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Les Homélies festales d'Hésychius de Jérusalem. I, Les Homélies I-XV, « Subsidia Hagiographica », 59 by M. Aubineau Review by: Luigi Franco Pizzolato Aevum, Anno 54, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1980), pp. 191-193 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25822051 . Accessed: 15/06/2014 03:34 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.34.79.54 on Sun, 15 Jun 2014 03:34:53 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Les Homélies festales d'Hésychius de Jérusalem. I, Les Homélies I-XV, « Subsidia Hagiographica », 59by M. Aubineau

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Les Homélies festales d'Hésychius de Jérusalem. I, Les Homélies I-XV, « Subsidia Hagiographica», 59 by M. AubineauReview by: Luigi Franco PizzolatoAevum, Anno 54, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1980), pp. 191-193Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25822051 .

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RECENSION! 1$1

tiniana, e cercano strumenti pi . efficaci (ad es., il concetto di autoresurrezione ) per la lotta anti ariana: sono spunti proposti come ipotesi dallo studio del Cantalamessa (La Pasqua della nostra

salvezza, p. 169), che valeva la pena di raccogliere, tentando di precisare in un contesto allargato Tori

ginale posizione di Cromazio e delFambiente aquile iese, d'altronde moho impegnato contro gli omeisti.

Per il resto il libro del Corgnali procede diligen temente, ordinando i testi in parallelo alTavanzare del Triduum, rilevando le accentuazioni richieste daile particolaiit del Simbolo della fede aquileiese:

descendit ad inferna (motivo ancoia assente dal Credo romano) e huius carnis resurrectionem ad vitam aeternam (Tr. XLI, In Matth., 8,18-22; cfr. Rufinus, Exp. Symboli, 41). Motivi, appunto, convergenti a ribadire il pensiero che resurrezio ne , per Cromazio, non solo la resunezione di Ges in s , ma Tintero Verbo incarnato ( vir per virginem resurrexit , Tr. II 78), che unisce la sua divinit alTuomo totale, sottomesso alla morte:

prese da noi ci che nostro, pei farci dono di ci che suo (Tr. II In Matth., 1, 35): la convinzione di Greg. Naz., Ep. 101, 7: ci che non pu essere assunto non pu essere restaurato, ci che unito con Dio quello che salvato ).

La terza parte del libro, infine, isola i motivi della Nox Magna, in eui la passione del Cristo si lisolve nella speranza escatologica (battesimo e eucare

stia). Anche a tale proposito Cromazio si manifesta di assoluta coerenza: il vescovo non sembla recepire Tinterpretazione mistica del battesimo-passaggio (morte-resurrezione partecipate col Cristo), la quale, tramite particolare Ambrogio, si stava propagando in Occidente, ma collega decisamente il lavacro alla passione: Che il martirio stia a significare il battesimo, il Signore stesso che ce lo indica nel

Vangelo, quando cos si rivolge ai suoi discepoli: - C' un battesimo che devo a cora ricevere -. E non si riferiva certamente al battesimo d'acqua che aveva gi ricevuto da Giovanni, ma al battesimo della sua passione (S. XIV 41).

Egualmente, Teucaristia per un verso collegata alTincarnazione ( . . . il fatto poi che il Salvatore nostro sia stato posto in una mangiatoia, ci si

gnifica che egli doveva diventare nutrimento dei credenti , S. XXXII 75) ma per un altro alla

passione: il pranzo nuziale del Padre (Mt. 33,3) offerto alTora sesta, Tora stessa in eui il Cristo fu crocefisso per la salvezza del genere umano, per poterci offrire Talimento celeste e il banchetto

spirituale della sua passione (S. XXXII 63). Il cerchio mi pare chiudersi sulla teologia sacra

m ntale in ricca armonia, e se Tangolazione da eui

oggi la possiamo cogliere forse ce la rende inusuale

(arcaica?), mi sembra improprio - o non neces

sario - ricercarne con il Corgnali le aporie: giudi carla inadeguata a esprimere il rapporto fra Pasqua ed eucaristia e battesimo ( .. . la riflessione teol -

gica di Cromazio non pare aver coito il vero pro blema del rapporto ... , p. 208) forse significa che usiamo un metro inadatto, mentre di realt

cos particolari sarebbe preferibile limitarsi alla

comprensione storica. Il libro del Corgnali, dunque, non esente da

alcuni limiti: forse potevano essere evitati se l'au tore, invece di contentarsi di riprodurre la sua tesi di laurea (discussa all'Universit pontificia S. Tommaso d'Aquino), avesse sottoposto il lavoro a una ristrutturazione per conferirgli le caiatteristi che pi proprie di un saggio: si poteva, ad esempio trasportare nel testo - sviluppandoli

- temi che ora resta o sepolti nelle note raggruppate a fine

capitolo; e anche privilegiare un taglio sint tico

nell'esposizione. Cos sarebbe stato pi agevole individuare le ragioni

- che non paiono iriiflesse -

della singolare adesione di Cromazio alla pi antica

teologia pasquale, mentre i testi scelti a dame document az io ne potevano utilmente figurare in

un'antologia a fine volume. Questi, infatti, occupa no la gran parte della trattazione, e nella presenta zione attuale si confondono inopportun ament con i raccordi esplicativi dello studioso, essendo stam

pati con i medesimi caiatteii a daie l'impression e di un testo continuo.

Il lavoro, comunque, destinato a restare in que sto periodo lo stimolo pi accessibile ad un auspi cabile approfondimento e all'estensione della ri cerca su Cromazio e la Chiesa Aquileiese dei primi secoli.

ALESSIO PER SIC

M. AUBINE AU, Les Hom lies festoies oVH sychius de Jerusalem. I, Les Hom lies I-XV, Subsidia

Hagiographica , 59, Soci t des Bollandistes, Bruxelles 1978. Un volume di pp. LXXVI-596.

L'introduzione, la edizione, la traduzione e il commento di queste prime quindici omelie festali di Esicbio dell'Aubineau uno di quei lavori che, nel momento stesso in eui aprono un campo di ricerca.. . rischiano di chiuderlo: tanta l'acribia, tanta la eura filol gica, la completezza del quadro storico, l'esaustivit dei riscontri.

Questo primo volume comprende ben nove editiones principes (sette che compaiono qui per la prima volta, per le omelie II, VII, VIII, XI

XIII, XV; due riprese da precedente editio princeps dell'Aubineau stesso, in Souices Chr tiennes , 187, per le omelie III, IV); due prime edizioni critiche (omelie I, V); due edizioni migliorate (omelie VI: migliorata con l'ausilio d'una versione armena; XIV) e due ristampe di edizioni prece dent^ d'altro editore, con lievi modifiche (omelie IX, X). Notizie su Esicbio e sulla storia del testo sono ampiamente riferite nell'introduzione, assie

me ai criteri d'edizione, ma tutto questo viene ripre so e approfondito c clicamente, all'inizio dell'edi zione di ogni sing la omelia. Per stabilire il testo del corpus delle totali ventun omelie festali, attri bute ad Esichio, l'Aubineau s' servito d'un index

verborum, compilato tramite ordinator e, che egli

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ci fornir l gicamente a coronamento dell'edizione del corpus di omelie e che attendiamo con int resse, anche per vedere arricchito il lessico patristico greco di nuovi usi e di nuovi hapax hgomena. Anche alla prova di questo index, queste prime quindici omelie si sono rivelate tutte autentiche.

L'Aubineau poi d un peso grande e giusto alla

traduzione, vista come ausilio e banco di prova dell'edizione, invitando a valutare le lezioni anche sulla base della comprensibilit del testo che ne risulta: e noi stessi, che abbiamo letto con estrema eura e lentezza il testo, ci siamo cimentati con que sta awertenza su tutti i punti dubbi ed abbiamo

pressoch sempre dovuto riconoscere che la scelta delFAubineau era risolutiva o felice e, in ogni caso, seriamente motivata; anche laddove pu lasciare

qualche dubbio, si presenta come la migliore scelta possibile date le circostanze.

L'autore non disdegna nemmeno di analizzare con eura i procedimenti stilistici di Esichio, so

prattutto al fine di confortare il giudizio di auten ticit sulle omelie, che l'Aubineau ripropone per ogni sing lo pezzo della raccolta. Le tematiche

teologiche sono esposte con molta precisione e con ricchezza di accostamenti aile fonti, ai testi coevi e con prolungamenti verso la fortuna : cristo

logia, mariologia, soteriologia, ecclesiologia sono

gli ambiti principali; nessuna eco della querela origenista n apollinarista; tracee hanno invece la sciato la controversia pelagiana e soprattutto cina ra, anche se non fissa, la posizione antinestoriana di Esichio, derivante dalle sue simpatie per la teolo

gia alessandrina; aspra anche la pol mica antigiu daica, tanto pi rilevante data la provenienza gero solimitana delle omelie. L'inquadramento lit rgico delle omelie pressoch perfetto: attraverso Tuso dell'Itinerarium di Egeria, del Grande lezionario della Chiesa di Gerusalemme (georgiano) e soprat tutto del Lezionario armeno di Gerusalemme, che riflette gli usi liturgici gerosolimitani del tempo di Esichio, l'Aubineau pu valutare pienamente la portata dei testi festali, tr vame l'origine, il

luogo, fissarne la data, con una precisione che arriva al giorno, sempre peraltro con Ponest del dubbio, anche laddove qualche al tro edi toi e non avrebbe esitazioni. Dall'indagine lit rgica deriva anche il valore della testimonianza esichiana

per la documentazione dell'evoluzione lit rgica a Gerusalemme nel sec. V e per 1'illuminazione della stessa topograf a sacra di Gerusalemme.

L'elenco delle 15 omelie qui edite comprende discorsi pronunciati da Esichio a Gerusalemme in occasione di festivit liturgiche: 2 omelie (I, II) sulla festa dell'Ipapante (Incontro del Signore: 40 giomi dopo l'Epifania); 2 sulla Pasqua (III, IV); 2 su Maria Deipara (V, VI), importanti per stabilire le prime tracee, nel tempo e nello spazio, della festa mariana del 15 agosto; omelie su s an ti: Andrea (VII: la pi an tica omelia greca sull'apo stolo); Antonio (VIII); Stefano (IX); Giacomo

(erede d'una an tica festa per Giacobbe) e David

(X); Lazzaro (XI, XII); Pietro e Paolo (XIII); Procopio (XIV). L'ultima omelia (XV) tratta il

terna quaresimale del digiuno. Dagli argomenti s tessi si po ti comprendere l'importanza teol gica del corpus di Esichio, che, pur non essendo un te logo t cnico, tes timon e attento di quel fervoie di studi - cristologici e mariologici

- ben com

prensibile nel periodo storico della prima met del sec. V, scandita dai due concili di Efeso e di Cal cedonia. A queste tematiche centrali si intreccia una serie di tematiche minori, che l'Aubineau mai tralascia di sottolineare e di indagare con informazione ed erudizione inarrivabili, che rendono il commento una vera miniera di notizie e colle

g amen ti. Il lettoie si rende pi esto conto che ad un'opera

di questo genere non possono essere mosse riserve

metodologiche di alcun genere. Tutt'al pi si

potranno sottoporre alla valutazione dell'autore alcune osservazioni, che un lettore, per quanto attento e preparato, deve avanzare spesso in forma

dubitativa, dando un merit ato cr dito alle lunghe ricer che delFautore e a quegli strumenti lessicali, che quello ha usato e che noi ancora non possedia

mo. Con questa consapevolezza proponiamo queste annotazioni.

Hom. II, 12,5: l'Aubineau corregge v di S P in

iv; mi pare che si possa sostenere la lezione tr dita, che porterebbe a questa traduzione: qua le era quella (tempesta) che pativa Cleopas, che

Cristo, nel suo incontro sulla strada di Emmaus, gli mise allo scoperto : Cristo, cio , avrebbe por tato alla luce il dubbio di Cleopas nel suo colloquio con lui, come ha portato alla luce quello della

Maddalena (1. 12: sar da leggere anche qui il vervo a7roxaXu7TTC0 ?).

Hom. VI,6,14: la congettura X?%ai^ di Com befis e Aubineau al posto di xXyjcFiv forse non

necessaria, intendendo xkr aiQ come grido, in vocazione di Michea, o la sua chiamata in causa della citt di Betlemme.

Hom. VIII,8,16 s.: l'Aubineau corregge TUVOU in 7rvcp e fjuXe v in cb sXe v. La lezione tr dita

potrebbe anche qui essere forse conservata, an che per parallelismo con le fr asi preceden ti, che iniziano con un impeifetto, quale potrebbe essere

appunto U7TVOU. Proporrei una traduzione di que sto tipo: dormiva tanto quanto era sufficiente che la natura lo sostenesse (opuXe v come

restare unito a ). Hom. XIII,1,11: la congettura Xis ovToa mi

pare meno plausibile della correzione cXXovrat di B a partir dalia lezione XXexe di V. Mi pare che il mantenimento del verbo cXXopuxi potrebbe essere richiesto da Jo/i.4,14: XXojx vou el

coV)V atcovtov, f cilmente accostabile airei T V o pavov di Esichio.

Hom. XIV,9,5: anche qui mi parrebbe possibile rispettare l'ordine di V, correggendo solamente TC Xefzoi in 7roX (xtot.

Un errore tipogr fico segnalo nel testo di JETom. XIV,5,14: leggere 07]7rcov al posto di CDQTCOV. Per

quanto riguarda la traduzione, va detto che molto precisa e fedele. Anche per le osservazioni che seguono valga percio la nostra attestazione

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BECENSIONI 193

di proposta. Non mi sembra esatto tradurre

vOTjT con spirituel (a varie riprese): solo a

p. 247 l'Aubineau traduce con intelligibile , e questo il valore esatto del termine. Senso

spirituale non lo stesso che senso o valore

intellegiblle , specie nell'esegesi alessandrina, perch intellegibile indica soltanto il passaggio dal sensibile al sovramondo ideale, mentre spiritua le Finterpretazione intellegibile che ha valore cristico (equivalente di mistica): se la traduzione

intellegibile suona troppo t cnica, proporrei di usare l'aggettivo ideale , contrapposto a

sensibile (mentre a spirituale si contrappor rebbe carnale , e non sensibile ); mi permetto di rinviare al mio, La dottrina esegetica di sanCAm

brogio, Milano 1978, pp. 236-244. Per il terna del Faraone intellegibile di p. 241, nota 4, segnalo

le pagine di J. P pin, Ex g se de In principio et th orie des principes dans l' Exameron (I 4,

12-16), in Ambrosius Episcopus, vol. I, Milano 1976, pp. 465-475. Cos , per Xoyix non mi pare esatta la traduzione spirituale (p. 25), ma piuttosto

intellegibile (p. 419), e meglio di tutto, ra

zionale : anche qui rinvio al mio, La dottrina

esegetica ..., pp. 159-193. Hom. II, 6,4: mi pare che il nesso |iiv

. . . 8 ...

comporti il mantenimento dello stesso soggetto (Simeone) anche per T yx^vev ti adurrei pei ci :

poich egli aveva in s lo Spirito rivelatore e por tava ... , che sottolinea l'abitazione dello Spirito in Simeone. Hom. 11,7,2 ss.: l'Aubineau ha ragione nel vedere

in Cristo il soggetto di TOXp anqaa (come lo del successive 7ipo ^7)xa : 1.8), ma forse OL\)T{ Tfl

mi f. si riferisce alla visione diretta che Simeone ha del Cristo, che si offre alla vista dell'uomo: ci rafforzerebbe il contrasto tra Faspirazione dei

profeti alla visione (jx v: 1.2) e Fesperienza sensi bile che ha avuto Simeone (S : 1.2). Non tradurrei

quindi par ton (seil, di Cristo) exp rience (p. 67), bensi: tramite la stessa esperienza (dell'uo mo), Ciisto ha presentato l'Altissimo ... .

Hom. VI, 6,1 ss.: condivido le perplessit del l'Aubineau (n. 3, p. 201) nel considerare 7Upo -f accusativo come significante da parte di , e

non mi soddisfa Fu ica testimonianza tucididea addotta. Penso quindi che la frase potrebbe essere

compresa a partir dal modo grammaticalmente pi usuale: O odio verso i Giudei, che mi toglie la forza di fuggire! Tutte le volte che voglio evitare di prender nausea di essi, ecco che mi vengono in contro ... (e me la stimolano, impedendomi di portare a termine la mia interj zion e di evitarli, attizzando in me Fodio nei loro confronti). L'odio

sarebbe quindi di Esichio, come frutto degli atti temerari dei Giudei. Riconosco in ogni

caso che la frase un po'... barocca. Hom. XI, 2,15: il 7rX a[xa non creazione

in genere, ma creazione delVessere umano (TZK6L(S(S( si contrappone a 7UOietv, che si riferisce al resto

della creazione): il discorso di Esichio non cosmo l gico, ma antropol gico.

Al ricchissimo commento mi permetto di ag

giungere qualche complemento. In Hom. XI, ll si awertono i cosiddetti salti del Verbo , terna caro ad Ambrogio (cfr. Exp. ps. CXVIII, 6,6; de Isaac, 31), ma anche ad Ippolito e a Gregorio Magno: cfr. A. Olivar, Varia Patr stica. I, Los saltos del Verbo . Una interpretaci n patr stica de Cant. 2,8, Analecta Sacra Tarraconensia , XXIX (1956), pp. 3 ss. Ha ragione l'Aubineau

neH'interpretare Tpav di Hom. XIII, 7,5 con

parlant clair , giustificando la scelta a p. 484, n. 1: sulla attivit paolina, capace di aprire le involute oscurit dei profeti, cfr. Ambr. Exp. ps.

XLVIII, 7. Il terna delle corone, cio delle varie lodi intrecciate in onore del santo Procopio (Hom.

XIV,4) richiama l'analogo e protratto uso di Gio vanni Crisostomo (In Ignatium martyr em, 1-4, PG 50,588-593), dove mi pare si riveli un espediente letteiario tipico dell'encomio. Mi chiedo infine se non sia possibile distinguere, alFinterno di queste omelie esichiane, vari generi letterari: piaticamente si tratterebbe di individuare i toni dei X yoi/ el . .. (sermoni) e quelli degli Yxc p,ta: distin zione che compare nelle titolazioni Stesse. Questo per una pi precisa valutazione dello svolgimento tem tico ed espressivo.

Pens che non o econ a diffondersi, in conclusione, su un giudizio, pi volte espresso, non solo positivo,

ma di vera ammiiazione per lo studio dell'Aubi neau, che ci mette a disposizione testi assai im

portant e anche literariamente efficaci, e che, con lavorio di scavo tanto minuzioso quanto intel

ligente, ce li fa gustare sia a partir da loro interno che dalia loro coUocazione storica. Nell'Aubineau l'editore sicuro si accoppia al commentatore esau

riente, in una opera in eui il lettore messo in grado di valutare contestualmente, passo passo, la reci

proca fecondazione del lavoro del primo e del secon

do, in una esemplare sintesi, quale raramente dato trovare.

LUIGI FRANCO PIZZOLATO

AUTORI VARI, La fine delVimpero romano d'Occi

dente, Istituto di S tu di Romani, Roma 1978. Un volume di pp. 196.

Il volume raccoglie una serie di conferenze te nute durante l'anno accademico 1975-1976 pres so ristituto di Studi Romani nel XV centenario della caduta dell'impero romano d'Occidente. Ne do innanzitutto Telenco: A. Momigliano, Ed ward Gibbon fuori e dentro la cultura italiana, pp.

11-25; S. Calderone, Alle origini della fine delVimpero. romano d'Occidente, pp. 29-48; B. Paradis i, La caduta delVimpero romano e la crisi della civilt in Occidente, pp. 51-67; L. Cracco Rug gini, Come Bisanzio vide la fine delVimpero d'Oc

cidente, pp. 71-82; P. Brezzi, La Chiesa e la conver

sion^ dei barbari, pp. 85-99; P. Siniscalco, Rifles si nella letteratura latina, pp. 103-118; B. Luiselli,

Aspetti della stiuazione ling istica latina nel pas

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