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G. Sofri, F. Sofri, Corsi di geografia © 2011, Zanichelli editore SpA 1 Unità 4 Cipro Svezia Finlandia Estonia Lituania Lettonia Danimarca Paesi Bassi Regno Unito Irlanda Slovacchia Romania Bulgaria Ungheria Polonia Rep. Ceca Slovenia Grecia Turchia Malta Italia Croazia Spagna Portogallo Francia Lussemburgo Belgio Germania Austria Macedonia L’Unione Europea Già durante la seconda guerra mondiale, pen- satori e politici come Altiero Spinelli (fon- datore, nel 1945, del Movimento federalista europeo), avevano sognato e poi cominciato a progettare l’unità dell’Europa. Essi ritene- vano che le rivalità e gli odi nazionali fossero alla radice della maggior parte delle guerre che avevano reso instabile il continente negli ultimi secoli; e che il solo modo di garantire una pace duratura agli stati europei fosse rap- presentato dallo sviluppo dell’unità politica fra di loro. Cominciò così, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, un lungo e spesso difficile cammino che avrebbe portato, at- traverso tappe successive, alla formazione dell’Unione Europea come noi la conosciamo oggi. Un cammino che non è ancora finito, che incontra ancora contraddizioni, divergenze, difficoltà di più tipi; ma che ha portato a suc- cessi ancora pochi decenni fa imprevedibili, e che ha comunque permesso all’Europa unita di vivere, al suo interno, un periodo di pace tra i più lunghi della storia. Nascita e sviluppo Istituzioni e trattati Politiche Allargamento La carta dell’Europa unita. Mostra i passaggi nella formazione dell’Unione Europea: in rosso l’Europa dei Sei (1957), in arancio gli stati aggiuntisi a formare l’Europa dei 15 (1995), in giallo i dieci stati che hanno portato all’Europa dei 25 (2004). Bulgaria e Romania sono entrate nel 2007; Turchia, Macedonia e Croazia sono in «lista d’attesa». Nascita e sviluppo

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1 Unità 4

Cipro

Svezia

Finlandia

Estonia

Lituania

LettoniaDanimarca

Paesi Bassi

Regno Unito

Irlanda

Slovacchia

Romania

Bulgaria

Ungheria

Polonia

Rep. Ceca

Slovenia

GreciaTurchia

Malta

Italia

Croazia

Spagna

Port

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Francia

Lussemburgo

Belgio Germania

Austria

Macedonia

L’Unione Europea

Già durante la seconda guerra mondiale, pen-satori e politici come Altiero Spinelli (fon-datore, nel 1945, del Movimento federalista europeo), avevano sognato e poi cominciato a progettare l’unità dell’Europa. Essi ritene-vano che le rivalità e gli odi nazionali fossero alla radice della maggior parte delle guerre che avevano reso instabile il continente negli ultimi secoli; e che il solo modo di garantire una pace duratura agli stati europei fosse rap-presentato dallo sviluppo dell’unità politica fra di loro.

Cominciò così, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, un lungo e spesso difficile cammino che avrebbe portato, at-traverso tappe successive, alla formazione dell’Unione Europea come noi la conosciamo oggi. Un cammino che non è ancora finito, che incontra ancora contraddizioni, divergenze, difficoltà di più tipi; ma che ha portato a suc-cessi ancora pochi decenni fa imprevedibili, e che ha comunque permesso all’Europa unita di vivere, al suo interno, un periodo di pace tra i più lunghi della storia.

Nascita e sviluppoIstituzioni e trattatiPoliticheAllargamento

La carta dell’Europa unita. Mostra i passaggi nella formazione dell’Unione Europea: in rosso l’Europa dei Sei (1957), in arancio gli stati aggiuntisi a formare l’Europa dei 15 (1995), in giallo i dieci stati che hanno portato all’Europa dei 25 (2004). Bulgaria e Romania sono entrate nel 2007; Turchia, Macedonia e Croazia sono in «lista d’attesa».

Nascita e sviluppo

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2Unità 4

Anche le lingue sono diverse: la maggior parte di quelle parlate all’interno dell’UE deri-va da un ceppo comune, quello indoeuropeo, ma l’ungherese, il finlandese e l’estone appar-tengono al ceppo ugrofinnico; altre lingue, co-me il basco e alcune parlate caucasiche, sono ciò che resta di lingue antiche, parlate prima dell’arrivo delle lingue indoeuropee.

La religione prevalente è quella cristiana, nelle sue diverse confessioni generatesi nel corso dei secoli, che oggi si dividono in quat-tro gruppi fondamentali: il cattolicesimo (per esempio in Italia, Francia, Spagna e Polonia), la Chiesa ortodossa (in Grecia e a Cipro), il protestantesimo (per esempio in Germania, in Svezia e in Finlandia), l’anglicanesimo (nel Regno Unito). La tabella alla pagina seguente mostra alcuni dati relativi ai 27 paesi dell’UE, prendendo in esame un certo numero di in-dicatori legati alla popolazione, all’economia, allo sviluppo sociale e tecnologico.

La geografi a dell’Unione EuropeaL’Europa dell’Unione si estende dalle regioni fredde del nord della Finlandia al clima medi-terraneo dell’isola di Cipro, dal clima atlan-tico di Lisbona, capitale del Portogallo, alle grandi pianure dal clima continentale dell’Un-gheria. Non fanno parte dell’UE, per loro scel-ta, la Norvegia, l’Islanda, la Svizzera e il Lie-chtenstein. Alcune nazioni dell’Unione sono molto popolate, come la Germania, che conta più di 82 milioni di abitanti, mentre altre, co-me Malta, ne contano poco più di 400000; la stessa isola di Malta però, essendo molto piccola, ha la più alta densità di popolazione della UE: 1300 abitanti per km2, contro i 16 della Finlandia e i 21 della Svezia.

Gli stati che fanno parte dell’Unione Eu-ropea hanno economie molto diverse; il Pro-dotto Interno Lordo pro capite può variare di diverse migliaia di dollari statunitensi, a se-conda delle attività economiche del paese.

Alcuni principi ispiratori dell’UE

Dalla CEE all’UE – Le date

L’UE nasce per la volontà dei popoli europei di superare le divisioni cercando l’unità nella di-versità, cioè restando comunque fedeli alla pro-pria identità nazionale e orgogliosi della propria storia. Si fonda su alcuni valori condivisi, come il rispetto della libertà, della democrazia, della tolleranza e del pluralismo delle idee, dello sta-to di diritto e della sua laicità (vale a dire della distinzione tra vita politica e fedi religiose). An-cora, tra i princìpi che fondano l’unità politica e culturale europea troviamo la giustizia sociale e la solidarietà; e, soprattutto, il riconoscimento dell’eguaglianza tra tutte le persone, della dignità e dei diritti di ogni cittadino.

L’UE promuove il benessere dei popoli; il progresso scientifi co e tecnologico; la si-curezza; la salute dei cittadini; la tutela del consumatore. Ripudia la guerra, la pena di morte, la tortura, la schiavitù e i trattamenti inumani o degradanti. Molto importante è il principio di non discriminazione, volto a ga-rantire una parità di trattamento per tutti gli esseri umani: uomini e donne, eterosessuali e omosessuali, persone in situazione di han-dicap o meno, persone di diversa nazionalità, religione, condizione sociale, età.

I temi della tutela dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile sono presenti sia nelle

politiche specifi camente ambientali sia nelle altre politiche comunitarie, ad esempio per quanto riguarda l’energia e i trasporti.

Sul piano economico, l’UE appoggia po-litiche che favoriscano la competizione tra operatori economici, ma che contempora-neamente mirino alla piena occupazione, al progresso sociale e all’eliminazione della po-vertà. Chiede agli stati membri di garantire un mercato interno in cui la concorrenza sia libera e non falsata, in cui i prezzi siano stabili e la crescita economica equilibrata.

1957 – A Roma viene fi rmato il trattato che istituisce la Comunità Economica Europea (CEE), che comprende sei stati: Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Repubblica Federale Tedesca. Gli obiettivi della CEE sono: la promozione della libera circolazione di per-sone, servizi, capitali nell’ambito dei paesi membri; la realizzazione di un mercato comu-ne tra i paesi membri attraverso la progressi-va abolizione delle barriere doganali interne; l’uniformazione delle normative nazionali nei settori commerciale, agricolo e sociale.1973 – Danimarca, Irlanda e Regno Unito en-trano nella CEE: nasce l’Europa dei Nove.1979 – Si tengono le prime elezioni a suffra-gio universale del Parlamento europeo.1981 – La Grecia entra nella CEE. 1986 – Portogallo e Spagna entrano nella Cee: nasce l’Europa dei Dodici. 1993 – Entra in vigore il Trattato sull’Unio-ne Europea (UE), fi rmato nel 1992 a Maa-stricht (Paesi Bassi). Tra i punti fondamentali,

una politica estera e di sicurezza comune e una cooperazione nel settore della giustizia. La CEE prende il nuovo nome di Unione Europea (UE). 1995 – Entrano nell’UE Austria, Finlandia e Svezia: nasce l’Europa dei Quindici. Entra in vigore l’accordo di Schengen, che sanci-sce l’eliminazione dei controlli alle frontiere comuni istituendo un regime di libera circo-lazione. All’accordo, fi rmato originariamen-te nel 1985 a Schengen (Lus semburgo) da cinque paesi, aderiranno in tempi diversi an-che gli altri membri dell’UE (con l’eccezione di Irlanda e Regno Unito) e alcuni paesi non membri (Islanda, Norvegia e Svizzera).1998 – Viene istituita la Banca Centrale Eu-ropea (BCE). Essa stabilisce che undici paesi soddisfano le condizioni necessarie per l’ado-zione della moneta unica (euro). 2002 – L’euro diventa la moneta circolante negli undici paesi designati dalla BCE: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda,

Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna; a questi si aggiunge la Grecia. 2004 – Dieci nuovi paesi entrano a far parte della UE: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. L’UE ha così 25 membri (la «zona euro» resta circoscritta a 12 paesi). Viene indetto un referendum popolare per rati-fi care una proposta di Costituzione europea la cui entrata in vigore permetterebbe di unifi care e sostituire tutti i precedenti trattati. In Francia e nei Paesi Bassi prevalgono gli elettori contrari; la Costituzione europea non entra in vigore.2005 – Croazia, Turchia e Macedonia otten-gono lo status di paese candidato all’ingres-so nell’UE.2007 – Bulgaria e Romania entrano nell’UE, che diventa così a 27 stati. La Slovenia entra nella «zona euro».2008 – Cipro e Malta entrano nella «zona euro».2009 – La Slovacchia entra nella «zona euro».

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3 Unità 4

L’Unione Europea

Nascita e sviluppoIstituzioni e trattatiPoliticheAllargamento

legislativo e di controllo sulla Commissione europea, oltre a votare il bilancio dell’UE.

Il Consiglio europeo è il principale orga-no politico dell’Unione. In esso si riuniscono, perlopiù due volte all’anno, i capi di stato o di governo e i ministri degli esteri dei paesi membri, più il presidente e un membro della Commissione europea. A esso spetta delibe-rare sulle linee politiche di fondo dell’Unione. Il Consiglio dell’Unione Europea (o Consi-glio dei Ministri dell’UE) è composto invece da un ministro di ciascuno stato membro, che prende decisioni in nome del proprio paese. Se l’ordine del giorno del Consiglio prevede una discussione su problemi legati all’agricoltura, sono i ministri dell’Agricoltura a comporlo,

La Commissione europea è composta da 27 membri, uno per ogni stato europeo, nomina-ti dai governi nazionali. Svolge funzioni simili a quelle di un governo, è garante del rispetto dei trattati europei e controlla che questi ven-gano correttamente applicati.

Il Parlamento europeo comprende oggi 785 membri divisi tra i diversi paesi europei in proporzione alla loro popolazione. È organiz-zato in gruppi politici che raccolgono grandi partiti, come il Partito Popolare Europeo e il Partito Socialista Europeo, e formazioni più piccole, come il Gruppo Verdi/Alleanza Libera Europa. Il Parlamento europeo è l’unica istitu-zione internazionale eletta democraticamente a suffragio universale diretto; esso ha potere

STATI TARGHEINTERNAZIONALI

ISU POSIZIONENELLA

GRADUATORIA MONDIALE

PIL PRO CAPITEIN $ USA

SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA

M F

NUMERO DI MEDICI PER 1000 ABITANTI

NUMERO DI PC

PER 1000ABITANTI

TELEFONI CELLULARIPER 1000ABITANTI

Austria A 14 50098 77 83 3,8 607 1289

Belgio B 17 47108 77 82 4 417 1128

Bulgaria BG 56 6857 69 76 3,7 90 1402

Rep. Ceca CZ 35 21027 74 80 3,6 274 1353

Cipro CY 30 32772 78 82 2,5 334 1177

Danimarca DK 13 62626 76 81 3,2 549 1201

Estonia EST 42 17299 67 79 3,3 522 1897

Finlandia FIN 12 51989 76 83 2,7 500 1290

Francia F 11 46016 78 84 2,7 652 936

Germania D 23 44660 76 82 3,4 656 1299

Grecia GR 18 32005 77 81 5 94 1235

Irlanda IRL 5 61810 77 82 2,9 582 1152

Italia I 19 38996 79 84 3,7 370 1486

Lettonia LV 44 14997 66 77 3,1 245 974

Lituania LT 43 14086 65 77 4,3 183 1490

Lussemburgo L 9 113044 78 83 2,7 673 1498

Malta M 36 20202 77 82 3,9 165 945

Paesi Bassi NL 6 52019 78 82 3,8 912 1211

Polonia PL 39 13799 71 80 2,2 169 1087

Portogallo P 33 22997 75 81 3,4 172 1398

Regno Unito GB 21 43785 78 82 2,5 802 1238

Romania RO 62 9292 69 76 1,9 192 1146

Slovacchia SK 41 17630 70 78 3,1 514 1024

Slovenia SLO 26 27149 75 82 2,3 425 1027

Spagna E 16 35331 77 84 3,7 393 1114

Svezia S 7 52790 79 83 3,5 881 1137

Ungheria H 38 15542 69 77 3 256 1222

Istituzioni e trattati

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4Unità 4

ropea esercitano il potere legislativo, sulla base di proposte avanzate dalla Commissione.

Altre istituzioni hanno un ruolo importan-te. La Corte di Giustizia valuta le controversie causate da ricorsi di stati o istituzioni e se le decisioni sono conformi ai trattati. La Corte dei Conti controlla la buona gestione delle ri-sorse di bilancio.

Il Consiglio d’Europa (da non confondere con il Consiglio dell’Unione Europea) non è una istituzione UE, bensì un’organizzazione nata nel 1949 per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali, di cui fanno parte numerosi stati europei.

mentre sono i ministri del Lavoro a essere membri del Consiglio quando all’ordine del giorno ci sono temi legati all’occupazione.

La Banca Centrale Europea è un’istituzio-ne nata nel 1998; è diretta da un Consiglio di sei membri e comprende tutti i Governatori delle banche centrali nazionali degli stati che partecipano all’euro. La BCE fissa gli obietti-vi della politica monetaria, emette banconote e monete in euro, gestisce le riserve valutarie depositate nella sua sede dai paesi dell’UE e cerca di assicurare la stabilità dei prezzi; è pie-namente indipendente dai governi nazionali.

Il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Eu-

L’UE può obbligare uno stato membro a fare qualcosa?

L’Unione Europea rispetta il principio di sussidiarietà, in base al quale le decisioni devono essere adottate il più vicino possi-bile al cittadino. (Più in generale, il termine sussidiarietà indica la tendenza a limitare l’intervento delle istituzioni pubbliche ai set-tori di rilevante interesse generale, lasciando ampio spazio all’iniziativa privata e locale: di singoli individui, società, cooperative, asso-ciazioni di volontariato.) Perciò, nei settori che non sono di sua esclusiva competenza, l’UE interviene solo quando la sua azione è considerata più effi cace di quella intrapresa a livello nazionale, regionale o locale. Esi-stono diversi tipi di atti giuridici che l’UE può emettere per indurre gli stati a raggiungere certi obiettivi.

Regolamento comunitario: è obbliga-torio in tutte le sue parti e si applica diret-

tamente in tutti gli stati membri, come una legge nazionale.

Direttiva comunitaria: vincola uno o più stati membri a raggiungere un certo ri-sultato, ma lascia a ogni stato la libertà di scegliere la forma e i mezzi da usare per realizzare gli obiettivi. Non si applica auto-maticamente: ogni stato deve recepire la Direttiva, adeguando a essa la propria legi-slazione.

Decisione comunitaria: rivolta a un de-stinatario espressamente indicato (per esem-pio uno stato membro, o una categoria di cittadini), è obbligatoria e si applica diretta-mente in tutte le sue parti.

Raccomandazione comunitaria e Pa-rere comunitario: suggeriscono entrambi una linea di condotta, ma in modo non vin-colante.

Altri atti: risoluzioni, conclusioni, comu-nicazioni, accordi interistituzionali, libri verdi, libri bianchi; strategie, azioni comuni, posi-zioni comuni, decisioni, decisioni quadro, convenzioni.

(Come si vede, l’UE ha diversi tipi di strumenti giuridici: si discute su possibili forme di sem-plifi cazione.)

Se uno stato membro viene meno ai suoi obblighi, la Corte di Giustizia può, dopo una procedura piuttosto complessa, imporgli come pena il pagamento di una somma.

Palazzo del Parlamento Europeo a Strasburgo.Il palazzo sorge sulla riva di un affl uente del Reno, che attraversa la città e confl uisce poco dopo nel Reno. Il Parlamento viene eletto ogni cinque anni (dal 1979) a suffragio universale. Gli europarlamentari rappresentano gli interessi dei cittadini dell’Unione, non quelli del loro paese, e si organizzano all’interno del Parlamento in base a criteri politici. [newphotoservice/Shutterstock]

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5

L’Unione Europea

Unità 4

Nascita e sviluppoIstituzioni e trattatiPoliticheAllargamento

una forte vigilanza in materia di ordine pubbli-co, traffici illeciti e criminalità organizzata.

Il trattato di MaastrichtPartita come integrazione di carattere preva-lentemente economico nei settori del commer-cio, dell’agricoltura e dell’energia, la Comu-nità ha via via esteso il suo campo di azione, potenziando il coordinamento delle politiche economiche e monetarie. Nel gennaio 1999 si è avviata la fase finale dell’Unione econo-mica e monetaria (UEM), che ha portato gra-dualmente alla sostituzione di tutte le monete dei paesi aderenti con l’euro; la nuova moneta ha cominciato a circolare dal gennaio 2002. L’azione dell’Unione Europea investe inoltre sempre nuove sfere: l’ambiente, le politiche so-ciali, la politica estera, la difesa, la giustizia. La svolta risale al 1992, quando fu firmato a Ma-astricht (una piccola città olandese) il Trattato dell’Unione Europea, che fornì una tabella di marcia chiara: oltre alla moneta unica europea l’apertura dei confini tra gli stati membri, una politica sociale di riduzione delle differenze tra zone ricche e zone povere, l’allestimento di una forza militare europea autonoma.

A questo progetto non hanno però parte-cipato allo stesso modo tutti i paesi europei. Alcuni stati non hanno soddisfatto i rigorosi parametri economici imposti dal trattato di Maastricht (controllo del tasso di infl azione, del defi cit statale, del debito pubblico). In al-cuni stati, il parlamento o i cittadini (attraver-so referendum, come in Svezia) si sono espres-si contro l’adozione dell’euro.

Attualmente, fanno parte dell’area dell’eu-ro 16 paesi: Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Sono autoriz-zati a emettere euro anche tre piccoli stati non membri dell’UE, cioè il principato di Monaco, San Marino e il Vaticano.

Hanno invece mantenuto fi nora le loro va-lute nazionali 11 stati membri dell’UE: Bulga-ria, Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Svezia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Un-gheria, Polonia, Romania.

La libera circolazione delle persone: lo «spazio Schengen»Nel 1995 è entrata in vigore la Convenzione di Schengen, dal nome della città del Lussembur-go nella quale, nel 1985, Francia, Germania e i tre stati del Benelux firmarono un accordo per istituire uno spazio di libera circolazione delle persone, affinché non fosse più necessa-rio esibire il passaporto alle frontiere.

Alla Convenzione hanno poi aderito, in mo-menti diversi, anche gli altri membri dell’UE, con l’eccezione di Regno Unito e Irlanda (per Bulgaria, Romania e Cipro la partecipazione all’area Schengen non è ancora completa). Hanno inoltre aderito tre stati non apparte-nenti all’Unione Europea: Norvegia, Islanda e Svizzera. Una carta dello spazio Schengen si trova nel capitolo Le migrazioni.

Tra gli stati aderenti agli accordi di Schengen sono stati aboliti i controlli alle frontiere; negli aeroporti sono stati aperti sportelli per il passag-gio rapido dei cittadini di questi paesi, che evi-tano gli accurati controlli riservati ai viaggiatori provenienti dagli stati non firmatari.

La libertà di circolazione tra i paesi dell’area Schengen implica un maggior controllo alle frontiere esterne dell’area (cioè alle frontiere con gli stati che non aderiscono agli accordi) e

L’Unione Europea e gli studenti

Scuole e università degli stati membri dell’UE possono partecipare a varie forme di collaborazione con altre scuole e università europee, compresi scambi di stu-denti e docenti.

Il Programma di apprendimento permanente (Life-long Learning Programme, LLP) riunisce tutte le iniziati-ve dell’UE nell’ambito dell’istruzione e della formazio-ne dal 2007 al 2013. Comprende 4 sottoprogrammi – Comenius per le scuole, Erasmus per le università, Leonardo da Vinci per la formazione professionale e

Grundtvig per l’educazione degli adulti – più un pro-gramma trasversale che assicura il collegamento tra i 4 sottoprogrammi, coprendo l’intero processo dell’ap-prendimento permanente e promuovendo, tra l’altro, l’apprendimento delle lingue e l’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Il programma LLP ha tra i suoi obiettivi quello di mi-gliorare la qualità dei sistemi di istruzione e formazio-ne nei paesi membri, promuovendo la cooperazione e la mobilità tra di essi.

Per circolare liberamente. Sopra: documento per la libera circolazione nello spazio Schengen; sotto: cartello UE che indica l’ingresso in Francia. [Volodin/Shutterstock; Fan travelstock/Alamy]

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TELEFONI CELLULARI NELL’UE

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STATI

ITALIA 1897

La politica agricola è stata completamente trasferita dai singoli stati all’UE: a essa spetta la competenza esclusiva su qualsiasi decisione sia necessaria in materia di agricoltura. La PAC ha cercato, nel corso degli anni, di raggiunge-re diversi obiettivi, quali il mantenimento di prezzi ragionevoli per i consumatori europei e di buone remunerazioni per gli agricoltori, il raggiungimento di una buona competitività nel settore agricolo per poterlo adeguare alle richieste del mercato mondiale e l’incremento della produttività dell’agricoltura.

Per questo, nel 1962 furono stabiliti tre

La Politica Agricola Comune (PAC)L’agricoltura è sempre stata un settore fon-damentale del mercato comune europeo, fin dalla sua origine. Quando nacque la CEE, alla fine degli anni Cinquanta, l’Europa doveva potersi approvvigionare di prodotti alimen-tari a prezzi bassi in un periodo in cui si sen-tivano ancora le conseguenze della carenza alimentare causata dalla seconda guerra mon-diale. Così, già nel 1962, nacque la PAC, una delle politiche più importanti ancora oggi, fra quelle dell’Unione Europea, anche perché as-sorbe quasi la metà del bilancio comunitario.

PIL pro capite e telefoni cellulari. In alto: Il grafi co mostra il PIL pro capite dei paesi dell’Unione Europea (in dollari USA). La loro media è di 35775 $: poco più del PIL della Spagna. In basso: Il grafi co confronta il numero di telefoni cellulari ogni 1000 abitanti nei 27 stati dell’UE.

PIL PRO CAPITE

Austria

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Politiche

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7 Unità 4

L’Unione Europea

Nascita e sviluppoIstituzioni e trattatiPoliticheAllargamento

La Costituzione europeaCon l’allargamento dell’UE a 10 nuovi pae-si, avvenuto nel 2004, si avvertì la necessità di adeguare la normativa europea alla nuo-va situazione; questa esigenza si aggiungeva a quella di creare un documento unificante, che avesse per l’UE un ruolo simile a quello che la Costituzione ha per uno stato. Il 29 ot-tobre 2004, i capi di stato o di governo dei 25 paesi allora membri dell’UE (più gli allora candidati Bulgaria, Romania e Turchia, e la Croazia come osservatore) firmarono a Roma il Trattato che stabilisce una Costituzione per l’Europa, chiamato anche Costituzione euro-pea. Questo documento unificava diversi trat-tati precedenti, riordinandoli e semplificando-li allo scopo di rendere l’Europa allargata più efficace, più democratica e più trasparente. La Costituzione prevedeva anche alcune novità, come una riforma delle istituzioni (tra l’altro, erano attribuiti maggiori poteri al Parlamento europeo) e un maggiore chiarimento dei limiti tra i poteri dell’UE e quelli dei singoli paesi.

Fra i problemi che vennero allora più discus-si, senza raggiungere l’unanimità dei consensi, fu quello dell’indicazione o meno, nel pream-bolo della Costituzione, delle radici cristiane, o giudaico-cristiane, dell’Europa. Per alcuni, una citazione esplicita di un fatto storico pur ampia-mente riconosciuto, rischiava di trascurare altri apporti alla cultura europea, come quello dell’Il-luminismo, laico e razionalista, o quello di altre religioni, come l’islam, che pure ha esercitato in passato una notevole influenza (si pensi alla Spagna, alla Sicilia, ai Balcani), e che soprattut-to è divenuto una delle religioni numericamente più importanti nell’Europa di oggi.

Per entrare in vigore, la Costituzione europea doveva essere ratificata entro due anni da tutti i paesi membri dell’UE, ciascuno secondo le pro-prie procedure: alcuni per via parlamentare, al-tri attraverso un referendum popolare, altri con una procedura mista. Sedici paesi (più Bulgaria e Romania, successivamente entrate nell’UE) hanno ratificato il trattato. Ma nei referendum popolari che si sono svolti in Francia e nei Pae-

Euroscettici: tante posizioni diverse

Da tempo esistono molti atteggiamenti diversi nei riguardi dell’Unione Europea: semplifi can-do si parla talvolta di europeisti (favorevoli all’Unione Europea) ed euroscettici (contrari o quanto meno più diffi denti), ma il ventaglio di opinioni è assai più vasto e complesso.

Tra i cosiddetti euroscettici, alcuni temo-no la formazione di un grande stato europeo che cancelli le caratteristiche culturali e po-litiche delle singole nazioni; o temono che

l’apertura delle frontiere faccia entrare nel loro paese immigrati provenienti da paesi più poveri (per esempio dell’Europa orientale e centro-orientale) causando una concorrenza sempre più aspra per i posti di lavoro. Alcuni, poi, vedono l’UE come un organismo debole, troppo burocratico e lontano dagli interessi reali dei cittadini.

Alcuni paesi come Norvegia, Islanda e Svizzera hanno scelto di non aderire all’Unio-

ne Europea, per vari motivi tra cui il nazionali-smo e il timore di perdere l’identità culturale, l’effi ciente organizzazione statale o la forza dell’economia del proprio paese.

Ma anche tra i paesi che hanno aderito si trovano posizioni diverse, con stati più o meno prudenti nell’accettare il coinvolgimen-to nell’UE: alcuni, per esempio, hanno scelto di non aderire alla Convenzione di Schengen o di non adottare l’euro come propria moneta.

Costituzione europea sì o no? Manifesti elettorali in Francia in occasione del referendum sulla Costituzione europea («bocciata»dai francesi).[Franck Prevel/AP/SIPA]

princìpi fondamentali del mercato agricolo comune: – l’unificazione del mercato, e cioè la libera

circolazione dei prodotti agricoli nell’am-bito degli stati membri;

– la priorità negli scambi per i prodotti agri-coli dell’UE, grazie anche a prezzi mante-nuti più bassi di quelli dei prodotti impor-tati;

– la solidarietà finanziaria tra gli stati mem-bri dell’UE per quanto riguarda le spese per l’applicazione della PAC, che sono sostenu-te da un fondo UE e non dai singoli stati.

Nel corso degli anni gli obiettivi iniziali del-la PAC sono stati raggiunti, ma la politica agricola comune ha incontrato numerose difficoltà: per esempio, il fenomeno della so-vrapproduzione che ha creato eccedenze di prodotti (arance, mele, latte) e una crescita notevole delle spese agricole per il bilancio dell’Unione. Gli agricoltori e gli allevatori sono stati spesso costretti a rinunciare alla vendita di parte delle loro produzioni per non eccedere le quote stabilite in ambito co-munitario, paese per paese; questo ha spessogenerato accese proteste, anche in Italia.

Nel 2003, i ministri europei dell’agricoltu-ra hanno approvato una radicale riforma del-la PAC: gli agricoltori sono stati lasciati liberi di produrre ciò che esige il mercato, rispettan-do norme più severe di salvaguardia ambien-tale, sicurezza alimentare e protezione degli animali. La sicurezza alimentare è molto im-portante: il consumatore chiede generi sicuri dal punto di vista sanitario. Discussi sono gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati), che secondo alcuni potrebbero causare un pe-ricolo per la salute, anche se questo non è stato finora accertato. Nell’UE, fino a oggi, gli OGM non sono ammessi come prodotto di scambio comunitario, ma alcuni paesi, come Germa-nia e Francia, studiano come la genetica possa essere applicata all’agricoltura, e la Spagna ha numerosi campi coltivati con piante genetica-mente modificate.

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si Bassi nel 2005, i contrari hanno prevalso sui favorevoli. Il processo di ratifica è stato quindi interrotto anche nei 7 stati (Danimarca, Irlan-da, Polonia, Portogallo, Svezia, Regno Unito, Repubblica Ceca) che non lo avevano ancora completato, e si è avviato un periodo di rifles-sione e discussione. Secondo alcuni sondaggi, i principali fattori che hanno portato al rifiuto della Costituzione in Francia e nei Paesi Bas-si sono la formulazione del testo (considerato da alcuni troppo liberale, da altri poco attento ai problemi sociali ecc.), scarsa informazione, scarsa fiducia nei leader politici, timore di per-dere la sovranità nazionale o di subire effetti ne-gativi sull’occupazione e sull’economia.

Nel 2007 si è iniziato un lavoro di modifica della Costituzione europea, che è stata riscrit-ta in forma ridotta sotto il nome di Trattato di riforma (o Trattato di Lisbona). Il trattato è in corso di ratifica da parte degli stati dell’UE.

La politica estera dell’UnioneCon il Trattato di Maastricht, nel 1993, è sta-ta avviata tra gli stati dell’Unione Europea una Politica estera e di sicurezza comune (PESC) che mira al raggiungimento della sicurezza degli stati membri, al mantenimento della pace (in quel periodo, nella ex Iugoslavia si stava com-battendo una guerra), al rafforzamento della democrazia e al rispetto dei diritti dell’uomo.

La Politica europea di sicurezza e dife-sa (PESD) è parte della PESC, la politica estera dell’Unione. Essa deve gestire eventuali crisi e prevenire i conflitti con mezzi militari e civili, cioè organizzare missioni umanitarie e di pace. La prima operazione è stata avviata nel genna-io 2003, in Bosnia, dove la missione di polizia dell’Unione Europea è subentrata alla Forza di polizia internazionale delle Nazioni Unite.

Ma non si è raggiunto ancora l’obiettivo di una vera politica estera dell’Unione che possa sostituire le politiche nazionali, ed è ancora lungo il cammino verso un esercito comune.

Le sedi più importanti degli organismi comunitari

Bruxelles, in Belgio, è la sede del Consiglio dell’Unione Europea, della Commissione eu-ropea, del Parlamento europeo (per le sessio-ni straordinarie e le commissioni parlamenta-ri), del Consiglio Economico e Sociale e del Comitato delle Regioni.

Strasburgo, in Francia, ospita le sessioni plenarie del Parlamento europeo ed è la sede del Consiglio d’Europa e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo; queste non sono isti-tuzioni dell’UE, ma organismi autonomi che hanno avuto però un ruolo importante nello sviluppo dell’integrazione europea.

A Lussemburgo, nell’omonimo stato, han-no sede la Corte di Giustizia, la Corte dei Conti, la Banca Europea per gli investimenti, il Segre-

tariato del Parlamento europeo e il grande Centro di Traduzione per gli organismi dell’UE. Le istituzioni comunitarie lavorano nelle 23 lin-gue uffi ciali dell’Unione Europea allargata: il lavoro di traduzione coinvolge decine e decine di persone nell’arco di una seduta importante.

Francoforte, in Germania, è la sede della Banca Centrale Europea.Queste sono le quattro città che ospitano le istituzioni più importanti dal punto di vista po-litico ed economico, ma molte altre sono sedi di organismi rilevanti. A L’Aja, nei Paesi Bassi, ha sede l’EUROPOL (Polizia Europea) e sono stati istituiti i Tribunali per i crimini di guerra nell’ex Iugoslavia e in Ruanda; a Copenaghen, in Danimarca, si riunisce l’Agenzia Europea per

l’Ambiente; Lisbona, in Portogallo, ospita l’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze; a Parma, in Italia, ha sede l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare; a Vienna, in Austria, si trova l’Osservatorio Eu-ropeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia.

Inoltre, dal 1985 l’UE affi da ogni anno a una città, o a più di una, il compito di sostene-re la cultura europea organizzando particolari eventi (incontri culturali, mostre d’arte ecc.); nel 2000, per esempio, sono state capitali europee della cultura diverse città, fra le quali Praga, nella Repubblica Ceca, Avignone, in Francia, e Bologna; nel 2004, Lille, in Fran-cia, e Genova. Nel 2010 sarà la volta di Essen (Germania), Pécs (Ungheria) e Istanbul.

Il palazzo del Consiglio dell’Unione a Bruxelles. Il Consiglio dell’Unione Europea svolge diverse funzioni fondamentali: esercita il potere legislativo insieme al Parlamento europeo, coordina le politiche economiche generali degli stati membri, conclude gli accordi internazionali. Condivide con il Parlamento il potere di bilancio, cioè di disporre delle risorse economiche dell’Unione; prende le decisioni necessarie alla defi nizione e all’attuazione della politica estera e di sicurezza comune; coordina le azioni degli stati membri in materia giudiziaria e penale. [Massimo Pacifi co/Tips]

Il grattacielo della Banca Centrale Europeaa Francoforte.[Walter Zerla/Tips]

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L’Unione Europea

problema dei diritti della minoranza curda, molti chiedono che la Turchia riconosca il genocidio degli armeni, avvenuto in più fasi, principalmente nel corso della prima guerra mondiale. Il governo turco continua a rifiu-tare di riconoscere questa responsabilità, an-zi perseguita intellettuali, scrittori e giorna-listi che la sostengono. Inoltre gli avversari dell’ingresso della Turchia nell’UE mettono in evidenza il carattere asiatico e non euro-peo di questo paese, nonché le sue dimensio-ni demografiche e il tasso di crescita tali da suscitare il timore di un’assunzione, da parte di questo nuovo entrato, di un ruolo eccessi-vo nell’Unione.

I sostenitori dell’ingresso segnalano invece una serie di elementi positivi. Il primo di essi è rappresentato dall’essere la Turchia, fin dagli anni Venti del secolo scorso, il più laicizzato tra i paesi musulmani, e anche il più vicino all’Europa, per costumi e cultura (nonché per contatti storici: si pensi all’estensione che ebbe nell’Europa centro-orientale l’impero ottomano). Molti temono che respingere e deludere l’aspirazione dei turchi a entrare in Europa significhi abbandonare quel grande paese nelle braccia dell’integralismo islami-co, in esso già presente in forma moderata nel parlamento e nello stesso governo, in forma radicale in gruppi terroristici già più volte san-guinosamente attivi.

Si discute molto del ruolo di «ponte» tra Europa e Asia che la Turchia riveste: il dilem-ma è fra chi vorrebbe usare il ponte per attra-versarlo e migliorare i rapporti con l’Oriente musulmano e chi invece vorrebbe addirittura chiuderne l’ingresso.

Possibili allargamenti futuriTre paesi (Croazia, Macedonia e Turchia) hanno ricevuto lo status di candidati all’in-gresso nell’UE. Hanno lo status di potenziali candidati Albania, Bosnia-Erzegovina, Mon-tenegro, Kosovo, Serbia e Islanda. Altri paesi dell’Europa orientale, come Ucraina e Moldo-va, potrebbero poi essere coinvolti nell’allar-gamento.

C’è chi ritiene che in futuro l’UE potrebbe allargarsi anche ai paesi del Caucaso (Arme-nia, Azerbaigian, Georgia), alla stessa Russia e a Israele (secondo alcuni anche a un’auspica-bile futura Palestina indipendente), se un gior-no le frontiere dell’UE arrivassero a coincidere con quelle del Consiglio d’Europa.

Il recente allargamento verso EstNel 2004, dieci nuovi paesi sono entra-ti nell’Unione Europea; nel 2007 altri due. Molti di questi stati, appartenenti all’Europa centro-orientale, hanno fatto parte per decen-ni del blocco orientale, dominato dall’Unione Sovietica, ma negli anni Novanta del secolo scorso hanno scelto il sistema capitalistico e la democrazia. Hanno liberalizzato la produ-zione e il commercio, hanno aperto i mercati agli scambi internazionali, hanno privatizzato le imprese statali: per questo hanno raggiunto quei risultati economici necessari per entrare nell’UE.

La Turchia, che da anni aspira a fare parte dell’UE, resta ancora in «lista d’attesa», insie-me alla Croazia e alla Macedonia, che hanno ottenuto lo status di paese candidato. La UE ri-tiene che la Turchia non abbia fatto passi suf-ficienti per l’ammissione, non tanto sul piano economico quanto su quello dei diritti dell’uo-mo, soprattutto nei riguardi delle minoranze etniche, in primo luogo di quella curda.

Negli ultimi anni il governo turco ha preso alcuni provvedimenti che hanno attenuato la diffidenza dei membri della Unione Europea, ma che agli avversari del suo ingresso nell’UE non appaiono ancora sufficienti. Oltre al

Manifestazione ad Ankara contro l’entrata della Turchia nell’UE. L’argomento è molto discusso non solo nell’UE, ma anche in Turchia. [BULENT/A.A./Olycom]

Allargamento

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volta in volta, in diversi modi: «Europa a più velocità», «Europa a geometria variabile», «Europa a cerchi concentrici», «Europa ‘alla carta’» ecc.

Europa e resto del mondoLa collocazione geografica della Turchia (uni ta alle sue vicende passate) richiama subito alla mente il problema del Mediter-raneo, le cui sorti sono sempre state unite a quelle dell’Europa meridionale dalla geo-grafia e dalla storia. Dalla Spagna ai Balcani alla Grecia (ovviamente con l’Italia in una posizione particolarmente rilevante) l’Euro-pa meridionale ha intessuto con il Norda-frica e con la parte mediterranea del Medio Oriente una rete di rapporti di ogni tipo (cul-turali, economici ecc.), a volte pacifici, altre bellicosi. Oggi, per citare solo alcuni degli aspetti di quella rete, si possono ricordare il

Nelle istituzioni europee sono presenti posizioni diverse, più o meno favorevoli a un rapido allargamento. Alcuni propongono un sistema di relazioni internazionali alternati-vo all’allargamento. Si discute anche di una maggiore flessibilità dell’adesione all’UE, e della possibilità che alcuni paesi approfondi-scano più di altri la propria collaborazione. Il nucleo più integrato potrebbe essere forma-to, per alcuni, dai paesi che aderiscono all’eu-ro; per altri, dai grandi paesi che si identifi-cano almeno in parte con i paesi fondatori della Comunità Europea; per altri ancora, da un’avanguardia che proceda più velocemen-te degli altri sulla strada dell’integrazione politica, senza essere frenata dalla difficol-tà di ottenere l’unanimità dei consensi di un numero crescente di stati. La separazione tra i diversi livelli dovrebbe essere temporanea secondo alcuni, permanente secondo altri. Le varianti di queste idee sono state chiamate, di

Condizioni per entrare nell’UE

L’euro

Per poter entrare nell’UE, uno stato deve rispettare alcuni criteri:– geografi ci: essere uno stato euro-

peo;– politici: istituzioni democratiche

stabili che garantiscano lo stato di diritto, il rispetto delle libertà fon-damentali e dei diritti dell’uomo, la tutela delle minoranze;

– economici: economia di mercato affi dabile, capacità di fronteggiare le forze del mercato e la concor-renza all’interno dell’UE;

– accettazione degli obblighi de-rivanti dall’adesione all’UE e degli obiettivi dell’unione poli-tica, economica e monetaria. I paesi candidati devono recepire

nell’ordinamento nazionale tutti gli obblighi derivanti dall’adesio-ne all’UE e applicarli a partire dal-la data in cui l’adesione diventa effettiva.

L’adesione di un nuovo stato all’UE, per diventare effettiva, deve essere ratifi cata da tutti gli stati membri e dal paese candidato.

Cipro

Finlandia

Paesi Bassi

Irlanda

Slovenia

Grecia

Malta

ItaliaSpagna

Port

ogal

lo

Francia

Lussemburgo

BelgioGermania

Austria

Irlanda

Grecia

Slovacchia

I paesi dell’area dell’euro. Nei prossimi anni dovrebbero entrare nell’area altri paesi tra cui Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica Ceca.

Alla fi ne del 1995 in un summit, cioè in un incontro fra le più alte autorità europee, venne scelto il nome

euro: semplice, scritto nello stesso modo (anche se si pronuncia diversa-

mente) in tutte le lingue uffi ciali dell’UE, capace di richiamare direttamente il termine Eu-ropa. Il valore di un euro è poco meno di 2000 lire, la nostra moneta precedente. Le monete metalliche in

euro sono otto. Diversamen-te dalle banconote, che sono

uguali in tutti i paesi, le monete hanno una faccia comune e una

nazionale: la faccia comune rappresenta una carta dell’Europa, mentre la scelta del disegno della faccia nazionale è stata lasciata ai vari paesi. In Italia, per esempio, sulla moneta da due centesimi, da dieci centesimi e da due euro la faccia naziona-le riproduce rispettivamente la Mole Antonelliana di Torino, il viso della Venere del pittore Sandro Botti-celli e il profi lo di Dante Alighieri. Nelle monete degli altri stati ci sono profi li di sovrani, cattedrali, fi ori, monumenti, animali.

Alcuni euro.[ImageState/Alamy]

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nitense e più di recente dalla globalizzazione, che ha attenuato il ruolo degli stati nazionali e dei confini tra i diversi mercati.

Negli ultimi decenni, l’UE si è affiancata ai singoli stati europei nel promuovere accordi e progetti economici comuni nei confronti di altre parti del mondo, anche se l’ancora in-completa unificazione economica e politica lascia sempre ampio spazio all’iniziativa dei singoli stati.

L’area del mondo che ha acquistato e con-tinua ad acquistare un’importanza sempre maggiore anche dal punto di vista europeo è quella rappresentata dal Pacifico e soprattutto dall’Asia orientale e meridionale. La crescita impressionante dell’economia cinese e quella, appena meno rapida, dell’economia indiana (ma anche di altri paesi asiatici) rappresenta per l’Europa una sfida molto importante. Da un lato alcuni produttori europei sono preoc-cupati dall’arrivo in Europa di merci di prove-nienza asiatica, assai meno costose di quelle europee a causa del basso costo della manodo-pera. Dall’altro, proprio la crescita di grandi economie come quelle della Cina e dell’India, e la loro apertura a beni e investimenti stranie-ri, rappresentano prospettive importanti per l’economia europea. Dalla capacità di rispon-dere a questa sfida dipenderà probabilmente, in questo secolo, buona parte degli eventuali successi dell’Europa. Di un continente, cioè, che molti osservatori pessimisti vedono altri-menti condannato a un lento declino di fronte alla crescita di popoli e paesi più vitali e ricchi di voglia di emergere.

fatto che buona parte dell’immigrazione in Europa occidentale provenga dal Nordafri-ca e dalla Turchia, nonché, su un altro ter-reno, l’origine mediorientale o nordafricana di una parte notevole delle importazioni pe-trolifere e quindi dell’energia di cui l’Europa ha bisogno.

Ma i rapporti dell’Europa con il resto del mondo, sia storicamente, sia nell’attualità, non sono riducibili al Mediterraneo.

Della lunga storia dell’espansione e poi del-la colonizzazione europea, infine delle migra-zioni per lavoro, fra il XVI e il XX secolo, restano in buona parte del mondo le tracce. La prima di esse è rappresentata dalla forte presenza di popolazioni europee in varie parti del mondo (anglosassoni, ma non solo, nell’America Set-tentrionale e in Australia; iberici nell’America Centro-meridionale; olandesi e altri in Suda-frica e così via), eredi e discendenti dei primi colonizzatori o immigrati e figli e nipoti di im-migrati in epoche più recenti. Altre tracce so-no culturali: per fare solo due esempi fra i tanti possibili, in molti paesi africani o asiatici che furono colonie britanniche si va in auto con la guida a sinistra, e l’inglese è spesso la lingua ufficiale che permette di superare diversità etniche e linguistiche all’interno dello stesso paese. Altre ancora sono economiche. Paesi di colonizzazione francese, o inglese, o spagnola, hanno continuato ad avere rapporti economi-ci e commerciali privilegiati, rispettivamente, con Francia, Regno Unito o Spagna, anche se questo quadro è stato poi in parte modificato dalla crescita della presenza economica statu-

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L’Unione Europea

Le parole Alcuni termini giuridico-economici

Dazio. È una somma dovuta allo stato e, in passato, al Comune per l’entrata o l’uscita di merce dal suo territorio.Dogana. È l’uffi cio fi scale che ha l’inca-rico di riscuotere i tributi cui sono sotto-poste le merci che entrano nel territorio dello stato.Porre il veto, avere diritto di veto. Po-tere del membro di un Consiglio o altro organo deliberante di bloccare una deci-sione dello stesso.Referendum. Istituto giuridico con cui il popolo è chiamato a pronunciarsi me-diante votazione su questioni di interesse nazionale. Può essere, per esempio, un referendum abrogativo, che abolisce una norma legislativa esistente, o consultivo, che ha lo scopo di consultare gli elettori su un determinato argomento.Sessione. Seduta o serie di sedute colle-giali e periodiche di un’assemblea o un Consiglio (dei ministri, degli assessori).

Trattato. È l’atto consensuale con cui più soggetti di diritto internazionale (per esempio, stati) risolvono problemi o disci-plinano materie di comune interesse.Firma di un trattato. La fi rma di un trattato (da parte, per esempio, del Capo di stato o di governo di uno stato) è un atto con cui uno stato esprime il proprio interesse per un trattato e la propria in-tenzione di farne parte. La fi rma non è vincolante: il trattato sarà applicato in quello stato solo se e quando alla fi rma seguirà la ratifi ca.Ratifi ca di un trattato. Atto mediante il quale uno stato esprime il proprio defi -nitivo consenso a essere vincolato da un trattato. In generale, la ratifi ca consiste in un voto del Parlamento; in alcuni casi si richiede che il popolo si esprima diret-tamente per mezzo di un referendum. Dopo la ratifi ca, lo stato è tenuto ad ap-plicare il trattato.

Il marchio CE. L’Unione Europea è presente nella nostra vita quotidiana molto più di quanto crediamo. Ne è esempio il marchio CE, che deve essere apposto su alcuni tipi di prodotti per certifi care il rispetto dei requisiti di sicurezza previsti dalle direttive comunitarie che li riguardano. Questi prodotti non possono essere venduti nell’Unione Europea se il marchio CE non è ben visibile sull’apparecchiatura e/o su imballaggio, istruzioni per l’uso, tagliando di garanzia. I prodotti per i quali è obbligatorio il marchio CE appartengono a categorie molto varie, tra cui: occhiali da sole; telefoni cellulari e altri apparecchi per telecomunicazioni; radio; apparecchi elettrici ed elettronici in generale; giocattoli; ascensori; macchinari.

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