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La famiglia Pellegrini della Pieve a Elici in Lucchesìa. Memorie storiche by C. e G. PellegriniReview by: Raffaele de CesareAevum, Anno 50, Fasc. 5/6 (SETTEMBRE-DICEMBRE 1976), p. 689Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25821592 .
Accessed: 14/06/2014 20:21
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RECENSION! 689
passata dalia sgargiante primavera degli anni '20 al grigio autunno degli anni '30.
L'iniziativa di Strada, come ahjbiamo visto, si
pone degli scopi che vanno al di l della somma, sia pure essa considerevole, del valore di ogni sin
g lo contributo. Ma proprio per questo un solo volume non suficiente ad esprimere un giudizio. Si pu parlare di impressioni, di reazioni, nel no stro caso sostanzialmente positive. Del resto un
dialogo come questo possibile solo se lo stru mento di eui si serve sa suscitare reazioni (positive o negative, poco importa) e se potr vantare una
presenza non sporadica ed epis dica.
ANGIOLO DANTI
C. e G. PELLEGRINI, La famiglia Pellegrini della Pieve a Elici in Lucchesia. Memorie storiche, Ma ria Pacini Fazzi ed., Lucca [1974]. Un volume di
pp. IX+156.
In margine ai loro studi, per cos dire professiona li (ma in vari scritti di Carlo Pellegrini amorata
pi di una volta, vivace, la vocazione a ritrovare un
tempo perduto, autobiogr fico o famili re), due cri tici letterari, padre e figlio, Puno francesista, Paltro
anglista, ricostruiscono la storia della propria fami
glia dalle pi lontane testimonianze ad oggi. Fat tisi archivisti, genealogisti, storici locali e memo
rialisti, essi hanno percorso a ritroso la traccia di un casato che, fra i pi diffusi d'Italia, presenta, per i secoli medievali, lacune, incertezze, compli cazioni per le pi intricate ramificazioni in tutta Tarea settentrionale italiana, e non diventa chiara, per la branca rappresentata dagli autori, che al l'inizio del XVII sec lo, allorch un Pellegrini si
trasferisce da Parma in Lucchesia e s'impianta a Pieve a Elici.
Di qui comincia la storia, pi sicura e pi parti colareggiatamente narrata, di una famiglia, fra
piccola nobilt e alta borghesia, di proprietari ter
rieri, agricoltori oculati intenti a solidificare il
proprio patrimonio fondiario, gentilshommes cam
pagnards , alieni al miraggio della citt , forse per ch troppo appassionati cacciatori davanti a Dio e agli uomini, certo perch parchi nelle loro esigen ze, sospettosi della pi brillante vita cittadina, at taccati fortemente ad un loro piccolo mondo anti co di tradizioni provinciali. Ma non insensibili n ai richiami della vita pubblica n a quelli della vita cult rale. Anche qui, con una moderazione, che
segno di equilibrio, di misura, di meditato (e quasi calcolato) attaccamento ad una visione illuminata e si direbbe ad una impostazione toscana della vita. Ne danno testimonianza diversa la pagina ri
sorgimentistica vissuta dal nonno e bisnonno degli autori, Cosimo Pellegrini, e quella lirica scritta dal figlio di lui, Maurizio, poeta ge rgico e profes sore di liceo. Per non parlare, naturalmente, negli anni pi recenti, delle pagine filologiche degli autori stessi, ambedue cattedratici illustri del TUniversit di Firenze.
Chi conosce Carlo Pellegrini vedr specchiarsi la sua personalit umana nella rievocazione di
questo mondo famili re che, soprattutto nella ri costruzione della vita versiliese di cento-centocin
quanta anni fa, sa far rivivere uomini e cose (e quan ti uomini e quante cose di una Viareggio met agri cola e met marinara, circondata dal mare, dal pa lude grigio e dalle colline arg ntate d'oliveti!) con
l'afFetto, un poco disincantato, per una esistenza d'altri tempi; e con una sorvegliata (ed un poco alt ra) nostalgia per una vita municipale ancora f rvida di ideali e serena di certezze.
RAFFAELE DE CESARE
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