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La Rivoluzione francese 1. LA SOCIETÀ FRANCESE ALLA FINE DEL SETTECENTO Verso la fine del Settecento la Francia era un paese in crisi. Dai tempi di Luigi XIV era rimasta una monarchia assoluta. Alla persona del re spettavano tutti i poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, senza alcun limite né controllo. (Re Luigi XVI) Da secoli la società francese restava rigidamente divisa in tre classi sociali o ordini: il clero, la nobiltà e il terzo stato, così chiamato perché veniva dopo i primi due. Esso era formato dal 95% della popolazione (non aristocratici ecclesiastici). Ai nobili e agli ecclesiastici erano attribuiti molti privilegi: non pagavano le imposte sulle terre ed erano giudicati da tribunali speciali, formati da giudici appartenenti alla loro stessa classe (spesso avevano solo pene in denaro). Inoltre, ai nobili spettavano le cariche più alte nell’amministrazione dello stato e nell’esercito. Molti di loro vivevano a Versailles, godendo dei favori che ottenevano dal re. Il Terzo stato, invece, era formato dai gruppi sociali più attivi, che lavoravano per garantire benessere a tutti (erano artigiani, contadini, operai). Essi erano sottoposti a numerosi obblighi e al pagamento di pesanti tasse. Per cambiare questa situazione, il Terzo stato chiedeva a Luigi XVI di convocare gli Stati generali, l’antica assemblea formata da i rappresentanti dei tre ordini. Esso sperava, in tal modo, di ottenere delle riforme come: - nuovi criteri per la riparazione delle tasse; - l’abolizione dei diritti feudali; - la riduzione dei privilegi dei nobili. 2. I DEBITI E GLI SPRECHI DELLO STATO FRANCESE Le pesanti tasse che il Terzo stato pagava non bastavano a soddisfare il bisogno di denaro della Francia, che aveva contratto pesanti debiti per finanziare le guerre sostenute nel Settecento e per garantire i lussi ai nobili (circa 15.000 facevano parte della corte di Versailles). Il re Luigi XVI (1774– 93) si rese conto che l’enorme debito dello stato rappresentava un problema da risolvere. Nominò allora suoi ministri uomini capaci onesti come l’economista Turgot e poi il banchiere svizzero Necker.

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La Rivoluzione francese

1. LA SOCIETÀ FRANCESE ALLA FINE DEL SETTECENTO

Verso la fine del Settecento la Francia era un paese in crisi. Dai tempi di Luigi XIV era rimasta una monarchia assoluta. Alla persona del re spettavano tutti i poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, senza alcun limite né controllo.

(Re Luigi XVI)

Da secoli la società francese restava rigidamente divisa in tre classi sociali o ordini: il clero, la nobiltà e il terzo stato, così chiamato perché veniva dopo i primi due. Esso era formato dal 95% della popolazione (non aristocratici né ecclesiastici). Ai nobili e agli ecclesiastici erano attribuiti molti privilegi: non pagavano le imposte sulle terre ed erano giudicati da tribunali speciali, formati da giudici appartenenti alla loro stessa classe (spesso avevano solo pene in denaro). Inoltre, ai nobili spettavano le cariche più alte nell’amministrazione dello stato e nell’esercito. Molti di loro vivevano a Versailles, godendo dei favori che ottenevano dal re. Il Terzo stato, invece, era formato dai gruppi sociali più attivi, che lavoravano per garantire benessere a tutti (erano artigiani, contadini, operai). Essi erano sottoposti a numerosi obblighi e al pagamento di pesanti tasse. Per cambiare questa

situazione, il Terzo stato chiedeva a Luigi XVI di convocare gli Stati generali, l’antica assemblea formata da i rappresentanti dei tre ordini. Esso sperava, in tal modo, di ottenere delle riforme come:

- nuovi criteri per la riparazione delle tasse;- l’abolizione dei diritti feudali;- la riduzione dei privilegi dei nobili.

2. I DEBITI E GLI SPRECHI DELLO STATO FRANCESE

Le pesanti tasse che il Terzo stato pagava non bastavano a soddisfare il bisogno di denaro della Francia, che aveva contratto pesanti debiti per finanziare le guerre sostenute nel Settecento e per garantire i lussi ai nobili (circa 15.000 facevano parte della corte di Versailles). Il re Luigi XVI (1774–93) si rese conto che l’enorme debito dello stato rappresentava un problema da risolvere. Nominò allora suoi ministri uomini capaci onesti come l’economista Turgot e poi il banchiere svizzero Necker.

(Il ministro Necker)

Non volle però appoggiare le riforme da loro proposte contro i privilegi della nobiltà e del clero. Del resto, la regina Maria Antonietta era contraria alla riduzione delle spese della corte, che ambedue i ministri avevano consigliato.

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3. FINALMENTE RIUNITI GLI STATI GENERALI

Fra il 1786 e il 1789 la situazione della Francia peggiorò. Oltre ai debiti ci fu il cattivo andamento dell’economia: diverse manifatture, come quelle del cotone e dalla seta di Lione, chiusero e gran parte dei raccolti andò distrutta. A Parigi il prezzo del pane raddoppiò. Iniziò così un lungo scontro fra il ministro Necker e i membri dalla nobiltà e dal clero: il ministro proponeva di fronteggiare la crisi facendo pagare le tasse anche a loro, ma essi si opposero, chiedendo la convocazione degli Stati generali, dove contavano di far valere il loro voto per impedire tale riforma. Poiché tutti, ormai, erano d’accordo sulla necessità di riunire tale assemblea, Luigi XVI si decise a indirla. Gli Stati generali così furono convocati per il 5 maggio 1789, dopo quasi due secoli dall’ultima convocazione.

Per preparare il grande avvenimento, si tennero in Francia quasi 40.000 assemblee popolari, nelle quali furono stabiliti gli argomenti da discutere ed eletti i rappresentanti del Terzo stato. Furono preparati 60.000 documenti scritti (cahiers de dolèances, cioè quaderni delle lamentele), per chiedere giustizia al re informandolo delle varie ingiustizie.

Un esempio di quaderno delle lamenteleComunità di Aigues-Vives (1500 ABITANTI)Questa comunità fa voto che la nobiltà latifondista venga abolita in tutto il regno, che tutte le imposte [...] siano egualmente ripartite in ogni comunità, senza distinzioni di beni e di persone [...]. Che nel regno venga abolita la decima [...], ma che venga pagato [...]. ognuno degli ecclesiastici un onesto stipendio [...]. Qualora la decima non venisse abolita [...], che ogni tipo di foraggio ne sia esente; che alla decima sia sottratto ogni tipo di semente e che vi sia oggetto un solo raccolto tra quelli fatti nello stesso anno e sullo stesso terreno [...]. Che il nostro buon Re sia rispettosissimamente supplicato di dare un nuovo Codice civile e penale onde accorciare la lunghezza dei processi [...]. Che il sale e il tabacco siano considerati merce (cioè sottratti al monopolio statale e alle gabelle) [...]. Che l'incetta del grano venga proibita [...]. Che i pesi e le misure siano uniformi in ogni siniscalchia.

I nobili e il clero si aspettavano che il re decidesse a loro favore, mettendo a tacere richieste del Terzo Stato e i progetti di riforma. Il Terzo Stato, invece, chiedeva l’abolizione dei privilegi nobiliari, una migliore amministrazione economica e migliori condizioni di vita.

Nella sala di Versailles in cui si riunirono vi erano circa 1200 deputati (circa 270 per i nobili, 291 per il clero e 570 per il Terzo Stato).

(gli Stati Generali a Versailles)

Un primo motivo di contrasto fu sulla modalità di votazione: il Terzo Stato chiedeva una votazione per testa (ogni membro valeva un voto), ma si era sempre votato per ordine (ogni ordine valeva un voto). Se si fosse votato per ordine, clero e nobili si sarebbero coalizzati e avrebbero prevalso. Luigi XIV, che no voleva perdere il consenso dei nobili, rigettò la richiesta del Terzo Stato e ordinò che si votasse per ordine.

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I rappresentati del Terzo Stato, allora, abbandonarono l’assemblea e il 20 giugno 1789 si riunirono in una sala parigina per il gioco della pallacorda (simile al tennis) e diedero vita all’Assemblea Nazionale Costituente, con lo scopo di dare alla Francia una Costituzione.

(il giuramento della Pallacorda)

4. LA PRESA DELLA BASTIGLIA

Luigi XVI reagì con forza di fronte a questa situazione e fece affluire nei dintorni di Parigi alcune truppe dell’esercito. Il popolo, allora, si ribellò e assalì la fortezza della Bastiglia (centro di Parigi), simbolo del potere assoluto e luogo dove erano rinchiusi i prigionieri politici. La fortezza fu presa il 14 luglio 1789, giorno che storicamente è considerato l’inizio della Rivoluzione francese e oggi è celebrato come festa nazionale.

(la presa della Bastiglia)

La rivolta dilagò nelle campagne, dove molti castelli vennero saccheggiati e bruciati.

Nel mese di agosto del 1789, l’Assemblea Nazionale votò due importanti provvedimenti:

- l’abolizione dei privilegi feudali di nobiltà e clero (4 agosto);- la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, ispirata ai principi dell’Illuminismo quali la libertà,

l’uguaglianza tra tutti i cittadini, la sovranità popolare.

I rivoltosi crearono anche una Guardia Nazionale per difendersi da eventuali attacchi dell’esercito e costrinsero il re a trasferirsi a Parigi, per poterlo meglio controllare.

5. LA PRIMA COSTITUZIONE DELLA FRANCIA RIVOLUZIONARIA

Tra l’estate 1789 e il 1791, l’Assemblea Nazionale votò una serie di riforme che fecero della Francia una monarchia costituzionale. Con le nuove norme:

- il potere esecutivo veniva affidato al re e ai ministri;- il potere legislativo passava a un’assemblea legislativa i cui membri erano eletti tra i cittadini con un certo

reddito (i ceti più poveri non avevano ancora diritto di voto);- il potere giudiziario spettava a giudici anch’essi eletti;- lo Stato avrebbe incamerato i beni della Chiesa e stipendiato i sacerdoti, a cui fu chiesto di giurare fedeltà

alla Costituzione (alcuni ecclesiastici rifiutarono e furono detti refrattari).

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La nuova Costituzione, la prima della Francia rivoluzionaria, entrò in vigore nel 1791. L’Assemblea Nazionale Costituente, terminato il suo compito, si sciolse e fu sostituita dall’Assemblea legislativa, eletta in base alla nuova Costituzione. In questa assemblea sedevano alcuni gruppi politici:

- i GIACOBINI, repubblicani e favorevoli a riforme radicali;- i GIRONDINI, favorevoli a riforme moderate e sostenitori della borghesia;- i FOGLIANTI, conservatori e monarchici.

I primi due gruppi sedevano a sinistra; il terzo a destra rispetto al banco della presidenza. Da questa loro disposizione nell’aula dell’assemblea deriva il fatto che ancora oggi, nei palamenti degli stati, gli schieramenti di sinistra sono progressisti e quelli di destra più conservatori.

All’interno dell’assemblea si distinsero figure come Robespierre, giacobino, Marat e Danton.

6. IL TRADIMENTO DI LUIGI XVI

Mentre accadevano questi fatti all’interno della Francia, si diffuse all’estero la paura che la rivoluzione uscisse dai confini francesi. I sovrani di Prussia, Russia, Austria, regno di Sardegna, dunque, si allearono per combattere la Francia e ristabilire l’autorità assoluta di Luigi XVI.

Le armate di questi stati sconfissero ripetutamente le truppe rivoluzionarie francesi, ma ciò, anziché demoralizzare i francesi, li galvanizzò: migliaia di volontari, infatti, accorsero ad arruolarsi.

Luigi XVI, che aveva già tentato di fuggire all’estero, ma era stato riconosciuto vicino al confine e arrestato, in questa situazione mostrò un atteggiamento ambiguo e perciò fu accusato di complottare con le potenze straniere contro la Francia rivoluzionaria. Venne, così, arrestato insieme alla famiglia.

Nel frattempo, l’esercito rivoluzionario batté a Valmy le truppe prussiane e una nuova assemblea, detta CONVENZIONE NAZIONALE, costituita in maggioranza da membri della sinistra, abolì la monarchia e istituì la repubblica (21 settembre 1792). Il re, processato per tradimento, fu condannato a morte e ucciso con la ghigliottina insieme alla moglie Maria Antonietta (21 gennaio 1793).

(Luigi XVI viene ghigliottinato)

7. IL PERIODO DEL TERRORE

Proclamata la repubblica, occorreva dare alla Francia una nuova Costituzione. La seconda Costituzione del periodo rivoluzionario fu approvata nel 1793 e introdusse, per la prima volta, il suffragio universale maschile, cioè il diritto di votare per tutti gli uomini, indipendentemente dal censo (le donne rimanevano ancora escluse).

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Nello stesso anno, l’offensiva dei più importanti stati europei contro la Francia continuava e la flotta inglese conquistò il porto di Tolone. Ci furono però anche rivolte interne alla Francia, per protesta contro il governo di Parigi. Nella regione della Vandea, cattolica e monarchica, per esempio, scoppiò una vera e propria guerra civile.

In questa dura situazione, venne istituito un COMITATO DI SALUTE PUBBLICA (6 aprile 1793), di cui era membro Robespierre. Le decisioni prese da questo nuovo organo direttivo del paese furono le seguenti:

- il prezzo del grano e dei generi alimentari fu fissato per legge;- un esercito formato da tutti gli uomini validi a combattere venne inviato in Vandea a reprimere la rivolta;- furono arrestate tutte le persone sospettate di tradire la rivoluzione e poi ghigliottinate senza regolare

processo che ne accertasse la colpevolezza.

Tra il 1793 e il 1794, vennero uccise circa 16.000 persone: per questa ragione, questo periodo fu detto del TERRORE.

Robespierre, principale responsabile di questi fatti, alla fine fu arrestato (27 luglio 1794), processato e ghigliottinato. Come lui, vennero giustiziati molti altri giacobini ed estremisti, colpevoli dello spargimento di tanto sangue.

(Roberspierre)

Il Comitato di Salute Pubblica, del resto, a quel punto non aveva più ragione di esistere, dato che l’esercito rivoluzionario francese aveva sconfitto la coalizione di stati stranieri a Fleurus.

8. LA COSTITUZIONE DEL 1795

Il paese, ormai, era stanco di violenze ed esecuzioni sommarie: prevalsero allora i gruppi moderati (mercanti, imprenditori, artigiani), che nel 1795 approvarono una nuova costituzione. La Francia rimaneva una repubblica; il suo governo era affidato a un DIRETTORIO formato da cinque membri (potere esecutivo), mentre il compito di fare le leggi (potere legislativo) spettava un’assemblea di due camere. La Costituzione garantiva le libertà personali, la proprietà privata, la libertà economica.

Emerse in questo periodo la figura di un giovane ufficiale dell’esercito francese, NAPOLEONE BONAPARTE, che ebbe il compito di reprimere le rivolte monarchiche in Francia e di guidare una spedizione militare in Italia contro l’Austria.

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(Napoleone Bonaparte)

9. L’EREDITÀ DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE

La Rivoluzione francese lasciò dietro di sé un’importante eredità:

- segnò la fine dell’ANTICO REGIME, cioè di una società influenzata da regole e stili di vita ancora feudali e medievali (privilegi a nobili e clero).

- affermò l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e il loro diritto di scegliere la forma di Stato che preferivano (sovranità popolare), attraverso le elezioni;

- affermò che i cittadini godono di alcune libertà: politica, di opinione, religiosa, di movimento, di associazione, economica