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La religione romana by G. B. Pighi Review by: Luigi Alfonsi Aevum, Anno 47, Fasc. 1/2 (GENNAIO-APRILE 1973), p. 162 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25821155 . Accessed: 14/06/2014 12:44 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.2.32.121 on Sat, 14 Jun 2014 12:44:23 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

La religione romanaby G. B. Pighi

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La religione romana by G. B. PighiReview by: Luigi AlfonsiAevum, Anno 47, Fasc. 1/2 (GENNAIO-APRILE 1973), p. 162Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25821155 .

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162 RECENSIONI

via, salvato ? e inteso come ?Panno del condo no ?, ecc.

Anche la questione delTindipendenza dei LXX e delle altre versioni dal testo ebraico va ridi

mensionata. La versione dei LXX b eterogenea poiche fu redatta in tempi diversi e da traduttori che avevano scopi diversi. I caratteri precipui di una lingua di traduzione appaiono evidenti dal Pesame del Pentateuco che presenta aspetti di

compattezza linguistica e cronologica. Sara utile analizzare prossimamente col severo metodo del

Rapallo anche gli altri libri delTAntico Testamento. In questo caso il lavoro dello studioso genovese b veramente esemplare.

Le differenze dei LXX dal testo ebraico in

parte possono essere spiegate come varianti o ag giunte che spesso si possono inserire nel quadro dei calchi ebraici per impulso per cui b opportuno proporre uno schedario di corrispondenze, sistema utilizzato dal Boscherini per le versioni bibliche in latino: cfr. Sulla lingua delle primitive versioni latine delVAntico Testamento, in ?Atti dell'Acca demia Toscana di Scienze e lettere La Colomba ria ?, XXVI (1961-1962), pp. 217 ss., e dal Mastrel li in relazione alia Bibbia di Ulfila: cfr. La tecnica delle traduzioni della Bibbia nelVAlto Medioevo, in ?Settim. St. Centro Ital. St. Alto Medioevo?, X, La Bibbia nelVAlto Medioevo, Spoleto 19632, p. 678.

Anche nel Levitico si individuano un certo nu mero di probabili calchi di impulso. La lingua dei LXX non b quella di un determinato periodo, ma b quella tipica di un determinato testo. Non b la

lingua della koine, basta a dimostrarlo il confronto col greco degli scrittori della koine e dei papiri. Piu difficile e definire la lingua della Vetus latina: il Levitico vi si trova in condizioni frammenta

rie, i codici risalgono almeno a tre versioni distin te, per cui b difficile valutare la lingua impiegata; il ? terminus a quo ? potrebbe risalire alia meta del II sec. d.C, senza escludere un influsso della sina

goga e della chiesa sui diversi strati sociali par lanti in lingua latina. Nelle versioni latine b pos sibile rilevare che nessun calco ebraico sicuro ri sale a una traduzione diretta ebraica o a una revisione tarda. Mezzo di trasmissione appare es sere il testo dei LXX.

Anche nel caso delle traduzioni latine si tratta di una lingua satura di ebraismi di propagazione, di grecismi, di arcaismi, di africanismi, di volga rismi. Non b certo la vox Dei = vox populi come affermava il Ronsch. Diverso b il problema della

Vulgata, essa b ancora legata alle versioni prece dent^ numerosi i calchi ebraici diretti o mediati dai LXX e dalla Vetus. La traduzione del Levitico documenta un letteralismo meno rigoroso e un ritorao alia traduzione classica, segnando l'inizio di quell'umanesimo cristiano, che risulta dalla sintesi di elementi romani combinati con la tra dizione giudaico ellenistica.

Da questa breve esposizione si coglie Pimpor tanza del lavoro del Rapallo che con sicuro metodo

filologico e linguistico, aperto anche agli spunti offerti dalla linguistica sincronica, presenta i cal chi lessicali (morfo-lessicali, morfo-lessico-seman

tici), i calchi semantici, i calchi sintattici nelle antiche versioni del Levitico, spaziando nel mondo

ebraico-greco-latino di cui mette in evidenza le interferenze.

Celestina Milani

G. B. Pighi, La religione romana, Bottega d'Era

smo, Torino 1967. Un volume di pp. 118.

Di storie della religione romana certo non man cavamo: e lasciando da parte il vecchio Wissowa, o Altheim, o Bayet, o Latte, o Rose, le stesse buone

opere italiane del Turcbi e del Galdi non possono non essere utili. Ma questo libro del Pighi diciamo subito che si presenta con suoi caratteri originali, perche esce dalla penna dello studioso che non solo ci ha dato eccellenti edizioni con traduzione e com

mento di tanti testi poetici religiosi romani, ma che

piu consequenzialmente ha interpretato la religione romana sul fondamento dei lavori del Dumezil e con piu coerente visione di tutto il mondo sacrale

indo-europeo. Cosi tale sintesi della religione ro mana primitiva pud trovare seguaci piu o meno

convinti, ma indiscutibilmente presenta un punto di vista nuovo che va meditato, tanto piu in que sti tempi di discussione sul sacro, sul sacrale, ecc.

Dopo un capitolo introduttivo sulla poesia reli

giosa di Orazio che b rivelatrice di alcune grandi verita (? Dio solo e grande, la morte uguaglia tutti

gli uomini, la virtu vince la morte e supera la con dizione umana, la forza intelligente vince la forza bruta, onora gli dei, pentiti?, p. 23), Panalisi del mondo religioso romano fondamentale si svolge in 6 capitoli: la religione romana nella tradizione

annalistica; la religione romana nella tradizione

antiquaria: gli archivi dei sacerdoti; la religione romana nella tradizione antiquaria: le forme della

preghiera; interpretazione del linguaggio liturgico (e sono i capitoli a nostro awiso piu felici); teolo

gia indoeuropea; teologia romana. Segue una ricca

bibliografia e un indice dei molti luoghi citati; e naturalmente tra gli autori emergono Agostino, Cicerone, Festo (e Paolo Festo), Gellio, Orazio, Livio che occupa il primo posto, Macrobio, Ovidio, Plinio il Vecchio, Plutarco, Servio e Servius auc tus (Cornelio Labeone?), Varrone. Forse Virgilio poteva essere piu usato. Lavoro essenziale anche

per i riferimenti al mondo italico (pp. 102-103) etrusco compreso, a quello indiano, iranico, ger

manico, celtico, e perfino mitannico. Veramente un trattato di religione romana in senso ? compa ratista ? (pp. 79-80). Contemporaneamente a que st'opera e uscita quella del Radke, Die Gotter Altitaliens.

Luigi Alfonsi

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