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4 LETTERE DAL MONDO

6 BREVISSIME

9 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPOLa filosofia della partecipazione in un paese

senza pace e sviluppodi Giuseppe Costa

13 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPOIl volontariato in prima linea nella lotta al sotto-

sviluppodi Gaetano Nanetti

17 VITA SALESIANAUna laurea per i «Talleres Salesianos»

Servizio redazionale

In copertina : Don Bosco, olio del pittoreM . Caffaro Rore 1939 (Foto Marzi - Roma) . . .«All'Accademia incontrai il rev .issimo scrittoresalesiano don Alberto Caviglia, il quale a queltempo teneva delle lezioni molto dotte di artee religione . In seguito a questo felice incontrodipinsi a modo mio un ritratto di S . GiovanniBosco e glielo diedi in omaggio . Egli che ave-va conosciuto personalmente il suo grandeSanto, giudicò questo ritratto come il più ras-

IL BOLLETTINO SALESIANORivista fondata da san Giovanni Bosconel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 9092- 00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69 .31 .341 .

Conto corr. post . n . 46 .20 .02 intestato aDirezione Generale Opere Don Bosco,Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accorsero - MarcoBongioanni - Eugenio Fizzotti - Gaetano Na-netti - Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro .Archivio : Guido CantoniDiffusione : Arnaldo MontecchioFotocomposizione, impaginazione é stam-pa : Stabilimento Grafico SEI - TorinoRegistrazione : Tribunale di Torino n . 403del 16 .2 .1949

1 GENNAIO 1987ANNO 111NUMERO 1

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo di ogni mese (undici numeri,eccetto agosto) per tutti .* Il 15 del mese per i Cooperatori Sale-siani .Collaborazione : La Direzione invita a man-dare notizie e foto riguardanti la FamigliaSalesiana, e s'impegna a pubblicarle secon-do il loro interesse generale e la disponibili-tà di spazio .Edizione di metà mese . A cura dell'UfficioNazionale Cooperatori (Alfano, Rinaldini) -Via Marsala 42 - 00185 Roma - Tel . (06)49.50 .185 .

20 VITA ECCLESIALEDue vescovi ci parlano di cultura, scuola e inse-

gnamento della religionedi Silvano Stracca

24 PASTORALE GIOVANILEQuando c'è voglia di lavorare e manca il lavoro

Servizio redazionale

29 EDITORIASolo amando la natura ci salveremo dal disa-

stro ecologicodi G. N.

32 STORIA SALESIANADon Bosco tra strenne, carnevali, feste e menù

di Natale Cerrato

RUBRICHEScriveteci, 3 - Pigy di Del Vaglio, 6 - Cerchiamo dicapire, 7- I nostri santi, 37- I nostri morti, 38-Soli-darietà, 39 .

somigliante e lo conservò quale preziosa reli-quia tanto che lo lasciò con disposizione te-stamentaria affinché rimanesse in perpetuadonazione del rev .issimo Superiore Generalepro tempore della congregazione salesiana .

Dalla felicissima riuscita di questo ritrattoebbe inizio una lunga e ininterrotta serie di la-vori per le case salesiane in Italia e all'este-ro» . (Da una testimonianza dello stesso pit-tore)

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOII BS esce nel mondo in 39 edizioni naziona-li e 18 lingue diverse (tiratura annua oltre 10milioni di copie) in : Antille (a Santo Domin-go) - Argentina - Australia - Austria - Bel-gio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-nada - Centro America (in Guatemala) - Ci-le - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Ecua-dor - Filippine - Francia - Germania - Giap-pone - India (in inglese, malayalam, tamil etelugú) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia -Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Koreadel Sud - Lituania (edito a Roma) - Malta- Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Po-lonia - Portogallo - Spagna - Stati Uniti -Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco a chilo richiede .Copie arretrate o di propaganda : a richie-sta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'in-dirizzo vecchio .

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Offro la mia amiciziaMi chiamo Luigi, ho 23 anni e abito inun paesino del comune di Barso (Deb-bia), provincia di Reggio Emilia .Leggo saltuariamente la vostra rivistache mandate a mio padre .Nel numero di giugno 1986 ho lettol'articolo «Dalla piazza alla collina perriscoprire i veri valori dell'uomo» . Vor-rei gentilmente chiedervi di mettermiin contatto con don Luigi Zoppi perchiedere se è possibile conoscere lesue comunità, ed i suoi ragazzi: vorreidiventare amico con qualcuno di loroe scriverci . Quello che posso dare èamicizia disinteressata e vera . . .

Schenetti PierLuigiVia Radici, 1 - 42010 Debbia di Barso (RE)

Quel che offri, Luigi non è poco. Ecco-ti pertanto l'indirizzo di don Luigi Zop-pi: Istituto Salesiano - Viale Risorgi-mento, 77 - 57124 Livorno .

Faccio collezione di francobolliHo visto che la rivista pubblica moltiservizi dell'attività salesiana nelmondo .Scrivo per chiedere un favore : facciocollezione di francobolli e mi ritrovo adavere molti francobolli doppi, italiani eno .Ma degli Stati dai quali provengono iservizi pubblicati dal bollettino quasinulla.Potrebbe il Bollettino mettermi in con-tatto, se ciò è possibile, con qualchecomunità operativa onde avere la pos-sibilità di scambio con qualche colle-zionista?Credo che questa non sia una richie-sta molto strana, perché richieste delgenere ne avrete forse già avute .Sono un insegnante e potrei corri-spondere in inglese e spagnolo .Con simpatia.

Angelo Luchetti, Via Dante, 2952043 Castiglion Fiorentino (AR)

Più che pubblicare la sua lettera la ri-vista non può fare .

Insegnante di inglesecerca corrispondentiSono un'insegnante di inglese pressouna scuola media della provincia diBergamo. lo e la mia famiglia leggia-mo con molta attenzione il Vostro Bol-lettino e assistiamo le Vostre opere

che sono veramente grandiose .Mi rivolgo a Voi per ricevere aiuto perun problema scolastico di grande ur-genza e preoccupazione per me inquesto momento, nel quale in famigliaho anche problemi di salute da affron-tare. I miei alunni desiderano corri-spondere con ragazzi stranieri in in-glese, anche in preparazione alle pro-ve scritte d'esame .Ho scritto da alcuni mesi a qualche as-sociazione inglese, ma finora non horicevuto nessun indirizzo .Perciò vi chiedo se potete inviarmi l'in-dirizzo di vostre scuole in Irlanda, In-ghilterra, America e Australia o quellidi vostri abbonati inglesi per avere alpiù presto i nominativi di ragazzi e ra-gazze che vogliono corrispondere coni miei alunni che sono 43 nelle due pri-me classi, 55 nelle due seconde e 52nelle due terze . Vi chiedo di aiutarmi .Anna Finazzi, Via XX settembre, 20 - Villa Ortensia

24060 Chiuduno (Bergamo)

Gentile Professoressa, più che pubbli-care la sua richiesta non possiamo fa-re. Il BS giunge anche nei Paesi che aLei (e ad i suoi alunni) interessano .Vedrà che qualcuno dopo quest'an-nunzio si farà vivo. Auguri.

La giornata del bambinoHo letto con grande interesse sul «Bol-lettino salesiano» di giugno, l'articoloche denuncia i maltrattamenti ai bam-bini e illustra l'iniziativa di Radio DonBosco della parrocchia di San Giovan-ni Bosco, rivolta a celebrare in un mo-do nuovo e originale - il 31 gennaioprossimo - la Giornata del bambino .Sono un ex allievo salesiano e dall'in-segnamento salesiano ho ricevuto lospirito cristiano che cerco di metterein pratica ogni giorno . Desidero dareall'iniziativa tutto il mio appoggio e tut-ta la mia solidarietà, offrendo la piùampia collaborazione .

Franco PugliesePerosa Argentina (TO)

Sono una mamma di 30 anni . Ho unbambino di un anno, meraviglioso co-me il padre . Vi scrivo non solo per ren-dervi partecipi della mia gioia familia-re, ma soprattutto perché sono rima-sta colpita dall'articolo pubblicato dal«Bollettino salesiano» di giugno suldoloroso fenomeno della violenza suibambini. La mia attenzione è da tem-po rivolta a questo problema, ma oltre

alla rabbia e all'orrore che provo, nonsono mai andata. Vorrei mettermi a di-sposizione del Comitato per la Giorna-ta del bambino, per portare avanti unaattività di ricerca e di denuncia dei ca-si di violenza ai danni dei piccoli .

Marilina De Stefano

Sono due delle molte lettere inviate al«Bollettino Salesiano» e a Radio donBosco in appoggio all'iniziativa per laGiornata del bambino . Le espressionidi solidarietà, la disponibilità a soste-nere l'iniziativa di Radio don Bosco te-stimoniano la sensibilità di tanti a unproblema angoscioso quale è quellodei maltrattamenti inflitti ai bambini. IlComitato promotore ci ha fatto tuttaviapresente che molte delle lettere rice-vute recano la firma, ma non l'indiriz-zo di coloro che scrivono e ciò impedi-sce di entrare in contatto con quanti sidicono disposti a collaborare . Invitapertanto coloro che sono interessati eche desiderano esprimere la loro ade-sione a far conoscere il loro indirizzo .Ricordiamo che le adesioni vanno in-viate a RDB-Testatazoom - via deiSalesiani 9 - 00175 Roma .

Leggo volentieri tutti gli articoliRicevo regolarmente il Bollettino Sale-siano e presto invierò un contributoper il medesimo. Invio gli auguri delBuon Natale e Buon Anno . Leggo vo-lentieri tutti gli articoli e le risposte chedate ai lettori che domandano e hannoproblemi. Leggo la vita dei missionarie sono in corrispondenza con don Ma-schio e don Alessi, e le Suore del Sor-riso. Leggo anche di tutte le grazieche ottengono i Santi invocati .Grazie per il calendario che ho trovatoinserito nel numero di novembre .Mi scuserete se non posso mandaremolto ogni volta ; ma sono tante leOpere che cerco di sostenere e man-do una «briciola» a ciascuno .Ora scrivo a P. Maschio che aspetta ri-sposta a due lettere .Cordiali saluti e vi chiedo un'Ave Ma-ria .

Pina Magrone, Via Silla, 35 - 00192 Roma

Di lettere come questa il BS ne ricevetante. Nella loro semplicità dicono ilgrande cuore dei nostri lettori e evi-denziano quella sottile filigrana cheunisce la Famiglia Salesiana . Grazie atutti.

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Don Viganòci parla

Tutto l'87 sarà per il RettorMaggiore un anno abbondantementeoccupato da lunghi viaggi nei 5continenti: si tratta di visite dianimazione per l'intera Famigliasalesiana . Per assicurare larealizzazione di questo suo vastoprogramma ha già anticipato alcunevitali visite nel novembre scorso .

E, anche questa, una maniera dipreparare bene 1'88 . Comporterà,però, prolungate assenze del RettorMaggiore dalla Sede. Egli cercherà,ad ogni modo, di mantenersivincolato al B. S. con delle «Letteredal Mondo» per continuare a fareinsieme ai lettori una qualcheriflessione spirituale .

IL GIRODEL MONDO

Santa Teresa non ha mai provato a meditare in ae-reo; io posso assicurare che ci si riesce, soprattutto neivoli lunghi .

Viaggiando da occidente a oriente ho fatto una vol-ta il giro del mondo; e viaggiando da sud a nord, inAmerica, ho visto quel continente dalla Terra delFuoco fino all'Alaska .

Anche la geografia fa pensare .Attraversando la famosa «linea della data» (situata

sull'Oceano Pacifico, da polo a polo) si cambia istan-taneamente di giorno. Così mi è toccato partire da Sa-moa per Tonga (nel Pacifico ; solo un'ora di volo) acausa della differenza del fuso orario sono arrivato al-la stessa ora della partenza, ma era un altro giorno ; daSamoa partii un mercoledì pomeriggio, a Tonga arri-vai alla stessa ora del pomeriggio di giovedì . Così hosperimentato che Samoa era l'estremo occidente eTonga era l'estremo oriente! I due termini, così usati,di «oriente» e «occidente» risultano davvero conven-zionali in dipendenza di fatti culturali .Andando, invece, da Porvenir (Terra del Fuoco -

Cile) ad Anchorage (Alaska - USA) dai pinguini delsud agli orsi bianchi del nord, la geografia può far ri-dimensionare alcune credenze erronee divenute luoghi

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comuni. Per esempio : è vero che l'equatore divide l'e-misfero nord dall'emisfero sud, però l'America Lati-na non si identifica semplicemente con ciò che di quelcontinente è situato nell'emisfero sud ; ci sono infatti,grandi popoli e vaste regioni latinoamericane che sitrovano più in su dell'equatore, arrivando fino allaCalifornia .

Così anche il famoso rapporto socioeconomico«Nord-Sud», tra paesi ricchi con alta tecnologia epaesi del Terzomondo, si situa abbastanza più in sudell'equatore e riduce assai (anche negli altri conti-nenti) l'estensione della geografia del benessere (maperché così piccola?) .

Volando sul mondo e visitando i vari paesi si scopreuna realtà preziosa, bella, svariata, ricca, prometten-te, progettata per l'edificazione di una magnifica casaper l'uomo, con abbondanza di mezzi, con meravi-gliosa pluriformità, con contrasti di complementarie-tà, con dissonanze armoniose, una meraviglia fattaper un re, l'uomo, altamente dotato per saperla abili-tare a sua casa accogliente .

Di fatto, però, non è così . La storia pesa terribil-mente sulla geografia e la coinvolge in conflitti di ognigenere e in immense ingiustizie .

Le differenze geografiche, le divisioni politiche, lerazze, le lingue, le religioni, le culture, i beni economi-ci, le invenzioni tecniche, sono state intossicate da unterribile egoismo che è alla radice dei conflitti, dellesperequazioni, delle invasioni, dei genocidi, delleschiavitù, dell'abbassare una gran parte della terra aluogo di emarginazione .

Nel mio ultimo volo notturno da Tokio a Roma (22ore!), mi son fatto una domanda strana: c'è una capi-tale della terra? ed è possibile identificare in essa ungenio che con una sua équipe di collaboratori diriga

1 GENNAIO 1987 • 5

un centro valido di riprogettazione della vera casa del-l'uomo?

La risposta è sgorgata spontanea : Gerusalemme!L'Uomo nuovo è sorto lì ; è Lui, Gesù Cristo, il Risor-to della Pasqua, il testimone dell'amore, si presentaardito, paziente e invincibile come Signore della sto-ria; alla sua équipe ha detto : «Andate ed evangelizza-te tutti i popoli! » ; così ci sarà una terra nuova, veracasa meravigliosa dell'uomo . Nella sua vita Lui hacamminato sempre verso Gerusalemme e con i suoi hapreparato la Gerusalemme celeste .

Al suo seguito è oggi impegnata anche la Famigliasalesiana per grazia e vocazione : fa parte della suaoperosa équipe apostolica .

Don Bosco nel famoso suo sogno missionario del1885 (MB 17, 643-647), al quale «mostrava di pensaresovente», fece anche un giro del mondo partendo daSantiago del Cile, attraversando l'America del Sud,l'Africa, il Madagascar, l'Asia, il Giappone, l'Austra-lia e la Polinesia per rientrare al punto di partenza .

L'angelo del sogno disse a lui e ai suoi: «Vi chiamoa combattere le battaglie del Vangelo e a radunare ipopoli nei granai del Signore» .

Moltitudini di giovani di tanti popoli gridavano :«Venite in nostro aiuto! perché non compite l'operache i vostri padri hanno incominciato?» .

Ad un secolo di distanza da questo sogno io ho fat-to il giro del mondo potendo «stare sempre a casa»(quante presenze salesiane!) . Ma c'è ancora tanto spa-zio e tantissimi giovani che aspettano .

Il giro del mondo fa pensare a Gesù Cristo e all'ur-genza di più numerose vocazioni missionarie .

La nuova casa dell'uomo non è ancora costruita!

don Egidio Viganò

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6 • 1 GENNAIO 1987

SIRIA

I Salesianigiungono in Mesopotamia

I l1 30 settembre 1986sono giunti a Kamishliin Alta Mesopotamia i

salesiani Natale Bonato eLuciano Buratti . Conl'arrivo dei due sacerdoti èiniziato così il lavoroapostolico dei figli di DonBosco nella regione fra ilTigri e l'Eufrate .Attualmente essi lavoranonel Foyer de la Paix messo adisposizione dallo stessoepiscopato armeno-cattolicoil cui Patriarca monsignorKasparian ha voluto

benedire solennemente ilocali .Il lavoro dei figli di DonBosco si orienteràsoprattutto nel CentroGiovanile - aperto airagazzi d'ogni rito ereligione - e in una casa diorientamento vocazionale, sispera infatti che fra . . . isuccessori degli Assiro-Babilonesi il carismasalesiano possa beneattecchire .

INella foto :il Patriarca armeno-cattolico in mezzo airagazzi con donBonato .

Pf6rY d; DEL- V 6 LI O

ITALIA

Gli exallievi di Cataniaincontrano gli scienziatiZichichi e Velikhov

A ll'Istituto SanFrancesco di Sales diCatania si è tenuto il

4 novembre 1986 unincontro con il professoreAntonino Zichichi inoccasione dell'inaugurazionedelle attività socio-culturalidegli exallievi della cittàetnea. All'incontro hapartecipato anche il vicepresidente dell'Accademiadelle Scienze sovieticaprofessor Eugenij Velikhov .Alla presenza di autoritàcivili e militari,dell'arcivescovo e di moltigiovani, il prof . Zichichi hasinteticamente illustrato ilsignificato che il «nucleare»riveste nell'àmbito dellaciviltà contemporanea . «Lascelta nucleare - hasottolineato -, non è dademonizzare, sulla scia diemozioni incontrollate,susseguenti al disastro diChernobyl. Al contrario,bigogna rendersi conto che èproprio nell'ambitodell'energia nucleare che vaaffrontata e risolta la sfidaenergetica, che è la sfidafutura. Occorre però,naturalmente, un'accuratavigilanza sui sistemi nucleari,

per ridurre al minimo ipossibili rischi» .Il «futuro», secondo il prof .Zichichi, è rappresentato,probabilmente, dalla fusionenucleare, che, senza pericoli,potrebbe sostituire lafissione .Prendendo, poi, la parola ilprof. Velikhov, che per oltreun mese ha seguitopersonalmente la tragedia diChernobyl cercando diridurne gli esiti letali, haricordato che già sonofunzionanti da qualchetempo apparati di controllostatunitensi in un poligonodi tiro posizionato interritorio sovietico . Ciò, ariprova della buona volontàormai ampiamentedimostrata da parte di USAe URSS di giungere a inteseconcrete e fruttifere .In conclusione, sembra cheproprio sul terreno dellascienza si possanopromuovere rinnovatiequilibri politici, sulla basedi una collaborazioneinternazionale che lacomunità degli scienziatioggi è ansiosa di sviluppare egarantire perché la pace nonsia soltanto una speranza .Sono seguiti gli interventi .All'inizio dell'incontro, harivolto il saluto agli ospiti eagli intervenuti l'assistentedon Giuseppe Martines . Hacoordinato la discussione ildott. Enzo Vitale .

Nella foto :da sin . i l prof .Velikhov, l'interprete,il dott . Vitale, il prof .Zichichi, l'avv .Spampinato .

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Alla fine, i ringraziamentidel presidente dell'Unione exallievi avv . GiuseppeSpampinato, che ha offerto,a nome dell'associazione, aidue illustri ospiti doni aricordo della serata .

Studiare con passione«il nulla»

D opo il successo delconvegno sulManzoni tenuto

nell'85, il liceo Valsalice diTorino ha organizzato alTeatro Nuovo della cittàpiemontese una tre giorni(25, 26, 27 novembre 1986)su «L'uomo fra il nulla el'assoluto». Lamanifestazione culturale -aperta a tutti gli studentidelle scuole medie torinesi -ha visto la partecipazione dioltre mille giovani . Ilsuccesso dell'iniziativa vaattribuito oltre all'impegnodei salesiani del LiceoValsalice, all'attualità deltema prescelto -l'Università di Torino è fral'altro uno dei centriculturali di questo«nichilismo» - ancheall'impegno dei vari relatoriche con competenza echiarezza hanno illustratoampiamente i limiti ed ivalori di questo movimentoculturale . Una rapidarassegna del programma delresto non può nonconfermare quanto ha giàpubblicato La Stampa diTorino nei giorni delconvegno . Le «lezioni» sonoincominciate il 25 novembrecon il prof. Ugo Ugaziodell'Università di Torino ilquale ha presentato «leprospettive del Nichilismoottocentesco» ;successivamente i professoriGiovanni Fornero del LiceoS. Giuseppe ed il prof . AldoRizza del Liceo Mazzantinihanno parlatorispettivamente di«Esistenzialismo eNichilismo : la "libertàassurda" in Sartre» e«L'orizzonte del mondocontemporaneo alla luce delNichilismo» . Mercoledì 26novembre hanno invece

ISTITUTO SALESIANOVALSALICE

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TORINO

parlato i professori GiovanniRamella (Liceo«D'Azeglio»), Sergio Givone(Università di Torino),Claudio Ciancio (Universitàdi Torino) rispettivamentesu : «Luigi Pirandello e l'ideadel Nulla», «Arte : Verità oNichilismo?», «Nichilismoed Etica: domande erisposte» .La giornata conclusiva del27 novembre ha visto gliinterventi dei professoriGiuseppe Riconda(Università di Torino) su :«Nichilismo e pensieroreligioso russo» ; AdrianoBausola (Università Cattolicadi Milano) su: «La nostraesistenza fra il Nulla el'Assoluto» ; Sergio Quinziosu: «La Croce e il Nulla» .

SUDAN

EMissionario sequestrato

giunta notizia che ilsalesiano don JamesPulikkal sarebbe

stato sequestratodall'esercito per laliberazione del popolosudanese (SPLA). Ilsequestro sarebbe avvenuto aTonj nel sud-Sudan dovedon Pulikkal lavoravaapprezzato e voluto bene datutti .Mentre andiamo in macchinasono in corso trattative econtatti fra l'arcivescovo diKhartoum e Juba con i capi

s'i1 GENNAIO 1987- 7

_c~1erchiamo di capire

Se ci guardiamo attorno, gli avvenimenti di cui siamoper lo più spettatori, talvolta protagonisti, sembrano in-viarci messaggi negativi . Catastrofi naturali, fame e po-vertà, conflitti sanguinosi, violenze pubbliche e private,corruzione e delitti, flagelli sociali come la droga o la re-centissima diffusione dell'«aids», negazione di elementaridiritti dell'uomo, timore di un olocausto nucleare . L'im-magine quotidiana, cioè, della società come sembra espri-mersi nella «schiuma della storia», quella che emerge allasuperficie di un mondo inquinato .

È positivo che si sia capaci di guardare in faccia tuttoquesto senza timori e complessi : l'astuzia del Male sta nelnon farsi riconoscere per quello che è, nel negare la pro-pria presenza, nel condurre una strategia di conquista perlinee interne, abituandoci al fatalismo . Se invece riuscia-mo a capire, la sua sconfitta è assicurata e scaturisce nel-l'animo di ognuno di noi, per diventare, come ricchezzacomunitaria, la consapevolezza che non ci salviamo da so-li, ma con gli altri e per gli altri .

Sembra un discorso astratto. Lo diventa molto menonel momento in cui aguzziamo lo sguardo e scopriamo at-torno a noi un brulicare di bene, il «sommerso» dello spi-rito. Allora il catastrofismo che ci viene trasmesso da unmondo di enfasi nella violenza assume connotati ricono-scibili : quelli di una disperazione inoculata per indurreGiobbe a maledire il Signore . Non si tratta di cullarsi in unottimismo di maniera ma di assumere i valori che sono sta-ti trasmessi al cristiano come criteri di vita, come i soli checi permettano di vivere .

Altrimenti molte cose diventerebbero incomprensibili, etanto più quelle che fanno notizia soltanto marginalmen-te. Gli oscuri diaconi del martirio : le Suore del sorriso chevivono nel putridume delle periferie di Bombay e NewDelhi, i missionari nel Bangla Desh o nel Mato Grosso, gliinfermieri dei tanti cronicari come il Cottolengo, i volon-tari che lasciano beni e affetti per un'avventura senza pro-spettive apparenti in un Terzo Mondo che non darà lorogratificazioni materiali . Tutti coloro che in silenzio (ma ilnostro sguardo amoroso e che vuole capire saprà ricono-scerli) vivono, operano, pregano .

Non è compito nostro, di me che scrivo, di voi che leg-gete, giudicare la storia . Ci è concesso invece di stare insie-me, mese per mese, cercando di interpretare i piccoli ograndi segreti che ci vengono inviati, nella certezza che ilSignore ha vinto la morte non soltanto per Lui, ma pertutti noi, in ogni giorno della nostra vita .

Angelo Paoluzi

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dello SPLA .Non possiamo non auspicareun rapido ed immediatorilascio di don JamesPulikkal che, lasciata la suapatria l'India, ha scelto congenerosità e dedizione dilavorare per la genteafricana .

ILÈ morto monsignor Riveros

a Prefetturaapostolica dell'Ariariaffidata ai salesiani

da 25 anni ha perso il suopastore. Il 27 settembre 1986ad appena 51 anni in unincidente automobilistico èmorto a Granada-Meta,monsignor Luis CarlosRiveros .Animo apostolico e generosomonsignor Riveros dagiovane salesiano avevasvolto il suo tirocinio praticotra i figli dei lebbrosi delLazzaretto di Aqua de Dios .Aveva studiato a Romalaureandosi in TeologiaMorale con Haring .Nominato vicariodell'Ispettoria di Bogotà nel1982 venne eletto Prefettoapostolico dell'Ariari .Scelse come motto il verbo«servire» rimanendovi fedelefino alla fine . I bambini e ipoveri furono i suoi preferitie questo gli attirarononumerose simpatie nonsoltanto da parte delleautorità e dei fedeli maanche da parte deirivoluzionari e deiguerriglieri che nella regionedell'Ariari operano moltoattivamente .A tutti parlava dell'amoredel Signore e della Madonnae per tutti aveva un dono .

IL' ultima domenicadel mese dinovembre 1986 si

è svolta a Roma l'Assembleadel TGS, l'ente associativosalesiano che promuove ilturismo giovanile. È statauna buona occasione perverificare lo stato di crescitadell'Associazione .La relazione principaledell'Assemblea è stata svoltada don Aldo Ellena sultema: «TGS: qualeanimatore?» ; Liliana Brunoha poi presentato un dossiersul «Meeting dei giovani»,una simpaticamanifestazione tenutasi aRoma agli inizi di ottobre .Dionisio Sartori haanalizzato gli aspettiorganizzativi e l'avv .Edoardo Boitani quelli legalie fiscali, collegati conl'esercizio di attivitàturistiche e di tempo libero .Don Juan Vecchi, consiglieregenerale per la PastoraleGiovanile, ha illustrato ilprogramma previsto per«Don Bosco 88» e BarbaraPasseri le iniziative cheintendono prendere i giovanidel TGS. Durante le fasi del

I Nella foto :Monsignor Riverosmentre benedice lepalme lungo il fiume

atoattito sono intervenuti tipresidente Giannantonio,don Naselli e don Berti .Angelo Paoluzi ha quindipresentato «Qui TGS», ilfoglio di collegamento - èappena uscito il 1 ° numero- dell'Associazione .Dopo le relazioni dei gruppidi studio, ha concluso ilavori don Angelo Lagoriopresentando le linee lungo lequali l'Associazione dovràsviluppare il dibattito per laredazione di una propostaculturale . Il bilanciodell'attività TGS vede fral'altro la costituzione di duenuovi comitati regionali,della Lombardia-EmiliaRomagna e del Lazio, che siaggiungono a quelli esistentidel Veneto, della Sicilia edella Puglia .

Un audiovisivo sulvolontàriato internazionale

cura di RobertoGuarino, del CentroSalesiano Mass

Media di Castellammare diStabia, è stato approntatoun interessante audiovisivosul tema: «Volontariatointernazionale . Condivisionee servizio» . Il sussidio,ideato per gruppi giovanili,si compone di tre cartellecon 48 diapositive, unacassetta audio e un libro dicommento in cui vengonoofferte una pista di lettura

delle immagini, materiali didocumentazione perl'animatore, ulterioriapprofondimenti diimmagini, materiali didocumentazione perl'animatore, ulterioriapprofondimenti 'per illavoro di gruppo ; unatraccia per un incontro dipreghiera, una bibliografiaessenziale. «L'audiovisivo -si legge nella presentazione- nasce innanzitutto daun'esperienza diretta disolidarietà con i popolipoveri della terra. Questospiega il tono alle volte fortedelle espressioni . Non sitratta di esercitazioniretoriche, del tutto fuoriposto in uno strumentocome questo, ma piuttosto diinteriore sofferenza e disdegno civile per l'ingiustiziache colpisce interi continentie per la mancanza di rispostesolidali verso le forme piùgravi di povertà» .

STATI UNITI

Un salesiano fra i «pierre»della Caritas

D ori Larry Lorenzoni,il salesianoamericano d'origine

italiana che ha diretto per 15anni l'Ufficio Sviluppodell'Ispettoria Salesiana diSan Francisco negli StatiUniti è entrato recentementea far parte dello staff dellaCaritas Internationalis .Apprezzato studioso dimatematica - don Larry èstato anche docente perquattro anni alla SouthernIllinois University ed hapubblicato ben 16 volumiadottati nelle scuoleamericane - ha unospiccato senso dellepubbliche relazioni e unagrande capacità dicomunicazione .Don Lorenzoni sapràcertamente mettere questesue qualità a servizio diquesto importante organismodella Santa Sede attualmenteimpegnato nellapreparazione della sua XIIIAssemblea Generale che siterrà a Roma nel maggio1987 .

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EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO

Etiopia

LA FILOSOFIADELLA PARTECIPAZIONEIN UN PAESESENZA PACE E SVILUPPO

Qual è la situazioneattuale? E gli aiutiinviati? Rispondonodon Edgardo Espiritue Cesare Bullo. Unfuturo condizionato.

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L'opinione pubblicapiù attenta che ormai da tempo haimparato a far propri i problemi ditutti i popoli guarda con particolareattenzione all'evolversi della situa-zione etiopica . Di fronte poi alle in-formazioni date da alcune testategiornalistiche circa un uso ideolo-gizzato degli aiuti fatti pervenire al-l'Etiopia dagli organismi interna-zionali o da semplici cittadini, lastessa opinione pubblica non puònon essere rimasta perplessa. Purnon entrando in merito a questoproblema che per molti aspetti ècertamente politico, con l'aiuto didue salesiani impegnati nel Tigraycerchiamo di conoscere qualcosa dipiù nella convinzione che i poveri -in questo caso sono milioni - nonpossono essere abbandonati in atte-sa che si chiariscano situazioni poli-tiche ingarbugliate o interessate adestra o a sinistra .

I Salesiani, nell'ambito del Pro-getto Africa, operano in due regio-ni: il Tigray con capitale Makallè eil Sidamo con capitale Awasa . Nellaprima regione operano i Salesianidell'ispettoria medio-orientale men-tere nella seconda quelli dell'ispet-toria lombardo-emiliana . Makallè,

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Adigrat, Dilla, Ziway : sono questi i«punti-salesiani» di quell'immensoterritorio di 1 .223 .600 Kmq popola-to da poco più di quaranta milionidi uomini che è l'Etiopia . Il Tigray eil Sidamo sono due regioni agli anti-podi. La prima si è trovata al centrodella drammatica carestia e siccitàdi due anni fa che ha visto una note-vole mobilitazione internazionale .La capitale del Tigray è Makallè . Èqui che si va sviluppando radican-dosi sempre più la prima presenzasalesiana ; attorno a questa casa so-no sorte diverse iniziative di notevo-le peso sociale ed è qui che sono na-te le prime vocazioni salesiane delPaese. Il fondatore di questa casa,don Edgardo Espiritu, si trova oranella nuova fondazione di Adigrat .Gli abbiamo chiesto di sintetizzarcila presenza salesiana in Etiopia .

«La nostra - ha risposto - èuna presenza integrale» .

«La chiamiamo così - prosegue- perché in Etiopia non ci limitia-mo a lavorare solamente nella scuo-la o nelle parrocchie . Siamo vera-mente nel cuore della gente ed ope-riamo non soltanto religiosamente

h

Sopra: il senatore TedKennedy (a destra) in visita aMakallé con Cesare Bullosalesiano coadiutore (alcentro)

Si lavora per la casa diAdrigat

ma dando una mano concreta nellaformazione dei tecnici del Paese onella soluzione di precisi problemicivili . Naturalmente siamo anchepreoccupati di radicare il carismasalesiano in Etiopia e ci occupiamoattivamente di vocazioni . La casa diAdigrat ha proprio questo com-pito» .

Uno sguardo alla casa di Makallènon può non dare ragione a questosalesiano che lasciato il suo Paesed'origine, le Filippine, ha sposatopienamente questa sua nuova pa-tria, l'Etiopia .«È un Paese - ci dice convinto

- nel quale possono esserci voca-zioni ; la grande tradizione monasti-ca poi favorisce la comprensione deivalori religiosi» .Ma i Salesiani, come vivono

l'« emergenza Etiopia?»«A Makallè - dice don Edgardo

- tutti gli aiuti ricevuti dall'Italia,dagli Stati Uniti, dalla Germania odall'Austria sono stati utilizzati perla gente creando anche strutture ci-vili essenziali per far giungere gliaiuti ed i soccorsi» .

«Nel periodo dell'emergenza -afferma intervenendo Cesare Bullo,un salesiano coadiutore di Chioggiache sembra la controfigura di BudSpencer: stessa stazza, uguale barbain un volto bruciato dal vento e dalsole del Tigray - abbiamo distri-

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buito 4 mila tonnellate di derratealimentari al mese, per due anni, atrecentomila persone . Adesso assi-stiamo con la stessa modalità di pri-maregio almeno trentamila vecchied anziani . Ci sono poi gli orfanidella fame : ne assistiamo attual-

Schedaconoscitivadel Paese

mente duemila . A quanti hanno lapossibilità di lavorare diamo un aiu-to proprio in cambio del lavoro : ab-biamo così potuto costruire quattrolaghetti che assicurano un po' d'ac-qua. Del resto - prosegue ancora ilbarbuto salesiano che coordina an-

Confina : a nord con il Mar Ros-so, a sud con il Kenya, a est conla Somalia, ad ovest con il Su-dan .Superficie : 1 .221 .900 kmq .Popolazione : 34 milioni .Densità: 19 ab. per kmq .Tasso di incremento demografi-co: 3,5% annuo .Mortalità infantile: 143 personeper mille .Malattie diffuse : tubercolosi,lebbra, cecità da avitaminosi,colera .Religione : la libertà religiosa èriconosciuta solo formalmente .La Chiesa etiopico-ortodossa èmaggioritaria (55%), seguitadall'islam (30%) e dall'animi-smo (10%) .Tra i cristiani di evangelizzazio-ne occidentale, i protestanti co-stituiscono il 3% della popola-zione e i cattolici l'l% .Lingua : ufficiale è l'amharico ;diffuse sono altre lingue semiti-che e Kushite ; molto usato l'in-glese .Clima : moderato nella maggiorparte del Paese per via dell'alti-tudine, diventa torrido lungo il li-torale del Mar Rosso e lungo ilconfine somalo .L'Etiopia è caratterizzata es-senzialmente da due stagioni :secco da novembre a maggio,piovoso da giugno a ottobre .Gruppi etnici: per metà circa so-no Amhara e Tigrini, diffusi inmassima parte nelle regioni set-tentrionali dell'altopiano, e peroltre un terzo sono Galla diffusinella parte meridionale . Sonopresenti anche 12 .801 italiani .

M Il centro di Adrigat visto dall'aereo

Alfabetizzazione: solo il 5% deiragazzi in età scolare va ascuola .Secondo la Costituzione è unaRepubblica ispirata a princìpi diprogresso economico e sociale«socialismo etiopico» dal21 .3.'75 data della deposizioneda parte delle forze armate del-l'imperatore Halè Selassiè eabolizione della monarchia vi-gente .Regioni e capoluoghi: Arussi -Aselle; Baie - Goba; Caffa -Gimma; Eritrea - Asmara; Ga-mo Gofa - Arba Minch ; Gog-giam - Debra Marcos ; Gonder -Gonder; Harar - Harar ; Ilubabor- Metu ; Scioa - Addis Abeba ; Si-damo - Awasa; Tigrè - Makallè ;Welega - Nekemte; Uollo - Des-siè .Prodotto nazionale lordo : pro-capite 130 $ .Risorse economiche : agricol-tura-arativo e colture ettari11,4% della superficie territo-riale; prati e pascoli ettari37,1%; foreste e boschi ettari21,9%; incolto e improduttivo29,6% della superficie territo-riale nazionale .Le coltivazioni maggiormentediffuse, secondo le zone clima-

che il lavoro della Caritas diocesanadi Makallè - la filosofia degli aiutiai Paesi del terzo mondo è cambiatae la nuova formula è : cibo per lavo-ro . Si è capito infatti che se si conti-nua a regalare, questa gente si abi-tua all'assistenza attendendo la sua

tiche, sono : frumento, orzo, mi-glio, sorgo, mais, caffè . Si colti-vano anche tabacco, cotone,lino .Debito con l'estero :ammontava a 874,6dollari USA .Allevamento : bovini, ovini, ca-prini, suini, muli, asini, cammellie volatili .Risorse minerarie : notissimi so-no da tempo i giacimenti di pla-tino del Bir Bir del Welega ; vie-ne estratto anche l'oro . Discretaimportanza ha anche l'estrazio-ne del sale dalle saline di Mas-saua e Assab .Comunicazioni: ferrovie : Gibuti-Addis Abeba lunga km 789 (deiquali 694 su territorio etiopico) ;Massaua-Asmara-Agordat km306 ;Strade : km 23.158 ;Aeroporti principali :Addis Abeba;Porti principali : Massaua, As-sab .Reddito nazionale : 2.495 milio-ni di dollari USA .Unità monetaria : Birr pari a lire706 .

(da Italia Caritas)

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nel 1982milioni di

Asmara,

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razione di aiuti senza sottrarsi con illavoro alla morsa della povertà .

La stessa filosofia vale per quelloche realizziamo nella regione: nonpiù semplice dono, ma tutte le strut-ture che creiamo devono diventareun centro di promozione e di svilup-po per la zona garantendone la fun-zionalità operativa . Si è capito chenon ha senso spendere centinaia dimilioni o di miliardi in opere cheper mancanza di manutenzione ca-dono a pezzi nel giro di pochi anni orestano inutilizzate o sottoutilizzateperché in loco manca il personaleper farle funzionare» .

A Makallè in altri termini più chedare l'amo e il pesce della storiellacinese si preferisce insegnare a pe-scare .

Difficoltà da parte del Governo?«Possiamo dire per esperienza -

afferma don Espiritu - che lavo-riamo senza troppe difficoltà . Lapresenza di Don Bosco è ampia-mente riconosciuta all'interno dellaChiesa ed il Ministero del Lavoro,soprattutto, si rende conto che i no-stri laboratori professionali prepa-rano operai e tecnici per lo sviluppodel Paese» .

Dal punto di vista religioso, quel-la cattolica nel Paese, è chiaramenteuna minoranza ma questo almeno aMakallè non fa problema : alla DonBosco Technical School si organiz-zano corsi per monaci ortodossi, siassistono musulmani e agnostici e siprogettano programmi di svilupposociale con la chiesa luterana .Tutto bene dunque? «No di cer-

to», rispondono i due salesiani .Si pensi al problema vocazionale .«Don Bosco - ha detto don Egi-

dio Viganò lanciando il ProgettoAfrica - va in questo continenteper restarci» . Il che significa chedebbono esserci salesiani africani enel caso specifico dell'Etiopia, etio-pici .«E il primo problema che ci sia-

mo posti - dice don Espiritu cheattualmente dirige la casa di forma-zione di Adigrat - e del resto ungrande missionario, san GiustinoDe' Iacobis ebbe a dire: "Un pretenativo con una intelligenza medio-cre ed anche una santità mediocre èsempre dieci volte meglio che unostraniero " » .

È il tanto dibattuto problema del-l'inculturazione .

Gli anziani e i bambini sono le prime vittime della∎ fame (Foto tratta dal libro Makallé 1985)

È per questo che ad Adigrat si mancanza di sviluppo ma dallapreoccupano di far vivere i futuri mancanza di una pace sociale .salesiani tra la gente facendone con-

La volontà di progredire c'è e ildividere con amore ma con coscien- Governo è riuscito a rimuovere pro-za critica cultura e condizioni .

blemi millenari .Prospettive per il futuro? Tante .

«La nazione in se stessa - con-In occasione del centenario della clude don Espiritu - ha ricchezze

morte di Don Bosco si spera di po- potenzialmente notevoli ma l'assen-ter aprire un'opera ad Adiabun, za di pace impedisce il loro svi-una località posta fra Axum e luppo.Adua. Se si realizzerà questa fonda- Speriamo che venga presto ilzione voluta dal vescovo e dallo giorno della pace. Noi l'attendiamostesso Governo i figli di Don Bosco con pazienza .opereranno in una zona dove, es- Avere la pace è il dono più grandesendo territorio considerato sacro, che si possa avere . Che ci sia un po'non sono state consentite presenze di riconciliazione . . . » .«pagane» . Si spera poi che anche le È anche il nostro augurio per unFiglie di Maria Ausiliatrice, presenti Paese dove il 40% della popolazio-nel Sidamo, possano affiancarsi an- ne ha meno di quindici anni e doveche al lavoro dei salesiani di Ma- il tasso di mortalità infantile, a se-kallè .

condo le regioni, varia dal 25% alCertamente la situazione politica 75% .

non è facile e tutti i problemi sonocondizionati non soltanto dalla

Giuseppe Costa2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO

Ai giovani che lavoranonel Terzo Mondosi chiede spirito diservizio e preparazioneprofessionale.L'esempio deimissionari e deicooperatori laici.

Il volontariato interna-zionale, a differenza di quello cheopera in ambito nazionale con pre-valente orientamento socio-assistenziale - e di cui ci siamo oc-cupati in un precedente articolo -non dispone della stessa ampia basemilitante . I volontari italiani che

IL VOLONTARIOIN PRIMA LINEANELLA LOTTA ALSOTTOSVILUPPOoggi lavorano nel Terzo Mondo so-no circa un migliaio, sparsi nei variContinenti . Siamo dunque lontanis-simi dagli oltre tre milioni di perso-ne aderenti ai numerosi gruppi divolontariato sociale che si sono co-stituiti nel nostro Paese durante gliultimi venti anni . Lontani anche -

1 GENNAIO 1987 - 13

.PACE: : . - kie;<

. - er..rk..oìf. .

• I. e.nre0

71111f110- o serici a: Segreteria XIII Settimana U .d .P. - LVIA ~ Corso IV Novembre 28 . 12100 CUNEO - Tel. E0171) 62558156975

bisogna aggiungere - dal numerodei volontari di cui dispongono altriPaesi, la Francia, per esempio, chene conta diverse migliaia .

I motivi che spiegano la diversaconsistenza dei due tipi di volonta-riato sono molteplici . In primo luo-go va considerato l'aspetto dell'im-pegno personale. Mentre il volonta-rio che agisce in campo nazionale ingenere sacrifica al servizio in favoredei bisognosi il tempo libero di cuidispone, conservando l'impegno dellavoro o dello studio, il volontarioche va nel Terzo Mondo opera unascelta radicale: dedica, interamente,cioè, uno o più anni della propriavita alle popolazioni povere per aiu-tarle ad uscire dalla condizione disottosviluppo e di fame . Ciò com-

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porta, tra l'altro, l'abbandono, an-che se temporaneo, del proprio Pae-se, della propria famiglia .

Oltre che decidere di se stesso edella propria vita, il volontario devedunque considerare il rapporto coni familiari . Non è un aspetto secon-dario, anche se finisce, in genere,per essere superato . Ci sono genito-ri che guardano con apprensione alfiglio, o alla figlia, che se ne va perun lungo periodo in terre lontane,in Paesi che magari non hanno maisentito nominare e che immaginanopieni di pericoli . «La mia decisione- dice Cesare Bianchesi, milanese- è stata accolta all'inizio con unpo' di diffidenza . Poi hanno capitoche era una mia reale esigenza . An-zi, mio padre finì col dire che cosìavrei imparato che cosa significa la-vorare . Insomma si convinse che miavrebbe fatto bene» .

Capacità operative

Un secondo aspetto che concorrea spiegare la diversa consistenza nu-merica del volontariato internazio-nale rispetto a quello su base nazio-

nale, riguarda il peso dell'organiz-zazione che deve stare necessaria-mente alle spalle del volontario .Non è più tempo di improvvisazio-ni, come accadeva in passato, quan-do il volontariato muoveva i primipassi e molti giovani partivano spin-ti magari da una forte carica ideale,desiderosi di testimoniare la loro so-lidarietà ai più poveri della Terra,ma senza adeguata preparazione ein assenza di realistici piani operati-vi . Oggi, quella carica ideale, il bi-sogno di esprimere fraternità, con-divisione, rimangono senza dubbioalla base del volontariato, ne costi-tuiscono la linfa vitale, ma debbonoaccompagnarsi a riconosciute capa-cità di operare concretamente perottenere dal servizio di volontariatoil massimo di utilità . Il volontariointernazionale deve, insomma, pos-sedere - ed è questo un terzo aspet-to della questione che stiamo esami-nando - una specifica preparazio-ne professionale in uno dei molticampi in cui si esplica l'attività sulcampo agricolo o sanitario, idrauli-co o veterinario, dell'insegnamentoo cooperativistico, ecc .

Tutto ciò comporta un assai rile-vante impegno organizzativo e fi-

Volontari del DipartimentoEsteri a Makallé (Foto trattadal libro Makallé 1985)

nanziario da parte delle organizza-zioni non governative (ONG) cheoperano nel Terzo Mondo e che co-stituiscono il punto di riferimentodel volontariato . A questo riguar-do, la cooperazione italiana allo svi-luppo ha fatto una scelta che ha ri-velato nel tempo tutta la sua validi-tà. Anziché creare un corpo di vo-lontari come diretta emanazione go-vernativa - sull'esempio, per citareun caso, del «Peace Corps» istituitodal governo degli Stati Uniti - ilDipartimento per la cooperazioneallo sviluppo del Ministero degli af-fari esteri italiano ha preferito rico-noscere, sulla base di determinatirequisiti, l'attività svolta dalleONG, viste come efficace rete di ca-nalizzazione della crescente richie-sta giovanile di operare nei Paesi delTerzo Mondo .

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Duplice risultatoAttraverso una serie di provvedi-

menti legislativi, che sono andativia via migliorando i contorni diquesta collaborazione fra il Ministe-ro degli esteri e le ONG, si sóno ot-tenuti risultati più che apprezzabili,su entrambi i versanti . La coopera-zione italiana ha infatti potuto av-valersi in misura crescente di perso-nale che, oltre ad essere animato daspirito di servizio, possiede ancheuna formazione professionale lar-gamente riconosciuta. Ciò è il frut-to di una severa selezione e di unapreparazione curata nei dettagli esoprattutto differenziata, in mododa incidere nei più diversi campidello sviluppo . Dal canto loro, leONG, grazie ai contributi finanziariricevuti come corrispettivo della lo-ro idoneità, riconosciuta dal Mini-stero degli esteri, hanno potuto svi-luppare l'attività che già svolgeva-no, allargando l'area dei loro inter-venti .

A questo proposito, bisogna tut-tavia osservare che molte ONGtraggono gran parte delle risorse de-stinate a progetti di sviluppo nelTerzo Mondo dal contributo econo-mico assicurato dai loro sostenitori .Dietro il volontario, dietro le orga-nizzazioni di volontariato, c'è sem-pre una silenziosa ma larga parteci-pazione popolare, c'è gente sensibi-le all'urgenza di aiutare chi versa incondizioni di bisogno . Impossibili-tata ad agire direttamente, si avvaledi un intermediario, nel caso speci-fico le ONG. Del resto, questo cir-cuito di solidarietà è da tempo atti-vato nel campo missionario . E nona caso . Perché, in realtà, i primi vo-lontari nel Terzo Mondo furonoproprio i missionari . Andavano - evanno tuttora - in terre lontane acondividere la vita di popolazionipoverissime per diffondere il mes-saggio evangelico, ma anche - conl'aiuto dei fratelli cooperatori laici,a loro volta precursori del volonta-rio - per migliorarne le condizionimateriali creando ospedali, dispen-sari, scuole .

È quanto hanno fatto, in partico-lare, i missionari salesiani fin dalmomento in cui don Bosco chieseloro il sacrificio, non certo lieve, di

raggiungere la Terra del Fuoco, unluogo che ancora oggi non è sicura-mente fra i più facilmente raggiun-gibili, ma che nel secolo scorso do-veva veramente sembrare, a chi loguardava dall'Italia, in capo almondo, se non, addirittura, fuoridel mondo. Ed è quanto continuanoa fare i missionari che, per ricordareun caso specifico riferito a uno deiContinenti più provati dal sottosvi-luppo, stanno attuando il «Proget-to Africa». E chi ha sostenuto - esostiene - l'impegno dei missionarisul campo se non lo spirito di caritàdi quanti ne comprendono gli inten-ti e ne apprezzano l'opera e inten-dono sostenerla anche material-mente?

Del resto, lo spirito missionarioanima molte ONG, quelle - e sonomoltissime - che propongono unvolontariato cristianamente ispira-to . Appartengono a questo settore igruppi che aderiscono al FOCSIV,la Federazione degli organismi cri-stiani di servizio internazionale vo-lontario, ma anche altre organizza-zioni . «Per noi - dicono i dirigentidel FOCSIV - essere volontari laicicristiani significa animare cristiana-mente l'ordine temporale, significa

Medico volontario delDipartimento Esteri a Makallé(Foto tratta dal libro Makallé1985)

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assumere responsabilmente e auto-nomamente le nostre scelte profes-sionali, significa, infine, testimo-niare la nostra fede proprio tramiteil nostro impegno professionale nelTerzo Mondo» .

Ed è questa testimonianza che siallaccia alla missione della Chiesa,rivolta alla liberazione e promozio-ne umana, per la nascita di una so-cietà più giusta e fraterna. «Voi vo-lontari - ha detto Giovanni Pao-lo Il - volete rendere un servizioall'uomo, anzitutto con la testimo-nianza della vita, perché sapete cheoccorre non solo trasmettere agli al-tri la speranza che è in noi, ma tra-durla in atto mediante una condivi-sione profonda della realtà» . A suavolta, il cardinale Carlo M . Marti-ni, arcivescovo di Milano, ha in piùoccasioni sottolineato che il volon-tariato cristiano fa parte della natu-ra missionaria della Chiesa, solleci-ta verso i vicini e i lontani .

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Varietà dei progettiSul fronte del volontariato opera-

no inoltre organizzazioni che trag-gono la loro ispirazione dalla cultu-ra laica, ma anche in esse è presentelo spirito di servizio e di solidarietà .Tutte, comunque, sono impegnatenella realizzazione di progetti fina-lizzati allo sviluppo . Che tipo diprogetti? L'arco degli interventi èmolto ampio, copre in genere l'areadelle microrealizzazioni, dei piccolie medi programmi. Interessano perlo più i villaggi e le comunità piùpovere . In concreto : sviluppoagricolo-alimentare, case, scuole,pozzi, piccoli acquedotti, cooperati-ve di produzione e di vendita, silos,strade rurali, presidi sanitari, bar-che da pesca, ecc .

Sarebbe indulgere al trionfalismoattribuire a queste realizzazioni unafunzione risolutiva degli enormiproblemi legati allo sviluppo delTerzo Mondo . Infatti, la domandache viene spontanea, è questa : maciò che viene fatto, sia pure con tan-ta generosità, non è forse una goc-cia nel gran mare del sottosviluppo?Un proverbio cinese dice che unviaggio di mille chilometri cominciacon un solo passo . E quel passo, permolti villaggi dove operano i volon-tari, equivale, se non a mille, alme-no a cinquecento chilometri, perchéanche solo un pozzo laddove ci sidissetava attingendo acqua dallepozzanghere, vuol dire una grandeconquista . A parte questo, la pre-senza del volontario nella realtà delTerzo Mondo ha la ben più impor-tante funzione del lievito . «Ciò chefacciamo - afferma Stanislao Fie-ramente, medico romano - deveservire agli altri per proseguire, perpoter andare avanti da soli. Semina-re qualcosa, ipotizzare un raccolto,insomma». Ciò che si realizza in unvillaggio è di stimolo per altri villag-gi, che autonomamente possonomettersi sulla stessa strada . Ed èquanto in realtà spesso avviene,specie oggi, dopo che le esperienzedel passato hanno consentito di di-segnare meglio la figura del volon-tario . Questi non si cala più dall'al-to del suo mondo tecnologico - co-me accadeva non di rado in altritempi - ma ha imparato a mettersi

innanzitutto in ascolto delle realtàculturali in cui si trova ad operare,per capirle e trovare la chiave neces-saria a ottenere il coinvolgimentodella popolazione, infondere in essala fiducia nelle sue capacità . È unaindicazione venuta anche da Gio-vanni Paolo II. «Perché la vostraazione sia efficace - ha detto il Pa-pa ai volontari - occorre che ab-biate grande capacità di dialogo, diascolto, di intuizione della situazio-ne esistenziale altrui, di rispetto del-la persona e del suo inalienabile di-ritto a essere protagonista e arteficedella propria storia» .

Ma il volontario è lievito ancheper il mondo da cui proviene, il co-siddetto mondo ricco . Il suo esem-pio stimola cambiamenti di mentali-tà, i cui benefici effetti possono ri-percuotersi non solo nel TerzoMondo - sollecitando una più am-pia partecipazione ai bisogni dei piùdiseredati - ma anche nello stessomondo industrializzato . Contro lafame cambia la vita : è l'invito delleorganizzazioni cattoliche a chi oggispreca ricchezze e vive nella convin-zione che anche il superfluo sia unanecessità assoluta . Contro il sotto-

sviluppo cambia la vita, mettendoin primo piano coerenti azioni digiustizia e di solidarietà . Il volonta-rio è la solidarietà tradotta nei fatti .Il suo esempio può essere assuntoanche da chi non può seguirlo sullastrada del servizio sul campo .

Il volontariato è infine qualcosache premia lo stesso volontario .Egli va nei Paesi del Terzo Mondonon solo per dare, ma anche per ri-cevere. E difatti egli torna in generein Patria provvisto di un'esperienzache informerà il resto della sua vita,e che è preziosa per lo stesso movi-mento di volontariato. Per questo,per utilizzare al massimo tale ric-chezza, si sono costituiti su base eu-ropea gruppi di ex volontari . «Lafine del servizio nel Terzo Mondo- dicono i dirigenti di questi gruppi- non deve in alcun modo essereanche la fine dell'impegno del vo-lontario . Il volontariato deve assu-mere la connotazione di uno stile divita, non limitarsi a una esperienzada relegare fra i ricordi di gio-ventù» .

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VITA SALESIANA

Spagna

La significativacerimonia del 4dicembre. Chi è ilsalesiano «laureato» .Le scuoleprofessionaliin Spagna.

«L'8 aprile 1886 DonBosco, ormai anziano e di salutemolto cagionevole, arrivava a Bar-cellona, accolto con entusiasmo econ venerazione. I suoi Salesiani loavevano preceduto di alcuni anni .Essi, dopo aver fondato la primacasa salesiana spagnola a Utrera(Siviglia), nel 1881, si erano stabilitia Sarrià, nel 1884, con lo scopo diaprire "scuole di arti e mestieri",come si diceva allora, per i ragazzidelle famiglie operaie .

La casa di Sarrià, visitata da DonBosco, si convertì molto presto incentro di irradiamento dell'operasalesiana in Spagna .

Oggi - a cent'anni dalla storicavisita, che ho avuto il piacere dicommemorare in Catalogna - lescuole di "arti e mestieri" di Bar-cellona, i "Talleres Salesianos",sono un moderno "Instituto Poli-técnico - Escuelas de formaciónprofesional" . E le iniziative al ser-

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UNA LAUREAPER I«TALLERESSALESIANOS»

Don Julian Ocana tiene la tradizionale «lezione,, del dopo-laurealaurea

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vizio dei ragazzi delle famiglie ope-raie si sono moltiplicate in tutta lapenisola iberica .

Ben a ragione la Spagna salesia-na, celebrando il primo centenariodella visita del Fondatore, ha con-centrato l'attenzione in modo parti-colare su quest'aspetto essenzialedella propria missione, da cui trarrestimolo per un apostolato ancorapiù intenso a favore delle generazio-ni emergenti . . . » .

Con queste parole don Egidio Vi-ganò, nella qualità di Gran Cancel-liere ha presentato il solenne Attoaccademico con il quale il 4 dicem-bre 1986 l'Università Pontificia Sa-lesiana di Roma ha voluto conferireil dottorato ad honorem al salesianospagnolo don Julian Ocafia Pena .Per la circostanza l'aula magna del-l'Università ha visto confluire unanumerosa rappresentanza della Fa-miglia salesiana, spagnola e non,unitamente a numerose autorità re-ligiose e civili .

Fra tutti ricordiamo le presenzedel cardinale Rosalio José Castillo,dell'arcivescovo Antonio M. Ja-vierre, segretario della S . Congrega-zione per l'Educazione Cattolica, il

sottosegretario di Stato alla Pubbli-ca Istruzione on .le Amalfitano, diMadre Marinella Castagno superio-ra generale delle Figlie di Maria Au-siliatrice, di don José Antonio Rico,consigliere generale per la RegioneIspano-Lusitana. Ovviamente erapresente al completo il Senato acca-demico dell'Università guidato oltreche dal Gran Cancelliere don EgidioViganò, dal Rettor Magnifico pro-fessor don Roberto Giannatelli .

Chi è don Juliàn

Julian Ocafia Pena ha 73 anni, al-meno quaranta dei quali dedicati in-teramente ai problemi educativi edin particolare a quelli legati alla for-mazione professionale . Dal 1946 al1953 è stato direttore del Collegio«Maria Auxiliadora», delegato del-la Federación Amigos de la Ense-fianza (FAE) per il Distretto univer-sitario di Salamanca e membro del-la Società Spagnola di Pedagogia .Dal 1953 al 1959 ha diretto la «In-stitución de Formación Profesional

Don Bosco a Martì Codolàr(Barcellona) nel 1886

Virgen de la Paloma» di Madrid .Successivamente è stato membro at-tivo di vari organismi consultivi edeliberativi in istituzioni civili ed ec-clesiastiche. Fra l'altro dal 1975 al1986 su incarico della ConferenzaEpiscopale Spagnola è stato Ispet-tore Generale della FormazioneProfessionale .

Di particolare significato poi è lasua partecipazione a ben quattro ca-pitoli generali della CongregazioneSalesiana (1958-1977) durante iquali si è dedicato a temi e problemilegati al suo settore: la scuola pro-fessionale e la figura del salesianocoadiutore. Numerosi scritti poidanno una ulteriore testimonianzadel costante rapporto fra la vita diquesto figlio di don Bosco e l'edu-cazione dei giovani al lavoro . Per-ciò ben a ragione don Egidio Viga-nò ha affermato :

«Nella prospettiva storica delprossimo centenario della morte diSan Giovanni Bosco, tale riconosci-

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mento acquista un significato e unvalore simbolico particolarmentesuggestivo. L'atto di conferimentodel dottorato "honoris causa" co-stituisce per la stessa Università Sa-lesiana un momento di affermazio-ne e di verifica della sua natura e delsuo impegno di "dedicare partico-lare attenzione allo studio e alla so-luzione delle questioni inerenti l'e-ducazione e l'azione pastorale spe-cialmente tra i giovani e i ceti popo-lari, secondo lo spirito di San Gio-vanni Bosco"» .

Per la formazioneprofessionale

Quando il 4 aprile 1883 il re D .Alfonso XII presiedeva alla colloca-zione della prima pietra della futuracattedrale di Madrid disse: «Oggisembra avvicinarsi il nostro rinasci-mento industriale e artistico» . Me-no di un anno dopo, il 15 febbraio1884 i primi salesiani giungevano aBarcellona per avviare alcuni mode-sti laboratori-scuole, in una Spagnaancora lontana dal grande sviluppoindustriale che si avvicinava in Eu-ropa .

Le prime scuole professionali sa-lesiane in Spagna (Barcellona, Ma-laga, Madrid e Siviglia) sorgonoquando, alla fine del secolo scorso,non esisteva ancora una specifica le-gislazione statale per questo settoredell'educazione . Il primo Statutodella Formazione Professionale ver-rà promulgato nel 1928 ed anche selentamente darà l'avvio ad una nuo-va legislazione che nel 1955 culmi-nerà nella legge dell'allora ministrospagnolo dell'Educazione naziona-le, D . Joaquin Ruiz Jimenez . Inquell'anno i Salesiani avevano ben11 scuole professionali . La legge del1955 se ebbe il merito d'affermare ildiritto all'istruzione professionaleebbe tuttavia il limite d'aver trascu-rato i settori agricolo e del terziario .

A partire dal 1955 si avvia tutta-via una nuova azione di sensibiliz-zazione grazie anche alla fattiva col-laborazione delle Figlie di MariaAusiliatrice e coinvolgendo anchealtre Congregazioni e la stessa Chie-sa spagnola al problema. Ancoranel 1957 ad esempio limitatamente

Oggi come ieri le scuole professionali salesianecercano un adattamento ai cambi tecnologici

alla formazione professionale fem-minile un'impresa di Madrid rispo-se : «A noi basta che le ragazze sap-piano firmare, al momento dell'as-sunzione. Per il resto, quanto piùsono ignoranti tanto meglio è, cosìsi creano meno problemi» .Successivamente verranno altri

interventi dello Stato e nuovi adat-tamenti da parte salesiana alle nuo-ve emergenze del Paese .

Indubbiamente la legislazionescolastica spagnola oggi in materiadi formazione professionale non è«ferma» né mancano tentativi di«statalizzazione» . Problema che

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del resto si pone anche in Italia . Sa-lesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice,che oggi in Spagna gestiscono unasessantina di scuole professionalicon migliaia di alunni, guardanotuttavia con fiducia al futuro condi-videndo quanto nel 1982 ebbe a direil salesiano monsignor Antonio Ja-vierre, della Congregazione per l'E-ducazione cattolica, parlando discuola a Madrid : «Confesso aperta-mente che io la vedo permeata disperanza . La scuola è il luogo geo-metrico della speranza ;=non solo unbuon deposito, ma anzitutto unafabbrica» .

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VITA ECCLESIALE

20 • 1 GENNAIO 1987

La scuola e l'insegnamento della Religione

DUE VESCOVI CI PARLANODI CULTURA, SCUOLAE INSEGNAMENTODELLA RELIGIONE

Si dovrebbero prenderele mosse da lontano per documenta-re l'interesse di sempre della Chiesaper il mondo dell'educazione, dellacultura e della scuola, a cominciaredalle antiche scuole vescovili e par-rocchiali, a quelle dei monasteri, al-le università medioevali, e via via al-le forme più moderne di scuola perle classi più povere . . .

Il «perché» di questo costante in-

teressamento della Chiesa per l'edu-cazione e la cultura, e quindi per lascuola, come strumento per la cre-scita della persona, il «perché» fon-damentale è dato dallo stesso lega-me che intercorre fra Vangelo e cul-tura, tra la missione evangelizzatri-ce della Chiesa e la promozione in-tegrale dell'uomo .

Le principali linee di impegnodella Chiesa italiana per la «pasto-

rale della cultura», nonché i princi-pali contenuti della sua azione suldelicato problema dell'insegnamen-to della religione, mergono dalle in-terviste con due membri della Com-missione episcopale per l'educazio-ne cattolica, la cultura e la scuola : ilvescovo di Ampurias e Tempio,mons. Pietro Meloni, e quello diTermoli e Larino, mons . CosmoFrancesco Ruppi .

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Foto Archivio SEI

Evangelizzarela culturarispondemons. Pietro Meloni

«La rottura tra Vangelo e culturaè senza dubbio il dramma della no-stra epoca», aveva scritto Paolo VInella Evangelii nuntiandi . Gli ha

Foto Scaia

fatto eco Giovanni Paolo Il nel suodiscorso al convegno ecclesiale diLoreto, spronando la comunità ec-clesiale italiana all'impegno per«sanare la frattura tra Vangelo ecultura sul terreno dei fondamentalivalori umani» .

«La riflessione sulla "cultura"alla luce del "Vangelo" è per la co-munità cristiana», sottolinea mons .Pietro Meloni, vescovo di Ampu-rias e Tempio, «un cammino inces-sante, poiché le sfide del "mondo"appaiono sempre nuove e incalzan-ti, e gli uomini sono segretamenteassetati di una risposta trascenden-te. È cultura, secondo la Gaudiumet Spes, la fatica con la quale l'uo-mo "affina ed esplica le sue molte-plici doti d'anima e di corpo", e"cerca di ridurre in suo potere il co-smo con la conoscenza e il lavoro",e "rende più umana la vita socialenella famiglia e nella società civi-le" . L'uomo, attraverso la cultura,"esprime, comunica e conserva nel-le sue opere le grandi realizzazioni easpirazioni spirituali, affinché pos-sano servire al progresso di molti,anzi di tutto il genere umano" .

«II fine della cultura è lo sviluppodell'uomo e del mondo . La culturaè un pellegrinaggio alle sorgenti,orientato a raggiungere il senso del-la vita. L'uomo credente in un Diocreatore e amico sa che il suo "cre-do" è una lampada che illumina ilsignificato del mondo e lo spinge a

1 GENNAIO 1987 . 21riconoscere "i semi del Verbo" pre-senti nella cultura di ogni popolo .Questo atteggiamento è fondamen-to della "pastorale della cultura" .La fiducia nell'uomo è domandatain modo speciale al cristiano, e atutta la Chiesa, nata dal Dio che si èfatto uomo per offrire la libertà atutti gli uomini . La pastorale dellacultura è ricerca del "dialogo" conogni "uomo vivente" perché ri-splenda in lui la "gloria di Dio"» .

«La Chiesa italiana» continuamons. Meloni, accogliendo l'appel-lo rivoltole al Convegno Ecclesialedi Loreto da Giovanni Paolo Il, ecodella parola della Evangelii Nun-tiandi di Paolo VI, «desidera supe-rare "la frattura tra vangelo e cul-tura che è, anche in Italia, il dram-ma della nostra epoca" . L'armoniaè da ricostruire "su quel terreno co-mune che è l'uomo", coltivando"l'esigenza di unità e di globalitànella ricerca della verità" . La sceltapastorale rinnovata dalla Chiesa aLoreto è quella di stabilire un rap-porto nuovo con il paese "in unospirito di servizio", affinché avven-ga una "riconciliazione" nella sto-ria della cultura . Il progresso deveessere realmente orientato allo svi-luppo dell'uomo e della comunità .

«Il ritornello che proclama la"frattura" tra vangelo e cultura èrisuonato spesso attraverso i millen-ni cristiani, e riappare nel mondocontemporaneo al cospetto dellacrisi mondiale dell'umanità . È ne-cessario tenerlo presente, senza so-pravvalutarlo! Il Vangelo infatti,per sua natura, è "controcorren-te" . I cristiani sono invitati da Cri-sto ad essere il "sale della terra" .Se la cultura perde il suo sapore, icultori del vangelo le tendono lamano perché guidi l'uomo a ritro-vare il senso della vita . Tutta la pa-storale della Chiesa è pastorale dellacultura, così come deve essere pa-storale della vocazione . La "crisidel mondo", che coinvolge anche icredenti, può divenire terreno ferti-le per l'evangelizzazione .

« Il seminatore è chiamato a semi-nare! L'annuncio del vangelo -con la parola e con la vita - è unprezioso servizio culturale agli uo-mini immersi nella storia, poiché liaiuta a meditare sull'umana esisten-za, e a cercare la "chiave" invisibile

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che apre il mistero della vita . Ognigiorno 1`effimero" ammalia l'uo-mo e lo distrae dall`eterno " : la lu-ce del Vangelo, guidando alla sco-perta del trascendente, suscita la se-te di una nuova libertà, che può di-venire fonte di una inimmaginabilefelicità . Una felicità ritrovata so-prattutto nel servizio ai fratelli, cherestituisce il segreto smarrito tra ilabirinti della sfiducia e della dispe-razione. Il "segreto" è che la piùelevata forma di cultura è la carità .L'amore oblativo sviluppa l'intelli-genza e fa ritrovare il gusto dell'a-micizia» .

« I cristiani vivono nel mondo»,riprende mons . Meloni, «e hanno ildovere di conoscere gli avvenimentie le aspirazioni dell'umanità, a co-minciare dalle ansie e dai gemiti chesi levano dalla vicina comunità . Lavoce dei diseredati è dai credentinon solo ascoltata, ma soprattuttosoccorsa con la cultura della giusti-zia. Le "vicende del paese" sono il"campo" al quale è inviata la Chie-sa "comunità missionaria" . Il se-minatore conosce il campo, e so-prattutto effonde nel campo il buonseme. Il cristiano, che è "sale dellaterra", ama la terra senza perdere ilsapore del sale . La sua presenza nel-la società esprime la gioiosa fiduciache ogni albero, con la potatura el'innesto del vangelo, porterà fruttomigliore .«Evangelizzare la cultura signifi-

Foto archivio SEI-Difrancescantonio

ca impegnarsi per la salvaguardiadella famiglia, per la crescita dellascuola e di ogni professione educati-va, per il lavoro offerto a tutti af-finché siano valorizzate le tendenzenative, per l'orientamento della ri-cerca scientifica e del progresso tec-nologico al vero bene dell'umanità,per l'elevazione dell'arte politica al-le vette del servizio . La società aspi-ra all'armonia, e l'armonia può ri-suonare solo nella giustizia : una po-litica trasparente deve costruireogni giorno un frammento di auten-tico umano progresso . Una specialeattenzione è richiesta al credente di-nanzi a tutti gli strumenti della co-municazione sociale, sui quali -come sottolineava il Papa a Loreto- "si gioca in larga parte il presen-te e il futuro del rapporto tra vange-lo e cultura" .

« Cultura è vincere la forza centri-fuga dell'egoismo e della gelosia,che inquina il cuore degli uomininelle lotte per il potere e la gloria . Ètempo di incanalare le energie del-l'intelligenza verso il volontariato eil servizio . La gioventù si sentirebbecalamitata da tali orizzonti respira-bili e luminosi . E sarebbe aiutata anon smarrire per sempre la "memo-ria" . L'uomo di oggi, sommersodal turbine di avvenimenti e dallasovrabbondanza dei messaggi, staperdendo la memoria; e non lo con-forta il fatto di averla affidata aquel sorprendente giocattolo che è il

"computer" . Senza la memorianon esiste l'amore . E senza l'amoreil computer è un terribile rischio . Lareligiosità cristiana ha custodito lagrandezza biblica della memoria,svelando che l'amore di Dio è me-moriale della sua promessa e dellasua fedeltà . Celebrare le meravigliedell'amore di Dio è cultura . Ed ècultura non dimenticare nessun ge-sto d'amore che sia avvenuto tra gliuomini» .

Ma l'oradi religioneche fine farà?rispondemons. Francesco RuppiCome va letta la risposta dei geni-

tori e dei giovani a proposito del-l'insegnamento della religione nellascuola?

Credo non ci siano equivoci o dif-ficoltà . La risposta è stata così chia-ra e massiccia, che difficilmente po-trebbe essere fraintesa : il 90% deigenitori dei bambini di scuola ma-terna ed elementare e dei ragazzi discuola media hanno scelto l'inse-gnamento religioso cattolico per ipropri figlioli e quasi analoga è lapercentuale dei giovani di scuolamedia superiore che hanno scelto lareligione a scuola .

Di fronte a questi dati, così uni-formi e omogenei, riscontrati in tut-te le regioni italiane, non c'è altroda fare, che prendere atto di unaprecisa volontà di genitori ed alunnicirca il problema dell'insegnamentoreligioso . Tale insegnamento, cioè,non è né sorpassato, né è giudicatoinutile, ma necessario per completa-re il processo educativo deglialunni .

£ stato, in buona sostanza, un at-to di fiducia nei riguardi della Chie-sa italiana, cui tale insegnamento èdemandato .

Ad essere esatti, non è demanda-to alla Chiesa cattolica tale insegna-mento, ma è demandato alla scuolastessa, che ne ha l'onere e la respon-sabilità . Alla Chiesa, e in particola-re ai Vescovi, è demandata l'auten-

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ticazione degli insegnanti e la for-mulazione dei programmi, perchéabbiano a rispondere, oltre che acriteri didattico-pedagogici, anchealla piena ortodossia e alla totaleverità della fede e della morale .

Non c'è dubbio che, soprattuttodopo i numerosi tentativi di fuor-viare la pubblica opinione e di co-stringerla a non scegliere o a sceglie-re per il no, la stragrande maggio-ranza di genitori ed alunni ha dettoun chiaro sì, compiendo un atto difiducia nei confronti, non solo dellaChiesa, in quanto tale, ma in quan-to alla capacità educativa che hal'insegnamento della religione pergli alunni delle scuole .

Come si è sentito un Vescovo difronte a una tale risposta?

Ad essere sincero, per quanto ri-guarda la regione Molise, ove lavo-ro, era quasi scontato tale consen-so. Ma sono rimasto sorpreso favo-revolmente nel vedere che anche inregioni fortemente politicizzate a si-nistra, o, comunque, attraversateda forti venti laicistici o radicali, larisposta è stata pressoché analoga, aconferma che la scelta della religio-ne a scuola è scaturita da una valu-tazione pedagogica e da una esigen-za formativa, che ogni genitore, aprescindere dalle sue convinzionipolitiche o filosofiche, sentiva den-tro di sé. Questa risposta, per noiPastori, è un segno di fiducia, ma cicarica anche di una grande respon-sabilità .

In che senso?

Nel senso che dobbiamo rispon-dere alla massiccia fiducia di genito-ri e alunni con un insegnamento se-rio, qualificato, fedele nella dottri-na, ma aperto ai grandi problemidell'uomo contemporaneo . In altritermini, il popolo italiano ci ha datoin mano una carta che dobbiamogiocare con ogni impegno e con unagrande attenzione, perché, in futu-ro, potremmo anche trovarci difronte ad altre scelte e ad altri con-sensi .

In fondo, la Chiesa è consideratacome una agenzia educativa (se èpossibile usare tale termine impro-priamente) degna di grande credito,ma, si sa, il credito non solo biso-gna riceverlo, ma bisogna anche sa-

perselo conservare e questo è il veroproblema che ci sta dinanzi, in que-sto nuovo anno scolastico .

Cosa state facendo per meglioqualificare l'insegnamento religiosonella scuola statale?

Il primo problema è stato quellodella scelta degli insegnanti : si è do-vuto confermare chi veramente eracapace e chi mostrava segni di ulte-riore qualificazione nell'insegna-mento della religione cattolica, evi-tando la eccessiva frammentazionedelle cattedre, confermando neglistessi istituti coloro che avevanomaturate esperienza e professionali-tà e avviando all'insegnamento solochi è fornito del titolo previsto o èin corso del suo conseguimento . Intutte le diocesi, ad opera degli Uffi-ci catechistici, si è dovuto fare unariflessione attenta sullo stato degliinsegnanti, sulla loro idoneità, sulladisponibilità alla ulteriore qualifica-zione . . .

Abbiamo avuto, dunque, un sal-to di qualità nella scelta degli inse-gnanti di religione a scuola .

Non direi che ci siamo riusciti deltutto. Parlo almeno per me . Ma ècerto che ogni Vescovo si è incam-minato su questa strada e, nei limitidel possibile, si è cercato di qualifi-care davvero gli insegnanti di reli-gione. La organizzazione di corsi diaggiornamento e qualificazione nelprossimo futuro farà il resto .

E per i programmi: c'è qualcherinnovamento?

1 GENNAIO 1987 • 23

Foto Archivio SEI-Galaxy

Per la scuola materna, abbiamoper la prima volta programmi con-cordati tra la Cei e il Ministero dellaPubblica Istruzione . Per l'elemen-tare, sono in elaborazione proposteper nuovi programmi ; e così ancheper le altre fasce scolastiche . L'Inte-sa tra i Vescovi italiani e il Ministe-ro della P .I. prevede un periodo didue anni per la revisione globale ditutti i programmi, per cui pensoche, con il 1989, potremo avere inmano programmi nuovi o, quantomeno, rinnovati .

In altre parole, lei è fiducioso suquesto nuovo corso dell'insegna-mento religioso?

Ho fiducia che ci siamo incammi-nati su una buona strada che vedrà,da una parte, il rinnovamento del-l'insegnamento religioso, ma dal-l'altra una maggiore consapevolez-za nella scelta di tale insegnamento .La religione a scuola è una sceltapedagogica fatta in un clima di li-bertà ed è la risposta alle attese for-mative delle famiglie e delle giovanigenerazioni . Se non intervengonoelementi fuorvianti o pressioniesterne, sia la scuola, che la stessasocietà civile avranno molto da gio-varsi da un insegnamento religiososereno e costruttivo che, mentrepresenta, con fedeltà, la religionecattolica, concorre anche notevol-mente alla formazione della per-sona .

(a cura di Silvano Stracca)

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PASTORALE GIOVANILE

24 • 1 GENNAIO 1987

QUANDO C'ÈVOGLIA DI LAVORAREE MANCA IL LAVORO

Il dramma di un esercitodi giovani disoccupati .I rischi dell'emarginazione .Rendere operantela solidarietà .

Ci sono i « concorsisti »,cioè gli habitué dei concorsi, non neperdono uno, ostinati inseguitori diun impiego pubblico, quale che sia .Ci sono gli «ideativo-fantasiosi»,quelli che tentano di mettersi in pro-prio impiantando un'attività pro-duttiva nei campi più disparati, api-coltura inclusa . Ci sono i «rinuncia-tari», che si adattano a lavori sal-tuari in agenzie private di recapitopostale urbano con in tasca la lau-rea in sociologia, inalberando ilmotto «Pur di fare qualcosa» . Laclassificazione potrebbe continuare,mettendo in bell'ordine specie e sot-tospecie di una «fauna» comparsanella nostra bella era tecnologica emoltiplicatasi a ritmi incalzanti . Il«soggetto», tuttavia, resta semprelo stesso : il giovane disoccupato .

Per la verità, la definizione di«disoccupato» non esaurisce lagamma delle caratteristiche propriedel giovane in cerca di lavoro . Lasua figura è più complessa . Il giova-ne disoccupato si inserisce difatti inquella che è stata definita la «cultu-ra della marginalità», la quale livel-la la disoccupazione ad altre forme

Foto Marka

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di emarginazione: la povertà, l'emi-grazione, la devianza. E di esse as-sume i tratti salienti . La marginalitàda disoccupazione è stata ben defi-nita dal sociologo Giancarlo Mila-nesi, dell'Ateneo salesiano, duranteun seminario svoltosi nel febbraioscorso in Germania, a Benedikbue-ren, sul tema : «Pedagogia salesianae emarginazione» . «La marginalitàche nasce dalla disoccupazione gio-vanile - ha detto tra l'altro donMilanesi - è rilevante per la quotaconsistente di persone colpite, masoprattutto per le conseguenze cheproduce sul piano del mercato dellavoro (sottoccupazione, dequalifi-cazione dei titoli di studio, spintaverso situazioni di progressiva ille-galità ecc .) e sul piano dei compor-tamenti e atteggiamenti giovanili» .

Umiliazione socialeChe cosa ci si può aspettare da un

giovane in cerca di lavoro quandovede trascorrere i giorni, i mesi, glianni senza riuscire a penetrare at-traverso il muro che gli sbarra lastrada come un ostacolo insuperabi-le verso l'impiego? Basta osservarli,questi giovani : gli si leggerà negliocchi, via via, sconforto, frustra-zione, senso di inutilità, disperazio-ne. Come dire che ci siamo già ab-bondantemente inoltrati nell'areaacquitrinosa dell'emarginazione . Enon è detto che finisca lì .«In un Paese come l'Italia, che

può definirsi "ricco" - affermaPier Carniti, ex segretario generaledella CISL - la disoccupazionenon significa più indigenza, pover-tà, fame (anche se non mancano ca-si del genere) . C'è invece in eviden-za la condizione di dipendenza fa-miliare obbligata, che incide sull'i-dentità sociale del giovane, e produ-ce frustrazione, umiliazione socialee personale» . «In famiglia - hadetto una ragazza milanese intervi-stata nel corso di una inchiesta sulladisoccupazione giovanile - non èche vada troppo bene . Se trovassiun lavoro, mi sentirei più libera» .

Il problema « è rilevante per laquota di persone colpite» ha affer-mato don Milanesi . Già, quanti so-no i giovani senza lavoro in Italia?

Ormai un esercito, due milioni, duemilioni e mezzo, sostiene qualcuno .I dati più recenti, li ricaviamo da un«libro bianco» redatto da Gioventùaclista e pubblicato pochi mesi fa .La popolazione giovanile costitui-sce il 15 per cento di quella italiana,e il 36 per cento della forza-lavoro .I giovani dai 18 ai 29 anni sono ottomilioni e mezzo . All'inizio del 1986i giovani disoccupati erano un mi-lione e 910 mila . Ma ciò che preoc-cupa ancora di più è il tasso di di-soccupazione giovanile : nell'ultimodecennio - dal 1974 al 1984 - èpassato dall'11,5 al 33 per cento .Altrove, in Europa, le cose nonvanno molto meglio, specie in alcu-ni Paesi, come la Spagna, dove igiovani disoccupati sono il 50 percento, o la Francia, dove un giova-ne su tre è senza lavoro .

1 GENNAIO 1987 - 25

Foto Naretto

All'armata dei giovani disoccu-pati si guarda da più parti con ansiacrescente. Sono scese in campo mol-te Chiese locali . La Diocesi di Mila-no ha dedicato alla disoccupazionegiovanile l'annuale Giornata dellasolidarietà. Analoga iniziativa a Ve-nezia, dove il cardinale Cè si èespresso con grande chiarezza : «Ilproblema dell'occupazione è oggiuno dei più sofferti, un problemadoloroso, specie quando ad esserecolpiti sono i giovani, i quali, dopoessersi preparati mediante una ade-guata formazione culturale, tecnicae professionale vedono penosamen-te frustrata la loro volontà di lavo-rare» . Ed ha aggiunto : «L'ampiez-za della disoccupazione giovanile,la sua persistenza, ne fanno uno deiprincipali mali del nostro tempo .Esso determina estesi disagi econo-

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mici e sociali, frustra le legittimesperanze di crescita personale e civi-le delle nuove generazioni» .

È facile cogliere qui una sollecita-zione ai pubblici poteri perché si im-pegnino nella ricerca di valide solu-zioni. Esiste, su questo versante,sufficiente attenzione al problema?Di «piani-giovani» in giro ce ne so-no molti, sfornati da Comuni, Pro-vince, Regioni, enti di vario tipo .Non tutti funzionano a dovere, altrisembrano rispondere egregiamentea finalità clientelari, come è eviden-te nei casi in cui si evita di pubbliciz-zare troppo le iniziative per l'occu-pazione, allo scopo di coprire con lasemiclandestinità l'elargizione di fa-vori .

Altre iniziative emanano dal go-verno, come i contratti-formazione,o la legge De Vito sull'imprendito-rialità giovanile nel Mezzogiorno,rivolta a creare nuove opportunitàdi lavoro con il finanziamento dicooperative e società con specifichecompetenze professionali. Scarsi ri-sultati si sono raggiunti in concretonei settori che si dice sempre di vo-ler potenziare a fini occupazionali :attività nelle aree archeologiche omonumentali, iniziative sportive,

difesa del territorio e dell'ambiente,protezione civile, turismo, cultura .Tutti campi che offrono teorica-mente prospettive di lavoro, ma cheper ora sembrano bloccati nell'im-mobilismo .

«Inventarsi» un lavoroIn attesa che le molte promesse si

concretizzino, loro, i giovani, checosa fanno? Annaspano fra le pagi-ne dei giornali specializzati in an-nunci di concorsi (un tipo di pubbli-cazione che ha registrato un consi-stente incremento di vendite), sicontendono in 15 mila 37 posti dicontabile alle Imposte dirette, fan-no le baby-sitter quando una coppiadi coniugi con figli piccoli decide diconcedersi una serata con gli amicifuori casa, affollano ogni mattinagli uffici di collocamento senza pe-raltro nutrire soverchie speranze divedersi offrire un lavoro . Molti diessi hanno dovuto amaramente con-statare che, spesso, trovare un im-piego non è tanto questione di capa-cità o di merito, quanto di cono-scenze altolocate in campo politico .

Chi non può vantarle, resta tagliatofuori .

Si registrano casi che fanno pen-sare, come quello dello ragazza diFoggia che ha cambiato nome e na-zionalità (si è finta indiana) per tro-vare più facilmente un lavoro comedomestica (è noto che le donne pro-venienti dai Paesi del Terzo Mondofanno risparmiare a taluni i contri-buti sociali) dopo aver inutilmentebussato a molte porte. Talvolta, adesplodere è la rabbia collettiva, e al-lora i giovani calabresi disoccupatibloccano la superstrada fra Crotonee Cosenza (è accaduto nel marzoscorso) chiedendo lavoro . Nel granmare della disoccupazione, il Mez-zogiorno, con i suoi mali vecchi enuovi, occupa un posto di primopiano. Così come spicca la disoccu-pazione fra i giovani laureati (i solimedici sono più di 50 mila), nonchéfra le ragazze (la disoccupazionefemminile è doppia di quella ma-schile) .

C'è anche chi si spreme il cervelloper «inventarsi» un lavoro, metten-dosi in proprio . Nascono così coo-

Foto Archivio SEI - Naretto

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Foto Archivio SEI-Galaxy

perative i cui soci si dedicano all'a-picoltura (in provincia di Bologna),agenzie di turismo giovanile a prezzistracciati o agenzie di servizi (a Mi-lano), scuole di equitazione o corsidi lingua e letteratura italiana perturisti stranieri (in Toscana) . Que-sto attivismo si chiama «job crea-tion», lavoro frutto di idee e di in-ventiva. È una strada lastricata difallimenti e di nuovi tentativi, per-ché se c'è fermento di idee, spessodifettano l'esperienza, i finanzia-menti e un adeguato sostegno so-ciale .

Un problema di tuttiInsomma, quella della disoccupa-

zione giovanile è una galassia in cuiprecarietà, emarginazione, avvili-mento la fanno da padroni . E i gio-vani hanno la penosa sensazione diinvecchiare senza riuscire a trovareun impiego . In queste condizioni,pensare di formarsi una famiglia di-venta un sogno proibito . È il mo-mento dell'angoscia, dello smarri-mento. A rendere ancora più rattri-stante la scena sta il fatto che questamassa di giovani desidera, con tutte

le proprie forze, rimboccarsi le ma-niche e lavorare . Nei tempi andatiera segnato a dito, fra la riprovazio-ne generale, il giovane con poca vo-glia di lavorare . Oggi la voglia di la-vorare c'è, ed è tanta . A mancare èproprio il lavoro . Né va dimenticato

Fonte : elaborazione Svimez su dati Istat .

1 GENNAIO 1987 - 27

che dietro l'esercito dei giovani c'èl'esercito ancora più numeroso deigenitori, che soffrono con i loro ra-gazzi il dramma della disoccupa-zione .

Il problema è grosso, né di brevemomento. Gli esperti prevedono

Tassi di disoccupazione % Quotadei giovani

Regioni e circoscrizioniTotale Giovani

14-29 anni

14-29 anni sudisoccupazione

totale

Abruzzo 11 31,1 75Molise 10 28,6 77Campania 14,4 36,3 83Puglia 12,8 30,7 78Basilicata 14,4 31,6 69Calabria 17,5 41,2 72Sicilia 14,8 35,8 76Sardegna 21,6 45,7 78MEZZOGIORNO 14,7 35,8 78Nord-ovest 8,3 20 75Nord-est 8,4 18,7 71Centro 9,5 25,5 75CENTRO-NORD 8,7 21,1 74ITALIA 10,6 26,1 75

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Un libro per conoscere il problema

Il problema della disoccupazione giovanile non è soltanto italia-no. La editrice ElleDiCi di Leumann (TO) ha recentemente pubbli-cato (a cura di Mario Midali e Cosimo Semeraro) gli atti del 14°Colloquio internazionale salesiano dedicato proprio alla disoccupa-zione giovanile in Europa . Il volume oltre a rappresentare una vali-da documentazione statistica sui termini numerici del problemasottolinea soprattutto gli aspetti educativi .

Agli educatori più sensibili infatti non può sfuggire come e quan-to l'atteggiamento dei giovani in rapporto al lavoro sia oggi com-plesso e problematico. C'è la fondata sensazione di una certa pola-rizzazione dialettica nel vissuto giovanile, quanto all'etica del lavo-ro. Assodata la progressiva perdita della centralità del lavoro, ridot-to piuttosto a un mezzo utile a conseguire altri fini, è possibile indi-viduare in forma abbastanza diffusa tra i giovani di questo nostroperiodo una doppia fondamentale spinta evolutiva : da una partel'attitudine a stimare e ad assumere come modelli di riuscita tuttociò che si realizza nei tempi del non-lavoro ; dall'altra la predisposi-zione a concepire il lavoro come corsia di scorrimento veloce perl'incremento della propria autorealizzazione e della propria posizio-ne economica e sociale .

Come affrontare questo problema? Questo libro tenta una rispo-sta raccogliendo il contributo di un gruppo di esperti e docenti .

che esso costituirà il nodo centraledell'economia italiana per almenodieci anni . E non è neppure di facilesoluzione. Riconoscerlo non vuoldire accettare che si lascino spazi al-l'inerzia e al disinteresse . Che fare?Da qualche tempo, di fronte allaquestione occupazionale, si sentesempre più spesso pronunciare laparola «solidarietà» . « È un proble-ma che riguarda tutta la società»,ha detto il cardinale Carlo M . Mar-tini. Assicurare lavoro ai giovaninon è operazione gratuita, la societàdeve pagare un prezzo, e deve esseredisposta a farlo, se non vuole nega-re i princìpi di solidarietà su cui sibasa . Ma che cosa vuol dire solida-rietà in riferimento al mondo del la-voro? Vuoi dire - sostiene il sinda-calista - migliore distribuzione dellavoro, con una ripartizione che siottiene riducendo gli orari di lavo-ro . Vuol dire - afferma l'impren-ditore - lavorare di più per lavora-re tutti. E aggiunge: l'occupazione èlegata allo sviluppo, se il prodottonazionale lordo aumenta solo del2-3 per cento annuo, basta appena asalvaguardare gli attuali livelli occu-

pazionali . Replica il sindacalista :l'aumento del tasso di crescita nonvuoi dire più occupazione, ma para-dossalmente, più disoccupazione acausa dell'introduzione di tecnolo-gia nel processo produttivo .

Metterli d'accordo sarà un pro-blema . In concreto, però, la solida-rietà stenta ad aprirsi una breccianel muro dell'egoismo . Da più partisi denuncia la tendenza ad accen-tuare la tutela di coloro che già la-vorano, a scapito delle nuove leve .Chi è occupato teme di doversi tro-vare nella situazione di chi oggi èsenza lavoro. E difende il posto, po-co disponibile ad accettare rinunce .Si può pensare di ridurre l'orario dilavoro - si dice - ma a parità disalario . Sul fronte opposto, la rivi-talizzazione dell'iniziativa privataha ridato impulso al profitto . Inuna economia di mercato ostacolareil perseguimento del profitto è unnon senso. Ma farne un feticcioconduce inesorabilmente a oscurarel'uomo «primo fondamento del va-lore del lavoro», come ha scrittoGiovanni Paolo II nell'EnciclicaLaborem exercens. E lo stesso Pon-

tefice ha detto : «La tecnica, il capi-tale, il profitto, tutto ciò che con-corre al perfezionamento del lavoroè apprezzabile e da favorire, nei li-miti in cui tenga presente che al cen-tro sta l'uomo e all'uomo si debbo-no subordinare» (discorso ai lavo-ratori di Prato) .

Ecco allora precisarsi i contornidella solidarietà come cultura del la-voro : uno sforzo comune per anda-re in aiuto a chi è nel bisogno, di-chiarando la propria disponibilitàad affrontare i necessari sacrifici .Uno sforzo che deve coinvolgere ipubblici poteri, i lavoratori occupa-ti, gli imprenditori, con il fine diumanizzare la società, sconfiggerelo spirito individualistico, oggi piùaggressivo che mai . «Si tratta diaiutare ciascuno a svilupparsi e af-fermarsi - dice Michele Giacoman-tonio, segretario generale delleACLI - non a scapito di altri, macon gli altri, in solidale cooperazio-ne» . È un programma che non do-vrebbe suonare come nuovo ai cri-stiani . Ma si tratta di attuarlo . An-che per dare una speranza ai gio-vani .

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EDITORIA

SOLO AMANDOLA NATURACI SALVEREMODAL DISASTROECOLOGICO

L'esempio di SanFrancesco. Il rapportofra cristiani eambiente in un librodi Ruggero Leonardi .

San Francesco parlavacon gli uccelli . Noi li stiamo stermi-nando senza pietà . «Dovete lodareil vostro Creatore - diceva France-sco - perché vi ha dato la libertà divolare in ogni luogo» . E noi, quellalibertà, agli uccelli la neghiamoaspettandoli al varco durante glispostamenti migratori per abbatter-li a tradimento mentre si riposanoprima di intraprendere l'estenuanteviaggio al di sopra dei mari . E, spes-so, neppure per farne cibo, il che inqualche modo ci giustificherebbe,ma per imbalsamarli e alimentareun assurdo mercato .

«Dovete lodare il vostro Creatore- diceva ancora San Francesco -perché egli serbò il seme di voi nel-l'arca di Noè, affinché la vostraspecie non venisse meno nel mon-do» . E noi, con la violenza di un se-condo diluvio universale, stiamoestinguendo gli animali specie dopospecie. Pensate: fino al secolo scor-so, si calcola che avessero fine quat-tro specie di uccelli ogni anno, oggi

1 GENNAIO 1987 . 29

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Foto archivio SEI-Difrancescantonio

gli esperti valutano che l'estinzioneraggiunga le mille specie ogni anno,cosicché entro il Duemila si arriveràa una sopravvivenza zero delle 8700specie di uccelli oggi esistenti . E ciòperché gli uccelli sono i più espostiall'inquinamento terrestre e allacaccia selvaggia .Non sono solo aridi calcoli da

contabile . Sono dati come questi adirci fino a che punto è cambiato -in peggio - il rapporto fra l'uomoe la natura, fra l'uomo e le altrecreature della Terra. Comporta-mento cieco, da parte dell'uomo,addirittura malvagio, non solo ver-so gli animali, ma anche verso noistessi, che finiremo per vivere in unmondo più impoverito, in una terrasempre più degradata, dove non siudrà più il cinguettare di un usigno-lo e non si vedrà più il volo di un ai-rone. «Quando l'uomo - ha dettoGiovanni Paolo Il - fa un uso ar-bitrario, e in definitiva nocivo, dellecreature di cui si violano le leggi el'ordine naturale ignorando e di-sprezzando la finalità che è imma-nente all'opera della creazione,quando l'uomo adopera le cose ter-rene così da non riferirle al Creato-re, egli reca anche a se stesso danniincalcolabili» .

L'uomo, dice il Papa . E il cristia-no? In quale rapporto è con la natu-

ra? Ruggero Leonardi, esperto diproblematiche ambientali, ha scrit-to per la SEI un libro di 200 pagine(« Sorella terra - il cristiano e la na-tura») sulla bimillenaria storia diquesto rapporto, non sempre facile,talvolta conflittuale, spesso inqui-nato dal sospetto . Gli eremiti deiprimi secoli che si ritiravano nel de-serto, San Benedetto e la sua lezionesull'utilizzo della terra, ma soprat-tutto Francesco, sono le tappe prin-cipali del viaggio che l'autore com-pie prima di approdare all'attualedibattito sull'ecologia .

Foto Archivio SEI - Raffini

L a terra avvelenataSan Francesco rimane l'insupera-

to cantore di Dio, che loda attraver-so le sue creature, specialmente«messer lo frate Sole» . Il sole diFrancesco «è bello e radiante cumgrande splendore : di Te, Altissimo,porta significazione» . Per nostrafortuna, il sole che noi vediamo è ri-masto quello dei tempi di France-sco, anche se lo smog che avvolgetante città ce lo fa vedere talvoltaattraverso un velo di caligine . Maqual è lo scenario che il sole oggi il-lumina? Mari che trasportano in su-perficie mortifere chiazze oleose,coste deturpate dal cemento dellecostruzioni abusive, boschi amma-lati o distrutti dalle piogge acide,fiumi le cui acque sono rese veleno-se dagli scarichi industriali, città ap-pestate dai gas di scarico delle auto .

Francesco loda il Creatore ancheper «aere», l'aria . Lo farebbe an-che oggi, perché, nonostante tutto,l'aria ci è indispensabile . Ma che co-sa penserebbe degli uomini, chequest'aria hanno reso irrespirabileper via dei gas che escono dalle ci-miniere, dai tubi di scappamentodelle auto, dagli impianti di riscal-damento? E non parliamo dell'ac-qua. Quella dei mari costringe ognianno le autorità a innalzare sullespiagge minacciosi cartelli che vieta-no la balneazione ; quella dei fiumi èridotta a tal punto che bagnarsi

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vuol dire correre il rischio di morireavvelenati ; quella degli acquedotti,poi, esce dai rubinetti delle nostrecase spesso e volentieri inquinata alpunto da costringere i pubblici po-teri a interromperne l'erogazione .

I veleni li diffondiamo a pienemani nelle campagne, attraverso iconcimi chimici e i micidiali diser-banti e anticrittogamici, che pur su-bendo trasformazioni connesse alciclo vegetativo, non vengono total-mente eliminati per cui ce li ritrovia-mo sulle nostre tavole con il ciboquotidiano . Senza contare i gas discarico delle auto . Gli ecologistihanno fatto il conto dei chilometridi strade esistenti in Italia : 316 mila .Ciò vuol dire, sempre secondo gliecologisti, che non c'è punto che siaa più di 620 metri di distanza, inmedia, da una strada . Ne consegueche non c'è ortaggio, frutto, cerealeche non venga irrorato dai gas discarico delle auto . Come se non ba-stasse, c'è stato chi ha messo nel vi-no il metanolo, provocando nume-rose vittime. Nel suo libro, Leopar-di ricorda che San Benedetto, stabi-lendo la regola per i monaci, con laminuziosa descrizione dei cibi desti-nati alla refezione quotidiana, nondimentica il vino, parte integrantedell'alimentazione italiana . Ne asse-gna a ciascuno « una emina al gior-no», misura corrispondente a mez-zo litro, pur concedendo ai Superio-ri la facoltà di aumentare la dose«se il bisogno dell'uomo, o le fati-

Foto Archivio SEI

che, o il caldo dell'estate» richiede-ranno qualcosa in più . Senza peral-tro arrivare mai «alla sazietà o al-l'ebbrezza». Vino puro, s'intende,fatto di uva sana, perché di quelloal metanolo ne basterebbe di menoper arrecare gravi danni non soltan-to ai frati .

Misfatti dell'egoismo

Tutti questi misfatti compiutidall'uomo ai danni della natura,portano dritta l'intera umanità aldisastro ecologico. Il quale - hadetto ancora Giovanni Paolo Il -«suppone sempre una forma diegoismo comunitario» . Che sensoha, ad esempio, usare in dosi mas-sicce concimi chimici per produrredi più quando le eccedenze europeedi cereali, di riso, di burro riempio-no enormi e costosi depositi, dovesono accumulate per l'impossibilitàdi consumare tutto ciò che si produ-ce? Non sarebbe più saggio produr-re di meno e più sano? Il disastro,naturalmente, non è solo italiano,né solo europeo, ma coinvolge l'in-tero pianeta . Difatti l'ONU ha isti-tuito un organismo che si occupadella salvaguardia dell'ambiente na-turale. Gli allarmi risuonano da uncapo all'altro della Terra, dai Paesiafricani minacciati dalla desertifica-zione all'America Latina dove si stadistruggendo quel vitale polmone

1 GENNAIO 1987 . 31

che è la foresta amazzonica, dallecittà europee sature di gas, ai Paesiasiatici dove il disboscamento haaperto varchi paurosi a catastrofi-che inondazioni. Ma sono allarmiche sembrano rimanere lettera mor-ta, i provvedimenti tardano ad arri-vare. Non si riesce a stabilire fino ache punto sviluppo economico equalità ambientale possono conci-liarsi, muove ancora i primi passiquella cultura dello sviluppo cheprivilegia, sull'uomo economico,l'uomo naturale . Cosicché smodatiinteressi economici e politici posso-no permettersi di sacrificare la qua-lità della vita . Non si vuole ricono-scere nei fatti che consumismo espreco sono spesso all'origine deldegrado ambientale .

« Qual è dunque - scrive Leonar-di a conclusione del suo viaggio lun-go i 2000 anni di cristianesimo e na-tura- il compito a tempo pieno cheattende non soltanto chi si identificanel dettato cristiano, ma anche chivede comunque in esso un punto diriferimento? Da dove ricominciareper la salvezza del mondo? La rispo-sta è univoca : dal mondo, dalla na-tura di cui è impastato l'uomo, ri-cordando che di questa natura nonsi mostrò né sdegnoso né diffidenteColui dal quale ebbe inizio l'inse-gnamento di 2000 anni fa» . E cita ilteologo Robert Faricy : «Abbinandoun servizio responsabile con un giu-sto amore per la natura e per tutta lacreazione in quanto fondata in GesùCristo, noi possiamo, come cristia-ni, avere verso la natura un atteggia-mento che promuova l'equilibrioecologico, e superare la nostra alie-nazione dalla natura in un rapportodi amore e di armonia» .Siamo ancora in tempo, oggi,

quando l'aria e l'acqua sono saturidi veleni, quando già la terra vive lanevrosi dell'impazzimento chimicoe l'uomo sconta i suoi peccati ideo-logici? «Francesco gustava la bontàdivina nelle singole creature come inaltrettanti ruscelli derivanti dallasorgente», ha scritto San Bonaven-tura. E Leonardi conclude : « La no-stra ecologia cristiana incominciada qui . Imparare ad amare tutto perimparare ad amare noi stessi . Impa-rare prima che sia troppo tardi . Esperando che non sia troppo tardi» .

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STORIA SALESIANA

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Oggi si nota un po'ovunque la tendenza a ripristinare,in ricorrenze civili cittadine o in fe-ste patronali paesane, antiche tradi-zioni popolari . Si tratta spesso, piùche di partecipazione collettiva, disemplice spettacolo folcloristico,dal quale, tuttavia, emerge il gustodi rivalutare la cultura locale .

Don Bosco, figlio del popolo ebuon conoscitore degli usi e costumidella sua gente, seppe utilizzare nel-la vita di Valdocco elementi di fol-

DoN BoscoTRA STRENNE,CARNEVALI,FESTE E MENU

clore atti a rendere più sentite e fa-miliari le celebrazioni comunitarie .Nel calendario salesiano non è quin-di difficile scoprire ancor oggi trac-ce di quelle tradizioni .

La strennaUna delle più antiche tradizioni

salesiane, dopo la «Buona Notte»,è senza dubbio la «Strenna». Fin

Alcune rare copertine de«Il Galantuomo»

dai primi tempi di Valdocco DonBosco, all'ultimo giorno dell'anno,dava una strenna comune a tutti isuoi giovani e un'altra particolare aciascuno. La prima consisteva inuna norma di vita cristiana o per ilbuon andamento della casa, la se-conda in una massima o consigliopiù personale, a voce o per iscritto .Era il dono per il Capodanno .

Queste strenne restavano facil-mente impresse nella mente dei gio-vani e Don Bosco non cessò di darle

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annualmente finché visse . La seradel 29 dicembre 1887, dal letto dellesue sofferenze, sussurrò a Don Rua :«Raccomandate ai Salesiani la di-vozione a Maria Ausiliatrice e lafrequente comunione» . Don Ruagli suggerì: «Questo potrebbe servi-re per strenna del nuovo anno, damandarsi a tutte le Case» . Don Bo-sco acconsentì, ma aggiunse : «Que-sto sia per tutta la vita! » . Era l'ulti-ma strenna del Santo, una strennada tesoreggiare per sempre. I Suc-cessori di Don Bosco hanno gelosa-mente conservato sino ad oggi quel-la tradizione .

La Strenna di Don Bosco non erache l'applicazione, in chiave educa-tiva, di un'antichissima tradizionepopolare, le cui lontane origini ri-salgono ai tempi dei Romani, quan-do, alle calende di gennaio, i clientiusavano offrire al loro patrono undono augurale . Quest'usanza mille-naria rivisse, anche nella tradizionepopolare piemontese, nel regalo diCapodanno che il padre faceva ai fi-gli e il padrone ai dipendenti . Il 1 °di gennaio era chiamato il giornodella Strenna (él di dia stren-a) . ATorino, al primo pranzo di famigliadella nuova annata, il babbo usava

donare ai suoi figli una monetanuova di zecca, d'oro, d'argentoo . . . di biglione . In certi paesi delMonferrato il primo giorno dell'an-no i ragazzi correvano a frotte di ca-sa in casa a chiedere la strenna, in-tonando filastrocche di augurio . Ri-cevevano nocciole, castagne o dolcicasalinghi .

Si trattava in ogni caso di un re-galo . E così l'intese Don Bosco, cheoffriva alla sua grande famiglia diValdocco il dono spirituale di un ri-cordo, un consiglio, magari unaprofezia. Alla fine del 1859 giunse adire ai suoi giovani : «Per parte mia,per strenna vi do tutto me stesso ;sarà cosa meschina, ma quando sidà tutto, nulla riserbo per me» .

Significato di dono aveva anchel'Almanacco Il Galantuomo cheDon Bosco offriva a fine d'anno ailettori delle «Letture Cattoliche» .Era il segno della sua gratitudineper la loro cooperazione a sostegnodella buona stampa, era la Strennaagli Associati per l'anno nuovo .Conteneva, oltre ai dati comuni adogni almanacco, notizie, aneddoti,poesie, che potessero arrecare ai let-tori ed alle loro famiglie un vantag-gio spirituale .

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La Strenna è quindi una tipicatradizione popolare valorizzata etrasformata in usanza salesiana .

Il Carnevale

Il Carnevale, senza rifarsi ai Sa-turnalia pagani, è antica tradizioneeuropea, soprattutto dell'area me-diterranea. Sopravvive ancor oggiin 'celebrazioni che si richiamano,nelle espressioni più vistose, ai fa-mosi carnevali di Colonia e di No-rimberga, di Montpellier e di Nizza,di Madrid e di Venezia .

A Torino, ai tempi di Don Bosco,il Carnevale era caratterizzato dapubbliche manifestazioni di grandeattrattiva popolare . Tra le più pitto-resche, almeno sino al trasferimen-to della Capitale a Firenze, v'era ilCorteo Reale . Si svolgeva tra PiazzaCastello e Piazza San Carlo, in viaDoragrossa, via di Po e via Nuova .Vi partecipava tutta la Corte . La re-gina, le principesse e le dame, su ric-che carrozze trainate da bianchi ca-valli, passavano per le vie del centrocittadino. Facevano loro ala staffie-ri e valletti in parrucche incipriate esmaglianti livree. Non mancavanomaschere e mascherotti, menestrellie pagliacci di ogni foggia . Dopo il1865 il tradizionale corteo fu sosti-tuito per alcuni anni dalla grandiosaGiandujeide in Piazza Vittorio, conspettacoli storico-comici, gare egiuochi, veglioni e danze . Si aggiun-se, anni più tardi, la Fiera dei Viniin piazza Carlina, erede del «Bazardi beneficenza» .

Erano quelli giorni di allegria e dirobuste imprese gastronomiche . Ilpranzo di carnevale aveva comepiatto forte gli agnolotti al sugo conripieno di carne tritata e un pizzicodi noce moscata. Le abbondanti li-bagioni trasformavano spesso l'al-legria in una vera baldoria . A sera ilcielo cittadino lampeggiava di fuo-chi d'artifizio . A mezzanotte venivaacceso il Falò del Carnevale, pupaz-zo rimpinzito di paglia e mortaretti,che, tra fiamme e detonazioni, chiu-deva la stagione della cuccagna .

I Un funambolista si esibisce aBarriera di Nizza(Foto Chiambaretta)

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Don Bosco, ben sapendo qualesmania di uscire e di vedere avesseroi suoi biricchini in quelle giornate, equali rischi una libera uscita avreb-be potuto procurare, si industriavaa ricreare un'atmosfera di carnevalenell'interno dell'Oratorio : dialogoameno in chiesa, cibo speciale amensa, giochi e gare in cortile, spet-tacolo teatrale alla sera . In partico-lare, il gioco delle pignatte, il falòdel Carnevale e, quando possibile, ilpiatto di agnolotti, erano gl'ingre-dienti di spicco in quel paese di cuc-cagna in cui Valdocco si trasforma-va per un giorno .

Il gioco delle pignatte consisteva,com'è noto, nell'appendere dei reci-pienti di terracotta ad una fune tesain alto tra due tronchi d'albero . Lepignatte contenevano dolciumi ca-salinghi, castagne, caramelle, oppu-re cenere o acqua . I concorrenti, adocchi bendati, dovevano colpirlecon una pertica, prima di togliersi labenda e partecipare alla raccolta diciò che pioveva dall'alto . Ogni clas-se o gruppo dell'Oratorio mandavail suo rappresentante a tentare lafortuna. I compagni lo incoraggia-vano, lo dirigevano, finché con uncolpo ben assestato egli riusciva amandare in frantumi la fatale pi-gnatta . Tutti allora si gettavano car-poni a raccogliere il ben di Dio pio-vuto dal cielo. Se si trattava di una

pignatta piena d'acqua o di cenere,i più precipitosi si pigliavano in te-sta una bella pioggia tra le risa gene-rali. Così i ragazzi di Valdocco assa-poravano con quel gioco paesanoun senso di festa e di abbondanzache i poveri potevano godere quasisolo una volta l'anno .

A sera, dopo il teatrino, in cui laparte del leone era riservata alla ma-schera piemontese Gianduia, si for-mava il corteo per andar a processa-re e bruciare il fantoccio di paglia,cui veniva dato fuoco tra gli ap-plausi .

Per la mensa Don Bosco provve-deva quel che le sue magre risorsegli permettevano, aggiungendo ilsalame alla pagnottella della cola-zione e qualche leccornia a pranzo .Alle volte, con l'aiuto di benefatto-ri, riuscì a far cucinare per tutti il ti-pico piatto degli agnolotti . Nel Car-nevale del 1855 il Marchese Fassati,avendo saputo che oltre un centi-naio di giovani avrebbero fatto almattino l'«Esercizio della BuonaMorte» con confessione e comunio-ne, volle offrire loro all'uscita dichiesa non una ma ben due pagnot-telle ed una grossa fetta di salame .Fece pure confezionare per il pran-zo, sempre a sue spese, oltre 100dozzine di agnolotti, spedendo al-l'Oratorio vino delle sue terre perbagnarli convenientemente. Dopo il

Matrimonio di Letizia diSavoia con GerolamoBonaparte (Foto Chiambaretta)

primo bicchiere l'allegria a tavolaesplose così spontanea e sonora cheil refettorio rimbombava di risate ecicalecci senza fine, tanto che DonBosco, quando si trattò di versare ilsecondo bicchiere, lo fece prudente-mente annacquare . Gli agnolotticomparvero poi anche in carnevalisuccessivi. Nel febbraio del 1867Don Francesia scriveva da Roma aDon Savio : «Gli ultimi giorni diCarnevale saremo costì anche noi[Don Bosco e il sottoscritto] a man-giare gli agnellotti e a sentire le vo-stre armonie» . Parole queste che ri-chiamano quelle del chierico Giu-seppe Cottolengo scritte ai genitoridal seminario di Asti nel gennaiodel 1810 : «Per le vacanze di Carne-vale spero di venire a casa una quin-dicina di giorni e di mangiare gliagnolotti» . Come si vede, si tratta-va di usanza tradizionale nel vec-chio Piemonte .

L a festadi San Giovanni

L'antica festa pagana del solsti-zio d'estate era l'occasione per una

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serie di riti, tra i quali primeggiaval'accensione di grandi fuochi. NelMedioevo cristiano la festa della na-scita di San Giovanni Battista, pre-cursore del Signore, venne a sosti-tuire quei riti pagani, come il Nataledi Cristo aveva sostituito le festivitàdel solstizio d'inverno .

Ma il fuoco di mezz'estate rimasein uso durante quella festa fino alsecolo scorso . Si pensi al Falò diSan Giovanni a Torino e a Firenze .

A Torino la festa del 24 giugno sicelebrò fin dal 1200 con il concorsodi tutta la popolazione artigiana econtadina della zona . Alla vigilia siteneva la Veglia di San Giovanni,con l'accensione, a notte inoltrata,del gran fuoco (falò) sul sito che fupoi di Piazza Castello, all'altezza divia Doragrossa . Una grande catastadi fascine veniva accesa con torcedal Corpo Decurionale o da qualcheprincipe di Casa Savoia. Ai tempidel Regno Sardo la Famiglia Realeassisteva dalla reggia, mentre letruppe del presidio sparavano le lo-ro salve. Nel falò venivano anchebruciati i lacci degli impiccati .

Il fatto centrale della festa rimaseper qualche secolo la corsa del carroal 24 mattino . Un carro maestoso,dipinto a colori vivaci e tirato dadue possenti buoi, entrava carico digrano, pane e fusti di vino, nellaChiesa Cattedrale . Attraversando lanavata centrale sostava presso ilpresbiterio . Il Vescovo, che celebra-va la Messa Pontificale alla presen-za del Corpo Decurionale cittadino,giunto all'Offertorio, benediceva ilfrumento, il vino e i pani . Alla finedella Messa il carro veniva fatto gi-rare lentamente, lungo le navate la-terali, verso l'uscita, dove si distri-buivano al popolo il frumento, il vi-no e i pani benedetti. I buoi veniva-no quindi pungolati e spinti allacorsa, mentre la folla si univa a for-mare una grande sfilata tra canti edanze (la baleuria) . L'entrata deibuoi in Duomo fu poi abolita con lacostruzione del nuovo tempio .

Altra particolarità della festa erala solenne processione (la proces-sion dia reliquia), cui partecipavanoautorità e popolo . Sei Decurioniscortavano, con torcia accesa inmano, il reliquiario del Santo, e do-navano poi alla Chiesa la cera delletorce accompagnando il dono con

una generosa offerta in danaro .Con le leggi del 1855 e l'incipientelaicizzazione della vita pubblica chene seguì, cessò l'intervento dei Con-siglieri alla processione ; cessaronopure il dono e l'offerta e la stessausanza del falò . Solo recentemente ifesteggiamenti torinesi di San Gio-vanni sono stati ripristinati per ini-ziativa dell'Associassion Piemontèi-sa, con cortei storici, caroselli, dan-ze folcloristiche e fuochi artificiali .

Ricorrenza molto cara ai Torinesidei primi tempi di Don Bosco eraquella del 24 giugno, soprattuttoperché con essa aveva inizio il perio-do delle ferie delle messi e termina-vano pure le scuole che restavanopoi chiuse fino ai Santi . Don Bosco,che sapeva cogliere ogni occasionepropizia, permise quindi che la suafesta onomastica venisse a coincide-re con quella di San Giovanni Batti-sta, anche se in realtà egli portava ilnome di San Giovanni Evangelista,ricordato il 27 dicembre . Una gior-nata così popolarmente sentita aTorino come quella del 24 giugno,onorata per di più da gran falò espari di fucileria, non poteva passa-

1 GENNAIO 1987 • 35re inosservata e si prestava troppobene a galvanizzare i ragazzi dell'O-ratorio . Già dal 1846 si festeggiaro-no insieme a Valdocco San Giovan-ni Battista e Don Bosco. Alla seradella vigilia i giovani allestivanoun'accademia familiare con poesie,prose e inno composto e musicatoper l'occasione . Al mattino della fe-sta, la S . Messa solenne era ovvia-mente celebrata da Don Bosco . Ilpranzo, more pauperum, veniva al-lietato da brindisi e canti . Nel po-meriggio si organizzavano giochi egare, lancio di palloncini e si cele-brava poi in cortile una nuova acca-demia più solenne con la partecipa-zione di amici e benefattori dell'o-pera. Venivano offerti a Don Boscodoni vari, acquistati con il piccolocontributo e sacrificio di tutti . De-gni di ricordo i due cuori d'argentodonati da Gastini e Reviglio nel1849 e il mazzo di fiori (bochet) of-ferto poi ogni anno dagli ex allievi,assieme ad altri regali, come abitida prete, suppellettili da chiesa e,

II Bogorama nel Carnevaledel 1870 (Foto Chiambaretta)

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U Ippodromo di Mirafiori(Foto Chiambaretta)

nel 1861, persino un orologio dacampanile . Nel 1885 venne offerto aDon Bosco il ritratto di sua madredipinto dal Rollini . Don Bosco nefu commosso fino alle lacrime edesclamava : « È proprio lei, le mancasolo la parola» .

Il primo inno d'occasione lo com-pose il Teol . G. Carpano nel 1849 .Diceva fra l'altro :

Viva Don Boscoche ci conducesempre alla lucedella virtùche in lui men lucidagiammai non fu .

Il richiamo alla luce, caratteristi-che nella festa di San Giovanni, èevidente e lo è ancor di più nei versiche seguivano :

I fuochi accendansiin questo loco,s'accenda il fuocodel nostro amorper don Giovanninostro Pastor.

Negli anni che seguirono DonFrancesia e Don Lemoyne si alter-narono con altri salesiani nel com-porre l'inno ufficiale, musicato poida Don Cagliero o dal Sig . Do-gliani .

La festa di San Giovanni a Vai-docco acquistò poco per volta talesolennità da sembrare sproporzio-nata a chi non conosceva quale spi-rito di famiglia Don Bosco fosseriuscito a stabilire all'Oratorio . Maegli la permetteva, anche se diretta asé, perché sapeva quanto bene fa-cesse ai suoi giovani. Era una festache destava speciale entusiasmoquando si celebrava dopo una lunga

assenza del Santo . Allora la gioiaerompeva spontanea e visibile suivolti di tutti, Superiori e giovani .

Quella giornata festiva si chiude-va poi sempre con le parole di DonBosco e con l'illuminazione dellacasa. Cento e cento fiammelle inbicchieri colorati brillavano dalle fi-nestre e dai balconi, simbolo di unamore più ardente del falò di SanGiovanni .

Ancor oggi questa tradizione sirinnova nella festa annuale del Ret-tor Maggiore, continuazione idealedi quel 24 giugno, che fece scriveread un arrabbiato democratico deltempo : «A Torino di veramente po-polari ce ne sono solo due : Gian-duia e Don Bosco! » .

Trippa, castagnee «copà»

Don Bosco seppe anche promuo-vere nel calendario di Valdocco pra-tiche tradizionali di pietà cristianacome i tridui e le novene, i mesi del-la Madonna e di San Giuseppe, ledevozioni all'Angelo Custode e alleAnime del Purgatorio, la Via Cru-cis, le Quarant'ore e il Rosario, labenedizione delle candele e della go-la, la così detta visita ai Sepolcri ecosì via . Cercava poi di aggiungereall'elemento religioso quelle usanzepopolari che di solito le accompa-gnavano, come la castagnata allasera dei Santi, il piatto di trippa allanotte di Natale, la bicchierata o co-pà nelle ricorrenze più solenni del-l'anno .

Il Rosario per i Morti alla sera diOgnissanti era seguìto da una distri-buzione generale di caldallesse . Le«Memorie» attribuiscono l'usanza

all'iniziativa di Don Bosco dopouna miracolosa moltiplicazione dicastagne per 600 giovani nel novem-bre del 1849 . Rimane però il fattoche il cibarsi di castagne la sera deiSanti era un'antica tradizione popo-lare. In Piemonte, come altrove delresto, la divozione alle Anime deidefunti era vivissima, tanto da faredel 2 novembre uno dei giorni piùimportanti della cultura popolarepiemontese . La sera che precedevail giorno dei Morti si recitava in fa-miglia il rosario di suffragio e poi simangiavano castagne lesse o arro-stite, bagnandole con un bicchieredi quel buono . In certi paesi v'erapure l'usanza di lasciare vino e ca-stagne sulla tavola durante la nottecome omaggio ai Morti in quellache si chiamava «la notte delle ani-me» (la neuit éd j'anime) . L'usanzadelle castagne a Valdocco non fuquindi un'iniziativa originale diDon Bosco, ma una sua intelligenteapplicazione dell'uso locale .

Lo stesso si potrebbe dire delpiatto di trippa che per un po' di an-ni venne dato ai giovani di Valdoc-co nella notte di Natale dopo laMessa di Mezzanotte. Questo piattoeconomico non parrà oggi troppoconfacente a stomachi delicati, an-che se lo si cucina ancora ovunque,alla milanese, alla genovese, allabolognese, alla fiorentina e magarialla romana, per non citare le cuci-ne francesi e spagnole. In Piemontelo si cucinava con patate e fagiuoli,un po' di cipolla e sedano, uno spic-chio d'aglio e, naturalmente, olio esale. Chi poteva, ci aggiungeva ma-gari qualche costina di maiale, cosache non avveniva certo a Valdocco .

La bicchierata di vino o copà, in-fine, era quel bicchiere di vino dibottiglia che serviva per i brindisinelle grandi occasioni di famiglia .Don Bosco, che l'aveva egli stessointrodotta in varie feste dell'anno,fu costretto nel dicembre del 1881 alimitarne l'uso per le gravi ristret-tezze economiche di quell'annata .In una lettera inviata all'Economodell'Oratorio scriveva : «Il bicchieredella così detta copà si dia unica-mente al giorno di San Francesco diSales, ma non mai puro» .

Cose di altri tempi!

Natale Cerrato

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GRAVI EMORRAGIEDOPO IL PARTO

S ono un'ex-allieva delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice .

Nel febbraio di quest'anno eprecisamente il 12, giorno delleceneri, si sparse la voce in pae-se che una mamma giovanissi-ma, dopo aver dato alla luce unbambino, versava in gravissimecondizioni : infatti dopo il parto,aveva continue emorragie e nonriceveva il sangue che le venivadato .

Mi ricordai di Sr . Eusebia e lapregai dicendole : - Pensaci tu,guarda che M . Grazia è madredi due bimbi . - Giorni dopo, mirecai all'ospedale e portai aM . Grazia il depliant di Sr. Euse-bia, dicendole: - Ho pregato,per te, questa nostra suora edho promesso che avrei reso no-ta la grazia . - M . Grazia mi rin-graziò, tenne il depliant conl'immagine di Sr . Eusebia . Dopouna settimana, quando sembra-va che tutto fosse ristabilito, tro-vai una sorella di M . Grazia inlacrime che mi disse che eranuovamente peggiorata e dispe-ravano di salvarla .Allora, a voce alta, mentre

passeggiavo con una mia ami-ca, dissi : - Ora, Sr . Eusebia,voglio vedere quello che sai fa-re! - La mia amica mi fece no-tare che quello non era il mododi chiedere le grazie e che le fa-cevo venire freddo . lo risposi : -Questa, la grazia, la devo pro-prio vedere! - E l'ho vista! Per-ché M . Grazia si è ristabilita egira per le strade del paese conil suo bambino .Ora continuo a pregare Sr .

Eusebia per tutti i casi un po' di-sperati . . . ed ho fede .

Anna Galletti - Rio Marina(Livorno)

D

HO UN FIGLIODOPO DUE ABORTI

esidero ringraziare pub-blicamente S . Domenico

Savio per aver esaudito il miogrande desiderio: avere un fi-glio . Infatti, dopo due aborti, lasperanza di avere un bambinosi stava offuscando. Appenaseppi di essere di nuovo incinta,

ebbi cura di portare sempre conme l'abitino del nostro Santo . Lopregai con tanto fervore e, final-mente, il 9 marzo scorso, è nato- anche se con qualche diffi-coltà - Angelo Domenico, unbambino sano e bello . Continuoancora a pregarlo affinché assi-sta sempre, in ogni momento, ilmio bambino .

Venera SorbelloAci S. Antonio (CT)

CUNA BRUTTA CISTITE

aro Bollettino Salesiano,sono una ragazza di 15

anni e per grazia ricevuta, desi-dero ringraziare S. DomenicoSavio e Maria Ausiliatrice, peraver salvato da una brutta cisti-te la mia nipotina di un mese .Desidero che la grazia sia pub-blicata e spero che Maria Ausi-liatrice e S . Domenico Savio cu-stodiscano sempre la mia nipoti-na e tutti i piccoli della mia fami-glia .

Letizia (CT)

UGRAZIE, SUOR VALSÈ!

na mia bimba di 11 mesie mezzo venne colta im-

provvisamente da dissenteriaacuta di cui non si riusciva aidentificare la causa, né tanto-meno si poteva prescrivere unaterapia adeguata. Per cinquemesi senza tregua continuò adessere tormentata da un tale di-sturbo, che la ridusse allo stre-mo delle forze, con 6 e anche 7evacuazioni al giorno .

Mi decisi allora a invocarel'aiuto del Cielo per intercessio-ne di suor Teresa Valsè-Pantellini, promettendo di ren-dere pubblica la mia ricono-scenza . Era il mese di marzo . Inaprile la bambina si trovava or-mai liberata dal terribile distur-bo, al quale nessuna cura e nes-suna dieta aveva potuto porre ri-medio .

Ormai è passato un anno dal-

la guarigione e mia figlia gode diperfetta salute . Naturalmentecontinuo a pregare la cara santi-na perché vegli su di lei e su tut-ta la mia famiglia, perché sonocerta di dovere al suo interventopresso Dio l'ottenuta guari-gione .

Graciela Sanchez de PolleroVilla Colon - Montevideo

(Uruguay)

UNA PROTEZIONESPERIMENTATA

E sprimiamo la nostra rico-noscenza a Madre Mazza-

rello per la valida e continuaprotezione sperimentata duran-te l'anno scolastico dalle alun-ne, educande e orfane .

Segnaliamo inoltre la prote-zione sperimentata da un giova-ne operaio che, poco pratico, ècaduto due volte da un'impalca-tura con un volo di circa diecimetri di altezza sulla ghiaia delcantiere e non ha riportato chelievi escoriazioni .Grazie, Madre Mazzarello!

Comunità diSacred Heart Convent

Mawlai (Shiliong)

CADUTA DAQUATTRO METRI

I l1 22 febbraio 1985 mia figliaMaria Francesca, mentre a

scuola si esercitava al quadrosvedese cadde accidentalmen-te da un'altezza di circa 4 metribattendo la testa sul pavimento .L'urto violento le procurò ungrave trauma cranico, con vastaferita lacero-contusa, torporedella coscienza e disturbi psico-motori .

Prontamente soccorsa e rico-verata in ospedale, è stata danoi affidata a suor Eusebia Palo-mino : io con tutto il cuore chie-devo alla Serva di Dio di interve-nire in nostro aiuto, perché iltrauma non portasse gravi con-seguenze, come era prevedibile

dalla diagnosi medica .Posso dire che suor Eusebia

non ci ha delusi : entro pochigiorni la ragazza si è ripresa enel volgere di venti giorni potevatornare a scuola, perfettamenteguarita, senza le temute conse-guenze .Ne rendiamo pubbliche gra-

zie a suor Eusebia .

Lina ForestaSoverato (Catanzaro)

GUARITO

DDA UNA NEVRITE

esidero ringraziare pub-blicamente, a mezzo del

nostro Bollettino, il Servo di Diodon Callisto Caravario e tutti isanti salesiani per aver aiutatomio marito a guarire da una for-te nevrite ad una gamba . Speroche i santi salesiani continuino aproteggere sempre la nostra fa-miglia.

Rosanna RossiSartirana Lomellina (Pavia)

MSALVATO DAL COMA

io padre si era sentitoimprovvisamente male

tanto che entrava in coma . Pie-na di fiducia mi sono rivolta aSuor Eusebia Palomino: dopoalcuni tremendi giorni mio padreriprendeva incredibilmente co-scienza e ora sta molto meglio .Prego ancora Suor Eusebia af-finché protegga sempre tutta lamia famiglia .

G. G . - Giarole (AL)

SONO STATASEMPRE AIUTATA

D esidero rendere graziepubblicamente sul Bollet-

tino Salesiano a Maria Ausiliatri-ce, don Bosco e S . Rita peravermi fatto trovare lavoro e peravermi aiutato in qualsiasi mo-mento della mia vita .

Mirella - Torino

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38 • 1 GENNAIO 1987

BRANDIMARTE prof . ITALO, ex al-lievo t Taranto 9/7/1986

Uomo di profonda fede e di im-mensa carità. I Salesiani e f giovanilo ricordano col rosario perennemen-te infilato al dito e con le labbra sus-surranti avemarie . «Don Brandimar-te », come scherzosamente lo chia-mavano alcuni, era un salesiano diadozione . Ormai in pensione, ma an-cor giovane, profondeva tutto il suotempo per il nostro istituto: studio,chiesa, refettorio, ricreazione, segre-teria e perfino la portineria, in ognimomento, lo vedevano attivamentepresente . A lui e alla sua famiglia ilnostro grazie, mentre lo preghiamodi assisterci ancora .

MARIN sig . LUIGI, ex allievo t Rosàa 72 anni

A giugno si spegneva all'età di 72anni l'ex allievo Luigi Marin . Nato aRosà il 6 settembre 1914, aveva stu-diato nell'Aspirantato di Beneva-gienna .

Fu combattente nella guerra d'Afri-ca e per 42 anni impiegato all'ana-grafe del Comune di Rosà, fino al1971 .Fu sempre affezionato al movi-

mento ex allievi ; fino all'ultimo con-sapevole del carisma salesiano e col-legato a una rete di vecchie amiciziea cui tenne fede .

Partecipe in spirito dell'iniziativadegli ex allievi a Rosà, a cui non potéessere presente per la malattia chelo costringeva in casa, volle semprenel nome di Don Bosco mantenere lasua identità di ex allievo fedele allaChiesa e alla Patria.

Lo ricordano in particolare gli ami-ci di Rosà .

GINA OLIVINI, cooperatrice t Fon-tanella (BG) a 90 anni

Negli anni 1923-27 accompagnan-do a Valdocco il fratello, divenuto poiSalesiano, conobbe D . Bosco e l'Au-siliatrice e ne fu conquistata .

Fervente Cooperatrice, si adoperòalla diffusione del Bollettino Salesia-no, dai devoti dell'Ausiliatrice raccol-

se offerte per le missioni salesiane,numerosi iscritti all'Opera del S .Cuore in Roma .

Organizzò in paese la celebrazio-ne delle Feste Salesiane con MessaSolenne, accompagnò diversi pelle-grinaggi a Torino e Castelnuovo .

Per il 70° e 80° compleanno rice-vette, commossa, gli auguri del Ret-tor Maggiore e per il 90° nel novem-bre scorso, la benedizione del Papa .Trascorse gli ultimi anni in preghieraconsumando le pagine del vecchioManuale del Cooperatore Salesiano .

La morte serena coronò una lungavita di lavoro e di apostolato di bene .L'Ausiliatrice e D . Bosco l'accompa-gnarono in Cielo nella Festa dellaPurificazione.

PELA MARCHESI DE' TADDEI,sig.ra ELENA, cooperatrice sale-siana t Meggiaro di Este (PD) a 81anni

Porgo a nome personale, dei sa-cerdoti salesiani concelebranti, dellaComunità di Meggiaro di Este, dellacittà intera le condoglianze più since-re per la dipartita di questa nostra ca-rissima sorella Elena .

Carissima e l'aggettivo si addiceappieno perché ella è stata e rimarrànell'affetto e nella stima, oltre chedei suoi di famiglia, di quanti ebberola grazia e la gioia di accostarla e diconoscerla .

Di certo il Signore le ha riservato ilsuo Cielo . In lei tutto sapeva di genti-lezza e intelligenza, di dignità e gu-sto del sapere .

Proveniente dalla benemerita fa-miglia Pelà, entrò con il matrimonio afar parte della famiglia Marchesi de'Taddei . La nostra sorella Elena fupersona che a chiunque donò : aisuoi di famiglia, ma pure a quanti in-contrò . Donò amore e consiglio al be-ne, servizio ed esemplarità . E segre-tamente, di continuo, quanti aiutòper risollevare dalle difficoltà! II suovivere fu un dono totale .

Visse nel dolore accettato . Duebambini le morirono ancora piccoli epoi dolori di ogni genere ella accettò

come espressione della volontà diDio, senza mai lamentarsi .

Condusse infine la sua vita di 81anni nella fede che riteneva il tesoropiù grande : una fede senza smance-rie, ma autentica, fatta di S . Messapartecipata quasi quotidiana e recitadel S . Rosario e Sacramenti ricevutinell'amore . Nutrendo sempre simpa-tia verso i Padri Salesiani .

Per tutto questo ella visse in esem-plarità umana e cristiana, riempendobene i suoi giorni quaggiù, lasciandoa tutti una via luminosa da seguire .

Talvolta ci si chiede ove stiano isanti oggigiorno: ecco, questi sono isanti attuali!

Perciò, nel contempo che piangia-mo, abbiamo motivo di invocare lanostra sorella Elena perché dal Para-diso continui ad amare e a protegge-re i suoi cari e tutti noi, perché, an-che con la sua intercessione, percor-riamo la strada del bene da lei se-guita.

SCERPA sig .ra ANGELA MARIAGRAZIA, cooperatrice salesiana ta 85 anni

Fu veramente la «Donna Forte» dicui parlano le sacre Scritture per cuisempre si guadagnò la stima, la rive-renza e l'affetto degli amici, dei figli efu arricchita dei doni del Signore .

Dal suo matrimonio di fede e diamore, sempre vissuto con dignità eresponsabilità educativa, a fianco diNatalino Falcone, deceduto nel1977, nacquero ben 10 figli, dei qualisei vivi . Con generosità e gioia con-sacrò il primo al Signore nella Con-gregazione Salesiana. Don PietroFalcone, da oltre 46 anni si trova inBrasile svolgendo attività di respon-sabilità pastorale salesiana a livellolocale, ispettoriale e nazionale.

Nella penultima e ultima visita delfiglio sacerdote, mentre parenti eamici consigliavano a rimanere in Ita-lia dovuto alla situazione cagionevo-le di salute della signora Angelina, leiripeteva con fermezza, anche se conforte nostalgia e sacrificio : «Mio fi-glio, va. Questo è il tuo dovere . Cer-

ca di fare sempre il bene special-mente alla povera gente».

In tutte le lettere, le ultime scrittecon mano tremante, ripeteva: «Salu-tami i tuoi superiori . Cerca di faresempre il tuo dovere . II Signore ti be-nedica» .

Donna non molto colta ma di inten-sa vita interiore e salesiana . Lettriceassidua del Bollettino che cercavapure di aiutare con risorse personali .Dalle sue labbra mai uscivano paroledi critica . I rimproveri, se occorreva-no, li faceva a tu per tu . In tutte lequestioni cercava il lato buono per lo-dare e incoraggiare .

Vincolo di unione e di amore pertutta la famiglia, per i parenti e amiciche, oltre a rispettarla con venerazio-ne, ricorrevano ai suoi consigli percomporre liti, per ritrovare la retta viadella fede, dell'armonia e dellapace . . .

FUSI sig . GIUSEPPE, SalesianoCoadiutore t Nazareth a 82 anni

Due case segnano la sua vita, tra-scorsa in semplicità e servizio: Beit-gemal, per 45 anni factotum in casae in campagna; Nazareth, per gli ulti-mi 14 anni, addetto all'orto e alla sa-crestia .

Era un elemento di unione in co-munità : nessuno lo lasciava indiffe-rente e per ciascuno aveva un affet-tuoso rispetto .

La calma continua, il non lamen-tarsi di nulla danno un'idea dei lavo-rio continuo compiuto su se stesso .Uomo di fede e di preghiera : il primoa recarsi in chiesa al mattino, non so-lo per il suo ufficio di sacrestano, maper restare da solo in colloquio con ilSignore .

Ha chiuso la sua vita generosa,purificato dalla sofferenza, dopo piùdi sette mesi di penosa immobilitàtrascorsi in ospedale .

DONATI sig .ra GEMMA, coopera-trice t Como

L'esempio della sua vita semplice,retta e piena di amabilità, vive nelcuore dei suoi famigliari, dei suoiamici e di tutti coloro che l'hanno co .nosciuta, stimata ed amata .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-nosciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . . lascio alla Direzione Generale Ope-re Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano perle missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero edei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione cristiana .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno

o l'altro dei due Enti su indicati :« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sedein Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio delculto, per la formazione del Clero e dei Religiosi, per scopi missiona-ri e per l'educazione cristiana .(luogo e data)

(firma per disteso)

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Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra-ziamento pre grazie ricevute, a curadel Sac . Romani Giuseppe, U .S .A .,L . 1 .360 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-Borsa : Maria Ausiliatrice, confido in vani Bosco, con riconoscenza e im- vanni Bosco, in suffragio dei miei Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-Te, a cura di N .N ., L . 1 .000 .000

plorando protezione, a cura di M.N ., defunti e invocando protezione, a cu- neo, Domenico .,Brescia

per protezio-L.200 .000

ra di Mramati Luigia, Milano ne, a cura di R.RsciaBorsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in suffragio di mia ma- Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-dre Margherita, a cura di Bottasso vanni Bosco, a suffragio dei genitori Salesiani, Droga, parola da cancel- sco, Domenico Savio, per grazia ri-Bernardino, CN, L . 1 .000 .000

e del fratello, a cura di Rizzo Rosina, lare, a cura di N .N ., CE

cevuta e invocando protezione, a cu-PD, L . 200 .000

TOdi Morivo Giuseppina, Volpiano,

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, a cura di Favaro Barto-lomeo, Poirino, TO, L . 500 .000

Borsa : In memoria dei defunti Gero-lamo e figlia Anna, a cura della mo-glie Jole, L . 500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in ringraziamento e in-vocando aiuto, a cura di Castana Ma-ria Antonietta, Catania, L . 500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura diBorsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- Patrucco Francesco, Casale P ., ALsco, Domenico Savio, in ringrazia-mento, a cura di Gobbi Augusta, Ve- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-rona L 200000, . .

vanni B

a suffragio dei genitoriosco,defunti, a cura di Viglino Caterina, S .Benigno Can ., TO

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- sco, a cura di Nasi Rina Serra, Cu-sco, Domenico Savio, invocando neoprotezione, a cura della Famiglia Ma-gliano

Borsa : Maria Ausiliatrice, chiedi pernoi a Gesù misericordia, a suffragio

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- di Mario e Dante, a cura di Reboravanni Bosco, in ringraziamento e Pia, GEimplorando protezione, a cura di En-rica e Michele Cervino

Borsa : S. Domenico Savio, in rin-graziamento e invocando protezione,a cura di Cagnazzo Angela, Lepora-no, TA, L . 200 .000

Borsa : S . Domenico Savio, in me-moria e suffragio del fratello Michele,a cura dei fratelli, AG, L . 200 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffra-

gio di Morino Vaccari, a cura dellamoglie Orsara Bormida, L . 400.000

Borsa: Maria Ausiliatrice, chieden-do preghiere e protezione, a cura di

Borsa : Maria Ausiliatriceee S . Do-Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- MM e G Naretto L 200000

Borsa : D. . .,

vanni Bosco, in memoria e suffragio menico Savio,in ringraziamento dei nostri defunti,a cura di Dalponte Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi per protezione, a cura di RabassinoMario, TO, L. 350 .000

vanni Bosco, invocando la loro inter- la famiglia,invocando

cura

protezione sul- Caterina, Vallecrosia, IM, a

cura

diMensitieri Ivanacessione presso il S . Cuore di Gesù e Giorgio, LatinaBorsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo- per la conversione delle mie figlie, a

SOLIDARIETÀborse di studio

per giovani Missionaripervenute

alla DirezioneOpere Don Bosco

Borse Missionariezo a cura della sorella Orsara Bor-

foggio per una persona ammalata, a

Borsa : Beato D . Michele Rua, per Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra-grazia ricevuta, a cura di L .F ., Tori- Borsa : In memoria di Don Guido Fa- ziamento, a cura di Greppi Amelia,no, L . 200.000

vini, sdb, a cura di P .B .

VC

1 GENNAIO 1987- 39

Borsa : S. Domenico Savio, in rin-graziamento e invocando protezionesulla famiglia, a cura di Maroso Pia,Vicenza

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, invocando protezione sul-la famiglia, a cura di Monticelli Enri-ca, Treviglio, BG

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, per ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di N .N ., Milano

sco, a cura di Tomaselli Pappalardo cura di Zuvva E. Bovi, Roma ,Agata, Pedara, CT, L . 300 .000

L.200.000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in ringraziamento e in-vocando protezione sulla famiglia a,Borsa : S . Giovanni Bosco e S . Do- Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi cura di G .T ., Vignale

Borsa: Don Bosco, a cura di Colom-menico Savio proteggete i miei- Salesiani in suffragio dei miei de,

-,-ri, piccoli e grandi, a cura di N .N ., funti e invocando protezione, in vitae

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiL.300.000

in morte, a cura di N .N ., L . 150 .000 Salesiani, per grazia ricevuta, a curadi Rallo Grazia, TPBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi Borsa : Maria Ausiliatrice ini, rcono-

Salesiani, a cura di Levorato Duccio, scenza per grazia ricevuta, a curaPadova, L . 300.000

della Famiglia Ronchin, TV,L . 150.000

bo Sandra, Laveno, VA

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Fran-cesco di Sales, a cura di N .N ., Ri-mini

Borsa : Maria Ausiliatrice e SimoneSrugi, per grazia ricevuta, a cura di Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

Re Annunziata, Breme, PV

sco e Domenico Savio, per comple-vanni Bosco, per una grazia e sup- Borsa : S. Domenico Savio, in rin-

ta guarigione di Francesco, a curaplica, a cura di Cristiano Orestilde, graziamento e per protezione del ni- Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo- della sorella G .N .Scalea, CS, L . 300 .000

potino Giacomo, a cura di Gaeta sco, proteggete i nostri figli, a cura diManfredo, Lanciano, CH, L. 150 .000 Spartà Diego, Olgiate Comasco

Borsa : SS . Eucarestia e Maria Au-Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo- siliatrice, a cura di N .N ., Milanovanni Bosco, in suffragio di Ercole, Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-

per la pace e li protezione dellaa cura di N .N ., L . 150 .000

ga cura della moglie Livia, L . 300 .000 sco, per la protezione della famiglia, sco

sco,

famiglia, a cura diprotezione

Maria

Borsa: Santi Salesiani, in ringrazia-

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-

Gemma, CN

mento, a cura di Macchi Armanda,GE

sco, a cura di Terrazzoni Ornano An- Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-

de-L

. La Maddalena, SS, L. 250 .000

sco, a cura di N.N ., Sondrio, Borsa :Bors a

Incura di

memoriaorard

di tuttiElisa,

i mieide

-L . 120 .000 Borsa : Don Bosco e Don Rinaldi,

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio- - per le vocazioni, in memoria dei de-vanni Bosco, invocando grazie e Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo- Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra- funti Sr. Gianna e Gianni Maifredi, aprotezione, a cura di N.N ., Robbiate, sco, a cura di Magnoni Giuseppina, zlamento e invocando protezione, a cura di Maifredi Teresa e Lina, ChiariCO, L . 250.000

Milano, L . 120 .000

cura di Giachini Prof . Mario, Ancona

Borsa: S . Giovanni Bosco, in suffra-

Borsa : In memoria di mio padre Gio-Borsa : Don Bosco, chiedendo un al- vanni, a cura della figliagio del salesiano Don Giuseppe Riz-

,,mida, L . 200 .000

da L . 100.000

cura di De vita Rita, NABorsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au-siliatrice e Santi Salesiani, in rin-graziamento e in suffragio di mio fra-tello Giovanni, a cura di Carone Ro-sa, Taranto

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TARE PER9UETASSA RISCOSSA

i TORINO FERROVIA i

P . Ciccarelli,

Don Bosco

e l'altra vita

L.6.000

D. Bartholomew,

Dio e il caso

L.20.000

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