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Sinceramente, pensando a qualcosa da dire come articolo introduttivo a questo numero del bollettino parrocchiale, è questo il titolo che ci è sgorgato spontaneo dal cuore … Perché? Perché è stata proprio questa, la Visita alle famiglie, la preparazione immediata alle celebrazioni pasquali che tra poco rivivremo. Anzi, potremmo intitolare l’articolo: Pasqua nelle nostre famiglieE pensando alla Pasqua, con il suo significato bello, speranzoso, positivo, ottimista ad oltranza di cui è portatrice, vorremmo ri-entrare nelle vostre case (e cominciamo a farlo proprio attraverso questo giornalino) dicendo con assoluta forza e certezza che: - la morte è vinta, e tutti quei lutti che hanno investito le nostre case in modi a volte anche bruschi, prematuri, inaspettati trovano una luce: i nostri cari li rivedremo, potremo nuovamente godere della loro presenza … - la sofferenza è “lenita”, non nel senso che non la sento più (il male fa … male!), ma nel senso che in essa ho un buon compagno di viaggio, Gesù … - la menzogna è dissipata: la menzogna che dà valore all’uomo in base a quanto possiede. Gesù, alla fine della sua esperienza terrena, è … nulla tenente … - il perdono è la parola “vincente”: e lì non c’è avversario che mi possa battere, perché chi perdona ha sempre l’ultima parola … - la salute non è la cosa più importante: anche perché tante volte ci “rodiamo il fegato” (malattia abbastanza diffusa) con le nostre stesse mani, o gesti, o parole !! Gesù ci dice che c’è qualcosa di molto, molto più importante della salute stessa … - la tentazione è sconfitta: quella di mollarci, di lasciar perdere, di tornare indietro, di de- responsabilizzarsi, di scappare … - l’amore è più pervasivo dell’odio: in fondo, se sono tante le situazioni di cattiveria, sono molto di più i “buoni”, gli onesti, i generosi … E la lista in questo senso potrebbe allungarsi parecchio. E, proprio per questo, la riflessione che alla fine ci viene da fare è questa: se è vero (e lo diciamo tante volte) che DIO è un vero e proprio MISTERO, insondabile, imperscrutabile, e alla fin fine precluso alla mente dell’uomo (per cui alcuni bypassano il problema) … è però molto più vero che l’uomo SENZA DIO è ancora più misterioso perché: morte, sofferenza, menzogna, odio, malattia, tentazione … sarebbero realtà senza nessuna speranza. E, semplice sillogismo aristotelico, la stessa vita dell’uomo sarebbe senza senso … Augurarsi il “BUONA PASQUA” (che è quello che in ogni caso facciamo noi parroci al termine di queste brevi righe), ci porti a credere sempre più nitidamente che è Gesù la “via”, la “verità” e la “vita” che rende la nostra vita più bella ! Don Giovanni e don Giuliano Pasqua 2013 Pasqua in famiglia “Io sarò con voi tutti i giorni!” Papa Francesco (card. Jorge Mario Bergoglio), eletto il 13 marzo 2013 dopo la rinuncia di Benedetto XVI. Ringraziamo il Signore per averci mostrato in questi mesi una Chiesa viva! E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza.

PASQUA IN FAMIGLIAupgualtieri.weebly.com/.../giornalino_pasqua2013.pdf · 2019. 8. 30. · Pasqua in famiglia “Io sarò con voi tutti i giorni!” Papa Francesco (card. Jorge Mario

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Sinceramente, pensando a qualcosa da dire come articolo introduttivo a questo numero del bollettino parrocchiale, è questo il titolo che ci è sgorgato spontaneo dal cuore … Perché? Perché è stata proprio questa, la Visita alle famiglie, la preparazione immediata alle celebrazioni pasquali che tra poco rivivremo. Anzi, potremmo intitolare l’articolo: Pasqua nelle nostre famiglie… E pensando alla Pasqua, con il suo significato bello, speranzoso, positivo, ottimista ad oltranza di cui è portatrice, vorremmo ri-entrare nelle vostre case (e cominciamo a farlo proprio attraverso questo giornalino) dicendo con assoluta forza e certezza che: - la morte è vinta, e tutti quei lutti che hanno investito le nostre case in modi a volte anche bruschi, prematuri, inaspettati trovano una luce: i nostri cari li rivedremo, potremo nuovamente godere della loro presenza … - la sofferenza è “lenita”, non nel senso che non la sento più (il male fa … male!), ma nel senso che in essa ho un buon compagno di viaggio, Gesù … - la menzogna è dissipata: la menzogna che dà valore all’uomo in base a quanto possiede. Gesù, alla fine della sua esperienza terrena, è … nulla tenente … - il perdono è la parola “vincente”: e lì non c’è avversario che mi possa battere, perché chi perdona ha sempre l’ultima parola … - la salute non è la cosa più importante: anche perché tante volte ci “rodiamo il fegato” (malattia abbastanza diffusa) con le nostre stesse mani, o gesti, o parole !! Gesù ci dice che c’è qualcosa di molto, molto più importante della salute stessa … - la tentazione è sconfitta: quella di mollarci, di lasciar perdere, di tornare indietro, di de- responsabilizzarsi, di scappare … - l’amore è più pervasivo dell’odio: in fondo, se sono tante le situazioni di cattiveria, sono molto di più i “buoni”, gli onesti, i generosi … E la lista in questo senso potrebbe allungarsi parecchio.

E, proprio per questo, la riflessione che alla fine ci viene da fare è questa: se è vero (e lo diciamo tante volte) che DIO è un vero e proprio MISTERO, insondabile, imperscrutabile, e alla fin fine precluso alla mente dell’uomo (per cui alcuni bypassano il problema) … è però molto più vero che l’uomo SENZA DIO è ancora più misterioso perché: morte, sofferenza, menzogna, odio, malattia, tentazione … sarebbero realtà senza nessuna speranza. E, semplice sillogismo aristotelico, la stessa vita dell’uomo sarebbe senza senso … Augurarsi il “BUONA PASQUA” (che è quello che in ogni caso facciamo noi parroci al termine di queste brevi righe), ci porti a credere sempre più nitidamente che è Gesù la “via”, la “verità” e la “vita” che rende la nostra vita più bella !

Don Giovanni e don Giuliano

Pasqua 2013

Pasqua in famiglia “Io sarò con voi tutti i giorni!”

Papa Francesco (card. Jorge Mario Bergoglio), eletto il 13 marzo 2013 dopo la rinuncia

di Benedetto XVI. Ringraziamo il Signore per averci mostrato in questi mesi una Chiesa viva!

“E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è

quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi.

Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande

fratellanza.”

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Il 13 gennaio in Cattedrale a Reggio Emilia Enrico Gabbi, Marco Pelli, Isacco Rinaldi e Carlo Soliani hanno ricevuto l’ordinazione diaconale dal nuovo Vescovo di Reggio Emilia – Guastalla, Mons. Massimo Camisasca. Erano presenti anche i vescovi Adriano Caprioli e Lorenzo Ghizzoni che hanno guidato il loro percorso fino all’anno scorso. È stato un momento di gioia per tutta la comunità. Insieme ad Angelo Capiluppi abbiamo ora 5 diaconi nelle nostre comunità. Abbiamo chiesto a Carlo, a nome di tutti, di scrivere per noi una breve testimonianza di quel giorno particolare. Penso che il tredici gennaio di ogni anno che verrà sarà uno di quei giorni che io Carlo, Isacco, Marco ed Enrico ricorderemo insieme alle nostre famiglie e alle nostre Comunità, con gioia e stupore per la chiamata che Dio ha pensato di rivolgerci. Un po’ impacciati negli abiti che indossa il clero ed emozionati dall’abbraccio di tante persone che ci sono state e ci sono tutt’ora vicino il Vescovo Massimo ci ha imposto le mani invocando lo Spirito Santo per fare di noi dei diaconi, dei servi di Dio. Mentre ero sull’altare in attesa di vivere il rito dell’Ordinazione in mente mi risuonavano le parole del Vescovo Monsignor Bregantini: “Se vuoi essere Diacono scegli una terra, servila, amala, annuncia il Vangelo e prega per lei…”. Poi le parole decise, intense ed emozionanti di Monsignor Camisasca: “Prego in questa liturgia perché, nel tempo che vi concederà di vivere, il Signore vi permetta di entrare sempre più profondamente nel ministero che vi affida; il diacono partecipa alla persona di Gesù che ha detto di se stesso di essere servo. Dice infatti Gesù: il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mt 10,45). E

ancora: Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo (Mt 20,26). Con queste parole Gesù lega il servizio a una particolare intimità con lui. Se vogliamo dunque comprendere qualcosa di ciò che sta per accadere nelle vostre esistenze dobbiamo guardare a Cristo, alla sua vita, ai misteri della sua esistenza che illuminano e originano nello stesso tempo anche la nostra. Non possiamo comprendere nulla di noi stessi se non guardiamo Cristo. Soltanto nella luce del Figlio di Dio fatto uomo prende luce la realtà dell’uomo (cfr. GS 22). Il Diacono è colui che vive con Cristo, il suo Signore, per manifestarne la presenza vivendo in mezzo agli uomini. Voi operate questa manifestazione attraverso la proclamazione della Parola di Dio, attraverso le opere di carità, attraverso il servizio liturgico all’altare e la testimonianza in famiglia e nel lavoro. In questo modo partecipate a quell’immensa e potente azione di Cristo che riconduce a sé tutto il mondo. Mettere ordine nel mondo: questo è propriamente la carità, che mette ordine perché rigenera i cuori. Al disordine dell’invidia, della gelosia, dell’ira, della violenza – tutte cause di guerra e di morte – sostituisce l’ordine dell’accoglienza, della donazione, dell’amore disinteressato, della gioia e della pace.” E poi continua il Vescovo Massimo: “Non pensate a ciò che dovete fare. È lo Spirito che opera in voi questa figliolanza.”

Sappiamo bene che il matrimonio inizia il giorno dopo la festa e così pure il nostro servizio per e fra la gente, ogni giorno, con la nostra famiglia, i nostri colleghi di lavoro, i nostri amici, il mondo intero… E vorrei concludere questa breve ringraziamento con le parole di Papa Benedetto XVI che dice: “L’amore, l’amicizia di Dio, ci è stata data perché arrivi anche agli altri. E dobbiamo portare un frutto che rimanga. Tutti gli uomini vogliono lasciare una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. L’unica cosa, che rimane in eterno, è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità. Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime umane – l’amore, la conoscenza;; il gesto capace di toccare il cuore; la parola che apre l’anima alla gioia del Signore. Allora andiamo e preghiamo il Signore, perché ci aiuti a portare frutto, un frutto che rimane. Solo così la terra viene cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio”. Sinceramente GRAZIE di cuore a tutti quelli che abbiamo già incontrato e grazie da subito a quelli che incontreremo…

Vita parrocchiale

Carlo, Enrico, Isacco e Marco: servi di Cristo nella comunità Il 13 gennaio sono stati ordinati diaconi dal Vescovo Massimo

Vita parrocchiale

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Durante la Quaresima i parroci e i diaconi, accompagnati dalle Sorelle di San Francesco provenienti dal Convento di Brede (MN), hanno fatto visita alle famiglie di Gualtieri. Abbiamo intervistato le Sorelle per capire qualcosa di più riguardo al loro carisma e come giudicano questo importante momento di incontro con le famiglie del paese. In che cosa consiste il vostro carisma in quanto Sorelle di San Francesco? Come Sorelle di San Francesco ci sentiamo chiamate a vivere fraternamente il Vangelo e a trasmettere la nostra esperienza di fraternità a chi ci incontra. Gesù ci insegna che siamo “suoi” nella misura in cui avremo amore gli uni per gli altri. Così anche noi, a partire da chi ci vive accanto cerchiamo, con l’aiuto di Dio, di amarci sempre più reciprocamente per poi portare fuori dal Convento l’amore che viviamo tra noi. Questo comporta un quotidiano esercizio di pazienza, stima, rispetto, collaborazione, imparando giorno dopo giorno a fare spazio all’altro proprio come in una famiglia. La semplicità e la letizia francescane contraddistinguono poi il nostro “stile” nell’annunciare il Vangelo con la vita e le parole. Come si organizza la vostra giornata abituale? La nostra giornata è scandita dalla preghiera, dal lavoro e dallo studio. A partire dal mattino presto e fino alla sera prima del riposo sono molti i momenti di preghiera cosiddetta “corale” celebrata sempre tutte insieme. Il lavoro manuale riguarda soprattutto la cura normale della casa e della chiesa: cerchiamo di arrangiarci un po’ in tutto. Per ogni necessità ci affidiamo alla divina Provvidenza e condividiamo con i poveri quello che possiamo. Non abbiamo infatti strutture come asili, case di riposo, scuole, ecc… e questo al fine di poterci dedicare all’apostolato di tipo itinerante che ci permette di metterci a disposizione dei parroci nelle loro comunità. Oppure accogliamo piccoli gruppi (dai bambini del catechismo, agli adulti, scouts, fidanzati…) per brevi ritiri spirituali e anche solo per pregare con altri. In ogni modo cerchiamo innanzitutto di custodire la vita di preghiera e la vita fraterna.

Siete state chiamate per sostenere i nostri parroci nella visita alle famiglie di Gualtieri. Cosa vuol dire portare Gesù nelle famiglie? C’è bisogno di questo gesto? La visita alle famiglie è uno degli apostolati più frequenti e pensiamo che sia sempre più necessario portare Gesù per le strade e nelle case. È il segno di una Chiesa che va verso i suoi figli, di Gesù che visita “i suoi che sono nel mondo”. Chi ci accoglie spesso sottolinea il bisogno e la sete che si ha di sentire vicino la presenza di Dio. Per qualcuno diventa un’occasione di ritorno alla messa e alla vita di fede, per qualcun altro lo stimolo per un maggior impegno in parrocchia, spesso diventa un motivo di riflessione personale o famigliare... Basta aprire la porta a Gesù che passa! Come siete state accolte dalle famiglie di Gualtieri? Qual è l’esperienza di questi giorni che portate nel cuore in modo particolare? Le famiglie di Gualtieri ci hanno accolto molto bene. Da molti ci siamo sentite “attese”, rendendo ancora più bello e significativo questo servizio. Abbiamo sperimentato come la gente abbia bisogno di essere ascoltata, di ricevere una parola buona e soprattutto di “imparare” ad affidarsi al Signore”. È stata un’esperienza molto positiva e molto cristiana in termini di comunità. È stato bello condividere con don Giovanni e don

Giuliano la preghiera e la stessa fatica quotidiana nella gioia e nella semplicità e ci siamo sentite in famiglia fin dal primo giorno. Abbiamo trovato in generale una grande accoglienza tanto che alcune vie sembrava non riuscissimo mai a finirle. Sono stati incontri di ogni genere e quasi nessuno ha rifiutato la visita. Una volta in una palazzina con diversi appartamenti c’era in casa un solo ragazzo senegalese di religione mussulmana. Vista l’insistenza con cui suonavamo tutti i campanelli e nessuno rispondeva, ci ha aperto nonostante fosse consapevole di non appartenere alla nostra fede. Abbiamo chiesto perché e ci ha risposto che aveva notato come giravamo per il paese e che ci stimava per il nostro impegno di quell’unico Dio che fa sorgere il sole su tutti. E proprio al nostro Dio affidiamo ciascuno di voi, cari amici di Gualtieri, vi ringraziamo per l’accoglienza e la disponibilità che avete mostrato nei nostri confronti. A voi e a quelli che non abbiamo incontrato assicuriamo il ricordo nella nostra preghiera e… arrivederci!

Nella foto da sinistra: Carlo Soliani, Suor Giuliana, Suor Lidia, don Giuliano, Suor Maria, Angelo

Capiluppi e Suor Paola.

Vita parrocchiale

Le Sorelle di San Francesco per la visita alle famiglie Riscontro positivo: “Da molti ci siamo sentite attese”!

Vita parrocchiale

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Dopo la visita a Gualtieri e Pieve Saliceto con le Sorelle di San

Francesco, i parroci, affiancati da un altro gruppo di suore di San

Massimiliano Kolbe, hanno visitato le famiglie di Santa Vittoria.

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Chi ha partecipato a Pieve Saliceto alla Messa di domenica 24 febbraio avrà sicuramente notato qualche viso nuovo in più e si sarà accorto che il tendone della Protezione Civile nel cortile dell'oratorio di Pieve (dove ormai da qualche mese celebriamo la messa) era piacevolmente affollato: erano infatti presenti tra noi (quasi) tutte le 13 coppie di fidanzati che hanno concluso il corso vicariale, che si è tenuto a Pieve Saliceto al Centro di Pastorale Familiare “Zaccaria ed Elisabetta” nel periodo di gennaio-febbraio. Ma che cos'è questo “corso per i fidanzati”? Come è organizzato? Da chi? Cerchiamo di scoprirlo insieme, parlandone un po' con Isacco Rinaldi (diacono) e sua moglie Giovanna. Ciao Isacco! Ciao Giovanna! Dunque, che cos'è il “corso dei fidanzati”? Come lo definireste? È un percorso per fidanzati che stanno riflettendo sul matrimonio e che vogliono approfondire i motivi della scelta di vivere questo sacramento cristiano. Non è un corso pre-matrimoniale e basta! Come è organizzato? Facciamo in totale 6 o 7 incontri. La prima serata è dedicata alla visione di un film, seguita da una cena, per cominciare a conoscersi e creare qualche relazione; poi ci sono 5 serate a seguire (una a settimana) in cui ci confrontiamo su vari temi (a partire da quelli proposti dal film visto insieme, ad esempio) e si crea un dialogo. Il corso termina di domenica, con la celebrazione della Messa, pranzo e pomeriggio trascorso insieme. Chi organizza tutto questo? È un'equipe di persone che ne se occupa. Oltre a me e Giovanna, c'è un'altra famiglia di Brescello, Tina e Fabrizio, poi ci sono don Giovanni e don Evandro (parroco di Brescello). Nel creare questa equipe si è pensato quindi di coinvolgere due parrocchie, e in particolare una famiglia e un sacerdote di ogni parrocchia, ed in pratica “lavoriamo in squadra”, per cui ad esempio noi famiglie abbiamo il compito di testimoniare il nostro

“essere famiglia”, mentre i sacerdoti coinvolti aiutano ad approfondire i contenuti e mantenere “alto” il livello del corso. La presenza delle famiglie per alcune coppie che non frequentano abitualmente la Chiesa rende più agevole la relazione e fa sentire a proprio agio. Avete qualche programma da seguire o degli obiettivi prefissati? Si, c'è una programma a livello vicariale che offre una serie di tematiche con metodologie attive di confronto e discussione. Normalmente all'inizio si cerca di capire che tipo di relazione c'è tra la coppia, come vengono affrontate le scelte,... Poi si entra più nello specifico del sacramento che si apprestano a ricevere: cerchiamo di capire quali sono i valori alla base del Matrimonio, cosa vuol dire vivere un sacramento come il Matrimonio, piuttosto che la convivenza (visto che spesso incontriamo coppie che convivono già da qualche tempo). Offriamo quindi una serie di spunti di riflessione e poi sono le coppie a lavorarci su! Come rispondono le coppie che partecipano a questi incontri? L'impressione della prima sera è che le coppie sentano questo corso come qualcosa di obbligatorio, uno dei tanti doveri per potersi sposare e questo rende più difficoltoso l’inizio del lavoro. Solo dopo qualche incontro la visione cambia e le coppie cominciano a vedere il corso come un'opportunità per creare dialogo e confronto su temi importanti. Cosa succede quando il corso di fidanzati termina? Per cercare di dare continuità, all'ultimo incontro ci ridiamo appuntamento a quando tutte le coppie si saranno sposate, per ritrovarci, raccontarci come è andato il Matrimonio, riallacciare i rapporti e proporre un percorso anche dopo il matrimonio. Magari qualche coppia non partecipa più, ma noi continuiamo lo stesso a mandare gli inviti a tutti: vogliamo che questo percorso sia percepito non come una cosa per pochi “iscritti”, ma come un'opportunità che diamo a tutti e che

mettiamo a disposizione per incontrarsi, per dialogare e confrontarsi sui temi della famiglia alla luce del Sacramento celebrato. Da quanto tempo tu e Giovanna fate questo servizio nei corsi per i fidanzati? Questo è il terzo anno. Il primo anno abbiamo lo abbiamo tenuto (sempre a Pieve Saliceto) nel Centro Parrocchiale “Beata Picco”, da due anni siamo qui al C.P.F. Sono stati i parroci a chiederci 3 anni fa di occuparci della pastorale familiare e in vista dell'apertura del C.P.F. abbiamo accettato. Come si coniuga l’accoglienza a donne in difficoltà con il percorso proposto? L’accoglienza viene fatta non dalla nostra famiglia, ma dall’intera comunità. Quando c'è qualcuno nell'appartamento sotto, durante il corso cerchiamo di coinvolgere quella persona, invitandola a pranzo o a cena insieme alle altre coppie, per trasmettere cosa vuol dire essere famiglia aperta all'altro, al dono dell'accoglienza. Cosa direste ad una coppia che ha terminato il corso e sta per sposarsi e ad una che invece ha rinunciato? Auguriamo di vivere il Matrimonio cristiano pienamente, perché è bellissimo e chi invece ha rinunciato diremmo che non sa cosa si perde!

Vita parrocchiale

Un percorso per diventare famiglia In cosa consiste il Corso per fidanzati verso il matrimonio

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È difficile raccontare in poche righe il percorso educativo e di fede che stiamo vivendo ormai da tre anni insieme ai ragazzi di Gualtieri, Pieve e Santa Vittoria che ora frequentano le scuole superiori. Ogni anno, insieme agli educatori di Boretto e Brescello, scegliamo un tema, una traccia comune da seguire: questa comunione di intenti si è rivelata utilissima sia per i ragazzi che per noi educatori, perché il condividere con altre persone lo stesso cammino è per tutti uno stimolo ed un incoraggiamento a perseverare nel proprio impegno, anche quando i numeri delle presenze non sono, diciamo, entusiasmanti. In realtà da sempre, ed in quest’anno in particolare, in occasione degli incontri abbiamo imparato a non contarci e ad apprezzare le discussioni che nascono e crescono spontaneamente dai ragazzi stessi! Spesso infatti proprio quando ci siamo ritrovati in pochi e abbiamo potuto guardarci negli occhi si sono sviluppati i confronti più profondi, sinceri e intimi. Ma di che cosa parliamo? Ai ragazzi di 16-17 anni è difficile proporre incontri di pura discussione senza sembrare “vecchi, bigotti o peggio ancora scontati”. Quest’anno abbiamo chiacchierato di paura, abbandono, dolore, di passione ed entusiasmo, di responsabilità e scelta: temi che ci sono stati suggeriti dalla lettura del libro di Alessandro D’Avenia “Cose che nessuno sa”. Sebbene non sia facile fare con i ragazzi un vero e proprio cammino di fede (ritiri e confessioni non sono frequentatissimi), gli argomenti trattati

riescono spesso a suscitare un vivo interesse. I ragazzi hanno voglia di parlare del loro mondo, delle loro esperienze, del loro rapporto con i coetanei e con gli adulti. Parlare di Dio invece non è sempre facile: per alcuni è una figura lontana, per altri una presenza che dà forza e sostegno. Ma i nostri appuntamenti domenicali sono di fatto uno dei pochi momenti, se non l’unico, in cui essi hanno la possibilità di confrontarsi con sincerità, libertà e apertura su questo tema. Molto importanti sono inoltre le occasioni d’incontro con “testimoni di fede”, adulti o giovani chiamati a raccontare ai ragazzi la propria vita e il proprio percorso: abbiamo notato infatti quanto la testimonianza e l’esempio concreto, per esempio di una coppia di sposi o di un missionario, riescano ad affascinare i ragazzi forse più di mille parole. L’intento di noi educatori è quello di accompagnarli in questo cammino di maturazione personale e di scoperta delle fede. Noi ci impegneremo al massimo delle nostre modeste capacità per suscitare in loro sempre più interesse: la nostra speranza è che possano crescere insieme e comprendere che si può vivere un’adolescenza piena, sana e gioiosa soprattutto se ci si affida completamente al Signore.

Anna, Francesco, Diego

Vita parrocchiale

I ragazzi alla scoperta della fede Esperienza di un gruppo delle scuole superiori

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Campi estivi per ragazzi

Sono aperte le iscrizioni presso l’oratorio parrocchiale di Gualtieri

Ragazzi dalla 4° elementare alla

1° media

13-20 luglio 2013 S. Leonardo di Bressanone

Ragazzi dalla 2° media alla 1°

superiore

20-27 luglio 2013 S. Leonardo di Bressanone

Ragazzi dalla 2° superiore e

universitari

Campo di servizio alle Case della Carità del nostro appenino

Data ancora da definire (si pensa a fine luglio / inizio agosto)

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Era settembre 2012 quando Dio

decise di dare un’occhiata all’oratorio

di Santa Vittoria e constatando le

difficoltà che stava attraversando

decise di intervenire. C’erano

problemi nel reggere i turni al bar da

parte delle famiglie che vi facevano

servizio così l’oratorio apriva soltanto

al sabato e occasionalmente alla

domenica per eventi particolari. Ma

soprattutto non era più presente una

figura che accogliesse i ragazzi, che

desse loro una mano e mantenesse

uno stile di vita cristiano. Così questi

giovani erano lasciati a loro stessi

senza un educatore e immersi in un

ambiente che non sentivano loro, che

non apprezzavano, di cui non

capivano l’importanza e il valore:

frequentavano un luogo di relazione

senza però che esso avesse niente di

Dio da dire loro. Crescevano in un

ambiente svuotato della propria

essenza allegra e accogliente che

contraddistingue (o almeno così

dovrebbe essere) l’oratorio. I ragazzi

erano numerosi, le strutture ben

impostate e funzionanti, mancava

l’essenziale: un amico che prendesse

a cuore le loro vite e le loro storie.

Ma per grazia c’è Gesù che opera

silenziosamente nei nostri cuori e ha

fatto nascere il desiderio di cambiare

la situazione ai nostri parroci, don

Giovanni e don Giuliano, che si sono

rivolti alla diocesi e al comune di

Gualtieri.

Così grazie al finanziamento

comunale e a un progetto per la

pastorale giovanile diocesana ci si è

dati da fare nel raccogliere opinioni e

suggerimenti da parte di giovani e

adulti che frequentano la parrocchia

di Santa Vittoria riguardo alla

situazione dell’oratorio e dei ragazzi

nel paese. Inviato il materiale a

Reggio e fatta qualche riunione ecco

che a novembre arriva il tanto atteso e

volenteroso educatore Alessandro

Raso con un gran desiderio di

spendersi per i ragazzi.

Ha così inizio l’apertura del bar il

lunedì, mercoledì, venerdì e sabato

dalle 15 alle 18 ma soprattutto ha

inizio la conquista della fiducia dei

ragazzi con un operato silenzioso,

mite e umile nello stesso tempo. Ci si

saluta, si chiacchiera, ci si conosce.

Semplicemente si inizia a volere loro

bene facendo amicizia e entrando nel

gruppo. Così giorno per giorno si

viene accettati gratuitamente e al

solito “ciao” spento si aggiungono

sorrisi, tonalità allegra e il nome del

salutato. Partono le confidenze e i

segreti, si gioca insieme e si impara

da loro ed eccoci finalmente amici: è

ora di passare all’azione!

Si mantiene un certo stile educato, si

impongono piccole regole e si

richiama chi non le rispetta, si

attaccano le foto di tutti sui muri

dell’oratorio e si media alle richieste e

ai litigi.

Arrivati a oggi chi frequenta il circolo

ANSPI può dire di essere quasi a

casa: quelle quattro mura fredde ora

parlano un po’ di ognuno di noi e

delle nostre avventure, evocano

sorrisi, momenti noiosi e tornei di

calcetto! Il primo grande evento è

stato proprio un torneo di in memoria

di san Giovanni Bosco; i ragazzi

erano felicissimi della proposta così,

venerdì primo febbraio, si è iniziato

con la storia del santo fondatore degli

oratori e approfondito sulla sua prima

idea di servizio per i giovani e a

seguire partite di calcio e merenda per

tutti!

Oggi possiamo fare un piccolo

bilancio molto positivo: si è

riscoperto un potenziale incredibile

nei ragazzi che si sono resi disponibili

nell’organizzare la festa di carnevale

in paese, pulire l’oratorio e spalare la

neve. E’ cresciuta in loro la maturità

di ascoltare, collaborare e accettare le

critiche per crescere insieme.

Ora parte la sfida più grossa che

coinvolge tutta la comunità di

Gualtieri: continuare a investire ed

occuparsi dei giovani, futuro della

nostra realtà, perché possano essere

aiutati a diventare Uomini e quindi

Cristiani veri, con radici solide.

Ognuno può e deve contribuire nel

suo piccolo ad aiutare portando un po’

di sé e della sua ricchezza in oratorio

e in parrocchia. Già perché “nessuno

ha un amore più grande di questo:

dare la vita per i propri amici.”

Vita diocesana

Parte il “Progetto Giovani” a Santa Vittoria Frutto della collaborazione tra Parrocchia e Comune per aiutare i ragazzi a crescere

Vita diocesanaVita diocesana6

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Cosa vuol dire celebrare la Pasqua? Se osserviamo il ritmo del tempo (giorno/notte), l’alternarsi delle stagioni e le fasi della vita di ogni persona, quanti mutamenti possiamo rilevare, quanti passaggi, quante pasque (pasqua dall’ebraico pesach = passare oltre, passaggio). Ognuno di questi passaggi è caratterizzato da due movimenti, nel primo ciò che di noi non è più, qualcosa in noi “muore” per lasciare, nel secondo, spazio e tempo a qualcosa che nasce, allo stupore e alla meraviglia della vita che si rinnova, al divenire della storia che è ciascuno di noi, pensato e amato da sempre da Lui e in vista dell’incontro con Lui! Celebrare la Pasqua significa allora per me festeggiare la vita nella sua completezza e la vita immersa nella creazione. Celebrare il Creatore e ciascuno di noi sua creatura! Significa anche ri-iniziare di nuovo un percorso, un cammino di rinnovamento della mente e del cuore, per aprirci all’Altro da me per comprendere ciò che io sono, ciò che è in me e attorno a me. Passare oltre dall’egoismo, dalla fragilità, dalla limitatezza che ci abita per aprirci all’altro “affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Rm 12,2). Perché è la festa più importante per i cristiani? La liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in terra d’Egitto “È la Pasqua del Signore” (Es 12,11), il viaggio di discernimento nel deserto e il raggiungimento della terra promessa, sono i segni dell’alleanza tra Javeh e il popolo di Israele. L’intervento di Dio nella storia del popolo, il patto e le leggi mosaiche, la profezia della venuta del Messia, sono gli elementi fondanti del culto giudaico che ritmano le cerimonie e la vita stessa di ogni ebreo. Con questa coscienza e in questa tradizione Gesù di Nazareth ha voluto celebrare quell’ultima Pasqua assieme ai suoi amici. L’evangelista Giovanni (Gv 13,4-5) ci dice che Gesù in quel rito, in quel preciso momento, ha compiuto un gesto strano, si è messo a lavare i piedi ai suoi amici, ha compiuto l’atto del servo! Marco, Matteo e Luca

ci dicono che ha preso del pane e ha detto che è la sua vita donata e del vino che è il suo sangue versato! Cosa avranno pensato in quel momento i discepoli? Cosa pensiamo noi adesso? Conosciamo poi direttamente da loro che Gesù è stato condannato a morte, è morto crocifisso e che in seguito lo hanno incontrato risorto … solo allora i discepoli hanno compreso le parole ed i gesti di Gesù! Dio si è fatto uomo, si è chinato a lavare le nostre debolezze, le nostre mancanze, ha condiviso la gioia e il piacere della compagnia e dell’amicizia, il turbamento della sofferenza, ha aiutato, guarito, consolato, ha pregato, ha amato al di là di ogni ragione, ha ricercato il buono che è dentro l’uomo e ha condannato l’ipocrisia, ha servito la Verità, è stato giudicato e giustiziato perché in un mondo di ingiusti il Giusto ci dà scandalo. Innocente è stato crocifisso e con lui le nostre miserie, ha condiviso il limite della morte schiudendo a ciascuno di noi la relazione di figlio di Dio, del Padre che è Amore. “Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8,37-39). Cosa può dire a me, nel 2013, che Gesù e risorto dai morti? C’è una condizione comune a tutte le persone, davanti alla quale siamo tutti uguali, e questa condizione è la morte. Quanta energia utilizziamo, in

particolare in questi ultimi decenni, per neutralizzare e per riparare il trascorrere inesorabile del tempo e le tracce che lentamente delineano i nostri volti. La morte è separazione, è il nulla, è la rottura delle relazioni con se stesso e con gli altri, l’assenza di affetti, di sentimenti, di emozioni. Di fronte ad essa balbettiamo pensieri, ipotesi, domande a cui ciascuno tenta di dare la propria personale risposta. Anche a Gesù di Nazareth è toccata la medesima sorte. Nel momento precedente al nulla Gesù inchiodato in croce gridò “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34 e Sal 22,1). È il grido di separazione dalla Vita, l’angoscia per l’impotenza e la follia umana, la ricerca del senso … ma è lo stesso Salmo 22 che al successivo versetto 32 riporta “Tu mi hai risposto!”. Poteva l’Amore non rispondere all’Amato, poteva il Padre non rispondere al Figlio della sua stessa sostanza, poteva la Vita non rigenerare se stessa? Dio Padre ha riempito e riempie quel nulla, risponde alla separazione con la comunione, con la luce alle tenebre, con la Vita alla morte. “La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose” (Fil 4,20-21). Questo è il messaggio che è trasmesso alle donne e agli uomini di oggi, di ieri e di domani, che la vita, il sacrificio e la resurrezione di Gesù ci ha mostrato il volto e l’agire di Dio, fedele, paziente, che perdona, consola, spera, ama, … “perché Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28).

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La Pasqua: la festa più importante per i cristiani Dialogo con il diacono Enrico Gabbi sul significato della Pasqua

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Durante i venerdì di Quaresima il Vescovo Massimo si è proposto fin dal suo ingresso a Reggio di incontrare i giovani e parlare loro di ciò che ha più a cuore: Cristo. Fin dal primo giorno ha detto ai giovani che vuole presentare Gesù, Colui che dà senso a tutta la sua vita. Vuole mostrare come Gesù sia realmente presente ed incontrabile sul nostro cammino. E così ha mantenuto la promessa. In cattedrale più di mille ragazzi ogni sera hanno atteso la sua parola. L'incontro si svolge in modo semplicissimo. Non ci sono grandi strategie: un tavolo e una sedia. E il Vescovo parla con qualche appunto sotto agli occhi. Racconta e cattura l'attenzione di tutti, alcuni prendono appunti... Si avverte che parla ai giovani come un padre che sta trasmettendo ai figli cose davvero importanti che hanno a che fare con ognuno di loro. I suoi occhi incrociano gli occhi dei giovani, va dritto al cuore. Proponiamo di seguito una trascrizione di un passo mentre commenta l'episodio dell'incontro di Gesù con Nicodemo (Gv 3,1-17). Attraverso Nicodemo anche noi possiamo incontrare Gesù oggi. Sul sito della Diocesi di Reggio Emilia si trovano i video dei 4 incontri. Dentro Nicodemo c'è questo desiderio: di incontrare qualcuno che lo liberi dalla sua paura, per questo va da Gesù di notte. Ha paura del giudizio degli altri farisei. Ha paura che lo ritengano un visionario, un sentimentale, ha paura di perdere la posizione nel Sinedrio. Lo stesso vale per noi: anche noi siamo pieni di bisogni, debolezze e paure. Ma venerdì scorso [quando si era meditato sull'incontro tra Gesù ed il cieco nato, ndr] abbiamo capito che le nostre debolezze e imperfezioni non ci portano necessariamente alla sconfitta, anzi possono essere la strada che ci conduce a Dio. Ecco, questo è quello che ha cominciato a intuire Nicodemo. Deve fare un passo che però lui da solo non è capace di fare. É diviso tra la paura verso i suoi, verso il suo ambiente che lo considera un folle e un visionario e qualcosa di

evidente, che lo colpisce nel profondo, forse avrà detto: “In Gesù c'è qualcosa che non ho visto da nessuna parte”. Per questo va da Lui di notte. Il buio del cieco nato e di Nicodemo sembrano essere due bui diversi a prima vista. Quello del cieco nato è il buio di chi non vede, un buio interiore. Quello di Nicodemo è il buio della notte, che sta fuori. Però per tutti e due si tratta di trovare la luce. Vedete: ci sono tante esperienze del buio. Per esempio: quando noi non abbiamo chiaro verso dove stiamo andando, non abbiamo chiaro qual è il senso della nostra vita... Siamo davanti ad un'alternativa tra la vita che viene dal nulla e va verso il nulla da un lato e la vita che va verso un senso dall'altro. Se non scopriamo verso dove va la nostra vita rimaniamo nel buio. Questa è una forma di buio. Oppure semplicemente siamo confusi: crediamo, ma se crediamo confusamente basta qualcosa come un dolore, una malattia, una circostanza che ci fa soffrire, a buttarci nella prostrazione, a farci sentire inutili, o soli o abbandonati, poveri. Così il buio è anche la notte della fede: quando tutto ciò in cui crediamo ci pare irreale, quando ciò che ci ha sostenuto fino ad adesso non esista più, che siamo stati dei visionari, forse degli illusi. Ecco in tutte queste situazioni sentiamo dal fondo di noi stessi un grido che viene

su. Proprio come la notte dell'Innominato de I Promessi Sposi (cap.21), in ci lui grida: “Se ci sei, fatti vedere! Mostrati!”. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci strappi dal buio, che ci faccia vedere davvero le cose, vogliamo gustare della compagnia delle cose e delle persone. Papa Benedetto XVI, ha detto a braccio alla fine degli Esercizi Spirituali con la Curia Romana questa frase che vorrei dettarvi: “Credere non è altro che, nell'oscurità del mondo, toccare la mano di Dio e così nel silenzio ascoltare la Parola e vedere l'Amore”. Qualcuno che ci strappi dal buio, che ci aiuti a vedere le cose... Gesù ci si presenta come la luce. Si è presentato come luce al cieco nato, si presenta come luce a Nicodemo. Quest'ultimo va da Lui di notte, ma desidera la luce. San Giovanni all'inizio del suo Vangelo ha detto “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Gesù viene dunque nel mondo per illuminare ciascuno di noi. “Lui era la vita, e la vita era luce per gli uomini” (Gv 1,4). Lui appare come vita, non una vita qualunque, ma una vita che riempie la nostra vita di peso, senso e di speranza, di gioia. É vero, aggiungeva San Giovanni, “La luce risplende nelle tenebre” (Gv 1,5). Splende nelle tenebre. Viene per illuminare proprio là dove non c'è senso, peso, valore. Per portare ciò che manca.

+ Massimo Camisasca

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Il Vescovo ai giovani: “Vi presento Gesù” Gesù vince il buio del nostro cuore, fa risplendere di luce tutta la vita

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L'11 febbraio 2013, senza alcun preavviso, Papa Benedetto XVI annunciava al mondo che il 28 febbraio alle ore 20.00 avrebbe rinuciato al ministero petrino per l'età avanzata che non gli permetteva più di guidare la Chiesa con il vigore necessario. La notizia è rimbalzata in tutto il mondo. Tutti si sono chiesti se ci sono altri motivi oscuri sotto la scelta storica del Papa. Non vogliamo alimentare questi dibattiti sterili. Vogliamo leggere questo gesto ascoltando le parole del Santo Padre nel corso della sua ultima udienza davanti a oltre 200.000 persone. di Benedetto XVI […] Quando, il 19 aprile di quasi 8 anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il

Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua luce, il suo amore.

[…] Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una

vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!

[…] Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma vediamo come la Chiesa è viva oggi!

In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.

[…] Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre.

[…] Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!

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Benedetto XVI lascia la guida della Chiesa Nella sua ultima udienza dice: “Vedo una Chiesa viva!”

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Dopo la storica rinuncia di Benedetto XVI i cardinali si sono riuniti in Conclave e il 13 marzo 2013 è stato eletto al quinto scrutinio il card. Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires (Argentina), che si è presentato all’immensa folla in Piazza San Pietro come Papa Francesco. Proponiamo di seguito l’omelia della messa tenuta nella Cappella Sistina alla presenza dei Cardinali il giorno dopo l’elezione. Il testo commenta le letture: Isaia 2, 2-5; Pietro 2, 4-9; Matteo 16, 13-19. In queste tre Letture vedo che c’è qualcosa di comune: è il movimento. Nella Prima Lettura il movimento nel cammino; nella Seconda Lettura, il movimento nell’edificazione della Chiesa; nella terza, nel Vangelo, il movimento nella confessione. Camminare, edificare, confessare.

Camminare. «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile. Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa.

Edificare. Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore. Ecco un altro movimento della nostra vita: edificare.

Terzo, confessare. Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si

edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.

Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro.

Questo Vangelo prosegue con una situazione speciale. Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c’entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la Croce. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.

Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce;; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.

Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, per la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso. Così sia.

Papa Benedetto e il Card. Bergoglio, oggi Papa Francesco

Vita diocesana

Papa Francesco: “Camminiamo alla presenza del Signore” Dopo Benedetto XVI i cardinali hanno scelto un cardinale italo-argentino: J. M. Bergoglio

Vita diocesana Chiesa universale 10

Il Santo Padre Francesco con il Card. Vallini, vicario di Roma, saluta la folla all’esterno della Basilica di Santa Maria Maggiore dove si è recato all’indomani della sua elezione per pregare e affidare Roma e la Chiesa a

Maria, Salus Populi Romani.

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Una tranquilla giornata di mercato a Guastalla, il 9 marzo verso le 12, si è trasformata improvvisamente in un evento drammatico. Due bombole di gas appartenenti al venditore di polli arrostiti sono scoppiate procurando un grave incendio e la morte di tre donne che lavoravano nel furgoncino oltre a tanti altri feriti e ustionati. Tutti sono però stati colpiti nel cuore da questo fatto. Tutti si domandano: Perché? Perché a loro? Cos'hanno fatto di male per meritare qualcosa di simile? Questa domanda non ha una spiegazione immediata. Ma non possiamo trascurare un simile interrogativo. In quanto cristiani abbiamo qualcosa da dire? Possiamo confrontarci con un passo che abbiamo sentito nella Quaresima appena trascorsa. L'Evangelista Luca ricorda un fatto di cui si chiede spiegazione a Gesù: il crollo della torre di Siloe che uccise 18 persone. Anche lì ci si chiedeva perché fosse successo. Perché a loro. Gesù risponde: “Credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13, 1-9). Dio non ci mette alla prova, dobbiamo piuttosto riuscire a leggere tutta la realtà nella sua profondità. La morte e il dolore di questi nostri fratelli e sorelle devono interrogarci sulla nostra vita. Su cosa, su chi poggio la mia vita? Che valore dò alla vita? Per questo Gesù non va a cercare il colpevole di una tragedia. Chiede la conversione di tutti. Tutti davanti a simili fatti dovremmo riflettere sul senso della nostra vita, sul fatto che noi non ci diamo la vita da soli, non siamo onnipotenti, ma c'è un Altro che ci sorregge e ci dona la vita. Nessuna spiegazione umana potrà alla fine metterci il cuore in pace, il dolore non si può cancellare. Ma, in quanto cristiani, in quanto certi della Risurrezione di Cristo che

celebriamo in questa Pasqua, sappiamo che la morte e il dolore non hanno l'ultima parola, sappiamo che c'è un Dio che ci accoglie, ci abbraccia e ci dona la Vita Eterna. Mentre preghiamo per le vittime, per gli amici e parenti, con questa certezza, abbiamo anche speranza in questa vita per continuare ad operare nelle fatiche quotidiane con serenità e letizia profonde.

Vita diocesana

Tragedia a Guastalla: esplosione delle bombole a gas, morte 3 persone Cosa ci dicono eventi simili? Di chi è la nostra vita?

Vita diocesana Attualità 11

I pompieri e vigili del fuoco all’opera per spegnere le fiamme

La preghiera tenuta in Piazza Bentivoglio per le vittime dell’esplosione che lavoravano al mercato di Gualtieri al venerdì.

Ricordiamo e preghiamo per le tre donne morte nell’incidente: Teresa Montagna, 49 anni, originaria della Basilicata ma residente a Sant'Ilario, moglie del titolare, la figlia, Rossana Mango, 27, e la sorella della 49enne, Bianca Maria Montagna, 43, residente a Brescello. Preghiamo inoltre per Francesco Mango, marito di Teresa, che è ricoverato in gravi condizioni all'ospedale di Parma.

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Appuntamenti dell’Unità Pastorale di Gualtieri, Santa Vittoria e Pieve Saliceto Confessioni Mercoledì 27 marzo Pieve Saliceto e Santa Vittoria dalle 16.00 alle 19.00 Gualtieri dalle 20 alle 22 Sabato 30 marzo Gualtieri dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.30 Santa Vittoria: dalle 15.00 alle 18.30 Pieve Saliceto: dalle 9.00 alle 12.00 Triduo Pasquale Giovedì Santo, 28 marzo, ore 21.00 a Santa Vittoria Santa Messa in Coena Domini con il rito della lavanda dei piedi. Venerdì Santo, 29 marzo, ore 21.00 a Gualtieri Celebrazione della Passione del Signore (a seguire, la tradizionale processione per le vie del paese) Sabato Santo, 30 marzo, ore 21.00 a Gualtieri Solenne Veglia Pasquale Domenica, 31 marzo, Solennità di Pasqua Sante messe solenni ai consueti orari domenicali Gualtieri: ore 8.00 e ore 11.00; Pieve Saliceto; ore 9.30; a Santa Vittoria, ore 10.00. Lunedì dell’Angelo, 1 aprile: Gualtieri ore 8.00; Pieve Saliceto ore 9.30; Santa Vittoria, ore 10.00. Anniversari di Matrimonio (10°, 25°, 30°, 40°, 50°, 55°, 60° e oltre) A Pieve Saliceto, domenica 7 aprile ore 10.30 A Santa Vittoria, domenica 14 aprile ore 10.00 A Gualtieri, domenica 21 aprile ore 11.00 N.B: chi si fosse sposato in altre parrocchie, ma volesse festeggiare con noi un particolare anniversario, è ben gradito. Lo renda noto ai parroci o alla segreteria. I contatti sono nel box qui sotto. Festa del Perdono (Prima confessione) Sabato 20 aprile a S. Vittoria Apertura del mese di Maggio (Mese Mariano) Mercoledì 1° maggio: processione e Santa Messa nella chiesa Parrocchiale di Gualtieri alle 21.00 Festa patronale di Santa Vittoria (ricordo del primo miracolo) Sabato 27 aprile S. Messa ore 21.00 e a seguire la processione per le vie del paese. Prime comunioni: a Gualtieri: domenica 5 maggio; a Pieve Saliceto: domenica 12 maggio; a Santa Vittoria: domenica 19 maggio Chiusura dell’anno catechistico Sabato 25 maggio ore 16.00 a Santa Vittoria

Bollettino “Camminare Insieme”

Pasqua 2013

Direttori responsabili: don Giovanni Caselli e don

Giuliano Marzucchi

Redazione: Marco Mantovani, Luca Albertini, Elena Bertolotti, Maurizio

Panizzi

Si ringraziano quanti hanno collaborato in vario modo alla

riuscita del giornalino.

La redazione augura Buona Pasqua!

Si suggerisce la visita al sito dell’Unità Pastorale per rimanere aggiornati sui principali momenti

della vita della Comunità.

upgualtieri.weebly.com