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Extrait de la publication...to volume della Patrologia Latina del Migne, con le altre postille chiarificatrici, si presenta coerente con gli scopi della Collana, come necessaria introduzione

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Veterum et Coaevorum Sapientia – 4

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Testo latino - italiano

Dissertatio praevia inseptem Arnobii disputationum adversus gentes libros

(Auctore Dom Le Nourry)

J.-P. Migne: PL V 0365A - 0714 D

Traduzione italiana a cura diBiagio Amata

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LAS - ROMA

NICOLA LE NOURRY

STUDIO INTRODUTTIVOAI SETTE LIBRI

CONTRO I PAGANI DI ARNOBIO [AFRO]

testo latino - italiano

Traduzione italiana a cura diBiagio Amata

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© 2012 by LAS - Libreria Ateneo SalesianoPiazza dell’Ateneo Salesiano, 1 - 00139 ROMATel. 06 87290626 - Fax 06 87290629e-mail: [email protected] - http://las.unisal.itISBN 978-88-213-0825-3Elaborazione elettronica e stampa: Tipografia Giammarioli - Via Enrico Fermi, 8-10 - Frascati (Roma)

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PRESENTAZIONE

Dedicare alcune parole di presentazione alla pubblicazione del presente vo-lume del prof. Biagio Amata su Arnobio di Sicca († 327 ca.), mi sembra un com-pito tanto gradito quanto doveroso, non solo come riconoscimento per i suoi meriti scientifici nel campo della ricerca patristica e dell’azione da lui svolta come professore e come decano-preside del Pontificium Institutum Altioris Latinitatis, ma anche come segno di doverosa e sincera partecipazione di tutta la Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche, dei Colleghi dell’Università Pontificia Salesiana e di tanti Amici ed Ex-allievi, in occasione della consegna, da parte del Gran Can-celliere, del Diploma di Emeritato, in occasione del suo 70° genetliaco.

Tra i tanti meriti da segnalare, qui richiamo solo quanto si intravede negli studi introduttivi che precedono questi volumi, perché appaia chiaramente la non lieve e pluriennale fatica, portata a termine dal prof. Amata. E tutto que-sto nell’intento di rendere accessibile l’opera di Arnobio, vissuto a Sicca Veneria, nell’Africa Proconsolare, e ricordato – tra l’altro – anche come maestro di Lat-tanzio. Sebbene da secoli la sua opera è avvolta dal disinteresse di teologi e filosofi, l’apologia di Arnobio, come noto, in estensione è superata solo dal De Civitate Dei di Sant’Agostino († 430).

Il volume fa parte della collana Veterum et Coaevorum Sapientia, ispirata alla data giubilare del 50° della Costituzione Apostolica Veterum Sapientia di Gio-vanni XXIII (22 febbraio 1962). La collana si propone di offrire agli studiosi, che si interessano del pensiero antico, e ai giovani in formazione, una serie di pubbli-cazioni, improntate alla più alta conoscenza del mondo patristico e delle lingue classiche, come strumento indispensabile per entrare nel cuore degli scrittori clas-sici e cristiani.

La traduzione della Dissertatio praevia ad Arnobio, che si trova nel quin-to volume della Patrologia Latina del Migne, con le altre postille chiarificatrici, si presenta coerente con gli scopi della Collana, come necessaria introduzione e come complemento alla pubblicazione dell’opera di Arnobio. Gli uomini di cul-tura apprezzeranno le altre parti introduttive della Patrologia Latina, assieme alla traduzione dell’Adversus Gentes, con interventi critici, e una revisione del testo pubblicato in precedenza.

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6 Presentazione

Vorrei qui mettere in evidenza almeno due caratteristiche che impreziosi-scono questa pubblicazione: la prima è l’assoluta novità, in quanto non si trovano in nessuna lingua traduzioni della Dissertatio praevia; la seconda, caratteristica anch’essa del tutto nuova, riguarda la didattica del latino, in quanto il traduttore ha pure segnalato, sottolineandole, le varie mende tipografiche presenti nel testo del Migne, riportato a fronte della traduzione italiana.

L’elenco minuzioso degli Autori e delle opere comunque citate, quando re-peribili in edizione, rivela infine l’acribia dello studioso, benché non sempre sia stata coronata dal successo di un puntuale riscontro, trattandosi di opere antiche.

Certo, anche a me, impegnato da decenni nella ricerca liturgica, suona al-quanto strano ciò che Arnobio afferma sulla preghiera, sull’uso dell’incenso, sui sacrifici, sugli altari, sui templi…: temi che sono stati puntigliosamente difesi o giustificati dal Le Nourry, in questo volume. Tuttavia, se si legge l’insieme della portata polemica del retore africano contro il loro uso distorto nella pratica reli-giosa, onestamente non si può dissentire da lui, nella difesa cioè di una religione, incentrata prima di tutto e soprattutto sulla persona di Cristo, ‘abbracciando’ il Quale si abbraccia e si pratica tutto quello che è necessario per onorare Dio.

Manlio SodiPreside della

Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche“Pontificium Institutum Altioris Latinitatis”

www.latinitas.unisal.it

Roma, 14 settembre 2012

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PREFAZIONE

Mi sembra di dover scrivere qualche parola a giustificazione di questa im-mensa fatica di traduzione della Dissertatio Praevia all’Adversus Gentes di Arno-bio, che viene edita per la prima volta in lingua italiana. E la sua unica giustifica-zione è la mia convinzione che tale Dissertatio si presenta con tale articolazione di contenuti, approfonditi minuziosamente e analizzati in contesto con le altre opere apologetiche cristiane, che fa da splendida e illuminante cornice all’opera dell’Autore africano.

Il lettore si appassionerà anche là dove i contenuti o le spiegazioni di com-mento sembrano superati da studi recenziori, in quanto la verve polemica di Le Nourry, fedelissimo all’ortodossia della Chiesa Cattolica, si associa allo stile for-temente demolitore dei miti pagani di Arnobio, facendo nascere una letteratura ibrida pagano-cristiana, che forse non vede ancora il tempo di essere valorizzata in tutta la sua portata innovatrice, ed è vittima del pregiudizio di schemi icono-grafici preconcetti. Vero è che ci troviamo di fronte ad una antropologia di stam-po diverso da quello platonico-cristiano, tradizionale ormai all’interno di quasi tutte le dottrine teologiche delle denominazioni cristiane, per cui taluni punti fondamentali del dire arnobiano urtano contro la suscettibilità culturale occiden-tale, in particolare cristiana. Ma si tratta di cultura, anche se dogmaticamente resa obbligante nel credo degli adepti.

La verità potrebbe essere anche altra e una delle tante ipotesi di indagine della verità potrebbe pur essere quella di Arnobio, sincero, anzi sincerissimo di-scepolo di quello che c’è di più prezioso nel Cristianesimo, cioè Cristo stesso, abbracciando il Quale, si possiede tutto ciò che l’uomo deve possedere, e cono-scendo il Quale, l’uomo conosce quanto è necessario conoscere, nella sua totalità e nella sua integrità. Per tale motivo questo è un libro, assieme all’opera stessa di Arnobio, destinato ad un pubblico adulto e che ha del dogma cristiano una visio-ne storica, aperta ad altre letture possibili, se accertate, anche se non coerenti con le formulazioni di fede, che oggi sono correnti.

La fede appunto è la matrice che rende ossequio alla verità cristiana, matura-tasi nel tempo o nei tempi, emarginando squarci che di volta in volta sono apparsi inutili o dannosi, ma appunto perché squarci di verità talora irrompono luminosi

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8 Prefazione

in maniera prepotente e imprevedibile e improvvisa dal loro tenebroso letargo, obbligando l’assenso ad arricchirsi delle nuove prospettive in armonia col Pensie-ro fattosi Verbo o Parola vivente nei secoli.

Questo è l’Arnobio, che mi è sembrato di capire e rivalutare anche quanto ad argomentare apologetico. Che, sebbene nella mira polemica ci siano specialmente idoli, tuttavia tali idoli sono frutto dell’umano immaginare. Ieri come oggi come domani. Se è vero che l’a)nqrwpi¿nh fu/sij è stabile nel trascorrere del tempo. E che la ricerca della verità tra ondate di flussi e di riflussi resta una caratteristica della finitudine umana. A tale finitudine si appella Arnobio perché l’uomo trascenda se stesso, e contemplando la sua miseria - descritta con un elenco mozzafiato di diciassette impietosi aggettivi - si apra all’Eterno. Ed è questa la chiave di lettura per comprendere l’opera arnobiana, che obiettivamente risulta essere la più cor-posa e massiccia apologia, superata in voluminosità e impostazione soltanto dalla Città di Dio di S. Agostino.

Ed ora qualche nota redazionale. Dove mi è stato possibile, ho cercato di verificare le fonti segnalate, citandole secondo le attuali edizioni critiche. Errori di stampa della Patrologia sono stati evidenziati dalla sottolineatura. Le sigle ini-ziali e le abbreviazioni, oltre una funzione di snellimento del testo, completano l’insieme della bibliografia del primo volume.

Avendo fatto la scelta di mettere in sinossi il testo latino con l’italiano, sono andati perduti i contrassegni delle citazioni nel testo latino, che però si possono facilmente ricostruire dalla traduzione italiana. I riferimenti in lingua greca sono quasi sempre seguiti dalla traduzione latina. Li ho riportati entrambi - in corsivo e in tondo - per far risaltare le differenti sottolineature o sfumature di significato.

Mi sembra infine doveroso dedicare questa fatica a quanti silenziosamente lavorano perché la Chiesa Cattolica Latina conservi la sua identità e a tutti gli studiosi che nelle Lettere non cercano l’Utile immediato ma il Bello eterno.

Palermo, 8 settembre 2012

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Presentazione ................................................................................................................................... 5

Prefazione ......................................................................................................................................... 7

Sommario ......................................................................................................................................... 9

Avctorvm sigla ................................................................................................................................. 29

Bibliorvm sacrorvm sigla iuxta uulgatas Latinas editiones .................................................... 43

CAPUT PRIMUM. Analysis horum librorum. ........................................................................ 45CAPITOLO PRIMO. Analisi di tutta l’opera. ........................................................................ 45

Articulus I - Analysis libri primi. .................................................................................. 45Articolo I - Analisi del primo libro .............................................................................. 45Articulus II - Analysis libri secundi. ............................................................................ 57ArticoloII - Analisi del secondo libro .......................................................................... 57Articulus III - Analysis libri tertii................................................................................. 73ArticoloIII - Analisi del terzo libro. ............................................................................. 73Articulus IV - Analysis libri quarti. .............................................................................. 77ArticoloIV - Analisi del libro quarto. .......................................................................... 77Articulus V - Analysis libri quinti. ............................................................................... 82ArticoloV - Analisi del libro quinto. ............................................................................ 82Articulus VI - Analysis libri sexti.................................................................................. 87ArticoloVI - Analisi del libro sesto. ............................................................................. 87Articulus VII - Analysis libri septimi........................................................................... 93ArticoloVII - Analisi del libro settimo. ....................................................................... 93

CAPUT SECUNDUM. De auctore et aetate horum librorum, ac qua ratione ab illo com-positi. ........................................................................................................................................ 103

CAPITOLO SECONDO. Autore ed epoca di questi libri e il motivo per cui furono composti. ................................................................................................................................. 103Articulus I. Quis horum librorum auctor, qua aetate ac ratione ad illos confi-

ciendos animum appulerit. ........................................................................................ 103Articolo I. Autore di questi libri, epoca e metodo di composizione. .................... 103

SOMMARIO

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10 Sommario

Articulus II. De vera horum librorum inscriptione, atque argumento, et utrum illud recte ab Arnobio tractetur. de illius stylo, eruditione, ac totius operis in libros et capita distinctione. ....................................................................................... 111

Articolo II. Il titolo autentico di quest’opera, l’argomento, e un giudizio sul me-todo di Arnobio, sul suo stile, la dottrina e la divisione di tutta l’opera in libri e capitoli. ....................................................................................................................... 111

Articulus III. De horum librorum integritate ac textus corruptione; utrum, et a quibus plura Arnobius delibaverit: an quaedam Scripturae sacrae testimonia citaverit. ......................................................................................................................... 116

Articolo III. Trattasi dell’integrità di questi libri e della corruzione del testo; se e da chi abbia attinto Arnobio la maggior parte delle informazioni, e se abbia citato alcuni passi della Sacra Scrittura. .................................................................. 116

Articulus IV. De quibusdam erroribus Arnobio adscriptis. .................................... 121Articolo IV. Alcuni errori dottrinali attribuiti ad Arnobio. ................................... 121Articulus V. De variis horum librorum codicibus manuscriptis et editionibus. 124Articolo V. Sui vari codici manoscritti e le edizioni di questa opera..................... 124Articulus VI. De variorum in hos libros notis et observationibus. ....................... 130Articolo VI. Note e osservazioni di vari autori a questa opera. .............................. 130

CAPUT III. Novae in Arnobii libros observationes, ac primum examinatur quibus argu-mentis Arnobius veritatem christianae religionis demonstrat. ........................................ 137

CAPITOLO III. Nuove osservazioni ai libri di Arnobio. In primo luogo si approfon-disce con quali argomenti Arnobio dimostra la verità della religione cristiana........ 137Articulus I. Quomodo Arnobius christianae religionis veritatem, prius a pluribus

assertam, nec vindice indigentem, variis Christi discipulorumque ejus miraculis vindicet. .......................................................................................................................... 137

Articolo I. In che modo Arnobio rivendichi la verità della religione cristiana, già da tempo dimostrata da moltissimi autori con gli innumerevoli miracoli di Cristo e dei suoi discepoli, e che perciò non ha bisogno di difensori. .............. 137

Articulus II. Quomodo Arnobius argumenta diluat, quibus gentiles omnia Christi discipulorumque ejus miracula infirmare tentabant. .............................................. 145

Articolo II. In che maniera Arnobio smonti le argomentazioni con cui i pagani cercavano di inficiare tutti i miracoli di Cristo e dei suoi discepoli. ................. 145

Articulus III. Quam absurde Ethnici objicerent eadem aut similia a diis suis, atque a Christo facta fuisse miracula. ................................................................................... 153

Articolo III. Con quanta assurdità i pagani obiettavano che i miracoli compiuti dai loro dèi erano in fondo gli stessi o simili a quelli operati da Cristo. ........... 153

Articulus IV. Quomodo ex tota hac disputatione evertantur insulsae Socianorum, et atheorum adversus Christi, et discipulorum ejus miracula argumentationes. ..... 157

Articolo IV. Come da tutta questa disputa vengano demolite le insulse argo-mentazioni dei Sociani e degli atei contro i miracoli di Cristo e dei suoi disce-poli. ................................................................................................................................. 157

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11Sommario

CAPUT IV. Examinantur alia Arnobii argumenta, quibus christianae religionis verita-tem demonstrat. ...................................................................................................................... 161

CAPITOLO IV. Si esaminano altri argomenti di Arnobio, per dimostrare la verità della religione cristiana. ................................................................................................................. 161Articulus I. Quomodo veritas christianae religionis ab Arnobio demonstretur di-

rissimis, et hactenus inauditis pene innumerabilium cujuslibet sexus, aetatis, et conditionis martyrum suppliciis, ad extremum usque vitae spiritum pro Christi confessione constantissime toleratis. ............................................................................ 161

Articolo I. Come la verità della religione cristiana venga da Arnobio dimostrata a partire dai ferocissimi e tuttora inauditi supplizi, inflitti ai pressoché innu-merevoli martiri di ogni sesso, età, e condizione, sopportati con estrema co-stanza, fino all’ultimo respiro vitale, per la confessione di Cristo. 161

Articulus II. Quomodo Arnobius christianae religionis veritatem adhuc vindicet ex illius doctrina, ab innumeris hominibus, deorum cultui addictis, per totum terrarum orbem celerrime suscepta. ........................................................................... 166

Articolo II. Come Arnobio ancora difenda la verità della religione cristiana te-nendo conto del contenuto stesso della sua dottrina, accolta così celermente da uomini senza numero, che prima erano assai devoti degli dèi, in ogni parte del mondo. .................................................................................................................... 166

CAPUT V. Ethnicorum adversus christianae religionis veritatem argumenta examinan-tur. ............................................................................................................................................. 171

CAPITOLO V. Si esaminano gli argomenti dei pagani contro la verità della religione cristiana. .................................................................................................................................. 171Articulus I. Quam absurde Ethnici objecerint christianam religionem, utpote quae

nova erat, rejiciendam, servandosque patrios et avitos ritus, quos illi commuta-verant aut abrogaverant in populi classibus, in servatis de coelo, in obnuntia-tionibus, comitiis, signis ex arce, fecialibus, clarigatione, acuminibus auspicatis, legibus Annariis, Cinciis Censoriis, et penetralibus coliginis. ................................ 171

Articolo I. Quanto assurdamente i pagani obiettassero che la religione cristia-na andava rigettata perché recente, e che bisognava attenersi ai patrii e aviti riti, che loro avevano già cambiato o abolito, non mantenendo la divisione in classi del popolo, nelle osservazioni del cielo, negli annunzi dei presagi, nei comizi, nei vessilli sulla sommità della rocca, nel diritto dei feziali, nella clarigazione, nel prendere auspici dalle punte, nelle leggi che fissano l’età, nelle leggi Cincie, nelle censorie, e nei caliginosi penetrali. ......................................... 171

Articulus II. De aliis ethnicorum mutationibus in ordinandis nubentium lectulis et advocandis maritorum geniis, earumque crine hasta coelibari comto; de togulis puellarum ad Fortunam virginalem delatis, mulierum lanificio et vini abstinen-tia; de tauris candidis in Albano monte mactatis, extis percoctis aut semicrudis porriciendis, atque immolandis humanis capitibus. ................................................ 186

Articolo II. Altri cambiamenti fatti dai pagani nel preparare i letti nuziali e nell’invocare i geni degli sposi, nello sfiorare coll’asta celibare la chioma delle fanciulle che si sposano, nel portare le piccole toghe delle ragazze alla Fortuna Verginale, nel lavoro della lana e nell’astinenza dal vino delle donne, nel sacri-

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12 Sommario

ficare bianchi tori sul monte Albano, nell’offrire viscere stracotte o semicrude e nell’immolare esseri umani. ..................................................................................... 186

Articulus III. Eadem ethnicorum argumentatio eo adhuc infirmatur, quod sicut christiana religio novitatem, ita disciplinae, artes et scientiae initium habuerint, atque aruspicina quidem post Tagem, ubi de libris Acheronticis, astrologia vero post Theutim et Atlantem, coeli tibicinem et destinam, item quia dii geniti sunt, quia antiqua olim nova fuerunt, quia Romanorum religio non ante duo anno-rum millia, sicut christiana non ante 400 annos exstitit, ubi de primis Latino-rum regibus, quia denique nihil novum christiani colunt. ..................................... 194

Il contadino, stupito per la sua apparizione, ed avendo gridato più a squarciagola per lo stupore, fece accorrere molta gente, e in breve tempo tutta l’Etruria si radunò in quel luogo. Allora egli parlò senza veli alla folla in attento ascolto di tutte le sue parole, che furono messe per iscritto. L’intero suo discorso fu in sostanza la sintesi della scienza dell’aruspicina, che in seguito si accrebbe con la conoscenza e il riferimento di altre cose nuove a quegli stessi principi» (Cic. div. II 51.23). Ed è in verità quanto cantò ugualmente Ovidio nei se-guenti versi: ................................................................................................................... 194

CAPUT VI. Aliud gentilium adversus christianam religionem argumentum, ex publicis calamitatibus petitum, solvitur. ............................................................................................ 203

CAPITOLO VI. Si smonta un altro argomento dei pagani contro la religione cristiana fondato sulle pubbliche calamità. ...................................................................................... 203Articulus I. Ethnicorum adversus christianae religionis veritatem argumentum,

ex variis cladibus et calamitatibus, quibus genus humanum olim divexabatur, petitum, proponitur, ostenditurque a quibus scriptoribus olim dilutum confuta-tumque fuerit. ................................................................................................................ 203

Articolo I. Si espone l’argomento dei pagani contro la verità della religione cri-stiana, fondato sulle varie stragi e disgrazie, dalle quali il genere umano un tempo veniva dilaniato, e si fa vedere da quali scrittori è già stato da tempo smontato e confutato. ................................................................................................. 203

Articulus II. Expenduntur singula Arnobii argumenta, quibus insulsas ethnico-rum, christianos publicarum omnium cladium et calamitatum causam esse nun-quam non proclamantium criminationes funditus evertit, ac quomodo et quam evidenter demonstret ab ipso christianae religionis exordio ad suam usque aeta-tem, nihil contra statas naturae leges nec in coelo, nec in terris immutatum; sae-pius vero ante christianorum tempora gentes fuisse fame confectas, perniciososque accidisse grandinis casus, imbres lapidum, siccata flumina, pestes funestissimas, consumptas a muribus et locustis fruges, maximos terrae hiatus et motus. ........... 209

Articolo II. Si analizzano i singoli argomenti con cui Arnobio confuta del tut-to le insulse incriminazioni dei pagani, che di continuo sostenevano essere i cristiana la causa di tutte le stragi e flagelli dello stato; e come e con quanta chiarezza dimostra che dall’esordio stesso della religione cristiana fino ai suoi tempi nulla è cambiato a danno delle leggi fisse della natura, né in cielo né in terra, anzi più spesso prima dell’era cristiana i popoli erano stati tribolati da carestie, erano sopravvenute perniciose grandinate, piogge di pietre, fiumi

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13Sommario

inariditi, pestilenze funestissime, raccolti consumati dai topi e dalle locuste, aperture di baratri senza fondo e terremoti. ........................................................... 209

Articulus III. Quibus aliis exemplis Arnobius ostendat ante christianae religionis exortum plures accidisse publicas calamitates, incendia, diluvia, ubi de insula Atlantica, et computatis a mundi exordio annis: item cum belluis praelia, ac bella maxima inter Assyrios et Bactrianos, Nino et Zoroastre ducibus, aliaque Alexandri, atque Romanorum bella, ac post natum Christum res fluxisse longe magis prosperas. ............................................................................................................. 218

Articolo III. Con quali altri esempi Arnobio dimostri che prima del sorgere della religione cristiana accaddero innumerevoli pubbliche calamità, incendi, diluvi. Qui tratta dell’isola Atlantide, e fa il calcolo degli anni dall’inizio del mondo. Aggiunge ancora le lotte con le belve e le guerre imponenti tra Assiri e Battriani, al comando di Nino e Zoroastre e le altre di Alessandro, nonché le guerre dei Romani, per concludere che dopo la nascita di Cristo gli umani eventi si succedettero in maniera di gran lunga più felice. .................................. 218

Articulus IV. Respondetur ethnicis sciscitantibus quae malorum sive publicarum calamitatum sit causa, ac probatur id quod uni bonum, alteri esse malum, fru-straque objici victos Alemannos, fame necatos Getulos, et Tingitanos, propter christianos cum eis habitantes, multoque absurdius asseri deos iisdem christianis fuisse iratos, et hoc mendacium a quibusdam mendicantibus ethnicis esse confic-tum. ................................................................................................................................. 228

Articolo IV. Arnobio risponde ai pagani curiosi di sapere quale fosse la causa dei mali o delle pubbliche calamità. Egli dimostra che quanto per uno è bene, ad una altro può essere male. Invano si blatera che gli Alemanni sono stati sconfitti, i Getuli e i Tingitani uccisi dalla carestia, a causa dei cristiani che dimorano tra loro. Ed è ancora più assurdo asserire che gli dèi furono pieni d’ira contro tali cristiani. Menzogna è questa confezionata da taluni pezzenti pagani. ............................................................................................................................ 228

CAPUT VII. Examinantur asserta ab Arnobio christianae religionis documenta ac pri-mum de Deo. ........................................................................................................................... 239

CAPITOLO VII. Si esaminano le asserzioni di Arnobio sulla religione cristiana, e pri-ma di tutto su Dio. ................................................................................................................ 239Articulus I. Quibus rationum momentis Arnobius Deum exsistere demonstret,

quidve statuerit de illius natura, et quam perspicue eam plane incorpoream esse demonstret, ac immerito quaedam ejus responsio a quibusdam reprehendatur. 239

Articolo I. Con quali argomenti importanti di ragione Arnobio dimostra l’esi-stenza di Dio, o che cosa egli abbia pensato della sua natura; con quanto acu-me ne dimostri la natura del tutto incorporea; e come senza motivo qualche sua risposta da taluni venga biasimata. .................................................................... 239

Articulus II. Quam recte Arnobius asserat formam Dei non posse explicari, ac quo-modo doceat, quae sit ejus immensitas, et scientia infinita, nihilque hominibus simile habeat. ................................................................................................................. 245

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14 Sommario

Articolo II. Quanto correttamente Arnobio asserisca l’ineffabilità divina, inse-gni quale ne sia l’immensità e l’infinita scienza, e che nulla abbia di simile agli uomini. ........................................................................................................................... 245

Articulus III. Utrum sana sit Arnobii de ira Dei sententia. ....................................... 250Articolo III. Se sia corretto il pensiero di Arnobio sull’ira divina. ........................ 250Articulus IV. Utrum Arnobius crediderit Deum esse omnium cum poenae tum cul-

pae malorum auctorem. ............................................................................................... 255Articolo IV. Arnobio era forse convinto che fosse Dio l’autore sia della pena sia

della colpa di tutti i malvagi?..................................................................................... 255Articulus V. Utrum Arnobius crediderit quaedam animalia creata non fuisse a

Deo, nec hominem naturali infirmitate malis esse obnoxium, nec peccare suae electione voluntatis. ....................................................................................................... 262

Articolo V. Arnobio era forse convinto che alcuni animali non erano stati creati da Dio? che l’uomo era schiavo del male per una debolezza naturale? che pec-cava per il suo libero arbitrio? ................................................................................... 262

CAPUT VIII. De summa Christi divinitate et incarnationis ejus mysterio. ......................... 271CAPITOLO VIII. Sulla somma divinità di Cristo e sul mistero della sua incarnazi-

one. ........................................................................................................................................... 271Articulus I. Quam validis argumentis Arnobius supremam Christi divinitatem as-

serat et vindicet. ............................................................................................................. 271Articolo I. Con che validi argomenti Arnobio asserisca e rivendichi la somma

divinità di Cristo. ......................................................................................................... 271Articulus II. Quam luculenter Arnobius docuerit Christum tam verum Deum fuis-

se, quam hominem. ....................................................................................................... 281Articolo II. Con quanta abbondanza di argomenti Arnobio ha insegnato che

Cristo fu tanto vero Dio quanto vero uomo. ......................................................... 281Articulus III. Cur Christus homo factus sit, cur tam sero, nec longe antea; quid de

hominibus ante ipsius ortum mortuis, actum fuerit, ubi de hominibus giganteo corpore, et stentoreis infantium vagitibus. ................................................................. 287

Articolo III. Perché Cristo divenne uomo? perché lo divenne così tardi e non molto tempo prima? che avvenne agli uomini morti prima della sua nascita? Si tratta anche degli uomini dal corpo gigante e dei vagiti stentorei degli in-fanti. ................................................................................................................................ 287

CAPUT IX. De hominis Anima. ................................................................................................. 295CAPITOLO IX. L’anima umana. .............................................................................................. 295

Articulus I. Quas Arnobius falsas veterum, de humanae animae natura, origine et immortalitate opiniones recenseat, ac utrum eas recte refellat. .............................. 295

Articolo I. - Quali false opinioni degli antichi sulla natura, l’origine e l’immor-talità dell’anima umana Arnobio passi in rassegna e se le confuti corretta-mente. ....................................................................................................................... 295

Articulus II. Num recte Arnobius dixerit incertam esse humanae animae originem, atque in Simonis magi, Saturnini, Carpocratis, et Seleucianorum, eam ab alio,

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15Sommario

quam Deo creatam fuisse affirmantium, errorem impegerit, nec cognitum ipsi fuerit originale peccatum. ............................................................................................ 305

Articolo II. Arnobio è stato nel giusto quando ha affermato che non si conosce l’origine dell’anima umana? E’ caduto nell’eresia di Simon Mago, di Saturni-no, di Carpocrate e dei Seleuciani, che affermano che l’anima è stata creata da una divinità diversa da Dio? Arnobio ha conosciuto la dottrina del peccato originale? ....................................................................................................................... 305

Articulus III. Quae fuerit vera Arnobii de animae humanae natura et immortali-tate opinio, et utrum in quemdam de illa errorem lapsus sit. ................................ 315

Articolo III. Quale fu la vera opinione di Arnobio sulla natura e l’immortalità dell’anima umana, e se è caduto in qualche errore a questo riguardo. ............... 315

Articulus IV. Utrum Arnobius docuerit animas impiorum aliquando in nihilum redigendas, aut futuram corporum nostrorum resurrectionem negaverit. ........... 323

Articolo IV. Arnobio insegnò che le anime degli empi dovranno un giorno esse-re annientate, o ha negato che ci sarà la risurrezione dei nostri corpi? ............. 323

CAPUT X. De christianorum fide, spe, ecclesiis, sacris Scripturis, altaribus, simulacris, synaxibus, ac precibus etiam pro mortuis. ........................................................................... 331

CAPITOLO X. Sulla fede, la speranza, le chiese, le sacre Scritture, gli altari, i simulacri, le adunanze, e le preghiere, anche per i defunti, dei cristiani. ....................................... 331Articulus I. De christianorum fide ejusque necessitate, ac certa illorum de futurae

vitae spe, quantumque ea gentilium opinionibus opposita sit. ............................... 331Articolo I. La fede e la sua necessità per i cristiani, la loro speranza certa della vita

futura, e quanto tutto ciò si riveli in opposizione alle opinioni dei pagani. .... 331Articulus II. De christianorum ecclesiis, sacris Scripturis, et synaxibus, quove ritu

Deum in eis precarentur, ac quid ab eo peterent. ..................................................... 335Articolo II. Le chiese cristiane, le sacre Scritture, le assemblee. Con quale rito in

esse si preghi Dio e cosa gli si chiede. ...................................................................... 335Articulus III. De christianorum precibus pro mortuis. ................................................ 339Articolo III. La preghiera cristiana per i defunti. ...................................................... 339Articulus IV. De christianorum altaribus, sacrificiis, ac thuris usu; utrum Arnobius

de catechumenis, sacramentisque Baptismi, et Eucharistiae, et divinae gratiae necessitate locutus fuerit. .............................................................................................. 344

Articolo IV. Gli altari, i sacrifici e l’uso dell’incenso da parte dei cristiani. Se Ar-nobio abbia parlato dei catecumeni e dei sacramenti del Battesimo e dell’Eu-caristia, nonché della necessità della divina grazia. ............................................... 344

CAPUT XI. Examinantur priora Arnobii argumenta, quibus ethnicorum religionem fal-sam esse demonstrat. ............................................................................................................... 351

CAPITOLO XI. Vengono passati in rassegna i precedenti argomenti di Arnobio, con cui dimostra la falsità della religione pagana. .................................................................. 351Articulus I. Excutiuntur argumenta, inde contra gentilium religionem ab Arnobio

petita, quod ethnici explicare non potuerint, ubinam illorum dii vitam degant, a

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16 Sommario

quibus imposita sint eorum nomina, et quanta sit eorum multitudo, atque ex Ci-ceronis, praesertim de natura deorum, libris, de quibus quale judicium Arnobius ferat expenditur, ac tandem Euhemeri, Nicagorae, Pellaei Leontis, Theodori, Hipponis, et aliorum testimonio. ................................................................................ 351

Articolo I. Si passano in rassegna gli argomenti che Arnobio porta contro la religione pagana. Possono i pagani spiegare dove mai abitino i loro dèi? Chi li ha chiamati coi nomi che hanno? Quanto è il loro numero? Poi si esamina il giudizio che Arnobio dà soprattutto sui libri di Cicerone Della natura degli dèi. Infine si tratta della testimonianza di Evemero, Nicagora, Leonte di Pella, Teodoro, Ippone e altri. .............................................................................................. 351

Articulus II. Quomodo Arnobius demonstret falsam illorum divinitatem, qui dii renuntiati sunt, vel ob data hominibus beneficia, sicut Liber propter vini, Ceres panis, Aesculapius herbarum, Minerva oleae, Triptolemus aratri inventionem; vel ob praeclara quaedam facta, sicut Hercules et Romulus, qui senatorum ma-nibus dilaceratus est. ..................................................................................................... 358

Articolo II. Come Arnobio dimostri che è falsa la divinità di quelli che vengono annoverati tra gli dèi o per i benefici dati agli uomini, come Libero per la sco-perta del vino, Cerere per il pane, Esculapio per le erbe, Minerva per l’ulivo, Trittolemo per l’aratro, o per qualche impresa famosa, come Ercole e Romolo, dilaniato dalle mani dei senatori. .............................................................................. 358

Articulus III. Expenditur aliud Arnobii contra ethnicorum religionem argumen-tum, inde ductum, quod ethnici dixerint deos suos mares et feminas, ac celebratis humano more nuptiis, alioque turpiori modo filios procreasse, ubi de septimanis foeturis, chalcidicis, Hellespontiaco Priapo, Cerere mammosa, deorum nuptiis usu, farre, coemptione celebratis, sponsalibus, fescenninis carminibus, regia Opis sobole, infami Veneris Cytheriae ortu, et meretricula Venere, a rege Cyprio dita-ta. .................................................................................................................................... 364

Articolo III. Si svolge un altro argomento di Arnobio contro la religione pagana, che prende le mosse dal fatto che i pagani distinguevano le loro divinità in ma-schi e femmine, e dopo aver celebrato le nozze alla maniera degli uomini, o in maniera diversa, più oscena, procrearono figli. Si tratta di settemini, di palazzi, del dio ellespontiaco Priapo, di Cerere mammuta, delle nozze degli dèi celebrate secondo l’usanza, col farro, colla promessa di compravendita, dei fidanzamenti, dei carmi fescennini, della discendenza del re Opis, dell’infame nascita di Vene-re Citeria, e della piccola meretrice Venere, fatta ricca dal re Ciprio. .................... 364

Articulus IV. Quomodo Arnobius falsam Jovis divinitatem demonstret ex ejus adul-teriis cum Hyperione, unde Sol aureus; cum Latona, unde arcitenentes Apol-lo et Diana in insulis errantibus; cum Leda, unde Castores Tyndaridae, seu Dioscuri, ovorum progenies, quorum alter equorum domitor, alter pugillator, et cestu insuperabilis: item aliis Jovis adulteriis, cum Alcmena, unde Hercules; cum Semele, unde Bacchus, seu Bromius, Nisius, et Evius, ex genitalibus matris fulmine ictus, atque ex semine patris iterum natus: item Jovis cum Maia, unde Mercurius; cum Electra, unde Dardanus; cum Laodamia, unde Sarpedon, ubi de Minerva ex Jovis cerebro nata, ac de ejusdem Jovis in varias animantium

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formas mutationibus, atque de his verbis: Tisianes, et Bocores mauri, atque ba-becali adolescentes. ........................................................................................................ 371

Articolo IV. Come Arnobio dimostra la falsa divinità di Giove dai suoi adultèri: con Iperione, da cui nacque l’aureo Sole; con Latona, da cui nacquero gli ar-cieri Apollo e Diana sulle isole alla deriva; con Leda, da cui nacquero i Castori Tindaridi, o Dioscuri, progenie di uova, dei quali l’uno domatore di cavalli, l’altro pugile e invincibile nel cesto. Ugualmente da altri adultèri di Giove: con Alcmena, nacque Ercole; con Semele, nacque Bacco ovvero Bromio, Ni-sio ed Evio, fatto precipitare con una folgore dal seno materno e rinato dal seme paterno. Ugualmente dall’adulterio di Giove: con Maia nacque Mercu-rio; con Elettra, nacque Dardano; con Laodamia, nacque Sarpedonte. Qui pure si parla della nascita di Minerva dal cervello di Giove, e delle molteplici metamorfosi di Giove in varie forme di animali. Si spiegano pure le parole: Tisiani, Mauri Bocori e adolescenti babecali. ........................................................ 371

CAPUT XII. Quomodo Arnobius ethnicorum religionem ex aliorum deorum, atque dearum adulteriis, et flagitiis falsam esse ostendat. ........................................................... 387

CAPITOLO XII. Come Arnobio dimostra la falsità della religione pagana a partire dagli adultèri e dai misfatti di altri dèi e dee. ................................................................... 387Articulus I. Quam invicte Arnobius probaverit absurdas esse gentilium de diis suis

opiniones, ex Saturni cum Philyra adulterio; Martis cum Venere; Herculis cum quinquaginta Thestii filiabus; Neptuni cum Amphitrite, Amymone, Alope; Apollinis cum Arsinoe, Arethusa, Hypsipyle, Marpissa, Zeuxippe, Prothoe, Da-phne, Sterope, atque etiam Coronide, unde Aesculapius avaritiae causa fulmine percussus. ........................................................................................................................ 387

Articolo I. Come vittoriosamente Arnobio abbia provato che le opinioni dei pagani sui loro dèi sono assurde: lo dimostra la storia dell’adulterio di Saturno con Filira, di Marte con Venere, di Ercole con le cinquanta figlie di Testio, di Nettuno con Amfitrite, Amimone, Alope, di Apollo con Arsinoe, Aretusa, Isipile, Marpissa, Zeusippe, Protoe, Dafne, Sterope, e persino con Coronide, da cui nacque Esculapio, fulminato per l’avarizia. ................................................ 387

Articulus II. Quam evidenter adhuc Arnobius falsos esse gentilium deos probaverit ex pueris Catamito, seu Ganymede, Hila, Hyacintho, Pelope et Chrysippo, quos illi turpissime adamaverunt et constuprarunt. ........................................................ 392

Articolo II. Con quanta evidenza ancora Arnobio abbia dimostrato la falsità degli dèi pagani, seguendo le vicende dei fanciulli Catamito, o Ganimede, Ila, Giacinto, Pelope e Crisippo, che essi in modo quanto mai turpe amarono e stuprarono. .................................................................................................................... 392

Articulus III. Quomodo Arnobius falsam deorum divinitatem ostendat ex impu-dico illarum in homines amore, Aurorae in Tithonum, Lunae in Endymionem, Nereidis in Aeacum, Thetidis in Achillis genitorem, Proserpinae in Adonem, Cereris in rusticanum Jasionem, Veneris in Vulcanum, Phaetontem, Martem, et Anchisem, et cur haec Dioneia, et Troici viri mater dicatur. .................................. 397

Articolo III. Arnobio dimostra la falsa divinità di quelle che erano dette dèe, per il loro turpe amore per gli uomini: di Aurora per Titono, della Luna per

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18 Sommario

Endimione, di Nereide per Eaco, di Teti per il padre di Achille, di Proserpina per Adone, di Cerere per il contadino Giasione, di Venere per Vulcano, Fe-tonte, Marte ed Anchise. Perché Venere è chiamata Dioneia e madre dell’eroe troiano? .......................................................................................................................... 397

CAPUT XIII. Quam perspicue Arnobius convincat falsos nullosque esse gentilium deos, ex eorum patria, forma, figura, disciplinis, et artibus, quibus eos operam impendisse, aut praefuisse ethnici jactitabant. ................................................................................................ 405

CAPITOLO XIII. Con quanta perspicacia Arnobio sappia convincere che gli dèi pa-gani sono falsi e non esistono, ragionando sulla loro patria, sulla loro forma e figura, sulle discipline e le arti, di cui i pagani li facevano abili maestri o protettori. ........... 405Articulus I. Quam invicte Arnobius ex assignata ab Ethnicis deorum patria, forma,

ac figura, demonstret falsam esse illorum divinitatem. ........................................... 405Articolo I. Come vittoriosamente Arnobio dimostra che è falsa la divinità degli

dèi pagani dal fatto stesso che venga loro assegnata patria, forma e figura. ..... 405Articulus II. Quam commentitii sint dii, quos ethnici variis artibus imbutos aut

praefectos praedicabant, ubi de Appolline vate, futura praenuntiante, Aesculapio medico, Vulcano fabro, Tritonia seu Tritogenia et Arachne textrina, et Atalan-tea progenie, sive Calypso caeteris eloquentiore, de aliis, qui artibus aut scientiis praeesse fingebantur, uti Portunus navigationi, armentis et gregibus Pales, unde Palilia, Innuus sive Pan animalibus, Pythius ariolantibus, regum gazis locuple-tatus, et Tutelares tutelae hominum praefecti. .......................................................... 415

Articolo II. Quanto fittizi siano gli dèi, che i pagani andavan dicendo essere esperti o protettori di varie arti. Si tratta del vate Apollo, che predice il futuro, di Esculapio medico, di Vulcano fabbro, di Tritonia o Tritogenia e Aracne tes-sitrice, e della progenie Atalantea, o Calipso, più eloquente degli altri. Si tratta pure degli dèi rappresentati come protettori delle arti o delle scienze: Portuno della navigazione, Pale degli armenti e greggi - in suo onore erano celebrate le Palilia -, Innuo o Pan degli animali, Pizio degli indovini - arricchito dai tesori dei re - , e i Tutelari preposti alla tutela degli uomini. .......................................... 415

Articulus III. De aliis diis, singularibus aliis rebus simili modo praepositis, Lucina Junone partubus, Unxia unctionibus, replicationi cingulorum Cinxia, seu Vir-ginensi dea, ac victui et potui Victua et Potua. ......................................................... 424

Articolo III. Di altre divinità preposte similmente a singole altre cose: Lucina Giunone ai parti, Unxia alle unzioni, Cinxia o dea verginetta ai giri delle cin-ture, Vittua e Potua al vitto e alla bevanda. ............................................................ 424

Articulus IV. De commentitiis aliis diis, qui non minus absurde aliis rebus praeficie-bantur, uti Bellona bellis, Discordia et Furiae dissidiis, Mars praeliis, Mercurius ceromis, pugillatibus, et luctationibus; hostibus pellendis Pellonia, quam Roma-nis non favisse probant praelia ad Furculas Caudinas, et ad Lacum Trasyme-num, ac Cannenses clades; nec dici posse deos sinistris partibus praeesse, et dextris adversari: item de Pauso bellis opposito, de Praestana et Panda, seu Pantica, et Tito Tatio, in Capitolium introducto. ....................................................................... 428

Articolo IV. Altri dèi fasullii non meno assurdamente venivano preposti ad altri eventi, come Bellona [Guerriera] alle guerre, la Discordia e le Furie ai dissidi,

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