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1 LETIZIA BULLI PAOLA RICCI La psicomotricità funzionale in acqua Edizioni Scientifiche ISFAR-Firenze

LA PSICOMOTRICITA FUNZIONALE IN ACQUA€¦ · La Natation et les Bains, Revoir Illustré , Paris 1871). In Italia, nonostante l’eredità dei Romani, dei lontani Greci e delle città

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LETIZIA BULLI PAOLA RICCI

La psicomotricità funzionale

in acqua

Edizioni Scientifiche ISFAR-Firenze

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Collana di Psicomotricità Funzionale Diretta dal Prof.Dott. Guido Pesci

Il contenuto di questo libro è strettamente riservato e viene affidato soltanto a coloro che hanno seguito la formazione presso l’ISFAR – Formazione Post Universitaria delle professioni di Firenze

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Indice

Prefazione di Guido Pesci pag. 4 Introduzione pag. 9 Caratteristiche dell’acqua e principi fisici pag. 11 Lo sviluppo delle funzioni psicomotorie pag. 14 Pratica in acqua pag. 16 Esperienze di distensione e mobilizzazione passiva in coppia pag. 20 Conclusioni pag. 26

Per un approfondimento consultare il sito www.psicomotricitafunzionale.it

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Prefazione

Argomentare sulla psicomotricità funzionale in acqua significa richiamare ed esporre gli insegnamenti di Jean Le Boulch che, nel dare validità alla sua scienza, non ha trascurato di analizzare tutto ciò che può essere realizzato nell’acqua considerata elemento prezioso per una espansione organizzativo corporea e socio-affettiva. Nell’esporre le esperienze in acqua, Jean Le Boulch era solito richiamare l’attenzione a non dimenticare che l’habitat dell’homo sapiens è ricoperto per due terzi di acqua e che l’uomo, oltre alla locomozione su terra, può muoversi nell’acqua e dialogare con essa, come già dimostravano i popoli primitivi di cui ci narrano i primi esploratori degli oceani. La Peyrouse, esploratore del Pacifico scrive che “uomini e donne nell’acqua parvero come tritoni e nereidi”, e Cook d’Entrecastreaux riferisce di aver assistito a Taiti ad una folla di uomini, donne e bambini che “effettuavano meravigliosi esercizi di agilità in seno alle onde per raccogliere nei fondali le palline di vetro che venivano gettate dagli uomini del suo equipaggio”. Pure Kolbe nelle descrizioni del suo viaggio in Africa racconta come gli Ottentotti si muovessero fra onde dei mari in piedi con le mani fuori dell’acqua e apparissero e sparissero come pezzi di sughero; anche i rivieranei del Rio delle Amazzoni erano abili in acqua e si narra come le madri, stringendo al seno i loro bambini per sfuggire agli spagnoli, si lanciavano temerariamente nel fiume da alti picchi mettendosi in salvo, inoltre è noto come a seguito di un graduato esercizio per trattenere il respiro, i pescatori di ostriche perlifere e di spugne che si incontrano ancora oggi a Oeylan, all’ isola di Ormus e lungo la costa di Siria e di Cipro, rimangono assai lungamente sott’acqua. Tutti i popoli che abitavano in prossimità dei fiumi, dei mari e degli oceani, hanno dimostrato nella storia come vivessero con piacere e agio le acque e coltivassero l’arte del nuoto. La stessa Sparta, chiusa tra montagne promulgò nel suo Codice di Leggi, l’obbligo ai cittadini e alle giovanette di buttarsi nudi al mattino nelle gelide acque dell’Eurota; in Macedonia nell’isola di Delfo vi erano solenni feste consistenti in esercizi di nuoto eseguiti da giovani ragazzi e ragazze. E, secondo Fournefort, i giovani dell’isola di Samo non potevano maritarsi se non scendevano alla profondità di otto braccia sott’acqua. Anche la Mitologia greca è ricca di Deità e d’immagini rappresentanti il fervore che i Greci ebbero per il mare e per il nuoto, un mare animato di Naiadi, di Ninfe, di Nereidi, di Sirene e di Tritoni, simboleggianti le acque e i flussi, che, se Nettuno re dei mari, è il Nume temuto e riverito, Venere, che sorge dalla spuma dei flutti è l’incarnazione più delicata ed ideale di un sentimento plastico. Nei costumi propri ai Greci, dice Taine “il personaggio ideale ai loro occhi non fu lo spirito pensante o l’anima delicatamente sensibile, ma il corpo nudo, di buona razza, di bel germoglio, ben proporzionato, attivo, perfetto in tutti gli esercizi” (H. Taine, Philosophie de l’Art, Paris, 1885, v.1 p. 99), e le esperienze in acqua erano considerate assai adatte a sviluppare e fortificare il corpo ed abbellirne le forme. E mentre i Carieni, i Lidi, in genere tutti i loro vicini barbari, avevano vergogna di comparire nudi, questi si spogliavano senza difficoltà dei loro abiti per lottare, correre e nuotare.

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Nell’antica Roma, ovunque ed in ogni stagione, i bagni e le terme offrivano ampie opportunità di esercizi corporei in acqua, il bagno, dice Antonio Bianchini, “...avea cinque parti, un lavatoio freddo (frigida lavatio) con vasche divise da una piscina da nuoto detta da Plinio baptisterium, il tepidario, assegnato a servare le vesti, a tergere dalle membra il sudore e l’acqua, a moderare il calore della persona, il calidario detto assa o lacomicum, cella scaldata da fuoco sotterraneo, il lavatoio caldo (calida lavatio), aveva con acqua calda e vasche e piscine” (A. Bianchini, Scritti postumi, tip.Galeati e F., Imola 1884). Il nuoto era considerato così importante che per canzonare un uomo buono a nulla si diceva: Neque litteras didicit nec natari! (Non imparò a leggere né a nuotare). Mentre col Cristianesimo, decadendo ogni specie di esercizio corporeo, decadde anche quello del nuoto e dei giochi in acqua, i popoli del Nord continuarono a fare del nuoto una parte integrale della loro educazione fisica, degli scandinavi ce ne dà prova il legislatore nel Whahala (Paradiso), dei germani sappiamo che si tuffavano nudi nelle acque del Reno e del Danubio e dei franchi, come si legge in Apollinare, conosciamo la loro compiacenza nel lottare contro correnti rapide. Alla fine dell’800 tutti gli igienisti si sono mostrati favorevoli all’esercizio del nuoto e dell’acquaticità: scuole di nuoto gratuite o a prezzi ridotti si trovano a Londra, Vienna, Bruxelles, Berlino, Basilea, Lipsia, Annover, Amburgo, Karlsruhe e Brema e, il 1884 data la storia dell’igiene a Parigi dove si aprono, con una ingente spesa, un gran numero di tiepide piscine, inaugurate poi anche su tutto il territorio nazionale. Si trattava di stabilimenti balneari, alimentati di acqua corrente, riscaldata, filtrata, e convenientemente innovata, dove potere, senza preoccuparsi della temperatura, tuffarsi, camminare e dirigersi a proprio talento: rendere il bagno gradevole, farlo desiderare, ed abituarvi tutti e dove, due giorni per settimana, si autorizzavano le Società di Risparmio delle Scuole ad inviarvi gli scolari dei due sessi (P. Christmann, La Natation et les Bains, Revoir Illustré , Paris 1871). In Italia, nonostante l’eredità dei Romani, dei lontani Greci e delle città marinare come Genova, Pisa, Amalfi e Venezia, la sua conformazione geografica e la pubblicazione di importanti libri, come L’uomo galleggiante o sia l’arte del nuoto di Oronzio de Bernardi, comparso nel secolo XVII, tradotto in tedesco da Friedrih Kreis di Weimar (1797) e in Castigliano (Madrid 1807), e, Sui bagni degli antichi e sulla necessità di assumerne la pratica scritto nel 1811 da Francesco Bruni di Firenze, l’esercizio del nuoto e delle esperienze in acqua non diviene affatto popolare. Questi, alcuni degli esempi a cui si riferiva Jean Le Boulch, importanti riferimenti che sostanziavano le esperienze da esso proposte, da cui trarne vantaggi per offrire, oltre allo sviluppo e al rinforzo del corpo e abbellirne le forme, una migliore acquaticità capace di abilitare schemi e immagini di sé.

Principio di tutte le cose

Tanti sono stati i momenti in cui Jean Le Boulch combinava con le esperienze pratiche, importanti momenti di riflessione sostanziati dai principi sull’acqua, sull’energia fecondatrice e generatrice di vita, luogo di origine di tutto ciò che

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compone l’Universo e da cui inizia il percorso di trasformazione verso una nuova nascita; elemento liquido e dinamico, fonte di ogni forma di vita, portatrice di energie, concorre a generare trasformazioni di flusso del divenire. La materia vivente ha iniziato la sua avventura dall'acqua, essa è la fonte di ogni forma di vita e per l'uomo è la sua formazione iniziale. Stupiva il Le Boulch, una persona apparentemente pragmatica, quando analizzava credi, tradizioni, miti, leggende e riti legati alle acque, al loro potere di risanare, di purificare e di rigenerare, bere l’acqua di Lourdes o il battesimo (greco baptein, immergere, lavare) propri del rito cristiano, l’immergersi nel Gange per gli induisti, il Mikvah, l’immergersi nudi in una piscina d'acqua piovana del rito ebraico, le abluzioni prima della preghiera per Ebrei e Musulmani e sinonimo di rimedio allo stress, in Giappone i bagni pubblici (sentoo) offrono alle persone la possibilità di fuggire dallo stress e giungere alla “vera amicizia”, sincera e lontana dalle convenzioni. Oltre a ciò e al significato ovvio e convenzionale dell’acqua, Le Boulch si espande anche nei simbolismi, come evocazione di fluttuazione dei desideri e dei sentimenti, di vitalità e forza, di benessere ed equilibrio, portatrice di energie segrete che agisce effetti terapeutici, per liberarsi e purificarsi. L’espansione teorica e scientifica del Le Boulch nel riferirsi all’acqua e all’acquaticità ha dimostrato il chiaro intento di evitare ogni possibile banalismo scientifico, arte e poesia, prosa e saggistica sappiamo che non sono sufficienti a tradurre l’importanza e il valore di ciò che dà la vita e mantiene la vita. Certo non aiutano neppure quanti si limitano a dichiarare che l’acqua occupa i 2/3 del nostro spazio naturale nel globo terrestre, o che l’uomo è un acqua-nauta, generato dalle acque del mare di cui trattiene, se adulto, in media, 37 litri, poiché oltre ai valori in quantità fisica e chimica, racchiude in sé i profondi segreti della rigenerazione. Le Boulch stima l’acqua come un liquido prezioso per la possibilità di galleggiamento che essa offre, per la funzione stimolatrice dei recettori sensoriali, per il grado di tonalità affettiva che garantisce, per quel rapporto dialettico così significativo che è vita e che genera vita, e che della vita e della natura, l’uomo ne è simbolo. Un viaggio nel mare amniotico

Per avviare gli allievi alle esperienze di acquaticità Le Boulch, era solito sostare sul suggestivo periodo dell’utero-gestazione, quel periodo di vita intrauterina definito “nipiologico”, in cui il bambino ancora non parla e del quale è indispensabile farne una lettura per cogliere da tutti quei linguaggi la grammatica che spiega gran parte della vita umana, in specie i processi consci ed inconsci, derivati dallo psichismo virtuale che è proprio del bambino durante l’utero-gestazione e l’etero-gestazione, un dialogo incessante fra trasmissioni di emozionalità positive e negative quale è quello che madre e bambino vivono nel dinamismo della loro unità. L’uomo nel suo vivere intrauterino, in quella vasca in cui si mostra provetto nuotatore e in cui compie i suoi primi passi, è cullato, galleggia e si lascia stimolare, accarezzare, abbracciare, baciare dalle acque dell’oceano di vita cosmica, esperienze che, per il loro valore

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universale e nutrizionale, dovranno necessariamente continuare anche fuori dall’utero materno.

Dialogo con l’acqua

Attesi i primi giorni utili per la caduta del cordone ombelicale, al soggetto sarà garantito il primo bagno e il primo nuoto extra-uterino. Già nel primo mese, il piccolo, garantito da un buon rapporto comunicativo, da un nutrimento affettivo positivo offerto da una persona conosciuta ed accettata e sostenuto alla testa, effettua movimenti spontanei con cui mostra piena capacità di galleggiamento. Continuano così le esperienze di acquaticità che saranno sollecitate in un clima di piacere psico-affettivo, premessa per la continuità del dialogo con l’acqua fino a favorire nel bambino, l’evoluzione espressivo-cinetica con cui garantire una prevenzione reale. Un ampio spettro preventivo perciò quello offerto dall’acquaticità che se, al vivere in acqua, si innestano significative esperienze che favoriscono la funzione psico-cinetica, l’appercezione senso-cinesico-tattile e una meravigliosa funzione fisio-meccanica si può salvaguardare il potenziale emotivo-affettivo e ristabilire equilibri psico-fisici. Tanti vissuti esperenziali positivi favoriti dallo psicomotricista funzionale che offre sollecitazioni a cui il bambino è chiamato a riferire un contemporaneo interesse; sensazioni tattili, messaggi somato-affettivi e informazioni corporee capaci di creare, assieme ad esperienze fisico-emozionali, importanti modificazioni sull’umore e sulla condotta, ascendenti propulsorie il clima simpatetico. Il contributo tattile e il gioco sinergico fra i muscoli agonistici e antagonistici, procedono in un processo dialogico con lo specialista e con l’acqua, questo corpo avvolgente che offre all’atto respiratorio esperienze armoniche con il movimento permette di vivere intimamente il dinamismo respiratorio e la cinestesi, fino a rendere il soggetto più consapevole delle risposte del corpo attraverso il corpo, un modo profondo di sentirsi e di continuare questa esperienza di vita con maggiore sicurezza.

Prevenzione e terapia

Vissuti relazionali corporei, promozionali alla vita dell’uomo, processi di prevenzione e interventi incisivi di aiuto in favore di soggetti in difficoltà, è ciò che la psicomotricità in acqua può garantire. In molti possono trarre profitto e vantaggio dall’acquaticità, certamente tutti coloro che presentano disturbi motori ipercinetici o difettivi, impediti o incapaci di una espressione motoria organizzata, conseguenza di semplici ritardi maturativi a causa di repressioni evolutive, lesionali e funzionali, in disagio emozionale e relazionale. La psicomotricità funzionale in acqua è una vera danza fisica, l’acqua contribuisce a facilitare qualsiasi movimento delle parti immerse, conferisce al corpo agilità e grazia, facilita movimenti arrotondati, armonici, ritmati. La persona trova nella acquaticità effetti stimolatori infiniti, informazioni idonee a favorire e regolaren processi cognitivi e riequilibri emotivo-affettivi. Tali obiettivi potranno essere raggiunti con esperienze personalizzate di psicomotricità funzionale, garantite da gratificazioni intessute del piacere di stare

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assieme, e che nel piacere psico-sensoriale offrano coscienza del proprio dinamismo ritmico-respiratorio-cinetico, conoscenza di sé, spinte favorevoli ad alimentare fiducia, prodromo di un sano sviluppo psico-fisico. Gli interventi individualizzati richiedono allo psicomotricista funzionale, di osservare i comportamenti di ciascuno, le abilità, l’intensità emozionale per far giungere la persona alla confidenza con l’acqua senza ostacoli e viverne il benefico influsso, fino a far vivere in una dinamica di gruppo e partecipare con forza vitalizzante al dialogo e allo scambio. In relazione

La percezione di un corpo in acqua offre ampie opportunità visitazionali per meglio vivere i caratteri propriocettivi ed interocettivi. Sono vive le sensazioni di abbandono, di rilassamento, di mobilità tonica con cui poter definire lo sforzo del muoversi, superare la forza di gravità e godere di un cullamento. Ogni sosta ed ogni moto, ambientano in acqua infinite occasioni esperenziali sostenute dai principi della Psicomotricità Funzionale: l’aggiustamento allo spazio, il conoscere e riconoscere lo spazio, muoversi con una sempre più affinata abilità distributiva nel distinguo di movimenti lenti, rapidi, nel rispetto di un ordito temporale sollecitato dalla musica e perciò dal ritmo e dalla melodia. Un tono muscolare che si affina per rispondere ai limiti del nostro equilibrio: senza sostare sulla stabilità dei piedi sul terreno, senza alcun punto di appoggio, in una situazione di disequilibrio, alla ricerca costante di rintracciare stabilità mantenendo una figurazione in posizione in verticale. In un clima di benessere, di accoglienza, testimoni della nostra abilità e duttilità, in seguito potranno essere realizzate esperienze con l’utilizzo di palle di diversa grandezza il cui lancio direzionato aiuta ad affinare l’orientamento visivo, la distribuzione della forza, l’abilità di estimazione. Le esperienze permettono di riconoscere l’alternanza ritmica, promuovere un potenziamento toracico e un’organizzazione dinamico respiratoria, con il sostegno o meno di ausiliari galleggianti. Sensazioni stimolo che raggiungono ogni parte del corpo e che contribuiscono a tradurre con efficacia la figurazione corporea nella sua globalità. Aggiustamento e percezione spazio-tempo guidano il proprio dirigersi e ogni coreografia improvvisata o accolta su imitazione come la “foca”, il “bradipo”, “il palombaro”, “la zattera” ed ogni altra rappresentazione che si offre per essere testimoni di ampie trasformazioni organizzative. Una sostanza, l’acqua, a cui si riconosce la funzione energetico-affettiva, con esperienze per cui il muoversi individualmente, in coppia o in gruppo, e in uno scambio tattile-corporeo e vibratorio, diventa fondamentale per vivere bene se stessi e definire ogni disponibilità alla relazione, ogni scambio di intesa e di sfida fino a proporsi in attività di gioco in squadra in cui si consolida il principio leboulsciano dello sport educativo. Le esperienze di acquaticità e il gioco in acqua hanno con ciò il privilegio di amplificare effetti esperenziali di prevenzione e di recupero delle potenzialità, proprio come recitano i principi della Psicomotricità Funzionale.

Guido Pesci

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Introduzione

Alla base della psicomotricità funzionale si colloca una concezione globale della persona, mente e corpo si condizionano a vicenda e sono inscindibili. Essi costituiscono una unità funzionale ed espressiva. La globalità della persona si esprime attraverso l’atto motorio, mediante il quale si effettuano scambi con l’ambiente inteso principalmente come scambio relazionale. La psicomotricità funzionale quale mezzo educativo, realizza un intervento globale che consente alla persona di sviluppare appieno le proprie potenzialità funzionali ed evolutive in qualunque età o periodo della vita e si presenta come reale mezzo di una educazione permanente . Le stimolazioni in acqua privilegiano questi principi, con effetti capaci di coinvolgere, avvolgere e far prendere coscienza, sperimentare una nuova intesa, facilitando così la relazione e la percezione. L’acqua, elemento primario della vita permette alla persona di vivere e sperimentare nel liquido amniotico le prime esperienze motorie, ed è quasi incomprensibile come, partendo da un’origine “acquatica”, si possa vivere successivamente in un contesto completamente diverso. I ritmi biologici all’interno dell’utero materno hanno una loro specifica caratterizzazione, il battito cardiaco ha una frequenza più rapida, i polmoni non hanno l’alternanza dell’inspirazione e dell’espirazione, i ritmi del sonno e di veglia sono molto più brevi e frequenti perché non dipendono da una scansione temporale e il nutrimento è continuo. Vengono percepite solo alcune frequenze sonore e non ancora percepita la forza di gravità, al momento della nascita poi ogni individuo si adegua tempestivamente al nuovo contesto ambientale, e il cambiamento più evidente è dovuto proprio all’influsso della forza di gravità. Il bambino si trova a dover gestire i diversi movimenti articolari, la mobilità seppur minima della colonna vertebrale e il tono muscolare. Questo dimostra che quando un corpo entra in acqua esso si muove secondo le leggi fisiche che tale elemento pone e impone, cioè l’assenza di gravità. Poiché l’acqua per sua natura e consistenza offre numerose sollecitazioni, la persona mette in atto processi di adattamento fisiologici, cognitivi, relazionali ed emotivi. Ed è per ciò che la psicomotricità funzionale attuata in acqua offre un’ulteriore opportunità esperenziale, diversa da quella praticata comunemente in atelier, poiché differenti sono i contesti e le possibilità di aggiustamento corporeo. Visto il significato e l’importanza di questa esperienza, è fondamentale gestire con professionalità i primi approcci con l’acqua e mantenere la simbiosi e la valenza positiva nei confronti di tale elemento, l’esperto dovrà creare i presupposti necessari affinché l’intervento sia adeguato all’esigenza del singolo individuo, a qualunque età o periodo della vita, tale da permettere un idoneo e autonomo apprendimento dell’acquaticità. Nei confronti dell’acqua la persona può nutrire sentimenti ambivalenti, come la piacevolezza dell’immersione o il timore e l’angoscia di non essere sostenuti e di annegare. Fare esperienza in acqua permette di elaborare questo rapporto di

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ambivalenza, consentendo l’accettazione graduale dell’immersione, rilassare il corpo, trovare la disponibilità e la capacità di vincere le proprie paure. La psicomotricità funzionale in acqua accompagna questo processo maturazionale offrendo opportunità esperenziali finalizzate a produrre e risaltare il movimento, gesti e posture, che con il coinvolgente contatto acqueo e il galleggiamento consentono lo sviluppo di un’armonia generale. L’esposizione che segue offre al lettore una descrizione delle qualità o leggi fisiche dell’acqua e i principi fisici, mostra come nella fluidità di questo elemento, con i complementi della funzione di veglia, di aggiustamento e della funzione gnosica, sia particolarmente possibile favorire l’evoluzione dell’individuo, oltre ad una vetrina sull’esperienze pratiche in coppia o in gruppo. Una esibizione sintetica di ciò che la psicomotricità funzionale ambientata in acqua può generare per favorire un recupero del dinamismo respiratorio, del controllo tonico, dell’aggiustamento allo spazio e al tempo, della percezione del proprio corpo e della relazione all’altro. Si tratta di un intervento che, nel far vivere positive sensazioni ed emozioni, porta la persona a riorganizzarsi e sperimentare dinamiche relazionali positive.

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Caratteristiche dell’acqua e principi fisici

L’acqua possiede delle qualità o leggi fisiche, da sempre studiate, che regolano l’immersione in essa di un qualsiasi corpo, leggi che evidenziano la differenza dei movimenti compiuti in acqua rispetto a quelli realizzati fuori da essa. L’immersione in acqua, infatti ci mette nella condizione di dover tenere un comportamento differente da quello che generalmente utilizziamo sulla terra e l’incontro con essa provoca un diverso atteggiamento psicologico e motorio. Nelle esperienze in acqua si rilevano le pecularietà di Aggiustamento, cioè, soluzioni posturali e motorie per agire nuove ed efficaci situazioni e di Relazione cioè, contatti con la fluidità dell’elemento liquido e con gli altri Lo stato liquido

La sostanza considerata ha un volume proprio, ma la sua forma dipende da quella del recipiente che la contiene; tra le molecole c’è forza di coesione, ma anche forza di adesione che si esercita tra le particelle di un liquido e quelle del materiale di cui è fatto il recipiente che lo contiene: sono proprio queste forze che fanno sì che, vuotando un recipiente contenente dell’acqua, le sue pareti ne restano bagnate. La galleggiabilità

È una delle leggi fondamentali studiate e applicate dall’idroterapia legate al principio di Archimede il quale afferma: Un corpo immerso in un fluido, riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del volume del fluido che sposta. La galleggiabilità è, in breve, la forza provocata dalla pressione idrostatica che agisce in direzione opposta alla forza di gravità; un corpo nell’acqua è perciò soggetto a due forze contrapposte, la gravità, con punto di applicazione al centro di gravità del corpo e la galleggiabilità con punto di applicazione al centro di galleggiabilità che è il centro di gravità del liquido spostato. Quando il peso del corpo galleggiante eguaglia il peso del liquido spostato, ed i centri di galleggiabilità e gravità sono sulla stessa linea verticale, il corpo è tenuto in equilibrio stabile. La galleggiabilità può essere usata per aiutare un movimento quando l’arto si muove verso la superficie dell’acqua e per opporsi a un movimento quando l’arto è mosso dalla superficie dell’acqua verso la posizione verticale sommersa. La Pressione Idrostatica

Le molecole di un fluido esercitano una spinta su ogni porzione della superficie di un corpo immerso; questa spinta è la pressione del fluido. La legge di Pascal afferma: una pressione esercitata in una regione qualsiasi di un fluido, si trasmette in tutte le direzioni in eguale intensità. La pressione, inoltre, aumenta con l’aumentare della profondità ed è per questo motivo che è immediatamente avvertita dalla persona che entra in acqua ed è maggiormente percepita nella regione pettorale, dove si oppone all’espansione toracica. Il vantaggio della pressione idrostatica è proprio il suo

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aumentare con l’aumento della profondità. L’effetto della pressione e della galleggiabilità danno la sensazione della perdita di gravità, in tal modo il corpo umano sotto l’acqua si trova in una situazione paragonabile a quella dell’astronauta, che si sposta in uno spazio dove il peso del corpo è nullo. La viscosità

È l’attrito che si realizza tra le molecole di un liquido causando una resistenza allo scorrimento del liquido stesso. In acqua la viscosità agisce come resistenza al movimento, poiché le molecole del fluido tendono ad aderire alla superficie del corpo che si muove dentro ad esso. La massa

È la caratteristica intrinseca di ciascun corpo ed esprime l’inerzia al moto di un corpo, ovvero la sua attitudine ad opporsi alle variazioni del proprio stato di quiete o di moto. Essa rimane immutata sia in presenza che in assenza della forza di gravità. La forza peso

Per peso si intende la forza gravitazionale alla quale il corpo è soggetto cioè l’attrazione che subisce verso il centro della terra. Essa non è una caratteristica intrinseca di un corpo: varia al variare delle situazioni in cui il corpo viene a trovarsi. Il peso specifico

Definiamo con questo nome il peso dell’unità di volume del corpo o della sostanza in questione; esso è dato dal rapporto tra il peso del corpo e il volume del corpo stesso. Gli scambi termici

La propagazione del calore avviene in tre modi distinti: convenzione, conduzione e irraggiamento. Un corpo immerso in acqua fredda perde calore per convezione e per conduzione: per convenzione il corpo cede calore all’acqua che lo avvolge, quest’acqua si rinnova continuamente e quindi perde costantemente calore; per conduzione per la capacità dell’acqua di condurre calore. La conducibilità termica dell’acqua è 25 volte superiore a quella dell’aria: questo spiega perché ci raffreddiamo più rapidamente in acqua piuttosto che in un’altra sostanza con uguale temperatura. Per questo motivo è importante avere una temperatura dell’acqua abbastanza elevata soprattutto se sono presenti in acqua persone che hanno una scarsa attività motoria e hanno quindi una maggiore difficoltà a mantenere costante la propria temperatura corporea. L’acqua perciò, per essere sufficientemente confortevole e piacevole deve avere una temperatura il più possibile vicina a quella della nostra cute, cioè di 30°-33°C.

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Principi Fisici

L’equilibrio: le condizioni di equilibrio che si realizzano in acqua sono diverse dalle condizioni in ambiente a secco. Il peso: per avvicinarsi al meglio all’approccio in acqua è necessario conoscere la distribuzione dei pesi nel corpo umano, dal momento che tra i vari segmenti che lo costituiscono, vi sono delle sostanziali discrepanze dovute alla differenza di peso specifico. La distribuzione dei pesi del corpo umano vista nelle varie percentuali è la seguente: -testa: 7% del peso totale -arto superiore: 6,5% del peso totale -tronco: 43% del peso totale -arto inferiore: 18,5% del peso totale Le rotazioni: le rotazioni sono facilitate da forze passive e un esempio di queste forze è l’inerzia. La turbolenza: il flusso di un liquido può essere sia aerodinamico che tumultuoso. La turbolenza si crea quando la velocità del flusso aumenta e supera la soglia detta velocità critica, detta turbolenza è un movimento disordinato del fluido che avviene secondo traiettorie irregolari senza carattere di continuità o di periodicità e con velocità variabile; questo tipo di corrente crea dei movimenti rotatori chiamati vortici. La turbolenza può essere usata come forma di resistenza agli esercizi in piscina o di facilitazione per esempio alla deambulazione o all’equilibrio.

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Lo sviluppo delle funzioni psicomotorie In psicomotricità funzionale, attraverso gli studi effettuati dal Prof. Jean Le Boulch, si afferma che l’evoluzione dell’individuo avviene grazie a tre funzioni psicomotorie, considerate fondamentali. La funzione di veglia che corrisponde alla capacità di prestare attenzione in modo generale o specifico. La funzione di aggiustamento, che corrisponde alla capacità personale di ognuno di trovare risposte alle sollecitazioni ambientali, intese come stimoli . La funzione di percezione che corrisponde alla capacità di prendere coscienza delle informazioni sensoriali, propriocettive ed esterocettive.

La funzione di veglia o funzione energetico affettiva Si tratta di un sistema neuro modulatore che integra una quantità d’informazioni sensoriali e consente di aumentare o diminuire il livello del tono muscolare. Essa corrisponde alla capacità di prestare attenzione in modo generale o specifico. È la prima funzione psicomotoria a svilupparsi in ordine cronologico ed è l’espressione del livello energetico, che consente al bambino di esercitare un’azione regolatrice del proprio tono muscolare. È la motivazione, prodotta dalla percezione che la persona ha dell’ambiente, congiunta ai bisogni e ai desideri sostenuti dal vissuto esperenziale, nutrito dalla disponibilità attentiva (funzione limbica: deriva dalle esperienze considerate positive o negative) e dell’intenzionalità (funzione mentale: deriva dalla corteccia corticale). Funzione di aggiustamento

Questa funzione conferisce ai movimenti del bambino il loro carattere spontaneo che nel corso dei primi tre anni di vita si manifesta in tutta la sua pienezza e non subisce ancora restrizioni di tipo razionale. Si tratta di reazioni spontanee che, a poco a poco, sono dirette da un’intenzionalità, da una vera e propria coscienza dello scopo da raggiungere. I movimenti spontanei dipendono da esperienze vissute raccolte attraverso la memoria del corpo e non di tipo intellettuale, carica di affettività, sostenuta ed orientata da essa. Una espressione caratterizzata oltre che da efficacia, da fiducia nei propri mezzi, la presenza nel mondo come unità fondamentale, originale, come “corpo proprio”. Il potenziamento di questa espressività è reso possibile dalla funzione di aggiustamento, influenzato dal modo in cui è vissuta l’esperienza e da quanto questa sia stata condizionata dal piano affettivo, ciò fa riflettere sull’importanza della relazione adulto-bambino.

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Le reazioni spontanee ora dirette dall’intenzionalità e arricchite dalle positive condizioni dell’ambiente e dagli scambi con gli altri, si arricchiscono fino ad assumere, intorno al secondo anno di vita, lo sviluppo dell’attività intenzionale, dell’esplorazione e si consolida l’aspetto emotivo e cognitivo fino a giungere ad un aggiustamento controllato ed equilibrata la spontaneità del gesto. Si conquista così un aggiustamento globale che implica la capacità di improvvisare una risposta efficace suffragata dai contributi di una integrazione sensoriale. La funzione di aggiustamento favorisce l’acquisizione dei diversi automatismi motori, sensoriali, percettivi ed affettivi e trova nelle contrazioni muscolari messe in gioco, ben regolate in forza, velocità, ritmicità e intenzionalità che originano l’esecuzione del movimento con una azione coordinata espressa da una disponibilità in un ambiente in cui l’occasione di favorire stimoli emozionali ed affettivi non è indifferente. Prassie nutrite dalla maturazione dei circuiti neuronali indispensabili per favorire l’evoluzione dell’immagine del corpo e che attraverso l’elaborazione percettiva, della rappresentazione mentale, si organizzano per esporre lo schema corporeo e le informazioni spazio-temporali. Funzioni gnosiche

Le funzioni gnosiche interessano gli aspetti coscienti delle informazioni che permangono ad un livello infracosciente e risultano essere essenziali al positivo svolgersi della risposta di adattamento e al gioco della funzione di aggiustamento, tenuto conto dello stato affettivo presente nell’organismo. Dati dell’informazione che si traducono in percezioni concernenti quelli in rapporto all’ambiente e in rapporto al proprio corpo. Il reclutamento sensoriale riguarda perciò i dati esterni, l’organizzazione dei campi esterocettivi connessi allo spazio e al tempo, veicolati dalla vista, dal tatto e dall’udito, e le informazioni propriocettive centrate sul proprio corpo, in definizione della localizzazione e del movimento, forma, ampiezza, dell’armonia ritmico- temporale che gli conferisce unità. La funzione d’interiorizzazione vede alternare l’attenzione sui dati del mondo esterno e una forma di attenzione particolare che consente di localizzare con finezza e precisione le differenti parti del corpo. Il gioco dell’attenzione portata alternativamente sul corpo proprio e sui dati del mondo esterno, favorisce la strutturazione spazio-temporale e l’attenzione rivolta all’organizzazione motoria, consente oltre ad un vantaggioso controllo delle prassie, la modifica di un automatismo mentre è in esecuzione.

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Pratica in acqua

L’acqua non deve essere più alta di 90/100 centimetri, con una temperatura tra i 28 e i 32 gradi. Sedute individuali, di coppia e con il piccolo gruppo. Materiali: palloni di diverse misure, materassini e tappeti galleggiabili, rulli galleggiabili di varie dimensioni, altri oggetti tra cui: secchielli, formine da spiaggia, sacchetti in plastica, scolapasta, annaffiatoi, cannucce di varie dimensioni, barchette, e oggetti non galleggiabili, stereo e musica di genere diverso. Esperienze di ambientamento all’acqua

Per ambientamento all’acqua si intende la possibilità di realizzare esperienze che consentano alla persona di trovare una buona sintonia con uno spazio acqueo e scoprire che, familiarizzando con esso, può anche divertirsi. Per garantire questa “confidenza” con gradualità, la persona si troverà seduta sul bordo e potrà battere i piedi dentro l’acqua, bagnarsi le gambe prendendo l’acqua con le mani o con un secchiello, in acqua inizierà a muoversi liberamente mantenendo i piedi appoggiati sul fondo, spostarsi andando a zig-zag, lasciandosi guidare dalla musica, prendere confidenza con lo spazio. Affinché si possa creare occasioni adatte a far superare il disagio dell’acqua sul volto, è possibile stimolare esperienze come ad esempio: prendere con una mano una piccola quantità di acqua e rovesciarla sulla propria testa, oppure con un oggetto forato, ad esempio un colino e “annaffiarsi”, ancora raccogliere l’acqua in un contenitore, rovesciarsene inizialmente una minima quantità per poi, gradualmente, aumentarla. Queste occasioni possono richiamare gesti simbolici come “il battesimo del mare”, a cui potranno seguire affermazioni verbali tra cui “io sarò invincibile”, “io sarò inaffondabile”. Esperienze di lavoro sulla respirazione

Mantenendo la metodologia usata nella fase di ambientamento all’acqua, saranno proposte esperienze di dinamica respiratoria: inspirare ed espirare con la bocca, soffiando forte sulla superficie dell’acqua fino a realizzare un “foro” oppure soffiare forte usando una cannuccia fino a far “bollire” l’acqua; tenere in bocca la cannuccia, inspirare l’aria con il naso e tornare a fare le “bolle”; inspirare attraverso la cannuccia, sollevandola dall’acqua, reinserirla in acqua e ottenere l’effetto di ebollizione; inspirare, poggiare il viso sulla superficie dell’acqua, espirare e far muovere l’acqua; inspirare dal naso porre la bocca sott’acqua ed espirare dalla bocca moderando l’espulsione fino ad evitare di far “bollire” l’acqua; inspirare aria fino ad espandere i polmoni, penetrare in acqua e rimanervi un tempo opportuno; fare la stessa esperienza espirando tutta l’aria e rimanere sott’acqua un tempo possibile.

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Esperienze di ambientamento all’acqua in relazione all’altro

La psicomotricità funzionale in acqua può essere realizzata anche in coppia o in gruppo, occasioni in cui si possono sperimentare dinamiche relazionali e vivere sensazioni ed emozioni per il contatto o la vicinanza dell’altro. Mantenendo una metodologia d’intervento graduale e rispettosa della persona sono previste esperienze tra cui: camminare liberamente evitando il contatto con l’altro; muoversi a coppie con diverse modalità di contatto con o senza l’ausilio musicale, mantenendo i piedi poggiati sul fondo o in galleggiamento, ad occhi aperti o chiusi. Esperienze di aggiustamento in equilibrio

Queste esperienze, sfruttando la caratteristica gravitazionale dell’acqua, si propongono di sollecitare e migliorare l’equilibrio a mezzo di esperienze tra cui: con i piedi appoggiati sul fondo, in posizione statica provare a sbilanciare il corpo in avanti, indietro e lateralmente, tornare in equilibrio usando le braccia, fare lo stesso mettendo in flessione le gambe, stando in appoggio su un solo piede e ponendosi in ginocchio; prendere un pallone collocarlo sotto i glutei, mettersi in posizione seduta di esso e mantenere il dorso in posizione eretta aiutandosi, se necessario, con le braccia; mettersi a cavallo su un tubo galleggiante, spostarsi usando gambe e braccia. Esperienze di coordinazione oculo-manuale

Per consentire alla persona di sviluppare e armonizzare le abilità oculo-manuali, specializzare l’inseguimento occhio-mano e viceversa, le proposte da realizzare in una dimensione gioiosa possono essere: con i piedi appoggiati sul fondo tenere un pallone e muovere le braccia in maniera da compiere un cerchio di fronte a sé, in senso orario e antiorario, inseguendo il movimento con l’occhio; far muovere sull’acqua da una propria mano all’altra oggetti galleggianti, oppure farli muovere spingendoli verso l’altro e chiedere di mandarli indietro, inseguire il movimento di andata e ritorno. Esperienze di controllo tonico

Il tono muscolare influenza in modo significativo l’esecuzione e la velocità del movimento delle nostre azioni che, se compiute in acqua, hanno l’occasione di essere partecipate più attivamente fino a sviluppare un controllo tonico efficiente. Le occasioni esperienziali possono essere: battere ambedue le mani sull’acqua con una forza diversamente distribuita; la stessa esperienza con i piedi mentre si sosta sull’acqua in decubito dorsale; irrigidire il corpo, lasciarsi scivolare in acqua e vivere l’effetto distensivo; in acqua rilassare il corpo e viverne il galleggiamento; spingere con forza un pallone sotto l’acqua usando prima una mano e poi l’altra e/o entrambe, facendolo poi saltare fuori; spingere il pallone sott’acqua, come in precedenza, a varie profondità e verificare la diversa altezza nell’espulsione.

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Esperienze di percezione dello spazio e di aggiustamento

Le esperienze di percezione dello spazio e di aggiustamento in acqua si possono realizzare muovendosi liberamente nello spazio della vasca, distribuirsi e occupare lo spazio disponibile ed eventuali spazi vuoti lasciati da altri; proporre esperienze di gruppo (per esempio: posti in cerchio con al centro una persona, scambiarsi il posto l’un l’altro, facendo attenzione che non sia la persona al centro ad occuparlo); fare esperienze in massima apertura e chiusura corporea globale e segmentaria; costruire con il proprio corpo e vari oggetti galleggianti una forma chiusa e successivamente cercare di riempirla. Esperienze di percezione del tempo e spazio-tempo

Si tratta di acquisire abilità organizzativo-motorie sincronizzate ripetute nel tempo tanto da divenire stabili e utilizzabili sempre a partire dall’intenzionalità e la motivazione, grazie alla ritmicità e all’organizzazione temporale ben definita. Esiste una sincronizzazione senso-motoria incosciente tra gli elementi ritmici personali con quelli proposti ad esempio da un tema musicale o da uno stimolo esterno. Il soggetto dovrà rallentare o accelerare il suo tempo per seguire lo stimolo dato, il tutto viene ampliato o diminuito grazie alla pressione idrostatica esercitata dall’acqua. Vivere questi momenti nell’acqua a partire da esperienze come ad esempio: con l’uso della musica trovare la pulsazione e la cellula ritmica di un brano musicale, muovendo segmenti corporei (mani, spalle, gambe ecc..) fuori dall’acqua, a pelo d’acqua e sotto l’acqua. Organizzare varie coreografie corporee che tengano conto dello spazio da percorrere seguendo un determinato tempo suggerito da una pulsazione musicale. Esperienze di percezione del proprio corpo

Le informazioni propriocettive, integrate della conoscenza e percezione delle differenti parti del corpo, trovano nell’acqua arricchenti stimoli per promuovere la consapevolezza della corporeità e avviano ad un ordine sempre più definito del proprio schema corporeo e dell’immagine di sé. Alcune attività orientate da questi obiettivi possono essere: contrazioni e decontrazioni dei vari segmenti corporei; muovere le braccia fuori e dentro l’acqua, percepirne le differenze; attivare e disattivare con vari movimenti i segmenti del corpo; agire partendo dal movimento di un singolo segmento corporeo per giungere al movimento di tutto il corpo nella sua globalità e viceversa; spostarsi nell’acqua investendo il minimo dell’energia possibile, poi graduarla fino ad un massimo investimento; portare l’attenzione ai piedi in appoggio sul fondo vasca e alle braccia lasciate in sospensione nell’acqua, dondolarsi lateralmente, in avanti, indietro e in rotazione per sentire i cambiamenti dei punti di sostegno; a coppie, stabilire, sentire e immaginare le aree corporee in contatto con l’altro; contatto schiena – schiena, uno gradualmente si flette, l’altro si abbandona alla flessione.

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Esperienze di aggiustamento con rappresentazione mentale

Attraverso tali esperienze la persona può programmare mentalmente delle azioni motorie, fissarne la sequenza e sapersi organizzare per ripresentarle. Agire differenti percorsi motori in dinamica spontanea o guidata, con il suffragio o meno di sollecitazioni musicali.

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Esperienze di distensione e mobilizzazione passiva in coppia

Il conduttore, per sostenere l’altro in condizione di galleggiamento, deve assumere una postura stabile, con gambe divaricate, ginocchia in flessione, piedi in appoggio, spalle sotto l’acqua, modulare il movimento in estensione e flessione, sincronizzandolo al ritmo e alla frequenza respiratoria. Oltre a queste attenzioni sono da proporre esperienze di trascinamento e galleggiamento con l’uso di galleggianti tubolari: posizionare un galleggiante sotto la nuca e l’altro sotto l’incavo del ginocchio, quindi portare in trascinamento. Fig.1

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Posizionare un galleggiante per adagiare il corpo in decubito dorsale e trascinare. Fig.2

Il conduttore accoglie il soggetto facendogli appoggiare la testa sulla spalla e con una mano sostiene la schiena e lo porta in scivolamento. Fig.3

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Il conduttore sostiene con una mano la nuca del soggetto e con l’altra la zona lombo-sacrale. Fig. 4

Il conduttore accoglie sulla propria spalla la testa della persona e con le mani trattiene le estremità del galleggiante tubolare posizionato sotto i glutei, provocando oscillazioni laterali, e mobilizzazioni per favorire l’anteroversione e retroversione del bacino. Fig.5

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Il conduttore posiziona un rullo sotto la nuca e un rullo sotto le ginocchia del soggetto mettendolo in sospensione, avvicina e allontana i galleggianti tubolari realizzando flessioni ed estensioni corporee. Mantenendo la persona nella stessa posizione in sospensione sui tubolari, può essere proposta un’altra esperienza mobilizzando il bacino lateralmente; il conduttore avvicina e allontana da sé i galleggianti tubolari provocando un dondolamento. Una terza esperienza può essere la mobilizzazione laterale del bacino realizzata con lo spostamento del rullo posto sotto l’incavo delle ginocchia. Fig.6

Il conduttore sostiene sulla propria spalla, la testa della persona e con le mani, a presa laterale, tiene il bacino ed imprime, con leggere spinte, un movimento di spostamento laterale, oppure con le mani poggiate sulla zona lombare provoca in maniera alternata delle spinte verso l’alto. Una ulteriore esperienza può essere favorita ponendo una mano sulla zona sacrale e una sulla zona pubica e, con leggere spinte imprimere uno spostamento verso l’alto o verso il basso. Il conduttore accoglie fra le braccia la persona, con un braccio le sostiene la testa e con l’altro le gambe sotto le ginocchia (presa poplitea). Allungate le braccia in avanti e con un movimento semicircolare le riporta in flessione provocando così un dondolamento laterale mobilizzando tronco e bacino. Fig. 7

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Il conduttore accoglie fra le braccia la persona, con un braccio le sostiene la testa e con l’altro le gambe sotto le ginocchia (presa poplitea), provvede a un dondolamento muovendosi sul proprio asse, quindi trattiene la gamba vicina e lascia che quella più esterna dondoli in sospensione sull’acqua, poi orienta il corpo del soggetto in direzione opposta e fa ripetere l’esperienza all’altra gamba. Fig.8

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Al termine delle esperienze di distensione e mobilizzazione passiva, il soggetto deve essere aiutato a ritrovare con gradualità, la posizione verticale. Per raggiungere la postura eretta dovrà conquistare la posizione seduta, poi una posizione più allungata fino ad essere accompagnato al bordo della vasca e qui sostenuto fino al posizionamento dei piedi sul fondo. Fig. 9

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Conclusioni La psicomotricità funzionale si propone come disciplina capace di orientare esperienze corporee oltre che in uno scenario tridimensionale “vuoto” in un liquido che accoglie e avvolge, che allieta con stimolazioni tattili ed offre ai canali informatori corporei l’occasione di sentirsi, di parteciparsi, di coniugare ogni settore corporeo in definizione di uno schema e di una immagine. Una opportunità esperita in acqua, elemento generatore di vita e di vitalità, capace di muovere l’espansione delle potenzialità, risvegliare le abilità sopite, favorire disponibilità allo sviluppo di nuove sinestesie; la persona può sperimentare, in una condizione piacevole, esperienze posturali e di efficacia motoria, movimenti attivi ed espressivi idonei ad animare con soggettività la comunicazione corporea. Lo psicomotricista funzionale per favorire questi momenti di crescita personale, curerà l’instaurarsi di eventi psicomotorio funzionali in una relazione di fiducia, aggiustamenti e condizioni dialoganti, che aggiudichino in un clima di tranquillità emotiva un valido aggiustamento, un gioco delle funzioni gnosiche con effetti d’interiorizzazione e dinamiche relazionali, ampie esperienze accreditanti la costruzione di una memoria affettiva.

Per un approfondimento consultare il sito www.psicomotricitafunzionale.it E’ vietata la riproduzione anche parziale a uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la copia non autorizzata.