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LiLu2, T. Terrani Poriferi 1 I PORIFERI (spugne) materiali delle lezioni

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I PORIFERI (spugne)materiali delle lezioni

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LiLu2, T. Terrani Poriferi 2LiLu2, TT/2009 Poriferi 2

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Varietà di spugne

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Varietà di spugne

Varietà di spugne

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Varietà di spugne

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Come funziona?

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Un animale filtratore

un flusso di acqua attraversa la parete del corpo della spugna entrando nei microscopici pori ( PORIFERI) che la ricoprono, raggiunge la cavità della spugna ed esce attraverso un’apertura di dimensioni maggiori.

pori microscopici

acqua

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Di che cosa si nutre una spugna?

- microrganismi

- molecole organiche sciolte

batteri

alghe

protozoi

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Anatomia di una spugna

Substrato (roccia, …)

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Dove viene digerito il cibo?

FAGOCITOSI e DIGESTIONE INTRACELLULARE

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Digestione intracellulare

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LiLu2, T. Terrani Poriferi 12LiLu2, TT/2009 Poriferi 12

Scheletro delle spugne

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LiLu2, T. Terrani Poriferi 13LiLu2, TT/2009 Poriferi 13

Spicole

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LiLu2, T. Terrani Poriferi 14LiLu2, TT/2009 Poriferi 14

spicole

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LiLu2, T. Terrani Poriferi 15LiLu2, TT/2009 Poriferi 15

(spugne cornee)

Fibre di spongina (proteina)

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LiLu2, T. Terrani Poriferi 16LiLu2, TT/2009 Poriferi 16

Stadi larvali delle spugne

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LiLu2, T. Terrani Poriferi 17LiLu2, TT/2009 Poriferi 17

Tipi di spugne: ascon, sicon e leucon

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Tra i Metazoi (gli animali pluricellulari) quello dei Poriferi è senza dubbio il phylum più primitivo: i suoi membri, comunemente detti spugne, sono privi di organi, e in un certo senso mancano anche di tessuti propriamente detti. In pratica una spugna può essere considerata come un organismo pluricellulare costituito da più tipi di cellule differenziate, in grado di assolvere le funzioni più semplici ed essenziali: i coanocisti sono cellule flagellate che col loro movimento provocano un flusso continuo di acqua ( e di sostanze nutritive ) all'interno della spugna, gli amebociti, assieme agli stessi coanociti, sono deputati all'inglobamento e all'assorbimento delle sostanze alimentari, gli scleroblasti sono invece le cellule produttrici di elementi scheletrici che, a seconda del tipo di spugna, possono essere calcarei o silicei.Quasi tutte le circa 5000 specie di spugne sono esclusivamente marine, una sola famiglia colonizza le acque dolci; si tratta di organismi sessili e filtratori, dalla forma estremamente variabile (anche nell'ambito della stessa specie) in quanto influenzata da fattori quali la struttura e la composizione del substrato, l'azione delle correnti e l'intensità luminosa. Poche spugne necessitano di un'illuminazione intensa, in quanto ospitano in simbiosi, all'interno di alcune loro cellule, alghe unicellulari del gruppo Cianoficee, denominate Zooclorelle: quest'ultime, responsabili della vivace colorazione di certi poriferi, vengono utilizzate dalla spugna come nutrimento quando, terminato il ciclo vitale, si disgregano e vengono rimpiazzate da altre alghe. Al contrario, molte spugne crescono di preferenza al riparo dalla luce eccessiva, e alcune possono essere considerate decisamente organismi sciafili e crescono esclusivamente a forte profondità o all'interno di grotte e anfratti. Le spugne possono riprodursi per via agamica (per gemmazione) o sessualmente: molte specie sono ermafrodite, con uova e spermi che maturano in tempi diversi per evitare l'autofecondazione; gli spermi vengono emessi direttamente in acqua, e vengono trasportati dalle correnti, per mezzo delle quali fecondano le uova contenute negli individui sessualmente recettivi. Anche le larve vengono emesse liberamente in acqua, e contrariamente agli adulti possono essere considerate come organismi planctonici: trasportate dalle correnti riescono a propagarsi su aree a volte molto vaste, finché si fissano al substrato più adatto dove completano lo sviluppo trasformandosi in spugne adulte.A causa del loro aspetto e della loro apparente staticità, le spugne sono state a lungo considerate alla stregua di organismi vegetali: questa era la convinzione di molti grandi naturalisti dell'antichità, e solo sul finire del 1700 l'equivoco è stato definitivamente chiarito.L'identificazione delle numerose specie di spugne è spesso assai difficoltosa, a causa della notevole variabilità morfologica (talvolta anche cromatica) riscontrabile in questi organismi: a volte l'unico metodo sicuro di riconoscimento consiste nell'esame della struttura e della composizione delle spicole scheletriche, un metodo dunque difficilmente alla portata del semplice acquariofilo o naturalista. Nel complesso le spugne tropicali, spesso fornite di colori sgargianti, si adattano abbastanza bene ad essere allevate in acquario, purché raccolte integre e trasportate con le dovute precauzioni: l'esposizione all'aria, infatti, anche se breve può causare seri danni a questi organismi, che inoltre possono venir facilmente attaccati e soffocati dalle alghe filamentose. In natura le spugne, con la loro attività filtratoria, si nutrono principalmente di microorganismi planctonici (protozoi, alghe unicellulari, batteri ecc.), la loro sopravvivenza in acquario è dunque subordinata alla presenza di tali organismi nell'acqua di allevamento: va detto però che è possibile alimentare le spugne anche somministrando cibo liquido in sospensione (tipo liquifry) nonché il cosiddetto «latte di cozza», ottenuto schiacciando la polpa di un mollusco bivalve in un piccolo recipiente contenente un po' dell'acqua della vasca in cui sono allevate le spugne.