. Lanostra predicazione è piena di speranza perché «ciò che era fin da principio, ciò che noiabbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contem-plato e ciò che le nostre mani hanno toccato» è «il Verbo della vita» (cf 1Gv 1,1). Vivendoin compagnia di Gesù, come lo fu Maria, noi ci convertiamo nel discepolo e nell’apostolodei quali il mondo ha bisogno e che Dio desidera.

La pratica religiosa popolareDopo il Vaticano II è invalsa la tendenza a minimizzare l’importanza della “religiosità popo-lare”. A giusto titolo, si insisteva sullo studio della Bibbia e sulla accresciuta partecipazionealla liturgia. Ma, così facendo, si minimizzavano anche le espressioni popolari che primapermettevano al sentimento religioso di manifestarsi: per esempio, le esposizioni delSantissimo, le processioni, i pellegrinaggi ai santuari, le devozioni al rosario ecc. Oggi, fortidi una esperienza di quarant’anni, constatiamo che i giovani come i meno giovani hannobisogno di queste espressioni per «ravvivare il carisma di Dio che è in te» (2Tm 1,6).Questo tipo di religiosità popolare continua ad affermarsi dappertutto nel mondo nei grandisantuari mariani. Quest’anno festeggiamo i 150 anni di Lourdes (Francia) e i 90 anni diFatima (Portogallo), due santuari che attirano milioni di persone ogni anno. Si può ancheriandare con il pensiero a Guadalupe (Messico), Czestochowa (Polonia), Knock (Irlanda),Chiquinquira (Colombia), Coromoto (Venezuela), Lujan (Argentina), Manaoja (Filippine) evia di seguito. Quasi ogni popolo di questo mondo ha un santuario nazionale dedicato allaVergine, che raduna in un abbraccio materno i fedeli da ogni dove.

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Si vedono ancora delle medaglie di S. Cristoforo nelle automobili e dei rosari appesi allospecchio retrovisore, dei piccoli altari nelle case e delle statue nei giardini. Il rito della imposizione delle Ceneri all’inizio della Quaresima e quello delle Palme all’ini-zio della Settimana Santa ci insegnano molto sul desiderio e sul sentimento religioso delpopolo. Sono dei riti che introducono un certo ordine, una stabilità, un certo ritmo e unadimensione dell’incarnazione nella vita della gente, permettendo di vivere più profonda-mente questi eventi religiosi. E noi Domenicani non potremmo ritrovare la pietà popolareche ci caratterizza, cioè il rosario?Ho scoperto che il rosario è veramente una preghiera universalmente stimata. In Italia comein Ucraina, in Messico o negli USA, nelle Filippine o in Viêt-Nam, in Kenia come in Nigeria,il rosario è recitato e amato. Ritengo che una ragione di questo attaccamento è che si tratta diuna realtà di orazione tangibile.Quasi tutti i cattolici hanno unacorona del rosario. La si regala.È un rito che si celebra da soli oin gruppo. È un oggetto che sipuò toccare, tenere, stringere trale mani nei momenti difficilidella nostra vita; è come stringe-re le stesse mani di Maria. Ilrosario è posto nelle nostre mani«nell’ora della nostra morte» enel giorno della nostra consegnaalla terra. Le preghiere che com-pongono il rosario sono un rias-sunto della nostra fede. Im-pararle è come imparare a parla-re, è l’inizio della nostra vita dipreghiera e ne è anche il compi-mento: «sia fatta la tua volontà»,«adesso e nell’ora della nostramorte». Ci viene offerto unrosario in gioventù, riceviamoun rosario vestendo l’abitodomenicano, un rosario ci ac-compagnerà quando saremo de-posti nella terra.fra Carlos Azpiroz CostaMaestro dell’Ordine