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www.italialiberty.it | [email protected] Progetto ideato e curato da Andrea Speziali L’ART NOUVEAU E LE SUE DECLINAZIONI Internazionalità dell’Art Nouveau Nel 1893 a Bruxelles, Victor Horta, il grande architetto allora trentenne, terminò la casa Tassel, in rue de Turin. L’edificio non mostrava all’esterno particolari novità, se non una più accentuata ondulazione della facciata, ma all’interno la fluidità dello spazio, l’uso del ferro e soprattutto la decorazione affidata a linee sinuose e flessibili come tranci, simili a pentagrammi scolpiti, fecero della casa Tassel uno dei primi e più originali esempi di Art Nouveau. L’Art Nouveau fu un movimento che interessò prevalentemente l’architettura e le arti minori e si diffuse in tutta Europa a partire dagli anni Ottanta. Pur avendo caratteristiche parzialmente affini in ogni paese e configurandosi quasi come una koinè, una unità linguistica che amalgamò le problematiche compositive europee, il movimento assunse nomi diversi. In Belgio e in Francia venne chiamato Art Nouveau (dal nome di un negozio parigino che, dopo aver venduto oggetti orientali, si dedica al commercio dei prodotti del "nuovo stile"); in Inghilterra Modern Style; in Spagna Modernismo; in Germania prese il nome di Jugendstil dalla rivista monacense "Jugend", che difese l’estetica del gruppo; in Italia venne detto Liberty (dal nome di una ditta di arredamenti moderni Liberty & Liberty Co. attiva a Londra nel 1875), o Stile Floreale, in Austria Sezessiostil. La poetica e il linguaggio Un’idea di modernità di novità, di giovinezza, è comune a queste definizioni. Ed effettivamente l’Art Nouveau reagisce all’eclettismo architettonico e all’imitazione di stili del passato, sforzandosi di creare un nuovo linguaggio (pur ispirandosi a volte alla storia, per esempio all’arte giapponese o celtica). Caratteristica dominante della tendenza è l’uso insistito della linea, intesa come energia dinamica – la linea è una forza come ogni altra forza della natura- sostenne il famoso architetto belga Van de Velde; e come valore ornamentale. Geometrica o vegetale, la linea crea continue asimmetrie che accentuano la fluidità e la continuità di spazi e superfici. Se l’uso della linea curva è l’aspetto più rilevante e riconoscibile dell’Art Nouveau, non è però l’unico. Parallela al decorativismo, e in certi casi alla sua esasperazione, percorse l’Art Nouveau una tendenza più controllata e "razionale" che si diffuse nell’area anglotedesca e si intensificò nei primi anni del ‘900 fino a determinare un punto di crisi del movimento stesso.

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L’ART NOUVEAU E LE SUE DECLINAZIONI Internazionalità dell’Art Nouveau Nel 1893 a Bruxelles, Victor Horta, il grande architetto allora trentenne, terminò la casa Tassel, in rue de Turin. L’edificio non mostrava all’esterno particolari novità, se non una più accentuata ondulazione della facciata, ma all’interno la fluidità dello spazio, l’uso del ferro e soprattutto la decorazione affidata a linee sinuose e flessibili come tranci, simili a pentagrammi scolpiti, fecero della casa Tassel uno dei primi e più originali esempi di Art Nouveau. L’Art Nouveau fu un movimento che interessò prevalentemente l’architettura e le arti minori e si diffuse in tutta Europa a partire dagli anni Ottanta. Pur avendo caratteristiche parzialmente affini in ogni paese e configurandosi quasi come una koinè, una unità linguistica che amalgamò le problematiche compositive europee, il movimento assunse nomi diversi. In Belgio e in Francia venne chiamato Art Nouveau (dal nome di un negozio parigino che, dopo aver venduto oggetti orientali, si dedica al commercio dei prodotti del "nuovo stile"); in Inghilterra Modern Style; in Spagna Modernismo; in Germania prese il nome di Jugendstil dalla rivista monacense "Jugend", che difese l’estetica del gruppo; in Italia venne detto Liberty (dal nome di una ditta di arredamenti moderni Liberty & Liberty Co. attiva a Londra nel 1875), o Stile Floreale, in Austria Sezessiostil. La poetica e il linguaggio Un’idea di modernità di novità, di giovinezza, è comune a queste definizioni. Ed effettivamente l’Art Nouveau reagisce all’eclettismo architettonico e all’imitazione di stili del passato, sforzandosi di creare un nuovo linguaggio (pur ispirandosi a volte alla storia, per esempio all’arte giapponese o celtica). Caratteristica dominante della tendenza è l’uso insistito della linea, intesa come energia dinamica – la linea è una forza come ogni altra forza della natura- sostenne il famoso architetto belga Van de Velde; e come valore ornamentale. Geometrica o vegetale, la linea crea continue asimmetrie che accentuano la fluidità e la continuità di spazi e superfici. Se l’uso della linea curva è l’aspetto più rilevante e riconoscibile dell’Art Nouveau, non è però l’unico. Parallela al decorativismo, e in certi casi alla sua esasperazione, percorse l’Art Nouveau una tendenza più controllata e "razionale" che si diffuse nell’area anglotedesca e si intensificò nei primi anni del ‘900 fino a determinare un punto di crisi del movimento stesso.

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Tipica dell’Art Nouveau è anche l’integrazione di tutte le arti: pittura, architettura, arti minori furono considerati momenti di una identica volontà espressiva, senza gerarchie. Del resto, i primi esiti dell’Art Nouveau riguardano le arti decorative e solo in seguito si allargano all’architettura. Anche la differenza tra struttura e decorazione viene ridiscussa. Il nuovo stile negò la tradizionale subordinazione dell’ornamento, e anzi si ispirò a quest’ultimo: esaltando i valori della superficie e della bidimensionalità, l’uso di materiali "cedevoli" come porcellana, vetro, ferro battuto, terracotta. Alla rivalutazione del "decor" corrispose una rivalutazione della manualità e dell’artigianato, dell’"artisticità" dell’oggetto, che si accompagnò all’ostilità nei confronti della macchina e della produzione industriale in serie. Le influenze che agirono più direttamente sulla formazione dell’Art Nouveau si possono individuare nella cultura inglese (dalla pittura preraffaellita, alle Arts and Crafts e a tutta l’opera di Morris, alla grafica di Mackmurdo e Berdsley), nella diffusione della pittura simbolista, nelle arti applicate, nell’arte giapponese e nella teorizzazione dell’uso del ferro in architettura . L’Art Nouveau in Belgio Victor Horta, Paul Hangar e Henri Van de Velde sono gli artisti più significativi che realizzeranno delle opere fondamentali per il nuovo stile. Victor Horta costruì Casa Horta (1898), casa Solvay (1895-1900), la Casa del Popolo (1901) ora distrutta. In questi edifici la tensione dinamica è affidata non tanto al ritmo avvolgente della decorazione, quanto all’animazione dei volumi: le facciate con ampie vetrate sostenute da ferro si articolano in prospettive multiple con sporgenze e rientranze. Paul Hangar (1857-1901) progettò, nel 1898 a Bruxelles, la sua opera forse più importante: la casa Kleyer. Sulla facciata, traforata da pannelli di vetro, si aprono due gigantesche finestre ovali e innervate come foglie. Van de Velde iniziò la sua attività artistica come pittore simbolista, ma già nelle prime opere architettoniche è presente quell’esigenza semplificatrice che lo condurrà verso l’architettura razionalista. L’Art Nouveau in Francia In Francia le personalità più importanti furono gli architetti Hector Guinard (1867-1942) creatore degli ingressi alle stazioni della metropolitana parigina (1889-1904), dove lunghi steli di ferro di una vegetazione immaginaria ingentiliscono le balaustre e le edicole, cercando di conciliare natura e città, organicità e meccanicità. La cosiddetta Scuola di Nancy, cui appartengono Gallé (1846-1904) e i fratelli Daum, piegò il vetro e la ceramica alle più mobili evoluzioni, ricreando nei propri oggetti un giardino o un bestiario estenuato e delicatissimo, intessuto di luci e di trasparenze.

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Il modernismo in Spagna La figura di Antoni Gaudì (1852-1926), da alcuni considerato il maggior architetto del nuovo stile, è in realtà difficilmente inquadrabile in un movimento ben definito. La sua architettura è visionaria, barocca, intensamente religiosa e vitalistica, animata da una decorazione brulicante e fantastica che non confina mai col puro estetismo. Scrive Gaudì: "L’arte è bellezza, e la bellezza è vita che solo il colore può esprimere….La decorazione è sempre stata policromatica…e gli edifici moderni dovrebbero forse esprimere una freddezza repellente? Quando manca il colore naturale del tempo la pittura e indispensabile". Così nel Parco Guell (1900-1914) porcellane e vetri policromi incrostati in materiali grezzi, in frammenti colorati, creano un giardino lussureggiante tra gioco e vivacità fantastica. La Casa Milà (1905-1910) con superfici dinamiche come corrugamenti calcarei, esprime un’identica esigenza di libertà espressiva. Nella chiesa de La Sagrada Familia, rimasta incompiuta, Gaudì lavorò fino alla fine. La struttura gotica, nella tensione verticale delle potenti guglie, è resa più dinamica e viva dalle incrostazioni ornamentali, dallo spazio fluido e continuo Un complesso simbolismo, spirato ad un mistico disegno iconografico, collega idealmente scultura e architettura. Il Modern Style in Gran Bretagna Lo scozzese Charles Renne Mackintosh (1868-1928) fu l’animatore del movimento, il cosiddetto "gruppo di Glasgow". Dal 1827 Mackintosh progettò edifici dove la semplicità delle costruzioni preannunciava un’interpretazione personale del nuovo stile. Alla linea curva si sostituisce un’ortogonalità regolare, che suddivide lo spazio in reticoli di quadrati e di rettangoli, articolandoli con sensibilità, funzionalità ed essenzialità. Stilizzazione e lirismo si fondono insieme, mentre le forme sia architettoniche che di arredo tendono ad allungarsi e stringersi come steli semplificati. La Secessione viennese Nel 1897 a Vienna un gruppo di artisti, tra cui il pittore Gustav Klimt (1862-1918), dichiarò di staccarsi dall’associazione ufficiale dei pittori e architetti e dettero vita alla cosiddetta Secessione. Sullo sfondo della Vienna imperiale, dove già si preannunciavano i segni dell’imminente crisi, mentre nasceva la psicoanalisi di Freud e la "nuova musica" di Mahler e di Schonberg, l’ampio movimento fu animato dalla ricerca di un’opera d’arte totale, che sapesse far coincidere arti maggiori e arti minori. Mentre in pittura, con Klimt, la Secessione toccò i vertici di un decorativismo decadente e metafisico, di straordinaria suggestione, nell’architettura l’esplorazione dell’ornamento (in contatto con Mackintosh) si accompagnò ad una riflessione sul concetto di funzionalità che anticipò in molti esiti il Movimento Moderno. Otto Wagner (1841-1918) progetta le stazioni della metropolitana di Vienna e le case Linke Wienzeile, la cui facciata liscia, geometrica, viene rivestita di piastrelle di maiolica con

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decorazioni floreali: la tendenza ornamentale tende però a conciliarsi con le esigenze funzionali " funzionalità, costruzione e poesia" sono le sue parole d’ordine. Joseph Olbrich e Joseph Hoffmann furono allievi di Otto Wagner e realizzarono nel 1898 il Palazzo della Secessione dove il gusto ornamentale e aulico, ravvisabile soprattutto nella grande cupola di foglie laminate d’oro, si accompagna ad una volontà di semplificazione formale: "i muri devono apparire candidi e lucenti, casti e inviolabili". LA BREVE STAGIONE DEL LIBERTY IN ITALIA Il Liberty o Floreale in Italia ebbe sviluppi degni di nota soprattutto nel corso dei primi anni del novecento, caratterizzati, nel nostro paese, da un intenso sviluppo economico che avvicinò l’Italia alle più avanzate nazioni industriali, Un campo dove il Liberty ebbe particolare influenza fu quello dell’architettura. Tra i primi esempi ci furono i Padiglioni per l’Esposizione torinese del 1902, progettati da Raimondo D’Aronco (1857-1932) in uno stile libero e disinvolto. Erano architetture fantasiose, piene di allusioni esotiche, e continuamente movimentate dai ritmi fluenti, arricchite da una decorazione floreale brulicante ma di sicura eleganza. A Milano il Palazzo Castiglioni dell’architetto Giuseppe Sommaruga (1865-1927) è un eccellente esempio di adesione ai modelli Art Nouveau, caratterizzata dal contrasto tra le stesure a intonaco o in pietra e il gioco intricato dei ferri battuti; l’edificio massiccio e di imponenti dimensioni, era tale da conferire al liberty milanese un’inclinazione verso il monumentale. Anche in Sicilia negli stesi anni, fiorisce il liberty grazie all’opera di Ernesto Basile (1857-1932) che seppe utilizzare il repertorio secessionista aggiungendo tuttavia spunti nuovi frequentemente riferiti agli stili locali. I limiti dell’architettura liberty Il nuovo stile conquistò rapidamente soprattutto i ceti più abbienti e progressivamente quello medio-borghese. Sembrava che finalmente la committenza e gli architetti (o meglio gli ingegneri, ma i due ruoli tendevano a identificarsi, perché il rigore costruttivo degli uni non era accettabile senza la sensibilità stilistica degli altri) fossero animati dalla volontà di sostituire all’eclettismo una precisa riflessione ambientale. In realtà, nella maggior parte dei casi, gli edifici del nostro Liberty si rivelarono depauperati dagli aspetti di avanguardia: accolgono del modernismo gli accenti più esteriori, più appariscenti, come l’eccesso di decorazione, e mostrano scarsa consapevolezza sul problema del rapporto tra l’esterno e l’interno o la ricerca di una fusione dei vari apporti artigianali. Inoltre il liberty italiano non seppe sottrarsi radicalmente a una mentalità eclettica, tanto che non furono infrequenti i compromessi col classicismo. Non a caso anche gli

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architetti prima menzionali non seguiranno con coerenza le premesse. D’Aronco firmò nel 1909 il Palazzo Comunale di Udine, di un eclettismo sei-settecentesco (tuttavia spiegato con la volontà di ambientare l’edificio nel complesso storico della piazza). Un architetto come Ulisse Stacchini (1871-1947) autore nei primi anni del secolo di alcune case private milanesi pregevoli firmò il progetto per la Stazione Centrale milanese (realizzata dal 1931), trionfo di un magniloquente eclettismo. Le arti decorative, campo privilegiato del liberty Il campo dove invece il liberty raggiunse esiti di maggiore originalità e durata fu quello delle arti decorative. Per alcuni anni a partire deal 1902 l’arte della ceramica, l’ebanistica, la grafica (e in special modo la cartellonistica), l’arte del ferro battuto ecc, raggiunsero risultati spesso di alta qualità. L’ideologia modernista non legittimava la contrapposizione tra arti maggiori e minori; addirittura, nel 1903, le arti decorative vennero ammesse nel tempio dell’ufficialità, la Biennale di Venezia. Di particolare rilievo appare l’opera di Galileo Chini (1873-1956), un tipico esponente del modernismo proprio per la sua versatilità; fu uno straordinario ceramista, capace di adeguarsi precocemente a un repertorio iconografico liberty con forti influenze orientali, e fu un decoratore prolifico.Tra le moltissime opere si segnalano i pannelli per la sala "L’arte del sogno" (Biennale del1907) e gli affreschi per la cupola della Biennale raffiguranti i periodi più importanti della civiltà dell’arte (1909). Fonte: http://www.turismo.provincia.venezia.it/turismoambientale/cd_1/itinerari/lido/lido.html#piantina