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Generi
Il primo catalogo pubblicato dai Lumière nel 1897 comprenderà
centinaia di numeri, elencati sotto i paragrafi di Vues générales,
Vues comiques, Vues de voyage, e costituisce un ricco
repertorio di generi, cui attingeranno la maggior parte degli
operatori delle altre case cinematografiche sorte sulla scia del
successo degli spettacoli del cinematografo.
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•
Le vedute Lumière
Le caratteristiche salienti delle vedute animate sono:
• Inquadratura unica
• Profondità di campo
• Molteplicità dei centri di attenzione (movimento centrifugo dei
personaggi, che entrano ed escono dall’inquadratura)
Le Débarquement du congrèsde photographie à Lyon, 1895
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•
Le vedute Lumière
• Mediazione dell’operatore (non si nasconde la ripresa: le
persone sono consapevoli di essere riprese, guardano in
macchina, si mettono in posa, salutano)
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•
Le vedute Lumière
• Mediazione
dell’imbonitore, che
alle proiezioni spiega
le scene e narra la
storia (spesso è lo
stesso proiezionista)
poiché lo spettacolo
da solo non sarebbe
interamente
comprensibile.
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Gusto borghese
I film dei Lumiére non sembrano avere un destinatario specifico
né i contenuti rivelano una particolare strategia, ma semmai
tradiscono il gusto borghese dei loro «autori», non scostandosi
molto da quelli prodotti da Edison per i kinetoscopi o da quelli
girati in famiglia da tutti gli altri pionieri del cinema, tranne che
per le ovvie differenze di gusto in contesti culturali diversi e una
certa peculiarità nell’organizzazione delle riprese.
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Narratori per caso
Non che l’idea della «narratività» sia del tutto assente, anzi è
ben visibile nelle scenette recitate e perfino nel filo conduttore
dell’“organizzazione interna” delle riprese; solo che non è
importante (a cominciare da L’Arroseur arrosé, gli attori sono
improvvisati e le storie ingenue) e appare completamente
subordinata all’esigenza di sorprendente e stupire lo spettatore.
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Ridere con poco
Queste scenette tradiscono inoltre il gusto dell’epoca per la
risata semplice, comune a vignette, storielle, teatro o spettacoli
di strada: Battaglia con le palle di neve, La corsa dei sacchi, Il
Dentista, La zuffa tra donne (in cui le “attrici” trattengono a
stento la risata) e Il falso uomo senza gambe, un finto storpio
che scappa a gambe levate all’arrivo di un gendarme.
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La Passione di Cristo (Pathé, 1903)
Passione per i film
È vero che già nel 1896 i Lumière girano una lunga sequenza
«drammatica» su un intervento dei pompieri, ma le 4 bande di
17 mt. (Sortie de la pompe, Mise en batterie, Attaque du feu, e
Le sauvetage) si possono proiettare separatamente, così come
accade per le Passioni di Cristo (1898), ancora composte di
brevi “quadri” da un minuto, separabili l’uno dall’altro.
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Documentario
Nel mucchio delle produzioni dei Lumière fa quindi capolino un
po’ di tutto, dalle comiche ai film «a soggetto», ma l’impronta
narrativa è inconsistente: non oltrepassa il livello dilettantesco
del divertimento fra amici (Je ne désirais que reproduire la vie
disse una volta Louis Lumière) e resta caparbiamente estranea
allo stile di Méliès. Il ruolo fondamentale dei due fratelli resta perciò strettamente legato al cinema «documentaristico».
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Documentario
Già nel programma presentato al Salon indien si trovano veri e
propri mini-documentari, come La Place des Cordeliers à Lyon.
Potendo effettuare le riprese soltanto in esterno (preferibilmente
tra le 11 e le 13) Louis aveva semplicemente piazzato la
cinepresa sul marciapiede per inquadrare la frenetica attività
cittadina nei pressi del quartiere della Borsa.
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Documentario
Per rifornire il magazzino e soddisfare la domanda crescente,
vengono arruolati e addestrati operatori che vengono spediti
nelle metropoli di tutto il mondo: dall’Algeria alla Russia, dal
Giappone al Nord America. Il catalogo Lumière si arricchisce
così di centinaia di vedute, ponendo le basi del successivo
cinema documentario e del cinegiornale d’attualità.
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Felix Mesguich, che «copre» Stati Uniti, Canada e Russia, viene
estradato dallo zar perché nella ripresa di un numero di danza
della «bella Otero» (che ne fa, per inciso, una sorta di prima star
della storia del cinema) compare un ufficiale dell’esercito,
suggerendo scandalose implicazioni.
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Documentario
Charles Moisson è invece a San Pietroburgo il 14 maggio 1896
per l’incoronazione dello zar Nicola II, quando una balaustra
cede e si diffonde il panico tra la folla, mentre la polizia carica
chiunque si avvicini al palco imperiale. Il filmato viene confiscato,
gli operatori arrestati e i 5 mila morti presto dimenticati.
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Alexandre Promio ha l’incarico di
presentare e commerciare il
nuovo strumento in tutto il mondo
e fra aprile del 1896 e settembre
del 1897 visita numerosi luoghi:
da Madrid a San Pietroburgo,
passando per Inghilterra,
Germania e Ungheria. Nel 1896,
in settembre è negli Stati Uniti e
in ottobre a Venezia, dove
inventa la prima “panoramica”
della storia del cinema.
Panorama del Canal Grande da
un battello (Cat. Lumière N°295)
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Documentario«C’est en Italie que j’eus pour la première fois
l’idée des vues panoramiques. Arrivé à Venise
et me rendant en bateau de la gare à mon hôtel,
sur le grand canal, je ragardais les rives fuir
devant l’esquif et je pensais alors que si le
cinéma immobile permet de reproduire des
objets mobiles, on pourrait peut-être retourner la
proposition et essayer de reproduire à l’aide di
cinéma mobile des objects immobiles. Je fis de
suite une bande que j’envoyai à Lyon avec
prière de me dire ce que M. Louis Lumière
pensait de cet essai. La réponse fut favorable».A. Promio (in Histoire du Cinématographe di G. Michel Coissac, Editions
du Cinéopse, Paris 1925)
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•
Documentario
La documentazione cinematografica diventa così preziosa che
si giunge a “ricostruire” gli eventi per soddisfare le richieste del
pubblico. L’incoronazione di Edoardo VII d’Inghilterra, più volte
rinviata e infine celebrata il 9 agosto 1902, viene simulata un
mese prima negli “studi” di Méliès.
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Documentario
Così il pubblico può vedere sia le immagini “vere”, girate dagli
operatori Lumière all’esterno di Westminster, sia quelle “finte”
che svelano la cerimonia all’interno.
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Il contributo più importate dei Lumière alla storia del cinema è
perciò la loro monumentale opera di documentazione
dell’attualità. Forse ingenua o superficiale, la loro intenzione
sembra quella di catalogare il mondo a favore dei posteri,
incontrando il favore di un pubblico desideroso di rispecchiarsi
nella quotidianità filtrata dal cinematografo.
Il villaggio di Namo (Indocina francese): Panorama da
una portantina (Cat. Lumière N°1296) Gabriel Veyre
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Realismo
L’interesse del pubblico è in gran parte suscitato dalla
curiosità di vedere riprodotta con molta esattezza la realtà
fenomenica, sia nella rappresentazione delle forme, degli
oggetti, della natura, degli esseri viventi, sia nei loro
movimenti. È il «realismo» della rappresentazione che
colpisce e meraviglia il pubblico, sono la naturalezza e la
«verità» degli oggetti e dei personaggi che forniscono allo
spettacolo il fascino e il carattere di novità.
(Georges Brunel, Les projections mouvementées, Parigi 1897)
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La prima volta
Poiché la realtà dello schermo è
obiettivamente diversa dalla realtà quotidiana,
gli spettatori si trovano di fronte, sia pure
inconsciamente, a una rappresentazione che
mette in luce solo alcuni aspetti del reale, cui
fornisce un sorprendente rilievo «drammatico»,
accentuando i particolari normalmente
trascurati. Alla curiosità per la riproduzione
meccanica delle azioni quotidiane mediante un
apparecchio «miracoloso» si unisce il fascino
sottile di osservare attentamente fatti e
situazioni come fosse la prima volta.
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Civiltà dell’immagine
Il successo del cinematografo risiede essenzialmente in questa
duplice attrattiva. Si impone la nuova realtà dello schermo (il
tempo e lo spazio peculiari creati dalle grandi immagini
bidimensionali in movimento) e intesse nuovi rapporti con la
realtà, dando progressivamente vita a quella che sarà poi detta
«civiltà dell’immagine».
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La petite fille et son chat (1900)
Immortalità
I film Lumière possiedono pertanto il fascino della testimonianza
storica, ma anche quello degli albori della società della
comunicazione. Al di là della tecnica, del divertimento e della
curiosità, è l’idea di far muovere l’immagine per mostrare e
conservare il mondo, poterlo tenere fra le mani e guardare in
modo nuovo, l’elemento che combina il narcisismo innato della
società dell’immagine e il desiderio d’immortalità dei “moderni”.
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Vedere è potere
Infatti, registrare la vita quotidiana degli altri (o la propria) e
salvarla nel tempo sembra una sfida al potere della morte, con
qualche eco nella letteratura coeva. Inoltre, la proiezione
cinematografica offre la possibilità di vedere senza essere visto,
che ancora oggi garantisce allo spettatore un inconscio senso di
superiorità rispetto ai personaggi e la gratificazione
nell’assistere alle loro vicende.
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La partie de cartes (1895). L’uomoseduto al centro è Antoine Lumière.
Ciò che consolida storicamente la fama dei due fratelli è forse la
loro capacità di assecondare i gusti del pubblico, proiettando
sulla realtà un’immagine in sintonia con la società borghese:
due imprenditori affermati che si dilettano a giocare con gli
strumenti ottici, soddisfacendo un pubblico in grado di pagare un
biglietto e aprendo una finestra di rara verosimiglianza in un’era
che si documenta ancora più col disegno che con la fotografia.
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La macchina per riprodurre il movimento, salvare il tempo,
sorprendere la realtà con uno sguardo nuovo, non avrebbe
potuto dare il suo specifico contributo alla narcisistica civiltà
dell’immagine senza un certo tipo di partecipazione emotiva,
eccitata e nello stesso tempo rassicurata da vedute che si
tuffano nella quotidianità, in collegamento con le stampe di
genere e i quadretti familiari, e amplificano il calmo piacere della
vita borghese per consegnarlo a un’immortalità di celluloide.
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Ma quest’aspetto
strategico, cui si
aggiungono passione,
spirito imprenditoriale e
competenza in campo
fotografico, non basta
ancora a fare dei Lumiére
i “veri” padri del cinema.
Tanto più considerando la
loro scarsa convinzione e
il disdegno snobistico per
la propria creatura.