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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuber STORIA DI ALI BABÀ E DEI QUARANTA LADRONI (dalle 1000 e una notte - 851a - 860 notte) IN UNA CITTA’ DI PERSIA vivevano due fratelli, uno dei quali si chiamava Cassim e l'altro Alì Babà. Siccome il padre non aveva loro lasciato che pochi beni da dividersi, si sarebbe pensato che la loro fortuna dovesse essere eguale: ma il caso dispose altrimenti. Cassim sposò una donna che, poco tempo dopo il matrimonio, divenne erede d'una bottega ben rifornita, di un magazzino colmo di buone mercanzie e di beni immobili, che gli diedero d'un tratto grande agiatezza e che lo resero uno dei più ricchi mercanti della città. Alì Babà, al contrario, che aveva sposato una donna povera quanto lui, viveva molto modestamente e non aveva altra maniera per guadagnare e mantenere se stesso e i suoi figliuoli, se non quella d'andare a tagliare alberi in una foresta vicina per poi venderli in città. Alì Babà stava un giorno nella foresta, quando vide un nembo di polvere che si levava nell'aria e che avanzava dritto verso di lui. Guardando attentamente, scorse una numerosa schiera di gente a cavallo, che avanzava velocemente. Quantunque non si parlasse di ladri nel paese, nondimeno Alì Babà ebbe il pensiero che quelli potessero essere tali e senza pensare a ciò che sarebbe accaduto dei suoi tre asini, di cui si serviva per caricare il legname, pensò a salvare la sua persona. Salì per questo sopra un grosso albero, i cui rami a poca altezza da terra si separavano in circolo così spesso, che non rimaneva se non un piccolissimo spazio. Egli vi si collocò nel mezzo, con tanta maggior sicurezza, in quanto poteva vedere senza essere veduto: e l'albero s'innalzava ai piedi d'una roccia isolata da ogni lato, molto più alta dell'albero e ripida in modo che non vi si poteva salire da alcuna parte. I cavalieri, corpulenti e baldanzosi, tutti bene in arcione e bene armati, giunti vicino alla roccia, scesero a terra e Alì Babà, che ne contò quaranta, dalla loro fisonomia e dal loro equipaggiamento, non dubitò che non fossero ladri. Egli non s'ingannò: difatti erano ladri, che senza far nessun furto nelle vicinanze, andavano ad esercitare il loro brigantaggio molto lontano ed avevano colà il loro punto di ritrovo e ciò che li vide fare, gli confermò questa opinione. Ciascun cavaliere prese tra le braccia una pesante valigia che Alì Babà giudicò piena d'oro o di altri metalli preziosi. Il più 1

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberSTORIA DI ALI BABÀ E DEI QUARANTA LADRONI (dalle 1000 e una notte - 851a - 860 notte)

IN UNA CITTA’ DI PERSIA vivevano due fratelli, uno dei quali si chiamava Cassim e l'altro Alì Babà. Siccome il padre non aveva loro lasciato che pochi beni da dividersi, si sarebbe pensato che la loro fortuna dovesse essere eguale: ma il caso dispose altrimenti. Cassim sposò una donna che, poco tempo dopo il matrimonio, divenne erede d'una bottega ben rifornita, di un magazzino colmo di buone mercanzie e di beni immobili, che gli diedero d'un tratto grande agiatezza e che lo resero uno dei più ricchi mercanti della città. Alì Babà, al contrario, che aveva sposato una donna povera quanto lui, viveva molto modestamente e non aveva altra maniera per guadagnare e mantenere se stesso e i suoi figliuoli, se non quella d'andare a tagliare alberi in una foresta vicina per poi venderli in città.Alì Babà stava un giorno nella foresta, quando vide un nembo di polvere che si levava nell'aria e che avanzava dritto verso di lui. Guardando attentamente, scorse una numerosa schiera di gente a cavallo, che avanzava velocemente. Quantunque non si parlasse di ladri nel paese, nondimeno Alì Babà ebbe il pensiero che quelli potessero essere tali e senza pensare a ciò che sarebbe accaduto dei suoi tre asini, di cui si serviva per caricare il legname, pensò a salvare la sua persona.Salì per questo sopra un grosso albero, i cui rami a poca altezza da terra si separavano in circolo così spesso, che non rimaneva se non un piccolissimo spazio. Egli vi si collocò nel mezzo, con tanta maggior sicurezza, in quanto poteva vedere senza essere veduto: e l'albero s'innalzava ai piedi d'una roccia isolata da ogni lato, molto più alta dell'albero e ripida in modo che non vi si poteva salire da alcuna parte. I cavalieri, corpulenti e baldanzosi, tutti bene in arcione e bene armati, giunti vicino alla roccia, scesero a terra e Alì Babà, che ne contò quaranta, dalla loro fisonomia e dal loro equipaggiamento, non dubitò che non fossero ladri. Egli non s'ingannò: difatti erano ladri, che senza far nessun furto nelle vicinanze, andavano ad esercitare il loro brigantaggio molto lontano ed avevano colà il loro punto di ritrovo e ciò che li vide fare, gli confermò questa opinione.Ciascun cavaliere prese tra le braccia una pesante valigia che Alì Babà giudicò piena d'oro o di altri metalli preziosi. Il più appariscente tra loro, carico della valigia come gli altri e che Alì Babà prese per il capo dei ladri, s'avvicinò alla roccia, vicinissima al grosso albero dove egli si era rifugiato, e, fattosi un cammino attraverso alcuni ramoscelli, pronunziò distintamente le seguenti parole: « Sesamo, apriti ».Appena il capo dei ladri, le ebbe pronunciate, una porta si aprì, e dopo che ebbe fatte passare tutte le sue genti, entrò per ultimo e la porta si chiuse.I ladri stettero molto tempo nella roccia ed Alì Babà, temendo che qualcuno di essi o tutti insieme uscissero, se abbandonava il suo asilo per salvarsi, fu costretto a rimanere sull'albero ad aspettare con pazienza. Nondimeno fu tentato a discendere per impadronirsi di due cavalli, montarne uno e condurre l'altro per la brglia, e guadagnare la città cacciando i suoi tre asini innanzi a lui: ma l'incertezza gli fece prendere il partito più sicuro. La porta finalmente si aprì, i quaranta ladri e il capo, che era entrato per ultimo, uscì per primo e, dopo averli fatti sfilare innanzi a lui, Alì Babà intese come fece per chiudere la porta, pronunziando le parole:« Sesamo, chiuditi! ».Ciascuno salì sopra al proprio cavallo.Quando il capo vide finalmente che tutti erano pronti a partire, si pose alla loro testa e riprese con essi la via onde erano venuti. Alì Babà non discese subito giù dall'albero, considerando tra sè, che i ladri potevano aver dimenticato qualche cosa che li obbligasse a ritornare e che in tal modo l'avrebbero acciuffato, senza che fossero servite a nulla le sue precauzioni. Egli li accompagnò coll'occhio fino a che li ebbe perduti di vista e non discese, se non molto tempo dopo. Siccome si era bene impresse le parole mediante le quali il capo dei ladri aveva fatto aprire e richiudere la porta,

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberebbe la curiosità di provare se pronunciate da lui avrebbero ottenuto lo stesso effetto. Passato per lo stesso sentiero percorso dal capo dei ladri, scorse la porta, nascosta da alcuni ramoscelli e disse: « Sesamo, apriti! ».

Appena ebbe pronunziato queste parole, la porta si aprì.Alì Babà s'aspettava di vedere un luogo tenebroso ed oscuro, ma fu sorpreso di vederne uno, bene rischiarato, vasto e spazioso, scavato a volta molto alta, che riceveva la luce dall'alto.Egli vide grandi provviste di viveri, balle di ricche mercanzie, stoffe di seta e di broccato, tappeti di gran prezzo e specialmente oro e monete d'argento a mucchi o in sacchi o in grandi borse di cuoio le une sulle altre. Alì Babà non esitò sulla decisione da prendere: entrò nella grotta ed appena vi fu entrato, la porta si chiuse: il che naturalmente non l'inquietò affatto dal momento che non ignorava il segreto di farla riaprire. Non attaccandosi all'argento, ma alle monete d'oro e particolarmente a quello che stava nei sacchi, ne tolse tante quante poteva portarne e che potessero bastare a fare il carico dei suoi tre ciuchi.Radunati i suoi asini che stavano dispersi, quando li ebbe fatti avvicinare alla roccia, li caricò dei sacchi e per nasconderli, vi.accomodò sopra della legna, in modo che non si potessero scorgere. Quando ebbe terminato il carico, si presentò innanzi alla porta, pronunciando le solite parole: «Sesamo, chiuditi! »La porta si chiuse, come aveva fatto da se medesima, ogni volta che ne era uscito.

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Apriti, o Sesamo !Ouvre toi, Sésame!

Open, Sesame,!Abrete, Sesamo!

Öffne dich, Sesame!

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Ciò fatto Alì Babà riprese la strada della città ed arrivando a casa sua fece entrare i suoi asini in un piccolo cortile, chiudendo le porte con gran cura. Gettata a terra la poca legna che copriva i sacchi, prese questi e li portò nella sua casa posandoli e disponendoli innanzi a sua moglie, che stava seduta su di un bel sofà. Sua moglie maneggiò i sacchi e come si fu accorta ch'eran pieni di danaro, suppose che suo marito li avesse rubati: di modo che quando ebbe terminato di portarli tutti, non potè astenersi dal dirgli: «Alì Babà, saresti tanto sciagurato da.. ». « Via, moglie mia», disse Alì Babà, interrompendola, « non ti allarmare, io non sono un ladro. Tu cesserai di aver questa cattiva opinione di me, quando ti avrò raccontata la mia buona fortuna ». Dopo aver vuotato i sacchi che fecero un grosso mucchio d'oro, dal quale sua moglie fu abbagliata, le fece il racconto della sua avventura dal principio alla fine e, terminando, le raccomandò di mantenere il segreto.Sua moglie, ritornata in sè dallo spavento, si rallegrò col marito della buona fortuna che gli era toccata e voleva contare moneta per moneta tutto l'oro che aveva dinanzi. « Moglie mia », le disse Alì Babà, « ciò non è operar da saggia. Che pretendi fare dopo che avrai terminato di contare? Io vado a scavar una fossa per seppellirvelo dentro, non avendo tempo da perdere ». « E' bene », rispose la moglie, « che conosciamo, almeno presso a poco, a quanto ammonta la nostra fortuna. Vado a cercare una piccola misura nel vicinato e lo misurerò, mentre tu scaverai la fossa ». Alì Babà riprese: «Moglie mia, ciò che vuoi fare non serve a nulla, se vorrai seguire il mio consiglio. D'altra parte, fa quel che ti aggrada, ma ricordati di custodire il segreto ». Per soddisfare il suo capriccio, la moglie di Alì Babà uscì ed andò alla casa di Cassim suo cognato. Cassim non era in casa ed in mancanza di lui si rivolse alla moglie che pregò di prestarle una misura per pochi momenti. La cognata le domandò quale voleva delle misure, la grande o a piccola e la moglie di Alì Babà le disse che voleva quella piccola. «Volentieri», rispose la cognata, «vado a prenderla».La cognata andò a cercare la misura, ma siccome conosceva la povertà di Alì Babà, così, curiosa di sapere quale specie di grano la moglie di lui volesse misurare, pensò d'applicare destramente del sego al disotto della stessa misura. Quindi tornò dalla moglie di Alì Babà; presentandogliela, si scusò di averla fatta aspettare, aggiungendo che aveva durato fatica a trovarla. La moglie di Alì Babà ritornò a casa e, posata la misura sul mucchio d'oro, l'empì vuotandola un poco lungi dal sofà, fino a che, piena di gioia, non ebbe terminato. Mentre Alì Babà seppelliva l'oro, sua moglie per far vedere la sua sollecitudine e l’esattezza alla cognata, le riportò la misura senza badare che una moneta d'oro si era attaccata al disotto. « Cognata », le disse, rendendogliela, « Tu ben vedi che non ho tenuta lungo tempo la tua misura; te la rendo e te ne sono obbligata ».Non appena la moglie di Alì Babà ebbe rivolte le spalle, la moglie di Cassim guardò sotto la misura e rimase meravigliata nel vedervi attaccata una moneta d'oro. L'invidia s'impadronì immediatamente

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Ritorno di Alì Babà dalla foresta.

Retour de Alì Baba du forêt

Return of Alì Baba from the forest

Vuelts de Alì Baba de la foresta

Rückkehr von Alì Baba von den Wald

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberdel suo cuore. « Come », disse fra sè, « Alì Babà ha dell'oro a misure! E dove mai quel miserabile ha preso quest'oro? ». Appena Cassim fu rientrato in casa, la moglie gli disse: « Cassim, tu credi d'essere ricco, ma t'inganni, poichè Alì Babà lo è infinitamente più di te, non contando egli il suo oro come te, ma misurandolo ». Cassim domandò la spiegazione di questo enigma ed essa gliene dette lo schiarimento, dicendogli di quale astuzia si era servita per fare questa scoperta e gli mostrò la moneta, che aveva trovato attaccata sotto la misura; moneta tanto antica, che il nome del Principe che vi era segnato le era ignoto. Lungi dal provar piacere, della fortuna che poteva essere toccata a suo fratello per trarsi dalla miseria, Cassim ne sentì una invidia mortale. Passò la notte quasi senza dormire e il giorno dopo andò a casa di suo fratello, avendo dimenticato questo nome dacchè aveva sposata la ricca vedova. « Alì Babà », diss'egli scorgendolo, « tu sei ben riservato nei tuoi affari; fai il povero, il miserabile, il pitocco, mentre misuri l’oro ». «Fratello mio », rispose Alì Babà, «io non so di che mi parli; spiegati! ». « Non far lo gnorri », gli disse, mostrandogli la moneta d'oro che sua moglie gli aveva dato. « Quant'altre monete hai », aggiunse, « simili a questa che mia moglie ha trovato sotto la misura? ». A questo discorso, Alì Babà comprese che Cassim e la moglie di lui per ostinazione.della sua propria moglie sapevano già quello che egli aveva avuto tanta cura di tenere celato. Ma l'errore era commesso. Senza dare a suo fratello il minimo segno nè di meraviglia nè di dispiacere, gli confessò la cosa e gli narrò per qual modo avesse scoperto l'asilo dei ladri e gli offrì, se voleva custodirgli il segreto, di dargli parte del tesoro.« Lo pretendo », rispose Cassim alteramente, « ma », aggiunse, « voglio sapere ancora dove si trova esattamente questo tesoro, i segni ed il modo con cui potrei entrarvi, se ne avessi desiderio, altrimenti vado a denunziarti alla giustizia. Se tu ricusi, non solo non avrai più nulla da sperare, ma perderai anche tutto quello che hai preso ». Alì Babà, piuttosto per la sua buona indole che per il timore delle insolenti minacce di un ingrato fratello, l’istruì pienamente intorno a quanto desiderava e gli disse anche le parole di cui bisognava che si servisse tanto per entrare, quanto per uscire dalla grotta. Cassim, senza voler sapere altro da Alì Babà, lo lasciò, risoluto di prevenirlo e pieno di speranza di impadronirsi del tesoro egli solo. Il giorno appresso partì, prima che spuntasse il sole, con dieci muli carichi di grandi forzieri, che egli si proponeva di riempire, riservandosi di condurne un più gran numero in un secondo viaggio a proporzione dei carichi che avesse trovato nella grotta. Prese la strada che Alì Babà gli aveva insegnato, arrivò presso la roccia ove riconobbe i segni e l’albero su cui Alì Babà si era nascosto. Cercata la porta, la trovò e per farla aprire pronunziò le parole: «Sesamo, apriti!».La porta si aprì e non appena egli fu entrato, tosto si richiuse. Nell'esaminare la grotta, rimase meravigliato nel vedere assai più ricchezze di quello che aveva potuto immaginarsi dal racconto di Alì Babà e la sua meraviglia man mano aumentava. Avaro ed amante delle ricchezze come egli era, avrebbe passato la giornata a pascersi gli occhi dello spettacolo di tanto oro, se non avesse pensato che era andato per rubarlo e per caricarne i suoi dieci muli. Egli ne prese un numero di sacchi per quanto poteva contarne e avvicinandosi alla porta per farla aprire coll'animo ripieno di ogni altra idea di quella che maggiormente doveva importargli, avvenne che dimenticò la parola necessaria ed invece di «Sesamo », disse: «Orzo, apriti! » e rimase meravigliato nel vedere che la porta, invece di aprirsi, restava chiusa. Egli nominò molte altre qualità di grano, ma tutte diverse da quella che bisognava pronunziare e la porta restò ermeticamente chiusa. Cassim non sì aspettava questo inconveniente. Nel gran pericolo in cui si vide, lo spavento s'impadronì dell'animo suo; più faceva sforzi per ricordarsi la parola Sesamo e più imbrogliava la stessa sua memoria. Egli gettò a terra i sacchi di cui s'era caricato e si pose a camminare a grandi passi nella grotta, ora da un lato ora da un altro, senza che lo spettacolo delle ricchezze lo commuovesse. Ma lasciamo Cassim che deplori il suo destino, poichè egli non merita la nostra compassione. I ladri ritornarono alla loro grotta verso mezzogiorno e quando furono a poca distanza ed ebbero veduti i dieci muli di Cassim, intorno alla roccia carichi di forzieri, presi da inquietudine per questa novità, avanzarono a briglia sciolta e

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberfecero prendere la fuga ai dieci muli che Cassim aveva tralasciato di legare e che pascevano liberamente, in modo che si dispersero di qua e di là nella foresta, così distanti che ben presto li ebbero perduti di vista. I ladri non si preoccuparono di correre appresso ai muli, importando loro assai di più di trovare ciò che ad essi più premeva e mentre gli uni andavano intorno alla roccia per ritrovarlo, il capo discese a terra ed andò dritto verso la porta con la sciabola in mano e, pronunziando le parole, la porta si apri.Cassim, che intese il rumore dei cavalli dal mezzo della grotta, non dubitò dell'arrivo dei ladri e della sua prossima fine. Risoluto almeno di fare uno sforzo per sfuggire dalle loro mani e salvarsi, si era tenuto pronto a gettarsi fuori, appena la porta si fosse aperta. Non appena la vide aperta, dopo aver inteso pronunziare la parola Sesamo, sfuggitagli dalla memoria, si slanciò uscendo tanto bruscamente che colla sua furia gettò il-capo per terra.

Ma non sfuggì agli altri ladri, che, armati parimenti di sciabola, gli tolsero la vita sul momento.Prima cura dei ladri, dopo averlo assassinato, fu quella d'entrare nella grotta e trovarono i sacchi che Cassim aveva cominciato a prendere: li riposero al loro posto senza accorgersi di quelli che Alì Babà aveva tolti prima. Tenendo consiglio e deliberando insieme su questo avvenimento, compresero bene come Cassim non aveva potuto uscire dalla grotta, ma non potevano mai immaginarsi come avesse potuto entrare. Immaginarono che fosse disceso dall'alto della grotta, ma l'apertura per cui veniva la luce era tanto alta e la cima della roccia tanto inaccessibile dal di fuori, che furono tutti d'accordo che ciò non sarebbe mai potuto accadere.Essi non potevano immaginare come fosse entrato per la porta, a meno che non avesse conosciuto il segreto di farla aprire; ma anche su questo punto dubitavano fortemente. In qualunque modo la cosa fosse accaduta, siccome si trattava delle loro comuni ricchezze, convennero di fare in quattro il cadavere di Cassim e di metterne i pezzi al di dentro della grotta, due da un lato e due dall'altro, riservandosi di non ritornare nella grotta, se non dopo qualche tempo, dopo cioè che il puzzo del cadavere sarebbe esalato. Presa questa decisione, l'eseguirono e quando non ebbero più nulla da fare, lasciarono il luogo del loro asilo ben chiuso; risalirono a cavallo e andarono a battere la campagna sulle strade frequentate dalle carovane per assaltare ed esercitare così il loro brigantaggio. Intanto la moglie di Cassim era in una grandissima inquietudine, quando vide che suo marito non era ancora ritornato. Ella andò alla casa di Alì Babà tutta turbata e gli disse: « Cognato, tu non'ignori, come io credo, che Cassim tuo fratello è andato alla foresta e per quale ragione. Egli non è ancora ritornato, quantunque la notte sia avanzata; per cui temo che qualche sciagura gli sia accaduta ». Alì Babà aveva supposto quel viaggio di suo fratello dopo il discorso che gli aveva fatto e per questo si era astenuto d'andare alla foresta in quel giorno per non dargli soggezione. Senza

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Cassim, fratello di AlìBabà, è scoperto dai

ladri.Cassim, frère de Alì

Baba, est découvert par les voleurs

Cassim, broche of Alì Baba, is discobvered

from tne thievesCassim. Hermano de Alì Baba, es descubierto por

los ladrosCassim, Brüder von Alì

Baba, wird von den Räber entdeckt

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberfare nessun rimprovero di cui avessero potuto essere offesi lei e suo marito se fosse stato vivo, le disse che non doveva ancora spaventarsi, poichè Cassim aveva giudicato a proposito di non rientrare in città se non molto avanti nella notte. La moglie di Cassim lo credette tanto più facilmente in quanto considerò cosa importante che suo marito agisse segretamente. Ella ritornò in casa ed attese pazientemente fino a mezzanotte, ma allora le sue inquietudini raddoppiarono con un dolore altrettanto più sensibile, in quanto non poteva dargli sfogo gridando, poichè la cosa non doveva essere conosciuta dai vicini.Allora, giudicando irreparabile la sua colpa, si pentì della folle curiosità che aveva avuto per una invidia condannabile di penetrare nei segreti di suo cognato e di sua cognata. Ella passò la notte in lacrime ed appena fu giorno, corse in casa di Alì Babà, cui annunciò la ragione che la conduceva, piuttosto colle lacrime che colle parole. Alì Babà non aspettando che sua cognata lo pregasse di andare a vedere ciò che fosse accaduto di suo fratello Cassim, partì sull'istante coi suoi tre asini e dopo averle raccomandato di moderare la sua afflizione, andò alla foresta. Avvicinandosi alla roccia, non avendo incontrato per tutto il cammino nè suo fratello, nè i dieci muli, fu meravigliato del sangue che scorse vicino alla porta e che gli parve di cattivo augurio. Pronunciò la parola magica e rimase senza fìato dinanzi all'orrendo spettacolo del corpo di suo fratello fatto in quattro pezzi.Senza esitare sul partito da prendere, per rendere gli ultimi doveri a suo fratello, dimenticando la poca benevolenza che aveva avuto per lui, trovò nella grotta il modo di fare due pacchi dei quattro pezzi di cui formò il carico d'un asino, coprendoli con della legna per nasconderli.Caricò quindi gli altri due asini di sacchi pieni di oro con legna sopra, come la prima volta, senza perdere tempo ed appena ebbe terminato e comandato alla porta di chiudersi, prese il cammino della città, avendo peraltro la precauzione di arrestarsi alla fine della foresta lungo tempo per non rientrarvi che di notte. Arrivando a casa non fece entrare nel suo cortile se non i due asini carichi d'oro e dopo aver lasciato a sua moglie la cura di scaricarli, partecipandole in poche parole ciò che era accaduto a Cassim, condusse l'altro asino in casa di sua cognata. Alì Babà picchiò alla porta che gli fu aperta da Morgiana, la quale era una schiava destra, accorta e feconda di trovate per far riuscire le cose più difficili ed Alì Babà la conosceva per tale. Quando fu entrato nel cortile, scaricò l'asino della legna e dei due pacchi e prendendo Morgiana a parte: « Morgiana», le disse, « la prima cosa che ti chiedo è un segreto inviolabile, che tra poco vedrai quanto sia necessario tanto alla tua padrona come a me. Ecco il corpo del tuo padrone in questi due pacchi. Si tratta di farlo seppellire come morto naturale. Fammi parlare alla tua padrona e stai attenta a quello che dirò ».Morgiana avvertì la sua padrona ed Alì Babà, che lì seguiva, entrò. « Ebbene, cognato! », domandò la cognata con grande impazienza, « quale notizia mi porti di mio marito? Io non scorgo niente sul tuo viso, che debba consolarmi». « Cognata », rispose Alì Babà, « io non posso dirti nulla, se prima non mi prometti di ascoltarmi dal principio alla fine senza aprir bocca. Non importa meno a te che a me, riguardo a quello che è accaduto, di custodire un gran segreto per tuo bene e riposo ».«Ah! », esclamò la cognata senza alzare la voce, «questo preambolo mi fa capire che mio marito non è più! Ma nello stesso tempo conosco la necessità del segreto che mi domandi. Dovrò far violenza a me stessa, ma ti ascolterò a ciglio asciutto. Parla! ». Ali Babà raccontò a sua cognata quanto gli era accaduto nel suo viaggio sino al suo arrivo in casa di lei col corpo di Cassim. « Cognata », aggiunse, « ecco una cagione di dolore per te altrettanto più grande in quanto inaspettata. Quantunque il male sia irrimediabile, nondimeno se qualche cosa è capace di consolarti, ti offro di unire il poco di bene che Dio mi ha mandato il tuo, sposandoti ed assicurandoti che mia moglie non ne sarà per niente gelosa e che vivrete benissimo insieme. Se la proposta ti piace, bisogna pensare a fare in modo che la morte di mio fratello sembri avvenuta per cause naturali; per la qual cosa mi sembra che tu possa contare su Morgiana ed io pure contribuire dal mio canto per quanto mi sarà possibile». Quale migliore partito poteva prendere la vedova di Cassim, che coi beni che le rimanevano per la morte del suo primo marito trovava un altro più ricco di lui ed

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberil quale, per la scoperta del tesoro che aveva fatta, poteva divenirlo ancora di più? Ella non rifiutò dunque il partito, anzi, lo tenne come una ragione di consolazione. Asciugandosi le lagrime che aveva cominciato a versare in abbondanza, reprimendo le acute grida ordinarie alle donne, che hanno perduto i loro mariti, manifestò a sufficienza ad Alì Babà che accettava la sua offerta. Alì Babà lasciò la vedova di Cassim in questa disposizione e dopo aver raccomandato a Morgiana di ben recitare la sua parte, ritornò a casa col suo asino. Morgiana non stette colle mani in mano: ella uscì insieme ad Alì Babà ed andò presso uno speziale che stava nel vicinato. Avendo picchiato alla porta ed essendo stato aperto, chiese una qualità di droga efficacissima nelle più pericolose malattie. Lo speziale gliene dette per quanto danaro gli aveva presentato, chiedendo chi stesse malato in casa del suo padrone. « Ah! », disse traendo un sospirone, « è lo stesso Cassim, il mio buon padrone; la sua malattia non si capisce, non parla più nè può più mangiare ». Ciò detto portò con sè le droghe di cui veramente Cassim non era più in condizione di far uso. Il giorno appresso la stessa Morgiana ritornò dallo stesso speziale, chiedendo colle lacrime agli occhi un’essenza che non si faceva prendere agli infermi, se non negli ultimi momenti, quando non si sperava più per la loro vita. « Ohimè!», disse, immensamente afflitta, ricevendola dalle mani dello speziale. «Temo che questo rimedio non faccia maggior effetto della droga che mi desti ieri. Ah! io perdo il mio buon padrone!».Da ultimo, siccome si videro per tutta la giornata, Alì Babà e sua moglie con aria triste andare e venire più volte dalla casa di Cassim, la gente non fu meravigliata nel sentire, la sera, le lamentevoli grida della moglie di Cassim e soprattutto di Morgiana, che annunziavano la morte di Cassim. Il giorno seguente, prestissimo, tanto che appena cominciava ad albeggiare, Morgiana che conosceva un buon uomo, ciabattino e vecchissimo, il quale ogni giorno apriva la sua bottega molto prima degli altri, uscì e andò a trovarlo. Accostatoglisi ed auguratogli il buon giorno, gli mise in mano una moneta d'oro. Babà Mustafà, conosciuto da tutta la gente sotto questo nome, Babà Mustafà ripeto, che era naturalmente gaio e che teneva sempre pronte le facezie, guardando la moneta e vedendo che era d'oro: « Buon affare », disse. « Di che si tratta? Eccomi pronto a tutto ».«Babà Mustafà», gli disse Morgiana, «prendi ciò che ti è necessario per cucire e vieni con me prontamente, ma a condizione che ti benderò gli occhi quando saremo in un certo luogo». A queste parole, Babà Mustafà fece qualche opposizione. « Oh! oh! », soggiunse, « tu vuoi farmi fare qualche cosa contro la mia coscienza o contro il mio onore?». « Dio mi guardi », rispose Morgiana, mettendogli un'altra moneta d'oro in mano, « che io esiga nulla da te che fosse disonorevole. Vieni solamente e non temere nulla ». Babà Mustafà si lasciò guidare da Morgiana dopo essersi lasciati bendare gli occhi con un fazzoletto al luogo che gli aveva indicato. Essa lo condusse in casa del defunto suo padrone e non gli tolse il fazzoletto se non nella camera in cui aveva posto il corpo, ciascun quarto al suo luogo. Quando ebbe tolto il fazzoletto disse: « Babà Mustafà, io ti ho condotto qui per farti cucire i pezzi che vedi; perciò, non perdere tempo e, quando avrai fatto, ti darò un'altra moneta d'oro ». Quando Babà Mustafà ebbe terminato, Morgiana gli bendò di nuovo gli occhi e dopo avergli data la terza moneta d'oro che gli aveva promesso e dopo avergli raccomandato il segreto, lo congedò e lo seguì con lo sguardo fìno a che non lo vide più per levargli la curiosità di ritornare sui suoi passi. Morgiana aveva fatto riscaldare dell'acqua per lavare il corpo di Cassim; Alì Babà, che nel frattempo era giunto, lo lavò, lo profumò d'incenso e lo seppellì con tutte le cerimonie. Il falegname portò anche la bara che Alì Babà aveva avuto cura di ordinare.Affinchè il falegname non potesse accorgersi di nulla, Morgiana ricevette la bara alla porta ed aiutò quindi Alì Babà a mettervi dentro il corpo: quando Alì Babà ebbe inchiodate le tavole al disopra, ella andò alla moschea ad avvertire che tutto era pronto per la sepoltura. Le genti della moschea destinate a lavare i corpi dei morti s'offrirono per andare ad adempiere alle loro funzioni, ma ella disse loro che la cosa era fatta. Morgiana di ritorno stava per entrare, quando l'Iman e gli altri ministri della moschea giunsero. Quattro dei vicini si caricarono la bara sulle spalle e seguendo l'Iman, che recitava le preghiere, la portarono al cimitero. Morgiana, piangendo quale schiava del

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberdefunto, seguiva il corteo funebre col capo nudo, mandando grida pietose, percuotendosi il petto e strappandosi i capelli ed Alì Babà andava dietro, accompagnato dai vicini.Quanto alla moglie di Cassim, restò nella sua casa desolandosi e piangendo con le donne del vicinato, le quali, unendo i loro lamenti ai suoi, empirono il quartiere di tristezza. Così la tragica morte di Cassim fu celata e dissimulata tra Alì Babà, sua moglie, la vedova di Cassim e Morgiana, con tanta segretezza che nessuno della città ne ebbe sentore. Tre o quattro giorni dopo la sepoltura di Cassim, Alì Babà trasportò il poco mobilio che aveva col danaro prelevato al tesoro dei ladri dalla vedova di suo fratello: il che fece conoscere il suo novello matrimonio colla cognata. Riguardo alla bottega di Cassim, Alì Babà aveva un figlio, che da qualche tempo aveva terminato il suo apprendistato presso un altro grosso mercante, il quale aveva sempre fatto fede della sua buona condotta. Egli glielo diede con promessa, se continuava a comportarsi saggiamente, di sposarlo fra poco, vantaggiosamente secondo il suo stato. Lasciamo Alì Babà godere della sua buona fortuna e parliamo dei quaranta ladri. Essi ritornarono nel loro asilo alla foresta, secondo i loro accordi: ma rimasero meravigliati di non trovare il corpo di Cassim e la meraviglia aumentò quando si furono accorti della diminuzione dei sacchi d’oro. « Noi siamo scoperti e perduti», disse il capo, «se non cerchiamo porvi prontamente riparo. Poco alla volta perderemo le ricchezze che i nostri avi e noi abbiamo ammassate con tanta pena e fatica. Tutto quello che possiamo giudicare del danno che ci è fatto, è che il ladro da noi sorpreso è a conoscenza del segreto di far aprire la porta e noi siamo felicemente giunti nel punto in cui stava per uscirne. Ma non era solo, un altro doveva conoscerlo come lui. Il suo corpo trasportato ed il nostro tesoro diminuito ne sono prove incontrastabili. E siccome non pare che più di due persone conoscano questo segreto, dopo aver fatto perire l'uno , occorre fare egualmente perire l'altro. Che ne dite, brava gente? Non siete voi dello stesso mio avviso?».La proposta del capo dei ladri fu trovata così ragionevole dalla sua compagnia, che l'approvarono tutti e tutti furono d'accordo, che bisognava tralasciare ogni altra impresa per non pensare che a questa e non abbandonarla, se non quando vi sarebbero riusciti. « Io non m'aspettavo meno dal vostro coraggio e dal vostro valore»; soggiunse il capo, «ma prima di tutto bisogna che qualcuno di voi, ardito, destro ed intraprendente, vada in città disarmato e in abito da viaggiatore e di straniero e che adoperi tutta la sua prudenza per scoprire se si parla della strana morte di colui che noi abbiamo ucciso come meritava. Bisogna sapere chi era ed in quale casa abitava. Ma allo scopo di animare quello di voi, il quale si offrirà per incaricarsi di questa missione e di impedirgli di ingannarci, venendoci a fare un rapporto falso, invece di uno vero, che potrebbe cagionare la nostra rovina, vi chiedo se non giudicate a proposito, che in questo caso lo si sottometta alla pena di morte?». Senza aspettare che gli altri dessero i loro suffragi, uno dei ladri disse: « Io mi sottometto e mi glorio di esporre la mia vita, incaricandomi della missione. Se non vi riesco, ricordatevi almeno che non avrò mancato nè di buona volontà nè di coraggio per il bene comune della compagnia».Questo ladro, dopo aver ricevuto grandi elogi dal capo e dai suoi compagni, si travestì in modo che nessuno poteva prenderlo per quello che era. Separandosi dalla compagnia, partì nella notte e prese tanto bene le sue misure, che entrò nella città mentre appunto incominciava ad albeggiare. Egli s'inoltrò fin nella piazza ove non vide se non una bottega aperta ed era quella di Babà Mustafà. Babà Mustafà stava seduto sulla sua sedia colla lesina in mano, lavorando secondo il suo mestiere. Il ladro gli andò incontro augurandogli il buon giorno e, come si fu accorto della sua decrepitezza: « Buon uomo », gli disse, « tu cominci a lavorare assai di buon mattino; non è possibile che ci veda ancora bene, decrepito come sei. E quando il giorno si farà più chiaro, dubito assai che tu abbia buoni occhi per cucire ». «Chiunque tu sia», rispose Babà Mustafà, «è evidente che non mi conosci; poichè così vecchio come mi vedi conservo degli occhi eccellenti e non ne dubiterai punto, quando saprai che proprio ora ho cucito un morto in un luogo in cui non faceva più chiaro di quello che fa presentemente ». Il ladro provò una gran gioia di essersi diretto appena giunto ad un uomo, il quale dapprima, non dubitandone, gli dava da se stesso notizia di ciò che l'aveva mosso senza

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberdomandarglielo: « Un morto! », soggiunse il ladro, meravigliandosi al fine di farlo parlare. « A quale scopo cucire un morto? Forse vuoi intendere a quel che sembra di avere cucito il lenzuolo nel quale è stato seppellito? ». «No, no», rispose Babà Mustafà, «So io quel che voglio dire; tu vorresti farmi parlare, ma non ne saprai di più ».Il ladro non aveva bisogno di maggiore schiarimenti per essere persuaso di avere scoperto quello che era andato a cercare. Egli trasse una moneta d’oro e, mettendola nella mano di Babà Mustafà, gli disse: « Io non ho gran premura di penetrare il tuo segreto, quantunque posso assicurarti, che non lo divulgherei, qualora me lo confidassi; la sola cosa di cui ti prego è di farmi la grazia d'insegnarmi o di venire a mostrarmi la casa in cui hai cucito quel morto ». « Anche se avessi la volontà di concederti ciò che mi domandi », rispose Babà Mustafà, trattenendosi la moneta d'oro, pronto a renderla, « ti assicuro che non potrei farlo e devi credere alla mia parola. Eccone la ragione: io sono stato condotto fino ad un certo luogo ove mi furono bendati gli occhi e di là mi sono lasciato portare fin nella casa in questione e dopo aver fatto ciò che dovevo fare, venni ricondotto nello stesso luogo. Ti renderai conto della impossibilità di renderti questo servigio ». «Almeno», soggiunse il ladro, «tu devi presso a poco ricordarti del cammino che ti si è fatto fare cogli occhi bendati. Vieni, ti prego con me, ti benderò gli occhi in quel tal luogo e cammineremo insieme per la stessa strada e per le stesse giravolte, che potrai ricordarti di aver fatte. E siccome ogni fatica merita compenso, eccoti un'altra moneta d'oro e vieni a farmi il piacere che ti domando».

E dicendo queste parole, gli pose un'altra moneta d'oro in mano. Le due monete d'oro tentarono Babà Mustafà; egli le guardò per qualche tempo nella sua mano senza far parola, meditando fra se stesso quello che dovesse fare. Trasse alla fine la borsa dal seno e, mettendovele dentro, disse al ladro: « Io non posso assicurarti di ricordarmi precisamente delle strade che mi si fecero fare. Ma giacchè vuoi così, andiamo e farò quel che potrò per ricordarmene». Babà Mustafà si alzò con gran soddisfazione del ladro e senza chiudere la sua bottega in cui non vi era nulla d'altronde da perdere, condusse il ladro fìno al luogo in cui Morgiana gli aveva bendati gli occhi.

Quando furono giunti, Babà Mustafà disse: « E' qui che sono stato bendato ed io stavo rivolto come vedi». Il ladro, che teneva pronto il suo fazzoletto, lo bendò e camminò al suo fianco, parte conducendolo e parte lasciandosi condurre da lui, fino a che Babà Mustafà si fermò dicendo. « Mi sembra di non essere andato più lontano». Ed infatti si trovò veramente dinanzi alla casa di Cassim in cui allora Alì Babà dimorava. Prima di levargli il fazzoletto davanti agli occhi, il ladro fece un segno alla porta con del gesso che portava con sè e quando glielo ebbe tolto, gli domandò se sapeva

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La schiava Morgiana scopre il segno fatto sulla porta di

Alì Babà.L’esclave Morgiane découvre

le signe fait sur la porte de Alì Baba

The sclave Morgiane discovers the sign over the

door of Alì BabaLa esclava Morgiana desubre

el signo sobre la puerta de Alì Baba

Die Sklavin Morgiana entdeckt das Zeichen auf der

Tür von Alì Baba

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubera chi apparteneva quella casa. Babà Mustafà gli rispose che non era del quartiere e non poteva dirgli nulla in proposito. Siccome il ladro vide che non poteva sapere altro da Babà Mustafà, lo ringraziò dell'incomodo che gli aveva dato e, dopo che l'ebbe abbandonato e lasciato ritornare alla sua bottega, riprese la via della foresta. Poco tempo dopo che il ladro e Babà Mustafà si furono separati, Morgiana uscì dalla casa di Alì Babà per qualche affare e, ritornando, notò il segno che il ladro aveva fatto e si fermò per farvi attenzione. « Che significa questo segno?», disse tra se medesima. « Qualcuno vorrebbe del male al mio padrone o l'hanno fatto per divertirsi? Con qualunque intenzione l'abbiano fatto, è bene cautelarci contro ogni avvenimento». E cosi dicendo, prese del gesso e siccome le due o tre porte al disopra e al disotto erano simili, le segnò allo stesso luogo e poi rientrò in casa senza parlare di ciò che aveva f atto nè al suo padrone nè alla sua padrona. Il ladro intanto, continuando il suo cammino, giunse alla foresta e raggiunse i compagni molto presto. Giungendo, fece il rapporto del buon esito del suo viaggio, esagerando la fortuna che aveva avuta d'aver trovato all'inizio un uomo dal quale aveva saputo il fatto di cui era andato ad informarsi e che altro che lui avrebbe potuto dirgli.Egli fu ascoltato con grande soddisfazione, e il capo, prendendo la parola, dopo averlo lodato della sua sollecitudine, disse, rivolgendosi a tutti: « Compagni, non abbiamo tempo da perdere: partiamo bene armati e quando saremo entrati nella città, ci separeremo per non dare all'occhio: il luogo di ritrovo è nella gran piazza, gli uni da un lato, gli altri da un altro, mentre io andrò a riconoscere la casa del nostro compagno, il quale ci ha portato una così bella notizia, affinché dopo questo esame giudichi la decisione, che ci converrà prendere ». Il discorso del capo dei ladri fu applaudito e tutti furono ben presto in grado di partire. Essi si sguinzagliarono due a due, tre a tre, e camminando ad una ragionevole distanza gli uni dagli altri, entrarono in città senza destare alcun sospetto.Il capo e quello che era venuto la mattina, entrarono per ultimi. Costui condusse il capo nella strada in cui aveva segnata la casa di Alì Babà e, quando fu dinanzi ad una delle porte segnate da Morgiana, gliela fece osservare, dicendogli che era quella. Ma continuando il loro cammino senza fermarsi per non destare sospetti, siccome il capo ebbe osservato che la porta che seguiva era segnata nello stesso modo ed allo stesso luogo, lo fece osservare al suo conduttore e gli domandò quale fosse la porta in questione. Il conduttore restò confuso e seppe rispondere ancora meno, quando ebbe veduto col capo che le quattro o cinque porte che venivano dopo avevano tutte il medesimo segno di riconoscimento. Egli assicurò al capo con giuramento di non aveme segnata che una. «Io non so», soggiunse, «chi possa avere segnate le altre con tanta rassomiglianza, ma in questa confusione, confesso che non posso distinguere quale è quella che avevo segnata». Il capo, vedutosi deluso nel suo proposito, andò nella gran piazza ove fece dire alle sue genti dal primo che incontrò, che non c'era altro da fare, se non di ripigliare il solito cammino del loro asilo comune. Egli ne diede l'esempio e tutti lo seguirono nello stesso ordine con cui erano venuti.Quando il drappello si fu radunato nella foresta, il capo spiegò la ragione per cui li aveva fatti ritornare. Immediatamente il conduttore fu dichiarato reo di morte, unanimamente, ed egli ci si condannò da se stesso, riconoscendo che avrebbe dovuto prendere meglio le sue cautele e presentò con fermezza il collo a colui che si avanzò per tagliargli il capo. Siccome si trattava per la conservazione della banda di non lasciare impunito il torto fattole, un altro ladro, che promise di riuscire meglio di colui, che adesso era stato castigato, si presentò e domandò con somma grazia di essere preferito. Egli fu esaudito e, giunto nella piazza, corruppe Babà Mustafà che gli fece conoscere la casa di Alì Babà cogli occhi bendati. Egli la segnò di rosso in un luogo meno in vista, tenendo per fermo che questo era un mezzo sicuro per distinguerlo da quelle segnate di bianco.Ma, poco tempo dopo, Morgiana uscì dalla casa come il giorno precedente e quando ritornò, il segno non sfuggì ai suoi occhi. Infatti fece lo stesso ragionamento del giorno prima e non tralasciò di fare lo stesso segno rosso alle tre porte vicine e nello stesso luogo. Il ladro, al suo ritorno tra i suoi compagni della foresta, non mancò di far valere la precauzione da lui presa come infallibile,

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberdiceva, per non confondere la casa d'Alì Babà con le altre. Il capo e le sue genti credettero, come lui, che la cosa dovesse riuscire. Andarono in città col medesimo ordine e con le medesime cautele dell'altra volta, ugualmente pronti a fare il colpo che meditavano. Il capo e il ladro trovarono la stessa difficoltà della prima volta. Il capo ne fu indignato e il ladro rimase talmente confuso quanto colui, che lo aveva preceduto colla stessa commissione. Per cui il capo fu costretto anche quel giorno a ritornarsene colle sue genti, tanto poco soddisfatto quanto il giorno innanzi.Il ladro, come autore dell'inganno, subì anche lui il castigo, cui si era sottoposto volontariamente e il capo vedendo la sua compagnia diminuita di due bravi elementi, temette di vederla diminuire maggiormente, se continuava ad incaricarne altri per essere informati della vera casa di Alì Babà. Perciò s'incaricò della cosa egli stesso, venne infatti in città e coll'aiuto di Babà Mustafà, che gli rese lo stesso servigio reso ai due componenti della sua compagnia, non stette a fare nessun segno, per riconoscere la casa d'Alì Babà, ma la esaminò tanto bene, non solo osservandola attentamente, ma anche passando e ripassando diverse volte davanti a quella da non lasciare dubbi sull'esatta ubicazione. Il capo dei ladri, soddisfatto del suo viaggio, ed istruito su quanto aveva desiderato, ritornò alla foresta e quando fu entrato nella grotta ove tutta la sua compagnia lo aspettava: « Compagni », disse, «nulla più finalmente può impedirci di prendere una piena vendetta del torto che ci è stato fatto. Io conosco con certezza la casa del colpevole su cui essa deve cadere e per la strada ho pensato ai mezzi di fargliela sentire con tale destrezza, che nessuno potrà avere cognizione del luogo, nostro asilo, non meno che del nostro tesoro, essendo questo lo scopo che dobbiamo avere nella nostra impresa; altrimenti, invece di esserci molto utile, ci sarà funesta ». «Per ottenere ciò», continuò il capo, «ecco quello che ho pensato.Quando ve lo avrò esposto, se qualcuno di voi avrà un'idea migliore, potrà esternarla ». Allora spiegò loro in che modo intendesse comportarsi: e siccome tutti gli dettero la loro approvazione, li incaricò di sparpagliarsi nei borghi e nei villaggi circostanti ed anche nella città, di comprare dei muli fìno al numero di diciannove e trentotto grandi vasi di terra per trasportare dell'olio, l'uno pieno e gli altri vuoti. In due o tre giorni ali tempo i ladri ebbero completate le provviste. Siccome i vasi vuoti erano un po' stretti dalla parte della bocca per l'esecuzione del suo disegno, il capo li fece allargare e dopo aver fatto entrare uno dei suoi in ciascun vaso con le armi che aveva giudicate necessarie, lasciando aperto quello che aveva fatto scucire per lasciare loro libera la respirazione, li chiuse in modo che apparivano pieni d'olio e per meglio presentare la cosa li strofinò di fuori d'unto.Sistemate così le cose, quando i muli furono carichi dei trentasette ladri, ciascuno nascosto in uno dei vasi, così che lui funzionava come conduttore, prese la via della città nel tempo che aveva previsto e vi arrivò all'imbrunire, circa un'ora dopo il tramonto del sole, come si era prefìsso. Egli vi entrò e tirò dritto alla casa di Alì Babà nel disegno di picchiare alla porta e di chiedere di passarvi la notte coi suoi muli e col beneplacito del padrone. Non fece nemmeno la fatica di picchiare, poichè trovò Alì Babà alla porta, che stava prendendo il fresco dopo il pranzo. Fatti arrestare i suoi muli e rivoltosi ad Alì Babà gli disse: « Signore, io porto l'olio che qui vedi da molto lontano per venderlo domani al mercato e a quest'ora non so dove andare ad albergare. Se ciò non ti incomoda, fammi la grazia di ricevermi in casa tua per passarvi la notte, conserverò per te immensa riconoscenza ». Quantunque Alì Babà avesse veduto nella foresta colui che gli parlava ed anche inteso la sua voce, come avrebbe potuto riconoscerlo per il capo dei quaranta ladri sotto il travestimento di un mercante d'olio? « Tu sei il benvenuto », gli disse. « Entra ». E dicendo queste parole, gli fece posto per lasciarlo entrare coi suoi muli.Nello stesso tempo chiamò uno schiavo e gli comandò di mettere i muli al coperto nella scuderia e di dar loro fieno e orzo. Andò ancora nella cucina ad ordinare a Morgiana di apprestare prontamente la cena per l'ospite allora giunto e di preparargli un letto in una camera.Ali Babà fece di più: per fare al suo ospite l’accoglienza più onorevolmente possibile, quando vide che il capo dei ladri aveva scaricato i suoi muli e che questi erano stati condotti nella scuderia come aveva comandato e che cercava un luogo per passare la notte all'aperto, andò a prenderlo per farlo

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberentrare nella sala in cui riceveva i forestieri. Il capo se ne scusò molto sotto pretesto di non volergli essere d'incomodo, ma invero lo faceva per aver modo di eseguire ciò che meditava con maggior libertà e non cedette alla cortesia di Ali Babà, se non dopo infinite istanze. Alì Babà, non contento di tener compagnia a quello che voleva attentare alla sua vita, fino a che Morgiana gli avesse servito la cena, continuò a parlargli di molte cose, che credeva gli facessero piacere e non lo abbandonò, se non quando ebbe terminato il pasto da lui offertogli, dicendogli: « Qui tu sei il padrone; non hai se non a domandare tutte le cose di cui puoi aver bisogno, non essendovi nulla in casa mia che non sia al tuo servizio». Il capo dei ladri s'alzò contemporaneamente ad Alì Babà e l'accompagnò fino alla porta. Mentre questi andava in cucina per parlare a Morgiana, egli scese nel cortile col pretesto di vedere se mancava nulla ai suoi muli.Alì Babà, dopo aver raccomandato di nuovo a Morgiana di prendere gran cura del suo ospite e di non lasciargli mancar nulla, soggiunse: «Morgiana, t'avverto che domani vado al bagno prima del giorno; perciò abbi cura che la mia biancheria da bagno sia pronta, dandola ad Abdalla (questo era il nome del suo schiavo) e fammi un buon brodo per il ritorno». Dopo averle dato questi ordini, si ritirò per coricarsi. Il capo dei ladri intanto, uscito dalla scuderia, andò ad ordinare alle sue genti quanto dovevano fare. Cominciando dal primo vaso fino all'ultimo disse a ciascuno: «Quando getterò delle piccole pietre dalla camera in cui sono albergato, non mancate di fendere il vaso dall'alto fino al basso col coltello di cui vi siete muniti e di uscirne, perché subito dopo sarò da voi ». Il coltello di cui parlava era stato affilato per quest'uso. Fatto ciò ritornò e come si fu presentato alla porta della cucina, Morgiana prese una candela e lo accompagnò alla camera, che gli aveva preparata, ove lo lasciò, dopo avergli domandato se aveva bisogno di qualche altra cosa. Egli, per non destare sospetti, spense il lume e si coricò vestito, pronto ad alzarsi appena fatto il suo primo sonno. Morgiana, non dimenticando gli ordini di Alì Babà, preparò la sua biancheria da bagno, di cui incaricò Abdalla, il quale non era andato ancora a coricarsi; pose la pentola al fuoco per il brodo e mentre andava schiumandola, la lampada si spense. Non vi era più olio in casa. Come fare? Ella ne manifestò la sua pena ad Abdalla. «Vai a prendere dell'olio in uno dei vasi del cortile», le disse Abdalla.Morgiana ringraziò Abdalla del consiglio e mentre egli andò a coricarsi vicino alla camera di Alì Babà per seguirlo al bagno, ella prese il vaso dell'olio e andò nel cortile. Come si fu avvicinata al primo vaso che incontrò, il ladro che vi era nascosto dentro, chiese sommessamente: «E' giunta l'ora?». Quantunque il ladro avesse parlato sommessamente, pur nondimeno Morgiana fu colpita dalla sua voce. Ogni altra schiava trovando un uomo in un vaso, invece i trovarvi l'olio che cercava, avrebbe fatto un fracasso capace di cagionare grandi sciagure, ma Morgiana era superiore alle altre.Essa comprese subito l'importanza di custodire il segreto. Il pericolo imminente in cui si trovavano Alì Babà e la sua famiglia ed ella medesima e la necessità di apportarvi rimedio senza rumore e colla sua capacità, ne concepì prontamente i mezzi. Ella dunque rientrò in se medesima sull'istante e senza far apparire alcuna emozione, rappresentando la parte del capo dei ladri, rispose alla domanda dicendo: « Non ancora, ma ben presto ». Ella s'avvicinò quindi al vaso che seguiva e la stessa domanda fu fatta: e così di seguito fino a che giunse all'ultimo che era pieno d'olio e alla stessa domanda diede la stessa risposta. Morgiana conobbe da ciò, che il suo padrone, Alì Babà, che aveva creduto ospitare in casa sua un mercante d'olio, aveva dato ospitalità a trentotto ladri, comprendendovi il falso mercante, loro capo. Ella empì sollecitamente il suo recipiente di olio, che prese dall'ultimo vaso e ritornò nella sua cucina ove, dopo aver messo dell'olio nella lampada e averla riaccesa, prese una gran caldaia, ritornò nel cortile e l'empì dell'olio del vaso. Poi lo mise sul fuoco su cui pose dell'altra legna, affinchè l'olio bollisse. L'olio bollì finalmente ed ella, presa la caldaia, andò a versarlo in ogni vaso, dal primo fino all'ultimo, per soffocarli e toglier loro la vita.Morgiana, dopo questa azione, degna del suo coraggio, eseguita senza rumore, come l'aveva progettata, ritornò nella cucina con la caldaia vuota e chiuse la porta. Spense il gran fuoco che aveva acceso, non lasciandone se non quanto bisognava per terminare di far cuocere nella pentola il

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberbrodo per Alì Babà. Spense la lampada e rimase in un gran silenzio, risoluta di non coricarsi, se non avesse osservato ciò che sarebbe accaduto da una finestra della cucina che dava sul cortile, per quanto l'oscurità della notte poteva permetterlo. Non era ancora un quarto d'ora che aspettava, quando il capo dei ladri si svegliò. Alzatosi, guardò per la fìnestra e non scorgendo nessun lume e vedendo regnare una gran quiete ed un profondo silenzio nella casa, diede il segnale, gettanto delle piccole pietre di cui parecchie caddero sui vasi, come non potè dubitarne dal suono che udì.Egli presta l'orecchio e non ode nè scorge nulla, che gli faccia conoscere, che le sue genti si mettono in movimento, per cui, inquieto, getta le piccole pietre, una seconda ed una terza volta. Esse cadono sui vasi e, nondimeno, neanche uno dei ladri dà segno di vita e non può comprenderne la ragione. Discende nel cortile tutto allarmato, facendo il minor rumore possibile, si accosta al primo vaso per chiedere al ladro che credeva vivo se dormiva e sente un odore d'olio caldo e di bruciato che esalava dal vaso: dal che capì come la sua impresa contro Alì Babà per togliergli la vita, per saccheggiare la sua casa e per trasportare, se poteva, l'oro che egli aveva carpito alla sua comunità, fosse andata a vuoto. Passò al vaso successivo ed a tutti, l'uno dopo l'altro, e trovò che le sue genti erano perite nel medesimo modo. Dalla diminuzione dell'olio nel vaso che aveva portato pieno, conobbe il modo che era stato adoperato per privarlo del soccorso che aspettava. Disperato di aver fallito il suo colpo, fuggì per la porta del giardino di Alì Babà che dava nella corte e di giardino in giardino, superando le mura, si salvò. Quando Morgiana non intese più rumore e non vide più ritornare il capo dei ladri, dopo avere aspettato qualche tempo, non dubitò del partito da lui preso, piuttosto che cercare di salvarsi per la porta della casa, che stava chiuisa a doppia chiave. Soddisfatta e lietissima d'esser sì bene riuscita a mettere tutta la casa al sicuro, si coricò finalmente e si addormentò. Alì Babà intanto uscì prima del giorno e andò al bagno, seguito dal suo schiavo, senza sapere nulla dell'avvenimento meraviglioso accaduto in casa sua mentre dormiva, a cagione del quale Morgiana non aveva giudicato a proposito di svegliarlo e con altrettanta maggior ragione, in quanto non c'era tempo da perdere per evitare il pericolo ed era inutile disturbare il suo riposo. Ritornando dal bagno e rientrando in casa sua che già il sole era alto, Alì Babà fu sorpreso di vedere ancora i vasi d'olio e il mercante non fosse ancora peranco andato al mercato coi suoi muli, ne chiese la ragione a Morgiana, la quale era venuta ad aprirgli ed aveva lasciato ogni cosa nello stato in cui vedeva per presentargliene lo spettacolo e spiegargli più sensibilmente quello che aveva fatto per la sua conservazione.« Mio buon padrone », disse Morgiana, rispondendo ad Alì Babà, «Dio conservi te e tutta la tua casa. Tu saprai meglio ciò che desideri sapere, quando avrai veduto ciò che debbo farti vedere; per cui ti prego di avere la pazienza di venire con me ». Alì Babà seguì Morgiana. Quand'ella ebbe chiusa la porta, lo condusse al primo vaso dicendogli: « Guarda nel vaso, se c'è dell'olio! ». Alì Babà guardò e come ebbe veduto un uomo nel vaso, si trasse indietro tutto spaventato con un forte grido. «Non temere di nulla»; gli disse Morgiana, «l'uomo che vedi non ti farà del male. Egli ne ha fatto, ma oramai non è più in grado di farne nè a te nè a nessun altro,essendo morto».« Morgiana » , esclamò Alì Babà, « che vuol dire tutto ciò che mi hai fatto vedere? Spiegamelo! ». «Te lo spiegherò», disse Morgiana, «ma modera la tua meraviglia e non destare nei vicini la curiosità di avere notizie di una cosa che è importantissima che sia tenuta segreta. Vedi prima di tutto gli altri vasi ». Alì Babà guardò negli altri vasi, l'uno dopo l'altro, dal primo fino all'ultimo in cui v'era dell'olio, che notò essere notevolmente diminuito, e rimase quindi immobile ora fissando i vasi ora Morgiana senza dir nulla, tanto in lui era grande la sorpresa: finalmente, come se avesse riacquistata la parola, chiese: « E del mercante, che n'è stato? ».«Il mercante», rispose Morgiana, «è tanto mercante quanto io sono mercantessa. Ma tu saprai tutta la storia più comodamente nella tua camera, essendo tempo per il bene della tua salute, che prenda un brodo dopo uscito dal bagno ». Mentre Alì Babà andò nella sua camera, Morgiana si recò in cucina a prendere il brodo che gli portò. Alì Babà prima di prenderlo le disse:

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuber« Comincia col soddisfare la grande impazienza in cui sono col raccontarmi una storia tanto strana con tutti i suoi particolari ». Morgiana per obbedire ad Alì Babà gli raccontò ogni cosa, soggiungendo: « Ecco quale è la storia che m'hai chiesta ed io sono convinta che questa è la conseguenza di un'osservazione che ho fatta da due o tre giorni di cui non ho creduto doverti informare, cioè che una volta ritornando dalla città di buon mattino, scorsi che la porta della strada era segnata di bianco e che ciascuna volta, senza sapere a qual fine ciò poteva essere stato fatto, avevo segnato egualmente ed allo stesso luogo due o tre porte dei nostri vicini e al disopra e al disotto.Quando Morgiana ebbe terminato, Alì Babà, commosso dalla grande riconoscenza che provava, le disse: «Io non morrò prima di averti ricompensata come meriti. Io ti debbo la vita e per cominciarti a dare una prova di riconoscenza, ti do la libertà fin da questo momento. Io sono persuaso che i quaranta ladri mi hanno teso questo agguato. Dio mi ha liberato per tuo mezzo e spero che continuerà a preservarmi dalla loro malvagità e che terminando di distornarla dalla mia testa, libererà il mondo dalla loro persecuzione e dalla loro avidità maledetta. Quello che dobbiamo fare è di seppellire, senza por tempo in mezzo, i corpi di questa peste del genere umano con tale segreto che nessuno possa sospettare del loro destino » Il giardino di Alì Babà era d'una grande lunghezza e terminato da grandi alberi. Senza esitare andò sotto quegli alberi col suo schiavo a scavare una fossa lunga e larga in proporzione dei corpi che si dovevano seppellire. Il terreno era facile a rimuovere e non impiegarono lungo tempo.Trassero i corpi fuori dai vasi, togliendo le armi, delle quali i ladri si erano muniti; quindi li trasportarono al limitare del giardino e li deposero nella fossa e, dopo averli coperti con la terra che avevano scavato, sparsero quella che vi restava intorno, sì che il terreno apparve tale quale a prima. Alì Babà fece nascondere accuratamente i vasi e le armi, in quanto ai muli di cui non ne aveva bisogno per il momento, li mandò al mercato in diverse volte e li fece vendere dal suo schiavo. Mentre Alì Babà prendeva tutte queste precauzioni per tenere celato in che modo fosse divenuto così ricco in poco tempo, il capo dei quaranta ladri era ritornato alla foresta, demoralizzato e nell'agitazione o piuttosto nella confusione in cui era per un così infelice successo e tanto contrario a quello che si era promesso, era rientrato nella grotta senza aver potuto risolvere nulla intorno a quello che doveva o non doveva fare ad Alì Babà. La solitudine in cui si trovò in quella oscura dimora gli parve spaventosa. « Brave genti », esclamava tra sè, « o compagni delle mie veglie, delle mie corse e delle mie fatiche, ove siete? Che posso fare senza di voi? Io vi avevo uniti e scelti per vedervi perire tutti insieme in un destino tanto fatale ed indegno del vostro coraggio? Io vi compiangerei meno, se foste morti colla sciabola in mano, da valenti uomini. Quando giungerò a formare un'altra schiera di gente capace come voi? E quando anche lo volessi, potrei farlo, senza esporre tanto oro, tanto argento, tante ricchezze in preda di quello che se n'è già appropriata una parte? Io non posso e non debbo pensarvi, se non dopo averlo privato della vita. Quello che non ho potuto fare con un sì potente aiuto, lo farò da solo e quando avrò provveduto, affìnchè questo tesoro non sia esposto al saccheggio, farò in modo che non resti nè senza successore nè senza padroni dopo di me».Presa questa risoluzione, senza impacciarsi a cercare i mezzi di eseguirla, pieno di speranza e coll'animo tranquillo, si addormentò e passò la notte placidamente. L'indomani, il capo dei ladri, svegliatosi di buon mattino, come si era proposto, prese un abito decente, conformemente al progetto che aveva meditato e venne in città ove prese alloggio e siccome si aspettava che ciò che era accaduto in casa di Alì Babà potesse aver fatto rumore, domandò al portinaio con noncuranza, se vi era qualche cosa di nuovo nella città. Il portinaio parlò di cose tutte diverse di quella che gli importava di sapere. Da questo giudicò che la ragione per cui Alì Babà custodiva un così profondo segreto derivava dal fatto che non voleva fosse divulgata la cognizione, che aveva del tesoro e del mezzo di entrarvi, non ignorando che per questa cagione si attentasse alla sua vita. Questo l'animò a non trascurare nulla per disfarsi di chi conosceva ìl segreto. Il capo dei ladri si provvide di un

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercavallo di cui si servì per trasportare al suo albergo parecchie qualità di ricche stoffe e di fini tele, facendo più viaggi alla foresta con le precauzioni necessarie per celare il luogo in cui andava a prenderle. Per smerciare quelle merci, quando ebbe radunato quelle che aveva giudicato a proposito, cercò una bottega; ne trovò una e, dopo averla presa in affitto dal proprietario, l'addobbò e vi si stabilì. La bottega di fronte alla sua era appartenuta a Cassim ed era occupata da poco dal figliuolo di Alì Babà.Il capo dei ladri, che aveva preso il nome di Cogia Hussain, come nuovo venuto non mancò di far cortesia ai mercanti suoi vicini secondo il costume. Ma siccome il figliuolo di Alì Babà era giovane, ben atto, non mancava di spirito e aveva più spesso occasione di parlare e di conversare con lui che con gli altri, strinse ben presto amicizia con lui, attaccandosi anzi a coltivarlo più fortemente e più assiduamente; quando tre o quattro giorni dopo il suo arrivo, riconobbe Alì Babà che andò a trovare suo figlio e che si fermò a parlargli, come aveva l'abitudine di fare di quando in quando e come ebbe saputo dal figlio, dopo che Alì Babà se ne fu andato, che era suo padre, aumentò le sue premure presso di lui, l'accarezzò, gli fece dei piccoli doni e l'invitò anche parecchie volte a pranzo.Il figlio di Alì Babà volle disobbligarsi delle gentilezze di Cogia Hussain e parlò del suo proposito ad Alì Babà suo padre, facendogli osservare che non era da uomo civile il restare più lungo tempo senza contraccambiare le cortesie, che Cogia Hussain aveva usato con lui. Alì Babà s'incaricò pertanto del regalo con molto piacere. « Figliuolo mio », disse, « domani è venerdì e siccome è un giorno in cui i grossi mercanti come Cogia Hussain e come te tengono le loro botteglie chiuse, fissa con lui di fare una passeggiata per il pomeriggio e, ritornando, fallo passare per casa mia, essendo meglio che la cosa avvenga in questo modo, anzichè invitarlo formalmente. Io vado a ordinare a Morgiana di preparare la cena ».Il venerdì, il figliuolo di Alì Babà e Cogia Hussain si trovarono il pomeriggio all'appuntamento datosi e fecero la loro passeggiata. Ritornando (siccome il figliuolo di Alì Babà aveva fatto passare Cogia Hussain per la strada in cui abitava suo padre), quando furono giunti innanzi alla porta della sua casa, s'arrestò picchiandovi e dicendo: « E' qui la casa di mio padre ed io ti prego di venirti a ristorare ». Quantunque Cogia Hussain era giunto allo scopo che si era proposto, cioè di avere ingresso in casa di Alì Babà e di togliergli la vita senza entrare nella sua e senza far rumore, non lasciò nondimeno di curarsi e di far vista di prender congedo dal figlio, ma siccome lo schiavo di Alì Babà aveva aperto, così il figlio lo prese cortesemente per la mano ed entrando per primo, lo tirò e lo sforzò in qualche modo ad entrare quasi suo malgrado.Alì Babà accolse Cogia Hussain a viso aperto e con ogni cortesia, ringraziandolo della bontà che aveva per suo figlio.

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«La riconoscenza ch'egli ha per te e che io medesimo ti professo», soggiunse, «è altrettanto più grande in quanto che egli non ha ancora cognizione del mondo e tu non sdegni, di contribuire a formarlo ». Cogia Hussain rese complimento per complimento ad Alì Babà, assicurandogli che se suo figlio non aveva ancora acquistata l'esperienza dei vecchi, aveva però il buon senso, che tiene luogo di quella. Dopo una conversazione poca durata sopra altri argomenti diversi, Cogia Hussain voleva prendere congedo, ma Alì Babà l'arrestò dicendogli: « Signore, dove vuoi andare? Io ti prego di farmi l'onore di cenare con me. Il pasto che voglio offrirti molto al disotto di quello che meriti, ma tale qual è spero lo gradirai con altrettanto buon cuore, come io intendo dartelo ». « Alì Babà », rispose Cogia Hussain, « Io sono persuaso del tuo buon cuore e se ti domando in grazia di permettere che mi ritiri senza accettare l'offerta che mi fai, ti supplico di credere che non lo faccio nè per disprezzo nè inciviltà, ma perchè ho una ragione, che approveresti se ti fosse nota». « E quale può essere questa ragione, signore », chiese Alì Babà. «Si può domandartela?». « Eccola », replicò Cogia Hussain. «E' che io non mangio nè carne nè intingoli in cui vi sia del sale; giudica tu stesso dell'onore che farei alla tua tavola». « Se non hai che questa ragione », insistette Alì Babà, « essa non deve privarmi del piacere di averti a cena, a meno che non voglia assolutamente il contrario. In primo luogo non vi è sale nel pane che si mangia in casa mia ed in quanto alla carne ed agli intingoli ti prometto che non ve ne sarà in quelli che ti saranno serviti: perciò fammi la grazia di restare». Alì Babà andò in cucina e ordinò a Morgiana di non mettere il sale nella carne che doveva servire e di preparare prontamente due o tre intingoli tra quelli che aveva comandati ove non vi fosse del sale. Morgiana, che stava pronta a servire, non potè fare a meno di manifestare il suo malcontento su questo nuovo ordine e di domandare le ragioni ad Alì Babà. « Chi è dunque », disse, « quest'uomo così difficile, che non mangia sale? La tua cena non sarà più buona a mangiare, se la servo più tardi ». «Non ti corrucciare, Morgiana », rispose Alì Babà. «Egli è un cortese uomo: fa' quel che ti dico ». Morgiana obbedì, ma contro voglia ed ebbe la curiosità di conoscere quest'uomo che non mangiava sale. Quando ebbe terminato e quando Abdalla ebbe preparato la tavola, essa l'aiutò a portare i piatti.Guardando Cogia Hussain, lo riconobbe subito per il capo dei ladri, ad onta del suo travestimento ed, esaminandolo con attenzione, scorse che cosa aveva nascosto sotto il suo abito. «Io non mi meraviglio più », disse tra se medesima, « che lo scellerato non voglia mangiar sale col mio padrone; esso è il suo più fiero nemico e vuol assassinarlo, ma io glielo impedirò! ». Allorchè Morgiana ebbe terminato di servire o di far servire ad Abdalla, approfittò del tempo in cui si cenava

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Il capo dei ladri domanda ospitalità a Alì Babà.Le chef des voleurs

demande hospitalité àà Alì Baba

The chief of the thieves asks for hospitalty to Alì

BabaEl jefe de los ladrones pide

hospitalidad a Alì BabaDer Führer der Diebe fragt

um Gastlichkeit dem Alì Baba

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubere fece i preparativi necessari per l'esecuzione di un colpo ardito: ed aveva già terminato, quando Abdalla andò ad avvertirla che era giunto il momento di servire la frutta ed appena Abdalla ebbe levato quello che stava sulla tavola sulla quale mise il vino con tre tazze, condusse con sè Abdalla per andare a cenare insieme e dare ad Alì Babà, secondo il suo costume, la libertà di conversare e di rallegrarsi piacevolmente col suo ospite e di farlo bere. Allora il falso Cogia Hussain o piuttosto il capo dei quaranta ladri, credette che l'occasione favorevole di uccidere Alì Babà fosse venuta e meditò fra sè in questo modo: «Io farò ubriacare il padre ed il figlio e questo, al quale voglio donare la vita, non m'impedirà d'immergere il pugnale nel cuore del padre. Poi mi salverò nel giardino come ho fatto l'altra volta, mentre la cuoca e lo schiavo non avranno ancora terminato di mangiare o saranno addormentati in cucina». Invece di mangiare, Morgiana, che aveva afferrato l'intenzione del falso Cogia Hussain, non gli dette il tempo di dare esecuzione al suo progetto.Ella si vestì con un abito di ballerina assai leggiadro, si pose una acconciatura conveniente ed una cintura d'argento dorato, alla quale attaccò un pugnale, la cui guaina e l'impugnatura erano dello stesso metallo e dopo ciò si applicò una bella maschera sul viso. Così travestita, disse ad Abdalla: «Abdalla, prendi il tuo tamburo e andiamo a dare all'ospite del nostro padrone ed amico di suo figlio, il divertimento che loro diamo, la sera, qualche volta». Abdalla prese il tamburo e cominciando a suonare, camminando innanzi a Morgiana entrò nella sala. Morgiana, entrando dopo di lui, fece una profonda riverenza, nell'intento di farsi guardare, quasi chiedendo il permesso di far vedere ciò che sapeva fare. Siccome Abdalla vide Alì Babà che voleva parlare, cessò di suonare il tamburo. « Entra, Morgiana, entra », disse Alì Babà, « Cogia Hussain giudicherà di che tu sia capace e ci darà il suo giudizio. Almeno, signore », continuò, volgendosi dalla sua parte, « non credere ch'io debba spendere per darti questo sollazzo. Io lo trovo in casa mia e tu vedi che sono il mio schiavo e la mia cuoca e spenditrice insieme, che me lo danno. Spero che tu non lo troverai spiacevole ».Cogia Hussain non s'aspettava che Alì Babà dovesse aggiungere quel divertimento alla cena che gli offriva. Ciò gli fece temere di non potere valersi dell'occasione che credeva aver colta, ma si consolò, in caso che ciò fosse accaduto, colla speranza di coglierla in appresso, continuando a coltivare l'amicizia del padre e del figliuolo.Perciò, quantunque sarebbe stato più contento che Alì Babà non gliela avesse offerta, fece vista, nondimeno, di essergliene obbligato. Quando Abdalla vide che Alì Babà e Cogia Hussain avevano cessato di parlare, ricominciò a percuotere di nuovo il suo tamburo, accompagnandolo con la voce, sopra un'aria da ballo: e Morgiana, che non la cedeva a nessun ballerino di professione, ballò in modo da farsi ammirare da ogni altra compagnia, tranne che quella alla quale dava quello spettacolo, tra cui non v'era forse se non il f'also Cogia Hussain che vi prestasse attenzione. Dopo di avere eseguito più danze colla stessa leggiadria e la stessa forza, trasse finalmente il pugnale e, tenendolo in mano, ne ballò una in cui sorpassò se medesima per le figure differenti, pei movimenti leggeri, pei salti sorprendenti e pei meravigliosi sforzi con cui li accompagnò, ora presentando il pugnale in avanti, come per ferire, ora fingendo di ferirsi il petto.

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Quasi senza fiato finalmente strappò il tamburo dalle mani d'Abdalla colla mano sinistra e tenendo il pugnale colla destra, andò a presentare il tamburo dalla parte concava ad Alì Babà ad imitazione dei ballerini e delle ballerine di professione, che han costume di far così per sollecitare la liberalità del loro spettatori. Alì Babà gettò una moneta d'oro nel tamburo di Morgiana, la quale si rivolse in seguito al figliuolo di Alì Babà, che seguì l’esempio di suo padre. Cogia Hussain, che la vide muovere verso di lui, aveva già tratta la borsa dal seno per farle il suo dono e vi metteva la mano nel momento in cui Morgiana, con un coraggio degno della sua fermezza e della sua risoluzione, gli immerse il pugnale nel mezzo al cuore così profondamente, che non lo trasse, se non dopo averlo tolto di vita. Ali Babà e suo figlio, spaventato da questa azione, proruppero il uno spaventevole grido. « Ah, sciagurata », esclamò Alì Babà, « che hai fatto? E' forse per perdere me e la mia famiglia? ».«Non è già per perderti», rispose Morgiana, «l'ho fatto anzi per la tua conservazione ».Allora, aprendo la veste di Cogia Hussain e mostrando ad Alì Babà il pugnale di cui era armato, disse: « Vedi con qual fiero nemico avevi da fare; guarda bene il viso e riconoscerai in lui il falso mercante di olio ed il capo dei quaranta ladri. Non consideri ancora che non ha voluto mangiare sale con te? Vuoi maggiori prove per persuaderti del suo pernicioso disegno? Prima di vederlo, me ne era venuto il sospetto dal momento in cui mi avevi fatto sapere, che avevi un tale ospite.Io l'ho veduto e mi sono convinta nel mio sospetto. Alì Babà, che conobbe il nuovo obbligo, che aveva verso Morgiana di avergli conservata la vita una seconda volta, l'abbraccia. « Morgiana », disse, « io t'ho data la libertà e già ti ho promesso che la mia riconoscenza non sarebbe rimasta a quello e che ben presto avrei fatto per te altre cose. L'ora è giunta ed io ti faccio mia nuora ».E, rivolgendosi a suo fìglio, aggiunse: « Figlio mio, ti credo assai buono per non trovare strano, che ti dia Morgiana per moglie senza consultarti. Tu non le devi riconoscenza, meno di me. Ti sarai accorto, che Cogia Hussain non aveva cercato la tua amicizia, se non col proposito di toglierti la vita col suo tradimento, e, se vi fosse riuscito, non devi dubitare che non avrebbe sacrificato anche te alla sua vendetta. Considera che sposando Morgiana,tu sposi il sostegno della mia famiglia per quanto io vivrò e della tua fino al termine dei tuoi giorni ».Il figliuolo, ben lungi dal manifestare alcun malcontento, disse che consentiva a quel matrimonio, non solo perchè non voleva disobbedire a suo padre, ma anche perchè vi si sentiva portato. Dopo ciò nella casa di Alì Babà si pensò di sotterrare il corpo del capo, vicino a quelli degli altri ladri e ciò si fece tanto segretamente e nessuno se ne accorse, se non dopo molti anni, quando nessuno si trovava più interessato a far conoscere questa memorabile storia. Pochi giorni dopo Alì Babà celebrò le nozze di suo figlio e di Morgiana con grande solennità e con un sontuoso festino, accompagnato da danze, da spettacoli e dai soliti divertimenti ed ebbe la soddisfazione di vedere i

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Morgiana balla davanti il ladro travestito.

Morgiane danse devant le voleur travesti

Morgiane dances in fron of the disguised thief.

Morgians baila en frente del ladrón disfrazado

Morgiane tänzt vor dem verkleideten Räuber

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubersuoi amici ed i suoi vicini, invitati alle nozze, che non ignoravano le belle e buone qualità di Morgiana, lodare altamente, della sua generosità e del suo buon cuore. Dopo il matrimonio, Alì Babà, che si era astenuto dal ritornare alla grotta dei ladri da quando aveva portato via il corpo di suo fratello Cassim sopra uno dei suoi tre asini con l'oro di cui li aveva caricati, per timore di trovarveli e di esservi sorpreso, se ne astenne dopo la morte dei trentotto ladri, comprendenti il loro capo, perchè supponeva i due altri, il cui destino non gli era noto, ancora viventi. Ma in capo ad un anno, come ebbe veduto che non si era nulla intrapreso per inquietarlo, lo prese la curiosità di farvi un viaggio, adoperando le precauzioni necessarie per la sua sicurezza. Salì a cavallo e quando fu arrivato vicino alla grotta, prese in buon augurio il non scorgere traccia d'uomini o di cavalli. Egli pose piede a terra, attaccò il suo cavallo e, presentandosi innanzi alla porta, pronunziò le parole: « Sesamo, apriti! ».La porta s'aprì, egli entrò e lo stato in cui trovò le cose nella grotta, gli fece giudicare, che nessuno vi era entrato dopo che Cogia Hussain era andato a mettere bottega nella città e non dubitò più di essere il solo al mondo che avesse il segreto di far aprire la grotta. Quindi, essendosi munito di una valigia, la riempì d'oro per quanto il suo cavallo poteva portarne e ritornò alla città.Da quel tempo Alì Babà, suo fìglio, che egli condusse alla grotta e a cui insegnò il segreto per entrarvi e dopo di essi la loro posterità alla quale trasmisero lo stesso segreto, profittando della loro fortuna con moderazione, vissero in un grande splendore e furono insigniti delle più alte onorificenze cittadine.

Qui di seguito un’altra versione della storia

Ici par la suite une autre version de l’histoire

Herafter another version of the tale

Aqui en seguida una otra versión de la fabula

Hier danach eine zweite Version der Geschichte

Ali Babà e i quaranta ladroni

Mi è venuto in mente, o re felice, che nel tempo dei tempi, in una città della Persia, vivevano due fratelli, che si chiamavano uno Qassim e l'altro Alì Babà. Quando il padre di costoro, che era un uomo di modeste risorse, fu passato nella misericordia del Signore, i due fratelli procedettero a dividersi equamente i magri beni lasciati dal genitore. Certo l'eredità non migliorò di molto la condizione dei due fratelli, perché i beni lasciati dal padre erano ben poca cosa. Ma Qassim ebbe la fortuna di conoscere un giorno una mezzana, la quale, dopo avere sperimentato su di se e con piena soddisfazione le gagliarde virtù di copulatore del giovanotto, gli combinò un matrimonio con una ragazza piacevole di aspetto e per giunta - benedetto sia Colui che distribuisce! - provvista di beni di fortuna e padrona di una bottega fornita di ogni mercanzia, così che Qassim diventò dall'oggi al domani un uomo agiato, anzi, uno dei più ricchi mercanti della città e poté fare a meno di preoccuparsi dell'avvenire. Lo stesso non si poteva dire dell'altro fratello, Alì Babà, il quale aveva sposato una donna povera come lui, viveva in una povera casa e possedeva quale unica ricchezza tre somari che gli servivano per trasportare in città la legna che andava a tagliare nei boschi e con la vendita della quale tirava avanti 'alla meno peggio.Ora avvenne che un giorno, mentre Alì Babà si trovava nel bosco a tagliare legna come al solito,

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubersenti in lontananza un rumore sordo che si avvicinava sempre più e alla fine, prestando orecchio, Alì Babà fu certo che si trattasse del trepestio di parecchi cavalli che correvano al galoppo. Poiché quel luogo era lontano da ogni via di passaggio e molto solitario, Alì Babà pensò dovesse trattarsi di qualche banda di ladri e ritenne prudente rimettersi in salvo fino a che non avesse potuto vedere chi erano i cavalieri che arrivavano così di carriera. Perciò si arrampicò su un grande albero che sorgeva in cima a una rupe isolata e si nascose fra i rami in modo da poter vedere senza essere veduto. E fu una saggia decisione la sua, perché di lì a poco vide arrivare al gran galoppo una masnada di cavalieri, grandi e grossi, armati fino ai denti e dalle facce feroci. Alì Babà capì allora di non essersi sbagliato e fu certo che quegli uomini dal fiero aspetto erano dei banditi di strada. A un cenno del loro capo, smontarono da cavallo, legarono le bestie agli alberi, quindi tolsero dalle selle delle bisacce e se le caricarono sulle spalle. Curvi sotto il peso delle bisacce, s'incamminarono in fila indiana sfilando sotto l'albero dove si trovava Alì Babà il quale poté così contarli comodamente e vide che erano in tutto quaranta, né uno di più né uno di meno. Colui che marciava in testa alla fila e che doveva essere il capo dei banditi, arrivato davanti a una grande roccia seminascosta da un folto di cespugli, si fermò, depositò la propria bisaccia a terra e, con voce squillante, gridò: " Sesamo, apriti! " Non appena ebbe detto queste parole, ecco che la roccia girò su se stessa, come una porta sui cardini, rivelando una vasta apertura. I banditi uno dopo l'altro e da ultimo il capo, dopo essersi ricaricata sulle spalle la bisaccia, entrò anche lui; dopo di che la roccia girò di nuovo su se stessa bloccando l'apertura e per quanto Alì Babà, che pure non era lontano, aguzzasse la vista, non gli fu possibile scorgere né un segno né una fenditura che rivelasse l'ingresso di una grotta. Alì Babà, che aveva assistito stupefatto allo spettacolo che si era svolto sotto i suoi occhi, non sapeva che partito prendere. Dapprima pensò di scendere dall'albero, impadronirsi di un paio di cavalli e fuggire con quelli in città. Ma riflettendoci bene temette che i banditi uscissero dalla grotta mentre lui cercava di squagliarsela, e in tal caso nessuno avrebbe potuto salvarlo da una fine miserevole. Decise perciò che la cosa migliore era di rimanere dove si trovava, anche perché era incuriosito di vedere che cosa sarebbe successo. Dopo un bel po' che stava lì sull'albero e si sentiva già le gambe formicolare per la scomoda posizione, Alì Babà vide che la roccia tornava a girare su se stessa, ed ecco che dall'antro uscirono di nuovo in fila indiana i banditi recando in mano le bisacce, ma questa volta vuote. Da ultimo uscì il capo il quale assicuratosi che nessuno fosse rimasto nella grotta, si voltò verso la roccia e con la solita voce squillante gridò: " Sesamo, chiuditi!" Dopo di che i banditi tornarono tutti ai cavalli, legarono le bisacce alle selle, montarono in groppa e spronarono via par Alì Babà sarebbe stato tentato di scendere subito dall'albero, ma la prudenza di cui Allah lo aveva fornito gli consigliò di rimanere dove si trovava, in quanto pensò che forse i ladroni potevano aver dimenticato qualche cosa e sarebbero tornati indietro a prenderla e così lo avrebbero sorpreso. Cercò di seguire con l'occhio per quanto poté i cavalieri e quando li vide scomparire nel folto degli alberi si mise a spiare la nuvola di polvere, che sollevavano le loro cavalcature.

Quando alla fine la nuvola di polvere, che si rimpiccioliva sempre più, scomparve del tutto ai suoi occhi, allora Alì Babà, sentendosi abbastanza sicuro, scese dall'albero e si avvicinò incuriosito alla roccia cominciando a guardare bene da tutte le parti. Ma per quanto guardasse e smuovesse cespugli, non gli fu possibile vedere alcuna anfrattuosità, alcuna fessura, non gli fu possibile insomma scoprire alcun indizio che quella roccia si fosse mai mossa dal suo posto fin da quando, nella notte dei tempi, il Signore l'aveva collocata in quel luogo. Siccome, però, egli ricordava la formula pronunciata dal capo dei ladroni, fu spinto dalla curiosità di constatare se quelle parole avevano lo stesso potere magico anche in bocca a lui. Si piantò quindi davanti alla roccia e ad alta voce gridò: " Sesamo, apriti! " E sebbene la sua voce avesse tremato un poco per l'emozione, tuttavia la roccia cominciò a girare su se stessa rivelando una vasta apertura. Alì Babà fu preso da un indicibile spavento, senti che le gambe gli tremavano e fu sul punto di fuggire; se non che, gettando un'occhiata verso l'interno dell'apertura, invece della grotta buia e spaventosa che si era immaginata, vide una galleria di pietra ben levigata, spaziosa e bene illuminata da un fiotto di luce

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberche pioveva dall'alto. Quella vista lo rincuorò alquanto, e, se la paura lo tirava indietro, la curiosità lo spingeva avanti, e così un passo dietro l'altro cominciò ad inoltrarsi nella galleria, senza dimenticarsi d'invocare prima il nome di Allah clemente e misericordioso. Fatti pochi passi, senti che la roccia girava di nuovo sui cardini e richiudeva l'apertura. Lì per lì fu preso da un indicibile spavento, ma poi pensò che la formula magica, così come aveva funzionato per farlo entrare, avrebbe funzionato per farlo uscire. Tranquillizzato da questo pensiero, cominciò ad ispezionare il luogo in cui si trovava e, passando di meraviglia in meraviglia, vide che la galleria era piena zeppa di balle di stoffa preziosa, di tappeti finissimi e, cosa ancor più sorprendente, di sacchi e di cofani traboccanti di monete d'oro, di gioielli e di pietre preziose. E il povero Alì Babà, che in vita sua non aveva mai veduto nemmeno una parte infinitesima di tante ricchezze, sbarrava gli occhi e a malapena osava toccare con la punta delle dita quell'oro, quei diamanti, quelle gemme, e andava dicendosi che quella grotta doveva essere servita di rifugio non solo a quei quaranta ladroni, ma anche agli antenati di quelli e agli antenati degli antenati, e ad intere generazioni di ladroni fin dall'origine dei secoli. Passati i primi istanti di stupore e di sbigottimento, Alì Babà si disse: " Per Allah, nulla accade che il Signore non voglia! Se tu, o Alì Babà, povero legnaiolo, sei riuscito a entrare in questo luogo e a mettere le mani su tante ricchezze, è evidente che questa è la volontà di Colui che dà e prende. Non v'è dubbio su quale sia la volontà del Signore: Egli certamente desidera che quest'oro, frutto di tante ruberie e rapine, sia usato a fin di bene, acciocché tu ne faccia elemosine e viva con la tua famiglia al riparo dal bisogno e dalle ristrettezze. " E dopo essersi messo in pace la coscienza con questo ragionamento, il povero Alì Babà prese un sacco pieno di monete d'oro e lo trascinò fino all'imboccatura della galleria. Poi fece lo stesso con un secondo sacco e con un terzo, e tanti ne preparò quanti pensava che i suoi somari potessero trasportarne. Quando ebbe ultimato il suo lavoro, si mise davanti all'imboccatura della caverna e ad alta voce disse: " Sesamo, apriti! " E subito la roccia girò su se stessa e Alì Babà trascinò all'aperto i sacchi colmi d'oro che aveva preparato. Poi, voltatosi verso l'apertura della grotta, disse ad alta voce: " Sesamo, chiuditi! " e la roccia tornò a girare su se stessa e si chiuse. Alì Babà attaccò i sacchi al basto dei somari e per evitare la curiosità della gente ebbe cura di nasconderli sotto le fascine di legna. Ciò fatto riprese il cammino della città e arrivato a casa sua condusse gli asini in una piccola corte interna, dove nessuno poteva vederlo, e cominciò a scaricare i sacchi. Ed ecco che arrivò la moglie di Alì Babà, la quale vedendo il marito indaffarato a scaricare sacchi così pesanti quali non se ne erano mai visti in quella casa, cominciò a chiedergli che cosa fosse quella roba, e dove l'avesse trovata e chi gliel'avesse data, e insomma a fare mille domande come sogliono le femmine. " 0 donna, " le rispose Alì Babà, " contentati di sapere che questi sacchi sono un dono di Allah. E ora, invece di star lì a farmi tante domande, aiutami a portarli in casa. " E allora la donna si mise ad aiutare il marito a trasportare i sacchi in casa, ma poiché palpandoli li sentiva come fossero pieni di monete, la sua curiosità non fece che aumentare. Sicché, quando ebbero terminato di trasportare tutti i sacchi in casa, la donna volle subito aprirne uno e, vistolo colmo di pezzi d'oro, cominciò a battere le palme delle mani l'una contro l'altra, e a strapparsi i capelli, e a lacerarsi il petto gridando: " 0 sventura! sventura su di noi e sui nostri figli! 0 Alì Babà, come hai potuto, infelice... " Alì Babà, sentendo la donna gridare in quel modo e temendo che richiamasse l'attenzione dei vicini, cominciò a saltare, per la rabbia, a destra e a sinistra e alla fine le pose una mano sulla bocca dicendole: " Che Allah ti privi delle sue benedizioni, sciagurata! Che cos'hai da gridare in questo modo? Vuoi forse svergognarmi davanti a tutti i vicini? E poi, è questa la buona opinione che hai di tuo marito? Se io ho tutto questo denaro, perché pensi che me lo sia procurato in modo illecito? E' Allah che ha voluto concederci questa benedizione, e invece di strapparti i capelli faresti meglio a gettarti a terra e a ringraziare il Signore. " E raccontò alla moglie tutto quello che gli era accaduto e quando la donna seppe come stavano le cose di colpo le passò lo spavento e si mise a lodare il Signore per la benedizione che aveva inviato loro. Ciò fatto se ne andò dove erano i sacchi e sedutasi per terra sui talloni cominciò a contare le monete d'oro. Ma Alì Babà, vedutala intenta a quell'operazione,

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercominciò a darle sulla voce, dicendole: " Che fai, disgraziata? Ti ci vorranno giorni e giorni per poter contare tutte quelle monete. Non sai che la cosa più saggia che possa fare un poveretto, quando gli capita una fortuna di questo genere, è quella di nascondere appunto la sua fortuna? Invece di star lì a contare il denaro, aiutami a scavare una buca nella quale nasconderemo questi sacchi acciocché non si levi contro di noi la cupidigia e l'invidia dei vicini. " " Marito mio, " rispose la donna, " non ho certo intenzione di contare a una a una tutte queste monete. Però, prima di sotterrarle, voglio sapere a quanto ammonta la nostra fortuna. Perciò andrò a farmi prestare una misura di legno da qualche vicina, mentre tu scaverai la fossa. Così sapremo quanto potremo spendere per il necessario e per il superfluo, e potremo regolare convenientemente la nostra vita. " Alì Babà pensò che il ragionamento della moglie non fosse sbagliato e le disse: " E va bene! Va' pure! Ma fa' presto, e soprattutto bada di non rivelare ad anima viva il nostro segreto. "La moglie di Alì Babà si mise il velo sul volto e uscì per andare in cerca della misura di legno che le occorreva, e, strada facendo, pensò che la cosa migliore fosse quella di andarla a chiedere alla cognata, la moglie di Qassim, il fratello ricco di suo marito. Così fece; e recatasi a casa di Qassim chiese alla cognata se poteva prestarle una misura di legno, e la cognata le rispose: " Volentieri, cognata mia, e che Allah ti accresca le sue benedizioni! Perché, se vieni a chiedermi una misura, vuol dire che ti serve per misurare qualcosa, e se hai qualcosa da misurare vuol dire che Allah ha fatto entrare la prosperità in casa tua. " E poiché la moglie di Alì Babà non rispondeva né sì né no, l'altra, piccata nella sua curiosità, andò a prendere la misura di legno, ma siccome moriva dalla voglia di sapere che specie di granaglie dovesse misurarvi la cognata, ne spalmò il fondo all'esterno con un po' di sego. Ciò fatto tornò dalla cognata e le consegnò la misura. La donna la ringraziò e, dopo averle rivolto i complimenti d'uso, se ne tornò a casa; quivi giunta, si sedette per terra accanto ai sacchi e affondando la misura nelle monete d'oro cominciò a contare tutto quel denaro, facendo, per ogni misura che passava, un segno col carbone sul muro. Quando ebbe finito di passare l'oro, chiamò Alì Babà e gli mostrò i segni che aveva fatto sul muro e che quasi riempivano una intera parete. Poi, quando lei e il marito ebbero deposto i sacchi nella buca che Alì Babà aveva scavato e li ebbero ricoperti ben bene con la terra, la donna prese la misura si velò, e andò a restituirla alla cognata, ringraziandola per il servigio che le aveva reso. Non appena la moglie di Alì Babà fu uscita, la cognata rivoltò la misura e, con suo grande stupore, vide che attaccata sul fondo unto di grasso c'era una moneta d'oro. Prese in mano la moneta e constatò che era di oro buono e subito si sentì il cuore attanagliato dall'invidia ed esclamò: " Ma come? Quel pezzente di Alì Babà ha tanto denaro da doverlo contare a misure? E come avrà fatto a procurare? " E andò avanti per tutto il giorno a rimuginare questi pensieri. La sera, quando il marito, Qassim tornò a casa, la moglie andò subito incontro e gli disse: " 0 Qassim, chi pensi che sia più ricco fra te e tuo fratello;' " Qassim la guardò sbalordito e le disse: " Che discorsi sono questi, o donna? Sai benissimo che mio fratello è un poveraccio buono a nulla. Che significa questa domanda? " " Perciò, o Qassim, " insiste la donna, " tu sei convinto di essere molto più ricco di tuo fratello. " " Smettila di rompermi il capo con queste ciance, o donna, " rispose Qassiin. " Sai benissimo che le cose stanno proprio così. " " E allora sappi, o Qassim, " gli disse la moglie, " che ti sbagli di grosso, perché tuo fratello Alì Babà è infinitamente più ricco di te, e in effetti è tanto ricco che per contare il suo denaro ha bisogno di una misura da grano. " E allo sbalordito Qassim raccontò tutto quello che le era capitato con la moglie di Alì Babà e concluse il suo discorso mostrandogli la moneta d'oro che era rimasta attaccata sul fondo della misura di legno. Quando Qassim ebbe udito il racconto della moglie ed ebbe visto la moneta d'oro, non seppe darsi pace, e per tutta la notte non fece che rigirarsi nel letto, pensando a come potesse essere capitata tanta ricchezza fra le mani del fratello. La mattina seguente, dopo aver passato una intera nottata a rodersi il fegato, Qassim uscì di buon'ora, si recò difilato dal fratello e senza nemmeno salutarlo e informarsi della sua salute gli disse: " Che cosa sono tutti questi segreti? Ti sembra bello ingannare la gente in questo modo? Ma come? Te ne vai in giro come un pezzente a piangere miseria e poi misuri le monete d'oro a staia? E nemmeno a me, che sono tuo fratello, dici

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubernulla dei tuoi affari né mi metti al corrente dì quello che ti capita. " Alì Babà rimase interdetto, sentendo questo sproloquio, non tanto perché fosse avaro di natura, ma perché temeva l'invidia e la gelosia del fratello e della cognata. Così rispose: " Fratello mio, perché ti lamenti se è questa la prima volta, in tanti anni, che metti piede nella mia casa? E come avrei potuto informarti dei casi miei se tu non ti sei mai interessato di conoscerli né mai hai chiesto, non dico a me ma almeno ai vicini, se io e i miei figli avevano da mangiare o no? Se io fossi venuto da te a raccontarti le mie miserie, avresti pensato che lo facevo per spillarti denaro. " " Adesso non si tratta di questo, Alì Babà, " rispose impaziente Qassim, " ma si tratta dei fatto che tu inganni la gente dabbene fingendoti povero quando non lo sei, dato che non ho mai visto un povero contare il denaro con una misura da grano. " Quando Alì Babà ebbe inteso queste parole, capì che il fratello era al corrente di tutto e che sarebbe stato inutile cercare di fingere. Perciò, facendo buon viso a cattivo gioco, gli raccontò tutto quanto gli era capitato nel bosco e concluse dicendo: " Sia glorificato Allah che ci ha inviato questa benedizione! Ma poiché noi siamo dello stesso sangue, penso non sia giusto che io tenga per me questa ricchezza che non ho fatto nulla per guadagnare. Perciò, fratello mio, ti prego di volere accettare metà dell'oro che ho portato fuori da quella grotta. " Qassim, nel quale il racconto del fratello aveva risvegliato la cupidigia e con la cupidigia la tracotanza e la malizia, rispose: " Su questo non si discute nemmeno, o Alì Babà! Se il Signore ti ha fatto scoprire questo tesoro, è evidente che lo ha fatto perché tu ne rendessi partecipe anche me che sono tuo fratello. E qui ci sarebbe da discorrere molto, perché se io non fossi venuto a casa tua tu ti saresti goduto quest'oro da solo senza farmi sapere nulla. Piuttosto, hai dimenticato di dirmi quali sono le parole magiche che aprono la roccia. Prima di mettere le mani su quest'oro, voglio essere sicuro che quello che mi hai raccontato sia vero, perché io sono un mercante rispettabile e non mi piacerebbe di trovarmi coinvolto in qualche pasticcio. Avanti dunque: dimmi quali sono queste parole e bada bene di non imbrogliarmi, perché altrimenti andrò dal capo della polizia e ti denuncerò come complice dei ladroni. E non so se questo ti converrebbe. " Alì Babà, spinto non tanto dalle minacce quanto dal suo animo onesto e privo di malizie, disse al fratello quali erano le parole magiche che servivano per fare aprire la roccia, e quando Qassim le ebbe udite se ne andò senza nemmeno ringraziare Alì Babà. La mattina dopo, di buon'ora, Qassim fece mettere il basto a dieci muli e su ogni basto fece attaccare due robuste casse. Poi si avviò verso il bosco, nel luogo indicato dal fratello. Trovò subito l'albero, al quale legò i muli, e, regolandosi su quello, non ebbe difficoltà a individuare la roccia, tanto esatta e precisa era stata la descrizione di Alì Babà. Postosi dunque davanti alla roccia, pronunciò ad alta voce le parole:" Sesamo, apriti! " E subito la roccia cominciò a girare su se stessa rivelando l'apertura della grotta. Qassim si precipitò dentro, ma fatti alcuni passi rimase impietrito dallo stupore perché gli era bastata una sola occhiata per rendersi conto delle immense ricchezze che si trovavano nascoste in quel luogo; infatti, l'oro che il fratello aveva portato fuori non era che una minima parte di ciò che conteneva quella grotta. Riavutosi dal primo stupore, Qassim cominciò, con il fiato mozzo dall'entusiasmo, a fare il giro della grotta, palpando e toccando le cose preziose che vi erano contenute e gettando esclamazioni di meraviglia davanti ai cofani traboccanti di pietre preziose e di monili, davanti alle cataste di argenteria cesellata, davanti ai sacchi pieni di monete d'oro, davanti alle balle di stoffe preziosissime. Con la bava alla bocca e gli occhi accesi di cupidigia, per un pezzo non fece che andare da un sacco all'altro e da un cofano all'altro valutando in cuor suo quelle ricchezze e accarezzandole con le sue mani da mercante come se già fossero roba sua. Pensò che per portar via quel tesoro ci sarebbe voluta una carovana di cammelli grande come quelle che giungono in Persia dalle lontane contrade della Cina. Allora gli venne fatto di pensare ai dieci muli che aveva lasciato fuori accanto all'albero e decise di andarli a prendere, per caricare intanto quelli con quanta più roba gli fosse stato possibile. Così, fece per uscire dalla grotta, ma trovò che l'imboccatura era chiusa perché, non appena egli era entrato, la roccia, come al solito, aveva di nuovo girato su se stessa e Qassim non se ne era accorto, tutto preso dall'entusiasmo per quel che vedeva. Volle allora pronunciare le parole magiche per far riaprire la roccia, ma la vista di

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubertutti quei tesori gli aveva stravolto il cervello a tal punto ch'egli aveva dimenticato completamente quali fossero quelle parole. Così si piantò davanti alla roccia e gridò: " Orzo, apriti! " e poiché la roccia non si muoveva, ripete ancora due o tre volte ad alta voce " Orzo, apriti! " Ma la roccia continuò a rimanere ferma. Allora Qassim cominciò a pensare che la parola, magica dovesse essere un'altra. e gli parve proprio di ricordare che quella parola dovesse essere segala. Perciò, con quanto fiato aveva in corpo, gridò: " Segala, apriti! " Ma naturalmente non accadde nulla. Dopo aver ripetuto più volte queste parole, Qassim cominciò a spazientirsi, e poi ad inquietarsi, e senza prender fiato si mise a ripetere la formula usando i nomi di tutte le semenze e di tutti i cereali che gli venivano in mente. Tutti li nominò tranne quello giusto, perché il Profeta, sia benedetto ed esaltato il suo nome, ha detto, parlando dei malvagi: " Allah toglierà loro il dono della luce, ed essi andranno vagolando nelle tenebre e, ciechi, sordi e muti, saranno incapaci di tornare sui loro passi. " Quando Qassim ebbe provato inutilmente tutti i nomi che gli venivano alla memoria, fu preso dal terrore di non poter più uscire dalla grotta. Allora non gli importò più niente di tutte quelle ricchezze e desiderò una sola cosa. uscire di nuovo alla luce del sole. Come un forsennato, si mise a correre a dritta e a manca cercando un'apertura o un appiglio che gli permettesse di arrampicarsi fino alla volta della galleria da dove pioveva il fiotto di luce. Ma le pareti erano tutte di marmo liscio e levigato, unite e compatte, e non solo non vi erano appigli, ma non vi era nemmeno l'ombra di un'apertura. Come un animale feroce preso in trappola, Qassim in preda alla disperazione andava correndo di qua e di là, picchiando il capo nel muro e ferendosi le mani, ma tutto era inutile. Alla fine si gettò a terra stremato di forze e rimase lì a piangere e ad ansimare per un pezzo, quand'ecco d'un tratto sentire fuori della grotta un rumore di cavalli al galoppo. In effetti proprio quel giorno i quaranta ladroni avevano deciso di tornare nella grotta per nascondervi dell'altro bottino. Ma quando furono arrivati nei pressi della roccia videro i muli con le casse, legati all'albero, e allora, sguainate le spade, scesero subito da cavallo e cominciarono a frugare tutt'intorno e fra i cespugli per scovare il padrone di quei muli e ucciderlo. Ma per quanto cercassero dappertutto, non riuscirono a trovare anima viva. Allora il capo dei banditi, dopo essersi consultato con i suoi, si piazzò davanti alla roccia e gridò: " Sesamo, apriti! " e la roccia girò su se stessa aprendosi. Qassim, che dall'interno della grotta aveva udito le imprecazioni e le grida di rabbia dei banditi, temendo fortemente per la sua vita, si era nascosto in un angolo, appiattito fra due sacchi di monete d'oro. Quando però vide che la roccia inaspettatamente si apriva non ebbe altro pensiero che quello di correre a mettersi in salvo. Si precipitò dunque a testa bassa, come un caprone, verso l'apertura, ma era scritto che dovesse andare a cozzare proprio contro il capo dei banditi, così che entrambi caddero distesi per terra, e prima che Qassim potesse rialzarsi e fuggire gli altri briganti gli furono addosso e lo fecero a pezzi con le loro spade, perché questo era il destino che Allah il Giusto, il Distributore, gli aveva riservato. Quanto ai ladroni, dopo che ebbero ucciso Qassim, entrarono nella grotta e videro ammucchiati da una parte i sacchi e i cofani che Qassim aveva preparato per caricarli sui muli. Allora si sedettero in circolo e tennero consiglio chiedendosi come mai quell'uomo fosse riuscito a entrare nella loro grotta. Alla fine, poiché non trovarono una spiegazione soddisfacente a quel fatto strano, e poiché d'altra parte erano convinti d'essere i soli a possedere la formula magica che faceva aprire la roccia, e visto che l'intruso era morto e non avrebbe più potuto parlare con nessuno, rivelando l'esistenza del loro nascondiglio, decisero di vuotare le bisacce e di tornarsene al loro mestiere di razziatori, perché erano gente attiva, cui piaceva di più fare i fatti che star seduta a discorrere. Tuttavia, prima di andarsene, pensarono bene di squartare il cadavere di Qassim e di disporne i pezzi all'ingresso della grotta affinché chiunque per caso fosse riuscito a varcarne la soglia rimanesse terrorizzato da quello spettacolo e fuggisse via senza più farvi ritorno. Questo per quanto riguarda Qassim e i quaranta ladroni. Intanto la moglie di Qassim, vedendo che il marito non tornava, cominciò a preoccuparsi e quando scese la sera e Qassim non si era fatto vedere, in preda a una grande agitazione, si mise il velo sul volto e uscì per recarsi a casa del cognato. Quando Alì Babà la vide si stupì grandemente, perché la donna non aveva mai voluto

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubermettere piede nella sua casa e aveva sempre disdegnato di frequentare il cognato a cagione della povertà di costui. Comunque Alì Babà l'accolse con cortesia e le chiese che cosa la conducesse da lui, a quell'ora. La moglie di Qassim gli disse che era preoccupata per il marito, il quale era uscito di casa la mattina molto presto e ancora non era tornato, sebbene fosse già notte. Aggiunse che sarebbe stato bene che Alì Babà fosse andato a cercare il fratello perché sicuramente doveva essergli capitata una disgrazia. Alì Babà, il quale sospettava che il fratello si fosse recato alla grotta e pensava che per mantenere segreta la faccenda del tesoro non avrebbe voluto che fosse fatto scalpore intorno alla sua assenza. Cercò di calmare la donna invitandola a passare la notte in casa sua e dicendole che col buio le ricerche sarebbero state inutili, ma che l'indomani mattina, appena fatto giorno, egli stesso sarebbe andato in cerca di Qassim. E così fece. La mattina dopo, alle prime luci dell'alba, quel brav'uomo di Alì Babà era già nel cortile di casa sua, intento a mettere il basto ai somari. Dopo aver raccomandato alla moglie di aver cura della cognata e di non farle mancare nulla, si mise in cammino e in breve arrivò nel bosco. Giunto che fu davanti alla roccia, cominciò a guardarsi in giro, ma non vide alcuna traccia del fratello e cominciò a preoccuparsi. Comunque sia, pronunciò le due parole magiche, la roccia girò su se stessa ed egli entrò nella grotta. Ma aveva fatto appena pochi passi, quand'ecco si trovò davanti i miseri resti squartati del fratello; allora impallidì, le gambe gli tremarono e sentì che stava per venire meno. Come Dio volle si riprese e il primo pensiero che gli attraversò la mente fu quello di dare onorata sepoltura alle povere membra di quello sciagurato, il quale, dopo tutto, era un musulmano come lui ed era figlio del suo stesso padre e della sua stessa madre. Cosi Alì Babà entrò nella grotta, prese due sacchi, li vuotò delle monete d'oro che- contenevano e vi mise dentro il tronco e le membra amputate del fratello. Poi, già che si trovava lì, pensò che sarebbe stato sciocco far tornare a casa gli asini con i basti vuoti, cosi prese qualche altro sacco di monete e dopo aver pronunciato le parole magiche trasportò fuori ogni cosa. Caricò sui somari i sacchi con l'oro e quelli con le spoglie del fratello, ricoprì il tutto con fascine di legna, acciocché i passanti non fossero messi in curiosità, e tornò di buon passo a casa. Appena, entrato nel cortiletto, chiamò la schiava Morgiana perché lo aiutasse a scaricare gli asini. Ora bisogna sapere che questa Morgiana era una giovane schiava che, Alì Babà e sua moglie avevano preso quando era ancora bambina e l'avevano allevata in casa non come una schiava ma quasi come una loro figlia. E la fanciulla era cresciuta bella, buona, brava e soprattutto assai sveglia di cervello, così che Alì Babà, quando doveva risolvere qualche questione difficile, di altri non si fidava se non del senno e del giudizio di Morgiana. Quando Morgiana arrivò al suo richiamo, Alì Babà le disse: " Figliola mia, questo è il giorno in cui ti chiedo di darmi una prova della tua scaltrezza, della tua discrezione e della tua devozione! " " Ascolto e obbedisco " rispose Morgiana. Allora Alì Babà le raccontò ogni cosa per filo e per segno, quindi, accennando ai due sacchi che contenevano il cadavere del fratello: " Ora " disse, " bisogna che tu pensi al modo di seppellirlo come se fosse morto di morte naturale, così che nessuno possa sospettare la verità sull'accaduto. " Ciò detto, Alì Babà se ne andò dalla cognata a darle la triste notizia, lasciando Morgiana a riflettere sul da farsi. Quando Alì Babà comparve davanti alla cognata, questa capì subito, guardandolo in faccia, che a Qassim doveva essere accaduta una grave disgrazia e prima ancora che Alì Babà potesse parlare cominciò a battere le palme delle mani, a graffiarsi le guance, a strapparsi i capelli, a gemere e ad ululare. Alì Babà, temendo che i vicini potessero udire quello strepito e venirne a chiedere la cagione, le disse subito: " Il Signore, nella sua generosità, mi ha dato più ricchezze di quanto me ne servano; perciò, se nella disgrazia che ti ha colpita c'è ancora qualcosa capace di consolarti, io ti offro di entrare nella mia casa come seconda moglie. Tu troverai nella madre dei miei figli una sorella affettuosa, e così potremo vivere in pace ricordando la memoria dell'estinto! " Davanti a tanta generosità, la vedova di Qassim si sentì sciogliere il cuore, fino allora indurito dall'invidia e dalla cupidigia, e Allah illuminò il suo animo, perché egli è l'Onnipotente e a lui tutto è possibile! Così la vedova di Qassim si sciolse in lacrime, ma questa volta di commozione, per la bontà di Alì Babà e accettò, di diventare la sua seconda moglie. E da allora fu una donna onesta e dabbene e di

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubernobili sentimenti. Intanto Morgiana, dopo avere pensato per un po' sul modo migliore di cavarsi da quell'impiccio, se ne uscì di casa e andò nella bottega di uno speziale che era lì accanto e gli chiese di venderle una certa medicina che si usava per curare le malattie mortali. Lo speziale gliela diede, ma naturalmente le chiese chi fosse ammalato nella casa del suo padrone, e Morgiana, con un gran sospiro, gli rispose: " Ahimè che disgrazia! Ahimè che sventura! Il povero fratello del mio padrone Alì Babà, che era venuto in visita da noi, è stato colto all'improvviso da un gran malore, è caduto per terra ed è rimasto lì tutto rattrappito: la faccia gli è diventata gialla e non vuol parlare né mangiare. Speriamo o sceicco degli speziali, che questa tua medicina gli faccia bene! " Tornata a casa, Morgiana mise al corrente del suo piano il padrone e questi non poté fare a meno di compiacersi con lei per la sua grande ingegnosità. Cosi la mattina dopo Morgiana tornò di nuovo dallo speziale e con il volto bagnato di lacrime, singhiozzando e sospirando, gli chiese di darle una certa medicina che veniva usata come estremo rimedio per i moribondi. Presa la medicina, che lo speziale si affrettò a darle, se ne uscì dalla bottega dicendo: " Poveri noi! Poveri noi!' Se questo farmaco non avrà effetto, non vi è più speranza! " E strada facendo ebbe cura di far sapere a tutto il vicinato della grave malattia che aveva colpito Qassim, fratello del suo padrone Alì Babà. Perciò, quando, l'indomani all'alba i vicini furono svegliati da grida, pianti e gemiti di donne, capirono subito, che il fratello di Alì Babà doveva essere morto e nessuno, se ne meravigliò. Nel, frattempo però, Morgiana, che continuava a mettere in atto diligentemente il suo piano, si era detta: " Ragazza mia,-non basta far credere alla gente che il fratello del tuo padrone sia morto di morte naturale, bisogna anche che tu pensi a un altro pericolo: devi fare in modo, cioè, che nessuno si accorga che il cadavere dei fratello del tuo padrone non è tutto d'un pezzo ma è squartato. ". Così senza por tempo in mezzo, Morgiana se ne andò subito da un vecchio ciabattino, un certo Mustafà, che aveva bottega dall'altra parte della città e che, non la conosceva e, messogli in mano un dinàr d'oro, gli disse: " o sceicco dei ciabattini, in casa del mio padrone hanno bisogno subito della tua opera. " Mustafà che era un brav'uomo sempre di buon umore si rallegrò molto vedendo il dinàr d'oro e disse a Morgiana: " Sia benedetta la tua venuta, ragazza mia, e che Allah ti mandi più spesso nella mia bottega! Parla, padrona, e dimmi cosa posso fare per te! " " Carissimo zio, " gli rispose Morgiana, " devi solo alzarti e venire con me; ma prima prendi tutto quello che ti serve per cucire il cuoio. " E quando il vecchio ciabattino ebbe preso tutto il necessario, Morgiana gli bendò gli occhi dicendogli " Scusami, o sceicco, ma questa è una condizione indispensabile se vuoi guadagnarti un'altra moneta d'oro come quella che ti ho dato poc'anzi. " Così dicendo, gli mise in mano un'altra moneta d'oro e il ciabattino si lasciò persuadere da queste buone ragioni a seguirla senza far tante storie. Così Morgiana prese per mano il vecchio ciabattino e lo condusse, sempre con gli occhi bendati, nella cantina della casa di Alì Babà. Quando furono arrivati, gli tolse la benda dagli occhi e mostrandogli i pezzi del cadavere di Qassim che ella aveva ricomposti, gli disse: " Questo è quello che vogliamo da te: che tu ricucia insieme i pezzi di questo cadavere! " Quando il ciabattino vide quell'orrendo spettacolo, si tirò indietro tutto spaventato, ma Morgiana gli mise in mano una terza moneta d'oro premettendogliene ancora una quarta se il lavoro fosse stato fatto presto e bene. Davanti a questi argomenti, a Mustafà passò la paura e così, senza più indugiare, si mise all'opera. Quando il vecchio ebbe terminato di ricucire insieme i pezzi del cadavere di Qassim, Morgiana gli diede la moneta d'oro promessa, gli bendò nuovamente gli occhi e, tenendolo per mano, lo ricondusse fino alla sua bottega. Poi, dopo averlo salutato e avere invocato sul suo capo le benedizioni di Allah, se ne tornò a casa, avendo cura però di voltarsi ogni tanto per vedere se il ciabattino non stesse per caso seguendola. Appena tornata a casa, Morgiana fece scaldare dell'acqua, lavò il cadavere ricucito di Qassim, lo profumò di aromi e d'incenso, quindi lo depose nella bara che nel frattempo Alì Babà aveva avuto cura di ordinare dal falegname. Per evitare poi che qualcuno si accorgesse delle cuciture, ricopri il cadavere con scialli e stoffe preziose. Aveva appena terminato, che ecco arrivò l'imam con i suoi assistenti e vennero anche i vicini, i quali si misero la bara sulle spalle e aprirono il corteo, in testa al quale camminavano la vedova di Qassim e il fratello del defunto, Alì Babà, e la

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberprima moglie di costui con i figli e Morgiana: e tutti piangevano riempiendo le strade di pietosi lamenti. Così, grazie all'ingegnosità di Morgiana, nessuno sospettò la verità circa la morte di Qassim e i funerali si svolsero nel modo più commovente e dignitoso. Questo per quanto riguarda Alì Babà e la sua famiglia. Ma torniamo ai quaranta ladroni, i quali, tornati alla grotta, rimasero di sasso constatando che il cadavere di Qassim era scomparso. Ma il loro sbigottimento non doveva conoscere limiti quando, insospettiti dalla cosa, si diedero a controllare il loro tesoro e dovettero concludere, ahi loro! che qualcuno aveva portato via una quantità notevole di monete d'oro. Allora si sedettero per terra in circolo e il capo così parlò: " Miei prodi! Il nostro segreto, non so come, è stato scoperto, e se noi non escogitiamo qualche espediente per porre rimedio a questa faccenda ci vedremo sparire sotto il naso il tesoro accumulato in tanti anni di fatiche da noi e dai nostri antenati. Ormai non v'è più dubbio che il ladro da noi sorpreso nella grotta aveva un complice, ed è perciò indispensabile che noi scopriamo questo complice e l'uccidiamo, acciocché il nostro segreto torni ad essere tale e i frutti delle nostre fatiche siano di nuovo al riparo dalla cupidigia dei mariuoli. Io propongo perciò che uno di noi si travesta da derviscio straniero, si rechi in città e, girando di strada in strada e di bottega in bottega veda di scoprire il nome di colui che cerchiamo. Ma è necessario che l'indagine sia condotta con astuzia e prudenza, perché il più piccolo sbaglio potrebbe compromettere la riuscita dell'impresa. Perciò io propongo che colui il quale si assumerà l'incarico debba accettare di essere punito con la morte se commetterà qualche leggerezza o qualche errore. " Allora uno dei ladroni si alzò e disse: " Mi offro io di condurre in porto l'impresa e accetto la condizione che avete posto. " Il capo e gli altri suoi compagni si felicitarono con lui, gli augurarono buona fortuna e quello, dopo essersi travestito da derviscio, se ne andò. Arrivò in città che era molto presto e giunto nel suk vide che tutte le botteghe erano chiuse, fatta eccezione di quella del vecchio ciabattino Mustafà, il quale aveva l'abitudine di mettersi al lavoro al primo canto del gallo. Il derviscio si fermò a osservare il vecchio ciabattino, che lavorava abilmente di lesina e trincetto, e non poté fare a meno di esprimergli la sua meraviglia per il fatto che a quella età aveva ancora dita così agili e forti e occhi così buoni. Mustafà che, come è stato detto, era un brav'uomo semplice e cordiale, al quale piaceva chiacchierare con la gente, si senti tutto lusingato dal complimento e rispose: " Per Allah, o derviscio, quello che vedi è niente: sono ancora capace d'infilare un ago al primo colpo e sono stato capace di ricucire un cadavere, fatto a pezzi, in fondo a una cantina senza luce. " Quando il derviscio senti queste parole, ci mancò poco che si mettesse a ballare dalla gioia, ma seppe trattenersi e si limitò a benedire la sorte che lo aveva guidato, appena entrato in città, dalla persona giusta. " 0 venerando ciabattino! " gli disse. " Che cos'è questa storia di ricucire un morto? Forse che nel tuo paese si ha l'abitudine di tagliare a pezzi i morti e poi di ricucirli? " " Per Allah, " rispose il ciabattino, " questa non è certo un’abitudine del nostro paese! Ma è inutile che tu m'interroghi, perché io so solo quello che voglio dire, e se la mia memoria è lunga la mia lingua è corta. " Allora il derviscio, per non insospettire Mustafà, si mise a ridere di cuore a questa uscita e, avvicinatoglisi, gli fece scivolare in mano una moneta d'oro e gli disse: " 0 sceicco dei ciabattini, non credere che io voglia impicciarmi dei fatti degli altri, ma siccome sono uno straniero e viaggio per conoscere gli usi e i costumi della gente sono curioso di conoscere le ragioni per cui è stato compiuto questo strano rito. Perciò, se tu vorrai guidarmi nella casa dove il rito è avvenuto, ti darò un'altra moneta d'oro. " Allora Mustafà rispose: " E come potrei indicarti dove si trova quella casa, se vi fui condotto con gli occhi bendati? " Poi, dopo un attimo, aggiunse: " E' vero che l'uomo non vede solo con gli occhi ma con tutti i suoi sensi e che se dovessi rifare quella strada, bendato, son certo che da alcuni segni che notai tastando con le mani i muri e dagli odori che sentii saprei ritrovare la casa in cui fui condotto. " " Se è così," gli disse il derviscio porgendogli un'altra moneta d'oro, " ti prego di accettare questa moneta d'oro per il tuo disturbo e di venire con me, bendato, rifacendo il cammino percorso fino a quando non sarai sicuro di essere arrivato alla casa di cui mi hai parlato. Ti prego, o sceicco dei ciabattini, di non dirmi di no e di voler soddisfare la curiosità di uno straniero. "Allora il ciabattino Mustafà, non vedendo nulla di male nella richiesta di quel

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberderviscio straniero, si lasciò bendare gli occhi e un po' facendosi guidare e un po' guidando rifece il cammino già percorso con Morgiana fino a che, arrivato davanti alla casa di Alì Babà, si fermò dicendo: "Ecco, questo deve essere il posto: sono sicuro di non essere andato oltre perché il mio piede riconosce questa pietra sporgente nella quale inciampai prima di entrare nella casa. ". Il derviscio-ladrone si guardò intorno e vide che all'altezza del punto dove si era fermato il ciabattino vi era una sola porta; quella di Alì Babà. Tolse la benda dagli occhi del ciabattino e gli chiese se sapesse di chi era quella casa; ma il vecchio gli rispose d'ignorarlo perché egli era di un altro quartiere e non conosceva gli abitanti di quella strada. Allora il derviscio ringraziò il ciabattino, gli regalò un'altra moneta d'oro per il disturbo e lo mandò con Dio. Poi rimase lì perplesso, domandandosi come avrebbe fatto a riconoscere e a far riconoscere ai suoi compagni quella porta, dato che le porte che si aprivano su quella strada si somigliavano tutte. Alla fine vide un pezzo di gesso per terra, lo prese, fece un segno sulla porta e s'e ne andò tutto soddisfatto tornando verso la foresta dove lo, aspettavano i suoi compagni. Ma non sapeva, il meschino, che Allah avrebbe tramutato in pianto la sua soddisfazione. Infatti di lì a poco Morgiana uscì di casa per andare a fare la spesa al suk e quando tornò notò sulla porta di casa quello strano segno fatto col gesso. Allora si disse: " Chi può aver fatto questo segno sulla porta del mio padrone? Certo non può essere stata una mano amica perché le mani amiche bussano alle porte e non vi fanno sopra segni col gesso. Aguzza l'ingegno, Morgiana, perché qui sotto c'è sicuramente qualche imbroglio che bisogna sventare! " Ciò detto, si munì di un pezzo di gesso e segnò nello stesso modo tutte le porte della strada, così da confondere le idee ai malintenzionati. Ma torniamo ai ladroni. Non appena il loro compagno li ebbe raggiunti nella foresta e li ebbe informati di tutto quello che aveva fatto, essi si alzarono e s'incamminarono verso la città, dove entrarono a due a due per non destare sospetti nella gente. Arrivati però nella strada indicata dal loro compagno, rimasero di sasso vedendo che tutte le porte recavano il medesimo segno fatto col gesso. Allora a un cenno del capo tornarono nella foresta e riunitisi a consiglio decisero che colui che aveva sbagliato doveva essere punito con la morte, come era stato convenuto. E senza porre tempo in mezzo presero il colpevole e gli mozzarono il capo. D'altra parte, poiché diventava sempre più urgente sbarazzarsi di un nemico così astuto, un altro ladrone si offrì di andare in città a compiere la missione che il primo aveva fallito. Costui tornò in città, andò difilato dal ciabattino Mustafà, si fece indicare la strada e la casa del cadavere ricucito, e dopo aver licenziato il ciabattino fece sulla porta un segno rosso in un luogo poco visibile. Dopo di che se ne tornò, sicuro del fatto suo, verso la foresta. Il meschino però non sapeva che quando Allah ha deciso che la testa di un uomo debba cadere non v'è astuzia né accortezza che possa impedire ciò che è stabilito dall'Onnipotente. Infatti, quando i ladroni tornarono a due a due in città e arrivarono nella strada dove abitava Alì Babà, rimasero ancora più stupefatti della prima volta constatando che tutte le porte di quella strada avevano lo stesso segno rosso nello stesso posto. E questo era avvenuto perché l'astuta Morgiana, messa in sospetto da quel primo segno fatto col gesso, aveva tenuto gli occhi aperti e non aveva tardato a scoprire il segno rosso fatto dal secondo ladrone. Cosi aveva ripetuto il segno su tutte le porte della strada confondendo le idee ai nemici del suo padrone. Quando i ladroni furono ritornati nella foresta, anche il secondo esploratore subì la stessa sorte del primo, perché così era scritto, anche se egli non lo sapeva. E il risultato di tutto questo affare fu che la banda si trovò menomata di due uomini fra i più coraggiosi. A questo punto il capo dei ladroni, dopo aver riflettuto sulla situazione,si disse: " Ormai mi fiderò solo di me stesso! " Ciò detto si alzò e si recò in città facendosi indicare dal ciabattino Mustafà la casa del cadavere ricucito. Ma egli non fece come gli altri, non perse tempo a segnare la porta della casa di bianco o di rosso, ma rimase lì un bel pezzo ad osservarla per fissarsi nella mente qualche particolare che lo aiutasse a distinguerla dalle altre perché, come già si è detto, le case di quella strada, viste dal di fuori, erano tutte uguali. Quando fu ben sicuro che, tornando, non avrebbe potuto sbagliare, riprese la via della foresta e appena arrivato radunò intorno a se i trentasette ladroni che rimanevano e disse loro: " Miei prodi, finalmente la casa del nostro nemico è scoperta! A noi non rimane altro che infliggergli la punizione

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberche si merita. Ed ora ascoltatemi bene: procuratevi al più presto trentotto giare, molto grandi e capaci e con l'imboccatura larga tanto che possa passarvi un uomo. Trentasette di queste giare le porterete qui vuote. La trentottesima dovrà essere piena di olio di oliva. E mi raccomando, badate bene che siano robuste e senza crepe. E adesso andate e tornate al più presto. "Quando i ladroni tornarono con le giare attaccate alle selle dei cavalli, il capo disse loro di togliersi gli abiti, conservando solo il turbante, le babbucce e le armi, poi ordinò a ciascun uomo di infilarsi in una giara. Quando vide che tutti erano a posto, chiuse l'imboccatura delle giare con fibre di palma affinché i curiosi non potessero guardarvi dentro e colui che vi era nascosto potesse respirare liberamente. Prese quindi un po' d'olio e unse l'esterno delle giare, così che nessuno potesse dubitare che quelle giare contenevano una merce diversa dall'olio. Infine, anch'egli depose i suoi abiti, si travestì da mercante d'olio e, spingendo davanti a sé la fila dei cavalli, sì avviò verso la città. Arrivò nella strada dove abitava Alì Babà che già annottava ed ebbe la fortuna di trovare sulla porta di casa lo stesso Alì Babà che prendeva il fresco prima della preghiera della sera. Allora il capo dei ladroni fece fermare i cavalli, si avvicinò ad Alì Babà e dopo averlo salutato gli disse: ".Signore, come vedi io sono un mercante d'olio e sono venuto da molto lontano a vendere la mia merce in questa città. Purtroppo il viaggio è stato più lungo del previsto e sono entrato in città così tardi che non mi riesce più di trovare un luogo dove alloggiare. Ora, nel nome di Allah, ti pregherei di volermi ospitare per questa notte, perché altrimenti non saprei dove andare. E che il Clemente, il Misericordioso possa ricompensare la tua generosità. " Alì Babà,che era un brav'uomo sempre disposto ad aiutare il prossimo subito si alzò in piedi e cosi rispose al capo dei ladri " 0 mercante d'olio, che la mia dimora possa essere per te confortevole e accogliente. Entra. Tu sei il benvenuto! " E detto questo prese per mano l'ospite e fece entrare i cavalli nel cortile; poi chiamò Morgiana, alla quale ordinò di preparare la cena anche per l'ospite, e a un suo schiavo, di nome Abdallah, disse di aiutare il forestiero a scaricate le giare e a dar da mangiare alle bestie. Quando tutto fu in ordine, Alì Babà prese per mano l'ospite e lo fece entrare in casa, lo fece sedere accanto a sé e poi ordinò che venisse servita la cena. Così mangiarono e bevvero in abbondanza ringraziando il Signore per i suoi benefici. Finita la cena Alì Babà, per non mettere in imbarazzo l'ospite, si alzò e, dopo avergli augurato la buona notte, si congedò dicendogli: " Signore, la mia casa è la tua casa e tutto quello che essa contiene è tuo. " Al che il mercante rispose: " La tua generosità, o mio ospite, è degna del migliore dei musulmani. Tuttavia, ti prego di mostrare verso il mio intestino la stessa ospitalità che mostri a me e di dirmi dove potrei andare ad alleggerirmi il ventre. " Alì Babà gli indicò allora il gabinetto, che si trovava nel cortile proprio dove erano state deposte le giare, quindi gli rinnovò la buona notte e si ritirò. Rimasto solo, il capo dei ladroni, con la scusa di andare a fare i suoi bisogni, scese nel cortile e, avvicinatosi all'imboccatura della prima giara, disse sottovoce: " 0 tu che sei nascosto lì dentro, quando sentirai un sasso colpire la tua giara, esci subito con le armi in pugno e corri da me. " E la stessa cosa ripeté all'imboccatura di tutte e trentasette le giare. Dopo di che, tornò in camera, spense la lucerna e si stese sul letto, contando di svegliarsi quando la notte fosse ormai fonda e tutto in casa fosse tranquillo. Mentre ciò accadeva, Morgiana era intenta a riordinare la cucina, ed ecco che ad un tratto la lampada che aveva con sé si spense per mancanza d'olio. Allora Morgiana chiamò lo schiavo Abdallah e gli disse: " Guarda che guaio mi è capitato: si è spenta la lampada e in casa non c'è più nemmeno una goccia d'olio, né saprei a quest'ora dove procurarmene un po'. " Sentendo questo, Abdallah si mise a ridere e le disse prendendola in giro: " Sono tutte qui le tue risorse, o Morgiana? Perché dici che in casa non c'è una goccia d'olio, quando in cortile sono allineate in bell'ordine trentotto giare colme d'olio? " " Per Allah! " rispose Morgiana. " Hai proprio ragione! Come mai non ci ho pensato prima? " Ciò detto, prese un recipiente e scese in cortile. Si avvicinò a una giara, ne tolse il coperchio e vi ficcò dentro il recipiente, ma sentì che questo non si tuffava nell'olio, bensì urtava contro qualcosa di duro, mentre dall'interno della giara usciva una voce: " Per Allah, il capo m'aveva detto che avrebbe tirato una pietra, ma questo é un vero e proprio masso! Avanti, usciamo di qui, è arrivato il momento! " E Morgiana, con gli occhi sbarrati dal

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberterrore, vide sbucare dall'imboccatura della giara la testa di un uomo. Chiunque altro si sarebbe messo a gridare e a chiamare aiuto, ma non Morgiana. la quale, riacquistata subito la presenza di spirito, si avvicinò a quella testa che cercava di uscire dalla giara e le disse: " Non muoverti ancora, o mio prode. Il capo sta dormendo. Il momento non è giunto. " Dopo di che richiuse l'imboccatura della giara e passò in rassegna tutte le altre giare constatando che in ciascuna di esse si nascondeva un uomo, tranne che nell'ultima, la quale era veramente piena di olio. Allora Morgiana prese il calderone che le serviva per fare il bucato e lo mise sul fuoco; poi, servendosi del recipiente che aveva portato con sé travasò tutto l'olio della trentottesima giara nel calderone ed aspettò fino a che l'olio non fu bollente. Quando vide che era arrivato al punto giusto di calore, prese un grosso secchio, lo riempì d'olio e, avvicinatasi alla prima giara, tolse il coperchio di fibra di palma e con un colpo solo vi rovesciò dentro l'olio bollente, si che colui il quale vi era nascosto dentro non ebbe nemmeno il tempo di gridare, ma si ritrovò morto senza accorgersene. Una dopo l'altra, Morgiana ripeté la stessa operazione con tutte le altre giare, liberando così il suo padrone da quei trentasette ladroni. Quando ebbe terminato, rimise in ordine ogni cosa, chiuse di nuovo le giare con il coperchio di fibre di palma e si nascose in un angolo per vedere che cosa sarebbe accaduto. Ed ecco che verso la metà della notte il falso mercante d'olio si svegliò, si affacciò alla finestra della stanza che dava sul cortile e, sentendo che in casa tutto era quieto e silenzioso, prese una manciata di sassolini che si era portata appresso e cominciò; a tirarli uno a uno contro le giare che erano allineate dabbasso; e siccome era un ottimo tiratore non sbagliò nemmeno un colpo. Ma se si aspettava di vedere i suoi ladroni balzare fuori dalle giare, dovette rimanere deluso, perché nulla si mosse: né una testa, né una punta di pugnale apparve all'imboccatura di una giara. Allora, imprecando contro quei buoni a niente che dormivano, incuranti del suo segnale, scese dabbasso e fece per precipitarsi verso le giare, ma si fermò di colpo sentendo un orribile puzzo di carne bruciata. Tappandosi il naso, si avvicinò a una giara, la scoperchiò e v'introdusse una mano e senti che le pareti scottavano come quelle di un forno. Allora, accostata la lampada all'imboccatura della giara, guardò dentro e vide che c'era uno dei suoi uomini, morto bruciato. Scoperchiò ad una ad una tutte le trentasette giare e ogni volta lo spettacolo che vide fu lo stesso. Allora il capo dei ladroni capì che il suo trucco era stato scoperto e fu preso da una tale paura che, con un solo salto, scavalcò il muro del cortile e spari nella notte correndo a precipizio. Quando Morgiana fu sicura che il capo dei banditi era fuggito e che in casa tutto era tranquillo, spense la lampada e se ne andò a dormire come se niente fosse. La mattina di buon'ora si alzò e andò a svegliare il suo padrone Alì Babà e, presolo per mano, lo condusse nel cortile. " Che significa questo, o Morgiana? " le chiese Alì Babà. " Perché mi hai svegliato così presto? Il bagno non è ancora aperto. " " Non è per il bagno, padrone, ", rispose Morgiana, " ma per mostrarti qualcosa che t'interesserà. " Ciò detto Morgiana si avvicinò a una giara, ne tolse il coperchio di fibre di palma e: " Ti prego, " disse al padrone, " da' un'occhiata qui dentro. " Alì Babà si avvicinò all'imboccatura della giara, guardò dentro e subito si ritrasse pieno di stupore e di raccapriccio. " Che significa questo, o Morgiana? Chi è quest'uomo? E come avviene che si trovi qui dentro? " " Con un po' di pazienza, " rispose Morgiana sorridendo, " ti racconterò come va questa storia. Ma prima guarda anche dentro le altre giare. " E quando Alì Babà, passando di stupore in stupore e di raccapriccio in raccapriccio, ebbe constatato che trentasette giare contenevano altrettanti uomini morti, Morgiana lo prese per mano e fattolo sedere in un angolo del cortile gli raccontò per filo e per segno tutto quello che era accaduto e di cui fino a quel momento non aveva fatto parola con nessuno. E cominciò proprio dall'inizio, dal giorno, cioè, in cui aveva scoperto sulla porta di casa il segno fatto col gesso. Quando ebbe terminato il racconto, Alì Babà scoppiò a piangere per la commozione, quindi, stringendosi al petto della fanciulla, la baciò e le disse: " Figliola cara sia benedetto il giorno in chi tu sei entrata in questa casa! Hai fatto di più tu per noi che noi tutti per te. Io voglio che d'ora in poi tu sia come mia figlia e figlia della madre dei miei figli e che tu sia preposta al governo della casa e che i miei figli ti amino e ti rispettino come la loro sorella maggiore!. Dopo di che Alì Babà, aiutato da Morgiana e dallo

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberschiavo Abdallah, scavò una gran fossa in giardino e vi seppellì le giare con i trentasette ladroni. E la sepoltura avvenne senza alcun onore, ma furono buttati nella fossa alla rinfusa, come si fa per i cani e per le carogne, che in effetti quegli uomini non erano buoni musulmani, ma bestie feroci. Quindi Alì Babà raccontò a tutti in casa ciò che Morgiana aveva fatto per scongiurare i pericoli che pendevano sul loro capo, e tutti si rallegrarono e presero ad amarla e la consideravano come una persona della famiglia. Ora avvenne che un giorno il figlio maggiore di Alì Babà, che si occupava di mandare avanti la bottega dello zio Qassim, tornato a casa dal suk, disse al padre: - Padre mio, sono alquanto imbarazzato a causa del mercante Hussein, il mio vicino, che da qualche giorno ha aperto bottega nel nostro suk. Egli è così gentile e generoso che mi colma di favori; e non v'è giorno che non mi inviti a dividere il pranzo con lui senza permettere assolutamente che io paghi la mia parte. Ora io non so più come fare per sdebitarmi e vorrei, se tu lo permetti, invitarlo una sera a cena da noi. Infatti l'indomani, dopo la preghiera della sera, il figlio di Alì Babà si recò dal mercante Hussein e gli disse: Signore, ho parlato con mio padre della tua generosità ed egli ti è molto grato e ti manda a dire che sarebbe felice se tu volessi onorare la nostra casa con la tua presenza. Il mercante Hussein accettò, ringraziando, e tutti e due s'incamminarono verso la casa del giovane; e appena giunti ecco che subito Alì Babà andò loro incontro e, salutato l'ospite, gli disse: " Nobile sceicco, la mia casa non è degna di ricevere una persona generosa come te! Ma se tu potrai sopportare il fastidio che ti procurerà il varcare questa soglia, io vorrei pregarti di accettare questa sera il pane e il sale della nostra ospitalità! " Al che il mercante Hussein inchinandosi gli rispose: " Io non ho fatto nulla per essere ammesso nella tua degna dimora! E per quel che riguarda la cena, devo dirti purtroppo che ho fatto voto da anni di non toccare cibi conditi con sale. Vedi bene, dunque, che questa difficoltà m'impedisce di accettare il cibo da te. " " Se è solo per questo, " rispose subito Alì Babà, " non c'è alcuna difficoltà. Mi basta dare un ordine in cucina, e verranno preparati per te cibi senza sale, cotti come tu desideri. " Ciò detto, Alì Babà fece accomodare lo straniero, poi corse in cucina e ordinò alla schiava Morgiana di far preparare alla cuoca dei cibi senza sale per il loro ospite. Morgiana si meravigliò molto di quella richiesta e cominciò a riflettere sulla causa di una così strana abitudine. E, spinta dalla curiosità, non perse occasione durante tutta la cena di osservare attentamente quell'ospite dai gusti inconsueti. Quando Alì Babà, il figlio e l'ospite ebbero finito di mangiare, Morgiana portò via i vassoi con le vivande, ma riapparve di lì a poco, vestita, con grande sorpresa di Alì Babà, da ballerina. Gli occhi, che ella aveva già grandi e luminosi, erano resi ancor più grandi dal kuhl, i capelli annodati in lunghe trecce erano profumati con essenza di gelsomino, una cintura di maglia d'oro le serrava i fianchi mettendo in risalto l'ondeggiare delle anche e l'opulenza delle natiche, e i veli che le avvolgevano la persona, anziché nascondere, mettevano in valore l'avvenenza del suo giovane corpo. Al fianco portava un pugnale d'onore, col manico d'oro tempestato di gemme. Tanto Alì Babà quanto il figlio, abituati com'erano a vederla tutti i giorni con gli abiti da lavoro, rimasero abbacinati da tanta bellezza, e Alì Babà prese a guardarla con l'occhio orgoglioso e soddisfatto di un padre che contempla le bellezze della propria figlia, mentre il figlio l'ammirava anch'egli, ma con occhio ben diverso. Quanto all'ospite, era evidente che solo la buona educazione gli impediva di dimostrare tutto l'entusiasmo che provava per quella bellissima creatura, la quale, dopo aver rivolto un inchino ai tre commensali, accompagnata dallo schiavo Abdallah che sonava il tamburello, cominciò a danzare, con l'abilità di una ballerina di professione, danze persiane e beduine, danze ebraiche e greche. E danzò così bene, con movenze così raffinate e seducenti, che l'ospite ne rimase incantato, né riusciva a staccarle gli occhi di dosso, tutto pieno di desiderio e di bramosia. Quando ebbe terminato di ballare, Morgiana si fece dare da Abdallah il tamburello e, tenendolo a mo' di vassoio, si avvicino al capo di casa acciocché vi deponesse una moneta. Lo stesso fece con il figlio di Alì Babà. Infine si fermò davanti all'ospite e, porgendo il tamburello con la mano sinistra, mentre quello era indaffarato a frugarsi nelle tasche in cerca della borsa dei denari, Morgiana, rapida come un leopardo, sfoderò il pugnale che teneva alla cintola e glielo conficcò nel cuore. Il mercante Hussein strabuzzò gli occhi, gettò un sospiro e cadde

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberriverso al suolo. Alì Babà e il figlio, che avevano assistito sbigottiti a quella scena, balzarono in piedi e fecero per slanciarsi su Morgiana credendo che fosse diventata pazza. Ma la fanciulla, riponendo con calma il pugnale nel fodero, dopo averlo nettato del sangue, disse con voce tranquilla: " Sia lode ad Allah, o padrone, che ha dato al braccio di una fanciulla la forza necessaria per liberarti del tuo ultimo e capitale nemico! " A queste parole, Alì Babà, che non capiva nulla di quanto stava accadendo, rimase più stupefatto e interdetto che mai. " L'uomo che tu vedi disteso a terra e che si faceva chiamare mercante Hussein, non è altri che il falso mercante di olio e il vero capo dei ladroni. Quando chiese di poter mangiare solo cibi insipidi, io mi sono messa a riflettere su questa strana richiesta. Allah mi ha illuminato e ho capito tutta la verità: costui si era introdotto in casa tua con l'intento di nuocerti, e per questo non volle mangiare il sale della tua ospitalità! " Ciò detto, tolse al mercante Hussein gli abiti e il turbante e Alì Babà, osservandolo in volto più dappresso, riconobbe senza ombra di dubbi che quello era il capo dei ladroni. Allora Alì Babà, con le lacrime agli occhi, si strinse al seno Morgiana dicendole: " Figlia mia, quello che tu hai fatto per me, nemmeno una figlia lo avrebbe fatto per il proprio padre! Ora, se tu vuoi completare la mia felicità, ti prego di acconsentire a diventare la moglie di questo mio figlio maggiore. " E Morgiana rispose: " Per la mia testa e per i miei occhi, o padrone, farò quello che tu vuoi! " Così l'indomani stesso davanti al cadì e ai testimoni furono celebrate le nozze e il figlio di Alì Babà, al colmo della gioia, entrò da Morgiana e gustò le dolcezze del suo corpo trovandola quale perla non forata e quale giumenta non cavalcata. E quando furono terminati i festeggiamenti delle nozze, Alì Babà si recò con il figlio e Morgiana nel luogo dove era la grotta dei ladroni. E dopo che Morgiana, osservando attentamente il terreno, si fu assicurata che nessuno aveva più messo piede da quelle parti, Alì Babà pronunciò la formula magica e tutti e tre entrarono nella grotta, dove raccolsero gran quantità di pietre preziose e oro e monili che Alì Babà diede a Morgiana quale dono di nozze. Poi tornarono in città lodando la generosità del Signore, di Colui che distribuisce a ricchi e a poveri. E vissero a lungo felici e contenti, fino a che non giunse Colei che rende vane le ricchezze, che spopola i palazzi e popola le tombe. Sia lode ad Allah che dona generosamente ai poveri e agli umili.

Qui di seguito un’altra versione della storia

Ici par la suite une autre version de l’histoire

Herafter another version of the tale

Aqui en seguida una otra versión de la fabula

Hier danach eine zweite Version der Geschichte

Ali Babà e i quaranta ladroni

Mi è venuto in mente, o re felice, che nel tempo dei tempi, in una città della Persia, vivevano due fratelli, che si chiamavano uno Qassim e l'altro Alì Babà. Quando il padre di costoro, che era un uomo di modeste risorse, fu passato nella misericordia del Signore, i due fratelli procedettero a dividersi equamente i magri beni lasciati dal genitore. Certo l'eredità non migliorò di molto la condizione dei due fratelli, perché i beni lasciati dal padre erano ben poca cosa. Ma Qassim ebbe la fortuna di conoscere un giorno una mezzana, la quale, dopo avere sperimentato su di se e con piena soddisfazione le gagliarde virtù di copulatore del giovanotto, gli combinò un matrimonio con una ragazza piacevole di aspetto e per giunta - benedetto sia Colui che distribuisce! - provvista di beni di fortuna e padrona di una bottega fornita di ogni mercanzia, così che Qassim diventò dall'oggi al domani un uomo agiato, anzi, uno dei più ricchi mercanti della città e poté fare a meno di preoccuparsi dell'avvenire. Lo stesso non si poteva dire dell'altro fratello, Alì Babà, il quale aveva sposato una donna povera come lui, viveva in una povera casa e possedeva quale unica ricchezza tre

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubersomari che gli servivano per trasportare in città la legna che andava a tagliare nei boschi e con la vendita della quale tirava avanti 'alla meno peggio. Ora avvenne che un giorno, mentre Alì Babà si trovava nel bosco a tagliare legna come al solito, senti in lontananza un rumore sordo che si avvicinava sempre più e alla fine, prestando orecchio, Alì Babà fu certo che si trattasse del trepestio di parecchi cavalli che correvano al galoppo. Poiché quel luogo era lontano da ogni via di passaggio e molto solitario, Alì Babà pensò dovesse trattarsi di qualche banda di ladri e ritenne prudente rimettersi in salvo fino a che non avesse potuto vedere chi erano i cavalieri che arrivavano così di carriera. Perciò si arrampicò su un grande albero che sorgeva in cima a una rupe isolata e si nascose fra i rami in modo da poter vedere senza essere veduto. E fu una saggia decisione la sua, perché di lì a poco vide arrivare al gran galoppo una masnada di cavalieri, grandi e grossi, armati fino ai denti e dalle facce feroci. Alì Babà capì allora di non essersi sbagliato e fu certo che quegli uomini dal fiero aspetto erano dei banditi di strada. A un cenno del loro capo, smontarono da cavallo, legarono le bestie agli alberi, quindi tolsero dalle selle delle bisacce e se le caricarono sulle spalle. Curvi sotto il peso delle bisacce, s'incamminarono in fila indiana sfilando sotto l'albero dove si trovava Alì Babà il quale poté così contarli comodamente e vide che erano in tutto quaranta, né uno di più né uno di meno. Colui che marciava in testa alla fila e che doveva essere il capo dei banditi, arrivato davanti a una grande roccia seminascosta da un folto di cespugli, si fermò, depositò la propria bisaccia a terra e, con voce squillante, gridò: " Sesamo, apriti! " Non appena ebbe detto queste parole, ecco che la roccia girò su se stessa, come una porta sui cardini, rivelando una vasta apertura. I banditi uno dopo l'altro e da ultimo il capo, dopo essersi ricaricata sulle spalle la bisaccia, entrò anche lui; dopo di che la roccia girò di nuovo su se stessa bloccando l'apertura e per quanto Alì Babà, che pure non era lontano, aguzzasse la vista, non gli fu possibile scorgere né un segno né una fenditura che rivelasse l'ingresso di una grotta. Alì Babà, che aveva assistito stupefatto allo spettacolo che si era svolto sotto i suoi occhi, non sapeva che partito prendere. Dapprima pensò di scendere dall'albero, impadronirsi di un paio di cavalli e fuggire con quelli in città. Ma riflettendoci bene temette che i banditi uscissero dalla grotta mentre lui cercava di squagliarsela, e in tal caso nessuno avrebbe potuto salvarlo da una fine miserevole. Decise perciò che la cosa migliore era di rimanere dove si trovava, anche perché era incuriosito di vedere che cosa sarebbe successo. Dopo un bel po' che stava lì sull'albero e si sentiva già le gambe formicolare per la scomoda posizione, Alì Babà vide che la roccia tornava a girare su se stessa, ed ecco che dall'antro uscirono di nuovo in fila indiana i banditi recando in mano le bisacce, ma questa volta vuote. Da ultimo uscì il capo il quale assicuratosi che nessuno fosse rimasto nella grotta, si voltò verso la roccia e con la solita voce squillante gridò: " Sesamo, chiuditi!" Dopo di che i banditi tornarono tutti ai cavalli, legarono le bisacce alle selle, montarono in groppa e spronarono via par Alì Babà sarebbe stato tentato di scendere subito dall'albero, ma la prudenza di cui Allah lo aveva fornito gli consigliò di rimanere dove si trovava, in quanto pensò che forse i ladroni potevano aver dimenticato qualche cosa e sarebbero tornati indietro a prenderla e così lo avrebbero sorpreso. Cercò di seguire con l'occhio per quanto poté i cavalieri e quando li vide scomparire nel folto degli alberi si mise a spiare la nuvola di polvere, che sollevavano le loro cavalcature. Quando alla fine la nuvola di polvere, che si rimpiccioliva sempre più, scomparve del tutto ai suoi occhi, allora Alì Babà, sentendosi abbastanza sicuro, scese dall'albero e si avvicinò incuriosito alla roccia cominciando a guardare bene da tutte le parti. Ma per quanto guardasse e smuovesse cespugli, non gli fu possibile vedere alcuna anfrattuosità, alcuna fessura, non gli fu possibile insomma scoprire alcun indizio che quella roccia si fosse mai mossa dal suo posto fin da quando, nella notte dei tempi, il Signore l'aveva collocata in quel luogo. Siccome, però, egli ricordava la formula pronunciata dal capo dei ladroni, fu spinto dalla curiosità di constatare se quelle parole avevano lo stesso potere magico anche in bocca a lui. Si piantò quindi davanti alla roccia e ad alta voce gridò: " Sesamo, apriti! " E sebbene la sua voce avesse tremato un poco per l'emozione, tuttavia la roccia cominciò a girare su se stessa rivelando una vasta apertura. Alì Babà fu preso da un indicibile spavento, senti che le gambe gli tremavano e

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberfu sul punto di fuggire; se non che, gettando un'occhiata verso l'interno dell'apertura, invece della grotta buia e spaventosa che si era immaginata, vide una galleria di pietra ben levigata, spaziosa e bene illuminata da un fiotto di luce che pioveva dall'alto. Quella vista lo rincuorò alquanto, e, se la paura lo tirava indietro, la curiosità lo spingeva avanti, e così un passo dietro l'altro cominciò ad inoltrarsi nella galleria, senza dimenticarsi d'invocare prima il nome di Allah clemente e misericordioso. Fatti pochi passi, senti che la roccia girava di nuovo sui cardini e richiudeva l'apertura. Lì per lì fu preso da un indicibile spavento, ma poi pensò che la formula magica, così come aveva funzionato per farlo entrare, avrebbe funzionato per farlo uscire. Tranquillizzato da questo pensiero, cominciò ad ispezionare il luogo in cui si trovava e, passando di meraviglia in meraviglia, vide che la galleria era piena zeppa di balle di stoffa preziosa, di tappeti finissimi e, cosa ancor più sorprendente, di sacchi e di cofani traboccanti di monete d'oro, di gioielli e di pietre preziose. E il povero Alì Babà, che in vita sua non aveva mai veduto nemmeno una parte infinitesima di tante ricchezze, sbarrava gli occhi e a malapena osava toccare con la punta delle dita quell'oro, quei diamanti, quelle gemme, e andava dicendosi che quella grotta doveva essere servita di rifugio non solo a quei quaranta ladroni, ma anche agli antenati di quelli e agli antenati degli antenati, e ad intere generazioni di ladroni fin dall'origine dei secoli. Passati i primi istanti di stupore e di sbigottimento, Alì Babà si disse: " Per Allah, nulla accade che il Signore non voglia! Se tu, o Alì Babà, povero legnaiolo, sei riuscito a entrare in questo luogo e a mettere le mani su tante ricchezze, è evidente che questa è la volontà di Colui che dà e prende. Non v'è dubbio su quale sia la volontà del Signore: Egli certamente desidera che quest'oro, frutto di tante ruberie e rapine, sia usato a fin di bene, acciocché tu ne faccia elemosine e viva con la tua famiglia al riparo dal bisogno e dalle ristrettezze. " E dopo essersi messo in pace la coscienza con questo ragionamento, il povero Alì Babà prese un sacco pieno di monete d'oro e lo trascinò fino all'imboccatura della galleria. Poi fece lo stesso con un secondo sacco e con un terzo, e tanti ne preparò quanti pensava che i suoi somari potessero trasportarne. Quando ebbe ultimato il suo lavoro, si mise davanti all'imboccatura della caverna e ad alta voce disse: " Sesamo, apriti! " E subito la roccia girò su se stessa e Alì Babà trascinò all'aperto i sacchi colmi d'oro che aveva preparato. Poi, voltatosi verso l'apertura della grotta, disse ad alta voce: " Sesamo, chiuditi! " e la roccia tornò a girare su se stessa e si chiuse. Alì Babà attaccò i sacchi al basto dei somari e per evitare la curiosità della gente ebbe cura di nasconderli sotto le fascine di legna. Ciò fatto riprese il cammino della città e arrivato a casa sua condusse gli asini in una piccola corte interna, dove nessuno poteva vederlo, e cominciò a scaricare i sacchi. Ed ecco che arrivò la moglie di Alì Babà, la quale vedendo il marito indaffarato a scaricare sacchi così pesanti quali non se ne erano mai visti in quella casa, cominciò a chiedergli che cosa fosse quella roba, e dove l'avesse trovata e chi gliel'avesse data, e insomma a fare mille domande come sogliono le femmine. " 0 donna, " le rispose Alì Babà, " contentati di sapere che questi sacchi sono un dono di Allah. E ora, invece di star lì a farmi tante domande, aiutami a portarli in casa. " E allora la donna si mise ad aiutare il marito a trasportare i sacchi in casa, ma poiché palpandoli li sentiva come fossero pieni di monete, la sua curiosità non fece che aumentare. Sicché, quando ebbero terminato di trasportare tutti i sacchi in casa, la donna volle subito aprirne uno e, vistolo colmo di pezzi d'oro, cominciò a battere le palme delle mani l'una contro l'altra, e a strapparsi i capelli, e a lacerarsi il petto gridando: " 0 sventura! sventura su di noi e sui nostri figli! 0 Alì Babà, come hai potuto, infelice... " Alì Babà, sentendo la donna gridare in quel modo e temendo che richiamasse l'attenzione dei vicini, cominciò a saltare, per la rabbia, a destra e a sinistra e alla fine le pose una mano sulla bocca dicendole: " Che Allah ti privi delle sue benedizioni, sciagurata! Che cos'hai da gridare in questo modo? Vuoi forse svergognarmi davanti a tutti i vicini? E poi, è questa la buona opinione che hai di tuo marito? Se io ho tutto questo denaro, perché pensi che me lo sia procurato in modo illecito? E' Allah che ha voluto concederci questa benedizione, e invece di strapparti i capelli faresti meglio a gettarti a terra e a ringraziare il Signore. " E raccontò alla moglie tutto quello che gli era accaduto e quando la donna seppe come stavano le cose di colpo le passò lo

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberspavento e si mise a lodare il Signore per la benedizione che aveva inviato loro. Ciò fatto se ne andò dove erano i sacchi e sedutasi per terra sui talloni cominciò a contare le monete d'oro. Ma Alì Babà, vedutala intenta a quell'operazione, cominciò a darle sulla voce, dicendole: " Che fai, disgraziata? Ti ci vorranno giorni e giorni per poter contare tutte quelle monete. Non sai che la cosa più saggia che possa fare un poveretto, quando gli capita una fortuna di questo genere, è quella di nascondere appunto la sua fortuna? Invece di star lì a contare il denaro, aiutami a scavare una buca nella quale nasconderemo questi sacchi acciocché non si levi contro di noi la cupidigia e l'invidia dei vicini. " " Marito mio, " rispose la donna, " non ho certo intenzione di contare a una a una tutte queste monete. Però, prima di sotterrarle, voglio sapere a quanto ammonta la nostra fortuna. Perciò andrò a farmi prestare una misura di legno da qualche vicina, mentre tu scaverai la fossa. Così sapremo quanto potremo spendere per il necessario e per il superfluo, e potremo regolare convenientemente la nostra vita. " Alì Babà pensò che il ragionamento della moglie non fosse sbagliato e le disse: " E va bene! Va' pure! Ma fa' presto, e soprattutto bada di non rivelare ad anima viva il nostro segreto. "La moglie di Alì Babà si mise il velo sul volto e uscì per andare in cerca della misura di legno che le occorreva, e, strada facendo, pensò che la cosa migliore fosse quella di andarla a chiedere alla cognata, la moglie di Qassim, il fratello ricco di suo marito. Così fece; e recatasi a casa di Qassim chiese alla cognata se poteva prestarle una misura di legno, e la cognata le rispose: " Volentieri, cognata mia, e che Allah ti accresca le sue benedizioni! Perché, se vieni a chiedermi una misura, vuol dire che ti serve per misurare qualcosa, e se hai qualcosa da misurare vuol dire che Allah ha fatto entrare la prosperità in casa tua. " E poiché la moglie di Alì Babà non rispondeva né sì né no, l'altra, piccata nella sua curiosità, andò a prendere la misura di legno, ma siccome moriva dalla voglia di sapere che specie di granaglie dovesse misurarvi la cognata, ne spalmò il fondo all'esterno con un po' di sego. Ciò fatto tornò dalla cognata e le consegnò la misura. La donna la ringraziò e, dopo averle rivolto i complimenti d'uso, se ne tornò a casa; quivi giunta, si sedette per terra accanto ai sacchi e affondando la misura nelle monete d'oro cominciò a contare tutto quel denaro, facendo, per ogni misura che passava, un segno col carbone sul muro. Quando ebbe finito di passare l'oro, chiamò Alì Babà e gli mostrò i segni che aveva fatto sul muro e che quasi riempivano una intera parete. Poi, quando lei e il marito ebbero deposto i sacchi nella buca che Alì Babà aveva scavato e li ebbero ricoperti ben bene con la terra, la donna prese la misura si velò, e andò a restituirla alla cognata, ringraziandola per il servigio che le aveva reso. Non appena la moglie di Alì Babà fu uscita, la cognata rivoltò la misura e, con suo grande stupore, vide che attaccata sul fondo unto di grasso c'era una moneta d'oro. Prese in mano la moneta e constatò che era di oro buono e subito si sentì il cuore attanagliato dall'invidia ed esclamò: " Ma come? Quel pezzente di Alì Babà ha tanto denaro da doverlo contare a misure? E come avrà fatto a procurare? " E andò avanti per tutto il giorno a rimuginare questi pensieri. La sera, quando il marito, Qassim tornò a casa, la moglie andò subito incontro e gli disse: " 0 Qassim, chi pensi che sia più ricco fra te e tuo fratello;' " Qassim la guardò sbalordito e le disse: " Che discorsi sono questi, o donna? Sai benissimo che mio fratello è un poveraccio buono a nulla. Che significa questa domanda? " " Perciò, o Qassim, " insiste la donna, " tu sei convinto di essere molto più ricco di tuo fratello. " " Smettila di rompermi il capo con queste ciance, o donna, " rispose Qassiin. " Sai benissimo che le cose stanno proprio così. " " E allora sappi, o Qassim, " gli disse la moglie, " che ti sbagli di grosso, perché tuo fratello Alì Babà è infinitamente più ricco di te, e in effetti è tanto ricco che per contare il suo denaro ha bisogno di una misura da grano. " E allo sbalordito Qassim raccontò tutto quello che le era capitato con la moglie di Alì Babà e concluse il suo discorso mostrandogli la moneta d'oro che era rimasta attaccata sul fondo della misura di legno. Quando Qassim ebbe udito il racconto della moglie ed ebbe visto la moneta d'oro, non seppe darsi pace, e per tutta la notte non fece che rigirarsi nel letto, pensando a come potesse essere capitata tanta ricchezza fra le mani del fratello. La mattina seguente, dopo aver passato una intera nottata a rodersi il fegato, Qassim uscì di buon'ora, si recò difilato dal fratello e senza nemmeno salutarlo e informarsi della sua salute gli disse: " Che cosa sono tutti questi segreti?

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberTi sembra bello ingannare la gente in questo modo? Ma come? Te ne vai in giro come un pezzente a piangere miseria e poi misuri le monete d'oro a staia? E nemmeno a me, che sono tuo fratello, dici nulla dei tuoi affari né mi metti al corrente dì quello che ti capita. " Alì Babà rimase interdetto, sentendo questo sproloquio, non tanto perché fosse avaro di natura, ma perché temeva l'invidia e la gelosia del fratello e della cognata. Così rispose: " Fratello mio, perché ti lamenti se è questa la prima volta, in tanti anni, che metti piede nella mia casa? E come avrei potuto informarti dei casi miei se tu non ti sei mai interessato di conoscerli né mai hai chiesto, non dico a me ma almeno ai vicini, se io e i miei figli avevano da mangiare o no? Se io fossi venuto da te a raccontarti le mie miserie, avresti pensato che lo facevo per spillarti denaro. " " Adesso non si tratta di questo, Alì Babà, " rispose impaziente Qassim, " ma si tratta dei fatto che tu inganni la gente dabbene fingendoti povero quando non lo sei, dato che non ho mai visto un povero contare il denaro con una misura da grano. " Quando Alì Babà ebbe inteso queste parole, capì che il fratello era al corrente di tutto e che sarebbe stato inutile cercare di fingere. Perciò, facendo buon viso a cattivo gioco, gli raccontò tutto quanto gli era capitato nel bosco e concluse dicendo: " Sia glorificato Allah che ci ha inviato questa benedizione! Ma poiché noi siamo dello stesso sangue, penso non sia giusto che io tenga per me questa ricchezza che non ho fatto nulla per guadagnare. Perciò, fratello mio, ti prego di volere accettare metà dell'oro che ho portato fuori da quella grotta. " Qassim, nel quale il racconto del fratello aveva risvegliato la cupidigia e con la cupidigia la tracotanza e la malizia, rispose: " Su questo non si discute nemmeno, o Alì Babà! Se il Signore ti ha fatto scoprire questo tesoro, è evidente che lo ha fatto perché tu ne rendessi partecipe anche me che sono tuo fratello. E qui ci sarebbe da discorrere molto, perché se io non fossi venuto a casa tua tu ti saresti goduto quest'oro da solo senza farmi sapere nulla. Piuttosto, hai dimenticato di dirmi quali sono le parole magiche che aprono la roccia. Prima di mettere le mani su quest'oro, voglio essere sicuro che quello che mi hai raccontato sia vero, perché io sono un mercante rispettabile e non mi piacerebbe di trovarmi coinvolto in qualche pasticcio. Avanti dunque: dimmi quali sono queste parole e bada bene di non imbrogliarmi, perché altrimenti andrò dal capo della polizia e ti denuncerò come complice dei ladroni. E non so se questo ti converrebbe. " Alì Babà, spinto non tanto dalle minacce quanto dal suo animo onesto e privo di malizie, disse al fratello quali erano le parole magiche che servivano per fare aprire la roccia, e quando Qassim le ebbe udite se ne andò senza nemmeno ringraziare Alì Babà. La mattina dopo, di buon'ora, Qassim fece mettere il basto a dieci muli e su ogni basto fece attaccare due robuste casse. Poi si avviò verso il bosco, nel luogo indicato dal fratello. Trovò subito l'albero, al quale legò i muli, e, regolandosi su quello, non ebbe difficoltà a individuare la roccia, tanto esatta e precisa era stata la descrizione di Alì Babà. Postosi dunque davanti alla roccia, pronunciò ad alta voce le parole:" Sesamo, apriti! " E subito la roccia cominciò a girare su se stessa rivelando l'apertura della grotta. Qassim si precipitò dentro, ma fatti alcuni passi rimase impietrito dallo stupore perché gli era bastata una sola occhiata per rendersi conto delle immense ricchezze che si trovavano nascoste in quel luogo; infatti, l'oro che il fratello aveva portato fuori non era che una minima parte di ciò che conteneva quella grotta. Riavutosi dal primo stupore, Qassim cominciò, con il fiato mozzo dall'entusiasmo, a fare il giro della grotta, palpando e toccando le cose preziose che vi erano contenute e gettando esclamazioni di meraviglia davanti ai cofani traboccanti di pietre preziose e di monili, davanti alle cataste di argenteria cesellata, davanti ai sacchi pieni di monete d'oro, davanti alle balle di stoffe preziosissime. Con la bava alla bocca e gli occhi accesi di cupidigia, per un pezzo non fece che andare da un sacco all'altro e da un cofano all'altro valutando in cuor suo quelle ricchezze e accarezzandole con le sue mani da mercante come se già fossero roba sua. Pensò che per portar via quel tesoro ci sarebbe voluta una carovana di cammelli grande come quelle che giungono in Persia dalle lontane contrade della Cina. Allora gli venne fatto di pensare ai dieci muli che aveva lasciato fuori accanto all'albero e decise di andarli a prendere, per caricare intanto quelli con quanta più roba gli fosse stato possibile. Così, fece per uscire dalla grotta, ma trovò che l'imboccatura era chiusa perché, non appena egli era entrato, la roccia, come al solito,

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberaveva di nuovo girato su se stessa e Qassim non se ne era accorto, tutto preso dall'entusiasmo per quel che vedeva. Volle allora pronunciare le parole magiche per far riaprire la roccia, ma la vista di tutti quei tesori gli aveva stravolto il cervello a tal punto ch'egli aveva dimenticato completamente quali fossero quelle parole. Così si piantò davanti alla roccia e gridò: " Orzo, apriti! " e poiché la roccia non si muoveva, ripete ancora due o tre volte ad alta voce " Orzo, apriti! " Ma la roccia continuò a rimanere ferma. Allora Qassim cominciò a pensare che la parola, magica dovesse essere un'altra. e gli parve proprio di ricordare che quella parola dovesse essere segala. Perciò, con quanto fiato aveva in corpo, gridò: " Segala, apriti! " Ma naturalmente non accadde nulla. Dopo aver ripetuto più volte queste parole, Qassim cominciò a spazientirsi, e poi ad inquietarsi, e senza prender fiato si mise a ripetere la formula usando i nomi di tutte le semenze e di tutti i cereali che gli venivano in mente. Tutti li nominò tranne quello giusto, perché il Profeta, sia benedetto ed esaltato il suo nome, ha detto, parlando dei malvagi: " Allah toglierà loro il dono della luce, ed essi andranno vagolando nelle tenebre e, ciechi, sordi e muti, saranno incapaci di tornare sui loro passi. " Quando Qassim ebbe provato inutilmente tutti i nomi che gli venivano alla memoria, fu preso dal terrore di non poter più uscire dalla grotta. Allora non gli importò più niente di tutte quelle ricchezze e desiderò una sola cosa. uscire di nuovo alla luce del sole. Come un forsennato, si mise a correre a dritta e a manca cercando un'apertura o un appiglio che gli permettesse di arrampicarsi fino alla volta della galleria da dove pioveva il fiotto di luce. Ma le pareti erano tutte di marmo liscio e levigato, unite e compatte, e non solo non vi erano appigli, ma non vi era nemmeno l'ombra di un'apertura. Come un animale feroce preso in trappola, Qassim in preda alla disperazione andava correndo di qua e di là, picchiando il capo nel muro e ferendosi le mani, ma tutto era inutile. Alla fine si gettò a terra stremato di forze e rimase lì a piangere e ad ansimare per un pezzo, quand'ecco d'un tratto sentire fuori della grotta un rumore di cavalli al galoppo. In effetti proprio quel giorno i quaranta ladroni avevano deciso di tornare nella grotta per nascondervi dell'altro bottino. Ma quando furono arrivati nei pressi della roccia videro i muli con le casse, legati all'albero, e allora, sguainate le spade, scesero subito da cavallo e cominciarono a frugare tutt'intorno e fra i cespugli per scovare il padrone di quei muli e ucciderlo. Ma per quanto cercassero dappertutto, non riuscirono a trovare anima viva. Allora il capo dei banditi, dopo essersi consultato con i suoi, si piazzò davanti alla roccia e gridò: " Sesamo, apriti! " e la roccia girò su se stessa aprendosi. Qassim, che dall'interno della grotta aveva udito le imprecazioni e le grida di rabbia dei banditi, temendo fortemente per la sua vita, si era nascosto in un angolo, appiattito fra due sacchi di monete d'oro. Quando però vide che la roccia inaspettatamente si apriva non ebbe altro pensiero che quello di correre a mettersi in salvo. Si precipitò dunque a testa bassa, come un caprone, verso l'apertura, ma era scritto che dovesse andare a cozzare proprio contro il capo dei banditi, così che entrambi caddero distesi per terra, e prima che Qassim potesse rialzarsi e fuggire gli altri briganti gli furono addosso e lo fecero a pezzi con le loro spade, perché questo era il destino che Allah il Giusto, il Distributore, gli aveva riservato. Quanto ai ladroni, dopo che ebbero ucciso Qassim, entrarono nella grotta e videro ammucchiati da una parte i sacchi e i cofani che Qassim aveva preparato per caricarli sui muli. Allora si sedettero in circolo e tennero consiglio chiedendosi come mai quell'uomo fosse riuscito a entrare nella loro grotta. Alla fine, poiché non trovarono una spiegazione soddisfacente a quel fatto strano, e poiché d'altra parte erano convinti d'essere i soli a possedere la formula magica che faceva aprire la roccia, e visto che l'intruso era morto e non avrebbe più potuto parlare con nessuno, rivelando l'esistenza del loro nascondiglio, decisero di vuotare le bisacce e di tornarsene al loro mestiere di razziatori, perché erano gente attiva, cui piaceva di più fare i fatti che star seduta a discorrere. Tuttavia, prima di andarsene, pensarono bene di squartare il cadavere di Qassim e di disporne i pezzi all'ingresso della grotta affinché chiunque per caso fosse riuscito a varcarne la soglia rimanesse terrorizzato da quello spettacolo e fuggisse via senza più farvi ritorno. Questo per quanto riguarda Qassim e i quaranta ladroni. Intanto la moglie di Qassim, vedendo che il marito non tornava, cominciò a preoccuparsi e quando scese la sera e Qassim non si era fatto

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubervedere, in preda a una grande agitazione, si mise il velo sul volto e uscì per recarsi a casa del cognato. Quando Alì Babà la vide si stupì grandemente, perché la donna non aveva mai voluto mettere piede nella sua casa e aveva sempre disdegnato di frequentare il cognato a cagione della povertà di costui. Comunque Alì Babà l'accolse con cortesia e le chiese che cosa la conducesse da lui, a quell'ora. La moglie di Qassim gli disse che era preoccupata per il marito, il quale era uscito di casa la mattina molto presto e ancora non era tornato, sebbene fosse già notte. Aggiunse che sarebbe stato bene che Alì Babà fosse andato a cercare il fratello perché sicuramente doveva essergli capitata una disgrazia. Alì Babà, il quale sospettava che il fratello si fosse recato alla grotta e pensava che per mantenere segreta la faccenda del tesoro non avrebbe voluto che fosse fatto scalpore intorno alla sua assenza. Cercò di calmare la donna invitandola a passare la notte in casa sua e dicendole che col buio le ricerche sarebbero state inutili, ma che l'indomani mattina, appena fatto giorno, egli stesso sarebbe andato in cerca di Qassim. E così fece. La mattina dopo, alle prime luci dell'alba, quel brav'uomo di Alì Babà era già nel cortile di casa sua, intento a mettere il basto ai somari. Dopo aver raccomandato alla moglie di aver cura della cognata e di non farle mancare nulla, si mise in cammino e in breve arrivò nel bosco. Giunto che fu davanti alla roccia, cominciò a guardarsi in giro, ma non vide alcuna traccia del fratello e cominciò a preoccuparsi. Comunque sia, pronunciò le due parole magiche, la roccia girò su se stessa ed egli entrò nella grotta. Ma aveva fatto appena pochi passi, quand'ecco si trovò davanti i miseri resti squartati del fratello; allora impallidì, le gambe gli tremarono e sentì che stava per venire meno. Come Dio volle si riprese e il primo pensiero che gli attraversò la mente fu quello di dare onorata sepoltura alle povere membra di quello sciagurato, il quale, dopo tutto, era un musulmano come lui ed era figlio del suo stesso padre e della sua stessa madre. Cosi Alì Babà entrò nella grotta, prese due sacchi, li vuotò delle monete d'oro che- contenevano e vi mise dentro il tronco e le membra amputate del fratello. Poi, già che si trovava lì, pensò che sarebbe stato sciocco far tornare a casa gli asini con i basti vuoti, cosi prese qualche altro sacco di monete e dopo aver pronunciato le parole magiche trasportò fuori ogni cosa. Caricò sui somari i sacchi con l'oro e quelli con le spoglie del fratello, ricoprì il tutto con fascine di legna, acciocché i passanti non fossero messi in curiosità, e tornò di buon passo a casa. Appena, entrato nel cortiletto, chiamò la schiava Morgiana perché lo aiutasse a scaricare gli asini. Ora bisogna sapere che questa Morgiana era una giovane schiava che, Alì Babà e sua moglie avevano preso quando era ancora bambina e l'avevano allevata in casa non come una schiava ma quasi come una loro figlia. E la fanciulla era cresciuta bella, buona, brava e soprattutto assai sveglia di cervello, così che Alì Babà, quando doveva risolvere qualche questione difficile, di altri non si fidava se non del senno e del giudizio di Morgiana. Quando Morgiana arrivò al suo richiamo, Alì Babà le disse: " Figliola mia, questo è il giorno in cui ti chiedo di darmi una prova della tua scaltrezza, della tua discrezione e della tua devozione! " " Ascolto e obbedisco " rispose Morgiana. Allora Alì Babà le raccontò ogni cosa per filo e per segno, quindi, accennando ai due sacchi che contenevano il cadavere del fratello: " Ora " disse, " bisogna che tu pensi al modo di seppellirlo come se fosse morto di morte naturale, così che nessuno possa sospettare la verità sull'accaduto. " Ciò detto, Alì Babà se ne andò dalla cognata a darle la triste notizia, lasciando Morgiana a riflettere sul da farsi. Quando Alì Babà comparve davanti alla cognata, questa capì subito, guardandolo in faccia, che a Qassim doveva essere accaduta una grave disgrazia e prima ancora che Alì Babà potesse parlare cominciò a battere le palme delle mani, a graffiarsi le guance, a strapparsi i capelli, a gemere e ad ululare. Alì Babà, temendo che i vicini potessero udire quello strepito e venirne a chiedere la cagione, le disse subito: " Il Signore, nella sua generosità, mi ha dato più ricchezze di quanto me ne servano; perciò, se nella disgrazia che ti ha colpita c'è ancora qualcosa capace di consolarti, io ti offro di entrare nella mia casa come seconda moglie. Tu troverai nella madre dei miei figli una sorella affettuosa, e così potremo vivere in pace ricordando la memoria dell'estinto! " Davanti a tanta generosità, la vedova di Qassim si sentì sciogliere il cuore, fino allora indurito dall'invidia e dalla cupidigia, e Allah illuminò il suo animo, perché egli è l'Onnipotente e a lui tutto è possibile!

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberCosì la vedova di Qassim si sciolse in lacrime, ma questa volta di commozione, per la bontà di Alì Babà e accettò, di diventare la sua seconda moglie. E da allora fu una donna onesta e dabbene e di nobili sentimenti. Intanto Morgiana, dopo avere pensato per un po' sul modo migliore di cavarsi da quell'impiccio, se ne uscì di casa e andò nella bottega di uno speziale che era lì accanto e gli chiese di venderle una certa medicina che si usava per curare le malattie mortali. Lo speziale gliela diede, ma naturalmente le chiese chi fosse ammalato nella casa del suo padrone, e Morgiana, con un gran sospiro, gli rispose: " Ahimè che disgrazia! Ahimè che sventura! Il povero fratello del mio padrone Alì Babà, che era venuto in visita da noi, è stato colto all'improvviso da un gran malore, è caduto per terra ed è rimasto lì tutto rattrappito: la faccia gli è diventata gialla e non vuol parlare né mangiare. Speriamo o sceicco degli speziali, che questa tua medicina gli faccia bene! " Tornata a casa, Morgiana mise al corrente del suo piano il padrone e questi non poté fare a meno di compiacersi con lei per la sua grande ingegnosità. Cosi la mattina dopo Morgiana tornò di nuovo dallo speziale e con il volto bagnato di lacrime, singhiozzando e sospirando, gli chiese di darle una certa medicina che veniva usata come estremo rimedio per i moribondi. Presa la medicina, che lo speziale si affrettò a darle, se ne uscì dalla bottega dicendo: " Poveri noi! Poveri noi!' Se questo farmaco non avrà effetto, non vi è più speranza! " E strada facendo ebbe cura di far sapere a tutto il vicinato della grave malattia che aveva colpito Qassim, fratello del suo padrone Alì Babà. Perciò, quando, l'indomani all'alba i vicini furono svegliati da grida, pianti e gemiti di donne, capirono subito, che il fratello di Alì Babà doveva essere morto e nessuno, se ne meravigliò. Nel, frattempo però, Morgiana, che continuava a mettere in atto diligentemente il suo piano, si era detta: " Ragazza mia,-non basta far credere alla gente che il fratello del tuo padrone sia morto di morte naturale, bisogna anche che tu pensi a un altro pericolo: devi fare in modo, cioè, che nessuno si accorga che il cadavere dei fratello del tuo padrone non è tutto d'un pezzo ma è squartato. ". Così senza por tempo in mezzo, Morgiana se ne andò subito da un vecchio ciabattino, un certo Mustafà, che aveva bottega dall'altra parte della città e che, non la conosceva e, messogli in mano un dinàr d'oro, gli disse: " o sceicco dei ciabattini, in casa del mio padrone hanno bisogno subito della tua opera. " Mustafà che era un brav'uomo sempre di buon umore si rallegrò molto vedendo il dinàr d'oro e disse a Morgiana: " Sia benedetta la tua venuta, ragazza mia, e che Allah ti mandi più spesso nella mia bottega! Parla, padrona, e dimmi cosa posso fare per te! " " Carissimo zio, " gli rispose Morgiana, " devi solo alzarti e venire con me; ma prima prendi tutto quello che ti serve per cucire il cuoio. " E quando il vecchio ciabattino ebbe preso tutto il necessario, Morgiana gli bendò gli occhi dicendogli " Scusami, o sceicco, ma questa è una condizione indispensabile se vuoi guadagnarti un'altra moneta d'oro come quella che ti ho dato poc'anzi. " Così dicendo, gli mise in mano un'altra moneta d'oro e il ciabattino si lasciò persuadere da queste buone ragioni a seguirla senza far tante storie. Così Morgiana prese per mano il vecchio ciabattino e lo condusse, sempre con gli occhi bendati, nella cantina della casa di Alì Babà. Quando furono arrivati, gli tolse la benda dagli occhi e mostrandogli i pezzi del cadavere di Qassim che ella aveva ricomposti, gli disse: " Questo è quello che vogliamo da te: che tu ricucia insieme i pezzi di questo cadavere! " Quando il ciabattino vide quell'orrendo spettacolo, si tirò indietro tutto spaventato, ma Morgiana gli mise in mano una terza moneta d'oro premettendogliene ancora una quarta se il lavoro fosse stato fatto presto e bene. Davanti a questi argomenti, a Mustafà passò la paura e così, senza più indugiare, si mise all'opera. Quando il vecchio ebbe terminato di ricucire insieme i pezzi del cadavere di Qassim, Morgiana gli diede la moneta d'oro promessa, gli bendò nuovamente gli occhi e, tenendolo per mano, lo ricondusse fino alla sua bottega. Poi, dopo averlo salutato e avere invocato sul suo capo le benedizioni di Allah, se ne tornò a casa, avendo cura però di voltarsi ogni tanto per vedere se il ciabattino non stesse per caso seguendola. Appena tornata a casa, Morgiana fece scaldare dell'acqua, lavò il cadavere ricucito di Qassim, lo profumò di aromi e d'incenso, quindi lo depose nella bara che nel frattempo Alì Babà aveva avuto cura di ordinare dal falegname. Per evitare poi che qualcuno si accorgesse delle cuciture, ricopri il cadavere con scialli e stoffe preziose. Aveva appena terminato, che ecco arrivò

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberl'imam con i suoi assistenti e vennero anche i vicini, i quali si misero la bara sulle spalle e aprirono il corteo, in testa al quale camminavano la vedova di Qassim e il fratello del defunto, Alì Babà, e la prima moglie di costui con i figli e Morgiana: e tutti piangevano riempiendo le strade di pietosi lamenti. Così, grazie all'ingegnosità di Morgiana, nessuno sospettò la verità circa la morte di Qassim e i funerali si svolsero nel modo più commovente e dignitoso. Questo per quanto riguarda Alì Babà e la sua famiglia. Ma torniamo ai quaranta ladroni, i quali, tornati alla grotta, rimasero di sasso constatando che il cadavere di Qassim era scomparso. Ma il loro sbigottimento non doveva conoscere limiti quando, insospettiti dalla cosa, si diedero a controllare il loro tesoro e dovettero concludere, ahi loro! che qualcuno aveva portato via una quantità notevole di monete d'oro. Allora si sedettero per terra in circolo e il capo così parlò: " Miei prodi! Il nostro segreto, non so come, è stato scoperto, e se noi non escogitiamo qualche espediente per porre rimedio a questa faccenda ci vedremo sparire sotto il naso il tesoro accumulato in tanti anni di fatiche da noi e dai nostri antenati. Ormai non v'è più dubbio che il ladro da noi sorpreso nella grotta aveva un complice, ed è perciò indispensabile che noi scopriamo questo complice e l'uccidiamo, acciocché il nostro segreto torni ad essere tale e i frutti delle nostre fatiche siano di nuovo al riparo dalla cupidigia dei mariuoli. Io propongo perciò che uno di noi si travesta da derviscio straniero, si rechi in città e, girando di strada in strada e di bottega in bottega veda di scoprire il nome di colui che cerchiamo. Ma è necessario che l'indagine sia condotta con astuzia e prudenza, perché il più piccolo sbaglio potrebbe compromettere la riuscita dell'impresa. Perciò io propongo che colui il quale si assumerà l'incarico debba accettare di essere punito con la morte se commetterà qualche leggerezza o qualche errore. " Allora uno dei ladroni si alzò e disse: " Mi offro io di condurre in porto l'impresa e accetto la condizione che avete posto. " Il capo e gli altri suoi compagni si felicitarono con lui, gli augurarono buona fortuna e quello, dopo essersi travestito da derviscio, se ne andò. Arrivò in città che era molto presto e giunto nel suk vide che tutte le botteghe erano chiuse, fatta eccezione di quella del vecchio ciabattino Mustafà, il quale aveva l'abitudine di mettersi al lavoro al primo canto del gallo. Il derviscio si fermò a osservare il vecchio ciabattino, che lavorava abilmente di lesina e trincetto, e non poté fare a meno di esprimergli la sua meraviglia per il fatto che a quella età aveva ancora dita così agili e forti e occhi così buoni. Mustafà che, come è stato detto, era un brav'uomo semplice e cordiale, al quale piaceva chiacchierare con la gente, si senti tutto lusingato dal complimento e rispose: " Per Allah, o derviscio, quello che vedi è niente: sono ancora capace d'infilare un ago al primo colpo e sono stato capace di ricucire un cadavere, fatto a pezzi, in fondo a una cantina senza luce. " Quando il derviscio senti queste parole, ci mancò poco che si mettesse a ballare dalla gioia, ma seppe trattenersi e si limitò a benedire la sorte che lo aveva guidato, appena entrato in città, dalla persona giusta. " 0 venerando ciabattino! " gli disse. " Che cos'è questa storia di ricucire un morto? Forse che nel tuo paese si ha l'abitudine di tagliare a pezzi i morti e poi di ricucirli? " " Per Allah, " rispose il ciabattino, " questa non è certo un’abitudine del nostro paese! Ma è inutile che tu m'interroghi, perché io so solo quello che voglio dire, e se la mia memoria è lunga la mia lingua è corta. " Allora il derviscio, per non insospettire Mustafà, si mise a ridere di cuore a questa uscita e, avvicinatoglisi, gli fece scivolare in mano una moneta d'oro e gli disse: " 0 sceicco dei ciabattini, non credere che io voglia impicciarmi dei fatti degli altri, ma siccome sono uno straniero e viaggio per conoscere gli usi e i costumi della gente sono curioso di conoscere le ragioni per cui è stato compiuto questo strano rito. Perciò, se tu vorrai guidarmi nella casa dove il rito è avvenuto, ti darò un'altra moneta d'oro. " Allora Mustafà rispose: " E come potrei indicarti dove si trova quella casa, se vi fui condotto con gli occhi bendati? " Poi, dopo un attimo, aggiunse: " E' vero che l'uomo non vede solo con gli occhi ma con tutti i suoi sensi e che se dovessi rifare quella strada, bendato, son certo che da alcuni segni che notai tastando con le mani i muri e dagli odori che sentii saprei ritrovare la casa in cui fui condotto. " " Se è così," gli disse il derviscio porgendogli un'altra moneta d'oro, " ti prego di accettare questa moneta d'oro per il tuo disturbo e di venire con me, bendato, rifacendo il cammino percorso fino a quando non sarai sicuro di essere arrivato alla casa di cui mi

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberhai parlato. Ti prego, o sceicco dei ciabattini, di non dirmi di no e di voler soddisfare la curiosità di uno straniero. "Allora il ciabattino Mustafà, non vedendo nulla di male nella richiesta di quel derviscio straniero, si lasciò bendare gli occhi e un po' facendosi guidare e un po' guidando rifece il cammino già percorso con Morgiana fino a che, arrivato davanti alla casa di Alì Babà, si fermò dicendo: "Ecco, questo deve essere il posto: sono sicuro di non essere andato oltre perché il mio piede riconosce questa pietra sporgente nella quale inciampai prima di entrare nella casa. ". Il derviscio-ladrone si guardò intorno e vide che all'altezza del punto dove si era fermato il ciabattino vi era una sola porta; quella di Alì Babà. Tolse la benda dagli occhi del ciabattino e gli chiese se sapesse di chi era quella casa; ma il vecchio gli rispose d'ignorarlo perché egli era di un altro quartiere e non conosceva gli abitanti di quella strada. Allora il derviscio ringraziò il ciabattino, gli regalò un'altra moneta d'oro per il disturbo e lo mandò con Dio. Poi rimase lì perplesso, domandandosi come avrebbe fatto a riconoscere e a far riconoscere ai suoi compagni quella porta, dato che le porte che si aprivano su quella strada si somigliavano tutte. Alla fine vide un pezzo di gesso per terra, lo prese, fece un segno sulla porta e s'e ne andò tutto soddisfatto tornando verso la foresta dove lo, aspettavano i suoi compagni. Ma non sapeva, il meschino, che Allah avrebbe tramutato in pianto la sua soddisfazione. Infatti di lì a poco Morgiana uscì di casa per andare a fare la spesa al suk e quando tornò notò sulla porta di casa quello strano segno fatto col gesso. Allora si disse: " Chi può aver fatto questo segno sulla porta del mio padrone? Certo non può essere stata una mano amica perché le mani amiche bussano alle porte e non vi fanno sopra segni col gesso. Aguzza l'ingegno, Morgiana, perché qui sotto c'è sicuramente qualche imbroglio che bisogna sventare! " Ciò detto, si munì di un pezzo di gesso e segnò nello stesso modo tutte le porte della strada, così da confondere le idee ai malintenzionati. Ma torniamo ai ladroni. Non appena il loro compagno li ebbe raggiunti nella foresta e li ebbe informati di tutto quello che aveva fatto, essi si alzarono e s'incamminarono verso la città, dove entrarono a due a due per non destare sospetti nella gente. Arrivati però nella strada indicata dal loro compagno, rimasero di sasso vedendo che tutte le porte recavano il medesimo segno fatto col gesso. Allora a un cenno del capo tornarono nella foresta e riunitisi a consiglio decisero che colui che aveva sbagliato doveva essere punito con la morte, come era stato convenuto. E senza porre tempo in mezzo presero il colpevole e gli mozzarono il capo. D'altra parte, poiché diventava sempre più urgente sbarazzarsi di un nemico così astuto, un altro ladrone si offrì di andare in città a compiere la missione che il primo aveva fallito. Costui tornò in città, andò difilato dal ciabattino Mustafà, si fece indicare la strada e la casa del cadavere ricucito, e dopo aver licenziato il ciabattino fece sulla porta un segno rosso in un luogo poco visibile. Dopo di che se ne tornò, sicuro del fatto suo, verso la foresta. Il meschino però non sapeva che quando Allah ha deciso che la testa di un uomo debba cadere non v'è astuzia né accortezza che possa impedire ciò che è stabilito dall'Onnipotente. Infatti, quando i ladroni tornarono a due a due in città e arrivarono nella strada dove abitava Alì Babà, rimasero ancora più stupefatti della prima volta constatando che tutte le porte di quella strada avevano lo stesso segno rosso nello stesso posto. E questo era avvenuto perché l'astuta Morgiana, messa in sospetto da quel primo segno fatto col gesso, aveva tenuto gli occhi aperti e non aveva tardato a scoprire il segno rosso fatto dal secondo ladrone. Cosi aveva ripetuto il segno su tutte le porte della strada confondendo le idee ai nemici del suo padrone. Quando i ladroni furono ritornati nella foresta, anche il secondo esploratore subì la stessa sorte del primo, perché così era scritto, anche se egli non lo sapeva. E il risultato di tutto questo affare fu che la banda si trovò menomata di due uomini fra i più coraggiosi. A questo punto il capo dei ladroni, dopo aver riflettuto sulla situazione,si disse: " Ormai mi fiderò solo di me stesso! " Ciò detto si alzò e si recò in città facendosi indicare dal ciabattino Mustafà la casa del cadavere ricucito. Ma egli non fece come gli altri, non perse tempo a segnare la porta della casa di bianco o di rosso, ma rimase lì un bel pezzo ad osservarla per fissarsi nella mente qualche particolare che lo aiutasse a distinguerla dalle altre perché, come già si è detto, le case di quella strada, viste dal di fuori, erano tutte uguali. Quando fu ben sicuro che, tornando, non avrebbe potuto sbagliare, riprese la via della foresta e

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberappena arrivato radunò intorno a se i trentasette ladroni che rimanevano e disse loro: " Miei prodi, finalmente la casa del nostro nemico è scoperta! A noi non rimane altro che infliggergli la punizione che si merita. Ed ora ascoltatemi bene: procuratevi al più presto trentotto giare, molto grandi e capaci e con l'imboccatura larga tanto che possa passarvi un uomo. Trentasette di queste giare le porterete qui vuote. La trentottesima dovrà essere piena di olio di oliva. E mi raccomando, badate bene che siano robuste e senza crepe. E adesso andate e tornate al più presto. "Quando i ladroni tornarono con le giare attaccate alle selle dei cavalli, il capo disse loro di togliersi gli abiti, conservando solo il turbante, le babbucce e le armi, poi ordinò a ciascun uomo di infilarsi in una giara. Quando vide che tutti erano a posto, chiuse l'imboccatura delle giare con fibre di palma affinché i curiosi non potessero guardarvi dentro e colui che vi era nascosto potesse respirare liberamente. Prese quindi un po' d'olio e unse l'esterno delle giare, così che nessuno potesse dubitare che quelle giare contenevano una merce diversa dall'olio. Infine, anch'egli depose i suoi abiti, si travestì da mercante d'olio e, spingendo davanti a sé la fila dei cavalli, sì avviò verso la città. Arrivò nella strada dove abitava Alì Babà che già annottava ed ebbe la fortuna di trovare sulla porta di casa lo stesso Alì Babà che prendeva il fresco prima della preghiera della sera. Allora il capo dei ladroni fece fermare i cavalli, si avvicinò ad Alì Babà e dopo averlo salutato gli disse: ".Signore, come vedi io sono un mercante d'olio e sono venuto da molto lontano a vendere la mia merce in questa città. Purtroppo il viaggio è stato più lungo del previsto e sono entrato in città così tardi che non mi riesce più di trovare un luogo dove alloggiare. Ora, nel nome di Allah, ti pregherei di volermi ospitare per questa notte, perché altrimenti non saprei dove andare. E che il Clemente, il Misericordioso possa ricompensare la tua generosità. " Alì Babà,che era un brav'uomo sempre disposto ad aiutare il prossimo subito si alzò in piedi e cosi rispose al capo dei ladri " 0 mercante d'olio, che la mia dimora possa essere per te confortevole e accogliente. Entra. Tu sei il benvenuto! " E detto questo prese per mano l'ospite e fece entrare i cavalli nel cortile; poi chiamò Morgiana, alla quale ordinò di preparare la cena anche per l'ospite, e a un suo schiavo, di nome Abdallah, disse di aiutare il forestiero a scaricate le giare e a dar da mangiare alle bestie. Quando tutto fu in ordine, Alì Babà prese per mano l'ospite e lo fece entrare in casa, lo fece sedere accanto a sé e poi ordinò che venisse servita la cena. Così mangiarono e bevvero in abbondanza ringraziando il Signore per i suoi benefici. Finita la cena Alì Babà, per non mettere in imbarazzo l'ospite, si alzò e, dopo avergli augurato la buona notte, si congedò dicendogli: " Signore, la mia casa è la tua casa e tutto quello che essa contiene è tuo. " Al che il mercante rispose: " La tua generosità, o mio ospite, è degna del migliore dei musulmani. Tuttavia, ti prego di mostrare verso il mio intestino la stessa ospitalità che mostri a me e di dirmi dove potrei andare ad alleggerirmi il ventre. " Alì Babà gli indicò allora il gabinetto, che si trovava nel cortile proprio dove erano state deposte le giare, quindi gli rinnovò la buona notte e si ritirò. Rimasto solo, il capo dei ladroni, con la scusa di andare a fare i suoi bisogni, scese nel cortile e, avvicinatosi all'imboccatura della prima giara, disse sottovoce: " 0 tu che sei nascosto lì dentro, quando sentirai un sasso colpire la tua giara, esci subito con le armi in pugno e corri da me. " E la stessa cosa ripeté all'imboccatura di tutte e trentasette le giare. Dopo di che, tornò in camera, spense la lucerna e si stese sul letto, contando di svegliarsi quando la notte fosse ormai fonda e tutto in casa fosse tranquillo. Mentre ciò accadeva, Morgiana era intenta a riordinare la cucina, ed ecco che ad un tratto la lampada che aveva con sé si spense per mancanza d'olio. Allora Morgiana chiamò lo schiavo Abdallah e gli disse: " Guarda che guaio mi è capitato: si è spenta la lampada e in casa non c'è più nemmeno una goccia d'olio, né saprei a quest'ora dove procurarmene un po'. " Sentendo questo, Abdallah si mise a ridere e le disse prendendola in giro: " Sono tutte qui le tue risorse, o Morgiana? Perché dici che in casa non c'è una goccia d'olio, quando in cortile sono allineate in bell'ordine trentotto giare colme d'olio? " " Per Allah! " rispose Morgiana. " Hai proprio ragione! Come mai non ci ho pensato prima? " Ciò detto, prese un recipiente e scese in cortile. Si avvicinò a una giara, ne tolse il coperchio e vi ficcò dentro il recipiente, ma sentì che questo non si tuffava nell'olio, bensì urtava contro qualcosa di duro, mentre dall'interno della giara usciva una

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubervoce: " Per Allah, il capo m'aveva detto che avrebbe tirato una pietra, ma questo é un vero e proprio masso! Avanti, usciamo di qui, è arrivato il momento! " E Morgiana, con gli occhi sbarrati dal terrore, vide sbucare dall'imboccatura della giara la testa di un uomo. Chiunque altro si sarebbe messo a gridare e a chiamare aiuto, ma non Morgiana. la quale, riacquistata subito la presenza di spirito, si avvicinò a quella testa che cercava di uscire dalla giara e le disse: " Non muoverti ancora, o mio prode. Il capo sta dormendo. Il momento non è giunto. " Dopo di che richiuse l'imboccatura della giara e passò in rassegna tutte le altre giare constatando che in ciascuna di esse si nascondeva un uomo, tranne che nell'ultima, la quale era veramente piena di olio. Allora Morgiana prese il calderone che le serviva per fare il bucato e lo mise sul fuoco; poi, servendosi del recipiente che aveva portato con sé travasò tutto l'olio della trentottesima giara nel calderone ed aspettò fino a che l'olio non fu bollente. Quando vide che era arrivato al punto giusto di calore, prese un grosso secchio, lo riempì d'olio e, avvicinatasi alla prima giara, tolse il coperchio di fibra di palma e con un colpo solo vi rovesciò dentro l'olio bollente, si che colui il quale vi era nascosto dentro non ebbe nemmeno il tempo di gridare, ma si ritrovò morto senza accorgersene. Una dopo l'altra, Morgiana ripeté la stessa operazione con tutte le altre giare, liberando così il suo padrone da quei trentasette ladroni. Quando ebbe terminato, rimise in ordine ogni cosa, chiuse di nuovo le giare con il coperchio di fibre di palma e si nascose in un angolo per vedere che cosa sarebbe accaduto. Ed ecco che verso la metà della notte il falso mercante d'olio si svegliò, si affacciò alla finestra della stanza che dava sul cortile e, sentendo che in casa tutto era quieto e silenzioso, prese una manciata di sassolini che si era portata appresso e cominciò; a tirarli uno a uno contro le giare che erano allineate dabbasso; e siccome era un ottimo tiratore non sbagliò nemmeno un colpo. Ma se si aspettava di vedere i suoi ladroni balzare fuori dalle giare, dovette rimanere deluso, perché nulla si mosse: né una testa, né una punta di pugnale apparve all'imboccatura di una giara. Allora, imprecando contro quei buoni a niente che dormivano, incuranti del suo segnale, scese dabbasso e fece per precipitarsi verso le giare, ma si fermò di colpo sentendo un orribile puzzo di carne bruciata. Tappandosi il naso, si avvicinò a una giara, la scoperchiò e v'introdusse una mano e senti che le pareti scottavano come quelle di un forno. Allora, accostata la lampada all'imboccatura della giara, guardò dentro e vide che c'era uno dei suoi uomini, morto bruciato. Scoperchiò ad una ad una tutte le trentasette giare e ogni volta lo spettacolo che vide fu lo stesso. Allora il capo dei ladroni capì che il suo trucco era stato scoperto e fu preso da una tale paura che, con un solo salto, scavalcò il muro del cortile e spari nella notte correndo a precipizio. Quando Morgiana fu sicura che il capo dei banditi era fuggito e che in casa tutto era tranquillo, spense la lampada e se ne andò a dormire come se niente fosse. La mattina di buon'ora si alzò e andò a svegliare il suo padrone Alì Babà e, presolo per mano, lo condusse nel cortile. " Che significa questo, o Morgiana? " le chiese Alì Babà. " Perché mi hai svegliato così presto? Il bagno non è ancora aperto. " " Non è per il bagno, padrone, ", rispose Morgiana, " ma per mostrarti qualcosa che t'interesserà. " Ciò detto Morgiana si avvicinò a una giara, ne tolse il coperchio di fibre di palma e: " Ti prego, " disse al padrone, " da' un'occhiata qui dentro. " Alì Babà si avvicinò all'imboccatura della giara, guardò dentro e subito si ritrasse pieno di stupore e di raccapriccio. " Che significa questo, o Morgiana? Chi è quest'uomo? E come avviene che si trovi qui dentro? " " Con un po' di pazienza, " rispose Morgiana sorridendo, " ti racconterò come va questa storia. Ma prima guarda anche dentro le altre giare. " E quando Alì Babà, passando di stupore in stupore e di raccapriccio in raccapriccio, ebbe constatato che trentasette giare contenevano altrettanti uomini morti, Morgiana lo prese per mano e fattolo sedere in un angolo del cortile gli raccontò per filo e per segno tutto quello che era accaduto e di cui fino a quel momento non aveva fatto parola con nessuno. E cominciò proprio dall'inizio, dal giorno, cioè, in cui aveva scoperto sulla porta di casa il segno fatto col gesso. Quando ebbe terminato il racconto, Alì Babà scoppiò a piangere per la commozione, quindi, stringendosi al petto della fanciulla, la baciò e le disse: " Figliola cara sia benedetto il giorno in chi tu sei entrata in questa casa! Hai fatto di più tu per noi che noi tutti per te. Io voglio che d'ora in poi tu sia come mia figlia e figlia della

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubermadre dei miei figli e che tu sia preposta al governo della casa e che i miei figli ti amino e ti rispettino come la loro sorella maggiore!. Dopo di che Alì Babà, aiutato da Morgiana e dallo schiavo Abdallah, scavò una gran fossa in giardino e vi seppellì le giare con i trentasette ladroni. E la sepoltura avvenne senza alcun onore, ma furono buttati nella fossa alla rinfusa, come si fa per i cani e per le carogne, che in effetti quegli uomini non erano buoni musulmani, ma bestie feroci. Quindi Alì Babà raccontò a tutti in casa ciò che Morgiana aveva fatto per scongiurare i pericoli che pendevano sul loro capo, e tutti si rallegrarono e presero ad amarla e la consideravano come una persona della famiglia. Ora avvenne che un giorno il figlio maggiore di Alì Babà, che si occupava di mandare avanti la bottega dello zio Qassim, tornato a casa dal suk, disse al padre: - Padre mio, sono alquanto imbarazzato a causa del mercante Hussein, il mio vicino, che da qualche giorno ha aperto bottega nel nostro suk. Egli è così gentile e generoso che mi colma di favori; e non v'è giorno che non mi inviti a dividere il pranzo con lui senza permettere assolutamente che io paghi la mia parte. Ora io non so più come fare per sdebitarmi e vorrei, se tu lo permetti, invitarlo una sera a cena da noi. Infatti l'indomani, dopo la preghiera della sera, il figlio di Alì Babà si recò dal mercante Hussein e gli disse: Signore, ho parlato con mio padre della tua generosità ed egli ti è molto grato e ti manda a dire che sarebbe felice se tu volessi onorare la nostra casa con la tua presenza. Il mercante Hussein accettò, ringraziando, e tutti e due s'incamminarono verso la casa del giovane; e appena giunti ecco che subito Alì Babà andò loro incontro e, salutato l'ospite, gli disse: " Nobile sceicco, la mia casa non è degna di ricevere una persona generosa come te! Ma se tu potrai sopportare il fastidio che ti procurerà il varcare questa soglia, io vorrei pregarti di accettare questa sera il pane e il sale della nostra ospitalità! " Al che il mercante Hussein inchinandosi gli rispose: " Io non ho fatto nulla per essere ammesso nella tua degna dimora! E per quel che riguarda la cena, devo dirti purtroppo che ho fatto voto da anni di non toccare cibi conditi con sale. Vedi bene, dunque, che questa difficoltà m'impedisce di accettare il cibo da te. " " Se è solo per questo, " rispose subito Alì Babà, " non c'è alcuna difficoltà. Mi basta dare un ordine in cucina, e verranno preparati per te cibi senza sale, cotti come tu desideri. " Ciò detto, Alì Babà fece accomodare lo straniero, poi corse in cucina e ordinò alla schiava Morgiana di far preparare alla cuoca dei cibi senza sale per il loro ospite. Morgiana si meravigliò molto di quella richiesta e cominciò a riflettere sulla causa di una così strana abitudine. E, spinta dalla curiosità, non perse occasione durante tutta la cena di osservare attentamente quell'ospite dai gusti inconsueti. Quando Alì Babà, il figlio e l'ospite ebbero finito di mangiare, Morgiana portò via i vassoi con le vivande, ma riapparve di lì a poco, vestita, con grande sorpresa di Alì Babà, da ballerina. Gli occhi, che ella aveva già grandi e luminosi, erano resi ancor più grandi dal kuhl, i capelli annodati in lunghe trecce erano profumati con essenza di gelsomino, una cintura di maglia d'oro le serrava i fianchi mettendo in risalto l'ondeggiare delle anche e l'opulenza delle natiche, e i veli che le avvolgevano la persona, anziché nascondere, mettevano in valore l'avvenenza del suo giovane corpo. Al fianco portava un pugnale d'onore, col manico d'oro tempestato di gemme. Tanto Alì Babà quanto il figlio, abituati com'erano a vederla tutti i giorni con gli abiti da lavoro, rimasero abbacinati da tanta bellezza, e Alì Babà prese a guardarla con l'occhio orgoglioso e soddisfatto di un padre che contempla le bellezze della propria figlia, mentre il figlio l'ammirava anch'egli, ma con occhio ben diverso. Quanto all'ospite, era evidente che solo la buona educazione gli impediva di dimostrare tutto l'entusiasmo che provava per quella bellissima creatura, la quale, dopo aver rivolto un inchino ai tre commensali, accompagnata dallo schiavo Abdallah che sonava il tamburello, cominciò a danzare, con l'abilità di una ballerina di professione, danze persiane e beduine, danze ebraiche e greche. E danzò così bene, con movenze così raffinate e seducenti, che l'ospite ne rimase incantato, né riusciva a staccarle gli occhi di dosso, tutto pieno di desiderio e di bramosia. Quando ebbe terminato di ballare, Morgiana si fece dare da Abdallah il tamburello e, tenendolo a mo' di vassoio, si avvicino al capo di casa acciocché vi deponesse una moneta. Lo stesso fece con il figlio di Alì Babà. Infine si fermò davanti all'ospite e, porgendo il tamburello con la mano sinistra, mentre quello era indaffarato a frugarsi nelle tasche in

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercerca della borsa dei denari, Morgiana, rapida come un leopardo, sfoderò il pugnale che teneva alla cintola e glielo conficcò nel cuore. Il mercante Hussein strabuzzò gli occhi, gettò un sospiro e cadde riverso al suolo. Alì Babà e il figlio, che avevano assistito sbigottiti a quella scena, balzarono in piedi e fecero per slanciarsi su Morgiana credendo che fosse diventata pazza. Ma la fanciulla, riponendo con calma il pugnale nel fodero, dopo averlo nettato del sangue, disse con voce tranquilla: " Sia lode ad Allah, o padrone, che ha dato al braccio di una fanciulla la forza necessaria per liberarti del tuo ultimo e capitale nemico! " A queste parole, Alì Babà, che non capiva nulla di quanto stava accadendo, rimase più stupefatto e interdetto che mai. " L'uomo che tu vedi disteso a terra e che si faceva chiamare mercante Hussein, non è altri che il falso mercante di olio e il vero capo dei ladroni. Quando chiese di poter mangiare solo cibi insipidi, io mi sono messa a riflettere su questa strana richiesta. Allah mi ha illuminato e ho capito tutta la verità: costui si era introdotto in casa tua con l'intento di nuocerti, e per questo non volle mangiare il sale della tua ospitalità! " Ciò detto, tolse al mercante Hussein gli abiti e il turbante e Alì Babà, osservandolo in volto più dappresso, riconobbe senza ombra di dubbi che quello era il capo dei ladroni. Allora Alì Babà, con le lacrime agli occhi, si strinse al seno Morgiana dicendole: " Figlia mia, quello che tu hai fatto per me, nemmeno una figlia lo avrebbe fatto per il proprio padre! Ora, se tu vuoi completare la mia felicità, ti prego di acconsentire a diventare la moglie di questo mio figlio maggiore. " E Morgiana rispose: " Per la mia testa e per i miei occhi, o padrone, farò quello che tu vuoi! " Così l'indomani stesso davanti al cadì e ai testimoni furono celebrate le nozze e il figlio di Alì Babà, al colmo della gioia, entrò da Morgiana e gustò le dolcezze del suo corpo trovandola quale perla non forata e quale giumenta non cavalcata. E quando furono terminati i festeggiamenti delle nozze, Alì Babà si recò con il figlio e Morgiana nel luogo dove era la grotta dei ladroni. E dopo che Morgiana, osservando attentamente il terreno, si fu assicurata che nessuno aveva più messo piede da quelle parti, Alì Babà pronunciò la formula magica e tutti e tre entrarono nella grotta, dove raccolsero gran quantità di pietre preziose e oro e monili che Alì Babà diede a Morgiana quale dono di nozze. Poi tornarono in città lodando la generosità del Signore, di Colui che distribuisce a ricchi e a poveri. E vissero a lungo felici e contenti, fino a che non giunse Colei che rende vane le ricchezze, che spopola i palazzi e popola le tombe. Sia lode ad Allah che dona generosamente ai poveri e agli umili.

HISTOIRE DE ALI BABÀ ET LES 40 VOLEURS (1000 et 1 nuits - 851a - 860 nuit)

DANS UNE VILLE DE LA PERSE vivaient deux frères, un desquels s’appelait Cassim et l’autre Alì Babà. Du moment que leur père n’avait laissé que peux de biens à diviser, on aurait pu penser que leur fortune aurait du ête la même, mais le cas a disposé autrement. Cassim a épousé une femme, qui peu de temps après le mariage, a hérité une boutique bien pourvue, un entrepôt plein de bonne marchandise et des biens immeubles, qui d’un seul coup lui ont donné une grande aisance et en ont fait un des marchands les plus riches de la ville. Alì Babà, au contraire, qui avait épousé une femme autant pauvre que lui, vivait trè modestement et n’avait autre moyen de se gagner la vie et maintenir soi même et ses enfants, si non celle de faire le bûcheron et d’aller couper des arbres dans le forêt voisin pour après les vendre en ville. Un jour Alì Babà se trouvait dans la forêt, lorsqu’il vit un nuage de poussière se lever dans l’air et s’avancer directement vers lui. En regardant attentivement, il vit une nombreuse bande de gens à cheval, qui avançait très vite. Quoiqu’on ne parlait pas de voleurs dans son pays, néanmoins Alì Babà eut la pensée qu’il pouvait bien se traiter de ce genre de gens et sans penser à ce qui aurait pu arriver à ses trois ânes, desquels il se servait pour charger le bois, pensa de sauver sa personne.

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberA cause da ça il est monté sur un arbre, dont les branches étaient serrés tellement étroites dans un cercle tellement épais, que ne restait que très peu d’espace.Il s’est placé au milieu, car de son point d’obsevation il pouvait voir sans être vu: en plus l’arbre se levait aux pieds d’un rocher isolé de toute côté, beaucoup plus haut que l’arbre et raide de façon qu’on ne pouvait monter de nulle part. Les chevaliers, corpulents et intrépides, tous bien assis sur leur cheval et également bien armés, arrivés tout près du rocher, descendirent à terre, et Alì Babà, qui en a contés quarante, de leiur physionomie et de leur habillement, n’a absolument pas douté qu’il ne s’agissait de voleurs. Il ne se trompait pas: ils étaient en effet des voleurs, qui sans avoir effectué aucun vol dans le voisinage, allaient exercer leur brigantage très loin et avaient trouvé las bas leur endroit de réunion et ce qu’il les a vus en train de faire, lui confirma cette opinion. Chaque chevalier prit dans ses bras une très lorde valise, que Alì Babà jugéa pleine d’or ou d’autres métaux précieux. Le plus voyant d’entre eux, lui aussi chargé de la valise, comme les autres, et que Alì Babà prit pour le chef des voleurs, s’approcha au rocher, très près du grand arbre où il s’était réfugié, et, s’étant ouvert un passage entre des petites branches, promoncia les mots suivants: « Sésame, ouvre-toi ».Dès que le chef des voleurs les eut prononciés, une porte s’est ouverte, et ausstôt qu’il eut laissé passer toutes ses gens, il entra pour dernier et la porte se ferma.Les voleurs sont restés beaucoup de temps à l’intérieur du rocher, et Alì Babà, en craignant que quelqu’un d’eux ou tous ensemble pouvaient sortir, s’il eut abandonné son réfuge pour se sauver, fut obligé de rester sur l’arbre et attendre avec patience. Néanmoins il fut tenté de descendre pour s’emparer de deux chevaux, en monter un et conduire l’autre par la bride, et atteindre la ville, tout en repoussant ses trois ânes.devant lui: mais l’incertitude lui fit prendre la décision plus sûre. La porte finalement s’ouvra. , les quarante voleurs et le chef, qui était entré le dernier, sorta le premier et, après les avoirs faits défiler devant soi, Alì Babà entendit comme il a fait pour fermer la porte, en prononciant les mots:« Sésame, ferme-toi! ».Chacun monta sur son propre cheval. Lorsque le chef vit que tous étaient près pour partir,se mit à leur tête et reprit avec eux le chemi par le quel ils étaient arrivés. Alì Babà ne descendit immédiatement de l’arbre, en considérant entre soi même, que si jamais les voleurs avaient oublié quelque chose qui les aurait obligés à rebrousser chemin, de cette façon ils l’auraient capturé, sans quoi toutes ses précautions ne seraient servies à rien.Il les accompagna avec le regard jusqu’à ce qu’il les eut perdus de vue et ne descendit que beaucoup de temps après. Puisqu’il s’était imprimé bien dans la tête les mots par lesquelles le cghef des voleurs avait fait ouvrir et arrêter la porte, il eut la curiosité d’essayer, si étant prononciées par lui, ils auraient sorti le même effet. Passé par le même sentier parcouru par le chef des voleurs et découverte la porte, cachée par quelque petite branche, il dit: « Sésame, ouvre-toi! ».

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Dés qu’il eut prononcié ces mots, la porte s’ouvra.Alì Babà s’attendait de voire un endroit ténébreux et obscur, mais il fut surpris d’en voire un bien éclaré, vaste et spacieux, creusé avec une voute très haute, qui recevait la lumière du haut. Il vit des grandes provisions de victuailles, balles de riches marchandises, étoffes de soie et de brocart, tapis de grand prix et spécialement or et pièces d’argent dans des tas ou dans des sacs ou dans des grandes bourses de cuir, les une sur les autres. Alì Babà n’hésita pas sur la décision à prendre: entra dans la grotte et aussitôt qu’il fut entré, la porte sarrêta: ce qui ne l’a pas inquiéter du tout, du moment qu’il n’ignorait pas le secret pour la faire reouvrir. Laissant de côté l’argent et prenant en considération seulement les pièces d’or et en particulier ce qu’il y avait dans les sacs, il en eleva autant qu’il aurait put emporter avec soi, c.à.d. pouvait suffir à charger ses trois ânes.Rassemblés les ânes, qui s’étaient dispersés, dés qu’ils furent près du rocher, il les chargea des sacs, et pour les cacher, y a mis du bois dessus, de façon qu’on ne pouvait pas les voir. Quand il eut terminé de charger ses ânes, il se présenta devant la porte, en prononciant les mots usuels: «Sésame, ferme-toi! »La porte se ferma, comme elle avait déjà fait par soi même, chaque fois qu’il était sorti auparavant.

Celà fait, Alì Babà a repris le chemin de la ville et en arrivant chèz soi il fit entrer ses ânes dans une petite courette, en fermant de suite les portes soigneusement.

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Ritorno di Alì Babà dallaforesta.

Retour de Alì Babà du forêtReturn of Alì Babà

from the forestVuelta de Alì Babà

de la forestRückkehr von Alì Babà vom Wald

Ouvre-toi, Sésame Apriti, o Sesamo ! Open. Sesame Abrete, SesamoOffne dich, Sesame

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberUne fois jeté au sol le peu de bois, qui couvrait les sacs, prit ceux-ci et les ammena chez soi en les posant par terre et les disposants devant sa femme, qui était assise sur un sofa. La femme mania les sacs et comme elle se fut aperçue qu’ils étaient pleins d’argent, elle supposa que son mari les avait volés: de façon que, lorsqu’il eut terminé de les introduire tous, elle ne put s’abstenir de lui dire: «Alì Babà, serais-tu tant malheuereux de…... ». « Mais non, ma chère femme, dit Alì Babà, en l’interrompant, « ne t’alarmer pas, je ne suis pas un voleur. Tu dois cesser d’avoir cette mauvaise opinion de moi même, lorsque je t’aurais raconté ma bonne fortune ». Après avoir vidé les sacs en faisant un grand tas d’or, par le uel sa femme fut éblouie, lui raconta de son aventure du commencement à la fin, et, en terminant, lui recommanda de garder le secret. Sa femme, retournée en soi même aprés le frayeur, se rejouit avec le mari pour sa bonne chance, qu’il avait trouvée, et voulait compter, une monnaie après l’autre, tout l’or qu’elle avait devant soi. « Ma chère femme », lui dit Alì Babà, « tout cela n’est pas agir avec sapesse. Qu’est ce que tu prétends de faire dès que tu auras terminé de computer? Je m’en vais à creuser une fosse pour l’ensevelir, n’ayant pas du temps à perdre ». « Eh bien », repondit la femme, « que nous connaissons, au moins à peu près, à combien arrive notre fortune. .Je vais chercher une petite mesure chèz les voisins, et je vais le mesurer, tandis que tu seras en train de creuser la fosse. ». Alì Babà répondit: «Chère femme, ce que tu voudrais faire ne sert à rien, si tu veut suivre mon conseil. D’autre part, tu peux bien faire ce que tu veux, mais souviens toi de garder le secret ». Pour satisfaire son caprice, la femme de Alì Babà est sortie et allèe à la maison de Cassim, son beau frère. Cassim n’était pas à la maison et en son absence elle s’adressa à la femme, en lui demandant de lui prêter une mesure pour quelque moment. Sa belle soeur lui demanda quel type de mesure elle voulait, la grande ou la petite, et la femme d’Alì Babà.lui dit qu’elle voulait la petite. «Volontiers», repondit la belle soeur, «je vais la prendre».La belle soeur alla chercher la mesure, mais, en connaissant la pauvreté de Alì Babà, ainsi, curieuse de savoir quel type de blé sa femme aurait voulu mesurer, elle pensa d’appliquer adroitement du suif au dessous de la même mesure. Tout de suite après retourna chez la femme de Alì Babà, en lui remettant la mesure, et s’excusant pour l’avoir faite attendre, mais aussi ajoutant qu’elle avait eu de la peine à la trouver. La femme de Alì Babà retourna à la maison et, posée la mesure sur le tas d’or, l’a remplie et de suite l’a vidée pas loin du sofa, jusqu’à ce que, pleine de joie, n’eut terminé. Tandis que Alì Babà enterrait l’or, sa femme, pour faire voire sa solicitude et précision à la belle-soeur, lui retourna la mesure sans s’apercevoir qu’une pièce d’or s’était attachée au dessous. « Belle-soeur », lui dit, en la rendant, « Tu vois bien que je ne l’ai pas gardée longtemps ta mesure, je la rend à toi et je t’en suis obligée ».A peine la femme de Alì Babà eut tourné ses épaules, la femme de Cassim regarda au dessous de la mesure et resta surprise en y voyant collée une pièce d’or. L’envie s’est emparée immédiatement de son coeur. « Comment », dit-elle en soi même, « Alì Babà a de l'or à mesures! Et où jamais ce misérable a pris tout cet or? A peine Cassim fut rentré à la maison, la femme lui dit: « Cassim , tu crois d'être riche, mais tu te trompes, car Alì Babà est infiniment plus riche que toi, car il ne compte plus son or comme toi, mais il doit le mésurer. ». Cassim demanda l’explication de cet enigme et elle en a donné l’eclaircissement, en expliquant aussi de quelle astuce elle s’était servie pour faire cette découverte et lui montra la monnaie, qui avait trouvée attachée au dessous de la mesure; une monnaie tellement antique, que le nom du Prince la dessus lui était inconnu. Loin d’éprouver du plaisir pour la fortune qui pouvait être touchée à son frère pour sortir de sa misère, Cassim en éprouva une envie mortelle. Il a passé la nuit presque sans dormir et le jour après alla à la maison de son frère, qu’il avait tout simplement oubliée, lorsqu’il avait épouser la riche veuve. « Alì Babà », lui dit-il en le voyant, « tu dois être bien reservé dans tes affaires; tu fais mine d’être pauvre, miserable, mendiant, tandis qu’au contraire tu mesures l’or ». «Mon frère », répondit Alì Babà, «je

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberne sais pas de quoi tu parles; explique toi! ». « Ne faire l’innocent », lui dit, en montrant la pièce d’or, que sa femme lui avait donné. « Combien d’autres pièces as tu », ajouta-t-il, « similaires à celle-ci, que ma femme a trouvé au dessous de la mesure? ». Avec ce discours, Alì Babà comprit que Cassim et la femme de lui, à cause de l’obstination de sa propre femme, connaissaient déjà ce qu’il avait caché avec tant de soin. Mais désormais l’erreur avite été commis. Sans donner à son frère le moindre signe ni de merveille ni de peine, lui confessa la chose et lui raconta de quelle façon il avait découvert la cachette des voleurs et lui a offert, s’il voulait en garder le secret, de lui donner une partie du trésor.« Je le prétend », repondit Cassim altièrement, « mais », ajouta-t-il, « je veux savoir en plus où se trouve exactement ce trésor, les signes et la façon par laquelle on peut entrer, si j’en avais le désir, autrement je vais te dénoncier à la justice. Si tu refuses, non seulement tu n’aura plus rien à esperer, mais tu perdras aussi tu ça que tu a pris. ». Alì Babà, plutôt grace à son bon tempérament que pour la crainte des insolentes menaces d’un frère ingrat, lui donna des instructions complètes à propos de ce qu’il désirait et lui confia aussi les mots desquelles il aurait du se servir soit pour entrer que pour sortir de la grotte. Cassim, sans vouloir savoir rien d’autre de Alì Babà, le jaissa, résolu à le prévenir et plein d’espoir de s’emparer lui seulement du trésor. Le jour suivant, avant du lever du soleil, avec dix mulets chargés de dix coffer-forts, qu’il se proposait de remplir, tout en se reservant d’en ammener un plus grand nombre au cours d’un deuxième voyage, en proportion des charges qu’il aurait du faire dans la grotte. Prise la route indiquée par Alì Babà, il arriva près du rocher où il reconnu les signes et l’arbre sur lequel Alì Babà s’était caché. Cherchée la porte, il la trouva et, pour la faire ouvrir, a prononciés les mots «Sésame, ouvre-toi!». La porte s’ouvra et à peine il fut entré, se ferma aussitôt. En examinant la grotte, il resta merveillé en voyant beaucoup plus de richesses de celles qu’il aurait pu imaginer par le récit de Alì Babà et sa merveille augmentait au fur et mesure qu’il avançait. Avare et aimant des richesses comme il était, il aurait passé la journée à se nourrir les yeux du spectacle d’une telle quantité d’or, s’il n’eusse pas pensé qu’il était allé là dedans pour le voler et charger ses dix mulets. Il en prit une quantité de sacs, tant qu’il ne pouvait même pas les compter, et e s’approchant à la porte pour la faire ouvrir avec l’âme pleine de toute autre idée que celle, qui le plus lui aurait du importer, il est arrivé qu’il oublia le mot nécessaire et au lieu de « Sésame », dit: « Orge, ouvre-toi! » et resta merveillé en voyant que la porte, au lieu de s’ouvrir, restait fermée. Il continua à nommer d’autres qualité de blé, mais toutes différentes de celle qu’on devait prononcier et la porte resta hermétiquement ferme. Cassim ne s’attendait pas cet ìnconvénient. Dans le grand péril dans lrquel il se trouva, le frayeur s’est emparé de son âme; le plus il faisait des efforts pour se rappeler du mot Sésame et le plus s’embrouillait sa même mémoire. Il jétà par terre les sacs desquels il s’était chargé personnellement et se mit a marcher à grands pas dans la grotte, tantôt d’une côté, tantôt de l’autre, sans que le spectacles des richesses l’eut attendri. Mais laissons que Cassim continue à déplorer son destin, car il ne mérite pas notre compassion. Les voleurs retounèrent dans leur grotte vers midi et quand il furent arrives à une certaine distance et ont vu les dix mulets de Cassim, charges de coffre-forts, pris par l’inquiétude à cause de cette nouveauté, ils avancèrent à bride abattue et firent prendre la fuite aux dix mulets, que Cassim avait omis de lier et qui pâturaient librement, de façon qu’ils se sont dispersés dans le forêt, ainsi loins que bientôt ils les auraient perdus de vue. Les voleurs ne se sont pas préoccupés de courir auprès des mulets, car ils pensaient plus urgent de trouver celui qui les avait ammenés jusque là et tandis que les uns chercaient autour du rocher pour le retrouver, le chef descendit à terre et alla tout droit vers la porte avec le sabre en main et, en prononciant les mots, la porte s’ouvra. Cassim, qui au milieu de la grotte avait entendu la rumeur des chevaux, ne douta pas de l’arrivée des voleurs et de sa proche fin. Resolu à fair au moins un effort pour s’échapper de leurs mains et se sauver, il s’était tenu prêt à bondir au déhors, aussitôt que la porte eut été ouverte.

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberA peine il la vit ouverte, aprés avoir entendu prononcier le mot Sésame, qu’il n’avait pas su trouver dans sa mémoire, il s’élança en sortant tellement brusquement que avec son fureur il jetà le chef par terre.

Mais il n’ pas pu s’échapper aux autres voleurs, qui eux aussi avec le sabre dans la main, lui on enlevé la vie sur l’instant.Premier soin des voleurs, aprés de l’avoir tué, fut celui d’entrer dans la grotte et de trouver les sacs préparés par Cassim, qui avait commencé à les prendre, sans toutefois s’apercevoir de ceux que Alì Babà avait enlevé en précédence. En tenant conseil et en discutant ensemble sur cet évènement, ils ont bien compris comment Cassim n’avait pas pu sortir de la grotte, mais ils ne pouvaient pas imaginer comment il aurait pu entrer. Ils imaginèrent qu’il était descendu du haut de la grotte, mais l’ouverture de la quelle arrivait la lumière était tellement en haut et le sommet du rocher tellement inaccessible de l’extérieur, qu’ils furent tous d’accord que ça n’aurait pu jamais se vérifier. Ils ne pouvaient pas imaginer comment il fut entré par la porte, au moins qu’il n’eusse connu les secret pour la faire ouvrir, mais aussi sur ce point ils en doutaient fortement. De quelquonque façon la chose se fut passée, du moment qu’il s’agissait de leurs richesses communes, ils décidèrent de couper en quatre parties le cadavre de Cassim et d’en mettre les pièces à l’intérieur de la grotte, en se réservant de ne pas revenir à la grotte, si non après quelque temps, c’est à dire après que la puanteur du cadavre fut disparue. Prise cette décision. Ils l’ont executé et lorsqu’ils n’ont plus eu quelque chose à faire, ils ont abandonné l’endroit de leur asyl bien fermé; ils sont remontés à cheval et sont allés à battre la campagne le long des routes fréquentés par les caravans et exercer ainsi leur brigantage. Entretemps la femme de Cassim se trouvait dans une grande inquiétude, quand elle s’est aperçue que son mari n’était pas retourné. Elle s’en alla vers la maison de Alì Babà toute bouleversée et lui dit: « Beau frère, tu n’ignore pas, comme je crois que ton frère Cassim est allé dans le forêt et pour quelle raison. Il n’est pas encore retourné, quoique la nuit soit déjà avancée; c’est pour cela que je pense que lui soit arrivée une disgrace. ». Alì Babà avait supposé que après son discours son frère aurait fait ce voyage et pour celà il s’était abstenu d’aller dans le forêt ce jour là pour ne pas l’intimider. Sans lui reprocher rien de quoi elle et son mari dans son vivant auraient pu se sentir offensés, il lui dit qu’elle ne devait pas s’épouventer, par ce que Cassim avait jugé à propos de ne pas rentrer en ville si non au cours de la nuit avancée. La femme de Cassim y cru tant plus facilement car elle considérait très important que son son mari agisse en secret. Elle retourna à la maison et attendit patiemment jusqu’à minuit, mais alors ses inquiétudes sont redoublées avec une douleur autant plus sensible, car elle ne pouvait le manifester en criant, puisque la chose ne

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Cassim, le frère de Alì Babà, est découvert par

les voleurs Cassim, fratello di Alì Babà, è

scoperto dailadri.

Cassim, the brother of Alì Babà is being

discovered from the thieves

Cassim, el hermamo de Alì Babà, es descubierto

por los ladronesCassim, der Bruder von Alì Babà, wird von den

Dieben entdeckt

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberdevait pas être connue par les voisins. Alors, en jugeant irréparable sa faute, elle se repantit de sa folle curiosité, qu’elle avait eu de pénetrer dans les secrets de son beau frère et sa belle soeur. Elle a passé la nuit en pleurant et dès que le jour fut arrivé, elle courut à la maison de Alì Babà, auquel il annonça la raison qui la conduisait chez lui, plutôt avec des larmes que avec des mots. Alì Babà ne s’attendait pas que sa belle soeur l’aurait prié d’aller voir se qui était arrivé à son frère Cassim, toutefois il est parti à l’instant avec ses trois ânes et sans oublier de lui raccomander de modérer son affliction, il alla dans le forêt. En s’approchant au rocher, il n’avait pas rencontré le long du chemin ni son frère, ni les dix mulets, et fut merveillé du sang qu’il vit tout près de la porte et qui lui parut de mauvais augure. Il prononcia les mots magiques et resta ébloui devant le spectacle du corps de son frère, coupé en quatre morceaux. Sans hésiter sur les décisions à prendre, pour rendre les derniers hommages à son frère et en oubliant le peut de bienviellance qu’il avait eu à ses égards, il trouva dans la grotte la manière de faire deux paquets avec les quatre pièces, avec lesquels il chargea un âne, en les couvrant avec du bois pour les cacher. Il chargea donc les autres deux ânes de sacs pleins d’or avec du bois dessus, comme la première fois, et aussitôt qu’il eut terminé et commandé à la porte de se fermer., il prit la route pour la ville, ayant eu la précaution de s’arrêter au bord du forêt très longtemps, pour ne pas rentrer à la maison avant de la nuit. En arrivant à la maison il ne fit entrer dans sa cour que les deux ânes chargés d’or et après avoir laissé à sa femme le soin de les décharger, en lui disant avec peu de mots d’abord ce qui était arrivé à Cassim, il conduit le troisième àne à la maison de sa belle soeur. Alì Babà a frappé à la porte, qui lui fut ouverte par Morgiane, laquelle éytait une esclave rusée, avisée et féconde de trouvées pour resoudre les problèmes les plus difficiles et Alì Babà la connessait pour une telle femme. Lorsqu’il fut arrivé à l’intérieur de la cour, il déchargea le bois et les deux paquets et en prenant Morgiane de côté: .« Morgiane», lui dit, « la premiare chose que je te demande est un secret inviolable, que d’ici peu tu verra combien il soit nécessaire soit pour ta maîtresse comme pour moi. Voilà le corps de ton patron dans ces deux paquets. Il s’agit de l’enterrer comme quelqu’un mort naturellement. Fais moi parler avec ta maîtresse et toi prête attention à ce que je dirais. ».Morgiane avertit sa maîtresse et Alì Babà, qui les suivait, entra auprès d’eux: « Eh bien, beau frère! », demanda la belle soeur avec grande impatience, « quelle npuvelle tu m’ammènes de mon mari? Je ne vois rien sur ton visage duquel je me puisse consoler». « Belle soeur », repondit Alì Babà, « je ne peux rien te dire, si d’abord tu ne m’as pas promis de m’écouter sans ouvrir bouche. Ce n’est pas moins important pour moi que pour toi, aux égards de ce que c’est passé, de garder un grand secret pour ton bien et repos. ».«Ah! », exclama la belle soeur sans hausser la voix, « ce préambole me lasse comprendre que mon mari n’est plus vivant! Mais dans le même temps je connaius la nécessité du secret que tu me demandes. Je devrais faire violence à moi même, mais je t’écouterais sans pleurer. Parle! ». Ali Babà raconta à sa belle soeur ce qui lui était passé, jusqu’à son arrivée à la maison avec les corps de Cassim. « Belle soeur », ajouta-t-il, « voilà une raison de douleur pour toi, autant grande que inattendue. Même si le mal est irrémédiable, néanmoins si quelque chose est en gré de te consoler, je t’offre d’unir le peu de bien que Dieu m’a donné au tien, en t’épousant et en t’assûrant que ma femme n’en sera pour rien jalouse et que vous irez vivre très bien ensemble. Si cette proposition te plait, il faudra penser à faire sembler que la mort de mon frère se soit vérifiée pour des raisons naturelles, pour laquelle chosde il me semole que tu puisse compter sur Morgiane et moi aussi je contribuirai pour tout ce qui me sera possibile ». Quel meilleur parti pouvait prendre la veuve de Cassim, qui, en outre des bien qui lui étaient restés pour la mort de son premier mari, trouvait un autre homme plus riche que lui, lequel, grace à la découverte du trésor qu’il avait faite pouvait le devenir ancore de plus? Elle ne réfusa donc le parti, au contraire le considéra comme une raison de consolation. Tout en s’essuyant les larmes, elle vait commencé à les verser en abundance, en réprimant les cries aigus qui sont ordinaires des femmes, qui ont perdu leur mari. Elle manifesta à suffisance à Alì

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberBabà qu’elle acceptait son offre.. Alì Babà laissa la veuve de Cassim dans cette disposition et après avoir recommandé à Morgiane de bien réciter sa part, il retourna à la maison avec son âne. Morgiane ne resta pas avec les mans dans les mains: elle sortit ensemble avec Alì Babà et alla chez un pharmaciste, qui habitait dans le voisinage. Ayant frappé à sa porte et après qu’il lui fut ouvert. Elle demande une qualité de drogue très efficace pour les maladies plus périlleuses. Le pharmaciste en donna lui la quantité correspondante à l’argent qu’elle vavait présenté, tout en demandant qui était malade dans la maison de son maître. « Ah! », dit-elle en tirant un grand soupir, « c’est le même, mon bon patron; sa maladie on ne la comprend pas, il ne peut plus ni parler ni manger ». Celà dit, elle emporta les drogues avec soi, desquelles toutefois Cassim n’était plus dans la condition d’en faire usage. Le jour après la même Morgiane est retournée du même pharmaciste, en demandant avec les larmes aux yeux une essence, qu’on ne faisait pas prendre aux malades, si non dans les derniers moments,, lorsqu’il n’y avait plus d’espoir pour leuir vie. « Hélas!», dit-elle, immensement affligée, en la recévant des mains du pharmaciste. « Je crains que ce remède ne fasse un effet majeur que la drogue que vous m’avez donné hier. Ah! je perd mon bon patron! ». En fin, puisqu’on a vu pendant toute la journée Alì Babà et sa femme aller et venir plusieures fois de la maison de Cassim, les gens ne furent plus merveillés en écoutant le soir les cris lamenteux de la femme de Cassim et surtout de Morgiane, qui annonciaient la mort de Cassim. Le jour suivant, très tôt, tant que à peine ça commençait l’aube, Morgiane qui connaissait un bon homme, cordonnier et très vieux, lequel claque joour ouvrait sa boutique beaucoup plus tôt que les autres, sorta et alla le trouver. En s’approchant à lui et en lui souhaitant le bon jour, lui mit dans les mains une pièce d’or. Babà Mustafà, connu par tous les gens avec ce nom, qui était naturellement joyeux et qui tenait touours prêtes des blagues à raconter, en regardant la pièce et en voyant qu’elle était vraiment d’or,: « Bon affaire », dit-il. « De quoi s’agit-t-il? Me voilà prêt à tout ».«Babà Mustafà», lui dit Morgiane, « prend tout ce qui t’est nécessaire pour coudre et viens avec moi rapidement, mais à condition que je puisse te bander les yeux quand nous serons dans un certain endroit. ». A ces mots, Babà Mustafà fit quelque opposition. « Oh! oh! », ajouta-t-il, « tu veut me faire faire quelque chose contre ma conscience ou contre mon honneur?». « Dieu m’en guarde », répondit Morgiane, en lui mettant une pièce d’or en main, « que je n’exige rien de toi que ce soit deshonorable. Viens seulement et ne craindre rien. ». Babà Mustafà se laissa guider par Morgiane, après s’être laissé bender les yeux avec un muchoir, jusqu’à l’endroit indiqué. Elle le conduit dans la maison du mort et ne lui ôta le muchoir que dans la chambre où elle avait déposé le corp, claque quart à sa place. Lorsqu’elle lui eut ôté le nouchoir elle dit: « Babà Mustafà, je t’ai conduit ici pour te faire coudre les pièces que tu vois; pourtant ne perd pas du temps et, quand tu aura fait le travail, je te dannerai une autre pièce d’or ». Quand Babà Mustafà eut terminé, Morgiane lui benda de nouveau les yeux et après lui avoir donné la troisième pièce d’or promise et lui avoir recommandé le secret, lui donna congé et le suivit avec le regard jusqu’à ce que elle ne le vit plus, pour lui lever la curiosité de retorner sur ses pas. Morgiane avait fait rechauffer de l’eau pour laver le corps de Cassim. Alì Babà, qui entretemps était arrivé, le lava, l’a parfumé avec de l’incense et l’a enterré avec toutes les ceremonies habituelles. Le menuisier ammena aussi le cerceuil, que avait été commandé par les soins de Alì Babà. A fin que le menuisier n’eusse pu se rendre compte de rien, Morgiane a reçu le cerceuil sur le seuil de la porte et aidà donc Alì Babà à y mettre le corps dedans; lorsque Alì Babà eut clouées les planches au dessus, elle alla jusqu’à la mosquée pour avertir que tout était prêt pour la sépulture. Les gens de la mosque, chargés d’habitude de laver les corps des morts se sont offerts d’aller chez eux pour exécuter leurs fonctions, mais elle leur dit que la chose avait été déjà faite. Morgiane de retour était en train d’entrer lorsque l'Iman et les autres ministres de la mosquée sont arrivés. Quatre des voisins se sont chargé le cerceuil sur les épaules et, en suivant l'Iman, qui récitait les prières,

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberl’ont ammené au cimetier. Morgiane, en pleurant car elle était une enclave du mort, suivait le cortège funèbre avec la tête découverte, en émettant des cris piéteux et en se battant la poitrine et s’arrachant les cheveux et Alì Babà suivait accompagné par les voisins. Quant à la femme de Cassim, elle resta dans la maison en se désolant et en pleurant avec les femmes du voisinage, lesquelles, en joignant leurs lamentations aux siennes, ont rempli le quartier de tristesse. Ainsi la tragique mort de Cassim fut cachée et dissimulée entre Alì Babà, sa femme, la veuve de Cassim et Morgiane, avec beaucoup de secret, tant que personne en ville ne s’apeçeva de rien. Trois ou quatre jours après la sépulture de Cassim, Alì Babà transporta les meubles de sa belle soeur, qui avaient été achetés avec l’argent pris du trésor des voleurs par la veuve de son frère, chez soi et de cette façon le nouvel mariage avec la belle soeur fut connu. Pour ce qui concerne la boutique de Cassim, Alì Babà avait un fils, qui dépuis quelque temps avait terminé de faire l’apprenti chez un autre gros marchand, le quel avait toujours eu confiance dans sa bonne condite. Elle le donna à lui avec la promesse, que, s’il aurait continué a se comporter sagement, de le faire épouser vantageusement selon son état. Laissons Alì Babà jouir de sa bonne fortune et parlons des quarante voleurs. Ils retournèrent dans leur asyl dans le forêt, selon leurs accords, mais sont resté surpris de ne plus trouver les corps de Cassim et la merveille augmenta lorsqu’ils se sont apwerçus de la diminution desx sacs d’or. « Nous avons été découverts et sommes perdus», dit le chef, « si nous ne trouvons pas un remède. Peux à la fois nous irons perdre les richesses qu’ont été accumulées par nos ancêtres et par nous mêmes avec tant de peine et de fatigue. Tout ce que nous pouvons juger du dommage, que nous a été fait, est que le voleur qui a été surpris par nous, était à connaissance du secret pour faire ouvrir la porte et nous sommes heureusement arrivés dans le point où il était en train de sortir. Mais ils n’était pas le seul, car un autre devait connaître le secret comme lui. Son corps enlevé et notre trésor diminué en sont des épreuves incontestables. .Et puisqu’il nous paraite que plus que deux personnes connaissent ce secret, après avoir fait mourir le premier, il faut également faire mourir l’autre., Quest ce que vous en dites, braves gens? N’êtes vous pas du même avis? ».La proposition du chef des voleurs fut trouvée tellement raisonnable, que tous l’ont approuvée et tous furent d’accord. Qu’il fallait abandoner toutes les autres enterprises, pour ne penser qu’à celle-ci sans l’abandonner , si nondans le moment qu’ils seraient réussis « Je ne m’attendait moins de votre courage et de votre valeur »; ajouta le chef, «mais avant tout il faut que quelqu’un de vous plus hardi. Adroit et intréprendant, aille dans la ville non armé, et habillé en vouyageur et d’étranger et que utilise toute sa prudence pour découvrir si l’on parle de l’étrange mort de celui, que nous avons tué comme il méritait. Il nous faut savoir ce qu’il était et la maison où il habitait. Mais dans le but d’engager sérieusement celui d’entre vous, qui va s’offrir volontaire pour cette mission et de lui empécher de nous tromper en venant nous faire un rapport faux, au lieux d’un vrai, ce qui pourrait déterminer notre ruine, je vous demande si vous ne jugez pas à propos que dans ce cas il soit sousmis à la peine de mort?». Sans attendre que les autres eurent donné leur opinions, un des voleurs dit: « Je me soumet et me vante d’exposer ma vie, en prenant sur moi la charge de la mission. Si je n’y réussirai pas, veuillez vous rappeler au moins que je n’aurai pas manqué ni de bonne volonté ni de coeurCe voleur, après avoir reçu les compliments du chef et de ses camarades, s’est travesti d’une façon que personne n’aurait pu le prendre pour ce qu’il était.En se séparant de la compagnie, il est parti au cours de la nuit et prit tant bien ses mesures,.qu’il est entré dans la ville dès que l’aube commençait à eclaircir le ciel. Il continua jusqu’à la place où il ne vit d’autres boutiques ouvertes que celle de Babà Mustafà. Babà Mustafà était assis sur son siège avec l’alêne en main, en travaillant selon son métier. Le voleur alla vers lui en lui souhaitent le bon jour et, comme il fut aperçu de sa vieillesse: « Bon homme », lui dit-il, « tu commende à travailler très de bon matin et il n’est pas possibile que tu vois encorte bien, tellement vieux que tu es. Et lorsque le jour va se faire plus clair, je doute fortement que tu aie ancore de bons yeux pour

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercoudre». «Quelquonque tu sois», répondit Babà Mustafà, «è il est évident que tu ne me connais pas, par ce que. même si je suis ainsi vieux comme tu me vois. J’ai ancore des yeux excellants et tu n’en doutera pas, lorsque tu connaîtra que j’ai cousu un mort dfans un endroit dans lequel il n’était plus clair de ce qu’il est maintenant.Le voleur éprouva une grande joie pour s’être aderssé aussitôt après d’être arrivéà un homme, lequel lui donnait spontanément des nouvelles de ce qui l’avait fait arriver jusque là.« Un mort! », ajouta le voleur, en se merveillant dans le but de le faire parker. « Dans quel but coudre un mort? Peut-être tu veut dire pour ce qui me parait, que tu veux dire le lingedans le quel il a été enterré? ». «Non, non», répondit Babà Mustafà, « Je sais ce que je veux dire; tu voudrais me faire parler, mais tu ne va savoir plus rien de moi. ».Le voleur avait besoin de majeurs détails pour se persuader d’avoir découvert ce qu’il était allé chercher. Il sortit une pièce d’or et en la mettant dans la main de Babà Mustafà, il lui dit: « Jer n’ai aucune hâte de pénetrer ton secret, même si je peux t’assurer que n’irait pas le dire à persone, si tu va me le dire:la seule chose dont je te prie est de me faire le plaisir de me renseigner ou de venir à me montrer la maisdon dans la quelle tu a cousu le mort ». « Même si j’avais la volonté de concéder ce quetu me demandes », répondit Babà Mustafà, en gardant la pièce d’or, toutefois prêt à la rendre., « je t’assure que je ne pourrait pas le faire et tu dois croire à ma parole. En voilà la raison: j’ai été conduit jusqu’à un certain endroit où les jeux me furent bendés et et de là je me suis laissé ammener jusque dans la maison en question et après avoir fait ce que je devais faire, je fut reconduit dans le même endroit dans le même lieu. Tu te rendra compte de l’impossibilité de te rendre ce service ». «Au moins», ajouta le voleur, « tu dois à peu prés te rendre compte du chemin qu’ils t’on fait faire avec les yeux bendés. Viens, je t’en prie avec moi, je te vais bender les yeux dans ce lieux et nous allons nous promener ensemble par le même chemin et en faisant les mêmes courbes, que tu pourras te rappeler d’avoires faites. Et puisque claque fatigue mérite une ricompense, voilà une autre pièce d’or et vient à me faire le plaisir que je te demande ».

Et en disant ces mots, il lui posa une autre pièce d’or en main. Les deux pièces d’or ont tenté Babà Mustafà; ils les a regardés pendant quelque temps sans dire un mot, en méditant entre soi même ce qu’il devait faire. Il sortit à la fin la bourse de la poitrine et, en les mettant dedans, dita au voleur: « Je ne peux pas me souvenir précisement des rues, qu’ils m’ont fait parcourir. Mais du moment que tu le veux, allons y et je ferai ce que je pourrai pour m’en souvenir. Babà Mustafà se leva avec grande satisfaction du voleur et sans fermer sa boutique dans laquelle il n’y avait toutefois rien à voler, il conduit le voleur dans le lieu où Morgiane lui avait bendé les yeux.

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La schiava Morgiana scopre il segno fatto sulla porta di Alì

Babà.L’esclave Morgiane découvre le

signe fait sur la porte de Alì Babà

The sclave Morgiane disovers the sign madeon the door of Al’

BabàLe esclava Morgiana discubre el señal hecho sonre la puerta de

Alì BabàDie Sklave Morgiana entdeckt das auf derTür gemachteten

ignalT

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberLorsqu’ils furent arrivés, Babà Mustafà dit: « C’est ici que j’ai été bendé et j’étais tourné dans la direction que tu vois. ». Le voleur, qui tenait prêt son mouchoir, le banda et commença à marcher à côté de lui, en partie en le conduisant et en partie en se faisant conduire par lui, jusqu’à ce que Babà Mustafà s’arrêta en disant:. « Il me semble de n’être allé plus loin ». Et en effet ils se trouvaient vraiment devant la maison de Cassim, dans laquelle alors habitait Alì Babà. Avant de lui enlever le mouchoir du devant des yeux, le voleur fit un signe avec de la craie, qu’il avait ammené avec soi et lorsqu’il lui ait ôté le mouchoir, il lui demanda s’il savait à qui appartenait cette maison. Babà Mustafà lui répondit qu’il n’était pas du quartier et ne pouvait lui dir rien à ce propos. Lorsque le voleur vit qu’il ne pouvait apprendre rien d’autre de Babà Mustafà, le remercia pour s’être tellement dérangé et, après que l’eut abandonné et laissé retourner à sa boutique, il reprit le chemin du forêt. Peu de temps après que le voleur et Babà Moustafa s’étaient séparés, Morgiane sortit de la maison de Alì Babà pour quelqu’affaire et, en revenant, elle remarqua le signe que le voleur avait fait et s’arrêta pour y prêter attention. « Qu’est ce que signifie ce signe?», dit elle entre soi même. « Quelqu’un voudrait du mal à mon patron ou ils l’ont fait pour s’amuser? Quoique ce soit l’intention, il est mieux de se protéger contre tout événement ». Et en disant ainsi, elle prit de la craie et du moment que les deux ou trois portes à gauche et à droite étaient semblables, elle y fit un signe dans le même endroit et rentra dans la maison sans faire un mot de tout celà avec son patron ni sa patronne.Entretemps, le voleur, en continuant son chemin, arriva au forêt et bientôt arriva chez ses compagnons. En arrivant il fit son rapport à propos du bon résultat de son voyage, en exaggérant la fortune qu’il avait eu, dit d’avoir trouvé au commencement un homme duquel il avait su tout les faits pour lesquels il était allé pour s’informer et que persone d’autre n’aurait pu lui dire. Il fut écouté avec grande attention, et le chef, en prenant la parole, et après de l’avoir loué pour sa solicitude, dit en s’adressant à tous: « Compagnons, il n’y a pas du temps à perdre: partons bien armés et lorsque nous serons entrés dans la ville, nous irons nous séparer pour ne pas être remarqués: le lieu de recolte est dans la grande place, les uns d’une côté et les autres de l’autre, tandis que j’irai reconnaître la maison marquée par notre compagnon, lequel nous a ammené une telle bonne nouvelle, à fin que après cet examen je puisse juger la décision que nous conviendra de prendre. ». Le discours du chef des voleurs fut applaudit et tous furent bientôt en gré de partir. Ils se sont partagés en groupes, deux à deux, trois à trois, et en marchant à une distance raisonnable les uns des autres, sont entrés en ville sans reveiller auxun supçon.. Le chef et celui qui était allé en ville le matin, entrèrent les derniers. Celui-ci accompagna le chef dans la route dans laquelle il avait marqué la maison de Alì Babà et, quand il fut devant une des portes marquées par Morgiane, il la lui fit remarquer, en lui disant que c’était bien celle-là. Mais en continuant leur chemin sans s’arrêter pour ne pas reveiller des suspicions, puisque le chef a remarqué que la porte qui suivait était marquée de la même façon et dans le même endroit, il le fit remarquer à son conducteur et lui demanda quelle était donc la porte en question. Le conducteur resta confus et sut repondre ancore moins, lorsqu’il eut vu que les quatre ou cinq portes, qui venaient après, avaient toutes le même signe de reconnaissance. Il assura au chef avec un serment de n’en avoir marquée qu’une seule. «Je ne sais pas», ajouta-t-il, «qui puisse avoir marqué toutes les autres d’une façon tellement semblable, mais dans cette confusion j’avoue que je ne peux distinguer celle que j’avais marquée. ». Le chef, se voyant deçu dans son propos, alla dans la grande place où il fit dire à ses gens de la part du premier qu’il rencontra, quìil n’y avait rien à faire, si non de rebrousser chemin vers leur asyl commun. Il en donna l’exemple et tous le suivirent dans le même ordre dans lequel ils étaient venus. Lorsque l’escouade se fut réunie dans le forêt, le chef expliqua la raison pour laquelle il les avait fait retourner. Immédiatement le conducteur fur déclaré coupable et condamné unanimement à mort, et il s’est condamné par soi même , en reconnaissant qu’il aurait du prendre mieux ses précautions et présenta avec fermeté le cou à celui qui s’était avancé pour le couper.

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberDu moment que pour la conservation de la bande il se traitait de ne pas laisser aller sans être puni le tort, qui lui avait été fait, un autre voleur, qui promit de faire mieux du premier, qui maintenant avait été puni, se présenta et demanda avec beaucoup de grace d’être le préféré. Il fut contenté, et, arrivé dans la place, il a de nouveau corrompu Babà Mustafà, qui lui fit connaître la maison de Alì Babà avec les yeux bendés. Il la marqua avec un signe rouge dans un endroit moins en vue, étant sûr que celui-là était un moyen apte pour la distinguer des autres marquées en blanc. Mais après peu de temps, Morgiane sortit de la maison comme le jour précédent et, lorsqu’elle est revenue chez soi, le signe fut évident à ses yeux. En effet elle fit le même raisonnement que le jour précédent et traça immédiatement sur les trois portes voisines le même signe rouge et dans le meme endroit. Le voleur, à son retour parmi ses compagnons dans le forêt ne manqua pas de faire valoir la précaution qu’il avait pris comme infallible, disait-il, pour ne pas confondre la maison de Alì Babà avec les autres. Le chef et ses gens ont cru, comme lui d’ailleurs, que la chose aurait du sortir de bons résultats. Ils se rendirent en ville dans le meme ordre et avec les mêmesprécautions de l’autre fois, également prêts à faire le coup qu’ils avaient médité. Le chef et le voleur ont trouvé les memes difficultés de la première fois. Le chef en fut indigné et le voleur resta térriblement confus, comme celui qui l’avait précédé la première fois avec la même commission. Pour cette raion le chef fut constraint aussi ce jour là à retourner avec ses gens, vraiment peu satisfait comme le jour avant. Le voleur, étant l’auteur de la duperie, a subi lui même le châtiment, auquel il s’est soumis volontairement et le chef, en voyant sa compagnie diminuée de deux braves elements, craignait de la voire diminuer ultérieurement, s’il aurait continue à charger des autres pour être informé sur la vraie maison de Alì Babà. Ce fut pour celà qu’il prit la charge sur lui meme, et arrive en ville, avec l’aide de Babà Mustafà, qui prêtà le même service rendu aux autres deux composants de la compagnie, cette fois il ne fit aucun signe, pour réconnaître la maison de Alì Babà, mais il l’examina très bien, non seulement en l’observant attentivement, mais aussi en passant plusieures fois devant celle-ci de façon que ne pouvaient plus exister des doutes sur l’ubication exacte. Le chef des voleurs, satisfait de son voyage, et à connaissance de ce qu’il voulait savoir, retournà dans le forêt et quand il fut entré dans la grotte, où toute la compagnie l’attendait: « Compagnons », dit-il, « rien ne peut plus nous empécher d’obtenir une vengeance pleine du tort que nous a été fait. Je connais avec certitude la maison du coupable sur laquelle elle doit tomber et en cours de route j’ai pensé aux moyens pour la lui faire sentir avec une telle adresse, que personne ne pourra plus avoir la connaissance de notre asyl, et tant moins de notre trésor, étant celui-ci le but que nous devons avoir dans notre enterprise; sans quoi, au lieu de nous être utile, elle nous sera funeste. ». « Pour obtenir ça», continuà le chef, « voilà ce que j’ai pensé. Quand je vous l’aurai exposé, si quelqun de vous aurà une idée meilleure, il pourrà la dire ». Alors il commença à expliquer de quelle façon il se serait comporté et puisque tous lui ont donné leur approbation, ils les chargea de s’éparpiller dans les villages et dans les bourgs et dans les villes tout autour, d’acheter des mulets jusqu’à la quantité de dix neuf et trente huit grand vases de terre cuite pour transporter de l’huile, l’un plein de huile et les autres vides. Dans deux ou trois jours de temps les voleurs ont complétés les provisions. A cause du fait que les vases vides avaient la bouche trop étroite pour l’exécution de son dessin, le chef fit élargir la bouche et après avoir fait entrer dans chacun des vases un des siens, avec les armes qu’il avait jugé néessaries, en laissant ouvert le passage de l’air ce qu’il avait découdre pour laisser libre la respiration, il les ferma de façon il paraissaient pleins dfe huile et pour mieux presenter la chose, il les frotta à l’extérieur de façon qu’ils fussent huileux.Arrangés donc les choses de cette façon, lorsque les mulets furent charges avec les trentesept voleurs, chacun d’eux cache dans un vase, ainsi qu’il fonctionnait comme conducteur, il prit le chemin de la ville dans le temps qu’il avait prévu et y arriva à la tombée de la nuit, environ une heure après le coucher du soleil, comme il s’était préfixé. Il entra dans la ville et allà tout droit à la maison de Alì Babà avec le projet de taper à la porte et de demander de passer la nuit avec ses mulets dans la cour, avec la permission du patron. Il ne dut

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubermême pas faire la fatigue de taper à la porte, parce qu’il trouiva Alì Babà même sur la porte, qui était en train de se refraichir après le repas. Il fit arrêter les mulets et en s’adressant à Alì Babà, lui dit: « Monsieur, j’ammène le huile que tu vois, en arrivant de très loin, pour le vendre le lendemain au marché et à cette heure je ne sais pas où je pourrai aller me coucher. Si ça ne te derange pas, fais moi la grace de m’accepter dans ta maison pour y passer la nuit; je vais conserver pour toi une immense reconaissance ». Quoique Alì Babà avait déjà vu celui-là dans le forêt et avait même entendu sa voix, comment aurait-t-il pu le reconnaître comme le chef des quarante voleurs au dessous du déguisement de marchand de huile? « Tu es le bienvenu », lui dit. « Entre ». Et en disant ces mots, lui fait de la place pour le faire entrer avec ses mulets. En même temps il appella un esclave et lui commanda de mettre les mulets au couvert dans l’écurie et de donner leur foin et orge. Il alla encore en cuisine pour commander à Morgiane d’aller en cuisine pour préparer rapidement le souper pour l’hôte tout justement arrivé et de lui préparer un lit dans une chambre à coucher. Ali Babà fit encore de plus pour donner à son hôte l’acceuil plus honorable possible, lorsqu’il vit que le chef des voleurs avait déchargés les mulets et que ceux-ci avaient été conduits dans l’estable comme il avait commandé et qu’il cherchait un endroit pour dormir la nuit sous les étoiles, il alla le prendre pour le faire entrer dans la salle dans laquelle il recevait les forestiers. Le chef s’excusa beaucoup avec le prétexte de ne pas vouloir être importun, mais en réalité pour avoir les mains libres pour faire ce qu’il méditait avec majeure liberté et ne cédà pas à la courtoisie de Ali Babà, si non après de beaucoup d’instances.. Alì Babà, non content de tenir compagnie à celui qui voulait attenter à sa vie, jusqu’à ce que Morgiane lui aurait servi le souper, continua à lui parler de beaucoup de choses, qu’il croyait l’auraient pu interesser et ne l’abandonnà pas, jusqu’à ce qu’il eut terminé le repas, qu’il lui avait offert, en disant: « Ici tu es le patron, tu n’as qu’à demander les choses dont tu as besoin, car il n’y a rien dans ma maison, que ne soit pas à ton service ». Le chef des voleurs s’est levé en même temps que Alì Babà et l'accompagna à la porte. Tandis que celui-ci allait dans la cuisine pour parler avec Morgiane, il descendit dans la cour avec le prétexte de contrôler si ses mulets ne manquait de rien. Alì Babà, après avoir recommandé de nouveau à Morgiane de prendre grand soin de son hôte et de ne laisser que quelque chose pouvait lui manquer, ajouta: «Morgiane, je t'avertis que demain je prend un bain avant du jour, et donc tu dois te préoccuper que mon linge de bain soit prêt, en le donnant à Abdalla (ceci étant le nom de son esclave) et prépare moi un bon bouillon pour quand je sort du bain ». Après lui avoir donnés ces ordres, il se retira pour se coucher. Le chef des voleurs entretemps, sorti de l’écurie, alla pour dire à ses gens ce qu’ils devaient faire. En commençant du premier vase jusqu’au dernier, il dit à chacun: «Quand j’irai jeter des petits cailloux de la chambre dans laquelle je suis aubergé, ne manquez pas de fendre le vase du haut vers le bas avec le couteau duquel vous êtes munis et de sortir du vase, par ce que immédiatement après je serai chez vous ». Le couteau dont il parlait avait été affilé dans ce but. Celà fait, il rentra dans la maison et comme il se présenta devant la porte de la cuisine, Morgiane prit une bougie et l’accompagna à la chambre, qu’elle avait préparée pour lui, où elle le laissa, après de lui avoir demandé s’il avait besoin de quelque chose d’autre. Pour ne pas faire naître des suspicions, il éteigna la bougie et se mit au lit, complètement habillé, prêt pour se léver aussitôt aprés du premier sommeil.. Morgiane, en se rappellant des ordres de Alì Babà, prépara la lingerie de bain, que elle donna à Abdalla, qui n’était pas encore allé se coucher; elle mit le pot sur le feu pour le bouillon et tandis qu’elle était en train de l’écumer, la lampe s’est éteinte. Il n’y avait plus de huile dans la maison. Comment faire? Elle parla de son problème avec Abdalla. «Va prendre de l'huile dans un des vases dans la cour », lui dit Abdalla. Morgiane remercia Abdalla pour le conseil et tandis qu’il est allé se coucher près de la chambre de Alì Babà pour le suivre en suite dans le bain, elle prit un vase pour l’huile et alla dans la cour

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberComme elle se fut approchée au premier vase, le voleur qu’y était chaché là dedans, demanda doucement: «Est-ce que l’heure est arrivée?». Quoique le voleut eut parlé doucement, néanmoins Morgiane fut frappée par sa voix. Toute autre esclave en trouvant un homme dans le vase, au lieu d’y trouver l’huile qu’elle cherchait, aurait fait un fracas terrible capable de créer des grands problèmes, mais Morgiane était supérieure aux autres. Elle comprit immédiatement l’importance de garder le secret. Le péril imminent dans lequel se trouvaient Alì Babà et sa famille et elle même et la nécessité de trouver un remède sans faire rumeur, fit que avec sa capacité elle put en concevoir immédiatement les moyens. Elle donc rentra en soi même à l’instant et sans laisser paraître aucune émotion, en faisant semblable d’être le chef des voleurs, elle repondit à la question en disant « Pas encore, mais ça sera bientôt ». Ella s'approcha au vase suivant et posa la même question: et ainsi par la suite, jusqu’à ce que elle fut arrivée à l’avant-dernier, toujours donnanr la même reponse. Le dernier était plein de huile. Morgiane put ainsi savoir que son patron, Alì Babà, qui avait cru d’hospiter chez soi un marchant de huile, avait en réalité donné son hospitalité à trente-huit voleurs, y comprenant aussi le faux marchand de huile, leur chef. Elle remplit solicitement son récipient de huile, qu’elle prit du dernier vase et retourna dans la cuisine, où, après avoir mis de l’huile dans la lampe et l’avoir allumée, elle prit un grand chaudron, retourna dans la cour et le remplit avec le huile du vase. Justement après il le mit sur le feu et mit aussi encore du bois pour faire bouillir le huile. Le huile se mit à bouillir rapidement, et se fut alors qu’elle prit le chaudron, et se mit à verser le huile dans chaque vase, du premier jusqu’au dernier pour les suffoquer et leur ôter la vie.Morgiane, aprés cette action, digne de son courage, et exécutée sans faire rumeur, comme elle l’avait projétée, retourna dans la cuisine avec le chaudron vide et ferma la porte. Elle a éteint le grand feu qu’elle avait allumé, en le laissant un peut plus bas seulement pour terminer de rechauffer le bouillon pour Alì Babà. Elle éteigna la lampe et resta dans un grand silence, résolue à ne pas se coucher et se mit à observer ce qui se passait d’une fenêtre de la cuisine qui s’ouvrait sur la cour, pour ce que l’obscurité de la nuit permettait de voire. Ce n’était pas encore un quart d’heure qu’elle attendait, lorsque le chef des voleurs se réveilla. Il s’est levé, regarda par la fenêtre et ne voyant aucune lumière et en voyant reigner une grande calme et un silence profond dans la maison, il donna le signal, en jétant des cailloux, dont plusieures sont tombées sur les vases, comme il ne pouvait pas douter à cause du son qu’il écoutait. Il tendit l’oreille et n’a rien vu ni oui, qui lui aurait fait connaître que ses gens étaient en train de bouger, et pour cette raison, inquiet, il jéta des pierres pour la deuxième et la trioisième fois. Elles sont tombées sur les vases et, néanmoins aucun des voleurs donnait des signes de vie, chose de laquelle il ne pouvait pas comprendre la raison. Il descendit dans la cour tout alarmé. En faisant la moindre rumeur possible, s’approcha au premier vase pour demander au voleur, qu’il croiait vif, s’il dormait et s’aperceva d’un odeur de huile chaud et de brûlé, qui sortait du vase; de ça il comprit comment son entreprise contre Alì Babà pour lui enlever la vie fut fallie. Il passa au vase successif et à tous les autres, un après l’autre, et découvra que ses gens étaient morts de la même façon. De la diminution de l’huile dans le vase, qu’il avait ammené plein, il a connu la façon par laquelle il avait été utilisé, pour le priver du sécours qu’il attendait. Desespéré pour la faillite de son coup, il s’enfuit par la porte du jardin de Alì Babà, qui donnait sur la cour, et de jardin en jardin, en supérant les murs, il se sauva, Quand Morgiane n’entendit plus aucun rumeur et ne vit plus retourner le chef des voleurs, après avoir arttendu quelque temps, ne douta pas de la décision qu’il avait pris, plutôt que chercher de se sauver par la porte de la maison, qui était fermée à double clef. Satisfaite et très contente d’avoir bien réussi à mettre toute la maison en sécurité, elle alla finalement se coucher et s’endormit. Entretemps Alì Babà se reveilla avant du jour et alla dans la salle de bain, suivi par son esclave, sans rien savoir de l’évènement merveilleux, qui s’était passé dans sa maison tandis qu’il dormait, à cause de quoi Morgiane n’avait pas jugé à propos de le reveiller et avec autant de raison par ce que il n’y avait pas du temps à perdre pour éviter le péril et il était égalment inutile de déranger son repos. Retouné de la salle de bain et en rentrant chez soi

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberlorsque le soleil était déjà haut, Alì Babà fut surpris de voire encore des vases de huile et que le marchand ne fut allé déjà au marché avec ses mulets, il en demanda la raison à Morgiane, laquelle était venue à ouvrir et avait laissé chaque chose dans l’état dans lequel on la voyait pour en lui présenter la raison et lui expliquer plus sensiblement ce qu’elle avait fait pour sa conservation. « Mon bon patron », dit Morgiane, en répondant à Alì Babà, «que Dieux conserve toi et toute ta maison. Tu connaîtra mieux ce que tu désires savoir lorsque tu aura vu ce que je te dois montrer, et pour cela je te prie de venir avec moi ». Alì Babà suìvit Morgiane. Lorsque elle eut ferme la porte, le conduit au premier vase, en lui disant: « Regarde dans le vase, s’il y a de l’huile! ». Alì Babà regarda et comme il eut vu un homme dans le vase, il se tira en arrière tout épouventé avec un fort cri. «Ne craindre rien »; lui dit Morgiane, «l'homme que tu vois ne te fera pas du mal. Il en a fait, mais désormais il n’est plus en gré d’en faire ni à toi ni à pertsonne d’autre, étant donné qu’il est mort. « Morgiane » , exclama Alì Babà, « quoi signifie tout ce que tu m’a fait voire? Explique-le moi! ». « Je te l’expliquerai », dit Morgiane, « mais modère ta merveille et ne reveille pas dans les voisins la curiosité d’avoir des nouvelles d’une chose, qu.il est très important de tenir secrète. Avant tout, regarde aussi dans les autres vases ». Alì Babà regarda dans les autres vases, l’un après l’autre, du deuxième jusqu’au dernier, dans le quel il y avait de l’huile, qu’il remarqua être remarquablement diminuç, et resta immobile parfois en regardant les vases et parfois Morgiane sans rien dire, tellement était grande la surprise en lui, et finalement, récupérée la parole, dit: « Et du marchand, qu’est ce qu’il en est été? ».«Le marchand», répondit Morgiane, « est tant marchand que je suis marchande. Mais tu sauras toute l’histoire plus comodement dans ta chambre, étant maintenant le temps pour le bien de ta santé, que tu prenne un bouillon à peine sorti de la salle de bain ». Tandis que Alì Babà s’en fut allé dans sa chambre, Morgiane sr rendit dans la cuisine pour prendre le bouillon, qu’elle ammena chez lui. Alì Babà avant de le boire lui dit: « Commence par satisfaire la grande impatience dans laquelle je me trouve, en me racontant une histoire tellement étrange avec tous ses particuliers ». Morgiane pour obéir à Alì Babà lui raconta claque chose, en ajoutant: « Voilà quelle est l’histoire que tu m’as demandée et je suis convaincue que celle-ci est la conséquence d’une observation, que j’avais faite déjà dépuis deux ou trois jours, de laquelle j’ai pensé bien de ne pas t’informer, c’est à dire que, une fois en revenant de la ville de bon matin, j’ai remarqué que la porte sur la route avait été marquée avec une croix de craie, et que, sans savoir dans quel but elle avait été faite, j’avais marqué également dans le même point deux ou trois portes de nos voisins avant et après de notre maison- Lorsque Morgiane eut terminé, Alì Babà, touché par la grande reconnaissance qu’il éprouvait, lui dit: « Je ne mourrai pas avant de t’avoir recompensée comme tu mérites. Je te dois la vie et pour commencer à te donner une demonstration de cette reconnaissance, je te donne la liberté à partir de ce moment. Je suis persuadé que les quarante voleurs m’avaient tendu ce guet-apens . Dieu m’en a libéré par ton aide et j’espère qu’il ira continuer à me préserver de leur malvagité et que, en terminant de l’éloigner de ma tête, il ira également libérer le monde de leur persécution et de leur maudite avidité. Ce que nous devons faire maintenant est d’enterrer, sans perdre du temps, les corps de cette peste du genre humain avec un tel secret, que personne ne puisse suspecter de leur destin. » Le jardin de Alì Babà était de grande longueur et terminait avec des grands arbres. Sans hésiter il alla dessous de ces arbres avec son esclave pour creuser une fosse longue et large en proportion des corps qu’ils devaient ensevelir. Le terrain était facile à enlever et ils n’employèrent que très peu de temps. Ils sortirent les corps des vases, en enlévant les armes, desquelles les voleurs étaient pourvus, et par la suite ils les ont transportés à la limite du jardin et déposés dans la fosse et, après les avoir couverts avec la terre qu’ils avaient creusée, ils ont éparpillé celle qui restait tout autour, ainsi que le terrain est retourné comme auparavant. Alì Babà fit cacher soigneusement les vases et les armes, et pour ce qui concerne les mulets, dont il n’avait pas besoin pour le moment, il les envoya au marché en plusieures fois et les fit vendre par son esclave. Tandis que Alì Babà prenait

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubertoutes ces précautions pour tenir caché de quelle façon il était devenu riche dans peu de temps, le chef des quarante voleurs était retourné dans le forêt, démoralisé et dans l’agitation ou plutôt la confusion dans la quelle il se trouvait à cause d’un insuccès ainsi malhereux et tellement contraire à tout ce qu’il s’était promis, était rentré dans la grotte sans avoir pris aucune décision à propos de ce qu’il devait faire ou ne devait faire à Alì Babà. La solitude dans laquelle se trouva dans celle obscure demeure lui parut terribile. « Braves gens », esclamait entre soi même « oh compagnons de mes veilles, de mes courses et de mes fatigues, où êtes vous? Qu’est ce que je peu faire sans vous? Je vous avait réunis et choisis pour vous voire mourir tous ensemble dans un destin tellement fatal et indigne de votre courage? Je vous plaindrai moins, si vous étiez morts avec le sabre en main, comme des hommes vaillants, Quand jamais pourrai-je former un autre groupe de gens capables comme vous? Et même si je le voulai, pourrai-je le faire, sans exposer beaucoup d’or et d’argent et de richesses, que maintenant sont la proie de celui, qui s’est déjà approprié d’une certaine partie d’elles? Je ne peux et ne dois y penser, si non après de l’avoir privé de la vie. Ce que je n’ai pas pu faire avec une aide tellement puissante, je le ferai tout seul et lorsque j’aurai atteint mon but, à fin que ce trésor ne reste exposé au pillage, je ferai de façon que il reste sans successeur et sans patrons après moi ».Prise cette résolution, sans penser toutefois à chercher les moyens pour l’exécuter, plein d’espoir et avec l’âme tranquille, il s’est endormi et passa la nuit placidement. Le lendemain le chef des voleurs, après de s’être réveillé de bon matin, a choisi un vêtement décent, conformement au projet qu’il avait médité et se rendit en ville où il prit un logement et puisqu’il s’attendait que tout ce qui s’était passé dans l’habitation de Alì Babà avait pu faire du rumeur, il demanda au portier avec nochalance, si s’était passé quelque chose de nouveau en ville. Le portier parla de choses tout à fait différentes de celle qui lui intéressait de savoir. De celà il put juger que la raison selon laquelle Alì Babà gardait un secret tellement profond dérivait du fait qu’il ne voulait que la connaissance, qu’il avait du trésor et du moyen pour en gagner l’accés, devenait publique, non ignorant que pour cette raison on aurait pu attenter à sa vie. Tout celà l’a poussé à ne laisser rien sans le tenter, qui aurait pu aider à éliminer celui qui était à connaissance du secret. Le chef des voleurs s’est pourvu d’un cheval, duquel il s’est servi pour transporter dans l’hôtel plusieures qualités de riches étoffes et de fines toiles, en faisant plusieurs voyages dans le forêt, toujours avec les précautions nécessaires pour cacher l’endroit où il allait les prendre. Pour vendre toutes ces marchandises, quand il eut réuni toutes celles qu’il avait jugé à propos, il chercha une boutique, en trouva une, et après de l’avoir louée du propriétaire, il l’a décorée et s’est installé. La boutique en face de la sienne était celle de propriété de Cassim et dépuis peu de temps était occupée par le fils de Alì Babà.Le chef des voleurs, qui avait pris le nom de Cogia Hussain, comme nouveau venu ne manqua pas de faire une courtoisie aux marchands ses voisins, selon les usages. Mais puisque le fils de Alì Babà était jeune et bien actif, ne manquait d’esprit et avait plus souvent occasion de parler et de converser avec lui plutôt qu’avec les autres, se lia bientôt d’amitié avec lui, en s’attachant ou mieux encore en le cultivant plus fortement et plus assidûment, quand trois ou quatre jours après son arrivée, il reconnu Alì Babà, qui était allé trouver son fils.et s’était arrêté pour lui parler, comme il avait l’habitude de faire de temps en temps, et comme il eut su du fils, après que Alì Babà s’en était allé, qu’il était son père, il augmenta ses gentilesses à l’envers de lui, le caressa, il lui fit des petits dons et l’invita plusieures fois à diner avec lui.Le fils de Alì Babà voulut s’acquitter des gentilesses de Cogia Hussain et parla de sa proposition avec Alì Babà son père, en lui faisant observer que ce n’était pas gentil de la part d’un homme de rester longtemps sans répondre aux courtoisies, que Cogia Hussain avait usées avec lui. Alì Babà prit pourtant la charge de trouver le cadeau avec beaucoup de plaisir.. « Mon fils », dit-il, « demain est vendredì et puisqu’il est un jour au cours duquel les gros marchands, comme Cogia Hussain et comme toi, tiennent leur boutiques fermées, fixe avec lui de faire une promenade au cours de

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberl’après midi, et, en revenant, fait le passer chez moi, étant mieux que la chose se fasse de cette façon, au lieu de l’inviter formalement. Je vais commander à Morgiane de préparer le souper ».Au Vendredì le fils de Alì Babà et Cogia Hussain se sont trouvés au cours de l’après midi à l’appointement, qu’ils s’étaient donnés et firent leur promenade. En revenant (puisque le fils de Alì Babà avait fait passer Cogia Hussain par la route dans laquelle habitait son père), lorsqu’ils furent arrivés devant la porte de sa maison, il s’arrêta, en frappant à la porte et en disant: « C’est ici la maison de mon père et je te prie d’entrer à te rétablir ». Même si Cogia Hussain avait atteint le but qu’il s’était proposé, c’est à dire d’avoir l’accès à la maison de Alì Babà et de pouvoir lui enlever la vie sans le faire entrer dans la sienne, ne laissa néanmoins de s’excuser et de faire mine de prendre congé du fils, mais puisque l’esclave de Alì Babà avait ouvert, ainsì le fils le prit courtoisement par la main et en entrant le premier, il le tira et le força de quelque façon à entrer son malgré. Alì Babà acceuillit Cogia Hussain avec amitié et beaucoup de courtoisie, en le remerciant de la bonté qu’il avait pour son fils.

« La reconnaissance qu’il a pour toi et que moi même je sens », ajouta-t-il, « est autant plus grande en tant que il n’a pas encore la connaissance du monde et tu ne dédaignes pas de contribuer à le former ». Cogia Hussain rendit compliment pour compliment à Alì Babà, en lui assûrant que si son fils n’avait pas ancore acquise l’expérience des vieux, il avait toutefois le bon sense, qui tient la place de celle-là. Après d’une conversation durée assez peu sur des arguments divers, Cogia Hussain voulait prendre congé, mais Alì Babà l’arrêta en lui disant: .« Monseigneur, où veut tu aller? Je t’en prie de me faire l’honneur de souper avec moi. Le repas que je désire t’offrir est beaucoup au dessous de celui que tu mérites, mais toutefois j’espère que tu va en jouir avec autant de bon coeur, comme j’ai l’intention de te l’offrir. ». « Alì Babà », répondit Cogia Hussain, « je suis persuadé de ton bon coeur et si je te demande la grace de permettre de me retirer sans accepter ton offre, que tu me fais, je te supplique de croire que je ne le fais ni pour mépris ni pour incivilté, mais par ce que j’ai une bonne raison, que tu approuverais sûrement si elle t’était connue » . « Et quelle peut être cette raion, monsieur », demanda Alì Babà. « On peut la demander?». « La voilà », répliqua Cogia Hussain. « C’est par ce que je ne mange ni vivande ni sausses dans lesquelles il y ait du sel; tu peux juger toi même l’honneur que je ferai à ta table ». « Si tu n’as que cette raison, Alì Babà, « elle ne doit pas me priver du plaisir de t’avoir chez moi pour le souper, au moins que tu ne veut absolument le contraire. En premier lieu il n’y a pas du sel dans le pain qu’on mange chez moi et pour ce qui concerne la vivande et les sauces, je te promet qu’il n’y en aura pas dans celles que seront servis; pour cela je t’en prie, fais moi la grace de rester. ». Alì Babà alla en

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Il capo dei ladri domandaospitalità a Alì Babà.

Le chef des voleurs demande hospitalité à Alì Babà

The chief of the thieves asks for hospitality to Alì BabàEl jefe de los ladrones pide

hospitalidad a Alì Babà.Der Leiter der Dieben fragt Gästlichkeit dem Alì Babà

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercuisine et pria Morgiane de ne pas mettre du sel dans la viande, qu’elle devait servir et de préparer promptement deux ou trois sausses entre celles qu’il avait commandées, dans lesquelles il n’y aurait pas du sel. Morgiane, qui était prête pour servir, ne put éviter de manifester son mécontant pour ce nouvel ordre et d’en demander les raisons à Alì Babà. « Qui est-ce donc », dit-elle, « cet homme ainsi difficile, qui ne mange pas du sel? Ton soupre ne sera certainement plus bon, si je le sert plus tard ». «Ne te préoccupe pas, Morgiane », répondit Alì Babà. « Il est un homme courtois: fais ce que je te dis ». Morgiane obéìt, mais malgré soi et eut la curiosité de connaître cet homme, qui ne mangeait pas du sel. Quand elle eut terminé et quand Abdalla eut préparé la table, elle l’aida à porter les assiettes. En regardant Cogia Hussain, elle l’a reconnu immédiatement pour le chef des voleurs, en dépit de son déguisement et, en l’examinant avec attention, elle pu voir ce qu’il avait caché au dessous de son vêtement.. « Je ne me merveille plus », dit-elle entre soi même, « que le scélérat ne veuille pas manger du sel avec mon patron, car il est son ennemi le plus féroce et veut l’assassiner, mais je vais l’empécher! ». Lorsque Morgiane eut terminé de servir ou de faire servir à Abdalla, profita du temps dans lequel on soupait encore pour faire les préparatifs nécessaires pour l’exécution du coup hardi et elle avait déjà terminé, lorsque Abdalla alla dire que c’était arrivé le moment de servir les fruits et à peine Abdalla eut enlevé ce qu’il y avait sur la table, sur laquelle elle mit le vin avec trois tasses, elle conduit avec soi Abdalla pour aller super ensemble et donner à Alì Babà, selon ses habitudes, la liberté de converser et de plaisanter agréablement avec son hôte et de le faire boire. Ce fut alors que le faux Cogia Hussain ou plutôt le chef des quarante voleurs, cru que l’occasion favorable pour tuer Alì Babà fut venue et médita entre soi de quelle façon le faire. « Je ferai enivrer le père et le fils et celui-ci, auquel je veux laisser la vie, ne pourra pas m’empécher d’immerser le poignard dans le coeur du père. Après je me me sauverai dans le jardin comme j’ai fait l’autre fois, tandis que la cuisinière et l’esclave n’auront pas ancore terminé de manger ou se seront endormis dans la cuisine ». Au lieu de manger, Morgiane, qui avait bien compris l’intention du faux Cogia Hussain, ne lui donna pas le temps de mettre en exécution son projet. Elle s’est déguisée en danceuse avec des vêtements très jolis et se mit une coiffure convénable et une ceinture d’argent doré, a laquelle elle attacha un poignard, dont la gaine et le manche étaient du même métal, après quoi elle se mit sur le visage une masque. Déguisée de cette façon, elle dit à Abdalla: «Abdalla, prend ton tambour et allons donner à l’hôte de notre patron et ami de son fils, le divertissement que nous donnons certaines fois le soir ». Abdalla prit le tambour et en commençant à sonner, en marchant devant Morgiane entra dans la salle. Morgiane, en entrant après de lui, fit une profonde révérance, dans l’intention de se faire regarder, presque pourdemander la permission de montrer ce qu’elle savait faire. Puisque Abdalla vit que Alì Babà voulait parler, il cessa de sonner le tambour. « Entre, Morgiane, entre », dit Alì Babà, « Cogia Hussain va juger de quoi tu es capable et nous donnera son jugement. Au moins, monsieur », continua-t-il, en se tournant de sa part, « ne croire pas que je dois dépenser de l’argent pour te donner ce divertissement. Je le trouve prêt dans ma maison et tu vois qu’il s’agit de mon esclave et de ma cuisinière et factotum ensemble, qui me le donnent. J’espère que tu vas le trouver agréable. ».Cogia Hussain ne s'attandait que Alì Babà voulait ajouter ce divertissement au souper qu’il lui offrait. Celà lui fit craindre de ne pas pouvoir jouir de l’occasion qu’il croyait d’avoir trouvée, mais se consola, dans le cas que cela fut arrivé, avec l’espoir de la trouver ancore par la suite, et continuant à cultiver l’amitié avec le père et le fils. Même s’il aurait été content que Alì Babà ne lui eusse pas donné ce divertissement, néanmoins il fit mine d’être obligé. Lorsque Abdalla vit que Alì Babà et Cogia Hussain avaient cessé de parler, il commença de nouveau à taper sur son tambour, en l’accompagnant avec la voix et l’air d’un bal et Morgiane, qui n’était deuxième à persone en tant que danceuse de profession, se mit à dancer d’une façon telle à se faire admirer de toute autre compagnie sauf celle à laquelle elle donnait ce spectacle, où il n’y avait que le faux Cogia Hussain qui lui prétait attention. Après avoir exécutées plusieures dances avec la même grace et la même force, elle sorta finalment le poignard et, en le tenant en main, et dançant une danse dans laquelle

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberelle a dépassé soi même pout les figures différentes, pour les mouvements légers, pour les sauts surprenants et pour les efforts merveilleux avec lesquels elle les a accompagnés, parfois avec le poignard en avant, comme pour férir, parfois en feignant de se férir la poitrine.

Resté presque sans haleine finalement elle prit le tambour des mains de Abdalla avec la main gauche et alla présenter le tambour de la partie concave à Alì Babà pour imiter les danceurs et les danceuses de profession, qui ont l’habitude de soliciter la libéralité de leurs spectateurs. Alì Babà jetà une pièce d’or dans le tambour de Morgiane, laquelle s’adressa en suite au fils de Alì Babà, qui suivit l’exemple du père. Cogia Hussain, qui la vit se diriger vers soi, abvait déjà sortie la borse de son sein et était en train d’y mettre la main, dans le moment au cours duquel Morgiane, avec un courage digne de sa fermeté et de sa résolution, lui plongea le poignard dans le milieu du coeur ainsì profondement, qu’elle ne put le sortir si non après lui avoir ôté la vie.. Ali Babà et son fils, épouvantés pour cette action, son éclatés dans un cri épouvantable. . « Ah, malheureuse », exclama Alì Babà, « qu’est ce que as tu fait? Est il pour perdre moi et ma fanille? ».«Non, ce n’est pas pour te perdre », répondit Morgiane, « au contraire je l’ai fait pour ta conservation ».Alors, ouvrant la veste de Cogia Hussain et montrant à Alì Babà le poignard duquel il était armé, dit: « Tu vois avec quel féroce ennemi tu avais à quoi faire et tu reconnaîtra dans lui le faux marchand de huile et le chef des quarante voleurs. Tu ne considère qu’il n’a pas voulu manger du sel avec toi? Tu veux encore des preuves majeures pour te persuader se son dessin pernicieux? Avant de le voire, j’en avais eu la suspicion du moment dans lequel tu m’avais savoir que tu avais un hôte. Je l’ai vu et je me suis comvaincue de ma suspicion.. Alì Babà, qui reconnu la nouvelle obligation qu’il avait avec Morgiane de lui avoir sauvé la vie une deuxième fois, l’embrassa. « Morgiane », dit-il, « je t’ai donné la liberté et je t’avais déjà promis que ma reconnaissance ne se serait arrêtée seulement à ça, et que bientôt j’aurais fait pour toi d’autres choses. L’heure est arrivée et je vai te faire ma belle-fille. ».Et, en s’adressant à son fils il ajouta: « Mon fils, je te crois assez bon pour ne pas trouver étrange que je te donne Morgiane comme femme sans te consulter. Tu ne lui doit moins de reconnaissance que moi même. Tu te sera aperçu que Cogia Hussain n’avait pas cherché ton amitié si non avec le propos de t’enlever la vie avec sa trahison et, s’il avait réussi, tu ne doit pas douter qu’il aurait sacrifié toi aussi à sa vengeance. Considère aussi qu’en épousant Morgiane, tu épouses le soutien de ma famille pour ce que j’ai ancore à vivre et de la tienne jusqu’au terme de tes jours. ». Le fils, bien loin de manifester aucun mécontant, dit qu’il consentait à ce mariage, non seulement car il ne voulait pas désobéir à son père, mais aussi par ce qu’il se

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Morgiane danse devany le voleur déguisé

Morgiana balla davanti al ladro travestito.

Morgiane danses in front of the disguised thief

Morgiana baila delande del ladrón disfrazado

Morgiane tänzt vor dem verkleideten Dieb

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubersentait bien disposé. Après ça dans la maison de Alì Babà on pensa à enterrer le corps du chef, tout près de celui des autresvoleurs et tout ça fut fait très secrètement et personne ne s’en aperçeva, si non après de plusieures années, quand desormais personne ne trouvait plus intéressant de faire connaître cette mémorable histoire. Peux de jours après Alì Babà célebra les noces de son fils et de Morgiane avec grande solennité et avec un somptuex festin, accompagné par des dances, des spectacles/ et des divertissements habituels et eut la satisfaction de voire ses amis et ses voisins, invités au noces, qui n’ignoraient les belles et bonnes qualités de Morgiane, louer hautement sa generosité et son bon coeur. Après le mariage, Alì Babà, qui s’était abstenu de retourner à la grotte des voleurs du moment où il avait enlevé le corps de son frère Cassim au dessus d’un de ses trois ânes ensemble avec l’or, qu’il avait chargé, dans la crainte de les trouver, s’en abstint après la mort des trente huit voleurs, y comprenant aussi leur chef, par ce qu’il supposait les autre deux, dont le destin ne lui était pas connu, ancore vivants. Mais au bout d’un an, comme il vit que rien avait été entrepris pour l’inquiéter, fut prit par la curiosité d’y faire un voyage, en prenant les précautions nécessaires pour sa sécurité. Il monta à cheval et lorsqu’il fut arrivé tout près de la grotte, il prit comme un bon souhait le fait de ne pas voire trace d’hommes ou de chevaux. Il mit les pieds par terre, attacha son cheval et en se présentant devant la porte, prononcia les mots: « Sésame, ouvre-toi! ».La porte s’ouvra et l’état dans le quel il trouva toutes les choses, lui fit juger que persone n’était entré après que Cogia Hussain était venu en ville pour ouvrir sa boutique et ne douta plus d’être resté le seul au monde à connaître le secret pour faire ouvrir la grotte. Par la suite, puisqu’il était venu avec une valise, il la remplit de l’or que le cheval pouvait supporter et fit retour en ville. Quelque temps après Alì Babà, ammena son fils à la grotte et lui appris le secret pour y entrer et après d’eux, leur postérité, a laquelle fut transmis le même secret, en profitant de leur fortune avec modération, ils sont vecus dans un grand splendeur et furent décorés avec les plus hautes honorificences de la ville.

HISTORIA DE ALÍ BABÁ Y LOS CUARENTA LADRONES (de las 1000 y una noches - 851a - 860 noche) “Recuerdo, ¡oh rey afortunado!, que en tiempos muy lejanos, en los días del pasado, ya ido, y en una ciudad entre las ciudades de Persia, vivían dos hermanos; uno se llamaba Kasín y el otro Alí Babá. ¡Exaltado sea aquel ante quien se borran todos los nombres, sobrenombres y renombres; el que ve las almas al desnudo y las conciencias en toda su profundidad, el Altísimo, el dueño de todos los destinos! Cuando el padre de Kasín y de Alí Babá, que era un hombre del común, murió en la misericordia de su señor, los dos hermanos se repartieron equitativamente lo poco que les dejo en herencia, tardando poco en consumir tan mezquino caudal y encontrándose, de la noche a la mañana, con las caras largas y sin pan ni queso. He aquí lo que suele ocurrirles a los que viven descuidados en la edad temprana, olvidando los consejos de los sabios. El mayor, que era Kasín, viéndose en trance de secarse dentro de su pellejo y morir de inanición, se puso a la búsqueda de una situación lucrativa, y como era avisado y astuto, no tardó en dar con una casamentera o entremetida, ¡alejado sea el maligna! quien, le casó con una adolescente que tenía buena mesa y muy buena plata; en todo y por todo, un excelente partido. ¡Alabado sea el Retribuidor! De esta manera, además de una apetecible esposa, el joven tuvo una tienda bien abastecida en el centro del mercado. Tal era su destino, marcado en su frente desde su nacimiento, y así se cumplió.

En cuanto al segundo, que era Alí Babá, cómo no era ambicioso, sino más bien modesto, capaz de contentarse con muy poco, se hizo leñador y llevó una vida de laboriosidadypobreza, pero, a pesar de todo, supo vivir con tanta economía, gracias a las lecciones de la dura experiencia, que ahorró algún dinero, y lo empleó en comprar un asno, después otro y más tarde un tercero. Todos los días los llevaba al bosque ylos cargaba con los troncos y la leña qué antes traía él sobre, sus espaldas. Habiendo llegado a ser propietario de tres asnos, Alí Babá inspiraba tal confianza a las gentes de su

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberoficio, todos pobres leñadores, que uno de ellos se consideró honrado ofreciéndole su hija en matrimonio. los asnos de Alí Babá fueros inscritos en el contrato, ante el kadí y los testigos, como dote y ajuar de la joven, que, por otra parte, no aportaba a la casa de su esposo absolutamente nada, puesto que era muy pobre. Mas la pobreza y la riqueza no son eternas; pues sólo Alah es, el eterno viviente. Alí Babá tuvo de su esposa dos hijos; bellas como lunas, que glorificaban a su Creador. Él vivía modesta y honestamente, junto con toda su familia, del producto de la venta de la leña, y no pedía a su creador más que aquella sencilla y feliz tranquilidad.

Un día en que Alí Babá estaba en el bosque ocupado en abatir a hachazos un árbol, el destino decidió modificar el sino del leñador. Primero se oyó un ruido sordo que, aunque lejano, se aproximaba rápidamente como un galope acelerado y estruendoso. Alí Babá, hombre pacifico y que detestaba las aventuras y complicaciones, se asustó al encontrarse solo con sus tres asnos en medio de aquella soledad. Su prudencia le aconsejó trepar sin tardanza a la copa de un grueso árbol que se elevaba en la cima de un pequeño montículo que dominaba todo el bosque, y así, oculto entre sus ramas, pudo observar qué era lo que producía aquel estruendo. ¡ y bien que lo hizo! Pues divisó una tropa de caballeros, armados hasta los dientes y que, al galope, avanzaba hacia donde él se encontraba. Al ver sus semblantes sombríos y sus barbas negras, que los hacían semejantes a cuervos de presa, no dudó que eran bandoleros, salteadores de caminos de la peor especie. Girando estuvieron al pie del montículo rocoso donde Alí Babá estaba escondidó, a una señal de su gigantesco jefe echaron pie a tierra, desembridaron sus caballos y, colgando del cuello de cada uno de los animales un saco de forraje que llevaban sobre la grupa, los ataron a los árboles. Después cogieron las alforjas y las cargaron sobre sus propias espaldas, y tan pesadas eran aquéllas, que los bandidos caminaban encorvados bajo su peso. En buen orden pasaron bajo Alí Babá, que así pudo fácilmente contarlos y ver que eran cuarenta ni uno más ni uno menos.

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discretamente.

 PERO CUANDO LLEGÓ LA 852 NOCHE

Ella dijo:

Cargados de esta manera llegaron, ante una gran roca que había al pie del montículo, y se pararon. El jefe, que era el que iba a la cabeza, dejando un instante en el suelo su pesada alforja, se encaró con la roca, y con voz retumbante, dirigiéndose a alguien o algo que permanecía invisible a todas las miradas, exclamo: “¡Sésamo, ábrete! Al momento la roca se entreabrió, y entonces el jefe se apartó un poco para dejar pasar a sus hombres, y cuando hubieron entrado todos, volvió a cargar su alforja sobre sus espaldas, entrando el último, y exclamando con voz autoritaria que no admitía réplica: “¡Sésamo, ciérrate!” La roca se empotró en su sitio tamo si el sortilegio del bandido nunca la hubiese movido por medio de la fórmula mágica. Al ver todas estas cosas, Alí Babá, maravillado, se dijo: “¡Con tal que no me descubran usando su ciencia de la brujería, me doy por contento!”; y se guardo mucho de hacer el menor movimiento, a pesar de la gran inquietud que sentía por el paradero de sus asnos, que continuaban abandonados en medio del bosque. Los cuarenta ladrones, despuéss de una prolongada estancia en la cueva en la que Alí Babá los había visto entrar, dieron señal de su reaparición al oírse un ruido subterráneo, parecido a un terremoto lejano. La roca se abrió, dejando salir a loscuarenta hombres, con su jefe a la cabeza, y llevando las alforjas vacías en la mano. Cada uno de ellos se dirigió a su caballo, lo embridó, y, después de colocar las alforjas en la grupa, montaron sobre las sillas; pero antes de partir, el jefe se volvió hacia la entrada de la caverna, y, en voz alta, pronunció la fórmula: “¡Sésamo, ciérrate!”; y las dos mitades de la roca se juntaron sin dejar señal alguna de separación; y con sus semblantes sombríos y sus barbas negras marcharon por el mismo camino por el que habían venido.

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En cuanto a Alí Babá, la prudencia de que le había dotado Alah hizo que permaneciese algún tiempo en su escondite, a pesar del deseo que sentía de ir a recuperar sus asnos, diciéndose: “Estos terribles bandoleros pueden haber olvidado alguna cosa en su cueva, volver de improviso sobre sus pasos y sorprenderme  aquí. En tal supuesto, Alí Babá vería lo que le cuesta a un pobre diablo como él interponerse en el camino de Poderosos señores.” Habiendo reflexionado así, el leñador se contentó con seguir con la mirada a los terribles caballeros hasta que se perdieron de vista, dejando transcurrir un buen rato después que hubieron desaparecido, hasta que decidió bajar de su árbol con mil precauciones, mirando a derecha e izquierda a medida que bajaba de una rama a otra más baja, en tanto que el bosque se encontraba en completo silencio.

Una vez en el suelo, avanzó hacia la roca en cuestión, reteniendo la respiración y de puntillas. Bien hubiese deseado entonces ir por sus asnos y tranquilizarse respecto a su paradero, pues eran toda su fortuna y el pan de sus hijos; pero una enorme curiosidad acerca de todo lo que había visto y oído desde lo alto del árbol le empujaba a acercarse a aquella roca, y, por otra parte, estaba escrito que había de ir irremediablemente al encuentro de- aquella aventura. Llegado ante la roca, el leñador la inspeccionó de arriba abajo, y encontrándola lisa y sin ranura alguna por la que pudiese meter una aguja, se dijo: “¡Sin embargo, es por aquí por donde han entrado los cuarenta ladrones, y con mis propios ojos los he visto desaparecen en su interior! ¡Quién sabe por qué motivo protegen esta caverna con talismanes de esa clase!” Después pensó: “¡Por Alah! ¡He hecho bien reteniendo la fórmula de apertura y cierre! Si ensayo un poco las palabras mágicas, podré ver si hacen el mismo efecto saliendo de mi boca!” Olvidando sus antiguos temores, empujado por la fuerza del destino, Alí Babá, el leñador, se dirigió a la roca, y dijo: “¡Sésamo, ábrete!” Y aun cuando pudo ser que las palabras mágicas fuesen pronunciadas con voz insegura, la roca se separó y se abrió. Alí Babá, muy asustado, hubiese querido volver la espalda y poner pies en polvorosa, mas la fuerza de su destino le inmovilizó ante la abertura y le empujó a mirar. En lugar de ver el interior de una caverna tenebrosa, su asombro creció aún más al ver que ante él se abría una gran galería que conducía a una sala espaciosa y abovedada, excavada en la misma roca y que recibía abundante luz por medio de aberturas practicadas en lo más alto. No habiendo visto nada que fuese aterrador, se decidió avanzar y penetrar en aquel sitio, pronunciando al mismo tiempo la fórmula propiciatoria: “¡En el nombre de Alah, el Clemente, el Misericordioso!”, lo que le acabó de reanimar, por lo que, sin demasiados temores, se encaminó hacia la sala abovedada, y al llegar a ella notó que las dos mitades de la roca e unían sin ruido, cerrando la salida por completo, lo cual no dejó de inquietarle, pues a pesar de todo, la valentía y el coraje no eran su fuerte; mas pensó que en cualquier caso podría hacer que, gracias a la fórmula mágica todas las puertas se abriesen ante él; y con toda tranquilidad se dedicó a observar cuanto se ofrecía a su mirada. A lo largo de los muros vio pilas de ricas mercaderías, que llegaban hasta la bóveda, formadas por fardos de seda y brocado, sacos repletos de provisiones de boca, grandes cofres llenos hasta los bordes de monedas y lingotes de plata y otros llenos de dinares de oro. Como si todos aquellos cofres no fuesen suficientes para contener todas las riquezas allí acumuladas, el suelo estaba hasta tal punto cubierto de vasijas llenas de oro y joyas, que el pie no sabía dónde posarse; temeroso de estropear algún valioso objeto. El leñador, que en su vida había visto el brillo del oro, se maravilló de todo lo que veía. Al contemplar aquellos tesoros y riquezas. . ., el menos valioso de ellas resultaría digno de adornar el palacio de un rey..., pensó que debían de haber pasado siglos desde que esa gruta empezó a servir de depósito, al mismo tiempo que de refugio, a generaciones de bandidos, hijos de bandidos, descendientes de los bandoleros de Babilonia. Cuando Alí Babá se recuperó en parte de su asombro, se dijo: “¡Por Alah! Alí, he aquí que tu destino toma un aspecto rosado y te lleva, junto con tus asnos y haces de leña, en medio de un baño de oro que no se ha visto desde los tiempos del rey Solimán y de Iskandar, el de los cuernos. De repente aprendes fórmulas mágicas, te sirves de sus virtudes y te haces abrir puertas de piedra que dan acceso a cavernas fabulosas. ¡Oh leñador insigne! Es una gran merced del Generoso que de esta manera te conviertas en dueño de riquezas acumuladas por generaciones de bandidos.

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberTodo cuanto ha sucedido ha sido para que de ahora en adelante te pongas a cubierto, junta con tu familia, de necesidades y privaciones, haciendo que el oro del pillaje se use para un buen fin.” Habiendo tranquilizado su conciencia con este razonamiento, Alí Babá, el pobre, cogió varios sacos de provisiones, los vació de su contenido y los llenó de dinares y otras monedas de oro, sin hacer caso alguno de la plata y otros objetos de menor precio, y cargándolos uno a uno sobre sus espaldas, los llevó hasta la entrada de la caverna y dejándolos en el suelo, se dirigió a la salida, y dijo: “¡Sésamo, ábrete!”; y al instante se abrieron los dos batientes de la puerta de roca y Alí Babá corrió a buscar sus asnos ylos llevó hasta la entrada de la cueva. Una vez que estuvieron-ante ella, los cargó con los sacos, que tuvo buen cuidado de ocultar con haces de leña encima, y cuando acabó su trabajo pronunció la fórmula de cierre, y al momento las dos mitades de la roca se unieron. El leñador se colocó ante sus asnos cargados de oro y los animó a echar a andar con voz mesurada, sin atreverse a abrumarlos con las maldiciones e injurias que acostumbraba dirigirles de ordinario cuando retardaban el paso. Sin embargo, esta vez no les aplicó tales calificativos, y sólo porque llevaban sobre sus lomos más oro del que había en las arcas del sultán.

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana, y se calló discreta.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 853 NOCHE

Ella dijo: 

“Y sin aguijonearlos tomó con ellos el camino de la ciudad, y al llegar ante su casa, como encontrase que las puertas estaban cerradas, se dijo: “¿Y si ensayase sobre ellas el poder de la fórmula mágica?”; y en voz alta exclamó: “Sésamo, ábrete!”; al instante las puertas, se abrieron, y Alí Babá, sin anunciar su llegada, penetró con sus asnos en el pequeño corral de su casa, y volviéndose hacia la puerta; dijo: “¡Sésamo, ciérrate!”; y la puerta, girando sin ruido sobre sí misma, se cerró. Así se convenció Alí Babá de que era poseedor de un secreto incomparable y de que estaba dotado de un misterioso poder, cuya adquisición no le había costado mas que un pequeño susto, debido más que nada a los semblantes amenazadoras de los cuarenta ladrones y al aspecto feroz de su jefe. Cuando la esposa de Alí Babá vio los asnos en el corral y a su esposo descargándolos, corrió hacia él batiendo palmas y exclamando: “¡Oh marido! ¿Cómo abres las puertas que yo misma he atrancado? ¡La protección de Alah para todos nosotros! ¿Qué es lo que traes en este bendito día en esos sacos tan pesados que jamás he visto en nuestra casa?” Alí Babá, sin contestar a la primera pregunta, respondió: “¡Oh mujer! Estos sacas nos vienen de Alah, y debes ayudarme a llevarlos a casa en lugar de atormentarme con preguntas sobre puertas.” La esposa del leñador, dominando su curiosidad, le ayudó a cargar los sacos sobre sus espaldas y a llevarlos, uño tras otro, al interior de la casa,. Como ella los palpase y notase que contenían monedas; pensó que debían ser de cobre. Este descubrimiento, aunque incompleto e inferior a la realidad, sumió su ánimo en una gran inquietud, y terminó por creer que su esposo se debía haber asociado con, ladrones o gentes parecidas, pues, si no, ¿cómo explicar la presencia de aquellos sacos llenos de monedas? Cuando todos los sacos estuvieron en el interior de la casa, la mujer no pudo contenerse más y abrió uno de éstos, y al hundir sus manos en él y comprobar el contenido, exclamó: “¡Oh, que desgracia! ¡Estamos perdidos sin remedio, nosotros y nuestros hijos!”

Al oír los gritos y lamentaciones de su esposa, Alí Babá, indignado, exclamó: “¡Maldita! ¿Por qué aúllas así? ¿Es que quieres atraer sobre nuestras cabezas el castigo de los ladrones?” Y ella dijo: “¡Oh hijo de mi tío! La desgracia ha entrado en esta casa junto con esos sacos de monedas, ¡Por mi vida, apresúrate a colocarlos sobre los lomos de los asnos y a llevártelos lejos de aquí, pues mi corazón no estará tranquilo mientras se hallen en nuestra casa!” El marido respondió: “¡Alah confunda a las mujeres desprovistas de juicio! Bien veo, hija de mi tío, que piensas que estos sacos son robados. Tranquilízate, pues nos vienen del Generoso, quien ha hecho que los encontrase en el

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberbosque. Por otro lado, voy a contarte cómo ha sido el hallazgo; pero antes vaciaré los sacos y te enseñaré el contenido.” Alí Babá cogió un saco y lo vació sobre la estera, y sonoras carcajadas de oro iluminaron con millones de reflejos la pobre habitación del leñador; éste, satisfecho al ver a su mujer espantada ante tal espectáculo, hundiendo sus manos en un montón de oro, le dijo: “¡Oh mujer! íEscúchame ahora!”; y le contó su aventuraá desde el comienzo, hasta el fin sin omitir detalle; mas no es de utilidad el repetirla aquí Cuando la esposa hubo oído el relato del hallazgo, sintió que en su corazón, el espanto dejaba sitio a una gran alegría, por lo que henchida de satisfacción exclamó: “¡Oh día claro y luminoso! ¡Alabemos a Alah, que ha hecho entrar en nuestra casa los bienes mal adquiridas por esos cuarenta ladrones, salteadores de caminos, y que de este modo vuelve lícito lo que era ilícito! ¡Él es el Generoso donador!”; y al instante se levantó y comenzó a contar los dinares; mas Alí Babá, riéndose, le dijo: “¿Qué haces? ¿Cómo puedes pensar en contar todo eso? ¡Levántate en seguida y ven a ayudarme a cavar una fosa en nuestra cocina, a fin de que este tesoro quede oculto sin dejar rastro y pase inadvertido aun para el más avisado. Si así no lo hacemos, atraeremos sobre nosotros la curiosidad de nuestros vecinos y de los oficiales de policía.”

La mujer, que amaba el orden y que quería hacerse una idea exacta de la riqueza que había adquirido en aquel día bendito, respondió: “Ciertamente, no quiero retrasar el momento de contar este oro, ya que no puedo permitir que lo entierres sin antes haberlo pesado o medido. Te suplico, ¡oh hijo de mi tío!, que me des tiempo para ir a buscar una medida y lo mediré en tanto que tú cavas la fosa. Así podremos saber a conciencia lo que debemos considerar superfluo o necesario para nuestros hijos.,” Aun cuando al leñador aquella precaución le pareciese poco menos que inútil, no queriendo contrariar a su mujer en unos momentos tan dichosos, le dijo: “¡Sea!, pero ve y vuelve rápidamente, y, sobre todo, ¡guárdate mucho de divulgar nuestro secreto o decir la menor palabra!” La esposa de Alí Babá salió en busca de la medida en cuestión y pensó que lo más rápido sería ir a pedir una a la esposa de Kasín, el hermano de su marido, cuya casa no estaba muy lejos. Entró, pues, en la casa de la esposa de Kasín, la rica y fatua, aquella que nunca se dignaba invitar a comer a su casa al pobre Alí Babá ni a su mujer, porque no tenía fortuna ni amistades, aquella misma que nunca había enviado la más pequeña golosina durante las fiestas o aniversarios a los hijos de Alí Babá, ni comprado para ellos un puñado de guisantes, como hacen las gentes muy ricas para regalar a los hijos de la gente muy pobre. Después de ceremoniosos saludos, le pidió una medida de madera por unos momentos. Cuando la esposa de Kasín oyó la palabra medida se sorprendió mucho, ya que sabía que Alí Babá y su mujer eran muy pobres y ella no podía comprender a qué uso destinarían aquel utensilio, del que de ordinario no se sirven más que los propietarios de grandes provisiones de grano, en tanto que las demás se .contentan con comprar su grano para el día o la semana en casa del abacero. En otra circunstancia, sin duda alguna se lo hubiese negado sin importarle el pretexto, mas esta vez sentía demasiado picada su curiosidad para dejar escapar la ocasión de satisfacerla; y por esto le dijo: “¡Que Alah aumente sus favores sobre vosotros, oh madre de Ahmad! ¿La medida la quieres grande o pequeña?” La esposa del leñador respondió: “La más grande que tengas, ¡oh mi dueña!” La esposa de Kasín fue a buscar ella misma la medida en  cuestión: No hay duda de que aquella mujer era descendiente de veinte truhanes, ¡que Alah niegue sus favores a los de esta especie y confunda a todos sus descendientes!, porque, queriendo saber a toda costa qué clase de grano era el que su parienta quería medir, se valió de una superchería.

En efecto, corrió a coger la medida, y diestramente dio una capa de sebo al fondo y las paredes de ésta; después, volviendo al lado de su parienta, se excusó por haber la hecho esperar y se la entregó. La mujer de Alí Babá le dio las gracias y se apresuró a regresar a su casa. Una vez en ella, puso la medida sobre el montón de oro, y después de llenarla la vació un poco más lejos, repitiendo esta operación muchas veces y marcando cada una de ella sobre el muro con un trozo de carbón, así tantas rayas como veces la llenaba y vaciaba. Alí Babá, por su parte, terminó su trabajo de cavar la

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberfosa en la cocina y regresó junto a su esposa, quien le mostró jubilosamente las numerosas rayas de carbón, y le encomendó el trabajo de enterrar todo el oro mientras ella iba con toda diligencia a devolver la medida a la impaciente esposa de Kasín; mas la infeliz no sabía que un dinar de oro estaba pegado en el fondo de la medida, gracias a la artimaña de aquella pérfida. Devolvió, pues, la medida a su parienta, y, dándole las gracias, le dijo: “Deseo devolvértela rápidamente, ¡oh mi dueña!, para no abusar de tu bondad.

En cuanto la esposa de Kasín vio que su parienta se marchó, se apresuró a mirar el fondo de la medida; su sorpresa fue muy grande al ver una pieza de oro pegada al sebo en lugar de algún grano de haba o avena. Su rostro se puso amarillo y sus ojos sombríos como la noche, y, comida de celos y devorada por la envidia, exclamó: “¡Así sea destruida su casa! ¿Desde cuándo esos miserables pueden medir el oro por celemines?” Se sentía tan furiosa que, no pudiendo dominar su impaciencia por ver a su esposo, envió rápidamente a una esclava a buscarlo a la tienda. Cuando el sorprendido Kasín entró en la casa, la mujer le recibió con exclamaciones furibundas. Sin dejarle tiempo a que se recobrase de la sorpresa, le puso el dinar ante las narices, y le gritó: “¿Lo ves? ¡Pues no es más que lo que les sobre a esos miserables! ¡Tú te crees rico y todos los días te felicitas por tener una tienda y clientes, mientras que tu hermano no tiene más que tres asnos por toda fortuna! ¡Desengáñate, oh jeique! Alí Babá, ese leñador, ese don nadie, no se contenta con contar su oro, como tú, pues él lo mide! ¡Por Alah que lo mide como si fuese grano!” Y en medio de un torrente de palabras, gritos y vociferaciones, le puso al corriente del asunto, y le explicó la estratagema de la que se había valido para hacer el asombroso descubrimiento de la riqueza de Alí Babá, y añadió: “¡Pero esto no es todo, oh jeique! ¡Ahora tú debes averiguar cuál es el origen de la fortuna de tu miserable hermano, ese maldito hipócrita que simula ser pobre y mide el oro por celemines!” Al oír estas palabras de su esposa, Kasín no dudó de la realidad de la fortuna de su hermano, y, lejos de alegrarse al saber que el hijo de sus padres estaría desde entonces al abrigo de toda necesidad, sintió que la envidia se enseñoreaba de su ánimo:

En este momento de su narración, Schahrazada vio aparecer la mañana y discreta, se calló.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 854 NOCHE

Ella dijo:

“...y levantándose, al momento corrió a casa de su hermano para ver por sus propios ojos lo que había, y encontró a Alí Babá todavía con el pico en la mano, terminando de enterrar su tesoro, y abordándole, sin siquiera llamarle por su nombre y sin tratarle de hermano, pues había olvidado el parentesco mucho antes de conocer la noticia de su fortuna, le dijo: “¡Es así, oh padre de los asnos, como recelas y te ocultas de nosotros! ¡Sí! ¡Continúas aparentando pobreza y miseria ante las gentes, para después en tu vivienda piojosa medir el oro como el mercader de granos sus mercancías!” Alí Babá se turbó mucho al oír estas palabras, pero no porque fuese avaro o interesado, sino porque le constaba la malicia de su hermano y de la esposa de éste, y respondió: “¡Por Alah! No sé a qué te refieres. Apresúrate a explicarte y seré franco contigo, a pesar de que hace muchos años que has olvidado el lazo de sangre que nos une y desvías la mirada cada vez que te encuentras conmigo o con mis hijos.” Entonces, el autoritario Kasín dijo: “No se trata de eso, Alí Babá, sino de que me saques de la ignorancia, pues no sé por qué has de tener interés en ocultármelo”; y le mostró el dinar de oro todavía manchado de sebo, y mirando a su hermano de reojo le dijo: “¿Cuántas medidas de dinares semejantes a éste tienes en tu granero, bribón? ¿Y cómo has reunido tanto oro, vergüenza de nuestra casa?”-. Después en pocas palabras, le contó cómo su esposa había embadurnado de sebo el fondo de la medida que le había prestado y cómo aquella pieza de oro se había pegado. Cuando Alí Babá hubo escuchado las explicaciones de su hermano comprendió que lo sucedido ya no se podía remediar, por lo que sin hacer el menor gesto de

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberasombro dijo: “¡Alah es generoso, hermano mío, ya que Él nos envía sus dones! ¡Que Él sea exaltado!”; y le contó con toda clase de detalles su historia del bosque, excepto lo referente a la fórmula mágica, y añadió ¡Hermano mío! Nosotros somos hijos del mismo padre y de la misma madre, y por eso todo lo mío es tuyo; yo deseo, si tú te dignas aceptarlo, ofrecerte la mitad del oro que he cogido de la caverna. El pícaro Kasín, que era tan avaro como malvado, respondió: “Ciertamente es así como tú lo entiendes; pero yo quiero saber cómo podría entrar en la caverna, y, sobre todo, no me engañes, pues en tal caso iría a denunciarte a la justicia como cómplice de los ladrones.” El buen Alí Babá, pensando en el destino de su mujer e hijos en el caso de que fuese denunciado le reveló las tres palabras de la fórmula mágica, impulsada más por su naturaleza amable que por las amenazas de un hermano tan bárbaro.

Kasín, sin dirigirle una palabra de agradecimiento, le dejó bruscamente, resuelto a ir él solo a apoderarse de todo el tesoro de la, cueva. A la mañana siguiente, antes que amaneciese, partió hacia el bosque llevando con él diez mulas cargadas con grandes cofres que se proponía llenar con el producto de su primera expedición; por otro lado se decía que una vez hubiese dado buena cuenta de las provisiones y riquezas sacadas de la gruta en el primer viaje, se reservaría el derecho de hacer una segunda expedición con mayor número de mulas, e incluso, si así lo decidía, con una caravana de camellos. Siguió al pie de la letra las indicaciones de Alí Babá, quien en su bondad había llegado incluso a ofrecérsele como guía; pero había desistido de su ofrecimiento al ver la sospecha reflejada en la sombría mirada de Kasín. Pronto llegó ante la roca, que reconoció por su aspecto enteramente liso, y por un árbol que le daba sombra, y alargando los brazos hacia ella dijo: ¡Sésamo, ábrete!” Súbitamente la roca se hendió por la mitad y Kasín, que había dejado sus mulas atadas a los árboles, penetró en la caverna, cuya entrada se cerró tras él gracias a la fórmula mágica. Su asombro no tuvo límites a la vista de tantas riquezas acumuladas, y al contemplar aquel oro amontonado y aquellas joyas guardadas en vasijas. Un gran deseo, cada vez más intenso, de ser el dueño de aquel tesoro, se apoderó de el, si bien se dio cuenta de que para transportar todo aquello no sería suficiente, no ya sólo una caravana de camellos, sino aún todos los camellos que viajan desde los confines de la Chía hasta las fronteras del Irán. Se dijo que para la próxima vez tomaría todas las medidas necesarias para organizar una verdadera expedición, contentándose esta vez con llenar de oro amonedado tantos sacos como pudiese llevar sobre las diez mulas. Una vez aue acabó aquel trabajo, regresó a la galería, y dijo: “¡Cebada, ábrete!” Kasín, cuyo ánimo estaba embargado por completo por el descubrimiento de aquel tesoro, había olvidado las palabras que debía decir, lo que originó su pérdida sin remedio. Volvió a repetir varias veces: “Cebada ábrete!”; mas la puerta permanecía cerrada. Entonces dijo: “¡Haba, ábrete!”, pero la puerta no se abrió, por lo que dijo: “¡Avena, ábrete!”; mas esta vez tampoco se abrió hendidura alguna. Kasín comenzó a perder la paciencia; y gritó: “¡Centeno, ábrete!” “¡Mijo, ábrete!” “¡Alforfón, ábrete!”, “¡Trigo, ábrete!” “¡Arroz, ábrete!” Mas la puerta de granito permaneció cerrada. Kasín se asustó mucho al verse encerrado a causa de haber olvidado las palabras mágicas; pero a pesar de ello continuó pronunciando ante la roca inamovible todos los nombres de cereales y los de las diferentes variedades de granos que la mano del Sembrador lanzó sobre la superficie de los campos en el principio del mundo; pero la roca continuó inmóvil, ya que el indigno hermano de Alí Babá olvidó un grano, el misterioso sésamo, que precisamente era el único que estaba dotado de poderes mágicos. Así es como más pronto o más tarde el destino nubla por orden del Todopoderoso la memoria de los truhanes, les quita lucidez y ciega su vista, y hablando de pícaros: “¡Que Alah les retire el don de la lucidez y deje que tanteen en las tinieblas, y que entonces, ciegos, sordos y mudos, no puedan volver sobre sus pasos!” Por otro lado, el profeta, que Alah le tenga en su gracia, ha dicho: “¡Sean cerrados sus oídos con el sello de Alah y sus ojos tapados con un velo, pues les está reservado un suplicio espantoso!”

Cuando el pícaro Kasín, que no esperaba este desastroso desenlace, se convenció de que no recordaba la fórmula mágica, para tratar de rememorarla comenzó a estrujar su cerebro

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberinútilmente, pues el nombre mágica se había borrado para siempre de su memoria. Presa de pánico, dejó los sacos llenos de oro y recorrió la caverna en todas direcciones en busca de alguna hendidura, pero sólo encontró paredes graníticas, desesperadamente lisas. Igual que una bestia feroz, se mordía los puños con rabia y escupía babá sanguinolenta; mas no fue éste todo su castigo; todavía le quedaba la agonía de la muerte que no se hizo esperar.

En este momento de su narración, Sehahrazada vio que aparecía el alba y discretamente como siempre, calló:

PERO CUANDO LLEGÓ LA 855 NOCHE

Ella dijo:

“En efecto, los cuarenta ladrones regresaron al mediodía a su cueva, según su diaria costumbre, y vieron que diez mulas cargadas con grandes cofres estaban atadas a los árboles; a una señal de su jefe lanzaron sus caballos al galope hacia la entrada de la caverna, y, echando pie a tierra, comenzaron a buscar en las inmediaciones de la roca al hombre al que pudiesen pertenecerlas diez mulas; mas como sus pesquisas no diesen resultado, el jefe se decidió a entrar en la cueva, y, levantando su sable ante la puerta invisible, pronunció la fórmula mágica, y al momento la roca se dividió en dos mitades, que giraron en sentido inverso. El encerrado Kasín no dudó de su irremediable pérdida al oír los caballos y las exclamaciones sorprendidas y coléricas de los bandidos; pero como amaba su vida, quiso salvarla, y se escondió en un rincón, pronto a lanzarse hacia afuera a la primera oportunidad. Cuando oyó pronunciar la palabra. “sésamo”, maldijo su corta memoria, y, apenas vio que la puerta se entreabría, se lanzó hacia fuera como un carnero, con la cabeza baja, tan violentamente y con tan poca prudencia, que chocó contra el jefe de los cuarenta ladrones, derribándolo cuan largo era; pero los demás bandidos se abalanzaron contra Kasín, y, con sus sables le atravesaron de parte a parte, y en un abrir y cerrar de ojos fue descuartizado y separados de su tronco la cabeza y los brazos y las piernas; éste fue su destino.

los bandidos, después de limpiar sus sables, entraron en la caverna, y viendo alineados ante la salida los sacos que había llenado Kasm se apresuraron a vaciar su contenido allí donde había estado antes, pero no se dieron cuenta de lo que faltaba, del oro que se había llevado Alí Babá. A continuación se reunieron en- círculo para celebrar consejo, y deliberaron largamente; pero en la ignorancia de haber sido despojados por Áli Babá, no pudieron comprender cómo había podido introducirse nadie en su refugio, por lo que decidieron' no seguir ocupándose de ello por más tiempo, y después de haber descargado sus nuevas adquisiciones y descansado un rato prefirieran salir de la cueva y montar a caballo para ir a asaltar las rutas de las caravanas, pues eran hombres activos que despreciaban las largas reflexiones y las palabras; pero ya volveremos a encontrarlos cuándo llegue el momento.

La esposa de Kasín, aquella maldita mujer, fue la causa de la muerte de su marido, quien, por otra parte, merecía su fin. La perfidia de esta mujer fue la que inventó el ardid del sebo, que fue el punto de partida de todos los acontecimientos. Y no dudando del éxito de la expedición de su marido, había preparado una comida especial para celebrarlo; mas cuando vio que la noche llegaba y no se veía a Kasín ni sombra de él, se alarmó mucho, no porque le amase con exceso, sino porque le era necesario; entonces ella se decidió a ir a buscar a Alí Babá a su casa; y aquella maldita, que nunca se había rebajado a franquear el umbral de su puerta, con rostro preocupado, dijo al leñador: “¡Oh, hermano de mi esposo! Los hermanos se deben a los hermanos y los amigos a los amigos. Vengó a pedirte que me tranquilices respecto al paradero de tu hermano, que, como tú sabes, ha ido al bosque y todavía no ha vuelto, a pesar de lo avanzado de la noche. ¡Por Alah, oh rostro bendito! ¡Ve a ver qué es lo que ha sucedido en el bosque!” Alí Babá, que, a las claras se veía, estaba dotado de

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberun espíritu compasivo, compartió la alarma de la esposa de Kasín, y dijo: “¡Que Alah aleje a los malhechores de la cabeza de tu esposo, hermana mía! ¡Ah! ¡Si Kasín hubiese querido escuchar mi consejo me hubiese llevado con él como guía! Mas no te inquietes por su retraso, porque, sin duda, lo habrá hecho a propósito, para no llamar la atención de los viandantes al entrar en la ciudad a altas horas de la noche.” Aunqueé esto fuese verosímil, la realidad era que Kasín se había convertido en seis trozos de Kasín: dos brazos, dos piernas, un tronco y una cabeza, que los ladrones habían colocado en el interior de la galería, tras la puerta de roca a fin de que su sola presencia espantase a cualquiera que tuviese la audacia de franquear aquel umbral. Alí Babá tranquilizó como pudo a la mujer de su hermano y le hizo notar que cualquier pesquisa sería inútil en aquella noche sombría, por lo que la invitó cordialmente a pasar la noche en su compañía. La esposa de Alí Babá la hizo acostar en su propio lecho; no sin antes haberle asegurado Alí Babá que con la aurora saldría para el bosque.

En efecto, con las primeras luces de la mañana, el bondadoso leñador abandonó su casa seguido de sus tres asnos después de recomendar a su esposa que cuidase de la esposa de su hermano Kasín. Al aproximarse a la roca y no ver a los mulos, Alí Babá pensó que algo grave debía haber pasado; su inquietud aumentó al ver el suelo manchado de sangre, y, con voz temblorosa por la emoción, pronunció las palabras mágicas y entró en la caverna. El espectáculo de los miembros descuartizados de Kasín le hizo caer, tembloroso, de rodillas, mas sobreponiéndose a su emoción se aprestó a cumplir sus últimos deberes para con su hermano que, despuéss de todo, era musulmán e hijo de sus mismos padres. Así, pues, cogió de la caverna dos grandes sacos, metió en ellos el cuerpo descuartizado de su hermano, y, poniéndolos sobre uno de sus asnos, los recubrió cuidadosamente con ramaje. Luego, ya que estaba allí, pensó que debería aprovechar la ocasión para coger algunos sacos de oro, evitando así que dos de sus asnos regresaran de vacío. Una vez realizado este trabajo, cubiertos todos los sacos con ramaje como la primera vez, Y después de ordenar a la puerta que se cerrase, tomó el camino de la ciudad, deplorando en su interior el triste fin de su hermano.

Después que llegó al patio de su casa, llamó a su esclava Morgana para que le ayudase a descargar los sacos. Aquella esclava era una joven a la que Alí Babá y su esposa habían recogido de pequeña y criado con los mismos cuidados y solicitud que hubieran podido tener para con ella sus mismos padres. La joven había crecido ayudando a su madre adoptiva en el, cuidado de la casa y haciendo el trabajo de diez personas. Era agradable, dócil, educada, y fecunda en invenciones para resolver las cuestiones más arduas y llevar a buen término las cosas más difíciles. Al presentarse ante su padre adoptivo, la joven le besó la mano, dándole la bienvenida como tenía por costumbre cada vez que él regresaba a casa; entonces, Alí Babá, le dijo: “¡Oh Morgana, hija mía! Hoy es el día en el que tu discreción y valía se van a poner a prueba”; y le contó el fin desgraciado de su hermano, añadiendo: “Su cuerpo está ahí, sobre el tercer asno. Mientras que voy a anunciar la noticia a su pobre viuda, es preciso que encuentres algún medio para hacerle enterrar como si hubiese fallecido de muerte natural, sin que nadie pueda sospechar la verdad.” La joven, respondió: “Te escucho y obedezco”

El leñador, entonces, fue a dar a noticia de la muerte de Kassín a la esposa de éste, quien comenzó a dar alaridos, a mesarse los cabellos y a desgarrarse los vestidas, pero Alí Babá, con tacto, supo calmarla, consiguiendo evitar que los gritos y lamentaciones llegaran a llamar la atención de los vecinos, provocando la alarma en todo el barrio; y, despuéss, añadió: “Alah es generoso y me ha dado grandes riquezas. Si en medio de esta desgracia sin remedio que se abate sobre ti, hay alguna cosa capaz de consolarte, yo te ofrezco los bienes que Alah me ha dado y que son tuyos, pues de ahora en adelante vivirás en mi casa en calidad de segunda esposa, encontrarás en la madre de mis

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberhijos una hermana atenta y cariñosa, Y todos viviremos tranquilos y felices recordando las virtudes del difunto.”

El leñador se calló esperando una respuesta, y, en un momento, Alí Babá hizo mella en el corazón de aquella mujer, despojándola de sus malquerencias. ¡Loado sea Alah Todopoderoso! Ella comprendió la bondad de Alí Babá y la generosidad de su ofrecimiento y consistió en ser su segunda esposa, y por su matrimonio con aquel hombre bueno, llegó a ser realmente una mujer de bien. De este modo consiguió Alí Babá evitar los gritos y la divulgación del secreto de la muerte de su hermano, y dejando a su nueva esposa bajo los cuidados de su antigua, fue en busca de la jove n

Morgana, quien no había perdido el tiempo, pues había combinado todo un plan para salvar aquella difícil situación.

En efecto, había ido a la tienda del mercader de drogas, y le había comprado una especie de trinca que curaba las heridas mortales. El mercader le había servido la medicina no sin antes preguntarle quién estaba enfermo en la casa de su amo. Morgana, suspirando, le había respondido: “¡Oh calamidad! El mal tiñe de rojo la cara del hermano de mi amo, que ha sido llevado a nuestra casa para así estar mejor atendido, pero nadie conoce su enfermedad-, Está inmóvil, ciego y sordo, con rostro de color de azafrán. ¡Oh, jeque, que esta trinca le saque de su mal estado!”

En este momento de su narración, Schahrazada vio que aparecía el alba, y discretamente como siempre, se calló.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 856 NOCHE

Schahrazada dijo: 

“Y había llevado a la casa la trinca en cuestión, de la que Kasín no podría servirse, y allí había esperado el regreso de su amo. En pocas palabras, ella le puso al corriente de lo que pensaba hacer, plan que el leñador aprobó manifestando al mismo tiempo la admiración que sentía por su ingenio.

A la mañana siguiente, la diligente Morgana fue a ver al mismo vendedor de drogas y, con rostro lleno de lágrimas y con muchos suspiros, le pidió una droga que de ordinario sólo se da a los enfermos moribundos, añadiendo: “Si este remedio no le cura, se ha perdido toda esperanza”; y al mismo tiempo tuvo cuidado de informar a todos las vecinos del barrio de la supuesta gravedad de Kasín, el hermano de Alí Babá. Al día siguiente por la mañana, cuando las gentes del barrio se despertaron, al oír gritos y lamentaciones, no dudaron de que eran proferidos par la esposa de Kasín, por la esposa del hermano de Kasín; por la joven Morgana y por todos los parientes, para así anunciar la muerte de Kasín.

Durante este tiempo, Morgana continuó realizando su plan diciéndose: “Hija mía, no todo consiste en hacer pasar una muerte violenta por una muerte natural, ya que además hay un gran peligro: dejar que las gentes se den cuenta de que el difunto está cortado en seis trozos” Sin tardanza, corrió a casa de a un viejo zapatero remendón del barrio, que no lo conocía y, yle dijo.: “¡Oh jeique Mustafá, tu trabajo me es necesario!” El viejo remendón que era hombre de naturaleza alegre, respondió: “¡Oh día luminoso, bendito por tu venida, oh rostro de luna! ¡Habla oh mi dueña, y te responderé con la obediencia!” Morgana le dijo: “¡Oh, mi tío Mustafá! ¡Levántate y ven conmigo, pero antes coge lo necesario para coser cuero!” Cuando él hizo lo que ella le pedía, tomó un pañuelo y vendándole los ojos, le dijo: “¡Es condición imprescindible! ¡Sin esto no hacemos nada!”; pera el zapatero gritó: “¡Oh joven ¿quieres que por un dinar reniegue de la fe de mis padres o cometa algún robo o crimen extraordinario?” La joven le contestó: “¡Alejado sea el maligno, oh jeique! ¡Tranquiliza tu conciencia! No es nada de lo que imaginas, pues solo se trata de hacer una

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercostura.” Mientras hablaba le puso en la mano una segunda pieza de oro que convenció al remendón.

Morgana le cogió de la mano, con los ojos ya vendados, y le llevó a la casa de Alí Babá y allí le quitó el pañuelo y mostrándole el cuerpo del difunto, cuyos miembros ella misma había reunido, le dijo:' “Te he traído aquí de la mano a fin de que cosas los seis trozos que ves”; y como el jeique retrocediese espantado, la animosa Morgana le puso una nueva moneda de oro en la mano y le prometió otra más si hacía el trabajo rápidamente, lo que decidió al zapatero a ponerse a trabajar. Cuando conclyy después de darle la recompensa prometida, le dejó, apresurándose a regresar a su casa, volviendo la vista de vez en cuando para ver si era observada por el zapatero.

Una vez que llegó, tomó el cuerpo reconstruido de Kasín, lo perfumó con incienso y lo amortajó ayudada por Alí Babá. Y para evitar que los hombres que trajeran las parihuelas sospechasen nada, ella misma fue por ellas pagando generosamente. Después, siempre ayudada por Alí Babá, puso el cuerpo en la caja mortuoria y la recubrió con telas adecuadas. Mientras tanto, llegaran el imán y demás dignatarias de la mezquita, y cuatro vecinos cargaron las parihuelas sobre sus hombros; el imán se puso a la cabeza del cortejo seguido por los lectores del Corán.

Morgana, iba tras los portadores llorosa y gimiente, golpeándose el pecho y mesándose los cabellos, en tanto que Alí Babá cerraba, la marcha, acompañado de algunos vecinos. Así llegaron al cementerio mientras que en la casa de Alí Babá las mujeres dejaban oír sus lamentaciones y gritos de dolor.

La verdad de aquella muerte quedó al abrigo de toda indiscreción, sin que persona alguna sospechase lo más leve de la funesta aventura.

Por lo que respecta a los cuarenta ladrones, durante un mes se abstuvieron de volver a su refugio por temor a la putrefacción de los abandonados restos de Kasín, pero una vez que regresaron, su asombro no tuvo límites al no encontrar los despojos de Kasín, ni señal alguna de putrefacción. Esta vez reflexionaron seriamente acerca de la situación, y finalmente, el jefe de los cuarenta, dijo: “Sin duda hemos sido descubiertos y se conoce nuestro secretos si no lo remediamos prontamente, todas las riquezas que nosotros y nuestros antecesores hemos acumulado con tantos trabajos y peligros, nos serán arrebatadas por el cómplice del ladrón que hemos castigado. Es preciso que sin pérdida de tiempo matemos al otro, para lo que hay un solo medio, y es, que alguien que sea a la vez el más astuto y audaz, vaya a la ciudad disfrazado de derviche extranjero, y, usando de toda su habilidad, descubra quién es aquel al que nosotros hemos descuartizado y en qué casa habitaba. Todas estas pesquisas deben ser hechas con gran prudencia, ya que una palabra de más podría comprometer el asunto y perdemos a todos sin remedio, Estimo que aquel que asuma este trabajo debe comprometerse a sufrir la pena de muerte si da pruebas de ineptitud en el cumplimiento de su misión.” Al momento, uno de los ladrones, exclamó: “Me ofrezco para la empresa y acepto las condiciones.” El jefe y sus camaradas le felicitaron colmándole de elogios y, disfrazado de derviche extranjero, partió rápidamente.

El bandido entró en la ciudad y vio que todas las casas y tiendas estaban todavía cerradas a causa de lo temprano de la hora; únicamente la tienda del jeique Mustafá, el remendón, estaba abierta, y el zapatero, con la lezna en la mano, se disponía a arreglar una babucha de cuero de color de azafrán; al levantar la mirada y ver al derviche, se apresuró a saludarle. Éste le devolvió el saludo y se admiró de que a su edad tuviese tan buena vista y manos tan expertas. El anciano, muy halagado y satisfecho, respondió: “¡Oh derviche! ¡Por Alah, que todavía puedo enhebrar la aguja al primer intento y puedo coser los seis trozos de un muerto en el fondo de un sótano poco iluminado!” El ladrón-derviche, al oír estas palabras, se alegró mucho y bendijo su destino que le conducía por el

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercamino más corto hacia el logro de su misión, y aprovechando la ocasión, simuló asombro y exclamó: “¡Oh faz de bendición! ¿Seis trozos de un hombre? ¿Qué es lo que quieres decir? ¿Es que en este país tenéis la costumbre de cortar a los muertos en seis pedazos y coserlos después?”

El jeique Mustafá se echó o reír y respondió: “¡No, por Alah! Aquí no se acostumbra hacer eso, pero yo sé lo que me digo y tengo muchas razones para decirlo, mas por otra parte, mi lengua es corta y esta mañana no me obedece.” El derviche-ladrón comenzó a reír, no tanto por el aire con que el remendón pronunciaba sus frases, como por atraerse su favor, y haciendo ademán de estrechar su mano, le dio una pieza de oro, diciendo: “¡Oh padre de la elocuencia! ¡Oh tío! ¡Que Alah me guarde de meterme donde no debo, pero si en mi calidad de extranjero puedo dirigirte una súplica, ésta será que me hagas la gracia de decirme donde se levanta la casa en cuyo sótano cosiste los restos del muerto!” .

Ei viejo remendón; respondió: “¡Oh jefe de los derviches! No podré indicártela, ya que yo mismo no la conozco. Sólo sé que, con los ojos vendados, fui conducido a ella por una joven embrujadora que hace las cosas con una celeridad pasmosa. Sin embargo, si me vendasen los ojos de nuevo, podría encontrar la casa guiándome por las cosa que palpé con mis manos durante el camino; porque debes saber, sabio derviche, que el hombre ve con sus dedos como con sus ojos, sobre todo si su piel no es tan dura como la de los cocodrilos. Por mi parte, tengo entre los clientes, cuyos honorables pies calzo, muchos ciegos clarividentes, gracias al ojo que tienen en cada dedo, pues no todos han de ser como el malvado barbero que todos los viernes me rapa la cabeza despellejándome atrozmente, ¡que Alah le maldiga!”

En este momento de su narración, Schahrazada vio que amanecía y, discreta, se calló.

PERO CUANDO LLEGO LA 857 NOCHE

Dijo Schahrazada:

“El derviche-ladrón, exclamó: “¡Benditos sean los pechos que te han alimentado y ojalá puedas enhebrar la aguja durante mucho tiempo y calzar, pies honorables, oh jeique de buen augurio! ¡No deseo nada, más que seguir tus indicaciones, a fin de que me ayudes a encontrar la casa en la que suceden cosas tan prodigiosas!”

El jeique Mustafá se levantó y el derviche le vendó los ojos, le llevó a la calle de la mano y marcho a su lado hasta la misma casa de Alí Babá, ante la cual, Mustafá, le dijo: “Ciertamente es ésta; reconozco la casa por el olor que exhala a estiércol de asno y por este pedruzco que ya he pisado en otra ocasión.” El ladrón, muy contento, se apresuró a hacer una señal en la puerta de la casa con un trozo de tiza, antes de quitarle la venda al remendón. Después; mirando con agradecimiento a su compañero, le gratificó con otra pieza de oro y le prometió que le compraría las babuchas que necesitase hasta el fin de sus días; acto seguido, se apresuró a tomar el camino del bosque para ir a anunciar a su jefe el descubrimiento que había hecho, pero como ya se verá, el ladrón no sabía que corría derecho a ver saltar su cabeza sobre sus hombros.

En efecto, la diligente Morgana salió para ir a comprar provisiones y a su regreso del mercado notó que sobre la puerta había una marca blanca; y examinándola con atención, pensó: “Esta marca no se ha hecho ella sola y la mano que la ha hecho no puede ser sino una mano enemiga, por lo que es precisa, conjurar el maleficio”; y, corriendo a buscar un trozo de yeso, hizo una señal exactamente igual en las puertas de todas las casas de la calle; a derecha e izquierda. Cada vez que hacía una marca, dirigiéndose al autor de la primera señal, mentalmente, decía; “¡Los cinco dedos de mi mano derecha en tu ojo izquierdo, y los de mi mano izquierda en tu ojo derecho!”; porque

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubersabía que no hay fórmula más poderosa para conjurar las fuerzas invisibles, evitar los maleficios, y hacer caer sobre la cabeza del maldiciente las calamidades, ya sufridas o inminentes.

Cuando los malhechores, aleccionados por su compañero, entraron de dos en dos en la ciudad y se dirigieron a la casa señalada, se asombraron mucho al ver que todas las puertas ele las casas de aquella calle tenían la misma señal. A una orden de su jefe regresaron a su cueva del bosque y una vez que estuvieron todos reunidos de nuevo, arrastraron hasta el centro del circulo que formaban al ladrón que tan mal había tomado sus precauciones y le condenaron a muerte; a continuación y a una señal del jefe, le cortaron la cabeza. Pero como la necesidad de encontrar al autor de todo aquel asunto era más urgente que nunca, un segundo ladrón se ofreció a ir a investigar; el jefe escuchó la oferta con agrado y el ladrón partió de inmediato para la ciudad, donde se puso en contacto con el jeique Mustafá y se hizo conducir hasta la casa en la que se presumía fueron cosidos los seis trozos, e hizo en uno de los ángulos de la puerta una señal roja y regresó al bosque

Cuando los ladrones, guiados por su compañero; llegaron a la calle de Ali Babá, encontraron que todas las puertas estaban marcadas con una señal roja, exactamente en el mismo sitio, ya que la sutil Morgana, al igual que la primera vez, había tomado sus precauciones.

A su retorno a la caverna, la cabeza del segundo ladrón-guía, siguió la misma suerte que la de su predecesor, pero aquello no contribuyó a arreglar el asunto y sólo sirvió para disminuir la tropa en dos hombres, los más valerosos. El jefe reflexionó un buen rato acerca de la situación y dijo: “No encargaré este asunto a nadie más que a mí mismo”; y partió solo para la ciudad. Una vez en ella, no hizo como los demás, pues cuando Mustafá le hubo indicado la casa de Alí Babá no perdió el tiempo marcando la puerta con yeso, sino que observó atentamente su exterior para fijarlo en su memoria, ya que desde fuera aquella casa ofrecía el mismo aspecto que todas las demás; cuando terminó su examen, regresó al bosque y reuniendo, a los treinta y siete ladrones supervivientes les dijo: “El autor del daño que hemos sufrido está descubierto, puesto que conozco su casa. ¡Por Alah, que su castigo será terrible! Por vuestra parte, daos prisa en traerme aquí treinta y ocho grandes tinajas de barro, de cuello largo y vientre ancho, todas vacías, excepto una que llenaréis de aceite de oliva; además, cuidad de que ninguna esté rajada.”

Los ladrones que estaban habituados a ejecutar sin rechistar las órdenes de su jefe, marcharon al mercado para comprar as treinta y ocho tinajas, que una vez compradas, cargaron de dos en dos en los caballos y regresaron al bosque. Reunidos de nuevo, el jefe dijo: “¡Despojaos de vuestras ropas y que cada uno se meta en una tinaja llevando únicamente sus armas, su turbante y sus babuchas.” Sin decir palabra, los treinta y siete ladrones saltaron de dos en dos sobre los caballos portadores de tinajas y como cada caballo llevaba un par de aquéllas, una a la derecha y otra a la izquierda, cada bandido se dejó caer en una. De esta manera, se encontraron replegados sobre ellos mismos, con las rodillas tocando las barbillas, igual que están los pollos en el huevo a los veinte días. Se colocaron llevando en una mano la cimitarra y en otra un hatillo y las babuchas en el fondo de la tinaja. La única que iba llena de aceite iba de pareja con el ladrón que hacía el número treinta y siete.

Cuando los ladrones terminaron de colocarse en las tinajas lo más cómodamente posible, el jefe se acercó y examinándolas una por una, cerró las bocas de los recipientes con fibra de palmera, a fin de ocultar el contenido y al mismo tiempo, permitir a sus hombres respirar libremente. Para que los viandantes no pudiesen abrigar duda alguna del contenido, tomó aceite de la tinaja que estaba llena y frotó con él las paredes externas de las demás tinajas. Entonces, el jefe se disfrazó, de mercader de aceite y conduciendo los caballos portadores de aquella mercancía improvisada se dirigió hacia la ciudad. Alah le protegió y llegó sin contratiempo, por la tarde, ante la casa de Alí Babá, y para que todo se acabase de poner a su favor, Alí Babá en persona estaba a la puerta de su casa, sentado en el umbral, tomando el fresco antes de la oración de la tarde.

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En este momento, Schahrazada vio que amanecía y, discreta, se calló.

PERO CUANDO LLEGO LA 858 NOCHE

Ella dijo:

“El jefe detuvo los caballos. y después de saludar, a Alí Babá, le dijo: “¡Oh mi dueño! Tu esclavo es mercader de aceite y no sabe dónde ir a pasar la noche en una ciudad en la que no conoce a nadie, y espera de tu generosidad que le concedas hospitalidad hasta mañana, a él y a sus bestias, en el patio, de tu casa.” Al oír esta petición, el corazón de Alí Babá se ablandó acordándose de los tiempos en que fue pobre y, lejos de reconocer al jefe de los ladrones, al que había visto y oído en el bosque, se levantó en su honor y dijo: “¡Oh mercader de aceite! ¡Hermano mío, que mi morada te sirva de descanso y que en ella puedas encontrar ayuda y familia! ¡Sé bien venido!”; mientras hablaba le cogió de la mano y junto con los caballos, le condujo hasta el patio, y llamando a Morgana y a otro esclavo, les ordeno que ayudasen al huésped de Alah a descargar las vasijas y dar de comer a los animales. Cuando las vasijas estuvieron colocadas en buen orden en un extremo del patio y los caballos atados junto al muro y colgando del cuello de cada uno un saco lleno de avena, Alí Babá, siempre tan afable, tomó a su huésped de la mano y le condujo al interior de la casa, donde le hizo sentar en el sitio de honor para tomar la comida de la tarde. Después que hubieron comido, bebido y dado las gracias a Alah por sus favores; Alí Babá, no queriendo incomodar a su huésped, se retiró diciendo: “¡Oh mi dueño! ¡Mi casa es tu casa y lo que hay en ella, te pertenece!” Pero el mercader de aceite le llamó y le dijo: “¡Por Alah, oh mi huésped! Muéstrame el sitio de tu honorable casa en el que pueda dar descanso a mis intestinos”; Alí Babá le condujo al lugar indicado, que estaba situado en un ángulo de la casa, cerca de donde estaban las tinajas, y se apresuró a retirarse a fin de no perturbar las funciones digestivas del mercader de aceite.

Y, en efecto, el jefe de los bandidos no dejó de hacer lo que tenía que hacer; cuando terminó se aproximó a las tinajas, e inclinándose sobre cada una de ellas, dijo en voz baja: “Cuando oigas que unas piedrecitas golpean tu tinaja, no olvides salir y acudir junto a mí” y habiendo ordenado a su gente lo que debía hacer, penetró en la casa. Morgana, que le esperaba a la puerta de la cocina con una lámpara de aceite en la mano, le condujo a la habitación que le había preparado y se retiró. El bandido, por estar mejor dispuesto para la ejecución de su proyecto, se tendió sobre el lecho en el que pensaba dormir hasta la media noche, y no tardó en roncar estrepitosamente. Y entonces pasó lo que debía pasar.

En efecto, mientras Morgana estaba en su cocina, fregando los platos y cacerolas, la lámpara falta de aceite, se apagó. Precisamente la provisión de aceite de la casa se había acabado y Morgana, que había olvidado proveerse durante el día, se contrarió mucho y llamó a Abdalá, el nuevo esclavo de Alí Babá, a quien hizo partícipe de su contrariedad; éste comenzó a reír y dijo: “¡Por Alah, oh Morgana! Hermana mía, ¿cómo puedes decirme que no tenemos aceite en la casa cuando en este momento hay en el patio, apoyadas contra el muro, treinta y ocho tinajas llenas de aceite de oliva y que; a juzgar por el olor, debe ser de excelente calidad? ¡Hermana mía!, no veo en ti la diligencia, entendimiento y recursos de Morgana;” Después añadió: “¡Hermana mía, me vuelvo a dormir para poder levantarme con la aurora a fin de acompañar al baño a nuestro amo Alí Babá!”, y se fue a dormir no lejos de donde el mercader de aceite resoplaba como un fuelle.

Morgana algo confundida por las palabras de Abdalá, tomó la vasija del aceite y fue al patio a llenarla en una de las tinajas. Se aproximó a la primera de ellas, la destapó y metió la vasija en la abertura, pero el cacharro, en lugar de sumergirse en aceite, chocó violentamente contra algo resistente; aquella cosa se movió y se oyó una voz que decía: “¡Por Alah! ¡El guijarro que ha lanzado el jefe debe ser del tamaño de una roca, por lo menos! ¡Éste es el momento!” y sacando la

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercabeza, se aprestó a salir de la tinaja. Morgana al encontrar a un ser viviente en aquella tinaja en lugar del aceite que esperaba, pensó que había llegado la hora de su destino, y, muy sorprendida en un principio, no pudo dejar de pensar: ,”¡Soy muerta y todos los habitantes de la casa “perecerán sin remedio!; pero la violencia de su emoción le devolvió todo su coraje y en vez de comenzar a gritar aterrada, se inclinó sobre la boca de la tinaja y dijo: “¡No, mozo, no! Tu amo duerme todavía. Espera que se despierte.”

Morgana era muy sagaz y lo había adivinado todo, pero para comprobar la gravedad de la situación quiso inspeccionar las demás tinajas. Aunque la tentativa no dejaba de ser peligrosa, se aproximó a cada, una, y, tanteando la cabeza que asomaba tan pronto como la destapaba, decía: “¡Paciencia y hasta luego!”; de esta manera contó hasta treinta y siete cabezas barbudas y vio que la tinaja número treinta y ocho era la única que estaba llena de aceite. Entonces, tomó la vasija y, con calma, fue a encender su lámpara para poder poner en ejecución el proyecto que su ingenio le había sugerido para sortear el peligro inminente.

De vuelta al patio, encendió fuego bajo la caldera que servia para la colada, y, sirviéndose de la vasija, la llenó de aceite; como el fuego estaba fuerte, el líquido no tardó en hervir. Entonces, llenó un gran cubo con aquel aceite hirviendo, aproximándose a una tinaja, la destapó, vertiendo de golpe el liquido abrasador sobre la cabeza que intentaba salir, y al momento, el bandido murió abrasado. Morgana, con mano segura, hizo correr la misma suerte a todos los que estaban encerrados en las tinajas y todos murieron abrasados, pues ningún hombre, aunque estuviese encerrado en una tinaja de siete paredes podría escapar al destino atado a su cuello. Una ves que realizó su designio, Morgana apagó el fuego, y, cubriendo las bocas de las tinajas con la fibra de palmera, regresó a la cocina, apagó la linterna, y quedó a oscuras, resuelta a esperar el desenlace del asunto, que no se hizo esperar mucho tiempo.

En efecto, hacia la medianoche, el mercader de aceite se despertó y asomó la cabeza por la ventana que daba al patio, y no viendo ni oyendo nada, pensó que todos los de la casa debían estar durmiendo. Tal como había dicho a sus hombres, arrojó sobre las tinajas unos guijarros que con él llevaba; como tenía el ojo seguro y la mano hábil acertó todos los blancos y esperó, no dudando de que vería surgir a sus hombres blandiendo las armas, mas nada sucedió. Pensando que se habían dormido, les arrojó más guijarros, pero no apareció cabeza alguna. El jefe de los bandidos se irritó mucho con sus hombres, a los que creía dormidos, y se dirigió hacia ellos, pensando: “¡Hijos de perrol ¡No valen para nada!”, pero al acercarse a las tinajas hubo de retroceder, tan espantoso era el olor a aceite quemado y a carne abrasada que exhalaban. Se aproximó de nuevo y tocando las paredes de una de ellas sintió que estaban tan calientes como las paredes de un horno y levantando las tapas vio a sus hombres, uno tras otro, humeantes y sin vida.

A la vista de este espectáculo, el jefe de los ladrones comprendió de qué manera tan atroz habían perecido sus hombres, y, dando un salto prodigioso, alcanzó la cima del muro, se descolgó a la calle, y dando sus piernas al viento se perdió en la oscuridad de la noche.

En este momento, Schahrazada vio que amanecía y, discreta, se calló.

PERO CUANDO LLEGÓ LA 859 NOCHE

Schahrazada dijo:

“Y llegando a su cueva, se sumergió en sombrías reflexiones acerca de lo que debía hacer para vengar lo que debía ser vengado. En cuanto a Morgana, que acababa de salvar la casa de su dueño y las vidas de cuantos habitaban en ella, una vez que se hubo dado cuenta de que con la huida del

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubermercader de aceite había desaparecido todo peligro, esperó tranquilamente a que amaneciera para ir a despertar a su dueño Alí Babá. Cuando éste se hubo vestido, sorprendido de que se le despertara tan temprano sólo para ir al baño, Morgana le llevó ante las tinajas y le dijo: “¡Oh, mi dueño! ¡Levanta la primera tapa y mira dentro!” Alí Babá, al hacerlo, se horrorizó y Morgana se apresuró a contarle cuanto había pasado, sin omitir un detalle, mas no es útil repetirlo aquí; e igualmente le contó la historia de las marcas blancas y rojas de las puertas, pero tampoco es de utilidad repetirla.

Cuando Alí Babá hubo escuchado el relato de su esclava, lloró de emoción, y, estrechando a la joven con ternura contra su corazón, le dijo “¡Bendita hija y bendito el vientre que te llevó! Ciertamente que el pan que has comido en está casa no ha sido comido con ingratitud. ¡Eres mi hija y la hija de la madre de mis hijos y de ahora en adelante serás mi primogénita!”, y continuó diciéndole palabras amables, agradeciéndole su sagacidad y valentía. Después de esto, Alí Babá, ayudado por Morgana y el esclavo Abdalá, procedió al entierro de los ladrones, cuyos cuerpos, tras pensarlo mucho, decidió enterrar en una fosa enorme que cavaría en el jardín, haciéndolo él mismo para no llamar la atención de los vecinos. Así es como se desembazaró de aquella gente maldita.

Muchos días transcurrieron en casa de Alí Babá en medio del regocijo y de la alegría, menudearon los comentarios sobre los detalles de aquella aventura prodigiosa y dando gracias a Alah por su protección. Morgana era mas querida que nunca y Alí Babá junto con sus dos esposas e hijos, se esforzaba en darle muestras de su agradecimiento y amistad.

Un día el hijo mayor de Alí Babá, que era quien regía la antigua tienda de Kasín, dijo a su padre: “Padre mío, no sé qué hacer para agradecer a mi vecino el mercader Hussein todas las atenciones con que me abruma desde su reciente instalación en el mercado. He aquí que ya he aceptado en cinco ocasiones participar, de su comida del mediodía, sin ofrecerle nada en cambio. ¡Oh padre! Yo desearía invitarle aunque no fuese más que una sola vez y resarcirle de todas sus atenciones con un festín suntuoso y único, ya que convendrás en que es conveniente agasajarle debidamente, en justa correspondencia, a las atenciones que ha tenido para conmigo.”

Alí Babá, respondió: “¡Hijo mío, ciertamente ése es el mas grande de los deberes! Tendrás que dejarlo todo a mi cargo y no preocuparte por nada. Precisamente, mañana viernes, día de descanso, lo aprovecharás para invitar a tu vecino Hussein a venir a tomar con nosotros el pan y la sal, y si por discreción busca algún pretexto, no temas insistir y tráele a nuestra casa, en la que espero que encuentre un agasajo digno de su generosidad.”

A la mañana siguiente, después de la oración, el hijo de Alí Babá invitó a Hussein, el mercader que recientemente se había instalado en el mercado, a dar un paseo. En compañía de su vecino, dirigió sus pasos precisamente hacia el barrio donde estaba su casa. Alí Babá, que los esperaba en el umbral, se acercó a ellos con rostro sonriente y después de saludarlos, expresó a Hussein su gratitud por las deferencias que tenía para con su hijo y le invito cordialmente a que entrase en su casa a descansar y a compartir con su hijo y con él, la comida de la tarde, y añadió: “¡Bien sé que haga lo que haga, no podré recompensar las atenciones que has tenido con mi hijo, pero, en fin, espero que aceptes el pan y la sal de la hospitalidad!”

Hussein respondió: “¡Por Alah, oh mi dueño! Tu hospitalidad es grande ciertamente, pero ¿cómo puedo aceptarla si tengo hecho juramento de no probar nunca alimentos sazonados con sal y de no probar jamás ese condimento?” Alí Babá, respondió: “No tengo más que decir una palabra en la cocina y los alimentos serán preparados sin sal ni nada parecido.” Y de tal modo instó al mercader; que le obligó a entrar en su casa. Rápidamente corrió a prevenir a Morgana para que no echara sal a los alimentos y prepararan las viandas, rellenos y pasteles, sin la ayuda de aquel condimento. Morgana, muy sorprendida por el horror de aquel huésped hacia la sal, no sabiendo a qué atribuir un

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberdeseo tan extraño comenzó a reflexionar sobre el asunto, pero no olvidó prevenir a la cocinera negra de que debía atenerse, a la orden de su dueño Alí Babá.

Cuando la comida estuvo lista, Morgana la sirvió en los platos y ayudó al esclavo Abdalá a llevarla a la sala del festín, y, como era de natural muy curiosa, de vez en cuando echaba una ojeada al huésped a quien no le gustaba la sal.

Cuando la comida terminó, Morgana se retiró para dejar a su dueño conversar a gusto con su invitado. Al cabo de una hora la joven entró nuevamente en la sala, y, con gran sorpresa de Alí Babá, ataviada como una danzarina: la frente adornada con una diadema de zequíes de oro, el cuello rodeado por un collar de ámbar, el talle ceñido con un cinturón de mallas de oro, y brazaletes de oro con cascabeles en las muñecas y tobillos, según la costumbre de las danzarinas de profesión. De su cintura colgaba el puñal de empuñadura de jade y larga hoja que sirve para acompañar las figuras de la danza. Sus ojos de gacela enamorada, ya tan grandes de por sí y de tan profunda mirada, estaban pintados con kohl negro hasta las sienes, lo mismo que sus cejas, alargadas en amenazador arco. Así ataviada y adornada, avanzó con pasos medidos, erguida y con los senos enhiestos. Tras ella entró el joven esclavo Abdalá llevando en su mano derecha, a la altura de la cintura, un tambor sobre el que redoblaba muy lentamente, acompañando los pasos de la esclava.

Cuando Morgana llegó ante su dueño, se inclinó graciosamente y sin darle tiempo a recuperarse de la sorpresa que le había producido aquella entrada inesperada, se volvió hacia el joven Abdalá y le hizo una ligera seña. Súbitamente, el redoble del tambor se aceleró Morgana bailó ágil como un pajaro, todos los pasos imaginables, dibujando todas las figuras, como lo hubiese hecha en el palacio de los reyes una danzarina de profesión. Danzó como sólo pudo hacerlo ante Seúl, sombrío y triste, David, el pastor. Bailó la danza de los velos, la del pañuelo, la del bastón, las danzas de los judíos, de los griegos, de los etíopes, de los persas y de los beduinos, con una ligereza tan maravillosa que, ciertamente, sólo Balkin, la amante reina de Solimán, hubiese podido hacerlo igual.

Terminó de bailar sólo cuando el corazón de su dueño, el hijo de su dueño y el del mercader invitado de su amo cesaron de latir y la contemplaron con ojos arrobados. Entonces, comenzó la danza del puñal; en efecto, sacando de improviso el puñal de su funda de plata, ondulante por su gracia y actitudes, danzó al ritmo acelerado del tambor, con el puñal amenazador, flexible, ardiente, salvaje y como sostenida por alas invisibles.

La punta del arma tan pronto se dirigía contra algún enemigo invisible como hacia los bellos senos de la exaltada adolescente. En aquellos momentos, la concurrencia profería un grito de alarma, tan próximo parecía estar el corazón, de la danzarina de la punta mortífera del arma, pero poco a poco el ritmo del tambor se hizo más lento y le atenuó su redoble hasta el silencio completo, y Morgana cesó de bailar.

La joven se volvió hacia el esclavo Abdalá, quien a una nueva seña, le arrojó el tambor que ella atrapó al vuelo, y se sirvió de él para tenderlo a los tres espectadores, según la costumbre de las bailarinas, solicitando su dádiva. Alí Babá, aunque molesto en un principio por la inesperada entrada de su esclava, pronto se dejó ganar por tanto encanto y arte y arrojó un dinar de oro en el tambor. Morgana se lo agradeció con una profunda reverencia y una sonrisa y tendió el tambor al hijo de Alí Babá, que no fue menos generoso que su padre. Llevando siempre el tambor en la mano izquierda, lo presentó al huésped a quien no le gustaba la sal. Hussein tiró de su bolsa y se disponía a sacar algún dinero para aquella bailarina codiciable, cuando de súbito Morgana, que había retrocedido dos pasos, se abalanzó contra él como un gato salvaje y le clavó en el corazón el puñal que blandía en la diestra. Hussein con los ojos fuera de las órbitas, medio exhaló un suspiro, y,

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercayendo de bruces sobre el tipaz, dejó de existir. Alí Babá y su hijo, en el colmo del espanto y de la indignación, se lanzaron hacia Morgana, que temblorosa por la emoción, limpiaba su puñal en el velo de seda y como la creyesen víctima del delirio y de la locura, la asieron de las manos para quitarle el arma, pero ella con voz tranquila, les dijo: “¡Oh amos míos! ¡Alabemos a Alah que ha dirigido el brazo de una débil joven, para así castigar al jefe de vuestros enemigos! ¡Ved si este muerto no es el mercader de aceite, el capitán de los ladrones, el hombre que no quiso probar la sal de la hospitalidad!”

Mientras hablaba, despojó de su manto al cuerpo caído, y mostró bajo sus largas barbas, al enemigo que había jurado su destrucción. Cuando Alí Babá reconoció en el cuerpo inanimado de Hussein al mercader de aceite dueño de las tinajas y jefe de los bandidos, comprendió que por segunda vez debía su vida y la de su familia a la adhesión atenta y al coraje de la joven Morgana, por lo que abrazándola, con lágrimas en los ojos; le dijo: “¡Oh Morgana, hija mía! Para que mi dicha sea completa, ¿quieres entrar definitivamente en mi familia como esposa de mi hijo, ese bello joven que aquí está con nosotros?” Morgana besó la mano de Alí Babá y respondió: “Acato y obedezco.”

El matrimonio de Morgana con el hijo de Alí Babá se celebró sin tardanza ante el kadí y los testigos, en medio de gran alegría y regocijo. El cuerpo del jefe de los bandidos, ¡que él sea maldito!, se enterró en secreto en la fosa común que había servido de sepultura a sus antiguos compañeros.

En este momento, Schahrazada vio que amanecía y, discreta, se calló.

PERO CUANDO LLEGO LA 860 NOCHE

Dijo Schahrazada:

“Después del matrimonio de su hijo, Alí Babá escuchaba atentamente las opiniones de Morgana, y, siguiendo sus consejos, durante algún tiempo se abstuvo de volver a la caverna por temor de encontrar a los dos bandidos restantes, cuya muerte ignoraba, y que en realidad, como tú sabes, rey afortunado, habían sido ejecutados por orden de su capitán.

Hasta que pasó un año no estuvo tranquilo a ese respecto, pero una vez hubo transcurrido ese tiempo se decidió a visitar la caverna en compañía de su hijo y de la avisada Morgana. Ésta, que durante el camino no dejó de observar cuanto veía, al llegar a la roca se apercibió de que los arbustos y las grandes hierbas obstruían por completo el sendero que rodeaba a aquélla y que, por otra parte, en el suelo no había rastro de pisadas humanas ni huella alguna de caballos, por lo que, deduciendo que desde mucho tiempo atrás nadie debía haberse acercado a aquellos parajes, dijo a Alí Babá: “¡Oh tío mío! ¡No hay inconveniente; podemos entrar sin peligro!” Alí Babá extendió las manos hacia la puerta de piedra y pronunció la fórmula mágica, diciendo “¡Sésamo, ábrete!” Lo mismo que otras veces, la huerta obedeció como si fuese movida por servidores invisibles y se abrió dejando paso libre a Alí Babá, a su hijo, y a la joven Morgana. El antiguo leñador comprobó que, en efecto, nada había cambiado desde su última visita al tesoro; por lo que se apresuró a mostrar a Morgana y a su hijo las fabulosas riquezas, de las que era él único dueño.

Una vez que vieron cuanto había en la caverna, llenaron de oro y pedrería tres sacos grandes que habían llevado con ellos y, volviendo sobre sus pasos, después de pronunciar la fórmula de apertura, salieron de la cueva.

Desde entonces vivieron con tranquilidad, usando con moderación y prudencia las riquezas que les había otorgado el Generoso, que es el único grande. Así es como Alí Babá, el leñador propietario

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberde tres asnos por toda fortuna, llegó a ser, gracias a su destino, el hombre más rico y respetado de su ciudad natal.

¡Gracias a Aquel que da sin medida a los humildes de la tierra! He aquí, ¡oh rey afortunado! -continuó diciendo Schahrazada-; lo que sé de la historia de Alí Babá y los cuarenta ladrones, pero ¡más sabio es Alah!

El rey Schahriar dijo:

-Ciertamente, Schahrazada, que ésta es una historia asombrosa, pues la joven Morgana no tiene par entre las mujeres de hoy. Bien lo sé yo, que me vi obligado a cortar la cabeza de todas las desvergonzadas de mi palacio.

ALI BABA AND THE FORTY THIEVES(from the 1000 and one night - 851a - 860 night)

In days of yore and in times and tides long gone before there dwelt in a certain town of Persia two brothers one named Kasim and the other 'Ali Baba, who at their father's demise had divided the little wealth he had left to them with equitable division, and had lost no rime in wasting and spending it ali. The elder, however, presently took to him-self a wife, the daughter of an opulent merchant; so that when his father-in-law fared to the mercy of Almighty Allah, he became owner of a large shop fìlled with rare goods and costly wares and of a storehouse stocked with precious stuffs; likewise of much gold that was buried in the ground. Thus was he known throughout the city as a substantial man. But the woman whom Ali Baba had married was poor and needy; they lived, therefore, in a mean hovel and Ali Baba eked out a scanty livelihood by the sale of fuel which he daily collected in the jungle and carried about the town to the Bazar upon his three asses. Now it chanced one day that Ali Baba had cut dead branches and dry fuel sufficient for his need, and had placed the load upon his beasts when suddenly he espied a dust-cloud spireing high in air to his right and moving rapidly towards him; and when he closely considered it he descried a troop of horse-men riding on amain and about to reach him. At this sight he was sore alarmed, and fearing lest perchance they were a band of bandits who would slay him and drive off his donkeys, in his affright he began to run; but forasmuch as they were near hand and he could not escape from out the forest, he drove his animals laden with the fuel into a bye-way of the bushes and swarmed up a thick trunk of a huge tree to hide himself therein; and he sat upon a branch whence he could descry everything beneath him whilst none below could catch a glimpse of him above;and that tree grew dose beside a rock which towered high above-head. The horsemen, young, active, and doughty riders, carne close up to the rock-face and ali dismounted; whereat Ali Babà took good note of them and soon he was fully persuaded by their mien and demeanour that they were a troop of highwaymen who, having fallen upon a caravan had despoiled it and carried off the spoil and brought their booty to this place with intent of concealing it safely in some cache. Moreover he observed that they were forty in number. Ali Babà saw the robbers, as soon as they came under the tree, each unbridle his horse and hobble it; then all took off their saddle-bags which proved to be full of gold and silver. The man who seemed to be the captain presently pushed forwards, load on shoulder, through thorns and thickets, till he carne up to a certain spot where he uttered these strange words, "Open, O Simsim!" and forthwith appeared a wide doorway in the face of the rock. The robbers went in and last of alltheir Chief and then the portalshut of itself. Long while they stayed within the cave whilst Ali Babà was constrained to abide perched upon the tree, reflecting that if he carne down peradventure the band might issue forth that very moment and seize him and slay him. At last he had determined to

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubermount one of the horses and driving on his asses to return townwards, when suddenly the portal flew open. The robber-chief was first to issue forth; then, standing at the entrance, he saw and I counted his men as they carne out, and lastly he spoke the magical words, "Shut, O Simsim!" whereat the door closed of itself. When all had passed muster and review, each slung on his saddle-bags and bridled his own horse and as soon as ready they rode off, led by the leader, in the direction whence they came. Ali Babà remained still perched on the tree and watched their departure; nor would he descend until what time they were clean gone out of sight, lest perchance one of them return and look around and descry him. Then he thought within himself, "I too will try the virtue of those magical words and see if at my bidding the door will open and close. " So he called out aloud, "Open, O Simsim!" And no sooner had he spoken than straightway the portal flew open and he entered within. He saw a large cavern and a vaulted, in height equalling the stature of a full-grown man and it was hewn in the live stone and lighted up with light that carne through air-holes and bulls-eyes in the upper surface of the rock which formed the roof. He had expected to find naught save outer gloom in this robbers' den, and he was surprised to see the whole room filled with bales of all manner stuffs, and heaped up from sole to ceilìng with camel-loads of silks and brocades and embroidered cloths and mounds on mounds of vari-coloured carpetings; besides which he espied coins golden and silvern without measure or account, some piled upon the ground and others bound in leathern bags and sacks. Seeing these goods and moneys in such abundance, Ali Babà determined in his mind that not during a few years only but for many generations thieves must have stored their gains and spoils in this place. When he stood within the cave, its door had closed upon him, yet he was not dismayed since he had kept in memory the magical words; | and he took no heed of the precious stuffs around him. but applied himself only and wholly to the sacks of Ashrafis. Of these he carried out as many as he judged sufficient but-then for the beasts; then he loaded them upon bis animals, and covered his plunder with stic,ks and fuel, so none might discern the bags, but might think that he was carrying home his usual ware. Lastly he called out, "Shut, O Simsim!" and forthwith the door closed, for the spell so wrought that whensoever any entered the cave, its portal shut of itself behind him; and, as he issued therefrom, the same would neither open nor close again till he had pronounced the words, "Shut, O Simsim!" Presently, having laden his asses AH Babà urged them before him with all speed to the city and reaching home he drove them into the yard; and, shutting close the outer door, took down first the sticks and fuel and after the bags of gold which he carried in to his wife. She felt them and finding them full of coin suspected that Ali Babà had been robbing and fell to berating and blaming him for that he should do so ill a thing. Quoth Ali Babà to his wife:—"Indeed I am no robber and rather do thou rejoice with me at our good fortune." Hereupon he told her of his adventure and began to pour the gold from the bags in heaps before her, and her sight was dazzled by the sheen and her heart delighted at his recital and adventures. Then she began counting the gold, whereat quoth Ali Babà, "O silly woman, how long wilt thou continue turning over the coin? now let me I dig a hole wherein to hide this treasure that none may how its secret." Quoth she, "Right is thy rede! stili would weigh the moneys and have some inkling of their i amount;"andhereplied," As thou pleasest, but see thou tell no man." So she went off in haste to Kasim's home to borrow weights and scales wherewith she might balance the Ashrafis and make some reckoning of their value; and when she could not find Kasim she said to his wife, "Lend I me, I pray thee, thy scales for a moment." Replied her sister-in-law, "Hast thou need of the bigger balance or the smaller?" and the other rejoined, "I need not the large scales, give me the little; "and her sister-in-law cried, "Stay here a moment whilst I look about and find thy want." With this pretext Kasim's wife went aside and secretly smeared wax and suet over the pan of the balance, that she might know what thing it was Ali Baba's wife would weigh, for she made sure that whatso it be some bit thereof would stick to the wax and fat. So the woman took this opportunity to satisfy her curiosity, and Ali Baba's •wife suspecting naught thereof carried home the scales and began to weigh the gold, whilst Ali Babà ceased not digging; and, when the money was

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberweighed, they twain stowed it into the hole which they carefully filled up with earth. Then the good wife took back the scales to her kinswoman, all unknowing that an Ashrafi had adhered to the cup of the scales; but when Kasim's wife espied the gold coin she fumed with envy and wrath, saying to herself, "So ho! they borrowed my balance to weigh out Ashrafis?" and she marvelled greatly whence so poor a man as Ali Babà had gotten such store of wealth that he should be obliged to weigh it with a pair of scales. Now after long pondering the matter, when her husband returned home at eventide, she said to him, "O man, thou deemest thyself a wight of wealth and substance, but lo, thy brother Ali Babà is an Emir by the side of thee and richer far than thou art. He hath such heaps of gold that he must needs weigh his moneys with scales, whilst thou, forsooth, art satisfied to count thy coin." "Whence knowest thou this?" asked Kasim, and in answer his wife related all anent the pair of scales and how she found an Ashrafi stuck to them, and shewed him the gold coin which bore the mark and superscription of some ancient king. No sleep had Kasim all that night by reason of his envy and jealousy and covetise; and next morning he rose betimes and going to Ali Babà said, "O my brother, to all appearance thou art poor and needy; but in effect thou hast a store of wealth so abundant that perforce thou must weigh thy gold with scales." Quoth Ali Baba,"What is this thou sayest? I understand thee not; make clear thy purport;" and quoth Kasim with ready rage, "Feign not that thou art ignorant of what I say and think not to deceive me." Then showing him the Ashrafi he cried, "Thousands of gold coins such as these thou hast put by; and meanwhile my wife found this one stuck to the cup of the scales." Then Ali Babà understood how both Kasim and his wife knew that he had store of Ashrafis, and said in his mind that it would not avail him to keep the matter hidden, but would rather cause ill-will and mischief; and thus he was induced to tell his brother every whit concerning the bandits and also of the treasure trove in the cave. When he had heard the story, Kasim exclaimed, "I would fain learn of thee the certainty of the place where thou foundest the moneys; also the magical words whereby the door opened and closed; and I forewarn thee an thou tell me not the whole truth, I will give notice of those Ashrafis to theWali; then

shalt thou forfeit all thy wealth and be disgraced and thrown into gaol." Thereupon Ali Babà told him his tale not forgetting the magical words; and Kasim who kept careful heed of all these matters next day set out, driving ten mules he had hired, and readily found the place which Ali Babà had described to him. And when he carne to the aforesaid rock and to the tree whereon Ali Babà had hidden himself, and he had made sure of the door he cried in great joy, "Open, O Simsim!" The portal yawned wide at once and Kasim went within and saw the piles of jewels and treasures lying ranged all around; and, as soon as he stood amongst them the door shut after him as wont to do. He walked about in ecstasy marvelling at the treasures, and when weary of admiration he gathered together bags of Ashrafis, a sufficient load for his ten mules, and placed them by the entrance in readiness to be carried outside and set upon the beasts. But by the will of Allah Almighty he had clean forgotten the cabalistic words and cried out, "Open, O Barley!" whereat the door refused to move. Astonished and confused beyond measure he named the names of ali manner of grains save sesame, which had slipped from his memory as though he had never heard the word; whereat in his dire distress he heeded not the Ashrafis that lay heaped at the entrance and paced to and fro, backwards and forwards, within the cave sorely puzzled and perplexed. The wealth whose sight had erewhile filled his heart with joy and gladness was now the cause of bitter grief and sadness. It carne to pass that at noontide the robbers, returning by that way, saw from afar some mules standing beside the entrance and much they marvelled at what had brought the beasts to that place; for, inasmuch as Kasim by mischance had failed to tether or hobble them, they had strayed about the jungle and were browsing hither and thither. However, the thieves paid scant regard to the estrays nor cared they to secure them, but only wondered by what means they had wandered so far from the town. Then, reaching the cave the Captain and his troop dismounted and going up to the door repeated the formula and at once it flew open. Now Kasim had heard from within the

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercave the horsehooves drawing nigh and yet nigher; and he fell down to the ground in a fit of fear never doubting that it was the clatter of the banditi who would slaughter him without fail. Howbeit he presently took heart of grace and at the moment when the door flew open he rushed out hoping to make good his escape. But the unhappy ran full tilt against the Captain who stood in front of the band, and felled him to the ground; whereupon a robber standing near his chief at once bared his brand and with one cut clave Kasim clean in twain. Thereupon the robbers rushed into the cavern, and put back as they were before the bags of Ashrafis which Kasim had heaped up at the doorway ready for taking away; nor recked they aught of those which Ali Babà had removed, so dazed and amazed were they to discover by what means the strange man had effected an entrance. All knew that it was not possible for any to drop through the skylights so tall and steep was the rock's face, withal slippery of ascent; and also that none could enter by the portal unless he knew the magical words whereby to open it. However they presently quartered the dead body of Kasim and hung it to the door within the cavern, two parts to the right jamb and as many to the left that the sight might be a warning of approaching doom for all who dared enter the cave. Then coming out they closed the hoard door and rode away upon their wonted work. Now when night fell and Kasim carne not home, his wife waxed uneasy in mind and running round to Ali Babà said, "O my brother, Kasim hath not returned: thou knowest whither he went, and sore I fear me some misfortune hath betided him." Ali Babà also divined that a mishap had happened to prevent his return; not the less, however, he strove to comfort his sister-in-law with words of cheer and said, "O wife of my brother, Kasim haply exerciseth discretion and, avoiding the city, cometh by a roundabout road and will be here anon. This, I do believe, is the reason why he tarrieth." Thereupon comforted in spirit Kasim's wife fared homewards and sat awaiting her husband's return; but when half the night was spent and still he carne not, she was as one distraught. She feared to cry aloud for her grief, lest haply the neighbours hearing her should come and learn the secret; so she wept in silence and upbraiding herself fell to thinking, "Wherefore did I disclose this secret to him and beget envy and jealousy of Ali Babà? this be the fruit thereof and hence the disaster that hath come down upon me." She spent the rest of the night in bitter tears and early on the morrow hied in hottest hurry to Ali Babà and prayed that he would go forth in quest of his brother; so he strove to console her and straightway set out with his asses for the forest. Presently, reaching the rock he wondered to see stains of blood freshly shed and not finding his brother or the ten mules he forefelt a calamity from so evil a sign. He then went to the door and saying, "Open, O Simsim!" he pushed in and saw the dead body of Kasim, two parts hanging to the right, and the rest to the left of the entrance. Albeit he was affrighted beyond measure of affright he wrapped the quarters in two cloths and laid them upon one of his asses, hiding them carefully with sticks and fuel that none might see them. Then he placed the bags of gold upon the two other animals and likewise covered them most carefully; and, when all was made ready he closed the cave-door with the magical words, and set him forth wending homewards with all ward and watchfulness. The asses with the load of Ashrafis he made over to his wife and bade her bury the bags with diligence; but he told her not the condition in which he had come upon his brother Kasim. Then he went with the other ass, to wit, the beast whereon was laid the corpse to the widow's house and knocked gently at the door. Now Kasim had a slave-girl shrewd and sharp-witted, Morgiana hight. She as softly undid the bolt and admitted Ali Babà and the ass into the courtyard of the house, when he let down the body from the beast's back and said, "O Morgiana, haste thee and make thee ready to perform the rites for the burial of thy lord: I now go to tell the tidings to thy mistress and I will quickly return to help thee in this matter." At that instant Kasim's widow seeing her brother-in-law, exclaimed, "O Ali Babà, what news bringest thou of my spouse? Alas, I see grief tokens written upon thy countenance. Say quickly what hath happened." Then he recounted to her how it had fared with her husband and how he had been slain by the robbers and in what wise he had brought home the dead body. Ali Babà pursued:—"O my lady, what was to happen hath

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberhappened, but it behoveth us to keep this matter secret, for that our lives depend upon privacy." She wept with sore weeping and made answer, "It hath fared with my husband according to the flat of Fate; and now for thy safety's sake I give thee my word to keep the affair concealed." He replied, "Naught can avail when Allah hath decreed. Rest thee in patience; until the days of thy widowhood be accomplisht; after which time I will cake thee to wife, and thou shalt live in comfort and happiness; and fear not lest my first spouse vex thee or show aught of jealousy, for that she is kindly and tender of heart." The widow lamenting her loss noisily, cried, "Be it as e'en thou please." Then Ali Babà farewelled her, weeping and wailing for her husband; and joining Morgiana took counsel with her how to manage the burial of his brother. So, after much consultation and many warnings, he left the slave-girl and departed home driving his ass before him. As soon as Ali Babà had fared forth Morgiana went quickly to a druggist's shop; and, that she might the better dissemble with him and not make known the matter, she asked of him a drug often administered to men when diseased with dangerous dis temper. He gave it saying, "Who is there in thy house that lieth so ill as to require this medicine?" and said she, "My Master Kasim is sick well nigh unto death: for many days he hath nor spoken nor tasted aught of food, so that almost we despair of his life." Next day Morgiana went again and asked the druggist for more of medicine and essences such as are adhibited to the sick when at door of death, that the moribund may haply rally before the last breath. The man gave the potion and she taking it sighed aloud and wept, saying, "I fear me he may not have strength to drink this draught: methinks all will be over with him ere I return to the house." Meanwhile Ali Babà was anxiously awaiting to hear sounds of wailing and lamentation in Kasim s home that he might at such signal hasten thither and take part in the ceremonies of the funeral. Early on the second day Morgiana went with veiled face to one Babà Mustafa, a tailor well shotten in years whose craft was to make shrouds and cerecloths; and as soon as she saw him open his shop she gave him a gold piece and said, "Do thou bind a bandage over thine eyes and come along with me." Mustafa made as though he would not go, whereat Morgiana placed a second gold coin in his palm and entreated him to ac-company her. The tailor presently consented for greed of gain, so tying a kerchief tightly over his eyes she led him by the hand to the house wherein lay the dead body of her master. Then, taking off the bandage in the darkened room she bade him sew together the quarters of the corpse, limb to its limb; and, casting a cloth upon the body, said to the tailor, "Make haste and sew a shroud according to the size of this dead man and I will give thee therefor yet another ducat. "Baba Mustafa quickly made the cerecloth of fitting length and breadth, and Morgiana paid him the promised Ashrafi; then once more bandaging his eyes led him back to the place whence she had brought him. After this she returned hurriedly home and with the help of Ali Babà washed the body in warm water and donning the shroud lay the corpse upon a clean piace ready for burial. This done Morgiana went to the mosque and gave notice to an Imam that a funeral was awaiting the mourners in a certain household, and prayed that he would come to read the prayers for the dead; and the Imam went back with her. Then four neighbours took up the bier and bore it on their shoulders and fared forth with the Imam and others who were wont to give assistance at such obsequies. After the funeral prayers were ended four other men carried off the coffin; and Morgiana walked before it bare of head, striking her breast and weeping and wailing with exceeding loud lament, whilst Ali Babà and the neighbours carne behind. In such order they entered the cemetery and buried him; then, leaving him to Munkar and Nakir — the Questioners of the Dead —all wended their ways. Presently the women of the quarter, according to the custom of the city, gathered together in the house of mourning and sat an hour with Kasim's widow comforting and condoling, presently leaving her somewhat resigned and cheered. Ali Babà stayed forty days at home in ceremonial lamentation for the loss of his brother; so none within the town save himself and his wife (Kasim's widow) and Morgiana knew aught the secret. And when the forty days of mourning

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberwere ended Ali Babà removed to his own quarters all the property belonging to the deceased and openly married the widow; then he appointed his nephew, his brothers eldest son, who had lived a long time with a wealthy merchant and was perfect of knowledge in all matters of trade, such as selling and buying, to take charge of the defunct s shop and to carry on the business. It so chanced one day when the robbers, as was their wont, came to the treasure-cave that they marvelled exceedingly to find nor sign nor trace of Kasim's body whilst they observed that much of gold had been carried off. Quoth the Captain, "Now it behoveth us to make enquiry in this matter; else shall we suffer much of loss and this our treasure, which we and our forefathers have amassed during the course of many years, will little by little be wasted and spoiled." Hereto all assented and with single mind agreed that he whom they had slain had knowledge of the magical words whereby the door was made to open; moreover that some one beside him had cognizance of the spell and had carried off the body, and also much of gold; wherefore they needs must make diligent research and fìnd out who the man ever might be. They then took counsel and determined that one amongst them, who should be sagacious and deft of wit, must don the dress of some merchant from foreign parts; then, repairing to the city he must go about from quarter to quarter and from street to street, and learn if any towns-man had lately died and if so where he •wont to dwell, that with this clue they might be enabled to fìnd the wight they sought. Hereat said one of the robbers, "Grant me leave that I fare and fìnd out such tidings in the town and bring thee word anon; and if I fail of my purpose I hold my life in forfeit." Accordingly that bandit, after disguising himself by dress, pushed at night into the town and next morning early he repaired to the market-square and saw that none of the shops had yet been opened, save only that of Babà Mustafa the tailor, who thread and needle in hand sat upon his working-stool. The thief bade him good day and said, " 'Tis yet dark: how canst thou see to sew?" Said the tailor, "I perceive thou art a stranger. Despite my years my eye-sight is so keen that only yesterday I sewed together a dead body whilst sitting in a rooni quite darkened." Quoth the bandit thereupon to himself, "I shall get somewhat of my want from this snip;" and to secure a further clue he asked, "Meseemeth thou wouldst jest with me and thou meanest that a cerecloth for a corpse was stitched by thee and that thy business is to sew shrouds." Answered the tailor, "It mattereth not to thee: question me no more questions." Thereupon the robber placed an Ashrafì in his hand and continued, "I desire not to discover aught thou hidest, albeit my breast like every honest man's is the grave of secrets; and this only would I learn of thee, in what house didst thou do that job? Canst thou direct me thither, or thyself conduct me thereto?" The tailor took the gold with greed and cried, "I have not seen with my own eyes the way to that house. A certain bondswoman led me to a place which I know right well and there she bandaged my eyes and guided me to some tenement and lastly carried me into a darkened room where lay the dead body dismembered. Then she unbound the kerchief and bade me sew together first the corpse and then the shroud, which having done she again blindfolded me and led me back to the stead whence she had brought me and left me there. Thou seest then I am not able to tell thee where thou shalt fmd the house." Quoth the robber, "Albeit thou knowest not the dwelling whereof thou speakest, still canst thou take me to the place where thou wast blindfolded; then I will bind a kerchief over thine eyes and lead thee as thou wast led: on this wise perchance thou mayest hit upon the site. An thou wilt do this favour by me, see here another golden ducat is thine." Thereupon the bandit slipped a second Ashrafì into the tailor's palm, and Babà Mustafa thrust it with the first into his pocket; then, leaving his shop as it was, he walked to the place where Morgiana had tied the kerchief around his eyes, and with him went the robber who, after binding on the bandage, led him by the hand. Babà Mustafa, who was clever and keen-witted, presently striking the Street whereby he had fared with the handmaid, walked on counting step by step; then, halting suddenly, he said, "Thus far I came with her;" and the twain stopped in front of Kasim's house wherein now dwelt his brother Ali Babà. The robber then made marks with white

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberchalk upon the door to the end that he might readily find it at some future time, and removing the bandage from the tailor's eyes said, "O Babà Mustafa, I thank thee for this favour: and Almighty Allah guerdon thee for thy goodness. Tell me now, I pray thee, who dwelleth in yonder house?" Quoth he, "In very sooth I wot not, for I have little knowledge concerning this quarter of the city;" and the bandit, un-derstanding that he could find no further clue from the tailor, dismissed him to his shop with abundant thanks, and hastened back to the tryst-place in the jungle where the band awaited his coming. Not long after it so fortuned that Morgiana, going out upon some errand, marvelled exceedingly at seeing the chalk-marks showing white in the door; she stood awhile deep in thought and presently divined that some enemy had made the signs that he might recognise the house and play some sleight upon her lord. She therefore chalked the doors of all her neighbours in like manner and kept the matter secret, never entrusting it or to master or to mistress. Meanwhile the robber told his comrades his tale of adventure and how he had found the clue; so the Captain and with him all the band went one after other by different ways till they entered the city; and he who had placed the mark on Ali Baba's door accompanied the Chief to point out the place. He conducted him straightway to the house and shewing the sign exclaimed, "Here dwelleth he of whom we are in search!" But when the Captain looked around him he saw that ali the dwellings bore chalk-marks after like fashion and he wondered saying, "By what manner of means knowest thou which house of ali these houses that bear similar signs is that whereof thou spakest?" Hereat the robber-guide was confounded beyond measure of confusion, and could make no answer; then with an oath he cried, "I did assuredly set a sign upon a door, but I know not whence carne ali the marks upon the other entrances; nor can I say for a surety which it was I chalked." Thereupon the Captain returned to the market-place and said to his men, "We have toiled and laboured in vain, nor have we found the house we went forth to seek. Return we now to the forest our rendezvous: I also will fare thither." Then all trooped off and assembled together within the treasure-cave; and, when the robbers had all met, the Captain judged him worthy of punishment who had spoken falsely and had led them through the city to no purpose. So he imprisoned him in presence of them all; and then said he, "To him amongst you will I show special favour who shall go to town and bring me intelligence whereby we may lay hands upon the plunderer of our property." Hereat another of the company came forward and said, "I am ready to go and enquire into the case, and 'tis I who will bring thee to thy wish." The Captain after giving him presents and promises despatched him upon his errand; and by the decree of Destiny which none may gainsay, this second robber went first to the house of Babà Mustafa the tailor, as had done the thief who had foregone him. In like manner he also persuaded the snip with gifts of golden coin that he be led hoodwinked and thus too he was guided to Ali Baba's door. Here noting the work of his predecessor, he affixed to the jamb a mark with red chalk the better to distinguish it from the others whereon still showed the white. Then hied he back in stealth to his company; but Morgiana on her part also descried the red sign on the entrance and with subtle fore- thought marked all the others after the same fashion; nor told she any what she had done. Meanwhile the bandit re-joined his band and vauntingly said, "O our Captain, I have found the house and thereon put a mark whereby I shall distinguish it clearly from all its neighbours." But, as aforetime, when the troop repaired thither they saw each and every house marked with signs of red chalk. So they returned disappointed and the Captain, waxing displeased exceedingly and distraught, clapped also this spy into gaol. Then said the chief to himself, "Two men have failed in their endeavour and have met their rightful meed of punishment; and I trow that none other of my band will essay to follow up their research; so I myself will go and find the house of this wight. "Accordingly he fared along and aided by the tailor Babà Mustafa, who had gained much gain of golden pieces in this matter, he hit upon the house of Ali Babà; and here he made no outward show or sign, but marked it on the tablet of his heart and impressed the pie-ture upon the page

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberof his memory. Then returning to the jungle he said to his men, "I have full cognizance of the place and have limned it clearly in my mind; so now there will be no difficulty in fìnding it. Go forth straightways and buy me and bring hither nineteen mules together with one large leathern jar of mustard oil and seven and thirty vessels of the same kind clean empty. Without me and the two locked up in gaol ye number thirty-seven souls; so I will stow you away armed and accoutred each within his jar and will load two upon each mule, and upon the nineteenth mule there shall be a man in an empty jar on one side, and on the other the jar full of oil. I for my part, in guise of an oil-merchant, will drive the mules into the town, arriving at the house by night, and will ask permission of its master to tarry there until morning. After this we shall seek occasion during the dark hours to rise up and fall upon him and slay him." Furthermore the Captain spake saying, "When we have made an end of him we shall recover the gold and treasure whereof he robbed us and bring it back upon the mules." This counsel pleased the robbers who went forth-with and purchased mules and huge leathern jars, and did as the Captain had bidden them. And after a delay of three days shortly before nightfall they arose; and over-smearing all the jars with oil of mustard, each hid him inside an empty vessel. The Chief then disguised himself in trader's gear and placed the jars upon the nineteen mules; to wit, the thirty-seven vessels in each of which lay a robber armed and accoutred, and the one that was full of oil. This done, he drove the beasts before him and presently he reached Ali Baba's place at nightfall; when it chanced that the house-master was strolling after supper to and fro in front of his home. The Captain saluted him with the salam and said, "I come from such and such a village with oil; and ofttimes have I been here a-selling oil, but now to my grief I have arrived too late and I am sore troubled and perplexed as to where I shall spend the night. An thou have pity on me I pray thee grant that I tarry here in thy courtyard and case the mules by taking down the jars and giving the beasts somewhat of fodder." Albeit Ali Babà had heard the Cap-tain's voice when perched upon the tree and had seen him enter the cave, yet by reason of the disguise he knew him not for the leader of the thieves, and granted his request with hearty welcome and gave him full license to halt there for the night. He then pointed out an empty shed wherein to tether the mules, and bade one of the slave-boys go fetch grain and water. He also gave orders to the slave-girl Morgiana saying, "A guest hath come hither and tarrieth here to-night. Do thou busy thyself with all speed about his supper and make ready the guest-bed for him." Presently,when the Captain had let down all the jars and had fed and watered his mules, Ali Babà received him with all courtesy and kindness, and summoning Morgiana said in his presence, "See thou fail not in service of this our stranger nor surfer him to lack for aught. Tomorrow early I would fare to the Hammam and bathe; so do thou give my slave-boy Abdullah a suit of clean white clothes which I may put on after washing; moreover make thee ready a somewhat of broth overnight that I may drink it after my return home." Replied she, "I will have all in readiness as thou hast bidden." So Ali Babà retired to his rest, and the Captain, having supped, repaired to the shed and saw that all the mules had their food and drink for the night. And finding utter privacy, whispered to his men who were in ambush, "This night at midnight when ye hear my voice, do you quickly open with your sharp knives the leathern jars from top to bottom and issue forth without delay." Then passing through the kitchen he reached the chamber wherein a bed had been dispread for him, Morgiana showing the way with a lamp. Quoth she, "An thou need aught beside I pray thee command this thy slave who is ever ready to obey thy say!" He made answer, "Naught else need I;" then, putting out the light, he lay down on the bed to sleep awhile ere the time carne to rouse his men and finish off the work. Meanwhile Morgiana did as her master had bidden her: she first took out a suit of clean white clothes and made it over to Abdullah who had not yet gone to rest; then she placed the pipkin upon the hearth to boil the broth and blew the fìre till it burnt briskly. After a short delay she needs must see an the broth be boiling, but by that time ali the lamps had gone out and she found that the oil was spent and that nowhere could she get a light. The slave boy Abdullah ob-served that she was troubled

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberand perplexed hereat, and quoth he to her, "Why make so much ado? In yonder shed are many jars of oil: go now and take as much soever as thou listest." Morgiana gave thanks to him for his suggestion; and Abdullah, who was lying at his case in the hall, went off to sleep so that he might wake betimes and serve Ali Babà in the bath. So the handmaiden rose and with oil-can in hand walked to the shed where stood the leathern jars all ragged in rows. Now, as she drew nigh unto one of the vessels, the thief who was hidden therein hearing the tread of footsteps bethought him that it was of his Captain whose summons he awaited; so he whispered, "Is it now time for us to sally forth?" Morgiana started back affrighted at the sound of human accents; but, inasmuch as she was bold and ready of wit, she replied, "The time is not yet come," and said to herself 'These jars are not full of oil and herein I perceive a manner of mystery. Haply the oil merchant hatcheth some treacherous plot against my lord; so Allah, the Compassionating, the Compassionate, protect us from his snares!" Wherefore she answered in a voice made like to the Captain's, "Not yet, the time is not come." Then she went to the next jar and returned the same reply to him who was within, and so on to ali the vessels one by one. Then said she in herself, "Laud to the Lord! my master took this fellow in believing him to be an oil-merchant, but lo, he hath admitted a band of robbers, who only await the signal to fall upon him and plunder the piace and do him die." Then passed she on to the furthest jar and finding it brimming with oil, filled her can, and returning to the kitchen, trimmed the lamp and lit the wicks; then, bring ing forth a large cauldron, she set it upon the fire, and filling it with oil from out the jar heaped wood upon the hearth and fanned it to a fierce flame the readier to boil its contents. When this was done she baled it out in potfuls and poured it seething hot into the leathern vessels one by one while the thieves unable to escape were scalded to death and every jar contained a corpse. Thus did this slave-girl by her subtle wit make a clean end of all noiselessly and unknown even to the dwellers in the house. Now when she had satisfied herself that each and every of the men had been slain, she went back to the kitchen and shutting to the door sat brewing Ali Baba's broth. Scarce had an hour passed before the Captain woke from sleep; and, opening wide his window, saw that all was dark and silent; so he clapped his hands as a signal for his men to come forth but not a sound was heard in return. After awhile he clapped again and called aloud but got no answer; and when he cried out a third time without reply he was perplexed and went out to the shed wherein stood the jars. He thought to himself, "Perchance all are fallen asleep whenas the rime for action is now at hand, so I must e'en awaken them without stay or delay." Then approaching the nearest jar he was startled by a smell of oil and seething flesh; and touching it outside he felt it reeking hot; then going to the others one by one, he found ali in like condition. Hereat he knew for a surety the fate which had betided his band and, fearing for his own safety, he clomb on to the wall, and thence dropping into a garden made his escape in high dudgeon and sore disappointment. Morgiana awaited awhile to see the Captain return from the shed but he carne not; whereat she knew that he had scaled the wall and had taken to flight, for that the street-door was double-locked; and the thieves being all disposed of on this wise Morgiana laid her down to sleep in perfect solace and case of mind. When two hours of darkness yet remained, Ali Babà awoke and went to the Hammam knowing naught of the night-adventure, for the gallant slave-girl had not aroused him, nor indeed had she deemed such action expedient, because had she sought an opportunity of reporting to him her plan, she might haply have lost her chance and spoiled the project. The sun was high over the horizon when Ali Babà walked back from the Baths; and he marvelled exceedingly to see the jars still standing under the shed and said, "How cometh it that he, the oil-merchant my guest, hath not carried to the market his mules and jars of oil?" She answered, "Allah Almighty vouchsafe to thee six score years and ten of safety! I will tell thee in privacy of this merchant." So Ali Babà went apart with his slave-girl, who taking him with-out the house first locked the court-door; then showing him a jar she said, "Prithee look into this and see if within there be oil or aught else." Thereupon peering inside it he perceived a man at which sight he

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubercried aloud and fain would have fled in his fright. Quoth Morgiana, "Fear him not, this man hath no longer the force to work thee harm, he lieth dead and stone-dead." Hearing such words of comfort and reassurance Ali Babà asked, "O Morgiana, what evils have we escaped and by what means hath this wretch become the quarry of Fate?" She answered "Al-hamdolillah—Praise be to Almighty Allah!—I will inform thee fully of the case; but hush thee, speak not aloud, lest haply the neighbours learn the secret and it end in our confusion. Look now into all the jars, one by one from first to last." So Ali Babà examined them severally and found in each a man fully armed and accoutred and ali lay scalded to death. Hereat speechless for sheer amazement he stared at the jars, but presently recovering himself he asked, "And where is he, the oil-merchant?" Answered she, "Of him also I will inform thee. The villain was no trader but a traitorous assassin whose honied words would have ensnared thee to thy doom; and now I will tell thee what he was and what hath happened; but, meanwhile thou art fresh from the Hammam and thou shouldst first drink somewhat of this broth for thy stomach's and thy health's sake." So Ali Babà went within and Morgiana served up the mess; after which quoth her master, "I fain would hear this wondrous story: prithee teli it to me and set my heart at case." Hereat the handmaid fell to relating whatso had betided in these words, "O my master, when thou badest me boil the broth and retiredst to rest, thy slave in obedience to thy command took out a suit of clean white clothes and gave it to the boy Abdullah; then kindled the fire and set on the broth. As soon as it was ready I had need to light a lamp so that I might see to skim it, but all the oil was spent, and, learning this I told my want to the slave-boy Abdullah, who advised me to draw somewhat from the jars which stood under the shed. Accordingly, I took a can and went to the first vessel when suddenly I heard a voice within whisper with all caution, 'Is it now time for us to sally forth?' I was amazed thereat and judged that the pretended merchant had laid some plot to slay thee; so I replied, 'The time is not yet come.' Then I went to the second jar and heard another voice to which I made the like answer, and so on with all of them. I now was certified that these men awaited only some signal from their Chief whom thou didst take to guest within thy walls supposing him to be a merchant in oil; and that after thou receivedst him hospitably the miscreant had brought these men to murther thee and to plunder thy good and spoil thy house. But I gave him no opportunity to win his wish. The last jar I found full of oil and taking somewhat therefrom I lit the lamp; then, putting a large cauldron upon the fire, I filled it up with oil which I brought from the jar and made a fierce blaze under it; and, when the contents were seething hot, I took out sundry cansful with intent to scald them ali to death, and going to each jar in due order, I poured within them one by one boiling oil. On this wise having destroyed them utterly, I returned to the kitchen and having extinguished the lamps stood by the window watching what might happen, and how that false merchant would act next. Not long after I had taken my station, the robber-captain awoke and oft- times signalled to his thieves. Then getting no reply he came downstairs and went out to the jars, and finding that all his men were slain he fled through the darkness I know not whither. So when he had clean disappeared I was assured that, the door being double-locked, he had scaled the wall and dropped into the garden and made his escape. Then with my heart at rest I slept." And Morgiana, after telling her story to her master, presently added, "This is the whole truth I have related to thee. For some days indeed have I had inkling of such matter, but withheld it from thee deeming it inexpedient to risk the chance of its meeting the neighbours' ears; now, however, there is no help but to tell thee thereof. One day as I carne to the house-door I es-pied thereon a white chalk-mark, and on the next day a red sign beside the white. I knew not the intent wherewith the marks were made, nevertheless I set others upon the en-trances of sundry neighbours, judging that some enemy had done this deed whereby to encompass my master s destruction. Therefore I made the marks on ali the other doors in such perfect conformity with those I found, that it would be hard to distinguish amongst them. Judge now and see if these signs and ali this villainy be not the work

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberof the bandits of the forest, who marked our house that on such wise they might know it again. Of these forty thieves there yet remain two others concerning whose case I know naught; so beware of them, but chiefly of the third remaining robber, their Captain, who fled hence alive. Take good heed and be thou cautious of him, for, shouldst thou fall into his hands, he will in no wise spare thee but will surely murther thee. I will do ali that lieth in me to save from hurt and harm thy life and property, nor shall thy slave be found wanting in any service to my lord." Hearing these words Ali Babà rejoiced with exceeding joyance and said to her,"I am well pleased with thee for this thy conduct; and say me what wouldst thou have me do in thy behalf; I shall not fall to remember thy brave deed so long as breath in me re-maineth." Quoth she, "It behoveth us before all things forthright to bury these bodies in the ground, that so the secret be not known to any one." Hereupon Ali Babà took with him his slave-boy Abdullah into the garden and there under a tree they dug for the corpses of the thieves a deep pit in size proportionate to its contents, and they dragged the bodies (having carried off their weapons) to the fosse and threw them in; then, covering up the remains of the seven and thirty robbers they made the ground appear level and clean as it wont to be. They also hid the leathern jars and the gear and arms and presently Ali Babà sent the mules by ones and twos to the bazar and sold them all with the able aid of his slave-boy Abdullah. Thus the matter was hushed up nor did it reach the ears of any; however, Ali Babà ceased not to be ill at case lest haply the Captain or the surviving two robbers should wreak their vengeance on his head. He kept himself private with all caution and took heed that none learn a word of what had happened and of the wealth which he had carried off from the bandits' cave. Meanwhile the Captain of the thieves having e-caped with his life, fled to the forest in hot wrath and sore irk of mind; and his senses were scattered and the colour of his visage vanished like ascending smoke. Then he thought the matter over again and again, and at last he firmly re-solved that he needs must take the life of Ali Babà, else he would lose all the treasure which his enemy, by knowledge of the magical words, would take away and turn to his own use. Furthermore, he determined that he would undertake the business single-handed; and, that after getting rid of Ali Babà, he would gather together another band of banditti and would pursue his career of brigandage, as indeed his forebears had done for many generations. So he lay down to rest that night, and rising early in the morning donned a dress of suitable appearance; then going to the city alighted' at a caravanserai, thinking to himself, "Doubtless the murther of so many men hath reached the Wali's ears, and Ali Babà hath been seized and brought to justice, and his house is levelled and his good is confiscated. The town-folk must surely have heard tidings of these matters." So he straightway asked of the keeper of the khan, "What strange things have happened in the city during the last few days?" and the other told him ali that he had seen and heard, but the Captain could not learn a whit of that which most concerned him. Hereby he understood that Ali Babà was ware and wise, and that he had not only carried away such store of treasure but he had also destroyed so many lives and withal had come off scatheless; furthermore, that he him-self must needs have ali his wits alert not to fall into the hands of his foe and perish. With this resolve the Captain hired a shop in the Bazar, whither he bore whole bales of the finest stuffs and goodly merchandise from his foresi treasure-house; and presently he took his seat within the store and fell to doing merchant's business. By chance his pliace fronted the booth of the defunct Kasim where his son, Ali Baba's nephew, now traded; and the Captain, who called himself Khwajah Hasan, soon formed acquaintance and friendship with the shop keepers around about him and treated all with profuse civilities, but he was especially gracious and cordial to the son of Kasim, a handsome youth and a well-dressed, and ofttimes he would sit and chat with him for a long while. A few days after it chanced that Ali Babà, as he was sometimes wont to do, came to see his nephew, whom he found sitting in his shop. The Captain saw and recognised him at sight and one morning he asked the young man, saying, "Prithee teli me, who is he that ever and anon cometh to thee at thy place of sale?"

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberwhereto the youth made answer, "He is my uncle, the brother of my fa ther." Whereupon the Captain showed him yet greater favour and affection the better to deceive him for his own devices, and gave him presents and made him sit at meat with him and fed him with the daintiest of dishes. Presently Ali Baba's nephew bethought him it was only right and proper that he also should invite the merchant to supper, but whereas his own house was small, and he was straitened for room and could not make a show of splendour, as did Khwajah Hasan, he took counsel with his uncle on the matter. Ali Babà replied to his nephew:—"Thou sayest well: it behoveth thee to entreat thy friend in fairest fashion even as he hath entreated thee. On the morrow, which is Friday, shut thy shop as do ali merchants of repute; then, after the early meal, take Khwajah Hasan to smell the air, and as thou walkest lead him hither unawares; meanwhile I will give orders that Morgiana shall make ready for his coming the best of viands and all necessaries for a feast. Trouble not thyself on any wise, but leave the matter in my hands." Accordingly on the next day, to wit, Friday, the nephew of Ali Babà took Khwajah Hasan to walk about the garden; and, as they were returning he led him by the Street wherein his uncle dwelt. When they carne to the house, the youth stopped at the door and knocking said, "O my lord, this is my second home: my uncle hath heard much of thee and of thy goodness mewards and desireth with exceeding desire to see thee; so, shouldst thou consent to enter and visit him, I shall be truly glad and thankful to thee. "Albeit Khwajah Hasan rejoiced in heart that he had thus found means whereby he might have access to his enemy's house and household, and although he hoped soon to attain his end by treachery, yet he hesitated to enter in and stood to make his excuses and walk away. But when the door was opened by the slave-porter, Ali Baba's nephew seized his companion's hand and after abundant persuasion led him in, whereat he entered with great show of cheerfulness as though much pleased and honoured. The house-master received him with all favour and worship and asked him of his welfare, and said to him, "O my lord, I am obliged and thankful to thee for that thou hast shewn favour to the son of my brother and I perceive that thou regardest him with an affection even fonder than my own." Khwajah Hasan replied with pleasant words and said, "Thy nephew vastly taketh my fancy and in him I am well pleased, for that although young in years yet he hath been endued by Allah with much of wisdom." Thus they twain conversed with friendly conversation and presently the guest rose to depart and said, "O my lord, thy slave must now farewell thee; but on some future day—Inshallah—he will again wait upon thee." Ali Babà, however, would not let him leave and asked, "Whither wendest thou, O my friend? I would invite thee to my table and I pray thee sit at meat with us and after hie thee home in peace. Perchance the dishes are not as delicate as those whereof thou art wont to eat, still deign grant me this request I pray thee and refresh thyself with my victual." Quoth Khwajah Hasan, "O lord, I am beholden to thee for thy gracious invitation, and with pleasure would I sit at meat with thee, but for a special reason must I needs excuse myself; suffer me therefore to depart for I may not tarry longer nor accept thy gracious offer." Hereto the host made reply, ”I pray thee, O my lord, tell me what may be the reason so urgent and weighty?" And Khwajah Hasan answered, "The cause is this: I must not, by order of the physician, who cured me lately of my complaint, eat aught of food prepared with salt." Quoth Ali Baba, "An this be all, deprive me not, I pray thee, of the honour thy company will confer upon me: as the meats are not yet cooked, I will forbid the kitchener to make use of any salt. Tarry here awhile and I will return anon to thee." So saying Ali Babà went in to Morgiana and bade her not put salt into any one of the dishes; and she, while busied with her cooking, fell to marvelling greatly at such order and asked ber master, "Who is he that eateth meat wherein is no salt?" He answered, "What to thee mattereth it who he may be? only do thou my bidding." She rejoined, "'Tis well: all shall be as thou wishest;" but in mind she wondered at the man who made such strange request and desired much to look upon him. Wherefore, when ali the meats were ready for serving up, she helped the slave-boy Abdullah to spread the table and set on the meal; and no sooner did she see

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberKhwajah Hasan than she knew who he was, albeit he had disguised himself in the dress of a stranger merchant; furthermore, when she eyed him attentively she espied a dagger hidden under his robe. "So ho!" quoth she to herself, "this is the cause why the villain eateth not of salt, for that he seeketh an opportunity to slay my master whose mortal enemy he is; howbeit I •will be beforehand with him and despatch him ere he fìnd a chance to harm my lord." Now when Ali Babà and Khwajah Hasan had eaten their sufficiency the slave-boy Abdullah brought Morgiana word to serve the dessert, and she cleared the table and set on fruit fresh and dried in salvers, then she placed by the side of Ali Babà a small tripod for three cups with a flagon of wine, and lastly she went off with the slave-boy Abdullah into another room, as though she would herself eat supper. Then Khwajah Hasan, that is, the Captain of the robbers, perceiving that the coast was clear, exulted mightily saying to himself, "The time hath come for me to take full vengeance; with one thrust of my dagger I will despatch this fellow, then escape across the garden and wend my ways. His nephew will not aventure to stay my hand, for an he do but move a finger or toe with that intent another stab will settle his earthly account. Still must I wait awhile until the slave-boy and the cook-maid shall have eaten and lain down to rest them in the kitchen." Morgiana, however, watched him wistfully and divining his purpose said in her mind, "I must not allow this villain ad-vantage over my lord, but by some means I must make void his project and at once put an end to the life of him. "Accordingly, the trusty slave-girl changed her dress with ali haste and donned such clothes as dancers wear; she veiled her face with a costly kerchief; around her head she bound a fine turband, and about her middle she tied a waist-cloth worked with gold and silver wherein she stuck a dagger, whose hilt was rich in filigree and jewellery. Thus disguised she said to the slave-boy Abdullah, "Take now thy tambourine that we may play and sing and dance in honour of our master's guest." So he did her bidding and the twain went into the room, the lad playing and the lass following. Then, making a low congée, they asked leave to perform and disport and play; and Ali Babà gave permission, saying "Dance now and do your best that this our guest may be mirthful and merry." Quoth Khwajah Hasan, "O my lord, thou dost indeed provide much pleasant entertainment." Then the slave-boy Abdullah standing by began to strike the tambourine whilst Morgiana rose up and showed her perfect art and pleased them vastly with graceful steps and sportive motion; and suddenly drawing the poniard from her belt she brandished it and paced from side to side, a spectacle which pleased them most of all At times also she stood before them, now clapping the sharp-edged dagger under her armpit and then setting it against her breast. Lastly she took the tambourine from the slave-boy Abdullah, and still holding the poniard in her right she went round for largesse as is the custom amongst merry-makers. First she stood before Ali Babà who threw a gold coin into the tambourine, and his nephew likewise put in an Ashrafi; then Khwajah Hasan, seeing her about to approach him, fell to pulling out his purse, when she heartened her heart and quick as the blinding leven she plunged the dagger into his vitals, and forthwith the miscreant fell back stone-dead. Ali Babà was dismayed and cried in his wrath, "O unhappy, what is this deed thou hast done to bring about my ruin!" But she replied, "Nay, O my lord, rather to save thee and not to cause thee harm have I slain this man: loosen his garments and see what thou wilt discover thereunder." So Ali Babà searched the dead man's dress and found concealed therein a dagger. Then said Morgiana, "This wretch was thy deadly enemy. Consider him well: he is none other than the oil merchant, the Captain of the band of robbers. Whenas he came hither with intent to take thy life, he would not eat thy salt; and when thou toldest me that he wished not any in the meat I suspected him and at first sight I was assured that he would surely do thee die; Almighty Allah be praised 'tis even as I thought." Then Ali Babà lavished upon her thanks and expressions of gratitude, saying, "Lo, these two times hast thou saved me from his hand," and falling upon her neck he cried, "See thou art free, and as reward for this thy fealty I have wedded thee to my nephew." Then turning to the youth he said, "Do as I bid thee and thou shalt prosper. I would that thou marry Morgiana, who is a model of duty and loyalty: thou seest now yon

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberKhwajah Hasan sought thy friendship only that he might find opportunity to take my life, but this maiden with her good sense and her wisdom hath slain him and saved us." Ali Baba's nephew straightway consented to marry Morgiana. After which the three, raising the dead body bore it forth with all heed and vigilance and privily buried it in the garden, and for many years no one knew aught thereof. In due time Ali Babà married his brother s son to Morgiana with great pomp, and spread a bride-feast in most sumptuous fashion for his friends and neighbours, and made merry with them and enjoyed singing and ali manner of dancing and amusements. He prospered in every undertaking and Time smiled upon him and a new source of wealth was opened to him. For fear of the thieves he had not once visited the jungle-cave wherein lay the treasure, since the day he had carried forth the corpse of his brother Kasim. But some time after, he mounted his hackney one morning and journeyed thither, with alli care and caution, till finding no signs of man or horse, and reassured in his mind he ventured to draw near the door. Then alighting from his beast he tied it up to a tree, and going to the entrance pronounced the words which he had not forgotten, "Open, O Simsim!" Hereat, as was its wont, the door flew open, and entering thereby he saw the goods and hoard of gold and silver untouched and lying as he had left them. So he felt assured that not one of all the thieves remained alive, and, that save himself there was not a soul who knew the secret of the place. At once he bound in his saddle-cloth a load of Ashrafis such as his horse could bear and brought it home; and in after days he showed the hoard to his sons and sons' sons and taught them how the door could be caused to open and shut. Thus Ali Babà and his household lived all their lives in wealth and joyance in that city where erst he had been a pauper, and by the blessing of that secret treasure he rose to high degree and dignities. Furthermore they relate a tale anent.

Alì Babà und der vierzig Räuber

den Geschichten von Tausendundeiner NachtSobald die Sultanin Schehersad die ihrer wachsamen Schwester Dinarsad geweckt worden war, erzählte sie ihrem Gemahl, dem Sultan die Indien, folgende Geschichte: Mächtiger Sultan! - begann sie - In einer Stadt Persiens an den Grenzen deines Reiches lebten zwei Brüder, die denen der eine Casim, der andere Alì Babà hieß. Da ihr Vater ihnen nur wenig Vermögen hinterlassen und sie dieses Wenige gleichmäßig unter sich verteilt hatten, so sollte man denken, ihre äußeren Umstände müssen ziemlich gleich gewesen sein; allein der Zufall wollte es anders.

Casim heiratete eine Frau, die bald nach ihrer Hochzeit eine wohlausgestattete Bude, ein reich angefülltes Warenlager und eine Menge liegender Güter erbte, so dass er auf einmal ein wohlhabender Mann und einer der reichsten Leute in der Stadt wurde.

Alì Babà dagegen heiratete eine Frau, die ebenso arm war als er selbst, wohnte sehr ärmlich und hatte keinen anderen Erwerb, um sich und den Seinigen den Lebensunterhalt zu verschaffen, als dass er in einem nahen Walde Holz fällte, das er dann auf drei Eseln, seinem einzigen Besitztum, in die Stadt brachte und verkaufte.

Eines Tages, als Alì Babà wieder im Walde war und eben Holz genug gefällt hatte, um seine Esel damit zu beladen, sah er auf einmal in der Ferne eine gewaltige Staubwolke aufsteigen, die sich in gerader Richtung dem Orte näherte, wo er war. Er blickte sehr aufmerksam nach ihr hin und erkannte bald, dass es eine zahlreiche Reiterschar war, die raschen Schrittes herankam.

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberObgleich man in der Gegend nichts die Räubern sprach, so kam Alì Babà doch auf den Gedanken, diese Reiter könnten dergleichen sein, und beschloss daher, seine Esel ihrem Schicksale zu überlassen und nur seine eigene Person zu retten. Er stieg also auf einen Baum, dessen Äste zwar nicht hoch, aber außerordentlich dicht belaubt waren, und nahm darauf mit um so größerer Zuversicht seinen Posten ein, als er die da aus alles sehen konnte, was unten vorging, ohne selbst gesehen zu werden. Der Baum stand am Fuße eines die allen Seiten vereinzelten Felsens, der viel höher als der Baum und so steil war, dass man auf keine Weise hinaufsteigen konnte.

Die Reiter, sämtlich große und stattliche Leute, und sowohl mit Waffen als Pferden sehr gut versehen, stiegen an dem Felsen ab, und Alì Babà, der ihrer vierzig zählte, konnte nach ihren Gesichtern und ihrem ganzen Anzuge nicht mehr zweifeln, dass es Räuber seien. Er täuschte sich auch nicht: Es waren wirklich Räuber, die aber die Umgegend nicht im mindesten beunruhigten, sondern ihr Geschäft in weiter Ferne trieben und hier bloß ihren Sammelplatz hatten. Er wurde in seiner Meinung bestärkt, als er sie weiter beobachtete.

Jeder die den Reitern zäumte sein Pferd ab, band es an, warf ihm einen Sack voll Gerste, den er hinter sich gehabt hatte, über den Kopf, und packte dann seine Reisetasche ab. Die meisten derselben schienen Alì Babà so schwer, dass er schloss, sie müssen voll Gold und Silber sein.

Der stattlichste der Räuber, den der Alì Babà für ihren Hauptmann hielt, näherte sich ebenfalls mit seiner Reisetasche auf der Schulter dem Felsen, der dicht an dem großen Baume war, wohin Alì Babà sich geflüchtet hatte, und nachdem er sich durch einige Sträucher den Weg gebahnt, sprach er die Worte: »Sesam, öffne dich!« so laut und deutlich, dass Alì Babà sie hörte. Kaum hatte der Räuberhauptmann diese Worte ausgesprochen, so öffnete sich eine Tür, durch die er alle seine Leute vor sich her eintreten ließ; er selbst ging zuletzt hinein und die Türe schloss sich wieder.

Die Räuber blieben lange in dem Felsen, und Alì Babà musste geduldig auf dem Baume bleiben und warten; denn er fürchtete, es möchten einzelne oder auch alle zusammen in dem Augenblick, wo er seinen Posten verlassen und fliehen wollte, herauskommen. Gleichwohl geriet er in Versuchung, herabzusteigen, sich zweier Pferde zu bemächtigen, auf das eine zu sitzen, das andere am Zügel nebenher zu führen, und so, indem er seine drei Esel vor sich hertriebe, in die Stadt zu reiten; doch war dieses Unternehmen zu gewagt, und er beschloss daher, den sicheren Teil zu ergreifen.

Endlich öffnete sich die Türe wieder, die vierzig Räuber traten heraus und der Hauptmann, der zuletzt hineingegangen war, war jetzt der erste, der herauskam und die übrigen alle an sich vorbeiziehen ließ. Alì Babà hörte, dass auf seine Worte: »Sesam, schließe dich!« die Türe sich wieder schloss. Jeder kehrte zu seinem Pferd zurück, zäumte es, band seine Tasche über den Sattel und schwang sich wieder hinauf. Als der Hauptmann endlich sah, dass sie alle zum Ritte gerüstet waren, so stellte, er sich an ihre Spitze und schlug wieder denselben Weg ein, auf dem sie gekommen waren.

Alì Babà stieg nicht sogleich vom Baume herab. »Sie könnten«, sprach er bei sich selbst, »etwas vergessen haben, das sie wieder umzukehren nötigte und dann würden sie mich ertappen.« Er verfolgte sie mit den Augen, bis er sie aus dem Gesichte verloren hatte, und stieg zur größeren Sicherheit erst lange nachher herab. Da er die Worte, kraft deren der Räuberhauptmann die Türe geöffnet und wieder geschlossen, wohl in seinem Gedächtnisse behalten hatte, so wandelte ihn die Lust an, einen Versuch zu machen, ob sie vielleicht dieselbe Wirkung haben würden, wenn er sie ausspräche. Er drängt sich daher durch das Gesträuch, fand die Türe, die von demselben verdeckt war, stellt sich vor sie hin, sprach die Worte: »Sesam, öffne dich!« und siehe da. im Augen. blick sprang die Tür angelweit auf.

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberAlì Babàhatte einen dunkeln und finstern Ort erwartet, aber wie groß war sein Erstaunen, als er das Innere des Felsens sehr hell, weit und geräumig und von Menschenhänden zu einem hohen Gewölbe ausgehöhlt sah, dass von oben herab durch eine künstlich angebrachte Öffnung sein Licht empfing. Er erblickte hier große Mundvorräte, Ballen von köstlichen Kaufmannswaren, Seidenstoffen und Brokat, besonders auch wertvolle Teppiche, haufenweise aufgetürmt; was ihn aber am meisten anzog, war eine Masse geprägtes Gold und Silber, das teils in Haufen aufgeschüttet, teils in ledernen Säcken oder Beuteln immer einer nach dem anderen dalag. Bei diesem Anblick kam es ihm vor, als ob diese Felsenhöhle nicht erst seit einer Reihe die Jahren, sondern schon seit Jahrhunderten fortwährend Räubern zum Zufluchtsort gedient haben müsse.

Alì Babà besann sich nicht lange, was er hier tun sollte; er trat in die Höhle, und sobald er darin war, schloss sich die Türe wieder; doch beunruhigte ihn das nicht, denn er wusste ja das Geheimnis, sie zu öffnen. Mit dem Silbergelde gab er sich nicht lange ab, sondern machte sich nur an das gemünzte Gold und besonders an das, was in den Säcken war. Von diesem nahm er zu wiederholten Malen so viel, als er tragen und seinen drei Eseln, die sich indes zerstreut hatten, aufladen konnte. Als er sie wieder an dem Felsen zusammengetrieben hatte, bepackte er sie mit den Säcken, und um diese zu verbergen, legte er Holz oben drauf, so dass niemand etwas davon merken konnte. Als er fertig war, stellte er sich vor die Türe, und kaum hatte er die Worte: »Sesam, schließe dich!« ausgesprochen, so schloss sie sich auch wieder; sie hatte sich nämlich jedes Mal, wenn er hineingegangen war, von selbst geschlossen und war jedes Mal, wenn er herauskam, offen geblieben.

Alì Babà nahm nun seinen Weg nach der Stadt zurück, und als er vor seinem Hause anlangte, trieb er seine Esel in einen kleinen Hof, dessen Türe er sorgfältig hinter sich zuschloss. Hierauf lud er das wenige Holz, das seinen Schatz bedeckte, ab, trug die Säcke in sein Haus und legte sie vor seiner Frau, die auf dem Sofa saß, auf den Tisch.

Seine Frau nahm die Säcke in die Hand, und als sie merkte, dass sie voll Gold waren, meinte sie, ihr Mann habe sie gestohlen. Wie er nun alle hereinbrachte, konnte sie nicht umhin, zu ihm zu sagen: » Alì Babà, solltest du gottverlassen sein, um ... « Alì Babà unterbrach sie mit den Worten: »Sei ruhig, liebes Weib, und mach dir keine Sorge darob, ich bin kein Dieb, denn ich habe dies alles nur Dieben genommen. Du wirst deine schlechte Meinung von mir bald abgeben, wenn ich dir mein Glück erzählt haben werde.« Er schüttete die Säcke aus, die einen großen Haufen Goldes ausmachten, so dass seine Frau ganz geblendet wurde; hierauf erzählte er ihr die Geschichte vom Anfang bis zum Ende und empfahl ihr dann vor allen Dingen die Sache geheim zu halten.

Als die Frau sich von ihrem Erstaunen und Schrecken wieder erholt hatte, freute sie sich mit ihrem Manne über das Glück, das ihnen widerfahren, und wollte den ganzen Goldhaufen, der vor ihr lag, Stück für Stück zählen. »Liebe Frau«, sagte Alì Babà zu ihr, »du bist nicht gescheit. Was fällt dir da ein? Du würdest nie mit dem Zählen fertig werden. Ich will eine Grube machen und es dahinein vergraben; wir haben keine Zeit zu verlierend - »Es wäre doch gut«, antwortete die Frau, »wenn wir wenigstens ungefähr wüssten, wie viel es ist, Ich will in der Nachbarschaft ein kleines Maß borgen und es damit messen, während du die Grube machst.« - »Liebe Frau«, sagte Alì Babà darauf, »dies würde uns zu nichts nützen und ich rate dir, lass davon ab. Du kannst übrigens tun, was du willst, aber vergiß nur nicht, die Sache verschwiegen zu halten.«

Um ihr Gelüste zu befriedigen, ging Alì Babas Frau fort und zu ihrem Schwager Casim, der nicht weit von ihr wohnte. Casim war nicht zu Hause, und sie wandte sich daher an seine Frau mit der Bitte, ihr doch einige Augenblicke ein Maß zu leihen. Die Schwägerin fragte sie, ob sei ein großes oder ein kleines wolle, und Alì Babas Frau bat sich ein kleines aus. »Recht gerne«, antwortete die Schwägerin, »warte nur ein wenig, ich will es dir sogleich bringen.«

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberDie Schwägerin holte das Maß; da sie aber Alì Babas Armut kannte, so war sie neugierig zu erfahren, was für Getreide seine Frau damit messen wolle, und kam daher auf den Gedanken, unten an das Maß unvermerkt etwas Teig zu kleben. Darauf kam sie zurück, überreichte Alì Babas Frau das Maß und entschuldigte sich wegen ihres Ausbleibens, indem sie es lang habe suchen müssen.

Als Alì Babas Frau nach Hause zurückkam, stellte sie das Maß auf den Goldhaufen, füllte es an und lehrte es in einiger Entfernung davon auf das Sofa. Als sie nun alles gemessen hatte, war sie sehr zufrieden mit der ansehnlichen Zahl der Maße und teilte es ihrem Manne mit, der soeben die Grube vollendet hatte.

Während Alì Babà das Geld vergrub, trug seine Frau, um ihrer Schwägerin ihre Pünktlichkeit und Ordnungsliebe zu zeigen, das Maß zurück, hatte aber nicht bemerkt, dass ein Goldstück unten noch daran klebte. »Liebe Schwägerin«, sagte sie zu ihr, als sie es zurückgab, »du siehst, dass ich dein Maß nicht zu lange behalten habe; ich bin dir sehr verbunden dafür; hier hast du es wieder.«

Kaum hatte Alì Babas Frau ihr den Rücken gekehrt, als Casims Frau das Maß von unten besah, und man kann ihr Erstaunen denken, als sie das am Boden klebende Goldstück fand. Alsbald fuhr der Satan des Neides in ihr Herz. »Wie!« sagte sie, » Alì Babà hat das Gold maßweise, woher mag es wohl der Elende genommen haben?« Casim, ihr Mann, war, wie gesagt, nicht zu Hause, sondern in seiner Bude, von wo er erst auf den Abend zurückerwartet wurde. Die Zeit bis zu seiner Heimkehr dünkte ihr eine Ewigkeit, denn sie brannte vor Ungeduld, ihm die große Nachricht mitzuteilen, die für ihn ebenso überraschend sein musste, wie für sie.

Als Casim nach Hause kam, sagte seine Frau zu ihm: »Du glaubst ein reicher Mann zu sein, Casim, allein du täuschest dich: Alì Babà ist tausendmal reicher als du; er kann sein Gold nicht zählen, sondern muss es messen.« Casim verlangte eine Erklärung dieses die Entdeckung gekommen sei; zugleich zeigte sie ihm das Goldstück, das unten am Boden kleben geblieben war; es war so alt, dass der Name des Fürsten, der es hatte prägen lassen, ihnen unbekannt war.

Statt sich über das Glück des bisher so armen Bruders herzlich zu freuen, empfand Casim eine Eifersucht, die ihm keine Ruhe mehr ließ. Er konnte beinahe die ganze Nacht darüber nicht schlafen, und am anderen Morgen ging er noch vor Sonnenaufgang zu ihm. Da er seit seiner Verheiratung mit der reichen Witwe ihn nicht mehr als seinen Bruder ansah und diesen Namen ganz vergessen hatte, so redete er ihn auch jetzt also an: » Alì Babà, du bist sehr zurückhaltend in deinen Angelegenheiten. Du spielst den Armen, den Notleidenden. den Bettler. und missest das Gold in Maßen.«

»Lieber Bruder«, antwortete Alì Babà, »ich weiß nicht, was du da sagen willst; erkläre dich deutlicher.« - »Verstell dich nur nicht so«, antwortete Casim, und indem er ihm das Gold zeigte, das seine Frau ihm gegeben hatte, fügte er hinzu: »Wie viel hast du solche Goldstücke? Meine Frau hat dieses hier an dem Maße gefunden, das die deinige gestern von ihr borgte.«

Aus dieser Rede Alì Babà, dass infolge des Eigensinns seiner Frau Casim und dessen Weib bereits die Sache wussten, deren Geheimhaltung ihm so wichtig war. Allein der Fehler war einmal gemacht', und man konnte ihm nicht abhelfen. Ohne sich seinen Verdruss im mindestens anmerken zu lassen, gestand er daher seinem Bruder die ganze Sache und erzählte ihm, durch welchen Zufall und an welchem Ort er den Schlupfwinkel der Räuber entdeckt hatte; zugleich erbot er sich, den Schatz mit ihm zu teilen, wenn er nur das Geheimnis bewahren wolle.

»Ja, das verlange ich ohnehin«, versetzte Casim mit stolzem Tone; »aber«, fügte er hinzu, »ich will auch noch ganz genau wissen, wo der Schatz ist, an welchen näheren Merkmalen ich ihn erkennen

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberund wie ich wohl selbst hineinkommen kann, wenn es mich gelüstet; sonst zeige ich dich bei dem Gerichte an. Weigerst du dich des, so hast du nicht nur nichts mehr zu hoffen, sondern wirst auch das noch verlieren, was du schon hast; ich aber werde für diese Angabe meinen Anteil erhaltene.«

Mehr aus Gutmütigkeit, als durch die unverschämten Drohungen seines rohen Bruders eingeschüchtert, gab Alì Babà ihm vollständige Auskunft über alles, was er wünschte und teilte ihm auch die Worte mit, die er sprechen musste, um in die Höhle hinein und wieder heraus zu gelangen.

Mehr verlangte Casim nicht zu wissen. Er verließ seinen Bruder mit dem festen Vorsatz, ihm zuvorzukommen und in der Hoffnung, sich des Schatzes allein zu bemächtigen. Am anderen Morgen brach er schon vor Tagesanbruch mit zehn Maultieren auf, die er mit großen Kisten beladen hatte, diese wollte er alle anfüllen und nahm sich vor, bei einer zweiten Fahrt nach dem Schatz noch weit mehr solche Kisten mitzunehmen, im Falle er noch so viele Ladungen darin vorfände, dass dies nötig wäre. Er schlug den Weg ein, den Alì Babà ihm bezeichnet hatte, gelangte an den Felsen und erkannte die Merkmale, sowie den Baum, auf dem Alì Babà sich versteckt hatte. Er suchte die Türe, fand sie und sprach die Worte: »Sesam, öffne dich!« die Türe ging auf, er trat hinein und sogleich schloss sie sich wieder. Bei Besichtigung der Höhle geriet er in große Verwunderung, da er darin weit mehr Reichtümer antraf, als er nach Alì Babas Erzählung vermutet hatte, und sein Erstaunen wurde immer größer, je mehr er alles einzeln betrachtete. Als ein geiziger Mann, dem die Reichtümer über alles gingen, hätte er gerne den ganzen Tag lang seine Augen an dem Anblicke so vielen Goldes geweidet, wenn es ihm nicht eingefallen wäre, dass er eigentlich dazu gekommen sei, um das Gold zu holen und seine zehn Maulesel damit zu beladen. Er nahm daher eine Anzahl von Säcken, so viel er tragen konnte, ging damit auf die Türe zu, und da er an alles andere mehr dachte, als an das, was jetzt für ihn am wichtigsten war, so geschah es, dass er sich des notwendigen Wortes nicht mehr erinnerte, und, statt Sesam, sagte: »Gerste, öffne dich!« Aber wie groß war seine Bestürzung, als er sah, dass die Tür sich nicht öffnete, sondern verschlossen blieb. Nun nannte er noch mehrere andere Namen von Getreidearten, aber nur den rechten nicht, und die Tür blieb immer verschlossen. Auf diesen Zufall hatte sich Casim nicht gefasst gemacht. Schrecken und Angst bemächtigte sich seiner, als er sich nun in so großer Gefahr erblickte, und je mehr er sich anstrengte, um das Wort Sesam in sein Gedächtnis zurückzurufen, um so verwirrter wurde er, und bald war dies Wort für ihn, als ob er es nie hätte nennen hören. Verzweiflungsvoll warf er jetzt die Säcke, womit er sich beladen hatte, zu Boden, ging mit großen Schritten in der Höhle auf und nieder, und alle die Reichtümer, von denen er sich umgeben sah, hatten jetzt keinen Reiz mehr für ihn. Doch lassen wir Casim sein Schicksal beweinen. er verdient unser Mitleid nicht.

Die Räuner kehrten gegen Mittag zu ihrer Höhle zurück, und als sie in die Nähe kamen und die mit Kisten beladenen Maulesel Casims erblickten, so wurden sie über diese neue Erscheinung unruhig, sprengten mit verhängtem Zügel heran und jagten die zehn Maulesel, die Casim anzubinden vergessen hatte, und die ruhig weideten, auseinander, so dass sie sich da und dorthin im Walde zerstreuten und ihnen bald aus dem Gesicht entschwunden. Die Räuner nahmen sich nicht die Mühe, den Mauleseln nachzureiten: Es war ihnen weit wichtiger, ihren Besitzer aufzufinden. Während nun einige um den Felsen herum die Runde machten, um ihn zu suchen, stieg der Hauptmann nebst den übrigen ab, ging mit blankem Säbel gerade auf die Türe zu, sprach die Worte, und die Tür öffnete sich.

Casim, der Mitten in der Höhle das Stampfen von Pferden hörte, zweifelte jetzt nicht mehr, dass die Räuner angekommen und er selbst verloren sei. Gleichwohl beschloss er, einen Versuch zu machen, um aus ihren Händen zu entrinnen und sich zu retten; daher stellte er sich dicht vor die Tür, um hinauszustürzen, sobald sie sich öffnen würde. Kaum hörte er das Wort Sesam, das seinem Gedächtnis entfallen war, aussprechen, und sah die Türe aufgehen, so stürmte er so ungestüm

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberhinaus, dass er den Hauptmann zu Boden warf. Allein den anderen Räubern vermochte er nicht zu entgehen; diese hielten ebenfalls den blanken Säbel in der Hand und nahmen ihm auf der Stelle das Leben. Jetzt war die erste Sorge der Räuner, in die Grotte hineinzugehen. Sie fanden nahe bei der Mir die Säcke, die Casim bis dahin gebracht hatte, um seine Maulesel damit zu bepacken, und legten dieselben wieder auf den vorigen Platz, bemerkten aber nicht, dass diejenigen, die Alì Babà fortgeschafft hatte, fehlten. Indem sie sich nun über diese Begebenheit gemeinschaftlich berieten, begriffen sie wohl, wie Casim nicht habe aus der Grotte herauskommen können, allein wie er hineingekommen sei, das konnten sie nicht verstehen. Sie kamen auf den Gedanken, er sei vielleicht von oben herabgestiegen; allein die Öffnung, durch welche das Licht hereinfiel, war so hoch, und der Gipfel des Felsens so unzugänglich, dass sie einstimmig erklärten, dieses Rätsel könnten sie nicht auflösen. dass er durch die Türe hereingekommen sei, konnten sie nicht annehmen, denn dazu musste er doch das Geheimnis wissen, sie zu öffnen, und in dessen Besitz, glaubten sie, sei niemand außer ihnen selbst, Sie konnten nämlich nicht wissen, dassAlì Babà sie belauscht und es gehört hatte. Wie nun auch die Sache gekommen sein mochte, es handelte sich jetzt darum, ihre gemeinschaftlichen Reichtümer in Sicherheit zu bringen, und so kamen sie denn dahin überein, den Leichnam Casims in vier Teile zu teilen und innerhalb der Grotte nicht weit von der Türe zwei zur Rechten und zwei zur Linken aufzuhängen, zum abschreckenden Beispiel für jeden, der die Frechheit haben würde, etwas Ähnliches zu wagen; sie selbst aber beschlossen, erst nach Verlauf einiger Zeit, wenn der Leichengeruch sich verloren haben würde, in ihre Höhle zurückzukehren. Da sie nichts weiter zurückhielt, so verließen sie ihren Zufluchtsort, nachdem sie ihn wohl verschlossen, stiegen wieder zu Pferd und durchstreiften die Ebene in der Richtung hin, wo die Straßen am meisten von den Karawanen besucht waren, um wie gewöhnlich Jagd auf dieselben zu machen und sie auszuplündern.

Indes war Casims Frau in großer Unruhe, als die finstere Nacht anbrach und ihr Mann immer noch nicht zurückkam. Voll Bekümmernis ging sie zu Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss, dass dein Bruder Casim in den Wald gegangen ist und zu welchem Zweck. Er ist immer noch nicht zurückgekommen und doch ist es bereits tiefe Nacht; ich fürchte, es möchte ihm irgend ein Unglück zugestoßen sein.«

Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss hatte nach der oben angeführten Unterredung mit seinem Bruder seine Reise vermutet, und war deshalb an diesem Tage nicht selbst in den Wald gegangen, um ihm keinen Anlass zum Argwohn zu geben. Ohne ihr irgend einen Vorwurf zu machen, der sie oder ihren Mann, wenn er noch am Leben gewesen wäre, hätte beleidigen können, sagte er zu ihr, sie solle sich deswegen noch nicht bekümmern, denn ohne Zweifel habe Casim es für zweckmäßig gefunden, erst später in die Stadt zurückzukehren.

Casims Frau glaubte dies um so leichter, da sie bedachte, wie sehr ihrem Mann daran liegen musste, die Sache geheim zu halten. Sie kehrte also nach Hause zurück und wartete geduldig bis um Mitternacht. Nun aber verdoppelte sich ihre Bekümmernis und ihr Herzeleid um so mehr, da sie ihrem geängstigten Herzen nicht durch Schreien und Weinen Luft schaffen konnte, weil sie wohl einsah, dass die wahre Ursache davon vor der Nachbarschaft ein Geheimnis bleiben musste. Jetzt, da ihr Fehler nicht wieder gut zu machen war, bereute sie ihre närrische Neugierde und ihr sträfliches Begehren, die häuslichen Angelegenheit ihres Schwagers und ih die ganze Nacht durch, und bei Tagesanbruch eilte sie wieder zu ihm, indem sie mehr durch Tränen als durch Worte zu verstehen gab, warum sie komme. Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss wartete nicht, bis seine Schwägerin ihn bat, er möchte sich die Mühe nehmen und nachsehen, was aus Casim geworden sei. Er machte sich auf der Stelle mit seinen drei Eseln auf und ging in den Wald, nachdem er ihr zuvor empfohlen hatte, ihre Betrübnis zu mäßigen. Als er sich dem Felsen näherte, ohne auf dem ganzen Wege weder seinen Bruder noch die Maulesel angetroffen zu haben,

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberverwunderte er sich sehr über das Blut, das er am Eingange der Höhle bemerkte, und dies erschien ihm als eine üble Vorbedeutung. Er trat vor die Türe, sprach die Worte, sie öffnete sich und das erste, was ihm in die Augen fiel, war der Leichnam seines gevierteilten Bruders. Bei diesem traurigen Anblick besann er sich nicht lange, was er tun solle, sondern beschloss alsbald, seinem Bruder die letzte Ehre zu erweisen, denn er gedachte nicht mehr, wie wenig brüderliche Liebe dieser stets für ihn gehegt hatte. Er fand in der Höhle allerlei Zeug, um darein die vier Teile seines Bruders in verschiedene Ballen zu packen, womit er einen seiner Esel belud; oben darüber legte er Holz, damit niemand es merken möchte. Die beiden anderen Esel bepackte er ohne weitern Aufschub mit vollen Goldsäcken, über die er, wie das erste Mal, Holz legte, und nachdem er dies vollendet und der Türe befohlen hatten, sich wieder zu schließen, zog er nach der Stadt zurück. Er war jedoch vorsichtig genug, am Ausgange des Waldes solange zu warten, dass er erst mit Anbruch der Nacht dieselbe erreichte. Zu Hause angekommen, trieb er nur die zwei mit Gold beladenen Esel in den Hof, überließ seiner Frau das Geschäft, sie abzuladen, und nachdem er ihr mit wenigen Worten das Schicksal Casims mitgeteilt hatte, führte er den dritten Esel zu seiner Schwägerin. Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss klopfte an die Türe und sie wurde ihm von einer gewissen Morgiane geöffnet. Diese Morgiane war eine geschickte, kluge und erfinderische Sklavin, welche die Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss kannte sie als solche. Als er daher in den Hof getreten war, und dem Esel das Holz nebst den beiden Packen abgenommen hatte, zog er Morgiane beiseite und sagte zu ihr: »Morgiane, das erste, was ich von dir verlange, ist unverbrüchliche Verschwiegenheit: Du wirst bald sehen, wie viel deiner Gebieterin und mir daran liegen muss. Diese zwei Päcke enthalten den Leichnam deines Herrn; wir müssen jetzt darauf denken, ihn so zu beerdigen, als ob er eines natürlichen Todes gestorben wäre. Führe mich zu deiner Gebieterin, und achte auf das, was ich ihr sagen werde.« Morgiane meldete es ihrer Gebieterin, und Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss, der ihr auf dem Fuße folgte, trat ins Zimmer. »Nun, mein Schwager«, rief ihm die Witwe mit großer Ungeduld entgegen, »was für Nachricht bringst du mir von meinem Manne? Dein Gesicht verkündet nichts Tröstliches.«.- »Schwägerin«, antwortete Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss, »ich kann dir nichts sagen, bevor du mir gelobst, dass du mich vom Anfang bis zum Ende anhören willst, ohne den Mund zu öffnen. Nach dem Vorfall, den ich dir zu erzählen habe, ist es für dein eigenes Wohl und deine Ruhe gleich wichtig, wie für mich, dass die Sache verschwiegen bleibt.« - »Ach!« rief die Schwägerin halblaut aus, »diese Einleitung lässt mich erkennen, dass mein Mann nicht mehr am Leben ist; zugleich aber sehe ich ein, wie notwendig die Verschwiegenheit ist, die du von mir forderst. Ich muss mir freilich viel Gewalt antun, aber sprich nur, ich höre dich. « Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss erzählte hierauf seiner Schwägerin den ganzen Erfolg seiner Reise bis zu seiner Heimkehr mit Casims Leichnam. »Schwägerin«, fügte er hinzu, »du hast nun freilich große Ursache, betrübt zu sein, um so mehr, je weniger du es erwarten konntest, Dieses Unglück lässt sich nicht mehr ändern; wenn aber irgend etwas imstande ist, dich zu trösten, so erbiete ich mich, die wenigen Güter, die mir Gott beschert, mit den deinigen zu vereinigen und dich zu heiraten; zugleich gebe ich dir die Versicherung, dass meine Frau nicht eifersüchtig sein und ihr euch gewiss recht gut miteinander vertragen werdet. Gefällt dir mein Vorschlag, so müssen wir vor allem darauf denken, die Sache so einzuleiten, dass jedermann glaubt, mein Bruder sei eines natürlichen Todes gestorben, und hierin denke ich, kannst du dich ganz auf Morgiane verlassen; auch ich werde meinerseits alles beitragen, was in meiner Macht steht.«

Was konnte Casims Witwe Besseres tun, als Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss s Vorschlag annehmen? Neben dem Vermögen, dass ihr durch den Tod ihres ersten Mannes zufiel, bekam sie einen zweiten Mann, der reicher war, als sie selbst, und infolge der Entdeckung des Schatzes noch reicher werden konnte. Sie lehnte also den Antrag nicht ab, sondern betrachtete ihn im Gegenteil als einen sehr triftigen Grund, sich zu trösten. Indem sie daher ihre Tränen trocknete, die bereits reichlich zu fließen begonnen hatten, und jenes durchdringende

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberKlagegeschrei, das Frauen bei dem Verluste ihrer Männer zu erheben pflegen, unterließ, bewies sie Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss genugsam, dass sie sein Anerbieten annahm. In dieser Stimmung verließ Alì Babà die Witwe Casims, und nachdem er Morgiane anempfohlen hatte, ihre Rolle gut zu spielen, kehrte er mit seinem Esel nach Hause zurück. Morgiane tat, was man von ihr erwartete; sie ging in demselben Augenblicke, wie Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss aus dem Hause und zu einem Apotheker, der in der Nähe wohnte. Sie klopfte an seinen Laden, und als man ihr geöffnet, verlangte sie eine gewisse Art von Arzneitäfelchen, die in den gefährlichsten Krankheiten von sehr großem Nutzen sind. Der Apotheker gab ihr einige für das Geld, das sie auf den Tisch gelegt hatte, und fragte, wer denn im Hause ihres Herrn krank sei? »Ach!« erwiderte sie mit einem tiefen Seufzer, »Casim, mein guter Herr, ist es selbst. Man kann aus seiner Krankheit nicht klug werden, er spricht nichts und kann nichts essen.« Mit diesen Worten nahm sie die Arzneitäfelchen fort, von denen Casim keinen Gebrauch mehr machen konnte. Am anderen Morgen kam Morgiane wieder zu demselben Apotheker und verlangte mit Tränen in den Augen einen Saft, den man Kranken nur in der äußersten Gefahr einzugeben pflegt; wenn dieser Saft sie nicht gesund machte, so gab man alle Hoffnung auf ihre Genesung auf, »Ach!« sagte sie mit großer Betrübnis, als sie ihn aus den Händen des Apothekers empfing, »ich fürchte sehr, dies Mittel wird ebenso wenig anschlagen, wie die Arzneitäfelchen. Ach, was war es für ein guter Herr, und jetzt soll ich ihn Alì Babà und sagte zu ihm: »Lieber Schwager, du weißt gewiss und seine Frau den ganzen Tag mit betrübtem Gesichte nach Casims Hause hin und her gehen sah, so wunderte sich niemand über das Jammergeschrei, das Casims Frau und besonders Morgiane am Abend erhoben, um Casims Tod zu verkündigen.

Am anderen Morgen ging Morgiane, die auf dem Marktplatze einen alten, ehrlichen Schuhflicker kannte, der seine Bude immer zuerst und lange vor den anderen öffnete, in aller Frühe aus, um ihn aufzusuchen. Sie begrüßte ihn mit dem gewöhnlichen Gruß und rückte ihm sogleich ein Goldstück in die Hand. Der Schuhflicker, der in der ganzen Stadt unter dem Namen Babà Mustafa bekannt und ein sehr lustiger Kamerad voll heiterer Einfälle war, besah das Stück genau, weil es noch nicht recht Tag war, und als er sich überzeugt, dass er Gold bekommen, sagte er: »Ein schönes Handgeld! Was steht zu Befehl? Ich bin bereit, alles zu tun« - » Babà Mustafa«, sagte Morgiane zu ihm, »nimm all dein Handwerkszeug, das zum Flicken nötig ist, und komm schnell mit mir; du musst dir aber, wenn wir an dem und dem Orte angekommen sind, die Augen verbinden lassen.« Bei diesen Worten machte Babà Mustafa Schwierigkeiten. »Nein, nein«, antwortete er, »du verlangst gewiss etwas von mir, was gegen mein Gewissen oder gegen meine Ehre ist.« - »Gott behüte«, erwiderte Morgiane, indem sie ihm ein zweites Goldstück in die Hand drückte, »ich fordere nichts von dir, was du nicht in allen Ehren tun könntest. Komm nur und mache dir keine unnötige Angst.« Babà Mustafa folgte, und Morgiane führte ihn, nachdem sie ihm an der bezeichneten Stelle ein Tuch vor die Augen gebunden, in das Haus ihres verstorbenen Herrn und nahm ihm das Tuch erst in dem Zimmer ab, wohin sie den Leichnam gebracht und seine vier Teile gehörig zusammengesetzt hatte. »Babà Mustafa«, sagte sie jetzt zu ihm, »ich habe dich hierher gebracht, damit du diese vier Stücke da zusammennähen sollst. Verliere keine Zeit, und wenn du damit fertig bist, bekommst du noch ein Goldstück.« Als Babà Mustafa fertig war, verband ihm die Morgiane in demselben Zimmer wieder die Augen, und nachdem sie ihm das versprochene dritte Goldstück eingehändigt und Verschwiegenheit empfohlen, führte sie ihn an den Ort zurück, wo sie ihm auf dem Herwege die Augen verbunden hatte. Hier nahm sie ihm das Tuch wieder ab und ließ ihn nach Hause gehen; sie verfolgte ihn mit den Blicken, so weit sie konnte, damit er keine Lust bekommen sollte, zurückzukehren und sie selbst zu beobachten.

Morgiane hatte heißes Wasser bereiten lassen, um Casims Leichnam zu waschen, und Alì Babà, der zugleich mit ihr ins Haus zurückgekehrt war, wusch ihn, beräucherte ihn mit Weihrauch und hüllte ihn mit den gewöhnlichen Feierlichkeiten und Gebräuchen ins Leichentuch. Bald brachte auch der

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberSchreiner den Sarg, den Alì Babà bei ihm bestellt hatte. Damit nun der Schreiner nichts merken möchte, nahm Morgiane den Sarg an der Türe in Empfang, und nachdem sie ihn bezahlt und weggeschickt hatte, half sie Alì Babà die Leiche hineinzulegen. Sobald dieser den Deckel darauf genagelt hatte, ging sie nach der Moschee und meldete, dass alles zu der Beerdigung bereit sei. Die Leute der Moschee, deren Geschäft es ist, die Leiche zu waschen, boten ihre Dienste an, um ihre Verrichtung zu erfüllen, allein sie sagte ihnen, dies sei schon geschehen. Kaum war Morgiane wieder zu Hause, als der Imam nebst den übrigen Dienern der Moschee ankam. Vier von Casims Nachbarn nahmen den Sarg auf die Schultern und trugen ihn hinter dem Imam her, der fortwährend Gebete sprach, auf den Begräbnisplatz. Morgiane, als die Sklavin des Verstorbenen, folgte unter Tränen und mit entblößtem Haupte, indem sie ein lautes Klagegeschrei erhob, sich heftig die Brust zerschlug und die Haare ausraufte. Hinter ihr ging Alì Babà, begleitet von den Nachbarn, die von Zeit zu Zeit und nach der Reihe die anderen Nachbarn, welche den Sarg trugen, ablösten, bis man allmählich den Begräbnisplatz erreicht hatte.

Was nun Casims Frau betrifft, so blieb diese zu Hause, um ihrer Betrübnis nachzuhängen und ein lautes Klagegeschrei zu erheben mit ihren Nachbarinnen, die der bestehenden Sitte zufolge während der Begräbnisfeierlichkeit zu ihr gekommen waren, um ihre Wehklagen mit denen der Witwe zu vereinigen, und das ganze Stadtviertel weit und breit mit Trauer erfüllten. Auf diese Art blieb Casims unglücklicher Tod ein Geheimnis zwischen Alì Babà, dessen Frau, Casims Witwe und Morgiane, und diese vier Personen bewahrten es so behutsam, dass kein Mensch in der Stadt nur im mindesten etwas argwöhnte, geschweige denn erfuhr. Drei und vier Tage nach Casims Beerdigung schaffte Alì Babà die wenigen Gerätschaften, die er besaß, samt dem aus der Schatzhöhle der Räuber geholten Gelde, letzteres aber bloß bei Nacht, in das Haus der Witwe seines Bruders, um fortan da zu wohnen. Dadurch brachte er zugleich seine Verheiratung mit seiner Schwägerin zur öffentlichen Kunde, und da Heiraten dieser Art bei unserer Religion durchaus nichts Ungewöhnliches sind, so wunderte sich auch niemand darüber. Was Casims Laden betrifft, so hatte Alì Babà einen Sohn, der seit einiger Zeit seine Lehrjahre bei einem bedeutenden Kaufmanne vollendet und von ihm immer gute Zeugnisse erhalten hatte. Diesem übergab er ihn mit dem Versprechen, wenn er fortfahre, sich gut aufzuführen, so werde er ihn mit der Zeit seinem Stande gemäß vorteilhaft verheiraten.

Wir wollen indes Alì Babà sein neues Glück genießen lassen, und uns wieder ein wenig nach den vierzig Räubern umsehen. Sie kehrten nach der bestimmten Frist in ihren Schlupfwinkel im Walde zurück und erstaunten über die Maßen, als sie Casims Leichnam nicht mehr vorfanden; noch höher aber stieg ihre Verwunderung, da sie an ihren Goldsäcken eine bedeutende Verminderung bemerkten. »Wir sind verraten und verloren«, sprach der Hauptmann, »wenn wir uns nicht sehr in acht nehmen, und sogleich die nötigsten Gegenmaßregeln ergreifen; sonst würden wir allmählich alle unsere Reichtümer einbüßen, die unsere Vorfahren und wir selbst mit so vieler Mühe und Beschwerde erworben haben. Aus dem Schaden, der uns angerichtet worden ist, geht so viel hervor, dass der Dieb, den wir ertappten, das Geheimnis wusste, die Tür zu öffnen, und wir zum guten Glücke gerade in dem Augenblicke dazu kamen, als er wieder hinausgehen wollte. Er war jedoch nicht allein, sondern ein anderer muss ebenfalls darum wissen. Was bedürfen wir weiter Zeugnis, als dass seine Leiche fortgeschafft worden ist und unser Schatz bedeutend abgenommen hat. Da es nun nicht scheint, dass mehr als zwei Personen um das Geheimnis wissen, so müssen wir, nachdem wir den ersten umgebracht, auch den zweiten aus dem Wege räumen. Was sagt ihr dazu, brave Leute, seid ihr nicht auch meiner Meinung?«

Der Vorschlag des Räuberhauptmanns leuchtete der ganzen Bande vollkommen ein; sie billigten ihn alle und vereinigten sich dahin, dass man vorderhand jede andere Unternehmung beiseite setzen

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberund die vereinigten Kräfte bloß dieser allein widmen solle; ja man solle nicht eher davon abgehen, bis der Zweck erreicht sei.

»Eben das«, fuhr der Hauptmann fort, »habe ich von eurem Mut und eurer Tapferkeit erwartet; vor allem aber muss ein kühner, gewandter und unternehmender Mann aus eurer Mitte ohne Waffen, in der Tracht eines fremden Reisenden, in die Stadt gehen und seine ganze Geschicklichkeit aufbieten, um zu erkunden, ob man da nicht von dem auffallenden Tode dessen spricht, den wir, wie er verdiente, umgebracht haben, wer er war und in welchem Hause er wohnte. Dies ist für jetzt das Wichtigste, damit wir nichts tun, das wir jemals zu bereuen Ursache hätten, und uns nicht in einem Lande verraten, wo wir so lange unbekannt waren, und es so wichtig für uns ist, auch fernerhin unbekannt zu bleiben. In indes denjenigen, der sich zu dieser Sendung erbieten wird, anzufeuern und damit er uns nicht einen falschen Bericht hinterbringe, der unser aller Verderben nach sich ziehen könnte, so frage ich euch, ob ihr es nicht für angemessen haltet, dass er sich in diesem Falle der Todesstrafe unterwerfe?«

Ohne erst die Abstimmung der anderen abzuwarten, sagte einer der es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber: »Ich unterwerfe mich der Bedingung und mache mir eine Ehre daraus, bei diesem Geschäfte mein Leben zu wagen.

Gelingt es mir nicht, so werdet ihr euch wenigstens erinneren, dass es mir weder an gutem Willen, noch an Mut gefehlt hat, um das Wohl der Gesellschaft zu befördern.«

Der es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber erhielt große Lobsprüche vom Hauptmann und seinen Kameraden und verkleidete sich dann so vollständig, dass niemand ihn für das halten konnte, was er wirklich war. Er ging nachts ab und traf seine Maßregeln so, dass er gerade um die Zeit, wo der Tag zu grauen anfing, in die Stadt kam. Auf dem Marktplatz angelangt, sah er nur einen einzigen Laden offen, nämlich den des Babà Mustafa.

es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber Mustafa saß mit dem Pfriemen in der Hand auf seinem Stuhle und wollte eben sein Geschäft beginnen. Der es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber trat auf ihn zu, wünschte ihm guten Morgen, und da er sein hohes Alter bemerkte, sagte er zu ihm: »Guter Mann, du fängst sehr frühe an zu arbeiten; du kannst bei deinen Jahren unmöglich jetzt schon gut sehen. Auch wenn es noch heller wäre, so zweifle ich doch, dass deine Augen noch scharf genug sind zum Flicken.« - »Wer du auch sein magst«, antwortete Babà Mustafa, »so scheinst du mich nicht zu kennen. Ich bin zwar allerdings schon sehr alt, habe aber dennoch treffliche Augen, und zum Beweis dafür will ich dir nur sagen, dass ich vor noch nicht langer Zeit einen Toten an einem Orte zusammengeflickt habe, wo es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber war hocherfreut, sogleich einen Mann angetroffen zu haben, der ihm, wie er hoffte, von selbst ungefragt über das Auskunft geben würde, weswegen er hierher gekommen war. »Einen Toten?« fragte er ganz verwundert, und um ihn zum Sprechen zu bringen, fügte er hinzu: »Warum denn einen Toten zusammennähen? Du wolltest offenbar sagen, das Leichentuch, worin er eingehüllt war!« - »Nein, nein«, antwortete es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber Mustafa, »ich weiß recht gut, was ich sagen will. Du möchtest mich gerne zum Sprechen bringen, allein ich werde dir nichts mehr davon erzählen.«

Der es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber bedurfte keine weiteren Erklärungen, um überzeugt zu sein, dass er gefunden habe, was zu suchen er gekommen war. Er zog ein Goldstück aus der Tasche, drückte es es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber Mustafa in die Hand und sagte zu ihm: »Ich habe durchaus nicht die Absicht, in ein Geheimnis eindringen zu wollen, obwohl ich dich versichern kann, dass ich es nicht verbreiten würde, wenn du mir es anvertrautest. Das einzige, um was ich dich bitte, ist, dass du so gefällig sein mögest, mir das

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberHaus zu beschreiben oder zu zeigen, wo du den Leichnam zusammengenäht hast.« - »Wenn ich dies auch gern tun wollte«, antwortete es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber Mustafa, indem er Miene machte, ihm das Goldstück zurückzugeben, »so versichere ich dich doch, dass es mir unmöglich wäre, und du kannst mir dies auf mein Wort glauben. Man hat mich nämlich an einen gewissen Ort geführt, wo mir die Augen verbunden wurden, und von da nach einem Hause, von wo aus man mich nach Vollendung meines Geschäfts auf dieselbe Weise an denselben Ort zurückführte. Du siehst also ein, dass ich dir unmöglich deinen Wunsch gewähren kann.« - »So wirst du dich doch«, fragte der es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber weiter, »wenigstens einigermaßen noch des Wegs erinneren, den man dich mit verbundenen Augen geführt hat. Ich bitte dich, komme jetzt mit mir, ich will dir an derselben Stelle die Augen verbinden und dann wollen wir miteinander dieselbe Straße und dieselben Kreuz- und Querwege gehen, die du dich damals gegangen zu sein erinnerst. Da aber jeder Arbeiter seines Lohnes wert ist, so gebe ich dir hiermit ein zweites Goldstück. Komm und tu mir diesen Gefallen.«

Die beiden Goldstücke lockten es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber Mustafa. Er betrachtete sie eine Zeitlang in seiner Hand, ohne ein Wort zu sprechen, und ging mit sich zu Rate, was er tun solle. Endlich zog er seinen Geldbeutel, steckte sie hinein und sagte dann zum Räuber: »Ich kann zwar nicht versichern, dass ich mich des Wegs, den man mich damals führte, genau erinnere; da du es aber so haben willst, so komm, ich will mein möglichstes tun, um mich darauf zu besinnen.«

Babà Mustafa machte sich nun zur großen Freude des Räubers auf, und ohne seinen Laden zu verschließen, worin er nichts Bedeutendes zu verlieren hatte, führte er ihn an den Ort, wo Morgiane ihm die Augen verbunden hatte. Als sie dort angekommen waren, sagte Babà Mustafa: »Hier hat man mich verbunden und ich sah gerade nach derselben Straße wie jetzt.« Der es nicht viel heller war, als es jetzt hier ist.« Der Räuber, der schon sein Schnupftuch in Bereitschaft hatte, verband ihm nun gleichfalls die Augen und ging neben ihm her, indem er ihn teils führte, teils sich von ihm führen ließ, bis er stehen blieb.

»Weiter«, sagte Babà Mustafa, »bin ich, so viel ich weiß, nicht gekommen«, und er befand sich wirklich vor Casims Hause, wo jetzt Alì Babà wohnte. Der Räuber machte, bevor er ihm das Tuch von den Augen nahm, schnell mit einem Stück Kreide ein Zeichen vor die Türe, und als er es ihm abgebunden hatte, fragte er ihn, ob er wisse, wem das Haus gehöre. Babà Mustafa antwortete, er wohne nicht in diesem Stadtviertel und könne ihm auch nichts Weiteres davon sagen.

Als der Räuber sah, dass er von Babà Mustafa nichts mehr erfahren konnte, dankte er ihm für seine Bemühung und ließ ihn nach seinem Laden zurückgehen; er selbst aber ging wieder in den Wald, in der festen Überzeugung, dorten eine gute Aufnahme zu finden.

Bald nachdem der Räuber Babà Mustafa sich getrennt hatten, ging Morgiane eines Geschäftes wegen aus dem Hause Alì Babas und als sie zurückkam, bemerkte sie das Zeichen, das der Räuber an die Türe gemacht hatte, Sie blieb stehen und betrachtete es aufmerksam. »Was mag wohl dieses Zeichen bedeuten?« sagte sie bei sich selbst; »sollte jemand Böses gegen meinen Herrn im Schilde führen, oder ist es bloß zum Scherze gemacht worden? Dem sei übrigens wie es wolle, es kann nichts schaden, wenn man sich für jeden Fall sicher stellt.« Sie nahm sofort ebenfalls Kreide, und da die zwei oder drei vorhergehenden und dahinterfolgenden Türen fast ebenso aussahen, wie ihre Haustüre, so bezeichnete sie dieselben an der nämlichen Stelle und ging sodann in das Haus zurück, ohne weder ihrem Herrn noch dessen Frau etwas davon zu sagen.

Der Räuber setzte indes seinen Weg nach dem Walde fort und kam sehr bald zur übrigen Gesellschaft zurück. Er stattete sogleich Bericht vom Erfolg seiner Reise ab und pries über die

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberMaßen sein Glück, dass er gleich anfangs einen Mann gefunden, der ihm das, was ihn in die Stadt geführt, erzählt habe, denn er hätte es sonst von niemand erfahren können. Alle bezeigten große Freude darüber, der Hauptmann aber nahm das Wort, und nachdem er seinen Eifer gelobt, sprach er folgendermaßen zu der ganzen Gesellschaft: »Kameraden, wir haben keine Zeit mehr zu verlieren; lasst uns wohlbewaffnet, aber ohne dass man es uns ansieht, aufbrechen und um keinen Verdacht zu erregen, einzeln, einer nach dem andern, in die Stadt gehen; dort kommt von verschiedenen Seiten her auf dem Marktplatze zusammen, während ich mit unserm Kameraden, der uns eben diese gute Nachricht gebracht hat, das Haus auskundschaften werde, um darnach die zweckmäßigen Maßregeln treffen zu können.«

Die Rede des Räuberhauptmannes wurde mit großem Beifall aufgenommen, und sie waren bald reisefertig. Sie zogen nun zu zwei und drei von dannen, und da sie immer in angemessener Entfernung voneinander gingen, so gelangten sie ohne Verdacht zu erregen in die Stadt. Der Hauptmann und der Räuber, der morgens hier gewesen war, trafen zuletzt daselbst ein. Dieser führte den Hauptmann in die Straße, wo er Alì Babas Haus bezeichnet hatte, und als er an die erste, von Morgiane bezeichnete Haustüre kam, machte er ihn darauf aufmerksam und sagte, das sei die rechte. Als sie aber, um sich nicht verdächtig zu machen, weiter gingen, bemerkte der Hauptmann, dass die nächstfolgende Türe ebenfalls dasselbe Zeichen und an derselben Stelle hatte; er zeigte es daher seinem Führer und fragte ihn, ob es dies Haus sei oder das vorige. Der Räuber kam in Verlegenheit und wusste nichts zu antworten, besonders als er und der Hauptmann sahen, dass die vier oder fünf folgenden Türen ebenfalls dasselbe Zeichen hatten. Er versicherte dem Hauptmann mit einem Schwur, dass er bloß eine einzige bezeichnet habe, und setzte dann hinzu: »Es ist mir unbegreiflich, wer die übrigen so ähnlich bezeichnet haben mag, aber ich muss in dieser Verwirrung gestehen, dass ich dasjenige, was ich selbst bezeichnet habe, nicht mehr herausfinden kann.« Als nun der Hauptmann seinen Plan vereitelt sah, begab er sich nach dem Marktplatze und ließ seinen Leuten durch den ersten besten, der ihm begegnete, sagen, sie haben sich dieses Mal eine vergebliche Mühe gemacht, und es bleibe nichts anderes übrig, als den Rückweg nach ihrem gemeinschaftlichen Zufluchtsort anzutreten. Er selbst ging voran und sie folgten ihm alle in derselben Ordnung, wie sie gekommen waren.

Nachdem die Bande sich im Walde versammelt hatte, erklärte ihr der Hauptmann, warum er sie habe wieder umkehren lassen. Sogleich wurde der Führer einstimmig des Todes schuldig erklärt, auch gestand er selbst zu, dass er es verdient habe, weil er bessere Vorsichtsmaßregeln hätte ergreifen sollen, und ohne Zittern bot er demjenigen den Hals hin, der den Auftrag erhielt, ihm den Kopf abzuschlagen.

Da es für das Wohl der Bande sehr wichtig war, den Schaden, den man ihr zugefügt, nicht ungerächt zu lassen, so trat ein anderer Räuber auf, versprach, es solle ihm besser gelingen, als seinem Vorgänger, und bat sich die Übertragung dieses Geschäfts als eine Gunst aus. Es wurde ihm genehmigt; er ging nach der Stadt, bestach Babà Mustafa, wie sein Vorgänger getan, und Babà Mustafa führte ihn mit verbunden Augen vor Alì Babas Haus. Der Räuber bezeichnete dasselbe an einer weniger bemerkbaren Stelle mit Rötel, in der Hoffnung, er werde es auf diese Art gewiss von der weißbezeichneten unterscheiden können.

Aber bald darauf ging Morgiane aus dem Hause, wie am vorigen Tag, und als sie zurückkam, entging das rote Zeichen ihren scharfblickenden Augen nicht. Sie dachte sich dabei das nämliche, wie bei dem weißen Zeichen, und machte sogleich an die Türen der Nachbarhäuser, und zwar an die nämliche Stelle dasselbe Zeichen mit Rötel.

Inzwischen kehrte der Räuber zu seiner Bande in den Wald zurück, erzählte, welche Maßregel er genommen, und sagte, es wäre ihm jetzt unmöglich, das bezeichnete Haus mit den anderen zu

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberverwechseln. Der Hauptmann und seine Leute glaubten mit ihm, die Sache müsse jetzt gelingen. Sie begaben sich daher in derselben Ordnung und mit derselben Vorsicht, wie tags zuvor, auch ganz ebenso bewaffnet, nach der Stadt, um den Plan aufzuführen, den sie ersonnen hatten. Der Hauptmann und der Räuber gingen sogleich in die Straße Alì Babas, fanden aber dieselbe Schwierigkeit, wie das erste Mal. Der Hauptmann wurde darüber erzürnt und der Räuber geriet in dieselbe Bestürzung wie derjenige, der vor ihm diesen Auftrag gehabt hatte. So sah sich denn der Hauptmann genötigt, ebenso unbefriedigt wie das erste Mal, noch an demselben Tage mit seinen Leuten den Rückweg anzutreten. Der Räuber, der an dem Misslingen des Planes schuld war, erlitt gleicherweise die Strafe, der er sich freiwillig unterworfen hatte.

Da nun der Hauptmann seine Bande um zwei wackere Leute vermindert sah, fürchtete er, sie möchte noch mehr abnehmen, wenn er sich bei Erforschung von Alì Babas Haus auch fernerhin auf andere verlassen wollte. Ihr Beispiel zeigte ihm, dass sie mehr zu kühnen Waffentaten geeignet waren, als zu solchen Unternehmungen, wo man klug und listig zu Werke gehen musste. Er übernahm daher die Sache selbst und ging nach der Stadt, wo ihm Babà Mustafa denselben Dienst leistete, wie den beiden Abgesandten seiner Bande; er machte jedoch kein Merkzeichen an Alì Babas Haus, sondern ging mehrere Male vorüber und betrachtete es so genau, dass er es durchaus nicht mehr verfehlen konnte.

Nachdem er sich nun von allem, was er wünschte, unterrichtet hatte, ging der Räuberhauptmann, wohl zufrieden mit seiner Reise, nach dem Walde zurück, und als er in die Felsenhöhle kam, wo sie ganze Bande ihn erwartete, sagte er zu ihnen: »Kameraden, jetzt kann uns nichts mehr hindern, volle Rache für die Bosheit zu nehmen, die an uns verübt worden ist. Ich kenne das Haus des Schurken, den sie treffen soll, ganz genau und habe unterwegs auf Mittel gedacht, die Sache so schlau anzugreifen, dass niemand weder von unserer Höhle, noch von unserm Schatze etwas ahnen soll; denn dies ist der Hauptzweck, den wir bei unserm Unternehmen vor Augen haben müssen, sonst würde es uns ins Verderben stürzen. Hört einmal an«, fuhr der Hauptmann fort, »was ich ausgesonnen habe, um diesen Zweck zu erreichen. Wenn ich euch meinen Plan auseinandergesetzt haben werde und einer von euch ein besseres Mittel weiß, so mag er es uns dann mitteilen.« Sofort erklärte er ihnen, wie er die Sache anzugreifen gedenke, und als ihm alle ihren Beifall zu erkennen gaben, befahl er ihnen, sich in die umliegenden Dörfer und Flecken und auch in die Stadt zu zerstreuen, und neunzehn Maulesel zu kaufen, nebst achtunddreißig großen ledernen Ölschläuchen, den einen voll, die anderen aber leer.

Binnen zwei bis drei Tagen hatten die Räuber alles beisammen. Da die leeren Schläuche an der Mündung für seinen Zweck etwas zu eng waren, so ließ der Hauptmann sie ein wenig erweitern, und nachdem er in jeden Schlauch einen seiner Leute mit den nötigen Waffen hatte hineinkriechen lassen, wobei jedoch eine aufgetrennte Ritze offen blieb, damit sie frei Atem schöpfen konnten, so verschloss er die Schläuche so, dass man glauben musste, es sei Öl darin; um aber die Täuschung zu vollenden, befeuchtete er sie von außen mit Öl, das er aus dem vollen Schlauche nahm.

Nachdem er diese Anordnung getroffen und die siebenunddreißig Räuber, jeden in einem Schlauche steckend, nebst dem Öl angefüllten Schlauche auf die Maultiere geladen hatte, nahm der Hauptmann um die festgesetzte Stunde mit denselben seinen Weg nach der Stadt und kam in der Abenddämmerung, etwa eine Stunde nach Sonnenuntergang, vor derselben an. Er ging zum Tore hinein und geraden Weges auf Alì Babàs Haus zu, in der Absicht, bei ihm anzuklopfen und von der Gefälligkeit des Hausherrn für sich und seine Maultiere ein Nachtlager zu erbitten. Er brauchte nicht anzuklopfen, denn Alì Babà saß vor der Tür, um nach dem Abendessen frische Luft zu schöpfen. Er ließ daher seinen Maulesel Halt machen, wandte sich an Alì Babà und sagte zu ihm: »Herr, ich bringe das Öl, das du hier siehst, aus weiter Ferne her, um es morgen auf dem Markte zu

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberverkaufen, aber da es schon so spät ist, so weiß ich nicht, wo ich ein Unterkommen finden soll. Wenn es dir nicht zu lästig wäre, so würde ich dich um die Gefälligkeit bitten, mich für diese Nacht in deinem Hause aufzunehmen; ich würde dir großen Dank dafür wissen.« Obgleich Alì Babà den Mann, der jetzt mit ihm sprach, bereits ihm Walde gesehen und auch reden gehört hatte, so konnte er ihn doch in seinem Ölhändleraufzuge unmöglich als den Hauptmann jener vierziRäuber wieder erkennen. »Sei mir willkommen«, sagte er zu ihm, »und tritt herein!« Mit diesen Worten machte er ihm Platz, dass er samt seinen Maultieren hineingehen konnte.

Ali Baba rief nun seinem Sklaven und befahl ihm, sobald die Maultiere abgepackt sein würden, sie nicht bloß in den Stall zu führen, sondern ihnen auch Gerste und Heu zu bringen. Auch nahm er sich die Mühe, in die Küche zu gehen und Morgiane zu befehlen, sie solle für den neuangekommenen Gast schnell ein gutes Abendbrot bereiten und in einem Zimmer ein Bett für ihn herrichten.

Ali Baba tat noch mehr, um seinem Gast viele Ehre zu bezeigen. Als er nämlich sah, dass der Räuberhauptmann seine Maulesel abgepackt hatte, und diese, wie er befohlen, in den Stall gebracht worden waren, so nahm er den Fremden, der die Nacht unter freiem Himmel zubringen wollte, bei der Hand und führte ihn in den Saal, wo er seine Besuche zu empfangen pflegte, mit der Erklärung, er werde es nicht zulassen, dass er im Hof übernachte. Der Räuberhauptmann verbat sich diese Ehre, indem er sagte, er wolle ihm durchaus nicht zur Last fallen; der wahre Grund aber war, damit er seinen Plan um so ungestörter ausführen könnte. Indes bat ihn Ali Baba so höflich und so dringend, dass er ihm nicht länger widerstehen konnte. Ali Baba leistete demjenigen, der ihm nach dem Leben trachtete, nicht bloß solange Gesellschaft, bis Morgiane das Abendbrot auftrug, sondern unterhielt sich mit ihm auch noch fortwährend über allerlei Dinge, von denen er glaubte, sie können ihm Vergnügen machen, und verließ ihn nicht eher, als bis er sein Mahl vollendet hatte. »Ich lasse dich jetzt allein«, sagte er dann zu ihm; »wenn du irgend etwas wünschest, so darfst du es nur sagen: Alles, was in meinem Hause ist, steht zu deinen Diensten.« Der Räuberhauptmann stand zugleich mit Ali Baba auf und begleitete ihn bis an die Türe. Während nun Ali Baba in die Küche ging, um mit Morgiane zu sprechen, begab er sich in den Hof unter dem Vorwand, er wolle im Stall nachsehen, ob es seinen Maultieren an nichts fehle.

Nachdem Ali Baba Morgiane von neuem empfohlen hatte, für seinen Gast aufs beste zu sorgen und ihm nichts abgehen zu lassen, fügte er hinzu: »Morgiane, ich will dir jetzt nur noch sagen, dass ich morgen vor Tag ins Bad gehe; mache meine Badetücher zurecht und gib sie Abdallah - so hieß nämlich sein Sklave, - sodann besorge mir eine gute Fleischbrühe, bis ich nach Hause komme.« Nachdem er ihr diese Befehle gegeben hatte, ging er zu Bett.

Indes gab der Räuberhauptmann, als er aus dem Stalle herauskam, seinen Leuten Befehl, was sie tun sollen. Vom ersten Schlauche an bis zum letzten sagte er zu jedem: »Wenn ich von meinem Schlafgemach kleine Steinchen herabwerfe, so schneide mit dem Messer, das du bei dir hast, den Schlauch von oben bis unten auf und krieche aus der Öffnung heraus; ich werde dann bald bei euch sein.« Das Messer, von dem er sprach, war für diesen Zweck eigens gespitzt und geschliffen. Nachdem dies geschehen war, kehrte er zurück, und sobald er sich an der Küchentüre zeigte, nahm Morgiane ein Licht, führte ihn nach dem für ihn eingerichteten Zimmer und ließ ihn dort allein, nachdem sie ihn zuvor gefragt hatte, ob er nichts weiter zu wünschen habe. Um keinen Argwohn zu erregen, löschte er bald darauf das Licht aus und legte sich ganz angekleidet nieder, damit er gleich nach dem ersten Schlafe wieder aufstehen könnte.

Morgiane vergaß Ali Babas Befehl nicht. Sie legte seine Badetücher zurecht, übergab sie an Abdallah, der noch nicht schlafen gegangen war, und stellte den Topf zur Fleischbrühe ans Feuer. Während sie nun den Topf abschöpfte, löschte plötzlich die Lampe aus. Im ganzen Hause war kein

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberÖl mehr und zufällig auch keine Lichter vorrätig. Was sollte sie nun anfangen? Um ihren Topf abzuschöpfen, musste sie notwendig hell sehen. Sie entdeckte ihre Verlegenheit Abdallah, der ihr zur Antwort gab: »Da gibt es freilich keinen anderen Rat, als dass du dir aus einem der Schläuche unten im Hofe etwas Öl holst.« Morgiane dankte Abdallah für diesen Rat, und während er neben Ali Babas Zimmer sich niederlegte, um ihn dann ins Bad zu begleiten, nahm sie den Ölkrug und ging in den Hof. Als sie sich dem ersten besten Schlauch näherte, fragte der Räuber, der darin steckte, ganz leise. »Ist es Zeit?« Obwohl nun der Räuber leise gesprochen hatte, so wurde Morgiane doch über diese Stimme um so mehr stutzig, weil der Räuberhauptmann, nachdem er seine Maulesel abgeladen, nicht bloß diesen Schlauch, sondern auch alle übrigen geöffnet hatte, um seinen Leuten frische Luft zu verschaffen. Diese hatten ohnehin eine sehr üble Lage darin, obschon sie Atem holen konnten,

Jede andere Sklavin, als Morgiane, obwohl sie freilich nicht wenig überrascht war, statt des gesuchten Öls einen Mann in dem Schlauche zu finden, hätte darüber wahrscheinlich Lärm gemacht und vielleicht großes Unglück angerichtet. Morgiane aber war weit verständiger als ihresgleichen. Sie begriff sogleich, wie wichtig es war, die Sache geheim zu halten, in welch dringender Gefahr Ali Baba nebst seiner Familie und sie selbst schwebte, und dass sie jetzt notwendig so schnell als möglich und ohne allen Lärm ihre Maßregeln ergreifen musste. Gott der Herr hatte sie mit Verstand gesegnet, so dass sie die Mittel dazu bald erkannte. Sie fasste sich im Augenblicke wieder, und ohne im mindesten Schrecken zu verraten, antwortete sie, als ob sie der Räuberhauptmann wäre: »Noch nicht, aber bald.« Darauf näherte sie sich dem folgenden Schlauche, wo sie dieselbe Frage hörte, und so fort, bis sie zum letzten kam, der von Öl war; sie gab auf jede Frage immer dieselbe Antwort.

Morgiane erkannte daraus, dass ihr Herr Ali Baba nicht, wie er glaubte, einen Ölhändler, sondern siebenunddreißig Räuber nebst ihrem Hauptmann, den verkleideten Kaufmann, in seinem Hause beherbergte. Sie füllte daher in aller Eile ihren Krug mit Öl, das sie aus dem letzten Schlauche nahm, kehrte sodann in die Küche zurück, und nachdem sie Öl in die Lampe gegossen und sie wieder angezündet hatte. nahm sie einen großen Kessel, ging wieder in den Hof und fällte ihn mit Öl aus dem Schlauche. Sodann ging sie wieder in die Küche und setzte ihn über ein gewaltiges Feuer, in das sie immer neues Holz zuschob, denn je eher das Öl ins Sieden kam, desto eher konnte sie auch den Plan ausführen, den sie zum gemeinsamen Wohl des Hauses entworfen hatte und der keinen Aufschub zuließ. Als endlich das Öl kochte, nahm sie den Kessel und goss in jeden Schlauch, vom ersten bis zum letzten, so viel siedendes Öl, als hinreichend war, um die Räuber zu ersticken und zu töten.

Nachdem Morgiane diese Tat, die ihrem Mut alle Ehre machte, ebenso geräuschlos ausgeführt, als ausgedacht hatte, kehrte sie mit dem leeren Kessel in die Küche zurück und verschloss sie. Sodann löschte sie das große Feuer, das sie angezündet hatte, aus und ließ bloß so viel übrig, als nötig war, um die Fleischbrühe für Ali Baba zu kochen. Zuletzt blies sie auch die Lampe aus und verhielt sich ganz still, denn sie hatte beschlossen, nicht eher zu Bett zu gehen, als bis sie durch ein Küchenfenster, das nach dem Hofe hinaus sah, soweit die Dunkelheit der Nacht es gestattete, alles beobachtet hätte, was etwa vorging. Morgiane hatte noch keine Viertelstunde gewartet, als der Räuberhauptmann erwachte. Er stand auf, öffnete das Fenster, sah hinaus und da er nirgends mehr Licht gewahrte, sondern überall im Hause die tiefste Ruhe und Stille herrschen sah, so gab er das verabredete Zeichen, indem er kleine Steine hinabwarf. Mehrere davon fielen, wie er sich durch den Schall überzeugen konnte, auf die ledernen Schläuche. Er horchte begierig, hörte und merkte aber nichts, woraus er hätte schließen könnten, dass seine Leute sich in Bewegung setzten. Dies beunruhigte ihn, und er warf zum zweiten und dritten Mal kleine Steine hinab. Sie fielen auf die Schläuche, aber keiner von den Räubern gab das geringste Lebenszeichen von sich. Da er dies nicht

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberbegreifen konnte, ging er in der höchsten Bestürzung und so leise als möglich in den Hof hinab und näherte sich dem ersten Schlauche; als er aber den darin befindlichen Räuber fragen wollte, ob er schlafe, so stieg ihm ein Geruch von heißem Öl und von etwas Verbranntem aus dem Schlauch entgegen und er erkannte daraus, dass sein Plan gegen Ali Baba, ihn zu ermorden, auszuplündern und das seiner Gesellschaft geraubte Gold wieder mitzunehmen, gänzlich fehlgeschlagen hatte. Er ging nun zum folgenden Schlauch und so fort bis zum letzten und fand, dass alle seine Leute auf dieselbe Weise umgekommen waren. Die Abnahme des Öls in dem vollen Ölschlauche zeigte ihm, welcher Mittel und Wege man sich bedient hatte, um seinen Plan zu vereiteln. Jetzt, da er alle seine Hoffnungen zertrümmert sah, brach er, Verzweiflung im Herzen, durch die Türe, die aus dem Hofe in Ali Babas Garten führte, und flüchtete sich, indem er über eine Gartenmauer nach der anderen sprang.

Als Morgiane kein Geräusch mehr hörte und nach geraumem Warten den Räuberhauptmann nicht zurückkommen sah, so zweifelte sie nicht mehr daran, dass er durch den Garten geflohen sei; denn durch die Haustüre konnte er nicht zu entrinnen hoffen, da sie doppelt geschlossen war. Hocherfreut, dass es ihr so gut gelungen war, das ganze Haus zu retten, ging sie endlich zu Bett und schlief ein. Ali Baba indes stand vor Tage auf und ging, von seinen Sklaven begleitet, ins Bad. Er hatte nicht die geringste Ahnung von der grässlichen Begebenheit, die sich, während er schlief, in seinem Hause zugetragen hatte, denn Morgiane hatte nicht für nötig gefunden, ihn aufzuwecken, weil sie im Augenblicke der Gefahr keine Zeit zu verlieren hatte und nach Abwendung derselben ihn nicht in seiner Ruhe stören wollte, Als Ali Baba aus dein Bade in sein Zimmer zurückkam und die Sonne schon hell am Himmel glänzte, wunderte er sich sehr, die Ölschläuche noch am alten Platze stehen zu sehen, und es war ihm unbegreiflich, dass der Kaufmann mit seinen Eseln nicht auf den Markt gegangen sein solle. Er fragte deshalb Morgiane, die ihm die Türe öffnete und alles so stehen und hegen gelassen hatte, damit er es selbst sehen möchte, und sie ihm recht deutlich machen könnte, was sie zu seiner Rettung getan habe. »Mein guter Herr«, antwortete Morgiane, »Gott und der heilige Prophet erhalte dich und dein Haus! Du wirst dich von dem, was du zu wissen verlangst, besser überzeugen, wenn deine eigenen Augen sehen werden, was ich ihnen zeigen will. Nimm dir einmal die Mühe, mit mir zu kommen. « Ali Baba folgte seiner Magd; diese verschloss die Türe, führte ihn zum ersten Schlauch und sagte dann: »Blicke einmal in diesen Schlauch hinein, da wirst noch nie solches Öl gesehen haben.«

Ali Baba blickte hinein, und als er in dem Schlauche einen Mann sah, erschrak er über die Maßen, schrie laut auf und sprang zurück, wie wenn er auf eine Schlange getreten wäre. »Fürchte nichts«, sagte Morgiane zu ihm, »der Mann, den du da siehst, wird dir nichts Böses tun. Er hat das Maß seiner Missetaten erfüllte, aber jetzt kann er niemandem mehr Schaden zufügen, denn er ist tot.« - »Morgiane«, rief Ali Baba, »beim erhabenen Propheten! sage mir, was soll das heißen? -»Ich will es dir erklären«, sagte Morgiane, »aber mäßige die Ausbrüche deiner Verwunderung und reize nicht die Neugierde der Nachbarn, auf dass sie nicht eine Sache erfahren, welche geheim zu halten von großer Wichtigkeit für dich ist. Sieh jedoch zuvor die übrigen Schläuche.« Ali Baba sah in die anderen Schläuche nach der Reihe hinein, vom ersten bis zum letzten, worin Öl war, das sichtbar abgenommen hatte. Als er nun alle gesehen hatte, blieb er wie angewurzelt stehen, indem er seine Augen bald auf die Schläuche, bald auf Morgiane heftete, und so groß war sein Erstaunen, dass er lange kein Wort sprechen konnte. Endlich erholte er sich wieder und fragte dann: »Aber was ist denn aus dem Kaufmann geworden?« - »Der Kaufmann«, antwortete Morgiane, »ist so wenig ein Kaufmann, als ich eine Kaufmännin bin. Ich will dir sagen, was er ist und wohin er sich geflüchtet hat. Doch wirst du diese Geschichte viel bequemer auf deinem Zimmer anhören, denn deine Gesundheit erfordert, dass du jetzt, nachdem du aus dem Bade gekommen, etwas Fleischbrühe genießest.«

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberWährend Ali Baba sich auf sein Zimmer begab, holte Morgiane die Fleischbrühe aus der Küche und überbrachte sie ihm; Ali Baba sagte aber, ehe er sie zu sich nahm: »Fange immerhin an, meine Ungeduld zu befriedigen, und erzähle mir diese seltsame Geschichte mit allen einzelnen Umständen.« Morgiane erfüllte den Willen ihres Herrn und sprach also: »Herr, gestern Abend, als du bereits zu Bett gegangen warst, legte ich, wie du mir befohlen, deine Badetücher zurecht und übergab sie Abdallah. Sodann stellte ich den Topf mit der Fleischbrühe ans Feuer, und während ich diese schäumte, erlosch auf einmal die Lampe, weil kein Öl mehr darin war. Im Kruge war kein Tröpfchen mehr zu finden und ebenso wenig konnte ich ein Stümpchen Licht bekommen. Abdallah, der meine Verlegenheit bemerkte, erinnerte mich an die vollen Ölschläuche im Hofe, denn er zweifelte ebenso wenig als ich und du selbst, dass es solche wären. Ich nahm also meinen Ölkrug und lief zu dem nächsten besten Schlauche. Als ich nahe daran war, kam eine Stimme aus demselben, die mich fragte. »Ist es Zeit?« Ich erschrak nicht, sondern erkannte sogleich die Bosheit des falschen Kaufmanns und antwortete ohne Zögern: »Noch nicht, aber bald.« Ich trat zum folgenden Schlauche und eine andere Stimme tat dieselbe Frage an mich, worauf ich dieselbe Antwort wiedergab. So ging ich denn von einem Schlauche zum andern, immer dieselbe Frage und dieselbe Antwort, und erst im letzten Schlauche fand ich Öl, womit ich den Krug füllte. Als ich nun überlegte, dass sich mitten in deinem Hofe siebenunddreißig Räuber befanden, welche nur auf ein Zeichen oder Befehl ihres Anführers, den du für einen Kaufmann hieltest und so gut aufgenommen hattest, warteten, um das ganze Haus auszuplündern, so glaubte ich, jetzt sei keine Zeit mehr zu verlieren. Ich trug daher den Krug zurück, zündete die Lampe an, nahm den größten Kessel in der ganzen Küche und füllte ihn mit Öl. Sodann stellte ich ihn über das Feuer, und als das Öl recht kochte, so goss ich in jeden Schlauch, worin ein Räuber steckte, so viel hinein, als hinlänglich war, um sie an der Ausführung des verderblichen Planes zu verhindern, der sie hierher geführt hatte. Nachdem nun die Sache ein solches Ende genommen, wie ich es mir gedacht hatte, kehrte ich in die Küche zurück, löschte die Lampe aus, und bevor ich zu Bett ging, fing ich an, durchs Fenster ruhig zu beobachten, was der falsche Ölhändler wohl jetzt tun würde. Nach einer Weile hörte ich, dass er zum Zeichen für seine Leute kleine Steine aus dem Fenster und auf die Schläuche warf. Er wiederholte dies mehrere Male, als er aber nichts sich regen sah oder hörte, so ging er hinab, und ich sah ihn von einem Schlauche zum anderen gehen, bis ich ihn in der Dunkelheit der Nacht aus dem Auge verlor. Doch gab ich noch einige Zeit acht, und da ich, ihn nicht zurückkommen sah, so zweifelte ich nicht, er werde in der Verzweiflung über seinen misslungenen Plan durch den Garten entflohen sein. Nachdem ich mich nun überzeugt hatte, dass das Haus in Sicherheit sei, ging ich zu Bett, Dies ist nun«, setzte Morgiane zum Schlusse hinzu, »die Geschichte, nach der du gefragt hast, und ich bin überzeugt, dass sie mit einer Bemerkung zusammenhängt, die ich vor einigen Tagen gemacht habe, aber Euch nicht mitteilen zu müssen glaubte. Als ich nämlich einmal sehr frühe morgens von meinem Gang in die Stadt zurückkehrte, bemerkte ich, dass die Haustüre weiß bezeichnet war, und den Tag darauf bemerkte ich ein rotes Zeichen. Da ich nun aber nicht wusste, zu welchem Zweck dies geschehen war, so bezeichnete ich jedes Mal zwei bis drei Nachbarhäuser sowohl vor als hinter uns in der Reihe ebenso an derselben Stelle. Wenn du nun dies mit der Geschichte der letzten Nacht zusammenhältst, so wirst du finden, dass alles von den Räubern im Walde angezettelt worden ist, deren Bande sich indes, ich weiß nicht warum, um zwei Köpfe verringert hat. Wie dem auch sein mag, es sind ihrer im höchsten Falle nur noch drei am Leben. Dies beweist, dass sie dir den Untergang geschworen haben, und dass du sehr auf deiner Hut sein musst, solange man weiß, dass noch einer davon am Leben ist. Ich für meine Person werde nichts unterlassen, um meiner Pflicht gemäß für deine Erhaltung zu sorgen.«

Als Morgiane ausgesprochen hatte, erkannte Ali Baba wohl, welch wichtigen Dienst sie ihm geleistet, und sprach voll Dankbarkeit also zu ihr: »Ich will nicht sterben, bevor ich dich nach Verdienst belohnt habe. Dir habe ich mein Leben zu verdanken, und um dir gleich jetzt einen Beweis von Erkenntlichkeit zu geben, schenke ich dir von Stund an die Freiheit, behalte mir aber

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubervor, noch weiter an dich zu denken. Auch ich bin überzeugt, dass die vierzig Räuber mir diese Falle gelegt haben. Gott, der Allmächtige und Allbarmherzige, hat mich durch deine Hand befreit; ich hoffe, dass er mich auch ferner vor ihrer Bosheit beschützen, dass er sie vollends ganz von meinem Haupte abwenden und die Welt von den Verfolgungen dieser verfluchten Otternbrut befreien wird. Doch müssen wir jetzt vor allem die Leichen von diesen Auswürflingen des Menschengeschlechts beerdigen, aber in aller Stille, so dass niemand etwas von ihrem Schicksal ahnen kann; das will ich mit Abdallah jetzt besorgen.«

Ali Babas Garten war sehr lang und hinten von hohen Bäumen begrenzt. Ohne zu säumen, ging er mit seinem Sklaven unter diese Bäume, um eine lange und breite Grube zu machen, wie für die Leichname, welche hineingelegt werden sollten, notwendig war. Der Boden war leicht aufzulockern und sie brauchten nicht viel Zeit zu diesem Geschäfte. Sie zogen nun die Leichname aus den Lederschläuchen heraus, legten die Waffen, womit die Räuber sich versehen hatten, beiseite, schleppten dann die Leichname an das Ende des Gartens, brachten sie der Reihe nach in die Grube hinein, schütteten die aufgegrabene Erde über sie hin und zerstreuten dann die übrige Erde in die Runde umher, so dass der Boden wieder so eben wurde, wie zuvor. Die Ölschläuche und die Waffen ließ Ali Baba sorgfältig verstecken, die Maulesel aber, die er zu nichts brauchen konnte, schickte er zu verschiedenen Malen auf den Markt und ließ sie durch seine Sklaven verkaufen.

Während nun Ali Baba alle diese Maßregeln ergriff, um die Art, wie er in so kurzer Zeit so reich geworden, der Kunde der Leute zu entziehen, war der Hauptmann der vierzig Männer mit bitterem Herzeleid in den Wald zurückgekehrt. Dieser unglückliche und seinen Hoffnungen so ganz zuwiderlaufende Ausgang der Sache kränkte ihn dermaßen und machte ihn so bestürzt, dass er unterwegs keinen Entschluss fassen konnte, was er gegen Ali Baba nunmehr unternehmen sollte, sondern, ohne zu wissen wie, in die Höhle zurückkam.

Grässlich war es ihm, als er sich in diesem düsteren Aufenthalt nun allein sah. »Ihr wackeren Leute alle«, rief er, »Gefährten meiner Nachtwachen, meiner Streifereien und meiner Anstrengungen, wo seid ihr? Was kann ich ohne euch tun? Also bloß darum habe ich euch zusammengebracht und auserlesen, um euch auf einmal durch ein so unseliges und eures Mutes so unwürdiges Schicksal umkommen zu sehen? Ich würde auch weniger beklagen, wenn ihr mit dem Säbel in der Faust als tapfere Männer gestorben wäret. Wann werde ich je wieder eine solche Schar von braven Leuten, wie ihr waret, zusammenzubringen können? Und wenn ich es auch wollte, könnte ich es wohl unternehmen, ohne all dieses Gold und Silber, alle diese Schätze demjenigen als Beute überlassen zu müssen, bevor ich ihm das Leben genommen habe. Was ich mit eurem mächtigen Beistande nicht auszuführen vermochte, muss ich jetzt ganz allein tun, und wenn ich nun den Schatz vor Plünderung bewahrt haben werde, so will ich auch dafür sorgen, dass es ihm nach mir nicht an einem wackern Herrn fehle, auf das er sich bis auf die spätesten Nachkommen erhalte und vermehre.« Nachdem er diesen Entschluss gefasst hatte, war er über die Mittel, ihn auszuführen, nicht verlegen; sein Herz wurde wieder ruhig, er überließ sich aufs neue schönen Hoffnungen und versank in einen tiefen Schlaf.

Am anderen Morgen wachte der Räuberhauptmann früh auf, legte, seinem Plane gemäß ein sehr stattliches Kleid an, ging in die Stadt und nahm eine Wohnung in einem Chan. Da er erwartete, das, was bei Ali Baba vorgegangen war, müsste Aufsehen erregt haben, so fragte er den Aufseher des Chans gelegentlich im Gespräch, ob es nichts neues in der Stadt gebe, und dieser erzählte ihm verschiedene Sachen, aber nur nicht das, was er zu wissen wünschte. Er schloss daraus, Ali Baba werde bloß darum ein Geheimnis aus der Sache machen, weil er nicht bekannt werden lassen wolle, dass er etwas von dem Schatze wisse und das Geheimnis, ihn zu öffnen, besitze, auch sei ihm wahrscheinlich nicht unbewußt, dass man ihm bloß deshalb nach dem Leben trachte. Dies bestärkte

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberihn in dem Vorsatz, alles zu tun, um ihn auf eine ebenso geheime Art aus dem Wege zu schaffen. Der Räuberhauptmann versah sich mit einem Pferd, mit dem er mehrere Reisen in den Wald machte, um verschiedene Arten reicher Seidenstoffe und seiner Schleiertücher in seine Wohnung zu bringen; dabei traf er die nötigen Maßregeln, um den Ort, wo er dieselben holte, geheim zu halten. Als er nun so viele Waren, als er zweckdienlich glaubte, beisammen hatte, suchte er sich einen Laden, um sie verkaufen, und fand auch einen; er mietete ihn von seinem Eigentümer stattete ihn aus und bezog ihn. Ihm gegenüber befand sich der Laden, der früher Casim gehört hatte, aber seit einiger Zeit von Ali Babas Sohn in Besitz genommen war.

Der Räuberhauptmann, der den Namen Chogia Husein angenommen hatte, ermangelte nicht, als neuer Ankömmling der Sitte gemäß den Kaufleuten, die seine Nachbarn waren, seine Aufwartung zu machen. Da Ali Babas Sohn noch jung, wohlgebildet und sehr verständig war, und er mit ihm öfter als mit anderen Kaufleuten zu sprechen Gelegenheit hatte, so schloss er bald Freundschaft mit ihm. Er suchte seinen Umgang um so angelegentlicher, als er drei bis vier Tage nach Errichtung seines Ladens Ali Baba wieder erkannte, der seinen Sohn besuchte und wie er von Zeit zu Zeit zu tun pflegte, sich längere Zeit mit ihm unterhielt. Als er vollends von dem Jüngling erfuhr, dass Ali Baba sein Vater sei, so verdoppelte sich seine Gefälligkeit gegen ihn, liebkoste ihn, machte ihm kleine Geschenke und lud ihn mehrere Male zu Tische.

Ali Babas Sohn glaubte, Chogia Husein diese Höflichkeit erwidern zu müssen; da er aber sehr eng wohnte und nicht so bequem eingerichtet war, um ihn, wie er wünschte, bewirten zu können, so sprach er darüber mit seinem Vater Ali Baba und bemerkte ihm, es würde wohl nicht schicklich sein, wenn er die Höflichkeiten Chogia Huseins noch länger unerwidert ließe. Ali Baba nahm es mit Vergnügen auf sich, den Fremden zu bewirten. »Mein Sohn«, sagte er, »morgen ist Freitag, und da die großen Kaufleute, wie Chogia Husein und du, an diesem Tage ihre Läden geschlossen halten, so mache nachmittags einen Spaziergang mit ihm und richte es auf dem Rückwege so ein, dass du ihn an meinem Hause vorbeiführest und hereinzutreten nötigst. Es ist besser, die Sache macht sich so, als dass du ihn förmlich einladest. Ich werde Morgiane Befehl geben, dass sie ein Abendessen zugerichtet in Bereitschaft hält.«

Am Freitag Nachmittag fanden sich Ali Babas Sohn und Chogia Husein wirklich an dem Orte ein, wohin sie sich bestellt hatten, und machten ihren Spaziergang miteinander. Auf dem Rückwege führte Ali Babas Sohn seinen Freund absichtlich durch die Straße, wo sein Vater wohnte, und als sie vor der Haustüre waren, blieb er stehen, klopfte an und sagte zu ihm: »Hier ist das Haus meines Vaters: Da ich ihm schon viel erzählt habe von der freundschaftlichen Art, wie du mir überall entgegenkommst, so hat er mich beauftragt, ihm die Ehre deiner Bekanntschaft zu verschaffen. Ich ersuche dich nun, die Zahl deiner Gefälligkeiten gegen mich durch diese noch zu vermehren.«

Obgleich nun Chogia Husein zum dem Ziel gelangt war, nach dem er strebte, nämlich Eintritt in Ali Babas Haus zu erhalten und ihn ohne eigene Gefahr und ohne großen Lärm zu töten, so brachte er dennoch allerhand Entschuldigungen hervor und stellte sich, als wollte er von dem Sohne Abschied nehmen; da aber in diesem Augenblicke Ali Babas Sklave öffnete, so nahm ihn der Sohn artig bei der Hand, ging voran und zwang ihn gewissermaßen, mit ihm hereinzukommen.

Ali Baba empfing Chogia Husein mit freundlichem Gesichte und so gut, als er es nur wünschen konnte. Er dankte ihm für die Güte, die er gegen seinen Sohn bewiesen, und sagte dann: »Wir beide sind dir dafür zu um so größerem Danke verpflichtet, weil er noch ein junger in der Welt unerfahrener Mensch ist und du es nicht unter deiner Würde erachtest, zu seiner Bildung mitzuwirken.« Chogia Husein erwiderte Ali Babas Höflichkeiten durch andere und versicherte ihm zugleich, wenn seinem Sohne auch die Erfahrung von Greisen abgehe, so habe er doch einen gesunden Verstand, der so viel wert sei, als die Erfahrung von tausend andern.

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig RäuberNachdem sie sich eine Zeitlang über verschiedene gleichgültige Gegenstände unterhalten hatten, wollte Chogia Husein sich verabschieden; Ali Baba ließ es aber nicht zu. »Herr«, sagte er zu ihm: »Wohin willst du gehen? Ich bitte dich, erweise mir die Ehre, ein Abendbrot bei mir einzunehmen. Das Mahl, das ich dir geben will, ist freilich bei weitem nicht so glänzend, als du verdienst; aber ich hoffe, du werdest es, so wie es ist, mit ebenso gutem Herzen annehmen, wie ich es dir biete.« - »Herr«, antwortete Chogia Husein, »ich bin von deiner guten Gesinnung vollkommen überzeugt, und wenn ich dich bitte, es mir nicht übel zu nehmen, dass ich dein höfliches Anerbieten ausschlage, so bitte ich dich zugleich zu glauben, dass dies weder aus Verachtung, noch aus Unhöflichkeit geschieht, sondern weil ich einen besondern Grund dazu habe, den du selbst billigen würdest, wenn er dir bekannt wäre.« - »Und was mag dies für ein Grund sein, Herr?« versetzte Ali Baba; »darf ich dich wohl darum fragen?« - »Ich kann es dir wohl sagen«, antwortete Chogia Husein; »ich esse nämlich weder Fleisch, noch andere Gerichte, wobei Salz ist; du kannst hieraus selbst schließen, welche Rolle ich an deinem Tische spielen würde.« -»Wenn du sonst keinen Grund hast«, fuhr Ali Baba dringender fort, »so soll dieser mich gewiss nicht der Ehre berauben, dich heute Abend an meinem Tische zu besitzen, außer du müsstest etwas anderes vorhaben. Erstens ist in dem Brote, das man bei mir isst, kein Salz, und was das Fleisch und die Brühen betrifft, so verspreche ich dir, dass in dem, was dir vorgesetzt werden wird, ebenfalls keines sein soll. Ich will sogleich die nötigen Befehle geben; erweise mir daher die Gefälligkeit, bei mir zu bleiben, ich komme im Augenblick wieder zurück.«

Ali Baba ging in die Küche und befahl Morgiane, das Fleisch, das sie heute auftragen würde, nicht zu salzen, und außer den Gerichten, die er schon früher bei ihr bestellt hatte, schnell noch zwei bis drei andere zu bereiten, worin kein Salz sei. Morgiane, die soeben im Begriff war aufzutragen, konnte nicht umhin, ihre Unzufriedenheit über diesen neuen Befehl zu äußern und sich darüber gegen Ali Baba zu erklären. »Wer ist denn«, fragte sie, »dieser eigensinnige Mann, der kein Salz essen will? Deine Mahlzeit wird nicht mehr gut sein, wenn ich sie später auftrage.« - »Werde nur nicht böse, Morgiane«, antwortete Ali Baba; »es ist ein rechtschaffener Mann, deswegen tu', was ich dir sage.« Morgiane gehorchte, aber mit Widerwillen, und es ergriff sie große Neugierde, den Mann kennen zu lernen, der kein Salz essen wollte. Als sie das Mahl bereitet und Abdallah den Tisch gedeckt hatte, half sie ihm die Speisen hineintragen. Indem sie nun Chogia Husein ansah, erkannte sie ihn sogleich trotz seiner Verkleidung als den Räuberhauptmann, und bei längerer aufmerksamer Betrachtung bemerkte sie, dass er unter seinem Kleide einen Dolch versteckt trug. »Jetzt wundere ich mich nicht mehr«, sagte sie in ihrem Herzen, »dass dieser Gottlose mit meinem Herrn kein Salz essen will: Er ist sein hartnäckigster Feind und will ihn ermorden; aber ich will ihn schon daran verhindern.«

Sobald Morgiane mit Abdallah das Auftragen besorgt hatte, benutzte sie die Zeit, während die Herren aßen, um die nötigen Vorbereitungen zur Ausführung eines Planes zu treffen, der von mehr als gewöhnlichem Mute zeigte, und sie war eben fertig damit, als Abdallah ihr meldete, es sei Zeit, die Früchte aufzutragen. Sie brachte dieselben und trug. sie auf, sobald Abdallah den Tisch abgeräumt hatte. Hierauf stellte sie neben Ali Baba ein kleines Tischen und auf dasselbe den Wein nebst drei Schalen; dann ging sie mit Abdallah hinaus, als wollte sie mit ihm zu Nacht speisen, und um Ali Baba nicht zu stören, damit er sich mit seinem Gast angenehm unterhalten und ihm, nach seiner Gewohnheit, zusprechen könnte, sich den Wein schmecken zu lassen.

Jetzt glaubte der falsche Chogia Husein, oder vielmehr der Hauptmann der vierzig Räuber, der günstige Augenblick sei gekommen, um Ali Baba das Leben zu nehmen. »Ich will«, sprach er bei sich selbst, »Vater und Sohn betrunken machen, und der Sohn, dem ich gerne das Leben schenke, soll mich nicht hindern, seinem Vater den Dolch ins Herz zu stoßen; sodann will ich mich, wie das

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubererste Mal, durch den Garten flüchten, während die Köchin und der Sklave noch mit ihrem Abendessen beschäftigt oder in der Küche eingeschlafen sind. «

Morgiane aber hatte die Absicht des falschen Chogia Husein durchschaut und ließ ihm nicht Zeit, seinen boshaften Plan auszuführen. Statt ihr Abendbrot einzunehmen, zog sie ein sehr anmutiges Tanzkleid an, wählte einen passenden Kopfputz dazu, lege sich einen Gürtel von vergoldetem Silber um, und befestigte daran einen Dolch, dessen Scheide und Griff von demselben Metall waren; vor ihr Gesicht hing sie eine sehr schöne Maske. Nachdem sie sich nun so verkleidet hatte, sagte sie zu Abdallah: »Abdallah, nimm deine Schellentrommel und lass uns hineingehen, um vor dem Gast unseres Herren, dem Freunde seines Sohnes, die lustigen Spiele aufzuführen, die wir ihm manchmal abends zum besten geben.« Abdallah nahm die Schellentrommel, ging darauf spielend vor Morgiane her und trat so in den Saal. Hinter ihm kam Morgiane, die sich auf eine höchst ungezwungene und anmutsvolle Weise tief verneigte, gleich als bäte sie um Erlaubnis, ihre Geschicklichkeit zu zeigen. Da Abdallah sah, dass Ali Baba sprechen wollte, hörte er auf zu trommeln. »Komm nur herbei, Morgiane«, sagte Ali Baba; »Chogia Husein mag urteilen, ob du etwas verstehst, und uns dann seine Meinung darüber sagen.« Sodann sagte er, zu Chogia Husein gewendet. »Du darfst nicht glauben, Herr, dass ich mich in große Unkosten versetzt habe, um dir dieses Vergnügen zu bereiten. Ich finde es in meinem eigenen Hause, und du siehst, dass es niemand als ein Sklave und meine Köchin ist, die mich auf solche Art belustigen. Ich hoffe, es werde dir nicht missfallen.«

Chogia Husein war nicht darauf gefasst, dass AB Baba auf das Mahl noch diese Belustigung folgen lassen würde. Er fing nun an zu fürchten, er möchte die Gelegenheit, die er gefunden zu haben glaubte, nicht benutzen können. Doch tröstete er sich für diesen Fall mit der Hoffnung, bei fortgesetztem freundlichen Umgang mit Vater und Sohn werde sich bald eine neue zeigen. Obgleich es ihm nun weit angenehmer gewesen wäre, wenn Ali Baba ihn mit diesem Spiele verschont hätte, so stellte er sich dennoch, als wüsste er ihm vielen Dank dafür, und war zugleich höflich genug, ihm zu erklären: Alles, was seinem verehrten Gastfreunde Vergnügen mache, müsse notwendig auch ihm eine Quelle großer Freude sein.

Als nun Abdallah sah, dass Ali Baba und Chogia Husein aufgehört hatten zu sprechen, so fing er aufs neue an, seine Schellentrommel zu schlagen, und sang ein Tanzlied dazu. Morgiane aber, die den geübtesten Tänzern und Tänzerrinnen von Fach an Geschicklichkeit nichts nachgab, tanzte auf eine Weise, die bei jeder andern, als gerade bei der hier anwesenden Gesellschaft, Verwunderung hätte erregen müssen; am wenigsten Aufmerksamkeit schenkte der falsche Chogia Husein ihrer Kunst.

Nachdem sie nun mit gleicher Kraft und Anmut mehrere Tänze aufgeführt hatte, zog sie endlich den Dolch, schwang ihn in der Hand und tanzte einen neuen Tanz, worin sie sich selbst übertraf. Die mannigfaltigen Figuren, die sie bildete, ihre leichten Bewegungen, ihre kühnen Spränge und die wunderbaren Wendungen und Stellungen, die sie dabei vornahm, indem sie den Dolch bald wie zum Stoß ausstreckte, bald sich stellte, als bohrte sie ihn in ihre eigene Brust, waren höchst anmutig anzuschauen. Endlich schien sie sich außer Atem getanzt zu haben; sie riss mit der linken Hand Abdallah die Schellentrommel aus den Händen, und indem sie mit der rechten den Dolch hielt, bot sie die 'Trommel von der hohlen Seite Ali Baba hin, wie Tänzer und Tänzerinnen, die ein Gewerbe aus ihrer Kunst machen, zu tun pflegen, um die Freigebigkeit ihrer Zuschauer anzusprechen.

Ali Baba warf Morgiane ein Goldstück auf die Trommel; hierauf wandte sie sich an Ali Babas Sohn, der dem Beispiel seines Vaters folgte. Chogia Husein, der sie auch zu sich kommen sah, hatte bereits seinen Geldbeutel gezogen, um ihr gleichfalls ein Geschenk zu machen, und griff eben hinein, als Morgiane mit einem Mute, der ihrer Festigkeit und Entschlossenheit alle Ehre machte,

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räuberihm den Dolch mitten durchs Herz bohrte, so dass er leblos zurücksank. AH Baba und sein Sohn entsetzten sich über die Maßen ob dieser Handlung und erhoben ein lautes Geschrei. »Unglückliche!« rief Ali Baba, »was hast du getan! Willst du durchaus mich und mein ganze Familie verderben?« -»Nein, mein Herr«, antwortete Morgiane, »ich habe es im Gegenteil zu deiner Rettung getan.« Hierauf öffnete sie Chogia Huseins Kleid, zeigte Ali Baba den Dolch, womit er bewaffnet war, und sagte dann zu ihm: »Da sieh, mit welchem kühnen Feind du zu tun hattest, und blicke ihm mit scharfem Auge ins Angesicht: Du wirst gewiss den falschen Ölhändler und den Hauptmann der vierzig Räuber erkennen. Ist es dir denn nicht aufgefallen, dass er kein Salz mit dir essen wollte? Bedarf es wohl noch weiterer Zeugnisse für seinen verderblichen Plan? Noch ehe ich ihn sah, hatte ich schon Argwohn geschöpft, als du mir sagtest, dass du einen solchen Gast habest. Ich sah ihn darauf von Angesicht, und nun liegt der Beweis vor dir, dass mein Verdacht nicht unbegründet war.«

AH Baba fühlte in seinem innersten Herzen, welchen Dank er Morgiane schuldig war, die ihm nun zum zweiten Male das Leben gerettet hatte. Er umarmte sie und sagte zu ihr: »Morgiane, ich habe dir die Freiheit geschenkt und dabei versprochen, dass mein Dank es nicht dabei bewenden lassen werde, und ich bald noch mehr für dich tun wolle. Diese Zeit ist gekommen: Ich mache dich hiermit zu meiner Schwiegertochter.«

Hierauf wandte er sich an seinen Sohn und sagte zu ihm: »Mein Sohn, du bist ein guter Sohn, und ich glaube, du wirst es nicht unbillig finden, dass ich dir Morgiane zur Frau gebe, ohne zuvor deine Stimme zu hören. Du bist ihr ebenso großen Dank schuldig, wie ich selbst; denn es ist klar, dass Chogia Husein deine Freundschaft bloß dazu gesucht hat, um mir desto leichter meuchlerischerweise das Leben zu nehmen, und du darfst nicht zweifeln, dass er, wenn ihm dies gelungen wäre, auch dich seiner Rache geopfert haben würde. Bedenke überdies, dass du in Morgiane, wenn du sie heiratest, die Stütze meiner Familie, solange ich leben werde, und die Stütze der deinigen bis ans Ende deiner Tage besitzen wirst.«

Der Sohn gab nicht den geringsten Widerwillen zu erkennen, sondern erklärte im Gegenteil, er willige in diese Heirat nicht bloß aus Gehorsam gegen seinen Vater, sondern auch aus eigener Neigung. Hierauf traf man in Ali Babas Hause Anstalten, den Leichnam des Hauptmanns neben den übrigen Räubern zu begraben, und dies geschah so geheim und in aller Stille, dass es erst nach langen Jahren bekannt wurde, als niemand mehr lebte, der bei dieser denkwürdigen Geschichte persönlich beteiligt war.

Wenige Tage nachher feierte Ali Baba die Hochzeit seines Sohnes und Morgianens mit großem Glanze und durch ein prachtvolles Festmahl, das mit Tänzen, Schauspielen und den gewöhnlichen Lustbarkeiten gewürzt war. Auch hatte er das Vergnügen, zu sehen, dass seine Freunde und Nachbarn, die er eingeladen hatte, und die zwar die wahren Beweggründe zu dieser Hochzeit nicht wissen konnten, aber sonst die schönen und guten Eigenschaften Morgianens kannten, ihn laut wegen seiner Großmut und seiner Herzensgüte lobten.

Ali Baba war nicht mehr in die Räuberhöhle zurückgekehrt, seitdem er die Leiche seines Bruders Casim dort angetroffen und auf einem seiner drei Esel nebst vielem Golde zurückgebracht hatte, denn er fürchtete, er möchte die Räuber dort antreffen oder von ihnen überrascht werden; aber auch nach dem Tode der achtunddreißig Räuber, den Hauptmann mit eingerechnet, hütete er sich lange Zeit, dahin zurückzukehren, weil er sich sorgte, die zwei andern, deren Schicksal ihm nicht bekannt war, möchten noch am Leben sein. Endlich nach Verlauf eines Jahres, als er sah, dass nichts mehr gegen seine Ruhe unternommen wurde, wandelte ihn die Neugierde an, abermals eine Reise dahin zu unternehmen; doch ergriff er dabei die nötigen Vorsichtsmaßregeln zu seiner Sicherheit. Er stieg zu Pferd, und als er bei der Grotte anlangte, nahm er als ein gutes Vorzeichen, dass er weder Spuren

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003 - 0640 – Storia di Alì Babà e dei quaranta ladroni - Alì Babà et les quarante voleurs - Ali Baba and the forty thieves - Historia de Alì Babà y los cuarenta ladrones - Alì Babà und der vierzig Räubervon Menschen, noch von Pferden bemerkte. Er stieg ab, band sein Pferd an, trat vor die Türe und sprach die Worte: »Sesam, öffne dich!« die er noch nicht vergessen hatte. Die Türe öffnete sich, er ging hinein und aus dem Zustand, worin er alles in der Grotte antraf, konnte er ersehen, dass ungefähr seit der Zeit, da der angebliche Chogia Husein einen Laden in der Stadt errichtet hatte, niemand darin gewesen war, und die ganze Bande der vierzig Räuber ausgerottet sein musste. Auch zweifelte er nicht mehr daran, dass er der einzige in der Welt sei, der um das Geheimnis, die Höhle zu öffnen, wisse, und dass der darin verschlossene Schatz gänzlich zu seiner Verfügung stehe. Er hatte einen Quersack mitgenommen; diesen füllte er mit so viel Gold an, als er glaubte, dass ein Pferd tragen könnte, und kehrte dann zur Stadt zurück.

Seit dieser Zeit lebten Ali Baba und sein Sohn, den er nach der Felsenhöhle führte und in das Geheimnis, sie zu öffnen, einweihte, desgleichen ihre Nachkommen, auf die sie das Geheimnis vererbten, und die ihr Glück mit weiser Mäßigung genossen, in hohem Glanze und geschmückt mit den höchsten Ehrenstellen der Stadt.

Nachdem Schehersad dem Sultan Scheherban diese Geschichte erzählt hatte, begann sie in der nächsten Nacht mit folgender: Geschichte des Ali Chodjah, Kaufmanns von Bagdad.

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