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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRIGOAuthor(s): M. E. Pontello NegherbonSource: Aevum, Anno 37, Fasc. 5/6 (SETTEMBRE-DICEMBRE 1963), pp. 502-526Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20859658 .
Accessed: 14/06/2014 07:18
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M. E. PONTELLO NEGHERBON
UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRIGO
Quando, nelPagosto del 1937, le discussioni per Passegnazione del premio Viareggio imposero alPattenzione dei critici e dei let tori il romanzo di una scrittrice poco nota, tutti si meravigliarono che esso rivelasse delle doti artistiche tanto spiccate e si chiesero
come mai, dopo ?tanti anni d'ombra ?, qnesta scrittrice fosse im
prowisamente diventata ?una delle piu interessanti figure lette
rarie del suo tempo ? x.
Si trattava di Paola Drigo che otteneva il primo clamoroso suc
cesso (ma non il premio) col romanzo Maria Zef. Questo successo
tuttavia fu anche Pultimo. La scrittrice si spegneva dopo pochi mesi
(il 4 gennaio 1938) e a poco a poco si affievofiva, per scomparire quasi del tutto, il ricordo della sua opera.
Per cfuesto ben pochi critici cercarono di rispondere a quel ?perche ? che si erano posti nelPagosto del 1937 a Viareggio. Solo
M. Valgimigh, che era stato buon amico di Paola Drigo, cerco di trac
ciare le hnee essenziali della sua storia ricordando le tappe piu si
gnificative del cammino della scrittrice 2.
Questa ricerca e stata ripresa a piu di vent'anni dalla sua morte.
Una ricerca che non si e basata piu sul ricordo personale o su un le
game di amicizia, ma sulla ricostruzione paziente e attenta delPam
biente, dei fatti, delle vicende che costituiscono il tessuto biografico sul quale si svolse la vita artistica di P. Drigo.
In tal modo la scrittrice si e rivelata forse piu chiaramente di
quanto abbia mai fatto con le persone che la circondarono e alle cpiali si senti spesso legata da un rapporto di calda amicizia. Perche at
traverso le pagtne piu vere e piu vahde e stato possibile scoprire e capire la sua vita piu autentica, specialmente quella degh ultimi anni, trascorsi nell'indimenticabile Ca' Soderini, prigione e ? feudo ?
1 ? Corriere della sera?, 16 agosto 1937, p. 3.
2^ M. Valgimigli, Uomini e scrittori del mio tempo, Sansoni, Firenze 1943, pp. 197-220. i, necessario inoltre segnalare uno studio interessantissimo, anche se limitato a una visione tutta
particolare dell'arte della Drigo, apparso nella ? Revue de deux mondes ?, 15 gennaio 1938, 443-457. L'autore b Louis Gillet.
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UNA SCRITTRICE VENETAI PAOLA DRIGO 503
(secondo una sua espressione) di quella fortissima personality fem minile che riusci a dare il meglio di se alParte solo qiiando le mura
della serena villa veneta e il verde del suo vasto parco la isolarono dal resto del mondo imprigionandola e proteggendola.
In altra sede 3 si e gia cercato di tratteggiare questa complessa trama che lega i lavori letterari di P. Drigo alia sua vita brillante,
prima, solitaria, poi; si e riusciti a scoprire un continuo parallelismo e una continua interferenza fra gh awenimenti sentimentali e fami
liari e il progressivo maturarsi delle sue possibility poetiche. Qui percio vorremmo accostare direttamente Popera della scrit
trice veneta e seguire Poscuro cammino compiuto dalla sua arte
per giungere alia precisa essenzialita, che segno il vertice e la conclu
sione della vicenda letter aria e biografica. I nessi fondamentali e i motivi conduttori della sua opera di
ventano straordinariamente semphci soltanto rivedendo a posteriori la sua storia, soltanto cogliendola tutta in uno sguardo d'insieme.
Allora appare chiaro che P. Drigo fu portata a entrare nel mondo delParte o attraverso Pautobiografia che, di volta in volta, diventa
rievocazione, sogno, confessione, riflessione; o attraverso la contem
plazione distaccata, ma severa e dolorosa, del destino inesorabile
che grava suU'umanita.
La maturita poetica non porto P. Drigo a sintetizzare questi due motivi in una sola opera, ne forse sarebbe stato possibile poiche essi riflettono due atteggiamenti sentimentali troppo dissimili tra
loro, atteggiamenti che furono costantemente presenti anche nella vita familiare e sociale della signora di Ca9 Soderini.
II primo motivo si concluse con Fine d'anno, il secondo con
Maria Zef e ciascuno diede, con qnesti lavori, la sintesi piu completa del suo svolgimento.
L'arte di P. Drigo trova tuttavia il nucleo unitario in qualcosa di piu profondo ed essenziale, cioe nella sensibilita stessa della scrit
trice, nelPausterita di una educazione poetica che, attraverso un
lungo cammino, ha perduto tutte le scorie e ha acquistato la possi bility di scendere direttamente alPessenzialita delle cose, di coghere i fatti e gli awenimenti umani la dove i nessi e le ragioni si riducono ad una semplicita estrema, quasi primordiale.
Seguendo questo concetto, Giovanni Necco 4 ha scoperto una
profonda rassomighanza nella carica ossessiva che porta hricamente
3 La signora di Ca' Soderini, in ? Drammaturgia ?, ott.-nov. 1957, n. 9, 805-821. 4 Maria Zef di Paola Drigo, in ? Meridiano di Roma ?, 16 settembre 1937, X.
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alia tragedia le protagoniste delle due opere maggiori di P. Drigo: Maria Zef e la signora de ?La Marzola?.
Fra i lavori che parlano apertamente o velatamente della vita
di P. Drigo abbiamo posto anche degli scritti che tentano di pene trare e descrivere quel mondo elegante e raffinato nel quale si svolse
gran parte della vita della giovane signora subito dopo il matrimonio. Si tratta di un piccolo gruppo di novelle 5
pubblicate nei pri missimi anni della sua attivita letteraria, che hanno soprattutto valore di documento in quanto ci rivelano come la scrittrice parte
cipasse volentieri alle feste e ai divertimenti della societa elegante, cercando tuttavia di superare e criticare con la sua umanita pro fonda qiiella gente vana che cercava appagamento e gioia nei saloni
dorati della ?haute? milanese e romana.
Tento cosi una sorridente critica al femminismo e alia superfi ciality femminile (II voto alle donne), cerco di sferzare il malcostume del bel mondo, velato da un moralismo ipocrita (Fiori d'arancio
Tango); ma s'accorse di esserne troppo attirata e, nello stesso tempo,
troppo estranea per scoprire il dramma umano esistente in esso.
Abbandono percio decisamente il tema per riprenderlo molto
piu tardi, una sola volta, nel creare una storiella piuttosto insipida
(Pare un sogno) improntato allo stesso tono fiabesco di un racconto
di questo periodo (La donna e la lente). Lasciato questo campo di esperienze letterarie, P. Drigo cerco
di rivolgere la sua indagine artistica ad ambienti piu poveri e sem
plici, nei quali il tono di vita non ricoprisse e soffocasse i movimenti
piu veri e spontanei delPanimo. Gia nelle novelle or ora nominate
possiamo rintracciare un segno di tale vocazione nelPunico perso
naggio che possieda un barlume di vitalita poetica: Paolina, Pin
quieta sposa di Tango, incapace di inserirsi nel mondo vacuo della societa romana, pervasa dalla tristezza della solitudine e dalla no
stalgia accorata per la nobile casa paterna che nel lontano Friuli
Paveva protetta con la sua semplice austerita.
5 Per seguire, almeno schematicamente, Pordine cronologico delle pubblicazioni, nelle note citeremo le riviste dove le novelle di P. Drigo appaiono per la prima volta, mentre tra parentesi sara posto il ti tolo del libro ove tali novelle furono pubblicate in edizione definitiva (quando cio sia aw enuto), e a tale edizione si riferira anche il numero delle pagine nelle citazioni di testi.
Qui ci si riferisce alle seguenti novelle: 17 voto alle donne, in ?Illustrazione italiana ?, 1 giugno 1912 (Codino, Treves, Milano 1918). Tango, nell'? Almanacco italiano ?, Bemporad, 1 gennaio 1914 (Codino). Fiori oVarancio, pubblicata direttamente nel volume La fortuna, Treves, Milano 1913. La donna e la lente, in ? La lettura ?, novembre 1912 (La fortuna). Pare un sogno, in ?Illustrazione italiana ?, 11 maggio 1924 (La signorina Anna, Jacchia, Vi
cenza 1932).
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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRIGO 505
Dal 1912 al 1928 vennero pubblicate anche altre cinque novelle 6
piu direttamente autobiografiche. In esse incominciano a modular si
quei motivi che delineano le caratteristiche essenziali della perso nality artistica della Drigo, motivi che possono essere seguiti nella
loro maturazione progressiva grazie ai lunghi anni che intercorrono
fra la prima e Pultima novella di questo gruppo. La barba di Duerer si limita a intessere una vicenda deamici
siana intorno a un ragazzino siciliano, sbattuto dalla sorte a Norim
berga. Risultato evidente di un viaggio in quella citta nordica, que sta novella possiede degli accenti vivi e vitah la dove Parte della
Drigo trovera poi matufita e completezza: la possibility di rievoca
zione fantastica e (in certi casi) surreale nelPatmosfera triste e fredda
della citta e nelPenigmatica figura di donna italiana, che allude chiaramente alia scrittrice stessa; la sorridente arguzia nel tratteg
giare la figura di Nenne, cosi itahanamente capace di trarre guadagno anche... dalla barba di Duerer; ma soprattutto la capacita di sug
gestione ossessiva nella nostalgia che assale il bambino e lo tra
volge. Analogamente moltissimi personaggi di P. Drigo saranno
guidati da una tensione sentimentale simile a questa. La tendenza
alia carica parossistica interiore costituisce la parte piu vistosa di
un nucleo profondo e vitale della personality artistica della scrit trice, nucleo sul quale si basa gran parte del dramma che fa vi
vere la sua poesia. Tuttavia qui siamo ancora lontani dalParte, come lo siamo anche
a proposito dei tre scritti che seguono: Di guardia, Canova e il suo
paese, La partenza di Sise. Ci sono difetti addirittura grossolani,
specie nel terzo. Eppure proprio da queste pubblicazioni nasce un
atteggiamento poetico che ci dara una delle poche novelle perfette di
P. Drigo (Un giorno) e si concludera poi in Fine d'anno: un rimpianto accorato per un mondo felice sparito per sempre e vivo soltanto nel
ricordo, unico rifugio a una vita amara. Gia da questi primi scritti, cpiando la rievocazione prende la mano alia scrittrice e
le fa tralasciare ogni intento encomiastico o polemico, la pagina
acquista una rara forza poetica; come accade nella indimentica
bile descrizione di Ca9 Soderini, fatta ne La partenza di Sise e come vediamo in Canova e il suo paese dove a un tratto
nasce una visione viva e intatta, resa immortale dalParte: i
6 La barba di Duerer, in ?Illustrazione italiana ?, 27 ottobre 1912 (La fortuna). Di guardia, nel volume La fortuna. Canova e il suo paese, in ?Italia ?, aprile 1913. La partenza di Sise, in ? La lettura?, 1 maggio 1923. Un giorno, in ? La lettura ?, 1 ottobre 1928 (La signorina Anna).
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dolci contorni e le tenui tinte della serena campagna veneta, cara
al Veronese, che si stende verde e bruna sotto il primo sole di pri mavera ai piedi del tempio di Possagno. C'e una precisione e una fe
licita di tocco che ci fanno chiaramente prevedere come il paesaggio in P. Drigo non costituira mai il pretesto per un pezzo di bravura,
ma entrera a far parte del tessuto poetico del racconto alia stregua di un personaggio vivo con un significato di volta in volta evocativo o ambientale, surreale o fantastico.
Un giorno riprende queste note autentiche che avevamo rin
tracciato qua e la nelle pagine esaminate or ora e le sintetizza in un racconto finalmente completo e maturo. Esso apparve in un mo
mento particolarmente significativo della storia di questa scrittrice:
dopo un solo anno di pubblicazioni letterarie, essa era riuscita a
scrivere un racconto (Codino) indimenticabile per la felicit a della sua individuazione poetica; ma poi in lunghi anni di vita trava
gliata da crisi famihari e nazionali, non aveva saputo trovare un
suo ? modo ? e un suo accento genuino e sicuro.
Con Un giorno inizia la ripresa artistica che rivela anche una
maturita ormai acquisita, una consapevolezza precisa nello sce
gliere e modulare i motivi poetici piu validi. La rievocazione di un mondo felice non si abbandona piu al
rimpianto di un sogno sparito per sempre, ma suggerisce Pidea che
anche in quel mondo innocente si potevano fare delle esperienze che solo una rassegnata e vissuta filosofia della vita poteva rendere
piu tardi meno terrificanti e piu sopportabih. Nella novella la scrittrice ci racconta un awenimento della sua
vita di bambina: un giorno, durante una riunione in casa della
nonna, Dinetta (cosi era chiamata allora) sfugge alia sorveglianza dei parenti per ?esplorare? il grande ?brolo? e, ancor piu, per vedere che cosa c'era ?al di la? di una porticina del muro
di cinta, mai aperta prima. C'e un prato sconfinato, dove la bambina corre fehce e inebriata e dove a un tratto awiene la ? scoperta ?:
la prima immagine conturbante e schifosa della morte appare nella
carogna di un gatto corrosa dai vermi. Questo e il centro ideale del racconto che si stende alPinizio in pagine serene rette da un equi librio perfetto di riflessioni e ricordi, senza che il sentimentalismo o il fascino del sogno prendano mai la mano della scrittrice e la
pagina ne risulti inzuccherata o retorica.
Ogni sfumatura e colta con precisione e delicatezza: la scarroz
zata mattiniera della famigha al completo; Pallegra aria di festa diffusa nelle piazze dei paesi, Patmosfera ovattata e ferma attorno
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UNA SCRITTRICE VENETA! PAOLA DRIGO 507
alia casa della nonna (che conserva un suo valore simbolico di luogo irreale fuori del tempo), la precisa individuazione poetica dei pa renti intervenuti alia festa, sono tutte notazioni che mantengono la narrazione in un tono di serena limpidezza che non sara incrinata
mai; lie dal futuro greve di incognite e di pene, ne dalla scoperta finale.
L'ultima parte e giocata sul simbohsmo hrico 7 del quadro stu
pendo della ragazzina finalmente libera ?nel grande prato senza
confini ?. Quadro che acquista una sua dimensione irreale e fantastica attraverso un gioco sapiente di suggestioni basate su fatti reah e
suggerite in modo simbohco: il prato illimitato, la vita rigogliosa e
straripante della vegetazione, la perfezione serena e ridente di tutti
gli elementi paesaggistici in gioco, la gioia panica della bambina che
gode con slancio Pattimo perfetto. Solo in una situazione cosi com
pleta in se stessa, ha senso la scoperta della sovrana legge della morte
e non e ridicola la reazione spasmodica della bambina in fuga attra
verso il prato, che improwisamente si trasforma in una tomba fa
stosa e putrida. Tuttavia anche in questo passaggio la scrittrice non perde il
suo sapiente tono medio, ma si limita a suggerire la visione del prato che, con un rapido cambio di visuale, appare ora attraverso la fuga e il terrore; e a sorridere hevemente della ragazzina emotiva che si
precipita contraffatta dalForrore tra le braccia dei genitori, per con
cludere accennando alPimportanza che ?quel giorno? ebbe vera
mente nella sua storia interiore: ? Ma tutta la mia infanzia fu domi nata da quella rivelazione, e solo piu tardi, molto piii tardi, riuscii a dare al mistero della morte un senso diverso e un'immagine meno
orrendamente sconsolata ? 8.
Dopo la pubblicazione di questa novella, la prosa di P. Drigo attraversa un periodo ? crepuscolare ? (per usare la parola in senso
lato, senza riallacciarla direttamente alia corrente letteraria). La
scrittrice, che M. Valgimigli chiamera virile per la sua riluttanza a
servirsi della sua arte come di un pretesto per uno sfogo senti
mentale, rivela in questo momento una tendenza nuova che piu tardi scomparira per far posto alPatteggiamento piu chiuso e com
plesso di Fine d'anno; tendenza alia vena discorsiva e aperta che
lascia intravedere i segreti e le aspirazioni recondite delPanimo,
pur conservando di fronte ai suoi problemi, come a cfuelli altrui,
7 A proposito del quale L. Gillet, nell'articolo citato, si rifece alia delicatezza e alia possibility evo cativa di C. Mansfield.
8 La signorina Anna, p. 232.
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il signorile distacco (fatto di rispetto, non di freddezza) che la di
stingue nettamente da tante scrittrici delPepoca.
Questo atteggiamento ha il suo inizio nel 1915 con la novella La zia e Tonet, che esamineremo nella seconda parte, e si conclude
nel 1932 col volume La signorina Anna, dove troviamo due racconti
di cui Puno rappresenta Pespressione piu completa e piu intima di
questo momento psicologico (II dramma delta signora X), e Paltro mostra il superamento di esso nella storia di Paolina che non si piega rassegnatamente su se stessa (come accadeva a tutti i personaggi
poetici creati in questo periodo) ma si esaspera e giunge alia tragedia. II passaggio dalla maniera autobiografica diretta a questa prosa
riflessiva avviene in un articolo sulle Lettere inedite di G. Carducci e A. Mario a Valerio Bianchetti 9 dove alia rievocazione incantata e assorta del mondo familiare della sua infanzia, si unisce una certa
valutazione critica di quel mondo e, in modo speciale, di quella cultura trevigiana anticlericale ma aperta, che non disdegnava risolvere alcuni dei suoi problemi di fronte a dehziose tavolate im bandite alPaperto.
Gli scritti seguenti 10 si stendono in pagine ricche di pensieri
di volta in volta arguti e pungenti, pacati e amari, sia che parlino di ?uomini di genio e donne intellettuali? e di ?femminismo e femminilita ?, (come nei due articoli per la ?Nuova Antologia ?), sia che cerchino di raccontare la tristezza e il senso di ribellione che alPawicinarsi della vecchiaia, si impadroniscono della donna,
specie se un tempo fu bella e ammirata. Questo e il tema della no
vella II dramma della signora X che si distingue fra gli scritti di P.
Drigo non solo per la semplicita stupenda con cui la scrittrice rivela
il suo tormento fatto di accorato rimpianto per la bellezza finita e di trepido timore per la sohtudine incombente, ma anche perche in questo tema sta, in nuce, tutto il racconto di Fine d'anno.
Prima di passare alPanalisi di questo, vogliamo tuttavia breve mente accennare alPintroduzione del volume La signorina Anna.
Per la prima volta P. Drigo presenta direttamente un suo hbro, confermandoci il suo atteggiamento di maggiore confidenza, e soffermandosi soprattutto ad esporre il suo programma artistico che finalmente essa intravede con chiarezza: esclusione di quel
mondo dorato di cui si era occupata in un primo tempo; amore
In ? Pegaso ?, marzo 1931. 10 Uomini di genio e donne intellettuali, opinioni femminili, in ? Nuova antologia ?, 1 giugno 1931.
Femminismo e femminilita, opinioni femminili, in ?Nuova Antologia?, 1 agosto 1932. II dramma della signora X, nel volume La signorina Anna,
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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRlGO 509
e pieta per i suoi personaggi; interesse umano per i casi narrati, non
polemiea lie tesi; convinzione che un'opera d'arte si inserisca non
solo neU'universalita della poesia, ma soprattutto neU%iniversalita
della vita. Come si vede, la scrittrice che dovra pronunciare parole di alta e severa pieta sulla tragedia di Mariutine, e gia matura al
suo compito; ce lo dimostra anche la coiiclusioiie e la sintesi che
tutto il motivo autobiografico trova finalmente in Fine d'anno 11.
In esso i due atteggiamenti di abbandono nostalgico alia rievoca
zione e di confidenza schietta alia pagiria si fondono e si uniscono
per darci cpialcosa di nuovo e completo: qui Pautobiografia diventa diretta e aperta, e il sogno costituisce il rifugio costaiite della vita, ma esiste anche uii tormento chiuso e inafferrabile, ferocemente
nascosto nel segreto delFanima eppure dilagante in tutto Fessere
della protagonista in un modo cosi totale da creare a un certo punto una carica ossessiva che si potra concludere soltanto col collasso
fisico o con la pazzia. Fine d'anno racconta in prima persona una esperienza che fu
vissuta direttamente da Paola Drigo nella sua villa di Mussolente
(anche se nelle ultime pagine la scrittrice dichiara che la storia e tutta inventata): durante un inverno particolarmente rigido una
signora si riduce a vivere nella sua tenuta di campagna, costrettavi
dal disordine finanziario lasciato da un fattore disonesto. Qui la
necessita di portare ordine nell'amministrazione, Fimpossibihta di
awicinarsi ai contadini e di farsi da loro capire, il pensiero di dover lasciare per sempre ?La Marz61a? (cosi si chiama la tenuta), e so
prattutto Fangoscia chiusa e taciuta per Fallontanamento del figho, immerso in situazioni particolarmente penose e difficili, provocano nella signora un collasso di cuore che la porta vicino alia tomba.
Dopo la lunga e quieta convalescenza in clinica, riprende la vita
che vuol esser serena: la Marzola e salva, grazie al sacrificio della casa di citta; Famministrazione e rimessa a posto; della pena nascosta
non si parla piu, ma si cerca, nella sohtudine piu assoluta, la compa
gnia distensiva della natura, nella quale puo afFondare e nascondersi
ogni pena e puo apparire serena anche una vita amara come quella della protagonista.
Questo il contenuto del libro che, come si vede, non ha una vera
e propria trama, ne una vera conclusione, ma si muove in un cre
scendo di sensazioni e avvenimenti. Si potrebbe quasi parlare di un
1936).
11 Fine d'anno in campagna, in ?Pan?, 1 marzo-1 aprile 1934 (Fine oVanno, Treves, Milano
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lungo monologo, anche perche il filo della narrazione non segue Por
dine cronologico dei fatti, ma quello piu partecipato e vivo dei ri cordi.
Gran parte del fascino di Fine (Tanno sta appunto in questo gioco continuo di sentimenti, nelFalternarsi di sensazioni visive e
auditive, nel chiuso rovello che scava in una solitudine e diventa
ben presto qualcosa di solido e tangibile, un muro chiuso oltre il
quale si intravede Forrore del vuoto: ? Pare che Dio scavi la solitu
dine intorno alle persone infehci?. ?Che silenzio in quella gran casa deserta! Solo il mio lume acceso nella notte... Pareva di es
sere in un'isola sommersa... Dalle vecchie cornici lungo le pareti alcuni di coloro che mi avevano preceduto in qnel luogo mi guar davano ?. ? Tutti quei morti che mi guardavano... Essi e me sol
tanto, ormai, nella casa?12.
Tuttavia proprio in questo chiuso monologo sta anche il limite del hbro, che, come affermo il Pancrazi, e un ? curioso racconto e
artisticamente non finito; ha pero per se Fattrattiva pungente e un
po' acre di quei racconti autobiografici dove Farte e la vita, non an cora fuse, repugnano e si cercano ? 13.
Potremo del resto notare come tutti gh scritti esaminati finora restino troppo spesso oppressi da questo limite di incompiutezza arti stica e di partecipazione troppo diretta alia vicenda narrata. Solo in Un
giorno P. Drigo era riuscita a trovare Fequilibrio perfetto fra auto
biografia e arte, equilibrio che ritroviamo nelle pagine mighori di Fine d'anno; e si trattera ancora una volta di hmpide rievocazioni di una
vita lontana che torna a essere attuale nel ricordo struggente e ac
corato: ?...io mi rividi, ?
no, mi sentii, anzi "fui", ? non piu
quella ch'ero veramente, ormai stanca, finita, coi capelli bianchi alle tempie, ma quella di parecchi anni innanzi, a letto come ora, un mattino del tardo autunno, appoggiata a molti cuscini, ma cogli occhi vivi e ridenti, colle nere treccie strette intorno al capo, quasi bambina e gia madre.
Ed egh entra il gran personaggio di cinque anni, il marinaretto vestito di bianco, entra portando un mazzohno di fiori, tenuto per mano da suo padre, scortato dall'istitutrice, e si ferma in mezzo alia
stanza, a qualche passo dal mio letto, dritto come oggi, serio, com
posto, ? da allora quanto poco e cambiato! ? e senza sorridere,
quasi gravemente recita...? 14.
12 Op. cit.y p. 76.
18 P. Pancrazi, Scrittori oVoggi, Laterza, Bari 1936, p. 87. 14
Op. ciu, pp. 114-115.
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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRIGO 511
Ma il merito piu profondo e autentico delPopera sta nelFaverci rivelato in pieno le possibility ritrattistiche e paesaggistiche di P.
Drigo. Forse non e esagerato a questo punto accennare alia semplicita
elementare dei iuoli fissi nella tragedia greca (e alia sua illimitata
possibility di approfondimento proprio grazie a questa semplicita) per spiegare la perfetta unita di luogo e di azione, la vita genuina e profonda che anima non solo i pochi personaggi che si muovono intorno alia protagonista, ma anche tut to il paesaggio che accoglie
questi personaggi. Scenario costante e la Marzola, con lo sfondo della villa ? quasi
un castellotto con le spalle addossate alia montagna?; isolata dal
mondo da ? vaste praterie ? e da una ? fonda e ondosa cintura di
bosco ?; circondata da una grande tenuta ? dove vivevano, tra grosse e piccole, dieci famighe di coloni: una specie di piccolo feudo costituito da terreni che dalla colhna digradavano al piano, e dove era in atto
la cultura piu varia ? 15. La Marzola battuta in autunno dal vento
di val del Brenta, sepolta in inverno dalla neve e dalla sohtudine, ridente in primavera nel ricordo di tempi fuggiti (? Tra pochi mesi sarebbero tornati gli usignoh. La sera, un tempo, dalla loggia li ascol tavamo cantare. Eravamo "tutti" allora... ?) 16.
In questo scenario si muove la protagonista alia quale fa sem
pre da contrappunto quel coro triste e diffidente dei contadini, che da senso e profondita umana a tutta una vicenda, altrimenti desti
nata a diventare la storia di una ossessione caricata a vuoto e
quindi sterile. Soltanto accanto alia miseria dei coloni e alle loro
difficolta, le pene e la solitudine non fanno piu parte di una chiusa
angustia individuale, ma diventano sofferenza universale per un
mondo abbattuto dalla crudelta del destino. P. Drigo contempla questa gente senza Pillusione idilhca che Paveva sostenuta ne La
fortuna, con un'obiettivita quasi impietosa. Soltanto una donna che
per anni aveva vissuto accanto ai contadini, studiandoh nelle loro
manifestazioni piu semplici e vere, scrutando il loro modo di lavo rare, di mangiare, di mentire, di voler bene, poteva cogliere tutta la
pesante ottusita e le astuzie meschine di questa gente che, nella
miseria, prende una fissita quasi disumana. Eppure proprio dalla
scoperta degli aspetti gretti e scostanti dei suoi dipendenti nasce nella Signora una comprensione sofferta e partecipata, che aumenta
la pena del suo compito di amministratrice e nello stesso tempo le
15 Op. cit., p. 8.
16 Op. cit., p. 100.
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da la possibilita di tratteggiare uii ritratto vivo e reale non soltanto di ?loro ?, ma anche di se; la pieta ha posto ormai sullo stesso piano la signora colta e, un tempo, elegante, e quei rozzi contadini che,
per presentarsi alia padrona, indossavano ?la giacca piu vecchia,
piu rattoppata, come un'etichetta di poverta ?.
Tutto questo awiene non soltanto su un piano di compassione per gli altri, ma anche in un moto di irrisione e pena di se, nelPim magine distorta e contraffatta che nasce dalFurto fra il compito gravoso che la signora si e imposto e la chiusa ostilita dei contadini: ?il vento del Canal del Brenta aveva disseccato e quasi bruciato la mia faccia; in testa avevo un berretto di pelo; alle mani grossi guanti da uomo. Mi fossero spuntati alTimprowiso due lunghi baffi non ne sa rei rimasta sorpresa. Ormai non ero piu "la signora": ero "la siora", anzi "la siorata", che misura col passo le sue pertiche di terreno ? 17.
Accanto alia protagonista e ai contadini solo pochissime figure si muovono. Figure appena sbozzate, ma vivissime: l'amica affezionata chiacchierona e htigiosa, la cameriera fedele che veglia con la pa drona e si addormenta con la treccia sugh occhi. E il sior Checco, il fattore morto, che torna accanto alia signora in uno stupendo dia
logo notturno fatto di poche parole, e perde nelTaccorato ricordo
ogni carattere di perversita, poiche scompare in lui la figura del la dro e resta solo Pessere dolorante e stanco con un segreto tormento tanto simile a quello della signora per il figlio lontano. E Toto, il contadino scemo amico della signora, che diventa ostile allorche la sua famiglia si oppone ai voleri della padrona e sembra quasi una
figura irreale e simbolica in quel suo apparire e scomparire velocis simo tra piante e cespugli.
Con queste persone, in questo ambiente si crea e si risolve la
tragedia. Ma non si conclude: la rassegnazione nasce non da un pla carsi della pena, ma dalla necessita di imparare a sopportarla. Si tratta di una tragedia senza catarsi la cui validita consiste nel saper collocare una pena profonda e inespressa nel mondo sohdo delle sensazioni e dei fatti, cogliendo e fissando questa complessa realta nel modo piu semplice e piu vivo, senza sbavature polemiche e re
toriche, senza possibilita di commento vacuo e compiaciuto, con severa e profonda conoscenza delTanimo umano.
Ritorniamo or a all'inizio della storia letter aria di P. Drigo per seguire lo svolgersi e il maturarsi della vena piu propriamente
17 Op. cit.y p. 29.
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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRIGO 513
narrativa della sua produzione artistica, rifacendoci a una suddivi
sione delFopera che ha unieamente lo scopo pratico di chiarime i motivi fondamentah e seguirne piu facilmente le fila.
Con Ritorno, La fortuna e L'amore 18 la scrittrice veneta inizia
la sua carriera letteraria e si impone subito per le sohde cpialita artistiche; sebbene tutte tre le novelle rivelino fondamentah difetti
di costruzione (Fimpossibilita di far parlare i personaggi senza che essi recitino o si commentino, nella prima; la prohssita di svolgimento, nella seconda; Pesagitata carica ossessiva, nella terza) esse tratteg
giano chiaramente la vocazione poetica della Drigo e ne rivelano i
pregi fondamentah. La trama delle tre novelle e analoga. Varia
Fimpostazione ambientale e con essa il modo di vedere e situare la
tragedia delle protagoniste. In Ritorno il piccolo mondo borghese uccide le speranze d'amore
di una giovane donna uscita dal convento; ne La fortuna il freddo
orgoglio di casta rovina la forza sentimentale e materna di una bella
contadina sposata a un conte corrotto e tarato; ne L'amore la de
formita fisica travolge e trascina al suicidio una ragazza sciancata
presa da un desiderio ossessivo d'amore.
Potremo notare come Pultima novella segni il superamento della
prima che era partita da un'impostazione nettamente borghese e
veristica. Ne Uamore il destino delle creature non e piu determinato
dalPoppressione che Pambiente esercita su di esse, ma e legato a
qualcosa di piu terribile e assurdo: la fatalita cieca che da alle crea
ture desideri e bisogni impossibili a realizzarsi. Artisticamente tuttavia qnesto approfondirsi del pessimismo
della scrittrice non trova un adeguato riscontro nelle sue possibihta artistiche e la novella conserva qualcosa di eccessivo e abnorme, ben lontano dalla sicura precisione strutturale di Ritorno, nella quale stupiscono la perfetta dosatura dei toni, la sapiente colorazione del
Pambiente, Pattento studio psicologico che sa seguire il crescendo
tragico della passione nelPanimo umano, Parguzia sottile nel descri vere la vita paesana, la sensibilita acuta che coghe i suggerimenti della natura alPuomo per farli diventare motivi di poesia inseriti nella vita delle sue creature.
Questi pregi ne La fortuna si trovano come diluiti in una forma poetica generica e imprecisa. Tuttavia dobbiamo notare come
proprio in questa novella sbocci ad un tratto la prima bella pagina
18 Ritorno, in ? La lettura ?, febbraio 1912 (La fortuna). La fortuna, in ? Nuova antologia ?, 16 maggio 1912 (La fortuna). Uamore, nel volume La fortuna.
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514 M. E. PONTELLO NEGHERBON
(e una delle piu perfette) della prosa di P. Drigo. ? la descrizione at tenta e sobria, fatta piu di silenzi che di parole, della serata familiare in casa di Rosa, dove Pannuncio della ? fortuna ? che sta per capi tare alia ragazza (il matrimonio col conte Folco), getta uno strano
disagio in quella gente semplice e culmina nel pianto della ragazza, accennato solo attraverso le parole della madre, pianto che sospende tutto il brano a una liricita pacata ed essenziale che ritroveremo piu avanti in Codino.
? Rosa depose a terra la bambinetta, e, sospirando di solhevo si awio verso la cucina.
? Rosa, che fai? ? domando timida la madre.
? Vado ad accendere il fuoco per la polenta, mamma. ? No cara,
? disse Menica e arrossi ? Questa sera lo accendo io.
La ragazza si volt6 e incontro gli occhi della madre. Anche la madre in quel momento guardava la figha, e la guardava come se
la vedesse per la prima volta e non dovesse rivederla mai piu. Un po' piu tardi, verso il tramonto, gh uomini rincasarono, e
le scodelle fiorate furono disposte sul desco. II padre incomincio a mangiare lentamente, senza parole, col
Pappetito silenzioso e quasi religioso dei lavoratori; il maggiore dei fratelh, presa la sua scodella, sedette sotto il portico sulla scala a
piuoh; Paltro, come d'abitudine, sulla sogha della cucina in compa
gnia del gatto; Rosa si mise ad imboccare la piccola. Una specie di imbarazzo pesava su tutti.
Poi i fratelh si incamminarono verso il paese, il padre entro
nella stalla, la piccola fu messa a dor mire.
Rimasero sole nel cortile, Rosa e la madre. Cera una panca e
la madre la spolvero col fazzoletto e accenno a Rosa di sedersi, poi sedette anch'ella un po9 discosto in silenzio.
La casetta era la, tacita e affumicata, vigilata dal gran pioppo. II prato le si stendeva dinanzi ed in quel prato i meh erano carichi di frutta. La chioccia attraversava il cortile con aria d'importanza se
guita dai suoi pulcini insonnohti, il gattino nero si leccava la coda sulPuscio di cucina. Le prime lucciole apparivano e sparivano lungo le siepi.
? Perche piangi, Rosa? ? Non so, madre ? 19.
Dopo questi tre lavori, la cui lettura e essenziale per una intel
ligenza approfondita delPimpostazione artistica della scrittrice, viene
pubblicata la novella Codino.
19 La fortuna, pp. 12-13.
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UNA SCRITTRICE VENETAI PAOLA DRIGO 515
Tuttavia, prima di iniziare Fanalisi di essa, vorremmo chiarire
un aspetto delFatteggiamento interiore di Paola Drigo poiche questa indagine ci aiutera a capire il significato e il valore di tutto il suo pessimismo artistico. P. Drigo ritenne sempre impossi bile credere in una Prowidenza divina e quindi dare una imposta zione metafisica e religiosa ai destini delPumanita. Questa convin
zione fu da lei sentita e sofferta come un limite alia sua ansia di vita,
specie negli ultimi anni 20, e, su un piano letterario, costitui il solido muro contro il quale la sua sensibilita poetica urta e resta affranta
in una pena incapace di consolazione.
Questo atteggiamento prende sfumature di critica, di incompren sione o addirittura di sarcasmo di fronte alle manifestazioni religiose del cattolicesimo. E cio si spiega facilmente pensando come Paola
Drigo fin dai primi anni della sua vita, abbia seguito e ascoltato i discorsi intelligenti del padre, Valerio Bianchetti, la cui personality di patriota, di letterato, di anticlericale aflascinava non soltanto la
giovane figlia, ma tutta una cerchia di amici e conoscenti.
In Codino vedremo proprio come la scrittrice, approfondendo la sua analisi del problema del dolore e della sofferenza, e accostandosi
nel modo piu diretto ed essenziale alPumanita dei suoi personaggi, non riesca a trovare una soluzione alia loro tragedia, se non risol
vendola dal di fuori con la morte accident ale del protagonista. Que sto ci fa capire che saranno necessari dei lunghi anni di lavoro perche P. Drigo riesca a portare i suoi personaggi al gesto catartico che
concludera nelPorrore e nel sangue, (ma anche nella riaffermazione
dei valori vitali delPesistenza) una squalhda storia resa disumana
dalPinfierire cieco del fato sulle creature.
Tutto cio awerra in Maria Zef. In Codino la scrittrice inizia
questo processo di approfondimento e rivela di aver raggiunto una
maturita artistica ben precisa, senza tuttavia possederla ancora
completamente (solo dopo vent'anni essa sapra ritrovare questa felicita di tono). Qui possiamo notare come ormai la lingua comune
sia divenuta ?linguaggio modesto, ma schietto: il linguaggio della
Drigo ? 21, inconfondibile per il suo tono sicuro, per lo stile scarno e aspro, senza incertezze o pause inutili, ammorbidito soltanto dalla
dehcatezza profonda di alcuni tocchi poetici, per la precisa indivi duazione psicologica dei personaggi, per la possibility di intersecare i piani del racconto in una perfetta armonia di note reahstiche, di accenni surreah, di ricami idilhci.
20 Vedi Finestre sul fiume, in ? Corriere della sera ?, 18 agosto 1937. 21 A. Boccelli, Scrittori d'oggi, in ? Nuova antologia ?, 1 febbraio 1938, 351.
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516 M. E. PONTELLO NEGHERBON
Codino e il primogenito di due miserabili che vivono di espe dienti in Val del Brenta. La sera in cui nasce la quinta bambina il
padre ritorna tardi ferito dai doganieri: e stato inseguito e ha buttato
il tabacco (di cui fa contrabbando) in un posto ben noto, per poterlo poi recuperare. II piccolo, per impedire che la madre ancor soffe
rente vada a riprendere il sacco, si reca sulla montagna e muore
precipitando a valle, inseguito dai doganieri. II contenuto, e specialmente il finale ? eroico e pietoso, riecheggia
finali eroici e pietosi di racconti del De Amicis ? 22, ma la novella, soprattutto nella prima parte, ha un profondo valore poetico, gra zie ad una scarna e precisa essenzialita che coghe e sintetizza nel
modo piu semphce tutti gli elementi umani e paesaggistici in gioco. Limitiamo Panalisi alle prime pagine tralasciando il resto dove ci sarebbero tuttavia molte note importanti da fare: la felicita del pas
saggio dalla poesia notturna alia poesia del risvegho; la levita prima verile delPidillio campestre giocato come contrappunto alia chiusa
pena di Codino; la pausa canora e sommessa della ninna-nanna ve
neta che sospende per un attimo Paddensarsi della tragedia nel h
rismo rassegnato e fiabesco della nenia paesana. La novella inizia con Pattesa pesante e inquieta del ritorno del
Puomo dalla sua spedizione pericolosa. L'equilibrio perfetto di que ste pagine rivela la capacita della scrittrice di cogliere il contenuto
doloroso dei sentimenti che agitano i suoi personaggi, senza dover
per questo soffermarsi a descriverh o a raccontarli.
? Codino ? disse la madre dopo un lungo silenzio ? ho sete.
II fanciullo depose risolutamente la sorellina mezzo assopita accanto alle altre, e, presa una scodella d'acqua, la porse alia madre, sollevandosi sulla punta dei piedi per arrivare fino a lei. Ella bevve
avidamente, poi ricadde a giacere, tese una mano aspra e bruciante
ad accarezzargli la testa. Si guardarono, pensando insieme lo stesso
pensiero. ? E tardi? ? diss'ella con timidezza tendendo Porecchio. II
fanciullo non rispose, ma tiro il catenaccio, scosto alquanto la porta,
sporse il capo nel vento ?.
In questi silenzi si snoda lentamente la poesia misera della po vera casa accanto alPepopea grandiosa della tempesta che travolge la montagna: ? Fuori un gran vento rabbioso s'era levato; pareva si
partisse cautamente da lontano quasi lambendo le pared delle mon
tagne; ululava lungo la gola del Brenta come una belva che stia
22 M. Valgimigli, op. cit., p. 200.
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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRICO 517
per infrangere i ceppi; si seatenava nella valle in raffiche pazze e fu ribonde. Dalle mal connesse imposte del tugurio Paria passava sibi lando e ad ogni raffica piu forte la fiammella che guizzava nella "fiola" appesa per un gancio alia trave, vacillava verdastra e fumosa e pareva prossima a spegnersi. Poi si rianimava e per un attimo in
dugiava piu ferma sulle teste rosse delle dormienti, sulPincerta bian chezza del letto, sulPunica secchia di rame ?.
C'e in queste pagine una fusione perfetta fra la sofferenza degli esseri umani e lo squallore della casupola, la miseria del paese, il tormento della montagna, cosi che la desolazione non si limita ad oppri
mere gli esseri viventi, ma assume un valore cosmico. L'unita hrica di
tutti gli elementi del racconto e raggiunta con mezzi assolutamente
semplici: quel modo disincantato e adulto di Codino di assistere alia nascita della sorellina, quelFaccostamento scarno, ma profondamente
significativo, della donna alia terra (?devastata ed esausta dalla maternita e dalla miseria come la terra dagli uragani?). Poi, dopo Parrivo delPuomo e il mirabile dialogo fatto di una sola parola (?la donna balzo a sedere sul letto. ? Ancora? ? Ancora ?
rispose Puomo accasciandosi sul focolare?), la scena culmina liricamente nel quadro silenzioso (il silenzio vi e sottolineato quattro volte), commentato alia fine solo dal pianto prepotente e pieno di vita della neonata:
? Senza una parola la donna balzo dal letto: cerco affannosa mente un cencio per fasciar la ferita e non lo trovo. Allora afferro
la nuova nata, e srotolo un pezzo della fascia sdruscita che Pavvol
geva, la strappo si accosto alPuomo e gli bendo il braccio. Egli la
sciava fare, inerte. Codino aveva staccato la ? fiola ? dal gancio e
faceva lume. Nessuno parlava.
Quand'ella ebbe finito, si ricorico in silenzio con gli occhi pieni di lacrime. L'uomo si getto vestito sul letto e si addormento. Codino
prese posto accanto alia capra. La pioggia incomincio a scrosciare a torrenti.
E a un tratto, nel silenzio del tugurio, la voce della creatura
appena nata si levo imperiosa, ad annunciare che aveva fame?23.
Dopo la precisa essenziahta di Codino la scrittrice riprende a
pubblicare dei lavori letterari che rappresentano ancora una volta
dei tentativi incerti sulla strada della conquista poetica. Ne fa fede una novella apparsa pochi mesi dopo col titolo II segretario, della
cpiale vorremmo parlare assieme ad altre due, distanti fra loro nel
2S Codino, pp. 110-118. La novella prima che nel volume omonimo, venne pubblicata in ? Nuova
antologia?, 1 aprilg 1913.
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518 M. E. PONTELLO NEGHERBON
tempo, ma molto vicine per valore e significato letterario 24. Si tratta
di tre lavori decisamente falliti, di tre storie lagrimose raccontate
in modo incerto e generico. L'elemento che le accomuna e la carica
ossessiva che porta alia morte i tre protagonisti delle tristi vicende.
Carica ossessiva che abbiamo gia trovato e che troveremo ancora
in tanti lavori di P. Drigo, ma che acquista significato estetico sol
tanto quando entra in un giuoco equihbrato di sentimenti umani,
sorveghati dal signorile senso critico della scrittrice. Qui invece tutto
resta fine a se stesso, per cui i tre racconti si possono decisamente
considerare estranei al filone attivo della storia artistica di P. Drigo. Un discorso ben diverso richiede invece il terzo trittico di no
velle. Con La zia e Tonet e 17 volontariato di Torquemada 25, si inizia
quel periodo che, attraverso La signorina Anna 26, si concludera
poi nel 1932 nel Dramma della signora X, gia esaminato nella prima parte. In tale occasione abbiamo parlato di vena discorsiva che si
abbandona alia confidenza definendo ?crepuscolare? questo pe riodo. finche le figure poetiche del trittico di novelle di cui stiamo
parlando, nascono da una pacata ironia che si rassegna alia vita e
alia morte, ai dolori e al destino. Nei primi due racconti, stesi du
rante la prima guerra mondiale, c'e una sommessa esaltazione del
Peroismo bonario e casalingo che trasforma una vecchia zitella in
genua e un ?cocco di mamma?in autentici eroi patriottici. La terza
ha perso la limpida schiettezza e la sorridente bonomia che carat
terizza le altre due per una ricerca un po9 stracca di approfondi mento psicologico; ma proprio gli evidenti difetti rivelano come Pultima esperienza artistica di P. Drigo sia giunta alia conclusione e abbia bisogno di un nuovo indirizzo e un ulteriore sviluppo. Anna e troppo rassegnata al suo destino di ?vecchia ragazza?, troppo
spenta e grigia per nascere viva dalla penna della Drigo, scrittrice
decisamente passionale, anche se sorvegliata e attenta.
E il susseguirsi cronologico delle pubblicazioni, da quest'epoca fino al 1932 ci ha gia rivelato come in questo periodo si sia esaurita nella scrittrice la vena narrativa.
H ritorno alia novella e al suo stile piu vero awiene con Pao
lina 27, che segna chiaramente il passaggio da questa pausa rifles
24 Notturno, nel volume Codino. II segretario, in ?IUnstrazione italiana?, 29 giugno-6 luglio-13 luglio 1913 (Codino, col titolo II
signor de Montreux). II compagno, di scuola nel volume La signorina Anna.
25 II volontariato di Torquemada in ?Nuova antologia? 16 marzo 1916 (Codino). 26 La signorina di Friours, in ? Nuova antologia ?, 1 maggio-16 maggio-1 giugno 1929 (La signorina
Anna, col titolo La signorina Anna). 27 Nel volume La signorina Anna.
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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRIGO 519
sivo-crepuscolare alia narrazione stringata e drammatica di Ma ria Zef.
In essa possiamo innanzitutto intravedere come e in quale misura tutte le esperienze letterarie trascorse siano servite alia scrit
trice per giungere a questa definitiva maturazione. Paolina possiede la dolcezza rassegnata di Anna, la vita intensa di Codino, la precisa
personality materna di Rosa, la tensione passionale di Adelaide, ma insieme supera tutti questi personaggi per una completezza fem minile il cui dramma ha risonanze profonde e complesse e nasce dai
vari aspetti della vita di una donna che si trova ad essere con
temporaneamente moglie tradita, madre tenera, amante timorosa e
ardente, turbata nel suo profondo senso morale da un fardello di
colpa. La scrittrice e dunque giunta a superare quella tendenza alia
schematizzazione che aveva spesso rivelato nel fissare i suoi perso
naggi a moduli ben definiti, entro i cpiali la loro vita si riduceva e si immobilizzava: Adelaide e Innocenza avevano vissuto solo in fun
zione della loro ansia d'amare; Rosa aveva rivelato la forza della sua personality solo nel suo ruolo di madre; Anna era stata soltanto
la ragazza intristita e piegata dalla sventura.
Ora la Drigo riesce invece a immettere le sue creature nella
realta piu vera e piu varia della vita, nella quale sentimenti e reazioni
si accavallano e si intrecciano non soltanto a causa delle relazioni
esterne, ma nelPintimo stesso del cuore degli uomini.
Nelle sue pagine si muove tutto un mondo umano i cui indivi dui agiscono spinti da ragioni personah, ragioni che mutano in una stessa persona a seconda che il dramma si allarghi o si sposti verso altri problemi, altri esseri, altre pene.
In Paolina non esiste piu soltanto la triste vicenda della prota
gonista, la cui sventura nasce da sofferenze altrui e a sua volta ne
reca via via che la vita la porta a contatto con varie personality umane, ma esiste anche tutta la complessa tragedia degli ?al
tri ?, di coloro che la scrittrice aveva finora escluso dalla sua analisi attenta e acuta. Basta ricordare Fangoscia di donna Ot
toboni che rivive nelle galanterie del nipote per Paohna la sua tra
gedia di moglie tradita e trascurata; e lo smarrimento di Don Giu
seppe spinto dalla simpatia umana a capire il gesto di Paolina, la dove la sua coscienza di cattolico e la sua responsabilita di prete lo inducono a giudicarlo severamente; e la malinconia di Stefano, Puomo onesto e serio che non ha mai avuto una famiglia e che riesce
a costruirsene una soltanto distruggendo un legame sacro; e il cieco
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520 M. E. PONTELLO NEGHERBON
egoismo di Andrea che torna per ricominciare tranquillamente a
vivere accanto alia sposa tradita e trova il suo focolare irrimediabil
mente distrutto; e la muta odissea della gente del ?lazzaretto?
che costituisce nel racconto, il coro e il contrappunto alia storia di
Paolina, e vive in quelle pagine, non la vita di paese, bonariamente
pettegola (sohtamente car a alia scrittrice), ma un doloroso dramma senza parole, fatto di stenti e di fatalismo amaro.
In questo racconto manca tuttavia quella sicurezza di tono che
aveva dato luce alia novella Codino, e a altre pagine indimenticabili.
Sicurezza che ritroveremo in Maria Zef28, dove un mondo completo e complesso come quello di Paolina, non sara piu delineato con tocchi
leggermente sfocati e generici, come se la scrittrice temesse di impe
gnarsi troppo, ma sara invece visto e vissuto da una severa sensibi
lita umana e morale che riesce a cogliere Pessenzialita dei fatti nar
rati, e soprattutto, per la prima volta, riesce a seguire Pawentura
spirituale del suo personaggio fino alle estreme conseguenze. Poiche, mentre le ultime righe di Paolina ricordano il finale ? eroico e pie toso ? di Codino, in Maria Zef la tragedia sara seguita con acuta
sensibihta poetica nel suo crescendo drammatico, fino alia conclu
sione carica di orrore e di redenzione.
Innanzitutto e necessaria una rapida lettura delPultimo lavoro
di Paola Drigo. Mariutine e una fanciulla della Carnia, che si trova a vivere
sola, con uno zio, in una baita sperduta e solitaria, dopo la morte
della madre e il ricovero in ospedale della sorellina. Quando, una
sera d'inverno, Puomo violenta la ragazza, in lei si spezza la Se
rena fiducia nella vita. Ma allorche la cosa diventa abituale, Mariu
tine si trasforma in un povero essere, piegato ad una rassegnazione opaca e dolorosa. La ribellione awiene solo quando lo zio comunica
la sua decisione alia ragazza, che si e accorta di essere colpita da ? mal francese ?: andra a servizio a Belluno e in casa, ad accudire allo zio, restera Rosute, la sorelhna che sta per tornare dalPospedale.
Ma Rosute non deve subire la stessa sorte che ha colpito Maria e
sua madre. Percio la mite fanciulla quindicenne uccide con un colpo di scure Puomo, sprofondato in un sonno bestiale d'ubriaco.
II racconto e semphce e lineare e modula i suoi motivi lirici su creature rudi, dalla psicologia elementare. Questo permette alia
scrittrice di indagarne sentimenti e reazioni, scoprendo la complessa trama psicologica del loro mondo, senza tuttavia cadere nella mi
28 Treves, Milano 1936 -
Garzanti, Milano 1948.
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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRIGO 521
nuteria decadentistica e compiaciuta o nella pretenziosita moraleg
giante; essa riesce in tal modo a creare delle personalita poetiche cosi forti che ogni loro atto ogni loro parola diventa essenziale al
Peconomia dpi romanzo.
Bastera seguire lo svolgimento della vicenda e notare come i
pochi personaggi che si muovono intqrno alia protagonista e le rare
mutazioni d'ambiente che la vicenda subisce abbiano un loro pre ciso significato, cosi che in ogni momento del racconto esiste una
completa rispondenza fra tutti gh elementi di esso, rispondenza che
ci riporta, anche per Maria Zef, alPaccostamento che abbiamo fatto
fra Fine d'anno e Pessenzialita simbolica dei ruoli nella tragedia classiea.
La storia ha inizio nella pianura veneta, d'autunno. Nel sereno
splendore della campagna percorsa dalle frotte allegre e ridanciane
dei vendemmiatori, si svolge il pellegrinaggio della piccola caro vana, composta da Maria, Rosute e Catine (la madre). Aecanto al
hmpido canto di Maria, che regala le sue villotte friulane ai conta
dini reduci dai campi, fa contrappunto doloroso la cupa figura di Catine, chiusa in una tragedia di cui solo piu tardi conosceremo il
nome.
Dopo la morte della madre, le due bambine vengono affidate allo zio che le riporta alia baita. II viaggio fornisce gia una indica
zione simbolica di quello che awerra dopo, nella sottolineatura di
screta delPabbandono del mondo chiacchierino e pettegolo del paese e del cammino verso Paspra e solitaria montagna della Carnia.
Tuttavia il primo periodo alia baita segna la serena battuta di
aspetto che serve ad approfondire Pumanita ancora acerba di Maria e a dare in tal modo alia tragedia un piu profondo significato. Alia baita non c'e piu la tetra figura di Catine che lavora duramente in
casa e nella stalla; ci sono due vispe ragazzette, che giocano a far le
massaie dimentiche, in parte, del lutto che le ha appena colpite;
cpiesto almeno sembra, tanto e Pardore che Maria e Rosute met
tono nell'occuparsi del loro misero menage domestico.
La preziosa distensione di quei giorni si arricchisce del timido e delicato idilho, che nasce durante il viaggio e si rivela su alia baita, fra Mariutine e Pieri, un giovane montanaro dalPanima fresca e
pulita, che sta per partire per PAmerica, un idillio appena accen
nato, ma bellissimo, che trova la sua unica espressione verbale nel
canto appassionato di una villotta friulana, e si svolge nello scena
rio maestoso della montagna carnica, che solo in questo momento
sereno mostra una sua ridente bellezza, addolcita dalla mite luce
autunnale.
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522 M. E. PONTELLO NECHERBON
Pieri parte per PAmerica. La neve avvolge la baita. Maria e
10 zio portano Rosute alPospedale. Di ritorno si fermano in casa
di un ricco possidente per passare la notte.
Nella grassa atmosfera della famiglia opulenta, si svolge la serata carnevalesca che da a Maria quaJche ora di gioia ebbra e piena, nella stupefatta scoperta del fiorire precoce della sua fresca femmini
lita. Ma proprio qui, quando la vita gioiosamente giovane di Ma riutine dilaga in tutta la pagina, ecco insinuarsi per tocehi discreti 11 motivo poetico (perche attentamente sorvegliato da una forte sen
sibilita morale) di quella sensualita vischiosa che, riaffiorando bru
tale e feroce nella bianca solitudine della baita, si conclude nel turpe amplesso.
Da questo momento la ragazza sara sola. Sola, anche se ac
canto a lei si moveranno sempre, in un chiaroscuro potentemente indovinato, le figure del gobbo e di ?barbe ? Zef, cosi vive nella loro crudele sensualita improntata di malvagia astuzia nelPuno, e
di ottusa bestialita nelPaltro.
Vicino a Maria esistera una sola presenza reale, ma non terrena:
Pombra triste e disperata della ? mari ? Catine rivela ora il contenuto
della sua vergognosa tragedia e risorge dal mutismo che Paveva se
gregata in vita, incombendo sulla figha con un ammonimento so
vrumano, che incitera la ragazza ad uscire dalla sua vergognosa apa tia per mezzo del violento gesto finale.
II paesaggio costante in cui si matura quest'ultima parte della
tragedia e la montagna invernale, bianca di neve, sepolta nel si
lenzio. Soltanto il Bosco Tagliato (col surreahsmo tragico dei suoi
ceppi affioranti nel biancore) interrompe Peguale distesa gelata e la cera il silenzio con la voce spettrale delle civette nascoste nella ca
vita dei tronchi (con un innegabile effetto di suggestione fantastica, anche se nella realta ben difiicilmente in montagna d'inverno si sentiranno gridare le civette).
Avevamo trovato cpiesto stesso paesaggio anche attorno alia ? Marzola ? di Fine d'anno. Sebbene la tenuta della nobile signora non fosse posta sulla montagna brulla, ma sulla dolce collina eolti vata, Pinverno e, piu ancora, Pisolamento della protagonista, avevano
creato intorno alia villa una landa deserta, immersa in un silenzio di morte. E non si tratta di un accostamento gratuito. La tragedia si matura nelle protagoniste dei due romanzi proprio con la compli city del silenzio e della solitudine. In Fine d'anno esisteva tuttavia
qualcosa di caricato e assurdo nelPossessivo gioco intellettuale con
cui la signora della Marzola arrivava al collasso; mentre in Maria
Zef non si indulge ad alcun ripiegamento voluto, ma tutto il dramma
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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRIGO 523
nasce dalla volonta cieca del destino, che crea uxia solitudine asso
luta intorno a due creature spingendo una ad approfittare della de bolezza e delPingenuita delPaltra.
II dramma di Mariutine lion sta tanto nella violenza subita,
quanto nella rassegnazione opaca che ne segue, generata dalla co
scienza della inutilita di ogni sforzo per difendersi. A questo punto e necessario sottohneare come da tutta Fopera
di P. Drigo risulta chiara la convinzione che la sostanza piu profonda ed essenziale di ogni creatura e costituita dalla sua possibility di sof frire. Percio il pericolo piu grande delPumanita non consiste tanto nel dolore che la vita porta inevitabilmente con se, ma soprattutto in queU'insensibilita che la miseria, le privazioni, la solitudine pro ducono spesso nella persona, facendole toccare il fondo della sua nul lita e riducendola un essere ottuso e disumano.
Era accaduto questo a Innocenza, Nanna, Rosa, Adelaide, Pao lina. Era accaduto cpiesto alia signora della Marzola e ai suoi conta
dini. Ma in Fine d'anno P. Drigo aveva tentato di trovare una via
d'uscita: i contadini venivano salvati dalla compassione fraterna della signora, che a sua volta sfuggiva alPabbrutimento attraverso
il collasso fisico e la rassegnazione voluta, amara e, soprattutto, attiva.
Anche in Maria Zef c9e il superamento di quelForrore muto e
impotente che aveva dominato la scrittrice di fronte ad altre tragedie.
Superamento e non conclusione: una vicenda spirituale come quella di P. Drigo, cosi attenta e impegnata a scavare nella sostanza piu. vera delle cose, non poteva accettare soluzioni di ripiego, ne aveva
la capacita di costruire un mondo metafisico al quale aggrapparsi; non poteva percio far altro che rifiutarsi di sottomettere la sua ri cerca alia rassegnazione fiacca e banale.
Mariutine arriva ad una ottusita disumana per gradi successivi, e questo approfondirsi della tragedia non e commentato, ma sem
plicemente colto con stupenda penetrazione psicologica, secondo una
precisa intenzione di lasciar parlare i fatti aprendo un libero campo alia limpida creazione poetica, senza punte polemiche o intenti mo
ralistici.
II primo indizio della terribile trasformazione che sta awenendo in Maria e suggerito allorche al risveglio, dopo Pabbraccio osceno, la ragazza e afferrata da uno smarrimento incredulo, stupito, fisso
nella contemplazione allucinata di un orrore inconcepibile. E la prima reazione e animalesca e istintiva:
?Cera un pane quasi intero sulla tavola ed ella PafFerro e lo porto alia bocca senza spezzarlo, mordendolo voracemente,
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524 M. E. PONTELLO NEGHERBON
ingoiandone grossi pezzi senza masticarli, senza trarne quasi respiro.
Mangiava e piangeva; le lacrime le colavano giu per le guancie, e
il loro sapore salato si mescolava a quello del pane ? 2 9.
In seguito, quando Pavvilente legame e diventato consuetu
dine, Maria si piega e si abbandona a una indifferenza mortale che noli viene scossa, se non in un modo superficial, nemmeno quando scopre di essere ammalata e viene a sapere che la stessa sorte e la stessa malattia avevano portato la madre alia tomba.
E la ragazza tocca il fondo di questa incoscienza animalesca, al
lorche, pur sapendo quale parte abbia avuto il ?barbe ? nella di
sgrazia della sua famiglia, accetta da lui il dono della collana (fatto a nome del gobbo) e si lascia travolgere da un'ondata di gioia im
petuosa e fanciullesca al pensiero di possedere finalmente un orna
mento per la sua bellezza eontaminata.
Soltanto sottohneando e comprendendo il valore di questi gesti della protagonist a si puo capire Fatto violento che conclude il rac
conto e vederlo (come Fha visto la scrittrice) nel suo significato di redenzione, di riconquista, di rivalutazione di un'umanita che stava
per essere soffocata per sempre in una lunga catena di turpitudini e di rassegnazione.
Qualcosa cambia in Maria quando lo zio le annuncia che Fin
domani dovra partire per Belluno, dove ?un signore ? Fattende a
servizio in casa sua, e al suo posto alia baita verra Rosute, la bam
bina fresca e innocente, ormai guarita. Ritorna allora la coscienza, il desiderio di opposizione, il bisogno di un'ultima disperata difesa.
Le ultime pagine sono vissute e scandite al ritmo di ? Rosute
no!?, frase quasi ossessiva che sembra evocare in Maria una figura nuova, dalla dura personality decisa. Essa prepara il suo piano con muta ostinazione e pochi gesti misurati che ricordano Catine, e non a caso. Nella vendetta finale in tale modo interviene anche la ?mari?,
poiche Puccisione del ? barbe ? redime e lava il peccato di tutta una
famiglia e assume un suo significato profondamente catartico non tanto perche la ragazza rappresenti simbolicamente e freddamente una vendetta fatale e impassibile, quanto perche proprio con questo gesto esce dalla sua passivita e trova la forza di ribellarsi e di insor
gere. Rosute e Funica persona pura e intatta e Maria vuol difendere in lei quello che in se non aveva saputo salvaguardare, riconoscendo con questo suo gesto Pesistenza di certi valori assoluti piu forti della vita e della morte.
La pagina riesce a trovare il tono liricamente perfetto anche
29 Maria Zef, Garzanti, Milano 1948, p. 192.
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UNA SCRITTRICE VENETA: PAOLA DRIGO 525
nella scena delFuceisione: quello di una severita accorata e umana
in cui non esiste un oppressore e una vittima, ma tanto lo zio che la nipote soggiacciono al peso insostenibile del destino.
? Nella penombra egli era la... Si distingueva bene il suo corpo sul pagliericcio di foglie secche su cui era disteso... La colpi Podore
di quel corpo. Non Paveva mai prima notato: odore di stracci bagnati di legno fracido, di tabacco, di lupo.
Egli era la.. .Inerme, annientato, in potere di lei che lo guardava, che lo spiava.
Come gridavano, quella notte, le civette del Bosco Taghato! ?
Una improvvisa pieta di lui, di se, della vita, del comune destino, la fece vacillare sulle ginocchia, indietreggiare tremando verso Puscio
da cui era entrata. Pieta di quelPessere che era la per terra, e dalla
nascita alia morte era stato anch'esso un mendico, un misero; nato
forse senza perfidia, ma che poverta, promiscuita, sohtudine, priva zione assoluta di tutto cio che puo addolcire ed elevare la vita, ave
vano abbrutito e travolto. Tranne Pubriacarsi e Paccoppiarsi con
qualche femmina, che altro aveva avuto quel meschino nella sua
vita?.. .Null9altro, nulPaltro al mondo che faticare e patire. Ed ora...
Ma si irrigidi contro la sua debolezza. Rosute! ? Rosute no, Rosute no, Rosute no!
La cucina era cosi piccola che le basto senza muoversi tendere
il braccio, la mano, per afferrare la scure che era buttata sopra un
mucchio di legna nelPangolo del focolare. Ella Fafferro e Palzo quanto piu in alto pote. La lama lampeggio nelPombra. Mir6 al collo, e vibro il colpo. Non un grido, solo un fiotto di sangue? 30.
II libro si conclude cosi. Con questa pagina che qualche critico
ha trovato troppo caricata da riflessioni estrane al personaggio, ma che conserva una profonda validita e coerenza non solo poeti ca, ma anche morale.
La serieta artistica della scrittrice, la sua estrema sensibilita
umana la portarono infatti a guardare le creature con occhio com
passionevole, ma disincantato. Via via che ando maturando il suo
equilibrio artistico e una sicura capacita di cogliere Pessenziale in
quel mondo che le si spiegava dinanzi, essa affondo la sua arte e la sua umanita nella contemplazione desolata di un destino implacabile e assurdo che schiaccia e travolge tutti gli esseri ricchi e poveri, innocenti e colpevoli.
30 Op. cit., pp. 255-256.
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526 M. E. PONTELLO NEGHERBON
N<m era possibile percio che la soluzione fosse diversa dalla ribellione distruttrice di Maria.
La scrittrice non poteva cioe superare la realta con un'astrattezza
intellettuale di tipo pirandelliano, perche troppo appassionatamente attaccata al contenuto sentimentale della vita quotidiana, troppo vivamente femminile e quindi poco portata al puro gioco delPin
telligenza. Noli poteva trovare una soluzione metafisica perche non aveva
la forza razionale o poetica per crearsi un suo mondo ideale, ne ebbe mai la grazia di poter capire che ?le strette pareti di una religione ?
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non impongono ma tolgono i limiti.
Su un piano di ricerca piu direttamente artistico possiamo con
cludere dicendo che Paola Drigo ha saputo tener fede alle promesse fatte nelle prime pubblicazioni, e, dopo un lungo lavoro, e riuscita a raggiungere un efficace linguaggio poetico, una forza evocativa e
lirica tutta particolare. I personaggi nati dalla sua passione e dalla sua fantasia entrano percio di diritto nel tessuto piu vivo della storia
letteraria italiana, grazie ad una vita incorruttibile che viene ad essi dalla personality artistica di chi li creo.
Pochi mesi prima di morire Paola Drigo pubblico uno scritto, Finestre sul fiume che si deve soprattutto considerare come un
congedo da quanto la circondava. L'articolo va accostato diretta mente senza bisogno di alcun commento o presentazione, grazie an
che alia facile vena discorsiva con cui la scrittrice si consegna alia
pagina.
Qui ci hmitiamo percio a segnalarlo e non soltanto per dovere di esattezza storica, ma anche per il lungo discorso sulla morte e
sulla fede, che finalmente diventa chiaro e aperto e spiega gran parte delPatteggiamento dolente e pessimistico di P. Drigo di fronte ai problemi fondamentah della vita.
E Paccorata conclusione delTarticolo chiude in modo patetico non solo una storia artistica travagliata dalla ricerca e dalla soffe
renza, ma anche una vita vissuta nelPangoseia della sohtudine e
delFincredulita: ??No, non sono pronta. Lasciami qui ancora un
poco, o mio Dio?.
91 Finestre sul fiume, in ? Corriere della sera?, 18 agosto 1937.
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