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Riflessioni sull’Africa Ogni popolo produce ‘’cultura’’ quindi non esiste popolo senza cultura e senza civiltà, di conseguenza nessuna cultura è ’’inferiore’’ ad un’altra. Durante il colonialismo e nei secoli successivi, si è imposta un’idea eurocentrica, secondo la quale la razza bianca europea era considerata superiore a quella nera africana. Questo atteggiamento, a mio giudizio sbagliato, ha creato discriminazioni fino ad arrivare alla ‘’segregazione razziale‘’. Tutto ciò non ha concretamente favorito lo sviluppo di nuove generazioni in ogni parte dell’ Africa che è stata colonizzata, ed i ragazzi ora imparano e studiano all’età di quindici anni due, tre o più lingue, il che sicuramente servirà in un ‘’futuro’’. Tuttavia è anche vero quello enunciato dal poeta africano Sengol:<Immaginiamoci di essere in un teatro dove lo spettatore è Dio; ogni popolo a mano a mano deve esibirsi sul palco; ecco che quando sarà il momento dell’esibizione del popolo africano, questo non saprà con quale lingua parlare o quale tra le tante usanze imparate utilizzare; e Dio risponderà così ‘ il giorno che dovrete svilupparvi, non avrete nulla’ >. Ecco dunque che giungiamo alla conclusione che per ogni popolo ci devono essere dei valori culturali, senza i quali non avremmo le ‘’diversità’’, pur conservando ciascuno la propria identità, e che solo relazionandosi si può superare ogni forma di razzismo e diventare ‘’ cittadini del mondo’’.

Riflessioni sull'africa

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Riflessioni degli alunni della 1 A del Liceo Ginnasio F. D'Assisi di Roma sull'Africa e sulle differenze culturali con l'Italia.

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Riflessioni sull’Africa

Ogni popolo produce ‘’cultura’’ quindi non esiste popolo senza cultura e senza civiltà, di conseguenza nessuna cultura è ’’inferiore’’ ad un’altra. Durante il colonialismo e nei secoli successivi, si è imposta un’idea eurocentrica, secondo la quale la razza bianca europea era considerata superiore a quella nera africana.Questo atteggiamento, a mio giudizio sbagliato, ha creato discriminazioni fino ad arrivare alla ‘’segregazione razziale‘’. Tutto ciò non ha concretamente favorito lo sviluppo di nuove generazioni in ogni parte dell’ Africa che è stata colonizzata, ed i ragazzi ora imparano e studiano all’età di quindici anni due, tre o più lingue, il che sicuramente servirà in un ‘’futuro’’.Tuttavia è anche vero quello enunciato dal poeta africano Sengol:<Immaginiamoci di essere in un teatro dove lo spettatore è Dio; ogni popolo a mano a mano deve esibirsi sul palco; ecco che quando sarà il momento dell’esibizione del popolo africano, questo non saprà con quale lingua parlare o quale tra le tante usanze imparate utilizzare; e Dio risponderà così ‘ il giorno che dovrete svilupparvi, non avrete nulla’ >.Ecco dunque che giungiamo alla conclusione che per ogni popolo ci devono essere dei valori culturali, senza i quali non avremmo le ‘’diversità’’, pur conservando ciascuno la propria identità, e che solo relazionandosi si può superare ogni forma di razzismo e diventare ‘’ cittadini del mondo’’. Luca 1°a

-“In Africa,un anziano che muore è come una biblioteca che brucia”-“L’anziano ha visto la luce del sole prima di noi e ne ha goduto più di noi”

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La biblioteca racchiude molta saggezza nei propri libri così come l’ anziano la racchiude in se stesso. Quindi, quando la prima viene bruciata o quando il secondo muore, si eliminano in modi diversi grandi quantità di cultura, sapienza ed esperienza. “Il sole”, come la biblioteca, e’ simbolo di luce, di verità e di cultura che l’ anziano ha potuto assimilare in maggior quantità essendo vissuto più di noi. Secondo me il valore che si attribuisce ad un anziano africano dovrebbe essere così anche per noi occidentale “usando” gli anziani come guida nella nostra vita Chiara I A

“ In Africa l’anziano che muore è come una biblioteca che brucia”“L’anziano ha visto la luce del Sole prima di noi”Queste sono le parole di uno scrittore camerunense, una “biblioteca”, un uomo che raramente sbaglia e che appunto, ha visto il Sole prima di noi. Purtroppo nel nostro tempo e nel nostro modo “occidentale” di agire così non accade. Gli anziani sono persone di conoscenza infinita, capaci di consigliarci praticamente su tutto, e appunto, raramente sbagliano. In Africa gli anziani sono rispettati maggiormente che ovunque, e talvolta assumono i ruoli più importanti perfino nelle società più primitive ( si pensi ai capotribù). Al momento della morte di un anziano viene persa un’incredibile quantità di conoscenza, da qui viene la similitudine con la biblioteca che brucia, una similitudine che a mio avviso rende pienamente l’idea. Bisogna perciò rispettare le persone più grandi di noi, non perché i più piccoli siano “esseri inferiori”, ma perché i più grandi sono capaci di insegnarci tutto ciò che non sappiamo, e che a nostra volta quando saremo grandi trasmetteremo ai nostri figli. Martin Kafu. E’ evidente il fatto che in Africa gli anziano sono ritenuti molto importanti. Entrambi le frasi mostrano infatti come un anziano sia considerato

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Gabriele I A

Ogni popolo produce ‘’cultura’’ quindi non esiste popolo senza cultura e senza civiltà, di conseguenza nessuna cultura è ’’inferiore’’ ad un’altra. Durante il colonialismo e nei secoli successivi, si è imposta un’idea eurocentrica, secondo la quale la razza bianca europea era considerata superiore a quella nera africana.Questo atteggiamento, a mio giudizio sbagliato, ha creato discriminazioni fino ad arrivare alla ‘’segregazione razziale‘’. Tutto ciò non ha concretamente favorito lo sviluppo di nuove generazioni in ogni parte dell’ Africa che è stata colonizzata, ed i ragazzi ora imparano e studiano all’età di quindici anni due, tre o più lingue, il che sicuramente servirà in un ‘’futuro’’.Tuttavia è anche vero quello enunciato dal poeta africano Sengol:<Immaginiamoci di essere in un teatro dove lo spettatore è Dio; ogni popolo a mano a mano deve esibirsi sul palco; ecco che quando sarà il momento dell’esibizione del popolo africano, questo non saprà con quale lingua parlare o quale tra le tante usanze imparate utilizzare; e Dio risponderà così ‘ il giorno che dovrete svilupparvi, non avrete nulla’ >.Ecco dunque che giungiamo alla conclusione che per ogni popolo ci devono essere dei valori culturali, senza i quali non avremmo le ‘’diversità’’, pur conservando ciascuno la

propria identità, e che solo relazionandosi si può superare ogni forma di razzismo e diventare ‘’ cittadini del mondo ’’. Luca I A

Il giorno giovedì 18 marzo 2010 ……. no , troppo scontato , troppo usato; penso che sia meglio se

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inizi così: Martin, un ragazzo Camerunense arrivò parecchi anni fa in Europa per studiare, con molte speranze e una grinta pazzesca; ben presto però si accorse che stava studiando solo la storia della civiltà europea partendo da quella greca, che non aveva nulla a che fare con lui; ma una volta finito il ciclo di studi, capì che era suo diritto,forse un dovere, riscoprire la propria cultura, quella dei suoi nonni e che ancor prima era appartenuta ai nonni dei suoi nonni . Così, senza pensarci due volte, iniziò a scrivere il libro che, poco tempo fa, ha presentato nella nostra scuola. Durante il suo discorso sono emersi dei concetti molto profondi e interessanti che caratterizzano la cultura africana. A me sono piaciute in particolare due frasi: “Ogni anziano che muore è come una biblioteca che brucia ”, infatti per una cultura che si basa sulla tradizione orale è una vera perdita un anziano che decede, perché questo significa perdere parte della propria cultura e quindi della propria identità, così se un libro andasse in fiamme noi perderemmo gran parte della nostra storia. Noi occidentali se muore una persona ,pensiamo alla perdita fisica e materiale non a quella “spirituale”. Martin ci ha detto anche un’altra frase: “Alle persone anziane dobbiamo rispetto, perché hanno visto la

luce del sole prima di noi e ne hanno goduto più di noi”; questa affermazione è meravigliosa; sta a significare che tutti dobbiamo rispetto a chi è più grande di noi ,perché è nato prima e avendo avuto a disposizione più giorni degli altri, ha raccolto più esperienza di cui farne tesoro. In occidente, con l’arrivo degli anni ’70 e ’80, tutto questo è sparito, nei giorni nostri ci sono ragazzi che offendono con parole volgari gli adulti con spirito di onnipotenza, se sgridati , si rivoltano in modo “animalesco”. Tutto questo è dovuto alla mancanza di una famiglia: infatti, qui in occidente, ci sono molte famiglie spezzate, famiglie allargate, convivenze,

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ragazze madri ………… Mentre in Africa il nucleo familiare composto da nonni, genitori, zii, cugini , fratelli, è molto compatto e provvede in prima linea all’educazione dei ragazzi , che sono tutti figli uguali di una stessa grande “madre terra”.

Marco I A

LETTERA ALLO SCRITTORE MARTIN NKAFU

PENSIERI ESPRESSI DALLO SCRITTORE:- Un anziano che muore è come una biblioteca che brucia- Una persona che prima di noi ha visto la luce del sole ne ha goduto ancora più noi.

Il pensiero dello scrittore Martin Nkafu, è stato molto chiaro, secondo questo infatti, si deve vivere una vita molto lunga, per diventare sapienti . Durante, questa vita, l’anziano avrà raccolto molte esperienze, da divulgare nelle nuove generazioni .Così lo scrittore paragona, le esperienze a una biblioteca, che con la morte dell’uomo brucia, finisce di esistere.Nella seconda frase, per alcuni versi molto simile alla prima, è molto chiaro, ciò che l’autore vuole esprimere, secondo questo si deve portare rispetto alle persone più anziane di noi, perché avendo per primi aperto gli occhi in questo mondo, hanno fatto più esperienze, per le quali noi dobbiamo portargli grande rispetto.Secondo Martin Nkafu, siamo tutti fratelli e sorelle e siamo tutti figli di Dio, siamo quindi tutti dei cittadini globali e con questo non sei uno straniero se vai in un luogo che non sia la tua terra natale, ma lo sei solo se pensi di esserlo.Infine un aspetto che mi ha colpito delle tradizioni africane, è il rispetto che hanno i parenti per i loro defunti. Facendo un esempio molto esplicito, qualche hanno fa, dopo la morte della madre, lo scrittore con la sua famiglia rivelò il testamento, nel

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quale si attestava che una terra posseduta da questa doveva essere data ad una famiglia Inglese, che sua madre aveva conosciuto molto prima. Questa non volle andare a viverci, così aveva deciso di venderla, ma la sua famiglia si oppose perché andava contro la loro tradizione e gli inglesi rinunciarono alla terra. Infine l’incontro con lo scrittore è stato, secondo me molto esauriente e interessante, perché ho conosciuto il pensiero africano, senza l’uso di libri,ma attraverso una fonte orale così veritiera e coinvolgente.

Michele I A