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La religione greca by U. Bianchi Review by: Luigi Franco Pizzolato Aevum, Anno 51, Fasc. 1/2 (GENNAIO-APRILE 1977), pp. 172-174 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25821618 . Accessed: 15/06/2014 05:23 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 194.29.185.209 on Sun, 15 Jun 2014 05:23:58 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

La religione grecaby U. Bianchi

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La religione greca by U. BianchiReview by: Luigi Franco PizzolatoAevum, Anno 51, Fasc. 1/2 (GENNAIO-APRILE 1977), pp. 172-174Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25821618 .

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172 RECENSION!

nitive, 1'esame delle notizie scientifiche talvolta rintraccia le prove di una vera e propria dipenden za da scuola precedente, talaltra si limita equa

mente a constatare situazioni di non incompati bilit tra il testo in esame e gli scritti aristotelici. Il pacato rigore dell'esame sottrae il Reale da ogni tentazione apolog tica: egli particolarmente reciso nel negare la presenza nel Trattato di elementi pa raebraici o precristiani. Infine, il Reale sostiene Pattribuibilit delPopuscolo al giovane Aristotele. Reso estremamente circospetto dalia lussureg giante proliferazione di opere spurie nell'antichit , non ritengo di poter seguir il Reale fino a quel traguardo: preferisco attendere ulteriori conferme dell'assunto. Ma convengo che la lettura del Reale ha riportato Fopuscolo efficacemente, e, credo, definitivamente, nelFarea del pi genuino ari stotelismo.

ALDO MARASTONI

U. BIANCHI, La religione greca, Utet, Torino 1975. Un volume di pp. VI-327.

Il presente volume riproduce il contributo di U. Bianchi, presente nella VI edizione della Storia delle religioni, diretta da G. Castellani (vol. III, pp. 81-394), completato da un aggiornamento bibliogr fico (pp. 312-315). Ottima cosa stata averio edito a parte, perch esso ha in se stesso una grande unit e perch pu cosi raggiungere anche un pubblico pi vasto, di lettori colti. Non si intende con questo insinuare che il testo del Bianchi sia di facile lettura, ch anzi assai im

pegnativo e problem tico. La causa , d'altra parte, anche in re, cio nel

fatto che, come si avverte nelFintroduzione, la

religione greca religione tnica, cio che non deve la sua origine a un ben individuabile fondatore storico (p. 1) e quindi non ha un corpus di libri sacri ben definito. Pertanto, lo storico di essa deve necessariamente ripercorrere, fin nei minimi fru

stuli, tutta la produzione letteraria e documentar a

legata alla cultura greca, per farsi un'idea di quella religione, che, non essendo fondata, soggetta ad

evoluzioni, a ridefinizioni, ad accogliere apporti anche cospicui. A tale compito peraltro adatto uno studioso come il Bianci, che ha solidissima

preparazione filol gica e quel religioso rigore metodol gico della scuola religionistica italiana, che non si affida a generalizzazioni facili, n esulta

per un'improvvisa soluzione, ma tesa costante mente all'integrazione dialettica dei dati con un inesausto lavorio comparativo.

Sono proprio la materia ed il m todo adottato che fanno di questo studio un lavoro problem tico, dove si adunano tutti i dati che servono alla solu

zione, e questa poi non mai semplicistica, n tanto meno aprioristica. Sembra talvolta anzi che la mente dello studioso vacilli di fronte alla diffi colt obiettiva di organizzare tutto il materiale,

che la minuziosissima ricerca gli ha offerto e che

egli non vuole pretermettere n per indulgenze divulgative n per amore di tesi. Pi di ogni di scorso varr un esempio, fra i tanti adducibili, della tormentata ricerca del Bianchi, che serva a

documentare il m todo dello studioso, il ventaglio dei realia, lo scrupoloso equilibrio del giudizio:

Contrariamente a quanto potrebbe aspettarsi chi tenesse conto della leggenda classica del Mi

notauro, sembra che non vi sia alcuna traccia minoica di un culto del toro; Tunica eccezione un sigillo da Cnosso che presenta appunto una

specie di Minotauro. Quanto a quelle specie di

corride, che talora sono rappresentate su monu menti minoici, il Nilsson pensa che si tratti di gio chi senza valore sacro; nel che dimcilmente po tremo seguirlo, pur senza arri vare a vedere atte stato in esse un vero e proprio culto del bue (al quale potrebbe far pensare il noto mito plat nico

degli Atlanti, con il loro tipico uso di catturare e sacrificare il toro a Posidone: noto come nella descrizione di quel pop lo favoloso Platone abbia

potuto tener conto di aspetti della civilt minoica). Comunque, che il hue fosse un prediletto oggetto di sacrifizi dimostrato da frequenti rappresenta zioni di bucranii, talora in contiguit con la bi

penne (nonch dai trovamenti del cimitero di Furni... ). Si sarebbe in complesso portati ad am mettere un contesto bue-ascia-edificio sacro, e a vedere nel bue l'animale per eccellenza "sacrale", se non sacro, senza negargli quel valore nel sim bolismo religioso minoico che pur si riconosce al

serpente e agli uccelli (pp. 27 s.). Il Bianchi peraltro, pur sempre disposto ad in

frangere qualsiasi, anche se prestigiosa od afifa

scinante, generalizzazione, non si attesta su una

posizione di agnosticismo, ma cerca di dare si stemazione concettuale al dato e, quando arriva alle conclusioni, queste risultano sempre rieche e persuasive.

Il lavoro si articola in quattro grandi sezioni, seguendo un ordine misto, storico e tem tico: la religione minoico-micenea; la religione greca nell'et classica; gli dei e i culti; l'et ellenistica.

Nella trattazione della religione minoico-micenea, largo spazio hanno giustamente i documenti ar

cheologies il discorso deve essere estremamente anal tico e complesso e non riducibile alla genera lizzazione di un culto di una gran dea e del suo

paredro. Il Bianchi, come sempre, cerca di indivi duare le sp cificit , ma anche (e qui soprattutto) la continuit del culto minoico e di quello classico.

Anche nella trattazione della religione dell'et

classica, il Bianchi giustamente restio a spac carla schematicamente in due tendenze, quella ol mpica e quella mistica. Ad infrangere barriere

troppo artifici se concorre la trattazione categoriale sugli dei e sui culti, che permangono spesso im

mutati in entrambi i filoni di religiosit e testi moniano il carattere sincretistico della religione greca, anche e proprio in quanto religione tnica

(tipico il rapporto tra esperienza dionisiaca che tende a istituzionalizzarsi in celebrazioni misten

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RECENSIONI 173

che, misteriosofiche, e Forfismo). Luoghi comuni, spesso scarsamente verificati, sono destinati a sal tare: ad es., Fordine ol mpico della teogonia esio dea presuppone, nella sua pur reale linea ascen

dente, Finterferenza di un mondo arcaico di entit

primordiali caotiche, che continuano a far sentir il loro influsso sulla religione classica. Come pure semplicistica pare al Bianchi la distinzione tra

apporto settentrionale, indoeuropeo, ed apporto m ridionale, o mediterr neo, dato che Finterazione dei due moko pi antica delFepoca esiodea. Discutibile pure giudicare come linea progressi vamente discendente Fordine delle razze umane in Esiodo. Il mondo della tragedia va valutato con un'attenzione ed un m todo particolari, dato che la rappresentazione scenica non lineare, ma c clica o parab lica, ed in essa il terna religioso o

mitico assume sensi diversi a seconda del posto che occupa nel corso della rappresentazione stessa. Usando bene tale m todo, si pu arrivare, ad es., a sfatare la convinzione che Eschilo sia poeta del

fato, e lo si pu pi esattamente accostare al mondo morale di hybris e kolasis, rivelatore di un dio

giusto e pedagogo; oppure si pu correttamente

interpretare Faccentuazione generalmente giudi cata poco eschilea del Prometeo incatenato. La

rigida concezione fatalistica del resto esclusa anche per gli storici come Erodoto, in eui sono rav visabili cat gorie morali. Il sincretismo filos fico

apparenta anche, in un certo senso, la religiosit epico-teogonica e quella filos fica vera e propria, come pure religiosit filos fica e mist rica, pi di

quanto possa apparire: e pi latamente la reli

giosit greca si apparenta a quella orientale. Per

questo fuori luogo pare la dicotom a razionale

irrazionale, mistico. E su un terreno largamente comune che la filosof a quindi esercita il suo specifi co della distinzione met dica. Di fatto, anche i

presocratici rispecchiano il mondo teogonico esio deo nel passaggio da caos primordiale ad ordine, con la ricerca sistem tica elYarch ; mentre il

pitagorismo non pu essere disgiunto dalF mbito esot rico e soteriologico. Perfino al razionale Socrate pare essenziale il contatto, non dialet tico ma contemplativo-intuitivo, con la Verit e con il Bene (p. 150), che si ravvisa anche nella

presenza del demone in lui. E cos Faltro luogo, forse troppo, comune delFintellettualismo etico r gido va attenuato proprio con il concetto socra

tico-platonico della presunzione come ignoranza colpevole: col che si entra nel terreno etico e reli

gioso. Un'altra costante della religiosit greca, che il Bianchi documenta con grande insistenza,

quella del dualismo, che attraversa anche le correnti cosiddette monistiche, e che emerge gi in Parmenide. Il dualismo plat nico da parte sua

gi foriero di un dualismo di trascendenza (neo platonismo) e di opposizione(gnosi). Per precisare meglio pero la costante dualistica, doveva essere

affrontata la problem tica religiosa aristot lica n

sita nella teor a delFatto puro e dell'analog a del

Fente, che sembrano estranee al dualismo, nono stante sfugga alio Stagirita il concetto di creazione

(ad Aristotele il Bianchi non dedica un'attenzione sistem tica, anche se passim lo sa usare con efi cacia: cfr., ad es., p. 146). Cosi pi complesso pare essere al Bianchi il discorso da svolgere sui mondo

mist rico e sulla natura della purificazione: rituale od etica? Il dilemma non rigido, perch dal rito erano esclusi gli assassini e gli empi. La eusebeia

quindi pare e rituale ed etica, anche nei misteri, non solo nella misteriosofia. Occorre qui per chia rire i rapporti tra purificazione e iniziazione vera e

propria: la visione che fa contemplare e cono scere il mondo etico o Veticit che indispensabile all'iniziazione? Il discorso ci pare an logo a quello sotteso alFordine delle forme di sapienza teoriz zate nel mondo classico, forse a partir da Platone, dove la physik precede normalmente Venoptik (o epoptik ) e quindi l'eticit diventa condizione

previa della contemplazione, anche se il processo che si instaura tende a diventare circolare. Su

questo punto ci pare che gli spunti del Bianchi

(p. 223) possano essere proseguiti per giungere a conclusioni pi precise. Ottima la trattazione sul

Torfismo, di eui si esaminano i possibili rapporti con le altre esperienze religiose: il posto centrale dato a Dionisio spogliato di contenuti vitalistico

orgiastici, propri del dionisiaco, e Faccento si

sposta alla liberazione dell'anima (soteriologia) fuori dalle vicende vitalistiche, per portarla alla

reintegrazione nel divino. La posizione monistica di partenza e di arrivo contaminata con quella dualistica della lacerazione corpo-anima.

La trattazione sull'et ellenistica comprende due

periodi: il primo ellenismo (IV-I sec. a.C.) ed elle nismo romano. La religiosit di tipo soteriologico

individ ale e cosmica-cosmopolitica al tempo stesso, secondo la tipolog a ellenistica, in eui il concetto di sovranazionalit va di pari passo con

Tisolamento delTuomo, cittadino del mondo, ma anche straniero in casa propria. Cos si spiegano la

religione di emergenza di Asclepio, la religione cosmopolitica di Serapide, il teopantismo (il Dio il tutto, che diverso dal pante smo, dove il tutto

Dio, cio esaurisce il divino). L'et ellenistico romana invece propende verso un dualismo onto

logico, che ha Testrema teorizzazione nello gnosti cismo, che se rappresenta un cambiamento dr -

stico di fronte alFottimismo classico, peraltro radicato nel dualismo dialettico delFontologia plat nica (p. 264): anche qui le categorizzazioni radicali saltano. Cos Plotino, che critica il pes simismo cosmol gico gn stico, in quanto per lui il cosmo emanazione del divino, si apparenta allo

gnosticismo, perch la materia si emanazione, ma anche Vultimo depotenziamento del divino stesso: cosi da un lato rispunta il dualismo in nuova

veste (dualismo di sviluppo), dall'altro se ne ri

spolvera la veste tradizionale (vedasi la n cessita della caduta delFanima). Allo stesso terna del mondo come immagine si ricollegano due posizioni: Tottimismo plat nico del mondo v vente eterno e

copia delFiperuranio e il pessimismo gn stico, le

gato alFimmagine in quanto transitoria apparenza e mistificazione (docetismo). Il tentativo filoniano

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174 RECENSIONI

di conciliare il platonismo con l'idea creazionista, se elimina il dualismo ontologico, fa emerger quello antropol gico (in eui per siamo inclini a vedere un influsso pi stoico che plat nico) tra anima in tellettiva e corpo (forse meglio, aisth sis), che ri vela sicuramente il rispuntare di un male esor cizzato dualismo ontologico. Ancora legata al dua lismo greco la concezione origeniana della pree sistenza delle anime e delFapocatastasi, per eui il

peccato diventa ontologicamente necessario e prin cipio costitutivo stesso delFuniverso. Ma qui (e il Bianchi del resto qua e l ce ne avverte) bisogne rebbe distinguere alFinterno della vasta e non omo

genea panor mica delle posizioni origeniane. Di

fatto, a noi pare che in De princ, 11,3,5 si insinui Fidea che lo stato beato delle creature razionali non sia una pura e semplice Wiederkehr, ma sia assimilato al modo di esistere della Trinit , e

quindi non pi riciclahile (cfr. del resto, Origene, I principi, a eura di M. Simonetti, Torino 1968, p. 255, n. 35); e che a Comm. in Rom., 5,10 Ori

gene venga ad affermare Fimpossibilit di ricaduta nel peccato ( ne rursum corruat in peccatum ) per Fanima pacificata da Cristo e che ha raggiunto la perfezione della caritas (PG XIV, 1053 BC). Indubbiamente per passi significativi di una po sizione dualistica (e forse anche c clica) esistono e motivano a sufficienza le polemiche cristiano antiche sulla figura origeniana, la eui interpreta zione critica moderna passa pendolarmente dal

polo della lettura filosofico-teologica sistem tica a

quello della lettura mistica-spirituale, che fanno concludere a posizioni differenziate e contrastanti.

In un panorama cos ricco e cosi sicuramente

sistemato, stupisce la assenza di una trattazione

org nica sullo gnosticismo in area greca (manca la stessa indicazione del nome nelFapposito indice). Certamente per tale assenza dovuta al fatto che la Storia delle Religioni diretta da G. Castel lani comportava una sezione apposita dedica ta a Lo gnosticismo, curata da G. Sfameni

Gasparro (vol. IV, Torino 1971, pp. 711-748). Per la competenza del Bianchi al proposito non fa che acuire il rammarico di questa assenza, anche se il lettore potr farsi un'idea, precisa pur se in

cidentale, del fen meno attraverso la ricca serie di raffronti che il Bianchi istituisce tra gnosticismo e i vari filoni religiosi che prende in esame.

LUIGI FRANCO PIZZOLATO

AuTORi VARI, Quarta miscellanea greca e romana, Studi pubblicati dall'Istituto Italiano per la

Storia Antica , XXIII, Istituto Italiano per la Storia Antica, Roma 1975. Un volume di

pp. XII-451, con numer se illustrazioni.

Pur t rattan do si di una raccolta di contributi

per definizione aliena dal perseguir Tobiettivo -

troppo spesso ut pico, se non addirittura specioso -

di un'indagine storica concentrata su un unico

argomento o in un'unica direzione che, per quanto generici, possano ammettere una certa omogeneit negli sforzi degli studio si impegnati (si pensi, ad

esempio, agli eccellenti Entretiens sur Vantiquit Classique della Fondation Hardt), la nuova Mi scellanea greca e romana, la quarta ormai pubblicata neirambito delTIstituto Italiano per la Storia

Antica, consente Tindividuazione di due prevalenti interessi present nei collaboratori al volume (M.

Aires Foder , G. Barbieri, P. Cavuoto, L. Gaspe rini, V. La Bua, E. Lanzillotta, V. Paronetto, A. Russi, M. Zambelli). Da un lato, infatti, rie

merge una netta tendenza a ricostruzioni organiche degli eventi storici, con uno svolgimento parallelo e rigoroso delTindagine sull'identificazione delle

prime fonti letterarie, che stanno alla base delle notizie sino a noi giunte: fonti il pi delle volte frammentarie o addirittura ipotetiche ed indivi duabili solo con buone dosi di probabilit . Dal Taltro lato, invece, si conferma il grande interesse

per le indagini epigrafiche, sempre esemplari, e

frequentemente riferite a reperti di recente scoperta: fatto che non meraviglia chi pone mente all'im

pegno pi grave delPIstituto, la continuazione del Dizionario Epigr fico di Aniichit Romane, ancora al volume IV, fasc. 62.

Il volume si apre con due lavori storici di Vin cenzo La Bua, complementan fra loro. Se in i7

papiro Heidelberg 1740 e altre tradizioni su Poli crate (pp. 1-40) Tautore giunge soprattutto a trac ciare un quadro efficace, anche ideol gico, di storici ed eruditi di origine sarnia, nel tentativo di risalire alla fonte del frammento a del papiro Heidelberg 1740 riferito a Policrate di Samo (tale fonte sa rebbe da identificare con uno storico che si ri chiama ad una tradizione duridea), nel successive

ampio studio Sulla conquista persiana di Samo

(pp. 41-102), il La Bua - individuate due opposte tradizioni storiografiche

- ricostruisce i complessi avvenimenti samii successivi alla fine di Policrate

(522 a.C), e non trascura di dare al suo lavoro

Tampia dimensione di una analisi storica comples siva sulle linee politiche intraprese da Ciro e Dario

per i rapporti con le poleis elleriiche nel V sec. a.C. E appunto il significato dei Tupavvot-U7rapxoi im

posti da parte persiana in citt greche medizzanti, alTinterno del processo di centralizzazione perse guito da Dario nel suo impero, costituisce forse

Taspetto pi stimolante e vivo di questo studio

rigoroso e ricchissimo di documentazione. La storia arcaica di Atene invece il terreno

di indagine di Marcello Zambelli, che in Uorigine della Bule dei Cinquecento (pp. 103-134) nega Tistituzione da parte di Solone di un Consiglio dei

Quattrocento e ritiene che la Bule di Atene, nata senza ordinamento preciso, avrebbe avuto solo un sec lo dopo

- dalia spregiudicata azione di Clistene - una precisa configurazione. Zambelli

prende opportunamente posizione anche sulla con dotta dei Pisistratidi nei confronti delle istituzioni ateniesi (cfr. specialmente pp. 112 ss.), sulle reali riforme clisteniche (pp. 121 ss.) e sulTautentica dimensione della pragm tica pol tica degli Alcmeo*

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