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collanasentierid’autore 9

idea Montagnaeditoria e alpinismo

Escursionialle Cinque Terre

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“...amo le strade che riescono agli erbosifossi dove in pozzanghere

mezzo seccate agguantano i ragazziqualche sparuta anguilla:

le viuzze che seguono i ciglioni,discendono tra i ciuffi delle canne

e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.”

Eugenio Montale, ”I Limoni”

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Escursioni alle Cinque Terre

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l Introduzione

Molto spesso si definiscono le Cinque Terre come il luogo per eccellenza dove camminare tra mare e montagna. Un’affermazione veritiera perché in questo tratto di costa ligure, scoscesi pendii si concludono bruscamente su strette calette, aspre scogliere e minuscole baie. Nello stesso tempo però, non si possono definire le Cinque Terre un vero e proprio luogo di mare, se si pensa che alcuni borghi e frazioni sono lontani dalla costa, oppure se si considera che tra Portovenere e Monterosso non esiste una vera spiaggia se non quella di Corniglia e nemmeno un approdo sicuro se non quello di Vernazza. O, infine, se si pensa a quanto sia forte il legame con la terra, così eroicamente conquistata metro per metro per poter coltivare ulivi, vigne, agru-mi, ortaggi. D’altro lato, si possono chiamare montagne dei pendii solo perché ripidi e scoscesi e invece privi di tutte quelle caratteristiche che rendono tali le montagne “vere”? Ebbene le Cinque Terre sono un luogo unico al mondo, che sfugge alle definizioni, dove acqua e terra, già di per sé straordinariamente ricche di contrasti, sono le basi su cui l’uomo ha per secoli modellato un paesaggio, rendendolo trama visibile di una storia di quotidiana fatica e di fragile bellezza. Camminare alle Cinque Terre è, per tutti questi motivi, un viaggio emozionante e nello stesso tempo “didattico”, contemporaneamente spensierato e ricco di spunti per riflettere. Ed è un viaggio a piedi tra centinaia di chilometri di sentieri percorribili tutto l’anno, dove ogni stagione permette di vivere sensazioni ed esperienze diverse. Se infatti l’estate concede lunghe giornate di cammino e consente di concludere spesso l’escursione con un tuffo refrigerante in un mare cristallino, la primavera regala i colori più accesi e lo spettacolo delle fioriture, l’autunno per-mette di conoscere l’essenza più autentica dei borghi dove ritorna il silenzio e di immergersi nei boschi dove si accendono i contrasti cromatici, mentre infine l’inverno apre visuali sconfinate verso le Alpi e le isole del Mar Ligure. Come sempre accade, camminando con consapevolezza e interesse, guardandosi intorno con curiosità e attenzione, si potrà percepire tutta la ricchezza naturale e umana di luoghi ormai quasi scontati, rinchiusi spesso in immagini da cartolina, ste-reotipate e codificate e che invece, al contrario, nascondono innumerevoli sorprese e atmosfere inattese che, tra l’altro, possono essere provate e vissute da tutti gli escursionisti e quasi sempre anche dalle famiglie, regalando esperienze indimenticabili e ricordi indelebili per grandi e piccoli camminatori.

Andrea Greci

INTRODUZIONE

Prima edizione: marzo 2016ISBN: 978-88-97299-71-4

Idea Montagna Editoria e Alpinismomarchio di Officina Creativa sasVia Guido Rossa, 17 - 35016 Piazzola sul Brenta PD - ItalyTel. +39 049 9601797 - Fax +39 049 [email protected] - www.ideamontagna.it

Coordinamento generale: Francesco Cappellari

Progetto grafico: Rossella Benetollo - Officina Creativa - Padova

Impaginazione, elaborazione immagini, mappe: Irene Cappellari

Stampa: Litocenter Srl per conto di Idea Montagna Editoria e Alpinismo marchio di Officina Creativa Sas

Foto di copertina: ultime luci del giorno su Vernazza

Pagina 2: il suggestivo sentiero 586 che si inoltra tra i vigneti

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FOTOGRAFIETutte le fotografie utilizzate sono dell’autore, dove non specificato in didascalia.

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Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre

INDICE• Introduzione 5• Cinque Terre 8• Guida alla consultazione 11• Informazioni utili 13

UNO • PROMONTORIO dI PORTOvENERE E COSTA dI TRAMONTI 151 • Isola Palmaria 162 • Muzzerone 22 3 • Monte Castellana 284 • Spiaggia del Persico 345 • Schiara e Sant’Antonio 426 • Fossola e Monesteroli 46

DUE • CINquE TERRE 537 • Santuario Madonna di Montenero. Anello da Montenero 548 • Santuario Madonna di Montenero. Anello dal Colle Telegrafo 60

9 • Strada dei Santuari 6610 • Da Riomaggiore a Manarola 7211 • Costa Galera 7812 • Monte Capri 8413 • Da Manarola a Corniglia 88 14 • Da Corniglia a Vernazza 9415 • Monte Malpertuso 10016 • Santuario Madonna di Reggio 10617 • Da Vernazza a Monterosso 11218 • Punta Mesco Da Monterosso al Mare 11819 • Punta Mesco. Da Colla di Gritta 124

TRE • dA LEvANTO A dEIvA MARINA 129 20 • Punta Mesco 13021 • Da Levanto a Bonassola 13622 • Monte Rossola 14223 • Da Bonassola a Framura 14824 • Da Framura a Deiva Marina 156

Pagina successiva: sul Sentiero Verde-Azzurro ormai in vista di Vernazza

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parte agli interventi seguiti all’arrivo del turismo di massa. Tutti i borghi sul mare sono docu-mentati almeno a partire dall’XI–XII secolo. Più antiche (Alto Medioevo) sono le notizie di inse-diamento nelle località dove oggi sorgono i santuari mariani e soprattutto nelle aree di crinale, che furono frequentate fin dalla preistoria. A causa della loro collocazione e del loro isolamento i borghi costieri restarono quasi sconosciuti fino alla costruzione della prima ferrovia litoranea nel 1874. Il turismo di massa arrivò però ben più tardi a partire dal 1970, all’indomani del raddoppio della linea ferroviaria e alla costruzione delle strade asfaltate, per poi crescere esponenzialmente nel corso dei decenni, anche grazie al riconoscimento dell’Unesco. Un aspetto diverso e complementare, hanno la costa di Tramonti e il promontorio di Portove-nere. La prima, situata nelle vicinanze del borgo di Campiglia, costituisce una delle zone più silenziose e selvagge del Levante ligure, anche a causa dell’aspra conformazione della costa e ai fitti boschi che ammantano l’entroterra. Portovenere è invece senza dubbio uno dei borghi storici più spettacolari del versante tirrenico italiano, con il castello e la chiesa di San Pietro protesi a picco sul mare.

I sentieriTutta l’area descritta in questo volume è attraversata da una fittissima rete di sentieri, che forma-no una capillare trama escursionistica che permette possibilità quasi infinite di percorsi lineari o ad anello, da compiersi sia in giornata che in più giorni. Il Sentiero Verde-Azzurro (SVA) collega il Colle del Telegrafo a Deiva Marina, mantenendosi, tranne che nel primo tratto, sempre vicino alla costa. Il suo settore centrale, quello compreso tra Riomaggiore e Monterosso è uno dei percorsi più frequentati di tutto il Mediterraneo. Tra Riomaggiore e Manarola esso assume il nome di “Via dell’Amore”. Al momento della realizzazione di questo libro, questo tratto, così come quello che collega Ma-narola a Corniglia, era chiuso e quindi non percorribile. Si ricorda che in caso venga ripristinato nella sua interezza, il Sentiero Verde-Azzurro può essere affrontato solo previo acquisto di un biglietto. Per informazioni si rimanda al sito del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Un altro sentiero a lunga percorrenza è l’Alta Via delle Cinque Terre (AV5T) che collega Portovenere a Levanto, transitando sulla dorsale che separa il versante marittimo da quello della retrostante Val Vara. Più impegnativo e meno panoramico del sentiero litoraneo, ha caratteristiche molto più simili a un sentiero di montagna vero e proprio. Coincidente in gran parte con una comoda sterrata, perfetta ad essere percorsa in mountain bike, è la Via (o Strada) dei Santuari, che col-lega la Colla di Gritta, sopra Levanto, e Marola, a sud-est di La Spezia. Oltre agli itinerari a lunga percorrenza, ogni escursionista potrà scegliere l’itinerario a lui più consono, considerando che nella zona che ricade all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre e nella zona di Portove-nere, la tracciatura e la segnalazione dei sentieri è generalmente molto puntuale, mentre diventa un po’ meno regolare nella costa di Tramonti e nel settore compreso tra Monterosso e Deiva. Deficitaria è invece la segnatura dei percorsi nell’entroterra di Levanto.

Paesaggio culturale patrimonio dell’umanitàLe Cinque Terre sono un simbolo universale di un ambiente naturale sapientemente e tena-cemente modellato dall’uomo nei secoli. Un paesaggio fatto di ripidi pendii, aspre scogliere e piccole insenature, dove si inseriscono minuscoli borghi dalle caratteristiche case colorate, terrazzamenti coltivati, orti, vigneti e uliveti che si intercalano ai fitti boschi di leccio e castagno. Non a caso il valore di questo piccolo lembo di Mediterraneo ha avuto un riconoscimento prima a livello globale, con l’inserimento nel 1997 nella lista dei siti “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco, e poi a livello nazionale, con l’istituzione del Parco Nazionale delle Cinque Terre nel 1999. L’Unesco ha inserito le Cinque Terre, insieme al promontorio di Portovenere e alle sue isole, nell’elenco dei “paesaggi culturali”.

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre e il Parco Regionale di PortovenereQuello delle Cinque Terre è il più piccolo parco nazionale italiano, estendendosi soltanto su 3868 ettari, e cope il settore di costa ligure compresa tra Punta Mesco e Scoglio Galera e l’im-mediato entroterra, chiuso dalla modesta dorsale montuosa (la cima più elevata è il Monte Malpertuso, 815 m) che la separa dal bacino idrografico del Fiume Vara. Nello stesso tempo i suoi oltre 4000 abitanti ne fanno il parco nazionale italiano con la più alta densità abitativa, mentre l’altissima presenza turistica lo rende anche il più densamente frequentato. Come viene definito dallo stesso ente gestore, questo è un “parco dell’uomo”. Quest’ultimo è il principale artefice dell’attuale affascinante aspetto di questa terra, ma nello stesso tempo è anche responsabile del suo fragilissimo equilibrio. Attiguo al Parco Nazionale delle Cinque Terre, si estende il piccolo Parco Regionale di Portovenere, istituito nel 1999 e comprendente il tratto di costa compreso da Scoglio Galera e Portovenere, comprese le isole Palmaria, Tino e Tinetto.

I borghi Famosi in tutto il mondo per le loro case colorate a picco sul mare, i borghi delle Cinque Terre sembrano provenire da una dimensione fuori dal tempo, anche se il loro aspetto si deve in gran

CINQUE TERRE

l Cinque Terre

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Vernazza

Riomaggiore

Portovenere

La Spezia

VezzanoLigure

Borghetto diVara

Brugnato

Pignone

Riccò del Golfo

Biassa

Carrodano

Santo StefanoMagra

Lerici

IsolaPalmaria

Manarola

Corniglia

Monterosso

Levanto

Bonassola

Framura

MonegliaDeivaMarina

LA SPEZIA

MASSAIMPERIA

GENOVASAVONA

Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre l Guida alla consultazione

Oltre a una sommaria descrizione dell’accesso al punto di partenza, a una breve presentazione dell’itinerario descritto, le relazioni dei percorsi sono preceduti da una sintetica scheda dove sono riassunte le loro caratteristiche.

Partenza: è indicato il punto di partenza dell’escursione con la relativa quota, raggiungibile in auto o in treno.

quota minima: indica il punto altimetricamente più basso dell’intera escursione.

quota massima: indica il punto altimetricamente più elevato dell’intera escursione.

Tempo di percorrenza: espresso in ore e relative frazioni, si riferisce a un escursionista me-diamente allenato e non considera le eventuali soste, nemmeno quelle per mangiare, bere e scattare fotografie.

Lunghezza complessiva: espressa in chilometri, indica lo sviluppo complessivo dell’escursione, da considerarsi comunque indicativo.

dislivello complessivo: viene indicato il solo dislivello positivo (cioè in salita), conteggiando anche saliscendi e variazioni di quota relativamente modeste. Anche in questo caso comunque è da considerarsi indicativo.

difficoltà: viene indicata la difficoltà tecnica complessiva del percorso, secondo la tradizionale scala delle difficoltà escursionistiche del Club Alpino Italiano:T = TuristicoItinerari che si sviluppano su stradine, mulattiere o comodi sentieri. Sono percorsi abbastanza brevi, ben evidenti e segnalati che non presentano particolari problemi di orientamento. I di-slivelli sono usualmente inferiori ai 500 metri. Sono escursioni che non richiedono particolare esperienza o preparazione fisica.E = EscursionisticoItinerari che si volgono quasi sempre su sentieri, oppure su tracce di passaggio in terreno vario (pascoli, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni. Richiedono un certo senso di orientamento, come pure una certa esperienza e conoscenza del territorio montano, allenamento alla cammi-nata, oltre a calzature ed equipaggiamento adeguati. Normalmente il dislivello è compreso tra i 500 e i 1000 metri.EE = Escursionisti EspertiItinerari non sempre segnalati e che richiedono una buona capacità di muoversi sui vari terreni di montagna. Possono essere sentieri o anche labili tracce che si snodano su terreno impervio o scosceso, con pendii ripidi e scivolosi, ghiaioni e brevi nevai superabili senza l’uso di attrezzatura alpinistica. Necessitano di una buona esperienza di montagna, fermezza di piede e una buona

GUIDA ALLA CONSULTAZIONECamminare nelle Cinque TerreL’affidabilità a lo stato di manutenzione dei sentieri è stato ovviamente un fattore fondamentale per includere o meno un itinerario all’interno di questo libro, dove si sono descritte soltanto le escursioni percorribili senza particolari problemi di orientamento e che non presentassero chiari pericoli oggettivi. Considerando le ricorrenti frane e gli imprevedibili eventi atmosferici che spesso investono questo settore di costa ligure, si invita comunque sempre alla massima prudenza e a informarsi preventivamente dello stato di apertura e di manutenzione dei sentieri. Nonostante ci si trovi spesso a camminare a breve distanza dal mare e a quote modeste, i percorsi vanno comunque affrontati con scarpe da trekking e attrezzatura resistente all’acqua e al vento. Una scorta di liquidi risulta indispensabile, soprattutto in estate e quando si affrontano percorsi nell’entroterra dove sono molto più ridotte le possibilità di approvvigionamento idrico rispetto alla costa, dove sono normalmente presenti numerose fontane pubbliche.

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1 • Isola Palmaria2 • Muzzerone 3 • Monte Castellana4 • Spiaggia del Persico5 • Schiara e Sant’Antonio6 • Fossola e Monesteroli

Promontorio di Portovenere e Costa di Tramonti

UNO

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Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre

Isola PalmariaAnello da Terrizzo

Promontorio di Portovenere e Costa di Tramonti l Isola Palmaria

L’anello della Palmaria permette di entrare in contatto con il ricco patrimonio storico, natu-ralistico e geologico di questa piccola isola e consente di osservare sul lato meridionale le vicine isole del Tino e del Tinetto, ultimi avam-posti di terra prima del mare aperto e su quello settentrionale il borgo di Portovenere, abbarbi-cato alle pendici del Muzzerone.

ACCESSODa La Spezia si seguono le indicazioni per Porto-venere, fino a raggiungere il promontorio dove sorge il paese. Dal molo situato sotto alla antica torre che segna l’ingresso del borgo, ci si im-barca per Terrizzo (Isola Palmaria). Il trasporto pubblico per l’isola è garantito per tutto l’anno

e le corse sono più intensificate in estate. Per in-formazioni sugli orari delle imbarcazioni si può consultare il sito del Comune di Portovenere.

ITInErArIODal molo di Terrizzo si individuano immedia-tamente i cartelli che indicano le direzione dei diversi sentieri. Ignorato il Sentiero dei Condan-nati che si dirige ripido verso la sommità dell’i-sola e tralasciato lo stradello che piega a destra verso la cava Carlo Alberto, ci si dirige a sinistra verso Pozzale (cartelli), imboccando una pic-cola strada asfaltata per poche decine di metri e poi sterrata. Con andamento pressoché pia-neggiante si giunge al bivio con il sentiero che, con una breve deviazione, consente di scendere

Colori di primavera sull’Isola Palmaria (foto Roberto Piancastelli)

PUNTO DI PARTENZA: Terrizzo 1 m

QUOTA MINIMA: 0 m

QUOTA MASSIMA: 176 m

TEMPO TOTALE: 2,30 h

LUNGHEZZA TOTALE: 6,2 km

DISLIVELLO: +380 m

DIFFICOLTà: E

PUNTI DI APPOGGIO: nessuno

ACQUA: Terrizzo

PERIODO CONSIGLIATO: tutto l’anno

MOMENTO CONSIGLIATO: mattino

FAMIGLIE: >6

Sopra: il borgo di Portovenere dalla Palmaria

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a sinistra al Forte Umberto I, eret-to tra il 1887 e il 1889 dalla Regia Marina sfruttando il lavoro coatto dei detenuti. Mantenendo invece la destra (indicazioni per Pozzale) si continua su una mulattiera fino ad arrivare a un piccolo spiazzo con area pic-nic, dove un tempo si trovava la batteria di cannoni detta “Albini”. Tralasciata la strada asfalta-ta che sale verso il Forte Cavour, si mantiene la sinistra e si continuano ad assecondare i segnavia bianchi e rossi, si intravede l’antica Torre Sco-la, eretta nel 1601 dalla Repubblica di Genova a difesa di Portovenere, fino a giungere a un edificio. Qui

la strada termina e si prosegue su sentiero, piegando a destra, tra la macchia mediterranea (segnavia sempre ben visibili). Una breve salita conduce a un bivio. Ignorata la possibile devia-zione a destra che consente di ritornare verso la strada asfaltata e verso Terrizzo, si prosegue a sinistra (cartelli) e si affronta un panoramico traverso sul culmine di muri di contenimento, tra quello che resta di vecchie coltivazioni e prati trasformati in pascoli per le capre presenti sull’isola. Ignorati due ravvicinati bivi che con-sentono, piegando a destra, di evitare Pozzale e di risparmiare circa 20 minuti di cammino (indicazioni per la vetta dell’isola), si mantiene per altrettante volte la sinistra (indicazioni per Pozzale) e si perde quota su un ripido sentiero (prestare attenzione in caso di terreno bagnato, presenti lungo il percorso alcune corde sistema-te come corrimano) fino al decadente approdo di Pozzale (0 m, 1,10 h), in parte occupato dal campeggio dell’aviazione e da un ristorante. Lambendo le case (segnavia) si prosegue verso l’enorme cava di Pozzale, situata proprio di fron-te all’Isola del Tino. Seguendo la linea di costa (si noti la banchina semidistrutta dalle operazio-ni di carico del marmo e la prospiciente parete rocciosa completamente scavata), si giunge in prossimità degli edifici della cava, dismessa sol-tanto nel 1982. Voltando a destra (segnavia e indicazioni per la vetta) ci si inoltra su un ripido sentiero che guadagna quota in un fitto bosco di lecci, raggiungendo in breve uno spettacolare pulpito roccioso, che permette di dominare l’an-fiteatro roccioso di Cala Piccola, traforato e sca-vato nei secoli di attività estrattiva per prelevare il prezioso marmo Portoro. Proseguendo verso l’evidente edificio del Semaforo (faro) si supera-no, a distanza di pochi metri, le immissioni dei

due sentieri che avrebbero permesso di evitare Pozzale, come indicato precedentemente. In questo tratto di costa, non raggiungibile a piedi, si trova la Grotta dei Colombi, importante sito archeologico dove sono stati rinvenuti numerosi reperti risalenti al Mesolitico, ora conservati nel Museo Civico di La Spezia. Mantenendo ovvia-mente la sinistra si raggiunge la sella compre-sa tra il Semaforo a sinistra e il Forte Cavour a destra (176 m), situata a pochissimi metri dalla massima elevazione dell’isola (186 m). Ignora-ta la strada asfaltata che si dirige a destra verso

Portovenere osservata da Terrizzo (foto Roberto Piancastelli)

Un facile tratto di sentiero in prossimità di Terrizzo(foto Roberto Piancastelli)

Promontorio di Portovenere e Costa di Tramonti l Isola Palmaria

1918

Punta Marinella

Cala dellaFornace

Punta dell’Isola

Punta del Pittone

Punta Secco

Terrizzo

Forte CavourGrottaAzzurra

S. Pietro

Pozzale

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ErEmITI E bEnEdETTInI SullE ISOlE dEl TInO E dEl TInETTOPur essendo piccoli scogli rocciosi situati a sud della Palmaria, Tino e Tinetto conservano testimonianze storiche millenarie, avendo ospitato durante il Medioevo eremiti e comunità religiose benedettine. Sull’Isola del Tino si trovano le rovine della romanica Abbazia di San Venerio, costruita nell’XI secolo su una preesistente cappella del VII secolo, eretta sul luogo del ritrovamento del corpo del santo titolare, nato sull’Isola Palmaria e qui morto dopo aver trascorso la vita in romitaggio. La minuscola Isola del Tino ospita addirittura le rovine di due edifici, un piccolo oratorio absidato del VI secolo sul lato occidentale e una chiesa anch’essa altomedievale, distrutta nel XI secolo dai saraceni.

L’isola del Tino dall’Isola Palmaria (foto Roberto Piancastelli)

il Forte Cavour e Terrizzo, si mantiene la sini-stra (segnavia e cartelli), si costeggia il Centro Educazione Ambientale del Parco Regionale di Portovenere (ricavato anch’esso in un antico forte militare) e si giunge all’imbocco di un ri-pido sentiero. Senza farsi spaventare dai cartelli che indicano il percorso come “difficile”, occorre comunque prestare attenzione in tutto il tratto successivo, non solo per la significativa penden-za, ma anche perché il fondo, di terra o di rocce levigate, è molto spesso scivoloso, soprattutto dopo recenti piogge. Dopo una ripida picchiata, alcuni scoscesi gradini rocciosi, precedono l’ul-timo tratto di discesa che necessita attenzione, mentre la vista comincia ad aprirsi sulla chiesa

di San Pietro e il borgo storico di Portovenere, fino a quando non si esce definitivamente dalla vegetazione, ormai quasi a livello del mare, sul-la spettacolare Punta del Befettuccio. Ignorata una flebile traccia a destra, si compie uno stret-to tornante scendendo verso il mare (segnavia molto chiari), raggiungendo così la costa. Pie-gando a destra si prosegue su una più ampia mulattiera, che lambisce le imponenti cave Car-lo Alberto, e poi si incunea tra le piccole spiagge e gli stabilimenti balneari, fino a raggiungere nuovamente il molo di Terrizzo (2,30 h).

VArIAnTEDal molo di Terrizzo si può compiere una devia-

zione lungo la cosiddetta “strada dei condanna-ti”, che ricorda i galeotti utilizzati per la costru-zione dei forti presenti sull’isola. Seguendo le indicazioni di questo sentiero, si sale una scali-nata per poi mettere piede sulla strada asfaltata che si dirige verso Forte Cavour. La si segue per un breve tratto voltando a sinistra poi la si ab-bandona per salire nuovamente su gradini in pietra. Attraversata la strada una seconda vol-ta, si prosegue sulla mulattiera con pendenza

abbastanza sostenuta fino a raggiungere il ter-rapieno del fossato del Forte Cavour (186 m, 0,30 h), costruito sulla sommità dell’isola dalla Regia Marina nella seconda metà del XIX seco-lo. Da qui si può proseguire a destra, mettendo piede sull’asfalto fino a immettersi sul sentiero che compie il periplo dell’isola nei pressi del se-maforo, oppure si può tornare a Terrizzo com-piendo a ritroso il cammino percorso all’andata.

Promontorio di Portovenere e Costa di Tramonti l Isola Palmaria

Cala Piccola (foto Roberto Piancastelli)

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Cinque Terre7 • Santuario Madonna di Montenero. Anello da Riomaggiore8 • Santuario Madonna di Montenero. Anello dal Colle Telegrafo9 • Strada dei Santuari10 • Da Riomaggiore a Manarola11 • Costa Galera12 • Monte Capri13 • Da Manarola a Corniglia14 • Da Corniglia a Vernazza15 • Monte Malpertuso16 • Santuario Madonna di Reggio17 • Da Vernazza a Monterosso18 • Punta Mesco. Da Monterosso al Mare19 • Punta Mesco. Da Colla di Gritta

Pagina precedente: il promontorio di Corniglia emerge oltre i terrazzamenti

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Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre

Il panorama e l’atmosfera che si possono respirare sull’ampio ripiano che ospita il Santuario della Madonna di Montenero, ne fanno una delle più consi-gliabili escursioni con partenza da Riomaggiore, affrontabile tra l’altro da tutti gli escursionisti e anche dalle famiglie.

ACCESSODa La Spezia si seguono le indi-cazioni per Portovenere e le Cin-que Terre. Giunti sulla sponda meridionale della baia si ignorano le indicazioni per Portovenere e si seguono quelle per la stra-da panoramica delle Cinque Terre, che si segue fino al bivio con la strada che in pochi minuti conduce a Riomaggiore, raggiungibile comoda-mente anche con il treno.

ITInErArIODalla stazione di Riomaggiore (42 m) si imboc-ca la strada che taglia tutto il borgo, fino a rag-giungerne l’estremità a monte (alcuni segnavia sulle case). Abbandonato l’asfalto si imbocca il sentiero che inizia a costeggiare il torrente

Scogli e gabbiani a Riomaggiore

PUNTO DI PARTENZA: Riomaggiore 42 m

QUOTA MINIMA: 26 m

QUOTA MASSIMA: 343 m

TEMPO TOTALE: 1,30 h

LUNGHEZZA TOTALE: 3,9 km

DISLIVELLO: +390 m

DIFFICOLTà: E

PUNTI DI APPOGGIO: nessuno

ACQUA: Riomaggiore

PERIODO CONSIGLIATO: tutto l’anno

MOMENTO CONSIGLIATO: tutto il giorno

FAMIGLIE: >0

Sopra: luci e ombre di fine estate nel piazzale del Santuario di Montenero

Santuario Madonna di MonteneroAnello da Riomaggiore

Cinque Terre l Santuario Madonna di Montenero

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Riomaggiore

Cala diMontenero

Madonna diMontenero

Scogliode’ Pesci

SP delle 5 TerreSVA

593V593V

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Sopra: fico d’India

Pagina precedente: la marina di Riomaggiore

Pagina successiva: le scogliere di Riomaggiore

(segnavia Sentiero Verde-Azzurro, cartelli). Con pendenza costante si guadagna quota su quella che viene chiamata “Via Grande”, cioè la mu-lattiera da sempre utilizzata per raggiungere le coltivazioni e per trasportare le merci, ma an-che per salire da Riomaggiore al Santuario di Montenero. La strada è spesso chiusa almeno da un lato da un muro a secco ed è circondata da viti, alberi da frutto e ulivi. Lungo il percorso sono presenti numerose edicole votive dedi-cate alla Madonna (collocate nel 2009). Con un’ampia svolta a destra, il sentiero abbandona il corso del torrente e sale a mezza costa fino a raggiungere l’ampio ripiano, orlato di pini ma-rittimi, della Madonna di Montenero (343 m, 1 h), magnifico punto panoramico. Dopo una

sosta nei pressi della chiesa si imbocca, proprio di fronte alla facciata, la scalinata che scende tra la vegetazione in direzione di Riomaggiore (segnavia 593V). Con un percorso abbastanza ripido ma privo di difficoltà, si perde rapida-mente quota fino a mettere piede sulla strada panoramica delle Cinque Terre. Con moltissima attenzione, si volta a destra e si costeggia per un breve tratto il muro di contenimento della strada fino a raggiungere il bivio con la carroz-zabile che volta a destra verso Riomaggiore, Ancora un breve tratto di asfalto conduce a un ennesimo crocevia di strade. Ancora una volta con molta attenzione si attraversa la strada e si ritorna finalmente su sentiero. Camminando tra macchie di vegetazione e le prime case di

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LA LEggEndA dELLA MAdOnnA dI MOnTEnErOSecondo un’antica leggenda, tramandata in maniera orale per secoli e trascritta soltanto nel 1865 da Ambrogio Raffellini, un gruppo di greci sfuggiti alla repressione iconoclasta dell’im-peratore bizantino Leone III l’Isaurico (VIII secolo), sbarcarono alla foce del Rio Major (Rio Mag-giore), dove ancora non esisteva alcun insediamento, portando con loro una piccola immagine sacra raffigurante l’Assunzione della Vergine. I fuggiaschi, secondo la leggenda, fondarono sul crinale l’insediamento di Cacinagora e una piccola cappella sulla collina di Montenero per con-servare l’immagine della Madonna. La storia racconta che in seguito quest’ultima fu nascosta per metterla al sicuro dalle devastazioni operate dal re longobardo Rotari, in verità antecedenti di un secolo rispetto all’iconoclastia di Leone III. Il piccolo dipinto fu miracolosamente ritrova-to da una giovane pastorella che mentre portava le sue pecore a pascolare nei pressi delle rovine dell’antica cappella, sentì un profumo di fiori che la guidò al ritrovamento dell’icona ed ebbe una visione di una nuova chiesa e di una messa solenne. L’evento fu interpretato come un segno divino e le popolazioni delle frazioni circostanti eressero così l’attuale santuario. La leggenda, al di là dei consueti agganci alla realtà storica (l’area delle Cinque Terre era nell’VIII secolo ancora sotto il dominio bizantino), presenta non pochi elementi storicamente inatten-dibili ma attesta probabilmente l’antichità di questo luogo di culto che, ricostruito già nel XIV secolo, deve le sue forme attuali alla completa riedificazione avvenuta alla fine del XIX secolo.

La facciata del Santuario di Montenero

Riomaggiore, si supera il cimitero del paese e poi si assecondano i segnavia bianchi e rossi. Numerose scalinate e piccole svolte permetto-no di scendere nuovamente fino alla marina di

Riomaggiore, uno dei luoghi più spettacolari, conosciuti e frequentati delle Cinque Terre e da qui si fa ritorno alla stazione del paese (1,30 h).

Cinque Terre l Santuario Madonna di Montenero

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TRE

Da Levanto a Deiva Marina20 • Punta Mesco21 • Da Levanto a Bonassola22 • Monte Rossola23 • Da Bonassola a Framura24 • Da Framura a Deiva Marina

Pagina precedente: barche a Bonassola

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Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre

Il sentiero che collega Levanto a Punta Mesco attraversa nella prima parte fitti boschi lecceti e poi una vasta area, nei pressi di Case Lova-ra, dove gli alberi si stanno progressivamente riappropriando del terreno, sconvolto nei de-cenni passati dagli incendi. L’arrivo sulla costa di Sant’Antonio e alle rovine dell’omonimo convento, rendono l’escursione estremamente interessante dal punto di vista storico e pae-saggistico.

ACCESSODall’uscita della A12 di Carrodano, si seguono le indicazioni per Levanto fino a raggiungere il lungomare del paese (parcheggi). Levanto è fa-cilmente raggiungibile anche in treno. In questo caso dalla stazione ferroviaria si scende fino al mare con circa 20 minuti di cammino.

ITInErArIODal lungomare di Levanto ci si dirige verso il centro antico, giungendo nella piazza della log-gia medievale. Qui sono presenti alcune scritte di vernice sulle case con le indicazioni per Pun-ta Mesco (Sentiero Verde-Azzurro e segnavia 591). Si entra nel borgo antico, si raggiunge la piazzetta della chiesa di Sant’Andrea e si sale fino al castello dei Malaspina (cartelli), ampia-mente rimaneggiato anche se originario del XII secolo. Costeggiando il fianco meridionale della fortezza si seguono vecchie indicazioni per Punta Mesco, si prosegue su una stradina in salita, prima asfaltata e poi selciata, che poi si trasforma in una comoda mulattiera, in parte gradinata. Lungo il percorso si transita davanti a Villa Massola (detta la “Casa Rossa”), dove Guglielmo Marconi, tra il 1930 e il 1931, compì i primi esperimenti di trasmissioni a onde corte

(targa). Un breve strappo più ripido permette di raggiungere la strada asfaltata che sale da Le-vanto verso il Ristorante Giada del Mesco. Vol-tando a destra (cartelli) si segue per un breve tratto l’asfalto per poi abbandonarlo proprio nei pressi del ristorante (indicazioni per Monteros-so). Il sentiero attraversa in un primo momento macchie di vegetazione non molto fitta, inter-vallate da alcune case, poi si inoltra in un fitto bosco di lecci, seguendo un vecchio sentiero in

Le indicazioni poco sotto alla vetta del Monte Focone, dove occorre ignorare il sentiero per Colla di Gritta e piegare verso Levanto

’’La Pietra’’

PUNTO DI PARTENZA: Levanto 7 m

QUOTA MINIMA: 4 m

QUOTA MASSIMA: 479 m

TEMPO TOTALE: 3,50 h

LUNGHEZZA TOTALE: 11,4 km

DISLIVELLO: +880 m

DIFFICOLTà: E

PUNTI DI APPOGGIO: nessuno

ACQUA: Levanto

PERIODO CONSIGLIATO: tutto l’anno

MOMENTO CONSIGLIATO: pomeriggio

FAMIGLIE: >10

Sopra: panorama sulla scoscesa costa delle Cinque Terre

Punta MescoDa Levanto

Da Levanto a Deiva Marina l Punta Mesco

131130

020

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Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre

stra si raggiunge in breve tempo un magnifico punto panoramico sul golfo di Monterosso e su tutta la costa delle Cinque Terre, situato a brevis-sima distanza dalle affascinanti rovine dell’anti-co convento di Sant’Antonio (292 m, 1,50 h) e dai ruderi, senza dubbio meno coinvolgenti, del cosiddetto “semaforo”. Ritornati al bivio a quota 325 m, si presentano due possibilità per ritorna-re a Levanto: la prima consiste nel ripercorrere a ritroso il cammino percorso all’andata (questa soluzione è consigliata alle famiglie), la secon-da è di salire invece verso Colla Bagari. Si risale la panoramica Costa di Sant’Antonio su un ot-timo sentiero fino ad arrivare a un bivio (360 m, 2,10 m). Voltando a sinistra, si abbandona il sentiero 591 e si piega a sinistra sul sentiero 571 (cartelli), in direzione del Monte Focone e di Levanto. Il sentiero, ripristinato nell’autunno

del 2015, abbastanza esile ma ben segnato, si fa strada tra la fitta vegetazione fino a raggiungere la vetta del Monte Focone (486 m, 2,30 h), in parte occupata da alcune piccole installazioni. Oltrepassata la cima si trova invece un piccolo risalto roccioso che permette di ammirare un bel panorama sul golfo di Levanto. Continuan-do a scendere lungo la cresta settentrionale del Monte Focone si giunge a un bivio, privo di se-gnaletica verticale, ma dove si trova un sasso con scritte e segnavia. Tralasciando la traccia che piega a destra verso Colla Bagari, si volta a sinistra (indicazioni per Levanto) e si segue un piccolo sentiero che inizialmente procede a mezza costa e poi scende con più decisione verso Levanto. Giunti a un piccolo crocevia, si nota a destra il vecchio sentiero 571C (chiuso al transito) e si prosegue a sinistra, senza pos-

parte sostenuto da muretti a secco. In moderata salita si giunge a un panoramico sperone roc-

cioso a picco sul mare, poi con alcuni saliscendi si prosegue verso Punta Mesco inoltrandosi tra

una vegetazione mediterranea, resa discontinua dagli incendi che hanno colpito la zona tra la fine del XX e l’i-nizio del XXI secolo. Si costeggiano le Case Lovara (248 m) e si continua a salire fino a raggiungere la Costa di Sant’Antonio (325 m). Ignorato momentaneamente il sentiero che sale a sinistra verso la Colla Bagari e la Colla di Gritta (segnavia 591) si piega a destra e camminando sulle “Arenarie del Monte Gottero”, che formano Punta Mesco, si giunge a un altro bivio, questa volta con il sentiero che scende a sinistra verso Monterosso. Mantenendo la de-

Arrivo sulla Costa di Sant’Antonio

Da Levanto a Deiva Marina l Punta Mesco

Il campanile della chiesa di Sant’Andrea salendo da Levanto verso Punta Mesco

133132

Punta Mesco

Monterossoal Mare

Fontona

Chiesa Nuova

Sant’Antonio

Levanto

Valle Santa

M. Focone

M. Negro

SVA

SVASVA

591

571

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LuOgO DELLA FEDE E SEnTInELLA DEL MArEIl Convento di Sant’Antonio al Mesco, detto anche Eremo per la sua posizione isolata, fu fondato dagli agostiniani nell’XI secolo. Oltre a luogo di preghiera ed eremitaggio esso ri-spondeva anche a una funzione difensiva poiché segnalava, mediante l’accensione di fuochi su questo promontorio, visibile da gran parte del Levante ligure, l’avvistamento dei pirati o dei saraceni che si stavano avvicinando alla costa. Il convento perse importanza a par-tire dal 1610, quando gli Agostiniani costruirono il loro nuovo convento a Levanto e fu poi definitivamente abbandonato nel XVIII secolo. Le rovine del convento, ancora oggi visibili, appartengono all’edificio medievale e sono risalenti al XIII secolo. A brevissima distanza dal-le rovine dell’eremo si trovano i ruderi del cosiddetto “semaforo”, un edificio costruito dalla Marina Militare all’inizio del XX secolo, utilizzato come segnalatore luminoso (da qui il nome) e, durante la Seconda Guerra Mondiale, anche come postazione per l’artiglieria anti-aerea.

sibilità di errore, perdendo infine quota fino a immettersi su una comoda mulattiera. Quest’ul-tima si trasforma successivamente in una vera e propria piccola strada, prima sterrata e poi sel-ciata che, con numerosi piccoli tornanti, costeg-gia case, orti, piccoli campi coltivati e porzioni di bosco. I segnavia non sono abbondanti in questo settore, ma la presenza di alcuni cartelli e l’andamento logico della strada, non consente di avere problemi di orientamento. Seguendo

fedelmente in discesa la carrozzabile si mette infine piede sulla strada asfaltata, già incontra-ta all’inizio della salita, che collega Levanto alla Giada del Mesco (3,30 h). Voltando a sinistra si compie un breve tratto in salita che consente di raggiungere il punto dove il sentiero 591 si immette sulla strada. Imboccando quest’ultima traccia, si segue a ritroso il cammino percorso all’inizio dell’escursione, ritornando così al pun-to di partenza (3,50 h).

Da Levanto a Deiva Marina l Punta Mesco

Pagina precedente: sul sentiero per Punta Mesco

Sotto: le strutture medievali del Convento (o Eremo) di Sant’Antonio

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