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11; Per 1" at~ttmzione, menh'e ruotano convenientemen~o i ci- lindri faccio comunicare gli elettrodi con quelli di una solifla maeehina d' Holtz posta in att,i~it~. In breve tempo l,~ mac- china agisee da se stessa e se ne possono (,ogliere le comtl- n[cazioni coll'al~ra sen::a the ees:si di fu:~zionare, pureh8 s[a, chiuso il eirettito dcgli ele~trodi, oppure siano essi discosti in mode the possano scoccare sclnt.il!e t.ra. di lore. ~li riscrvo a dare di quest, a Dttova m~(.china una descri- zione pih eomple;a allorc!t~ potrb pubbli,xtre i resultati di alcune esperienze e misure ehe con essa mi propoago di fare. Sail Remo, "-)8 S~?ttt;fll~r';, 1873, ttIVISTA b'Ul.'a l~t inflacnza della densitd di tt~ r sMla q~tan- titgt di luce assorbila ; ['. GLAN. -- zJ.~gdt, di Yis. e di Chim. di (L Wiedemann, 1S7d.- 1~] una, questione studiata gia d~ molti, se il grade di conceutrazio~e di una sos~nza colorata modifioa o no il coellieient~ di ~:.ssorbimen~o. L'A..~tudib il self, to di n~me, il l)i.crom:tto di p,)t:tssa, e I.~ soluzioni di iodio nell'Mcool e nel solfuro di earbonio, e,.t arrivb, come gli alt,ri esperimenLa~ori, a re:stfltat,[ nc4"aLi~d. 5'opra la, /htorescenzt~ ;' E. LO.~[i~IEL. -- lee. cir. -- L'A. ordina, le sostanze fluorescenti in tre categ'or;e. 1. Ogni rag- gio eceitatore asTsorbito dalla sostanza, fa comparire l'intie- re spettro fluorescente ( fosse di nai'~alim~, eosina ). '2. II rag- gio eecitatore non prod~tce che l',t par!,',, di de~5)spetfiro me- no refrangibile di hti. (% ~ i1 ca,-:o o':dinario, conforme alla 3 -a" legge di Stokes. 3. Lo spettro fluore-;cente si compone di due parti, delle quali, un',~ ~'~e(rtle-~) ., e l'alt.ra 1~(), la dctt-~ h,gge. L'A. dk una lisl;a di 41 sostanze ttuoreseel~t.i; e indica con la 5trie 7~. Vol. 115 10

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11;

Per 1" at~ttmzione, menh'e ruotano convenientemen~o i ci- lindri faccio comunicare gli elettrodi con quelli di una solifla maeehina d' Holtz posta in att,i~it~. In breve tempo l,~ mac- china agisee da se stessa e se ne possono (,ogliere le comtl- n[cazioni coll 'al~ra sen::a the ees:si di fu:~zionare, pureh8 s[a, chiuso il eirettito dcgli ele~trodi, oppure siano essi discosti in mode the possano scoccare sclnt.il!e t.ra. di lore.

~li riscrvo a dare di quest, a Dttova m~(.china una descri- zione pih eomple;a allorc!t~ potrb pubbli,xtre i resul ta t i di alcune esperienze e misure ehe con essa mi propoago di fare.

Sail Remo, "-)8 S~?ttt;fll~r';, 1873,

t t I V I S T A

b'Ul.'a l~t inflacnza della densitd di tt~ r sMla q~tan- titgt di luce assorbila ; ['. GLAN. - - zJ.~gdt, di Y is . e di Chim. di (L Wiedemann, 1 S 7 d . - 1~] una, questione s tudiata gia d~ molt i , se i l grade di conceutrazio~e di una sos~nza colorata modifioa o no il coellieient~ di ~:.ssorbimen~o. L 'A. .~tudib il self, to di n~me, il l)i.crom:tto di p,)t:tssa, e I.~ soluzioni di iodio nell 'Mcool e nel solfuro di earbonio, e,.t arrivb, come gli alt, ri esperimenLa~ori, a re:stfltat,[ nc4"aLi~d.

5'opra la, /htorescenzt~ ;' E. LO.~[i~IEL. - - lee. cir. - - L 'A. ordina, le sostanze fluorescenti in tre categ'or;e. 1. Ogni rag- gio eceitatore asTsorbito dalla sostanza, fa compari re l ' in t ie- re spettro fluorescente ( fosse di nai'~alim~, eosina ). '2. II rag- gio eecitatore non prod~tce che l',t par!,',, di de~5)spetfiro me- no refrangibile di hti. ( % ~ i1 ca,-:o o':dinario, conforme alla

3 - a " legge di Stokes. 3. Lo spettro fluore-;cente si compone di due parti, delle quali, un',~ ~'~e(rtle-~) . , e l'alt.ra 1~(), la dctt-~ h,gge. L'A. dk una lisl;a di 41 sostanze ttuoreseel~t.i; e indica con la

5trie 7~. Vol. 115 10

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scala del Bunsen, i limiti dei raggi eccitatori e dello spettro fluorescente. Le sostanze della 1' categoria dauno forti striscie di assorbimento, e sono di corpi a colori superfieiali ed a dispersione norma le. Illuminate dallo spettro, la loro luce fluorescente ha ann tinta invariabile, indiper;dente dai raggi eecitatori. Le sostanze della 2, categoria assorbono general- mente la porzione pih refrangibile dello spettro; e sono gial- le, brune, o grigie. La loro lace ituorescente varia di tinta e di colore, a seconda dei raggi eccitatori. Le sostanze della 3, categoria sono vivacemente eolorate, e danno delle forti striscie di assorbimento. I loro caratteri sembrano quelli di un miscuglio del]e sostanze delle due prime categorie; e in- fatti certe sostanze dell 'ultima categoria sono realmente dei miscugli.

Sopra la dilatazione dei liquidi per l' assorbimento di u~ gas; I. L MACKENZIE ed E. L. '.NICHOLS. - - loc. cir. - - Su tal questione si hanno soltanto poehi lavori, e particolar- mente quando quell'assorbimento ~ piccolo. Bergmann studib il peso specifico dell' acqua saturn di acido carbonieo ; P. Thom- son quello pure dell'acqua saturn di ammoniaca, di acido muriatico, o di cloro. Deieke fece un lavoro sopra il eoeffi- ciente di assorbimento e la dilatazione dell'aequa per l'aei- do muriatico. Quest'ultimo si servl di un appareechio che non differisce essenzialmente da quello descritto dal Bunsen nel suo <~ GasometriscI~en ~lletl~oden ~ ( pag. 178 ). Ma la determinazione del peso speeifico per mezzo della dilatazione non ~ per diverse ragioni, dette dall'Autore, troppo raccoman- dabile, e I'A. descrive uu altro me~odo facile, sensibile ed esatto.

L'apparecchio per l~ misura della dilatazione, e pel case di non forte assorbimento, consiste in un pallone o boeeia di vetro, che ha nella sun par~e superiore tre aperture. L'aper- turn o foro di mezzo ~ provvista di una chiavetta di vetro a due vie, per poter chiudere il pallone, o per mettere il suo inferno in comunicazione con ]o spazio esteruo, o con un'al tra parte d'apparecehio. Questa seeonda parte si corn- pone di un altro assai pih piccolo palloneino a due colli, lungo uric stesso diametro verticale. I1 collo iuferiore si ag-

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giusta ermeticamente alia detta ehiavett~, e il superiore si ripiega orizzon~almen~e e porta una rigonfi~ara piena eli cloture di caleio. Una di quelle altre due aperture serve per la bacche~ta di un ~ermometro ehe pesoa nel mezzo del pallone; e l 'altra aper~ura serve per un sottile tube di ve~ro tirat.o inferiormen~e in panda sottile, dalla quale dave passare il gas per en~rare ed essere diseiol~o nel liquido. II volume interne del pallone a 40 era di 4653 cm., e fu misurato il coefficienfe di dila~azione del vetro.

Si immergeva il patlone in un bagno di acqua a tem- peratura ben determina~a, e poi si empiva di liquido a quel- la stessa tempera[ura fino alla chiavetta. Dope si ada~ava al pallone la parte superiore gi.~ deseritta, il di eui peso era gi'X determinate. Si metteva per mezzo della ehiavetta l 'in- terno del pallone in comunieazione con quella parle superio- re, e si introdueeva il gas, fine a ehe si fosse sieuri d i u n a completa saturazione. Durante tutta la esperienza la tempe- ratura era manteuuga costante. Finalmente si girava la ehia- vetta per far sor~ire il liquido ehe si era elevate nella anzi- delta par~e superiore, e ehe si pesava come aneora si pesav~ quella parte medesima.

Pal case di un molto grande assorbimento 1' appareechio si componeva di dae palloni di vetro di 700 e 500 cm. I1 superiore si adattava esattamente alla boeea dell'inferiore, il quale era pure, lateralmeu~e, provvisto della ehiavet~a, e, per mezzo di un attro fore, del termome'~ro. Del resto la espe- rienza era sempre eondotta nel mode gih narrate.

Le esperienze dell'A, fatte con l 'anidride carboniea e l'aequa, eondussero alia legge seguente, molto rimarchevole ~< L a dilatazione ~ l)roporzio~ale alia q~tanlitd di gas as- sorbito ,> e I'A. spera di poterla presto geueralizzare ad al- ~ri gas.

Confrontando la dilatazione avvenuta per 1' assorbimento con i numeri trova[i dall'Andrews per le densit~ dell'acido earbonico liquido, si trova ehe il volume ehe nella esperien- za sarebbe state at~ribuito a quel gas come lictuido, sarebbe approssimativamente d'aeeordo con quella dilatazione.

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Non possiamo qui riportare i dettagli delle esperienze, n~ altri modi impiegati dagl'Autori psr confermare i gik fro- vati resultati, e per valutare le influenzo delle variazioni di temperatura.

~'opra il calorico specifico dci vapori e s~dle sue varia- zioni co~ le te;nperattt;'e; E. WIEDEMANN. - - l o c . cir. - - In un suo primo lavoro I'A. studib i calorici specifici dei gas e le ]oro variazioni con le temperature ( Pogy. Ann. CLVI[ ) ed or~ per un certo numero di vapori egli studia la stessa questione, per la quale, ad eccezione di alcune nuove misure di Winkelmann, si hanno sottanto dei lavori di Regnault.

M a i l metodo seguito da quest'altimo fisico ha lo svan- taggio c h e l a quantitk di ealore rosa libera dal raffredda- mento del vapore allo stato gassoso "e molto piccola, di fronte al calor totale comunicato al calorimetro; percib un piccolo errore nella determinazione delle quantitk di calore, la di cui differenza deve secondo quel metodo rappresentare quella prima anzidetta quantitk, pub avere una influenza considere- vole nei resultati. Veramente i numeri dati da Regnault fu- rono dedotti eiascuno non da una sola, ma bensi da una so- rio di esperienze, cd i numeri delle diverse serie si accorda- vano bene fra loro; ma eib non prova altra cosa the la straor-

dinaria eura ed esattezza di quel rinomato fisioo. I1 nostro Autore si difese da quella causa di errore, par-

tendo da una temperatura iniziale taato alia, da poter evi- tare la condensazione del vapore nel calorimeiro.

I1 suo generatore ~ di ottone, col rondo piegato molto volte a zig-zag, onde avere molta superficie di riscaldamento e con cib una corrente costante di v apore. Questo generatore h a un foro da cui si versa il liquido, ed uua chiave~ta per uuirlo all 'altra parte dell'appareechio, e2 ~ quasi totalmente immerso in un bagno di acqua ealda. I1 ealorimetro ~ quasi perfettamente simile a quello gi~ impiegato dall' A. per i gas.

Si pesa il generatore, si f a i l vuogo nel eMorimetro, si osservau per alcun tempo le temperature, e poi si laseia eu- trar il vapore in quel seeondo appareeehio. Quando il calori- metro 5 sufficientemente riscaldato, si chiudono le chiavette, si osserva il raffreddamento e si fa la pesata.

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Seeondo Regnault si ha la formula

121

Q ~ Co t-+- mt ~,

per la quanfith di calore necessaria per porture un gas da zero a t; onde il calorieo speeifieo rimane espresso da

dQ +Yt = ~ - = Co + 2 ~ t .

I risultati di diverse esperienze sono i seguenti.

Limiti delle temperature Calc. spec. me+Jio lXfassima differ.

j" 117~ 260,9 0,1441 0,0030 Cloroforme . . . . (189, 8 28, 3 0,1489 0,0034

Bromuro di etile 1116, 4 27, 9 0,1611 0,0028 (189, 5 29, 5 0,1744 0,0017

Benzina ~!1_5, 1 34,1 02990 0,0098 . . . . . . t179, 5 35, 2 0,3325 0,0041

Acetone ~ 110, 1 26, 2 0,3468 0,0072 . . . . . . ~ 179, 3 27, 3 0,3740 0,0051

113, 3 32, 9 0,3374 0,0047 E~ere acet ico. . (188, 8 34, 4 0,3709 0,0036

E~ere f 111, 0 25, 4 0,4280 0,0037 . . . . . . . . [ 188, 8 26, 8 0,4618 0,0067.

La terza colonna contiene le massime differenze fra i va- lori medi contenuti nell~ seeonda colonn~, ed i valori diret- tamen~e ott~enuti dalle esperienze. Cost si o~iene altresi:

Cloroforme . . . . . . Ct = 0,1341 + 0,0001354. t Bromuro di etile. C~ -~ 0,1354 + 0,0003560. t Benzina . . . . . . . . CL --= 0,2237 -+- 0,0010228. t Acetone . . . . . . . . Ct = 0,2984 + 02007738. t Etere acetico . . . . Ct ~ 0,2738 -t-- 0,0008700. t Etere . . . . . . . . . . Ct = 0,3725 + 0,0008536. t .

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]~egnaul~ non si occupb della influenza della temperatura ~ul calorieo specifico dei vapori, ma con le anzidette formule si possono calcolare i calorici specifici medii ira i limiti di temperatura che ebber luogo helle esperienze di Regnault; ed allora si osserva che fra i valori del Wiedemann e quelli del Regnault v i b una differenza cosi piccola, che si pub at- tribuire alla diftieolt'h di ottenere delle sostanze esattamente pure.

Generalmente quanto ~ maggiore il calorieo speeifieo per lo sta~o liquido, e tanto ~ maggiore il calorieo spe~;ifico dello stesso corpo per lo stato di vapore; e in alcuni casi quei due calorici sono uguali fra loro.

I1 quadro seguen~e dg i calorici specifici dei vapori rife- l'iti all'unit,~ di volume.

Pressio~e.cost~nte Volume e0stante cr

Aria . . . . . . . . . . . 1 0,7119 0,000 Cloroforme . . . . . . 2,358 2,070 0,001176 Bromuro di etile. 2,106 1,818 0,002768 Acetone . . . . . . . . 2,468 2,180 0,003274 Benzina . . . . . . . . 2,523 2,235 0,004581 Ei:ere ace{ico . . . . 3,333 3,045 0,005537 Etere . . . . . . . . . . 3,984 3,696 0,004564.

Si pub osservare che i valori di ~ aumentano col nume- ro deal atonH eontenu~i nella moleco]a.

5opfc~ l' angolo d' acco)'damen~o ; G. QUINCKE. - - ( Rand- winckel ) e lo espandersi dei liquidi sopra i solidi. - - loc. cir. 1877. - - L' A. studib gih il fenomeno alla superficie comu- ne a due liquidi, misurando la costante di eapillarith, ossia 12 ~ensione della superficie. ( I~o.q(j. Ann . 1870 ). Allora per la mobilith di tutte le sue particelle, si poteva ammettere ehe il sistema a, ssumesse rapidamente lo st~to finale ossia Ia forma d'equilibrio stabile. Tale sta.to perb ~ tanto pih lenta- mente raggiunto quanto pih il liquido ~ tenace, o quanto b maggiore l 'attrito fra le sue particelle. Ma se immaginiamo pih ]iquidi a contatto, p. es. una goecia lenticolare di aequa

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sopra dell'olio o del mercurio, e die quella goccia si raffreddi a poco a poco fino a divenir solida, 1' attrazione delle par- ticelle dell' olio e del. mercurio verso quelle dell'aequa solida non potr'~ esser sensibilmente diversa da quella the area luogo per l'acqua allo s tab liquido, e la superficie comune dell'olio o del mercurio con l 'acqua dovrir avere le sbsse propriet~ di prima. Ecceib che ferse varier~ la facile traslo- cabilit~ delle particelle dell'olio' o del mercurio fra di loro, e particolarmente verso le particelle della goccia ora solidi- ficata.

Tall considerazioni ammissibili per ogni liquido condu- cono a prevedere che generalmente r nella comune superficie limite di un liquido, 2, e di un solido, 1, El deve ammetbre la esistenza di una tensioue superfieiale, a~, comeZlnella su- perficie-limite di due liquidi )~. Questa trazione o tensione superficiale deve essere secondo I'A., se abbiamo ben com- preso il suo concerto, la stessa, sia per ii liquido ehe per il solido, per le particelle che apparbngono alla comune super- ficie-limite dei due corpi. Ma per il corpo solido, le di cui particelle sono difficilmente mobili, quella trazione non si po- trebbe percepire ehe in certe speciali circostanze. E lo strato liquido di quella superficie di contatto agi.sc~ come un~ tesa membrana, della quale tut t i i luoghi hanno la stessa trazione superficiale.

Cib post o I'A. si propone di verificare se le leggi gih stabilite da lu i ~el suo lavoro sopra citato, pel caso di due o tre !iquidi a contatto fra loro, si possano estendere anche al caso in cui ad uno di que'liquidi si sostituisee un corpo solido.

Siano ora ire superficie comuni, ossia di contatto, di un solido, 1, e di due liquidi, 2, e 3, e si incontrino esse secondo una linea curva qualunque. Sopra nna particella od elemento qualunque di quella linea agiranno tre forze, ossia le tensio- ni di ognuna di quelle superficie, in uu piano normale a quel- l'elemento medesimo. Quel!e forze, o tensioni, sono le costanti di capillarit'~ delle tre superficie: e se fra loro ha luogo lo equilibrio converri~ che siano soddisfatb le equazioni seguenti:

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6s ~51 ~23 Sell lO~ s o n 16~ Sell St)~

a~, h la tensione della snperficie di contatto fra ii solido 1 ed il liqnido 2, e via dicendo. % ~ l'angolo compreso fra le direzioni delle forze ~3 ed ~,~ nel liquido 3, e cosi pure di seguito. I1 triangolo.che possiamo immaginar eostruito con lati proporzionali a quelle forze, in equilibrio, b possibile soltanto quando la solnma di due laLi sin maggiore del ter- zo Into, ossia quando p. es. cq~ < %, + ~ . Se quest~ condi- zione non ha luogo, un liquido si e~pander~ sutta superficie del solido. Se O~ ~ l'angoh) acato all'orlo, che la superfieie di contatto dei due liquidi fa con la superficie di contatto del corpo sotido, 1, e del liquido 3, si avr~

COS E)~ ~ ~ l ~ "-{- a'~'~ - - ~'~ 2~31 c(~

Siccome %,, ~2:, a,~ sono indipendenti dalla forlna geo- metrica delle superfieie, e dipendono soltanto dalla natura dei corpi, liquidi o solidi, cosi tale indipendenza esiste an- corn per il valore di quell' angolo, il quale h cos~an~e per tutbi i punti di quella aazidet~a linea, dipendendo soltanto dalla natura di quei corpi.

Cosi p. kS. la superficie di contatLo del mercurio con ]'acqua o con l 'aria ibrma lo stesso angolo all'orlo, ossia di aceordamento, con ]a parete solida di un cannello di vetro, come ]a superficle di una goceia di mereurio nell'aeqaa, o nell'aria, col piano di vetro c h e l a sostiene.

Sin K 1' altezza tot:ale e K - - k la distanza verticale dal ~:ertice al ventre, di una bolla di aria in uu ]iquido di peso specifico ~, e di coesione , , posta sotto di un piano di vetro; e sin ~ l'angolo ali'orlo. Coma ~noto la teoria della capil- larit~l ci d/~ le formule seguenti.

ff = (K --/~)' )-,

0 K 1 ~i0,~ - - -

"2 1< --/~: | / 2

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Si sa inoltre che se h ~ lu medi~ al~ezza e 3 l 'angolo all'orlo dello stesso liquido, in un cannello di vetro di rag- gio r, si ha

2

Dalle precedenti si ot~ene

e o s ~ = (~.) - - ( l ( - - k ) ' "

Se la lamina e i l tubo sono della stessa quali~'X di vetro 0 e ~, in virth degl'anzidet~i prineipi devono essere uguali.

L'A. esegui gi'~ helle sue prime ricerehe nna serie di espe- rienze, per di~ersi liquidi, misura~do le al~ezze delle bolle di aria sotto una lamina di vetro, e l ' innalzamento in tubi ea- pillari, ed ottenne generalmente un sufticiente aeeordo Ira i vaiori di 0 e di ~. Ma ora per maggior esattezza e per seo- prire se eerte differenze in alcuni easi po%van dipendere da aleune impurit'~ I'A. volle misurare diretgamente, col seguen- te metodo, quell 'angolo d'aceord;~meuto.

Le goceie eran lasciate eadere sopra una lastra di vetro orizzontale, per mezzo di una specie di piccolo sifone, fatto con un filo di vetro di reeenge tira~o alla lampada, e la di eui estremith superiore era immersa in un piccolo bicehiere pieno del liquido da studiarsi. Cosi il liquido saliva d a s b per attrazione eapillare, e tbrmava una pura goccia liquida nella estremit~ inferiore del filo.

Per mezzo di un eannoeehiale e di un quadrante oppor- tunamenge disposto, si osservavano le due immagini d iuna piccola fiamma sufflcientemente lon~ana: 1' una riflessa dal repro piano ea orizzontale, e l 'a l t ra dal!'elemento di super- ficie curva alI'orlo della goecia. La prima era di grandezza naturale; e la seeonda era tanto pih piceola, quanto pitt eon- vessa era in quel luogo la superficie della goeeia. Tale ~ in brevi termini l'ingegnoso metodo immaginato dal Quincke; se non ehe qui tralaseiamo di deserivere molte partieolarit~,

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the lo reudono, sempre pih esatto, e pih comodo per i diversi casi.

8olo con una traduzione ]et~erale si potrebbero qui rife- rite tutte le osservazioni a ct,i fu condotto I'A. dai resultati delte sue esperienze; e percib siamo eostret~i a riferir sol- t~,nto quelle che so~.o pitt generali, e pie importanti.

l,'angolo all'erie, 0, delht goccia col piano su cui essa cade- va, era tatlto pih piccolo quanto maggiore era l 'altezza della caduta, c quanto? ancora l)iit pulita era la detta lamina. E furono adopt, rate lamine di varie sostanze, come vetro, quar- zo, mica, e via diccndo. Ed b molto interessante il vedere quanto ;~ grande la diflicoltk di ottenere una lamina perfet- tamente priva ella sue superficie di uno strato di materia estranea. ~Non serve per ii vetro fregarne a lunge la super- ficie con panno di lane ed alcool; ed i~ megiio di tenerlo im- merse a caldo nell' acido ~ollbrico concentrate; poi lavarlo all' acqua distillate, e quindi tenerlo molto tempo nell 'acqua pura, e fitmllnente levarcelo con una pinzetta di platino per I'arlo asciugare da una corrente di aria calda. Per eorpi co- me self ate di calce, o mica the si possono sfogliare secondo i lore piani di clivaggio, e adoperarli subito, si hanno superfi- tie tmre. Ma tanto maggiore b il tempo traseorso dope tal proparazione, e tanto maggiore iino ad un eerie limite ~ il valore di quell'at~golo: perch~ su quella superficie si conden- sane, e i gas dell 'aria e i l vapore di acqua. E bastuno percib I)ochi minuti secondi. Le superficie metalliche sono natural- lllcnte l)en pih difficili a ripulirsi de.1 vetro.

L~L influenza di tale strato di materia estranea, fu sh~- dicta dall 'k, anche ripulendo in varii modi le superficie in guise, da variar ]a natura di quell'impercettibile strafe, e quindi ancora quell' angolo.

Sic una goccia di ml liquido, che indicheremo con l'in- dice 2, sopra ulna lamina di un ,~olido, 1, p. es, una lamina di x ctro orizzontale. Secondo le convenzioni che gih facemmo indichercmo con a,~ la forza di trazione o di tensione della su- pcriieie 1,i~ma di contatto fra il liquido 2 e la lamina di ve- tro. Ir.dichcrcmo con =~ la analoga trazione delh~ superficie

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di contatto della stessa lamina col mezzo fluido in eui si tro- ve la goecia; e con as quella della superficie di con~atto del- la goccia con quello sfesso mezzo fluido superiore. I1 che t.orner~ lo sfesso che a non indicate con un indite quel mez- zo modesimo, considerate come invari~bile helle successive esperienze. Finalmente sia 0~ l 'angolo aeu{o, all 'eric, del li- quido 2, ossia l 'angolo acute compreso Ira le due normali condo~te l 'una alla lamina, e l'al~ra all 'elemenfo ddla su- perficie libera, superiore, dell~ goecia in quel luogo anzide{to. In ,tuesto case le due ~razioni ~, ed ~,~ saranno dire~tament.e opposte fra lore e si avr'~ la equazione ~,=cz,~ § cos 0,, ossia a, ,~---~,--~ cos 0~. Per un' ultra goceia di un al~ro li- quido, 3, helle stesse eondizioni si avrebbe cq:--= a, - -% cos ~}a, e quindi ~ j , - - ~ ~ % cos 0~- -~ cos 6~.. Faeendo c%----- x, per 1' aequa, I'A. misurb le differenze a , , - - x per diversi liquidi, valutando il termine ~ cos 0,, od cq cos 0~ . . . . per un date li-

quido qualunque esperimentato, con la formula a~ cos 0, = r h ~-

ehe gig abbiamo eitata, eve i' attezza h ~ da~a della espe- rienza.

Per le stesse misure I'A. si servi in al~ro mode ddlo stesso mefodo. Egli osservb le belle di aria, o le goeeie di liquido, eutro un algro liquido, formate sopra o sotto alia la- mina di vetro, g in questo ease, come nel precedente, par calcolare i termini di quelle formule I'A. si servi di alcu- ni dati numerici che ottenne nel sue gig citato lavoro. Ma i resul~a~i numerici otfenuti col primo, nod si aecordarono sufiieien~emen~e con quelli ot~eau~i col secondo mode; del the se ne trove utopia ragione, eonsiderando le diffieoltS, nel- 1~ esattezza di tali misure, e le cause cite possono occasio- natmen~e inttuenzare su quelle ~ensioni. La cattsa the gm~e- ralmente fa mancare l'aceordo fi'a la ~eoria ed i risul~agi esperimentali, sta ndl ' imperee:tibile strato di materie estra- nee ehe rieopre generalmenfe le superficie dei solidi. '/Pale strafe, seeondo I'A. impedisce alle goceie liquide di espan- dersi liberamente su quelle superfiei, come s~lla superficie

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12s

del mereurio; e pub formarsi ancora sulla superficie di un liquido.

Le esperienze dell'A, relative all'ango]o a]l'orlo baste- rebbero a dimostrare la esistenza di quello strafe; ma quan- do si tratta di un solido non conduttore delia electricitY; t'A. fa quella dimostrazione anche in al~ro mode, che in bre- vi termini generali t~, il seguente. Due fill di platino posano vertiealmente sulla lamina solida ed isolante. Ad ognuno di quei fili 'sta eongian~o un file sottilissimo di argento, per mode che utto di esd sta in eomunicazione col suolo, e l 'al- fro in eomunicazione con la pallina di un elettroseopio. Si earica l'eieetroseopio e si osserva quanto tempo t metre per seariearsi da 60" a zero; e poi si ripete la esperienza misu- rando lo stesso tempo t' quando ~ posata una goccia liqaida sulla lamina ma senza toecare quei fill, e si misura anehe l'angolo 0 anzidetto. Tanto pih grande h il tempo traseorso dope la puiitura della lamina ~ ~anto maggiori sono t e t' e tanto maggiore ~ quell' angolo 0.

Pub quello strafe di materie estranee dar luogo al feno- meno dei eolori delle lamine sottili; ma pub essere anehe tanto servile ehe manehino quei eolori. Ma anehe in questo . ultimo case ha luogo sopr~ la supertieie di an solido, aeeanto al ben deciso eon~orno di una goeeia di una soluzione salina una eristallizzazione del sale medesimo, ossia ha luogo il l'e- nomeno detto dai tedesehi lo straseiearsi dei sali, ( Kriesche~ der Nalze ); e 1' A. lo spiega per mezzo del soteile strafe di vapor d'aequa, ehe si forma sulla superlieie del solido tango pih facilmente quanto ques~a e pih pura. Infatti il fenome- no manea quando quella superfieie ~ eoperta da un sottilissi- me impereettibile strafe oleoso.

La esistenza di ~ale sLrato, tango diltieile aa evitarsi, serve benissimo al Quincke per spiegare aleuni altri ben no- ti fenomeni, ctuali ~ono p. es. le immagini ehe si possono ogtenere alitando sul vetro, o quelle di Moser, o eel vapori di mercurio, o quelle deseritte dal Riess, dovute alla seariea elettriea sopra una superfieie isolante. Riassumendo dunque i prineipali, fra i molti resultati ottenuti dall 'A, po~remo

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dire che la esperienza conierma che 1~ superficie di contatto di un liquido e di un solido, ha ]e stesse proprieth gih cono- sciu~e the appartengono alla superficie limite, ossia di eoa- tatto, fra due liquidi: ]a qual superfieie ha per conseguenz~ una tensione dipendente solo dalla natura delle due sostanze a coatatto, e non dalla sua forma. E 1' angolo all' orlo di ua eorpo solido, e di an liquido, the ambidae sono compresi d~ un terzo licluido, dipende solo datla natura di quelle t~re so- s~anze e non dalla forma geometriea della supertieie. Quests legge ~ un easo particolare di quella del goang, sopra la costanza dell' angolo all'orlo, quando invece del terzo liquido vi ~ l 'aria.

L'angolo all'orlo, the pub dedursi dalle dimensioni delle bol!e, o delle goeeie, per mezzo del ealeolo, o pub esser mi- surato direttamente per mezzo della luee riflessa, sembra debba esser nullo, e the le goeeie dei liquidi, come aequa, aleool, o delle sohzioni saline aequose od ateooliehe, si deb- bano sempre espandere alle superficiu del vetro, dei eristalli, o dei metalli, quando quelle superfieie sono perfettamente prive da ogni velo di materia estranea. Che se l 'angolo all' orlo ha un valore apprezzabile, come per l 'ordinario avviene, eib dimostra e h e l a superfieie del solido ~ eoperta da un sot~ile strato di malefic estranee the pub esser solido, liquido o gas- soso. La grossezza di quello strato influisee su quel valore me- desimo, ma non pub sorpassare an certo limite, ug'uale o maggiore della siera di azione delle forze molecolari. Del resto quello strato pub esser rieonoseibile per mezzo di quel- la specie gik eitata di eflloreseenza salina sulla superfieie del solido, o per mezzo della sua eondueibilit'~ per l 'elettrieo, e, in aleuni easi, pei eolori delle lamine sottili. Perb le sue propriet'i son diverse non sell:into seeondo la sua natura, ma anehe seeondo il modo e i l tempo ehe esso impiegb a tbr- marsi, e seeondo la natura del solido; ea ~ la eausa delle difl'erenze ehe esis~ono fra la teoria e la esp:~rienza, per la determinazione delle tensioni delle superfieie limiti, fra i li- quidi ed i solidi.

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Sopra la dis tr ibuzione del catore he l l ' in ferno di u n so-

lido; B. O. PE[RCE. - - Proc. o f Amer ic . Acad. 1877. - - Sic- come secondo le esperienze di Dulong e Petit e di Forbes l'efflusso del ealore da un luogo all'nitro aontiguo del corpo cosi alla superficie come nell'interno, non ~ semplicemente pro- porzionale al]~ differenza fra le temperature di quei due luoghi medesimi, ma dipende altresi dal v~lore assoluto di quelle tem- perature, I'A. assume, per la quantitk di ealore ehe nell 'unit~ di tempo in un luogo x, y, z di temperatura v, attraversa nella

d[rezione x 1~ uniff~ di superfieie, la espressione ~ c d r ( v ) - d 3 g "

c ~ una eostante e f ( v ) una funzione di v. Quindi proce- dendo m~alogamente al Fourier, egli dimostra la equazione

dv [d' f(v) d' f(v) d ~ f(v)~ - - dg~ --~z i - ' ] �9

Se si pone r ~ ~ x ~ -+- y~, r = arc tg Y--, si ottiene : x

dv (d ' f (v ) l dr(v) ;1 d ' f ( , ) d ' f (v ) F ( v ) ~ / ~ c \ dr ~ -t- r dr 4 - r ' d@* --i- dz ' 1"

Applicando queste formule al caso di una lamina sotti- lissima ed infinita, posta da ambedue le parti in un mezzo non conduttore del calorieo, e della quale due pun~i siano mantenuti a temperature eost~nti, si trova che hello stato di equilibrio indipendente del tempo si avrebbe la formula

d~f(v) 1 dr(v) dr - - - ~ ~- r dr ---~0;

ossia, per la funzione /'(v) e per l'ettiusso q, le espressioni:

f(v) = A + B log (~',. r , ) , B ],~

formule analoghe alle gi~ conosciute, per un punto distance di r, e di r~ dai due anzidel~ti. Nella ipotesi di Fourier ~.,i

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avrebbe f ( v ) . = v, ma I'A. fa osservare ehe cib non si potreb- be ammettere: perch~ ne seguirebbe che si dovrebbero trova- re sulla derma lamina dei pun~i i quali possedessero approssima- tivamente delle temperature doppie di quelle dei due punti origini costan~i di calore.

Incisione std vetro pcr mezzo della eletlricitd; G. PLAN- TE. ~ Journal de Phy. d'Almeida, Agosto 1878. -- Si copre una lastra di vetro o,:izzontale, con una soluzione coneentrata di nitrate di potassa, versandovela sopra entre una vaschegta poeo profond~. Attorno ai bordi della lastra sta un file di platino, ehe comunie~ eel poll di una betteria se- condaria, di 50 o 60 elementi. L' altro elettrode ~ fatto con un file di pla~ino, infilato in un tube isolante eho serve per tenerlo in mane. Si tocea il vetro con la punta di platino di quest 'ultimo elegtrode, nei pungi dove si vuole incidere. Se s i v a lentamente la ineisione ~ pit~ profonda, e la grossezza del tratto dipende da quella della punta di pla~ino ma anehe andando rapidamente il tratto gnet to , e un solco luminoso apparisee dove tecta l'ele~trode.

fEs1)erienze col molinello idraulico; M. B[CttAT. - - loc. cir. - - Nella nora esperieaza il molinello si ferma, se si eopre il motinello con una eampana di vetro. Si g eredut.o fin~)ad era che ci5 dipenda da ehe l 'aria della eampana si elet~riz- za dapper~utto egualmente: perchg quando si pone u,da mane sulla eampana, il molinello rieomineia a g i r a r e . L'A. pone il molinello in mezzo ad un piateo di vetro forato nel centre. I1 fore serve per mettere il molinello in eomunieazione coil la maeehina elettriea, poi rif'~ la anzidet~a esperienz~ coil la eampana di vetro, e il molinello si ferma. 3/[a allora si vedono tante pieeole scintille ehe partono dal piede nletallieo del molinello, al platte di vetro, e non dalle note punte di faceia alle all del molinello. N~ se si sosf~iene il moiinelio con un piede isolante, e si isola bone i[ file ehe lo fa eomunieare con la macehina, il molinello non si ferma pih mettendo la eampana; e ponendo la mane sopra questa il molinello gira pitt rapido. Cib distrugge quell 'antica spiegazione, e mostra c h e l a eausa di quel fenomeno sta nella tendenza della elet-

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tricith a portursi fuori dei corpi, alte superficie, siano i corpi conduttori ocl isolanti.

Rice~'che sopra la ind~zio;~e unipolare, la elettricitd atmo- sferica, e la attrora boreale; E. EDLUND. -- ~'~iremoria pre- se~tat~, atl 'Aeead. R. di Stoel~o{m. 10 Gennaio 1 8 7 8 . - Qui gioverk un breve ragguzglio sulbt nuo~'a teoria proposta dai- I'A. per i fenome~ai elettrici. ( ~5.~m. dell' Aecad. di Stocholm. 1871. - - Archives des Selene. Phy. etc. I872). Per t'A. la causa di quei fenomeni sta nel rnoto, o helle diverse densit~ che, per cause qualunque, l 'etere assume net corpi. L 'etere in quella ~eoria ~ put sempre il solito fluido, che empie tutti gli spazi non oceupati dalla materia ponderabile, e le di cui propriet'k sarebbero ar~aloghe a quelle di uu gas qualunque, abbench~ l 'h . ammetta la legge di Newton, per l'azion re- pulsiva fra due molecole di e~ere a distanza fra lore. Una molecola di etere b in riposo quando ~ respinta ugualmente in tutti i sensi. Un cm'po materiale si muove, quando il sue etere non b ugualmento respinto in tutti i sensi, nella dire- zione della risultante de]le forze repulsive, ed ~ elettrizzato positivamente o negativamente, a seeonda ehe ha una mag- giore od una minore quantit?~ di etere, di quella che deve avere al]o state naturale.

Sian due corpi A e B. In virth solt~nto delie quanfiit~ di e~ere che eiascun di lore possiede al]o s~ato naturale, non vi sarebbe aleun movimento; perch~ vi sarebbe equilibrio, fra le lore azioni reciproche e que!le dei mezzo infinite che cir- conda i due corpi. Ma so un di lore ha t'eccesso b e l'altro l'eccesso b' di fluido essi si attirano o si respingono, secondo la solita ]egge se la distanza r fra lore ~ sufficientemente grande.

Se un di lore soltanto b elettrizza~o, si pub con quella teoria dar ragione dei fenomeni di induzione elettrostatica, almeno per quel che comporta il semplice ragionamento.

Quanto alle azio~fi ponderomoh'ici dei circuiti voltziei, e quanto ai fenomeifi di induzione eletCrodi~amica, I'A. col mez- zo di i~gegnose considerazioni, deduce dalla su~ f~eori,~ le he- te flu'mule, gik dalla esperienza dime-trite esatte, purch5 sian applicate a circuiti chiusi e fi]i:tbrmi.

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E note the per ..,~,),~,'a.,'~__s,~_ quelle Ibrmulo. imm'~ginando delle •zioni repulsive o at tragive, l'ra ,g'li "dotal di etere o di elettrico, che percorrono un elemento di ch'c.uit, o, convien fi~r dello ipot.esi tali che t'aceian dipendere tall azioni non che solo dalla semplice disttutza, ~nche dglle vdocit'~ e dalle ac- celeruzioni degl 'atomi sto~si. A qutst 'et lbtto I 'A. parte da un concerto chi~ro e semi)lice, s~tl qua.It non ci sembra che si possa elevart ~lcun dt tbbi t : ed i; oh?, ,~ n,;ssun fenomeno, ,mssuna azione, pub annientar.qi, o ca~giar di v,~tore istan~a- neamente , . Da cib ne deve s~.guire ehe qaando dale eorpi, od aiomi sogget~i all~ lore azion reciproea, sono in contimlo movimtn{o relative, quella azione non pub aver mai in cia- scan date istante preeisamtnte lo stes~o valor< the avrebbe in qltell' ultimo isLtmgt medtsimo st i dire corpi fossero stati ia riI)oso, o avendo almeno posstd,tta anehe nel l ' i s tant t prec, e- dent.e la s~essa posizione relativa. Cosi 1' A. ammett.e the la eosi det~ta azione a distanza esiga un eerie tempo a propagarsi.

Finalment t diremo cht per 1' A. la eorren{e galwmiea con- sistb nel mote dt l l 'e tere da ,m Iuogo all'air, re del circuito, e cite la intensitY* della eorrente b, 1-,rop,~rzionale al prodotto della dtnsit'~ dell' etere per la sua ve]~)eitg. Ma la massa toialt del- l ' e te re nel circuito non varia pereib, esist~L o no corrente; pereh~ le forzt elettromot, rici non possono create del l 'e t t re , e solo t)ossono trasformare in mote di traslazione il mote oseillatorio preesi.~tente sotlo farina di ealore. E da ci,,') ap- punto deriverebbe il rafl'reddamtnh) cite a, vviene in un pun- to di un circuito eve i~ posta in att ivith una forza ele~:ro- motriee, come i',~ sceperto da PtlLier. Ma vtniamo alia recen- t t memoria dell'A.

Un conduttore qualunque, p. es. un disco o un eilindro. ruota attorno 1' asse d i u n a eala,tl{l~:l, eiIi,~l,ll-iea. Si posano e si teugono immobili i ( l u t ca.p:, "~' (.re, 1ilo dcl galvanome~ro, in due luoghi diversamente (li:~tnnt.i dall 'assc di ruot:~ziont, sul eonduttore ruotante, il qua!e (:osi vi striseia sotto, k l lora si ottiene eom'5 note 11113 eorren~t, l~t q(talo fu ehiamata di incbtzione u nipoho'e; percbb, st ben ci rieardiamo, prinla del- le aLtuali t tor i t vi fn u , t, tmpo in cui Weber. at eui poi

5erie 5, gel . IV. 11

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dovemmo una teoria generale dei fenomeni elettrici, cred~ di po~er spiegar quel fenomeno, in un certo mode the auto- rizzava quella denominazione, che era, a dir il vero, non ha ragione di essere. A quella esperienza si possono dare delle ferme molto diverse, che sono pllr crate dal l 'Edlund; m a l a condizione assoluta per oftener queI fenomeno, ~ ch~ esista un mo~o relative fra due diverse parti dello stessa circuito indotto.

L'Edlun4 fa osservare che un anello conduttore infilato lunge la .r cilindrica, e percorso dalla corrente voltaica

respinto e tenure i~ equilibrio stabile verso il mezzo della calamit~, oppure respinto fuor dei poll, a seconda della diro- zione di quella corrente. Or quando si fa ruotare un condut- tore attorno alla calamita, nella esperienza della, induzione, l'etere del conduttore ruota insieme con esso, e s i ha cosl una corrente, secondo la teoria dell'A, il quale cosi pub spie- gare le note leggi generali di quel fenomea~. Verameate si pub obbiettare c h e l a velocit~ che si pub dare al r pare dover esser relativamente minima, d'i froate alla velo- cit~ delle correnfi; ma t'A.~ osserva ehe nessuno misurb }a velocit~ con cu~ si muovono le molecol.e elet~riche in una corrente, velocit~ da non eenfondersi con l~ ,zelociti~ di pro- pagazione della eorrente medesima.

I1 globe terrestre ruota esso plate att(~rrro a n asse ma- gnetico, e con hti ruo~a 1' atmosfera pur eondt~ttrice, e piit o meno rarefatta; e I'A. caleola fl valore della azione che la calamita terrestre esercita sopra un elemento di eorrente, pro- dotta dalla ruotazione della atmosfera; e mostra che l 'ete- re, ossia la elettricit~ positiva, si deve aee, umulare nelle re- gioni superiori della atmosfera terrestre, e portarsi verso i poll, mentre la terra subisce una deficienza di etere, ossia si carica nega~ivamente.

L' azione repulsiva della calamita terrestre sopra tall elementi di corrente, ha il sue massimo valore all'equatore, e il minimo ai poll. Nelle regioni equatoriali, o prossime a queste, le scariche elettriche fra l'atmosfera e la terra incon- trano troppa resistenza per parte dells calamitz terrestre, e

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non si produeono the so,to fbrma di tempeste. Lungi da ta- ll regioni, l'azione verticale della calamita su quegli elementi di corrente non ~ pih cos~ forte, gli uragani divengon pih rari, e fi~v:lme,nte helle alte latitudini le scariehe divengono continue e lente e danno origine alle apparenze della aurora boreale.

Ma per le grandi latitudini, vicino ai poll, la quantit~ di elet~ricit~ accumulata nelle regioni superiori della atmo- sfera b troppo piccola, perchb vi ~ debole l'azione della cala- mira sopra le correnti annulari, di quelle regioni; ed b per- cib che il ~:assimo di densit~ elettriea forma un grand' anel- lo, che raechiade il polo magnetico e l'astronomico. Cib b d'accordo con l'osservazioni, che l'aurore boreali appariscono hell'America del Nord fra i 50 ~ ed i 60 ~ di latitudine, e che la elettricit~ aCmosferica ~ debole ai poll

Ricerehv sut;l'assorbimento dei raggi ultra-vio~e#i 1oer diverse sostanze; I. L. SORET. - - Archly. des Sciences Phy. et natur. - - 1. memoria, Marzo - - 2. memoria Agosto. 1878 --- L'analisi spetCrale per assorbimento ~ stata finora quasi sem- pro limitata alla parte visibile del]o spettro, ma sono noti i bei lavori di Ed. Becquerel, di Stokes e di Miller sulla parte ultravioletta. Becquerel usb la luee solare la quale non ha i raggi pih refrangibili contenuti nella lute della scintilla elettrica. Stokes feco uso della luce elettrica proiettando lo spettro sopra uno schermo fiuorescente; e i l Miller impiegb la fotografia. Ma ora lo Soret riprende questo studio osservan- do lo spetLvo direttamente con l'oculare fluoreseente da lui gik immagiaah~ e descritto, due anni sono, negli stessi Ar- chives di Ginevra.

L' oculare del Sorer eonsiste di una lamina trasparente e fluorescente, che vien collocata nel cannoechiale dello spettro- scopio nel foco dell'obbiettivo, e di un oculare che si pub te- here nel modo ordinario, per osservare lo spettro luminoso, oppure si pub inclinare alcun poco sull'asse del cannocchiale per osservare meglio lo spettro fluorescente. Perch~ nella prima posizione si distingue il primo spe~tro; e nella secon- da posizione si distingue bene quella parte fiuorescente, rut-

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ta spars~ di here strie. Per mezzo di trat t i tinissimi inoisi sulla lamina, si possono misurare le deviazioni dei raggi fluo- reseenti. E quella lamina pub essere di vetro di uranio, sin di bisolfato di ehinina, o d' algro liquido opportune compreso fra due sottili lamine 4i vetro. Si ottiene uno spettro fluore- seente pitt esteso aneora, qnando i prismi e ]e lenti dello spet- troseopio sono di quarzo o di spate d'Islanda. Una lente di quarzo a eorto fete eoneenl~ra i raggi sulla fendigura dello istrumento.

Come ognun vede I'A. ha potuto osservare il fenomeno molto pih faeilmen~e, e (.on maggiore delieatezza e preeisione ehe con i metodi dei fisiei sopra menzionati. Esso impiegb nn appareeehio di Ruhmkorfl, posto in azione da una mac- china magneto elettriea, e con una batteria di quattro gran- di bogtiglie di Leida unite ai poll del file indotto. Talora g!i elettrodi eran di cadmio ambidue, e talora uno di eadmio e t'al~ro di zinco. In quest 'ultimo mode si ottengono molte linee tueide, e tre strie pih re~kangibili di quelle del eadmio. Con un electrode di eadmio ed uno di ferro, le linee lueide del ferro, formano uno spettro quasi continue; e con due elet- trodi di ailuminio si hanno strie aneor pih refrangibili di quelle dello zineo.

In aleuni east glove sopprimere il eollimatore e la lente a eorto thee, ponendo gli ele~Crodi a circa un metro e mez- zo dal prisma per la lamina fluoreseente, I'A. si servi di una sotuzione di eseulina neli'aequa, fra una lamina di quarzo ed un'attra di vetro; e quest 'airl ine era della pari~e dell'oeula- re. I1 eorpo di eui si vuol osservare il potere assorbente va posto ~-ieino ella fenditura, o vicino alle seintille quando si b tolto il eoltimatore. Per i liquidi si fa use di una cusser- finn fatt~ con un grosso vetro, s~retto fra due lamine di quar- zo; oppure si adopera un tube di vetro ehiuso da lamine pu- re di quarzo. Q uel tube er~ lunge 10 eentimetri, e talvolta anehe di pih di un metro.

L'A. esser~'b il potere assorbente di molti liquidi, o di solidi diseiolti, senza perbffeurarsi di un estremo grade di ehinliea purezza; me. le piccolo impurita non potevano :ehe

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amnentar di alcun poco quel potoro. L'A. dk ml quadro oval sono notati i nomi ,[,,!le sc)stanze, le linee o strie tino alle qua.Li arriva lo spctt, ro trasmesso dalle sostanze medcsime, e le corrispondenli striscie di ossorl)imento. I risultati o~tenuti ,sono per Ja maggk, r parle contormi a quel[i gi~ ottonuti dal Miller; e come qltest'ulLimu fisico, il nostro .~k. osservb the l'acido eloridrico cd i cloruri di metalli alcalini od alcalini terrosi, e l 'acido s~_,Lf,:~rico ed i solfafi di qnelle stesse basi, non inLercettano ehe i raoo'i esgrt:nli dello spettro.

Quando. si sostifafisce ttli prisma di spato d' [sland~ con gLi spigoli paralleli all'a.sse, a.1 prisma di quarzo dello spet- troseopio, le linee cstreme sono assorbite, e fino alia linea 25 lo Sl)cttro non ','imam~ iude,Joli',.v, iI1A~. 12 Linea 26 b molto indeboLiLa. In uLtim:~ amfiisi, ie osservazioni con lo spato di- mostrarono the questa sostanza hal una tl'asparenza meno este- sa di quella del quarzo, e the non pub iml)iegarsi per raggi la di cui rcfrangibiliL'~ b maggiore di queLla delle linee det cadmio.

L'acqua Lascia passare senza ttl[ sensibile indebolimento le linee del eadmio c dello zil~co, l)er una grossezza di circ~ 10 centimetri; e se e,~sa ~ meno tr~Lsi)arente de[ quarzo per una spessezza, di ua ce:~time'~ro, lo ; 1)erb pi~.t del qaarzo per maggiori spessezze, Ma le l:,iil t)iccole hnpurit~t vi hanno grande influenza per grandi grossezzc; c le liltrazioni per carla alterano la sua trasparenza e quel!a dei liquidi in ge- nerale, pet" i raggi pih rcfrangibili, talchb eonviene evitare le filtrazioni, oil operate con fiitri ben lavati.

-kumentando 12 hmghezza dell'inturvaLlo atgraversato datla lute, i raggl pih rei'ra.ngibili sono i primi ad essere via via 1)ih assorbit.i, e io :,pcl;~.to dlminuisce di hmghezza. So[tanto varia pih o mcno ral)idamente, secondo i diversi cor- pi, il poterc a~orbente, a misara the aumenl;a quel!a hm- gheT.za; c pcrcib pttb darsi (?lie u,m sostanz',~ cite ~ pill as- ,,:orbente di un'a.lh'a, per L)iccole grossezze, lo sia meno di quest'ultinla ncl caso t[i grundi '.:~.gr,~.,..ezze. E lo stesso si all- ca circa al grado di concentrazione delle diverse s,)Luzioni.

[:ra i notcvoli re.~uItati otteimti dall' A. ~:i ~ pure, the se

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si variano contemporaneamente la quantit'~ di acqua della so- htzio~e, e la hmghezza di quell'intervallo, in mode che resti sempre la stessa la quantit'~ del corpo disciolto incon~rata dai ra,~,,'i~,, il po~ere assorbente rimane costante.

Le osservazioni dell'A, confermarono alcune ~servazio- ni di Gladstone e del Miller: secondo le quali nella parte vi- sibile dello spettro un ossido metallico d~ generalmente lo stesso spettro di assorbimenfo, qualunque sia l' acido col qua- le esso 5 combinato: e gli acidi danno ai sali le lore stesse proprict~ di assorbimento. Perb l'A. iLon credo che quest'ul- /ima legge sia realmente assoluta, e c h e le esperienze del Bunsen, sugli spettri di assorbimento deiAiversi compos~i del didimo, no mostriuo delle eccezioni.

Gli spettri che presentano successivamente, nel sense della lore lunghezza, delle parti luminose, separate da oscu- re, ossia da stri~cie di assorbimento, sono corn' b note di gran- d'interessc, perch5 caratterizzano il corpo che produce tall striscie, e tall casi di discontinuit':J, si osservano pure nella par- te t~.Itra-violetfa dello spettro, per ccrte sostanze interposte fra la sorgente luminosa e lo spettroscopio, come gli ioduri gli azo- tati, mols alcaloidi, i cromati, l'azotito di potassa, l'acido solf'oroso, il solfato di didimo, il solfato di eerie, il permanga- nate di potassa, e l' ammoJ~iaca caustica. L' A. deserive aceu- ratamente le sue osservazioni in proposito, presentando mol- ti quadri; ma qui non ~ pih suscettibile di un sunto, la mol- to bella ed estesa memoria dell' A. Nulladimeno, per far com- prcndere quanto sia delicate ed esatto il metodo di ossorva- zione, note remo ehe un milionesimo di acido azotico ~ ancor riconos~'ibile in una soluzione, intercettando la 29 linea e in- debolendo le linee precedenti.

Fin qui la prima memoria. La seconda memoria 6 sugli spet~ri di assorbimento delle torte della gadolinite e del all- dime.

Marignac e Delafontaine riconobbero recentemente neIla gadolinite la presenza di tre terre, delle quali due, l ' i t t r ia e ]~ erbina, sono note, mentre ~ancor dubbia la esistenza del- la terza, la terbina. Inoltre quei due chimici credono che vi

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ha probabilmente una quarta terra; e questa ~. dalI'A, indi- eata con la lettera X.

Lo spettre di assorbimento dell 'erbiua ~ caratterizzato da striscie nero, ben notre, nella parte luminosa, e non vi 5 che il didimo che abbia tal propriet~ cosi marcatameute. L ' i t t r ia non ha nulla di simile; e le striscie che si hanno or- dinariamente con la terbina appartengono realmente al didi- me. Cib posto, I'A. voile esaminare se nell'ultra-violet~o esi- stone delle striscie di assorbimento caratterizzanti quelle di- verse basi.

Per tale ogge~to I'A. comineib col far use della h o e solare. Lo spettroscopio er~ a lenti di quarzo, con un prisma di spate d 'Islanda the disperde pih del qnarzo. Nell'oeulare fluorescente era una lamina di esculina per la parte dello spettro ultra-violetto meao refrangibile di O; e da 0 ad R serviva una lamina di vetro di uranio. 1 litluidi erano fra la- mine di quarzo, o entre in tubi da saggio, di vetro sottile.

Col cloruro di ittria non si otteane alcuna s~riscia di as- sorbimento, in turbo Io spettro, visibile ed ultra-violetto; m~ non fu eosi per le altre soluzioni. Le soluzioni at cloruro d;. erbio, e di oloruro di terbio danno due spettri di assorbimento molto differenti fra lore. L 'A. esperimentb altresi con una soluzione nell'aeido cloridrieo, di uu miscuglio eli ossidi the pared contenesse in forte proporzione la nuova terra X; e vide ehe tal soluzione riprodueeva contemporaneamente le striscie di assorbimento degli spettri delle due anzi,te~te soluzioni; ma molto pi~'~ marcatamentc, questa terza soluzione conteue- va dunque pit1 erbina della prima, e piit aneora dc, lla sostan- za alla quale ~ dovuto lo spettro della seconda soluzione. Or come tal miscuglio era solamentc una volta di piil concenira- to dalle altre due soluzioni, convenne ammettere, oltre la or- bind e la terbina, la presenza di un'altra terra. Aggiungasi the quella terza soluzione, diluita nel sue volume di acqua, e cosi condotta allo stesso grade di concentrazione delle due prime, dava le striseie di assorbimento dell 'erbina un I)OCO meno forti, di quelle date dalla soluzione di cloture di erbio, e dava le striscie della soluzione di cloture di terbio notevol-

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mente pill apparenti di qneIte date da qudla medesima soiw zionc. Da tutto eib I'A. conclude favorerohnento ella ipo- ~esi sulla esistenza della nuova terra X.

La preparazione e la separazione delle fierre delia gMo- lini~e ha tali ditticoltZ ehesi pot, rebbe dubigaro cite le descrit- te striseio di assorbimento t'oaser dovu~o a,l altre sostanze, ohe .st trovano mesoolate helle gadolini~e i~,sleme all'it~ria, all'erbina, alia ~erbina, alia terra X ed al ,lidimo. geramen- te, essendo state preparate dal Marignac, non si poteva aver tel dubbio ma nulladimeno vi (,,ra intercs.~e at studiar gli spetLri di assorbimenLo dei me.taIli prossimi ai precedonti. Per- cib I'A.. esperimontb cot clorm'i di eerie, di lanta,m, di glueinio, di al!mninio, etc. e eoncluse non esscr possibile il confonde- re gli spettri di queste sostanze, con ,tuelli delle terre della gadolinite.

L'it~rio, i 'erblo, il terbio, X, il eerie, il I antano e it all- dime, danno ttttti uiJa ntedesim;~ ~triseia di assorbimento tdh'a-violetta, fra le s~rie lueide 17 c 2,2 d,,,l cadmio. L'erbio, X, e i] didimo sono caratgerizzati da s~riscie numerose di assorbintento, delle quali alcune stret.tissime, sia helle p-tr~.e htminosa cite nell'ul~ra-violegto. I1 terbio ed il eerie hanno fine ad an eerie ptlngo tel proprie~it. [ cloruri di ~orio, glu- cinio, alhmtildo, creme e ferro non h'amJo striscie di assof bimento, m a l a lore trasparenza diminuisce, a misura the aumenta la refl'angibililh dei raggi.

Net Uom,t~t. re~,d, delle seienze di P~rigi del 22 Luglio 1878 vi sono due note di Lawrelm,,, Smith, helle cluali si a.m- met:~e the la terra X sia una base esisgonte helle S~emarstSte, e si dk al metallo il home di .MosaJ~dro. ~{a il nos~ro h. crede the quel metallo non sia cib e/to tino ad era chia- mammo X. ma bensi il metallo ehiamato h.dJio da Marignao e da Ddafontaine. p.

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B I V I S T A

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Bibliografia analiCica dei princ ipali fi'nomcni subbietfivi d~,lla visionc, dai tcmj~i l>it'~ aJ~ichi fine ~d lorraine del se- cole XVIII, seguita da una srmtdiee bil, I/ografia pr~r il se- cole a.ttuale; i. PLATEAU. ~ Memorie dell'Ace, lieale del Ilelgio. 1877. - - ~] un lavoro utilissimo nel sue genere, e di molto piaeevole non the istruitiva lettm'a. Esso ~ diviso in sei sezioni. La prima tratta delia persistenza delle impressioni sulla retina ; la seconda, nell(; immagini the ei appaiono dope

,,(, ehe hanno varii co- aver guardato lungamente un o~,~etto, e lori differenti da quello dell 'oggetto; la terza, di quelle atesse immagini dope aver guardato un oggetto molto luminoso: lt~ quart,%, dell ' irradiazione; la quinta, dells tinge subbiettive, ehe soglionsi ehiamare fenomeni di eont, rasto: e tlnalmente la sesta sezione tratta del fe~mm~uo dell 'ombre colorate. I1 lavoro comincia da una citazione di Aristotile sulla pcrsistenza delle impressioni visive: ed ogni citazione b fatta con mirabil chiarezza, e resa pih utile ~.on delle note dell' Autore.

Uaa csioerienza di Ma.qnclismo ; G. LUVINI. - - L'e/et- tricisga. 1878. - - L' A. ha volute nel mode seguente seoprire se in virtu delVazion magJtetica poteva avvenire una varia- zione di volume.

L' A. aveva un' elettrocalamita in form a di ferro da eavallo a nueleo vtl.oto, della capacitor, di poehi eentimetri cubiei. La riempl d'aequa, e la eiliuse a.lle estremit'a, con turaeeioli, di cui uno era attraver:~ato da un tube eapillare. L'acqua men- tara in questo tub,) e potevasi in e~so osservare il sue livello. Magnegizzando lbrtem(mte 1' elettroealamil.a. I'A. si immagi- nava ehe si sarebbe t:,rodotto tll!. cambiamento di livello nel- l 'aequa del tube eapiilare. Egli esegui 1' esperienza, e la ri- pet5 in piit modi. impiegando eorrenti di vari~intensitk, pas- sando dalle pih deboli telefoniche a quella di otto eel)pie di

$erie 5. Vol, IF. 12

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Bunsen; e fete agire ciascuna corrmlte sia in mode contfinuo, sia con interruzioni di due o tre volte al secondo, fine a mi- gliaia di volte, iI livello dell'ac(tua nel tube capillare punto non si mosse, il che significa che, non ostante le commozioni magnetiche generate dall'azione delle correntfi, h~ capacit~ deI recipiente magnetico non andb soggetta ad alcun cambiamento sensibile.

L'A. impiegb nella stessa sperienza calamite assai pih forti ancora, ed ogni sorta di correnti, deboli, forii, continue, interrotte, del rocchetto di Ruhmkorff, e della macchina di Clarke; m a i l livello dell 'aequa rimase immobile. Sembra al- l'A. che tall risultati dimostrino che i cambiamenti prodo~ti dal magnetismo in una massa magnetiea, sono puramente molecolari.

Sul governo della combinazione ['ra gli elcmcnti dei mi- scugli gassosi; P. P E D [ ~ O T T I . - Cro~aca dcl Liceo di Ca- gliari. 1 8 7 7 . - L'idrogene e 1' ossigene si combinano tanto pih prontameute, quanto piil elevata i~ la temperahlra del platino immerse he1 miscuglio gassoso, l~ note che Bertin raccogliendo in una campanella quel miscuglio ott~enuto per elettrolisi, trovb the i due gas si rieombinavano durante il passaggio della corrente, e si combinavano rapidissimamente, cioi)deto- navaho, quando era grande il num(~ro delle topple della pila; perch5 atlora era assai pill elevata la temperatura degli elet- trodi. L'A. ripetb la esperienza del Berfin deeomponendo l'acido cloridrico" e la detonazione avveniva impiegando quat- ire ordinarie eoppie Bmlsen. Or dm~(tue, so ]a eombinazione di un miseuglio gassoso b u n fenomeno ehe neli'unit~ di tempo si compie dipenden~emente dall'energia ealoriliea, che determina la eombinazione, ~ prevedibile ehe si possa go- vernare, eiog regolare, tale eombinazione.

La parte essenziale dell'apparecehio eonsiste in due sot- tili tubi di vetro vertieali: essi sono pioni di mereurio, e si ripiegano entre un largo vase. per rialzarsi di nuovo ver- ticahnente. A due estremita prossime di quei tabi stanno saldati grossi fili di platino: e questi due grossi fill servono per interealarc fi'a lore un file di platino, piit sottile, eonve-

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nientemente scelto, e che serve per far passare ]a eorrente dall 'uno all 'altro tube, e per servire da sorgente calorifica, di cui si possa modcrare la temperatura, moderando la cor- rente medesima. Alle estremit~ de]le altre due branche ver- ticali di quei tubi styrene due serr~fili. Un largo ~ul)o di vetro graduate, contonente il miscuglio gassoso, circonda le due prime branche, e ripo~a sul fondo dell'anzi:letto vase. I1 mi- scuglio gassoso :['It raceolto sopra un bagno ad acqua, perch~ 1' A. non aveva mercm'io a sufficienza. L' A. osservava il tempo impiegato dal miscuglio gassoso a ricombinarsi, e corrispon- dentemente alle deviazioni di una bussola; perch5 non potb misurare le temperature degl'ele~trodi. ~'k ques~o proposito, egli rimarcb solamente c h e l a eombinazione, lenta, pronta e la prontissima cominciano sempre quando il tile di platino non b ancora ineandescentc; e la velo(:ith delia eombinazione aument~ rapidamm~te, crescencto anche di poco la /brza. della correltte.

L'A. aeeenna ancora altre simili esperienze con le sea- fiche della macchina, o con un apparecchio ad induzione, dalle quali gli sembrerebbe peter conclud{ re, che non vz~ hove- rate fra gli effetti chimici della eletlrieit'L quello delia scin- tilla in un miscuglio de~onante, e the 1~ scintilla agisc~ allora purch~ porti alia temperatura d'aecensione una parte del miscuglio. Non ci pare che tale asserzione potrh esser con- tradetta. L 'A. ha pur eseguite le stesse ric(~rcho impiegando il calor solare, con un apparecchio cP, c ' effli,, chiamb eadiome- tro so&re; ma dovendo tare economia di spazio, siamo co- stretti at tralusciare la~ descrizione ,li quello strumeuto.

~b'alla dcpolari.:zu.,:iouc di ,~ ch'mcato volhdco semplice, per fi~l[o del calore; V. t{iATTI. - - I'ipogru/ia Crol)pi. Forll 1878. - - L 'A. in una brevis.Sma n,,:[~ dice. c h e s e s ' immer- gone in un bicchiere di ac,lua dis~illaLa due lamine, zinco e rame. e si eongiungano iit cc, l;pi:- eleth'ica. Ia prim t corrente che si manifesta s'indebolisce rapidamente fine al punto di cessare affa~to; ma se sotto al bicchiere si porta la ]ampada aecesa, allora non solo si riproduce la primitiva corrente, ma la deviazione del l 'ago reometrico raddoppia, e permane co-

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stante indefinitamente, se, con uno dei cento artifici qualun- que noti, si mantieno cos~ante la superficie a~tiva di zinco immersa, e cos~ufli pure le altre condizioni primitive deil'ap- parato.

Cosi, secondo la esperienza dell 'A., si potrebbe fare una coppia eostante con una lamina di Zinco immersa nell' acqua, o in una soluzione salina, contenuta in un vaso di rame esposto ad una sorgente costante di calore.

l'clazione / ' ra i l minim, o angolo visuale e la inten~it~ h~minosa; A. R I C C ( ) . - Attn. di OHalmologia del Pro[i A. Qaaglia~w. 1877. - - E un lungo lavoro, eontenente molti quadri numerici, risultati da molte ed accurate esperienzo. E noto che crescendo la luce, o la difforenza di intensit'k Ira l 'oggetto e il rondo, diminuisce l 'angolo visuale necessario alla visione; ma non era stata ancora scoperta la relazione fra quella intensitk e quell'angolo. Ricordiamo the una ricerea analogt~ pel caso della visione distinta, 5 cosa affatto diversa; nel primo caso si tratta solamente di una percezione lumi- nosa, mentre che nel secondo si tratta della uozione di tbrma.

Siceome nel nostro caso i resultati delle esperienze pos- sono variare dall 'uno all 'altro osservatore, cosi per ottener la le, gge timite, cio5 quella riferibile in condizioni eguali ad occhi fisicamente o idealmente pcrfetti, I'A. ricorse alla san- zione di altre persone dotate di vista eccellente. Base poi delle deduzioni teoriehe f u i l seguente prineipio fisiolog]co, la di cui esat~ezza fu eonfermata dalle stesse esperienze del- I'A. <~ In condizioni eguali, e per un tempo limita~o, la mi- ~( nima quantitb, di luce pereettibile all' ocehio ~ eostante, ed (~ indipendente dalla estensione dell 'area retinica su cui si <~ distribuisce; ossia, per produrre la sensazione minima di <~ luee, ~ costante la somma della eccitazioni ricevute dagli ,~ elementi retinici, sommandosi le eccitazioni dei singoli ~< elementi per produrre la sensazione >~. Cosi se uno stimolo

troppo debo]e agendo su di un piecol numlero di elementi, esso diverr~ capace di produrre la sensazione qualora cada su di ui1 numero maggiore di elemr Peroib tall elementi non si devono riguardare come indipeudenti fra loro. Ed in-

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fatti I'A. osserva the il numero dei coni b superiore a quello delle ilbre del m.~rvo ottico, onde parecchi coni debbon comanicare con la stes:.'a fibre, e fra lore. Secondo un eel- cole dell'A, il mtmero dei eol~i ~) per lo meow 12 volte quello d('lle fibre del nerve ottico. Os~erva di pih I'A. che nel case di un angolo vi:~aale iJllinitamel~te piccolo, come qw.~Hdo si guarda una stella, la immagine retinica non pub mai essere un punic geometrico; e cib dipende da ratio condizioni ed ilnperfezioni deli'occhio, it quale ha sempre un eerie grade di astigmatismo, e no~ ~ mai perfettamento aplanatico eel acromatico. La pupilla per diffrazioae produce dei circoli di diffusione; e la vicendevole com~essioae degli elementi reti- nici produce una propagazione dell' eccitazione luminosa oltre i limiti della immagine geometriea; il che 6 hL ca.usa, seeondo Plateau, del l ' i rradiaz ione , centre perb l'opinione di I=[el. mholtz. Tall ache alcune delle c,msiderazioni generali, dal- I'A. premesse ella narrazione dclle sue esperienze.

Furono adoperati dei di~chi di carta bianca, fissati su carte hera smorta, esposti ella luce solare diretta o diffusa; e fu prima di tutLo aecuratame~te studiato lo state della vista di ciasem~ osservatorc. Prima furono osservati dischi di ratio aiametro egualmente illuminati, e disehi di egual die- metro e differentemento illuminati. Per variare la intensit~ della lute furono adoperati dischi ruotanti rapidamente, cola settori bianchi e reri. l)oi si osservarono dischi di egual die- metro rischiarati con lume a diverse distaaze; e finalmen!e dischi di vario diametro e di varia intensit'~. La Ttantit'k della luce si deduceva naturalmente della note le,~o-e delle distanze, e dalla supertir del disco. Come era da prevedersi, sarebbo molto diflicile, e non breve uu complete santo di questo la- yore pieno di nlinuti dettagli, sperimentali e teorici, e ci dobbiamo limitare ai risultati principali.

h l limite della visibilith, vi 5 compen.~azione ira l 'area della immagine retinica e la intensiti~ lumi~osa, talch~ il prodotto di quell'area per la intensit'k ~ costante: e, riferen- doci al['angolo visuale, b costaute il prodotto dell'angolo vi- suale per la radice della iatensiti~. Pcrb tel leggc di compen.

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sazione ha un limite, che b date dalla grandozza della [bvea centralis.

F.

SMlo scihtppo di calore prodotto dalla rotazione dclle calamite. 'molccolari : H. HERWIG. - - l'Viedcm.on~, Annab'n. IV. p. 178. - - Le esperienze fa.tte iinora non hanno posto peranco in chiaro se lo sviluppo di calore, che si presenta nelle varia- zioni dello state magnetite di un corpo, sia sohunente dovuto alle cor ren t id ' induzione che accompagnano i tbnomeni stessi, o, in parte almeno, ai supposti movimenti molecolari. Alcuni autori per spiegare ]a produzione di calore ricorrono all'idea di una resistenza d'attr i to ; I'A. osserva che almeno in par~e la caus~ dovrebbe cercarsi nella energia posseduta dalle calamite molecolari quando ruotano. Per attenuare la produzione di correnti d'induzione nel ferro, l 'A. si servi di fasci di fill di ferro: ciascmm di questi till coperti con sostanza isolante, area la lunghezza di cent. 16 e i l diametro di cent. 0,12 circa. ]n ciascuna esperieuza si fece use di (iue fasci eguali: l 'uno solo, 1' altro circondato con un cilindro di ottone cite aveva il diametro di cenk 1,4 e la grcssezza di 0.05. 1 due fasci vennero posti in grandi tubi di vetro contenenti alcool, i quail terminavano in cannelli eapillari ealibrati e costituivano dei termometri sensibilissimi. In un terzo termometro simile si pose un fascio di fill di ottone. Questi tre termometri ven- nero disposti t'ra i poll di una forte e]ettrocalamita a ferro di ca- vallo: qaello che conteneva il fascio di fill d'ottone stava nel mezzo. Si prow, ide con ripari di carta, perch~ il calore pro- dotto nell 'elica della elettrocalamita non si trasmettcsse ai termometri. Un i~terruttore rot,~mte serviva ad aprire e chiu- dere alternamcnte il c[rcuito 720 volte per minute. Per evi- t~re gli effetti del magnetismo rimanente, la corrente veniva invertita mediante un commutatore di minute in minute. La intensit'~ della corrente era egua]e a 29 unit5 elettromagne- fiche assolute ( Gauss ).

Le esperienze turono fatte con fasci di fill composti di 19, di 38. e di 76 fill. II termometro contenente fill d'ottone

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mostrb sempre riscaldamenti assai piceoli. Sottraendo questi da quelli deo/li altri due termometri, l'A. corresse quesfi ul- Hmi. per frame qualche con~eguenza interne alle cause del calore pro(lotto. Questo calore he1 c~so del termometro che continued soltanto fili di ferro, pub r dovuto direttamente alia rotazioue delle calamite molecolari in ciascun file. alla induzione che quell a ro~,azione produce nel file stesso e negli altri. Le prime due quantit~ di calore devono essere propor- zionali al nmuero ,, dei till, l 'u(tima al quadrate di questo numero. Per il tttbo che conteneva, oltre i fili di ferro, anche un tube d'ottone, I'A. at, metre c h e l a quantit~ ai calore proporzionale ad ~' sin di gran lunga superiore alia quantitY, di calore, pure proi~orzionale ad n' , che si svilupl)a nell' altro termometro, l~apprcse~tando quindi g]i eit'~tti termici pro- dotti nei due termometri con due semplici ibrmule conformi alle cot~siderazioni ora indicate, egli mostra cho i fenomeni vi s[ adattano bene, e giunge alla conclusione ehe i movi- mellti molecolari magnetici day.no dh'ettamente origine ad una (luanl~itk di calore, che ~ relativamente considerevole.

,b~ullo svil~q~po di calore prodollo da roltlzio~c di me ' - cole ~wlla clcttrolisi; t t E R W [ G . - - ~Vicdemc(nn, Annalen. IV. 1S7. - - In un recento la'qoro I'A. ha studiato i fenomeni che devono avvenire quando, fra due elettrodi immersi in un elettrolito, viene prodotta una differenza di potenziale infe-

r iore a quell~t the ~ necessaria alla decomposizione. Eg]i hu propost~ l 'ipotesi chc in tal caso awenga una rotazione del- ]e molecole dell' e.]ettrotito, affatto simile a quella che si sup- pone avvenire helle calamite molecolari, (tuando il ferro viene calamitato. Nella presente memoria I'A. si propose di rin- tracciare s e a quella supposta rotazione corrisponda uno svi- luppo di calore nell'eIettrolito.

I reofori di una pila Grove di due o tre coppie venivano ad un commutatore e poi a due punti, i quali erano congiunti con un filo di piccola resistenza. Da quei due punti partivano pure i reoibri che andavano al vaso elettrolitico. In questo vaso si adottb la seguente disposizione. Una lunga laminetta di platino venne per tutti( avvolta intorno al serbafoio di un

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14,s

termometro, e per met~ si la~cib sporgerc liberamente, e vi si saldb un grosso file di i)la~it~,o. Interne alla porzioae av- volta venne disposto an pezzo di panno line; indi una seconda lamina di platino, eguale all 'altra, reline l)arimenti avvolta per met'h sot)ra il pannolino, e i l resto si lascib libero. Le due lamine non si toccavano. 1[ serbatoio cosi ravvolto venne poi abbracciato con ua tube di vetro a parcti sottili e in questo si versb acqm~ leggermet)te acidulata ( un volume d'acido in mille d'acqua ).

Nello stesso reoforo era inserito un tratto di sottil file di pakfong, il quale era avvolto interne uu secondo termo- metro e circondato da un sottile tube di vetro. Fra i due ter- mometri ne stava un altro, per osservare le variazioni della teml)era~ura dell 'aria ambiente.

La corrente veniva invertita ~ brevissimi intervalli col mezzo del commutatore; cosi si stabiliva nei due elet~rodi, era in un sense or nell'altro, una dilferenza di potenziale in- feriore a quella necessaria per dccomporre l'acqua acidulata. Nel liquido del descritto vase elettroliti~o si manifestava un risealdamento. I1 valore sviluppato poteva esser prodoLto da queste due cause, da una ricomloosizione elettriea, quale av- viene nel trasporto elettrieo ( convecNou ) ordinariament;e ine- vitabile, o da roiazione delle molccole dell'elettrolito. L 'A. calc~la teoricamente queste quantita di calore, e anche quel- l a c h e doveva in I)ari tempo svilupparsi nel lilo di pakfong ehe avvolgeva il termometro. Dall'esamc delle espressioni cosi o f teuute per lc singole quantit/~ di calore, e dal con/'ronto col risultati dell'esperienze, 1' A. rieawL la conclusione the il ca- lore generate dalla supposta rotazione delle moleeole ~ eonsi- dercvole.

Intomw alla conducibiIitd termica dci gas ed alh~ influen- za della tcmperatara, sul calore sl)eci/ieo dei gas a volume costantc. A. VULLNER. -- Wied. Ann. IV. 321. - - Dalla teoria dinamica dei gas O. E. Meyer dedasse la relazioue se- guente, fl'a la conducibilitk termica k di un gas, il sue coef tieiente d'attrito ~ o il ealor specitico c a volume costante:

/: ~ 1 . 5 3 ~. r

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Confrontando i risultati delle esperienze esegnito da Stetan, da Winkelm~nn, da ](undt e Warbur~' e da Plank per dater- minare il valore di /~ per varii gag, con i valori ded&ti dalla formula o1" rif'eri~a, si trovb eoncordanza ~,er i gas biMomici ma non per gli altri. Anzieh~ rieorrere a partieolari ipotesi sul mode di eomportarsi delle molecole, come altri feee, il Wiillner pensb e h e l a osservata discordanza dipendesse da eib ehe nella formula crane stati introdotti dei valori di ~ e di c, i quali erane stat, i determina~i a temperature diverse, ~ra- scurando eosl In inlluenza e h e l a temi)erat,ura po~eva avere su quei valori.

La influenza della temperatura sui valori di s fu stu- diata per varii gas dal yon 0bermaver. Le esperienze di E. Wiedemam~ fanno eonoseere ia inflaenza della temperatura, sul ealore speeifieo q, di varii gas a l)r-ssione eostante. A far un esatto paragone dei valori sperimentali di k con i teorici, ba-

s~ava quindi determinaro le variazioni ehe i! rapporto ~ dei c

due ealori speeiliei soffre in eausa delle variazioni di tempe-

ratura. Quando sian noti cp e ~-~" alle varie temperature, si c

pub da questi valori dedm're quello di c, ch~ va sostituito nella formula.

L 'A. determinb il rapporto ~ alle temperature 0 ~ e 100 o e

valendosi di un metodo indiret;t.o, cioh mi~urando la veloei~ del suono nel mode immaginato d~l l(undt. I1 metodo del Kundt eonsiste nel misurare la lunghezza dellc onde sonore, alle quali dh origine, ertro un ~ubo eontenente del gas. un suono il eui numero di vibr~zioni sia note. Una polvere finis- sima serve a s(,gnare entre il tube le linee nodali, ehe si fbr- mane dentro al tube, Ecco in qual mode era disposto l 'ap- pareeehio del Wtillner. 11 gubo ehe cor, te, n~,va il gas e ehe ehia- meremo prineipale, aveva la lunglk~zza di '2'", e il diametro inferno di 3 mill. circa. Per Ii~r vibrate il gas contenuto lr~ entro, serviva un altro tubo, che era abbracciato nel suo punto di mezzo da un turacciolo di caneeiu: quesfo turacciolo re-

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ni~'a introdot~o in una delle estremi~'~ del tabo prineipale, sicehb metit del tube destiuato ad eccitare le vibrazioni sonore slave deniro 1' altro tube. Sfregando l 'al tra met'~ the restava al di fuori, si poneva il tube in vibrazioni longitudinali, e cosi facevasi vii)rare anehe il gas contenuto nel tube princi- pale. L'al tra estremiffL di questo ave~'a ua rivestimento di met.a]lo, che conteneva un~ sca tola con s~oppa. Attraverso di q~testa pass~va un'asta ehe entrava nel tube, e portava a.lla sue estremitk interma un disco di ebanife, il cui diametro era eguale a quello dcl tube. Questo disco pofeva essere spo- state medialtte l 'asta p~r un tratto di 6 cent. circa, con che si poteva ottenere the, per qualsiasi temperatura e qualsiasi gas, la lunghezza det tratto del tube prineipale, in cui le onde tbrmavansi, fosse eg~mle ~L un numcro intero di hmghezze d'oada. A1 rivesthnento di metallo er:~no ai,plioati due tubi di otto~te, e a questi delle chiavefite di vcLro per peter intro- dul're i varii gas nel tube e poi toglierli di 1'5. A tel uopo l 'una delte chiavctte venire congiunta con tam macehina pneu- malice, l 'a l tra con rapparecchio essiccante e col serbatoio contenente il gas.

U~t po'di t)olvcre di licopodio posse ~lel tube serviva a scgnare le linee J~odali. Per produrle ella ~emperatura diO", il tube principale vemae disposto in un t.ruogolo lunge m. 1,08 e circonda~o con ghiac~cio. L'est l 'emi~ de[ tube des~inato ad ect:itare le vibrazioni sonore, era a 25 cent. di distanza dal ghiaccio, e cib atlinch;r la sua temperature e cou essa il nu- mere dello vibrazioni non venissero alterati. Le vibrazioni sonore ve~itero prodot.~c soltanto dope una o due ore, dacch~ il tube era circ~,t;dato con ghiaccio.

Per produrrc le vibrazioni dei gas alia femperatul'a del- l 'acqua bollent.e, si dispose il tube principale in tm apparccchio costruito a somiglianza dell 'ordinario at)parccchio che serve all;~ det.erminazione del punto d'cbollizionc, nci tcrmome~ri. N011 si produssero le onde sonore, scnot~chb qtmndo I;~ fempcra- tufa da pill di m)'ora fu riscontrata costaute.

I1 tu])o dope ciascuna esperienza venire levaflo de l l ' u r i c o dell" altro apt)al'ecchio, e 1~ hmghezza delle onde venire mi-

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sm'ata eel eatetometro, perch~ la polvere aderiva tanto al vetro, da ])erme[t.el'e che il tube venisse disposto ver t icalmente senza eh 'essa se ne staecasse. La ]unghezza media delle onde venire dedotta dMle varie misure ncl mode propos~o dal Kundk

II numero delIe vibrazioni del tube cite eeeitava le onde SOZlore, fu de te rmina te eel ruezzo di un monoeordo e trovato e~uale a 2539,0.

Se so5 la densit.it del gas a 0 ~ e a 7 6 0 mill, so ~r b la da~sit,t del mereur io :7 C ~, L,, la h tnghezza media dclle onde a 0", n il mtmero d,.qle vibrazioni, il ra[,porto dei due eMori speeifiei i~ date d-~

c, (2 Lo Y)' so ~--7 =-= Yo = '0 .70. ,q. ao

Se 7r ral)pres~.~nta il valore del ral)porto medesimo a T, Lr quello dt~lla lungb.ezza d 'onda Sl)Cttan~i a.lla t empe ra tu r e T, si ha

7r I,T'

dove a b~ il coefliciente di dilatazione dei gas. Ponendo

7r = 70 (1 + f l T),

e deducendo fl dalle due defermirmzioni a 0 ~ o a 100 ~ il Wiillner potb ealeo]are il valore di 7 per lo varie tempe- rature, e confroniarlo con qnelli ot tenuti da alt, ri spcrimen~a- tori. La coneerdanza fu sempre soddislheente. Inol t re pot;~, valendosi delle esperienze del yon Obermayer e di E. Wie- demann, calcolare i wllori di c a 0 e a 100 ~ e quimli quelli della conducibi/i/ ' t t(~rmica k, nel mode the t'u sopra indicate. L~ tabclla soguoJ)% pone a r iseontro i valori caleolati, con quelli de te rmina t i d i re t t amente con l 'esl)erienza.

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G A S

0ssido di ca'bonio. ?,nidride c~rbonic~ Protossida d'azoto. Elilene . . . . . . Ammoniaea . . . .

X a 0 ~

Calcolato Sperimeulato

0,0000 434 0,0000 513 430 499 3t5 305 31J 350 381 395

- - 458

K a 100'

t:alWal~

0,0000 513 545 476 48~ 673

SperimeE~taIo

0,0000 653

466 506 636 7O9

i risultat, i sperimentali appaiono abbastanza concordanti con quelli caleolati, se si tien eonto ehe per ottenere questi ultimi

neeessario rieorrere a determinazioni numerose, e diverse le une dalle altre. A. NACCaI~t.

SULLA ELASTICIT'k DEI METALLI k DIVERSE TESIPERATURE; RICEg-

CHE DI G. PISATI, PROFESSORE D! FISICA NELL' UNIYERSITA

Sl~erienze col filo Xu~n, 4,

Anche per quesl:o filo si adoperarono due contrappesl e si fecero otto serie di sperienze: ne!le prime quattro serie si adoperb il contrappeso C che avew gik servito pel filo N. 3: helle quattro successive si adaperb un contrappeso D di gr. 106 ed avente il momeato d'inerzia M~6 ,27 .

Prima di incominciare le sperbnze le dimensioni del fi- lo erano queste:

Lo = ram. 650,54 ro ~ >> 0,1362

(11 Cont~nuszione. V. p. 137, Yol. II, Fssc. di Settembre-01~tobre 1877.