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Agiografia altomedioevale by S. Boesch Gajano Review by: Giuseppe Cremascoli Aevum, Anno 52, Fasc. 2 (MAGGIO-AGOSTO 1978), pp. 357-360 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25821791 . Accessed: 16/06/2014 13:35 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.44.79.22 on Mon, 16 Jun 2014 13:35:13 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Agiografia altomedioevaleby S. Boesch Gajano

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Agiografia altomedioevale by S. Boesch GajanoReview by: Giuseppe CremascoliAevum, Anno 52, Fasc. 2 (MAGGIO-AGOSTO 1978), pp. 357-360Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25821791 .

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RECENSION! 357

cronol gico dei documenti, che offre anche una pre ziosa concordanza fra i Papsturkunden in Italien e Vitalia Pontificia. Come il Volpini stesso segnala nella utile guida per la consultazione premessa al Tindice, moite date saranno prec sate o corrette nel

primo dei preannunciati volumi di Contributi per Vitalia Pontificia. Il quinto indice ancora una concordanza: questa volta, con la 2a edizione dei

Regesta dello Jaff . Una tavola degli initia chiude il volume: chiunque abbia qualche pratica nel campo della diplom tica, avvertir subito il

pregio di simile sussidio per cogliere eventuali va riazioni nel formulario.

Sia alla fine consentito un istante di abbandono ai sentimenti. Di fronte a questo magnifico Register, una profonda compiacenza riempie l'animo di chi ricoida don Volnini come alunno di eccezionali

qualit durante il curriculum universitario, e, aven dolo poi seguito con affetto sempre vivo negli anni di intensa e f conda fatica in quelFincomparabile centro di stud che l'Archivio Vaticano, ora vede in lui, venuto dalia terra che fu del Muratori e dei fratelli Mercati, il degno continuatore di una tra dizione che onora non soltanto il clero italiano ma tutta la nostra cultura storica.

PIERO ZERBI

indice sotto la voce Pavia, Bisch fe, rinviato, per quattro documenti indirizzati a un vescovo

pavese o che in ogni caso lo riguardano, ai Pap st Urkunden in Parma und Piacenza (Papsturkunden in Italien, II, pp. 283-286), perch proprio nell'ar chivio capitolare di Piacenza il Kehr ha trovato

copie delle quattro lettere; an logamente, la voce

Piacenza, Bisch fe, rimanda ai Papsturkunden in Pisa, Lucca und Ravenna (Papsturkunden in Ita lien, I, p. 59), perch copia di un documento inte ressante la Chiesa piacentina stato rinvenuto nelFarchivio della sede ravennate.

Agiografia altomedioevale. Testi a eura di S. BOESCH GAJANO, Il Mulino, Bologna 1976. Un volume di pp. 304.

La scelta dei nove saggi tradotti e accolti in

questo volume a eura di Sofia Boesch Gajano ri

sponde ai criteri indicati nelV Introduzione: pre sentare alcuni dei contributi storiograficamente pi rilevanti. . . e insieme mostrare a li vello di

esemplificazione, ma senza nessuna pretesa di

completezza, alcuni tra i molti aspetti del culto dei santi inteso come problema storico (p. 7). Per questo le pagine che avviano alla lettura dei vari contributi e ne analizzano i dati e il discorso, nascono dalPintento di inserir il racconto agio

gr fico in contesti politico-sociali ben definiti, COS da vedere il culto dei santi nei concreti vin coli con il complesso tessuto della vicenda umana.

Sempre nell'Introduzione e per dare notizia di un fatto da eui ogni discorso sull'agiografia come scienza storica non pu non partir (p. 9), la Boesch Gajano delinea le principali tappe della

grande impresa dei Bollandisti, dalla concezione

dell'opera che va attribuita, prima che al Bolland, al gesuita Heribert Roswey de o Roswey (1549 1629) (p. 9), ai grandi contributi di Ippolito De

lehaye (1859-1941), con cenni alie difficolt spesso incontrate, di fronte alle quali alcuni - il Pape broch (1628-1714), ad esempio

- ebbero motivo di ribadire i criteri a eui si ispirava il piano dell'ope ra. Del Delehaye il nostro volume accoglie, alie

pp. 49-71, il noto studio sulle coordinate agio grafiche, dall'opera Cinq le ons sur la m thode

hagiographique, Bruxelles 1934, pp. 7-41. La Boesch Gajani analizza anche il punto di vista del Delehave sulle leggende, che sono cos spesso l'ossatura dei racconti agiografici, osservando che il m todo critico da lui usato soprattutto nella

parte dedicata a Le travail de la l gende, in Les l gendes hagiographiques, Bruxelles 1927, pp. 12

56, svalutando o eliminando l'elemento leggen dario perch incoerente e assurdo come ogni ma nifestazione della credulit popolare, finiva per essere profondamente non stoiico (p. 18), per ch incauace di cogliere dati t picamente connes si con la vita del pop lo, premuto da bisogni economici e da problemi di sopravvivenza, in una stretta quotidiana a eui va ricondotto il pullulare di quelle creazioni fantastiche. L'osservazione ha il m rito di indicare affascinanti piste di ri

cerca, ma va da s che non sarebbe giusto sotta cere la ricchezza di tante altre prospettive aperte dal Delehaye perch non troviamo nel suo discorso istanze ormai chiare - oggi

- in tutti noi, per l' loquente iichiamo di grandiosi eventi storici e sociali. Non bisogna poi dimenticare che l'illu

minato atteggiamento di questo bollandista mi rava anche a sradicare dalia piet del pop lo l'inveterata prassi di intendere la vicenda dei santi in un quadro solo fittizio, se non addirittura su

perstizioso e m gico. Alle leggende agiografiche si rivolgono anche le ricerche di Heinrich G nter

(sempre scritto G nther, come lamenta B. de Gaifner nella recensione al nostro volume in Ana lecta Bollandiana , XCVI (1977), 1-2, p. 183), in scritti assai noti e da eui presero spunto tanti studiosi di storia e di filosof a della religione. Il G nter ricercava l'anima profonda di queste nar

razioni e gli stimoli psicologici in forza dei quali 1'uomo di tutti i tempi crea il mondo fant stico in eui agiscono con forza sovrumana gli eroi della fede. Gi nel 1910, in Die christliche Legende des

Abendlandes, egli indicava nell'analogia la legge fondamentale di ogni speculazione religiosa po polare, che ripete in forme solo apparent emente diverse idee e aspirazioni millenarie. Il terna

ripreso e il discorso condotto aile ultime conseguen ze in Psychologie der Legende, Freiburg 1949, da

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358 RECENSION!

eui la Boesch Gajano traduce le avvertenze pre liminari col titolo Psicolog a della leggenda: aspetti e problemi, aile pp. 73-84 del volume. Lo sguardo del G nter non si posa pi sulle sole leggende cri

stiane, perch esse non sarebbero che tessere par ticolari dell'immenso mosaico in eui lo spirito espri

me, col racconto fant stico, la dimensione del so vrumano. Funzione della leggenda di tutti i tempi

quindi di essere messaggera di un'idea, quella del metafisico dell'uomo (p. 20). Di fatto per , come nota lo stesso Gimter (cfr. p. 81), que st'idea si stempera nelFinforme quadro in eui non vivono che gli incerti contorni del fiabe sco e del vago. In questa prospettiva di di

scorso, troppo ampia e volta solo alla ricerca di elementi comuni ad ogni racconto fant stico, si

vanifica, di fatto, anche ogni preciso impegno di

indagine storica tesa a cogliere le particolari si tuazioni in eui le leggende nascono e si diffondono. Si notano al pi elementi comuni e generici, in eui non pu aver risalto il dato concreto e ci che esso esprime. Questo limite alla base delle

pur felici intuizioni del G nter, e la Boesch Ga

jano nota che l'orizzonte della sua ricerca fini sce per inghiottire tutti i particolari in un gen rico discorso metafisico completamente a st or ico (p. 21). Pi attenta alle implicazioni storiche e po litiche l'analisi condotta da Alba Maria Orselli nel saggio II santo patrono cittadino: genesi c svi

luppo del patrocinio del vescovo nei secoli VI e

VII, accolto aile pp. 85-104 del nostro volume dal

pi ampio studio LHdea e il culto del santo patrono cittadino nella letteratura latina cristiana, Bologna 1965, pp. 97-119. Nel soleo di un'inrpostazione data alla Patrozinienforschung gi all'inizio del sec lo, soprattutto ad opera del Dorn che aveva intuito la connessione del culto del santo patrono con precise circostanze e influssi storici, il contri buto della Orselli analizza vocaboli e testi che do cumentano eredit culturali e concrete condizioni di vita a eui va ricondotto questo filone agiogra fico. In particolare la scelta, da parte della comu nit cittadina, di un proprio vescovo come patro no, attesta la trasposizione oltre il tempo del molo da lui coperto come defensor e curator civitatis, nelle angustie dei miseri sotto il peso di calamit e invasioni. Attento al quadro storico in eui va inserita la vicenda agiografica

- di eui diventa rivelazione o conferma - anche il contributo di

Giampiero Bognetti, / loca sanctorum e la storia della Chiesa nel regno dei Longobardi, apparso nella Rivista di Storia della Chiesa in Italia , VI (1952), pp. 165-204, e ora alie pp. 105-143 del nostro volume. Un aspetto del culto dei santi

il sorgere di chiese ad essi dedicate, ed compito dello storico capire i vari elementi che, intrec ciandosi nelle concrete situazioni, hanno consenti to

questo esprimersi della fede cristiana. Il Bo

gnetti fornisce dati precisi al proposito studiando la vicenda dei Longobardi in Italia, anzitutto in riferimento alla dinastia teodoliniana che difen deva lo scisma dei Tre capitoli e appoggiava ve scovi e abati che vi aderivano, anche nel loro sfor

zo di fondare luoghi di culto in ambiente longo -

bardo. Per altre dedicazioni di chiese si suggerisco no piste di ricer ca che ten gano conto dell'organiz zazione militai e e di tracee degli arimanni longo baidi. Per estirpare l'arianesimo a eui era legata la fede cristiana di questo pop lo, si moltiplica rono le dedicazioni di cappelle ai santi Ambrogio, Eusebio, Martino, venerati come i campioni nella lotta contro tale eresia. Il culto dei santi quale si

manifesta nelle dedicazioni di chiese non dunque da attribuire a imponderabili element!, perch situazioni concrete e precise volont degli uomini

guidano tali scelte. Gli studi del Bognetti, nel soleo di questa impostazione, hanno conseguito ottimi risultati. La Boesch Gajano ri eva per nei contributi di questo storico un' impl cita svalutazione delle leggende agiografiche (p. 29), e, in linea con valutazioni espresse co m men

tando gli studi del Delehaye, vede in tale atteg giamento un limite che rivela il suo profondo l -

game alla tradizione bollandista (ibid.). Teso a

sfatare posizioni comunemente accettate anche il contributo di Frantisek Graus, Le funzioni del culto dei santi e della leggenda, aile pp. 145-160 del nostro volume, traduzione di Die Funktionen des Heiligenkults und der Legende, apparso in Volk, Herrscher und Heiliger im Reich der Merowinger, Praha 1965, pp. 438-450. L'autore vuol soprat tutto mostrare che l'agiografia, destinata al po p lo eui parla con teologia rozza e stile adatto, non affatto un prodotto popolare, ma una com

plessa creazione manovrata da precisi intenti del

potere alto-ecclesiastico, come mostra il fatto che molte Vitae furono sciitte su ordinazioni di ve scovi e abati. L'agiografia fa dunque parte della letteratura di propaganda cosciente, in eui si tien conto che per la chiesa e per gli abitanti dei dintorni la festa costituiva una gradita ed abbon dante fonte di introiti (p. 154). Il Graus, come

egli stesso nota, insiste spesso nei suoi studi sul Tidea che le leggende sono scritti di propaganda e vogliono coscientemente fare pubblicit al "loro" santo, al suo culto (p. 151). Un'analisi cos condotta, cosciente cio della variet dei ceti sociali e degli scopi che concorrono a creare le

leggende, permette al Graus, scrive la Boesch

Gajano, di cogliere il santo come espressione e frutto della societ che lo ha onorato attraveiso

la ricchezza di implicazioni letterarie, culturali,

politiche e religiose della produzione agiografica (p. 32). Intesa cos , l'analisi del Graus non pu che essere illuminante e tale da far intuir la com

plessit della vicenda del santo e del culto da lui

goduto. Tuttavia di fronte a certe insistenti pie ghe di quel discorso, vorremmo formulare qual che interrogativo: le mire di propaganda del testo

agiografico, con la connessa ricerca delle gener se

oblazioni o, in genere, di varie forme di potere, costituiscono sempre la dimensione di maggior spicco della complessa vicenda umana che si veri fica nel culto dei santi? Non ci sono nelle Vitae tracee ben pi eloquent i di autentici valor i cri stiani? A questi interrogativi non sembra molto

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aperto il discorso del Graus: perch ? Al contributo ora esaminato, la Boesch Gajano opportunamente accosta, alle pagine 161-190, il saggio di Karl

Bosl, II santo nobile , traduzione italiana di Der Adelsheilige . Idealtypus und Wirklichkeit, Gesellschaft und Kultur in merowingerzeitlichen Bayern des 7. und 8. Jahrhunderts, apparso in

Speculum histor ale. Festschrift f r Johannes Sp rl, Freiburg-M nchen 1965, pp. 167-187, notando la di versa interpretazione data al Medioevo dai due

Studiosi, e soprattutto il divario nell'analisi socio l gica del mondo alto m di vale. Il Bosl vede nel

mondo merovingio del VII sec lo una identifica zione fra il tipo del santo e quello del nobile, ed esamina testi agiografici da eui risulta che l'id ale cristiano ridotto da quel mondo a propria im

magine e somiglianza. Soprattutto in Baviera il santo nobile si collega con ambienti, tradizioni

e fatti in eui f cilmente pu essere inserito, e inol tre, cos configurato, diventa comprensibile e

pu essere proposto come modello di vita alla nuo va nobilt franco-germanica. Segnalando questa interpretazione della santit , giustamente il Bosl nota che essa contraddice l'idea base del Cristia nesimo (cfr. p. 162), e allega testi in eui gli autori, nel soleo di topoi ben noti dell'agiograiia, quasi inconsapevolmente spezzano questa identit , at tribuendo al nobile scelte veramente cristiane, che 10 staccano dai privilegi tipici della condizione ari stocr tica. Cos a p. 179 citato un passo in eui Emmerano descritto relicta domo, immensis

substantiis, tot parentorum nobilium turbas dese rens : egli sceglie dunque una forma di vita ben pi consona alle prospettive del Vangelo che ai costumi della nobilt . Al mondo dell'agiografia bizantina, a noi, in genere, meno noto anche perch scarsa mente accolto nella prassi lit rgica romano-la

tina, ci accosta lo studio di Evelyne Patlagean, Agiografia bizantina e storia sociale, alle pp. 191 213 del nostro volume, traduzione del saggio A

Byzance: ancienne hagiographie et histoire sociale, apparso in Annales - Economies. Soci t . Civi lisation (1968), pp. 106-126. Applicando a que sta agiogiafia l'analisi strutturale, Fautrice trova nelle narrazioni il sovrapporsi di tre modelli che delinean o varie forme di rapporto tra Fuomo e il mondo: il modello demoniaco che descrive Findi viduo aggredito dal Maligno, quello scritturale ove i termini del rapporto si modellano su perso naggi e fatti biblici, quello asc tico in eui Fuomo si libera dalia sua condizione e acquista potere su

demoni, fame, malattie, bestie feroci. Questa let tura consente di capire Fatteggiamento dell'agio grafo che si libera, negli schemi narrativi, dallo

spazio urbano e ripudia la vita civile a favore di

quella di natura in eui pi agevolmente si compie 11 processo di ascesi, rendendosi anche indipenden dtnte dai limiti fissati dal tempo storico, perch la sua narrazione finisce per essere un resoconto

atemporale della vita di un uomo fuori della con dizione umana (p. 209). Questa impostazione di ricerca di estremo interesse e rivela prospettive e schemi di discorso tipici dei testi agiografici,

soprattutto bizantini,pur rinviando,nota ia Boesch

Gajano, a ulteriori approfondimenti per capire quali fatti sociali l'agiografo, che appartiene pur sempre al mondo della cultura, inserisca nella sua

narrazione, e quale sia il contesto in eui ciascuno utilizzato (p. 37). Al rapporto tra due livelli di

cultura che interferiscono in vario modo nella

agiografia, sono rivolti gli interessi di Jacques Le Goff nel saggio Cultura ecclesiastica e tradizioni fol kloriche nella civilt merovingia, aile pp. 215 226 del nostro volume, apparso in francese in Annales - Economies. Soci t . Civilisation

(1967), pp. 780-791. Delineati i caratteri fonda mentali della storia della cultura occidentale dal V alPVIII sec lo, 1'autore descrive 1'atteggiamento del mondo ecclesiastico nei confronti degli elementi folklorici della civilt merovingia. Se va ricono sciuto un parziale incontro della cultura folkl -

rica con quella ecclesiastica a motivo di strutture men tali comuni o nella prassi dell'evangelizza zione, si deve dire che la sostanza profonda e si

gnificativa del folklore, di matrice pagana, fu distrutta o totalmente sostituita dalia cultura ec clesiastica. Soltanto con l'epoca carolingia si re

gistra una reazione folkl rica che vedr coin volti tutti gli strati laici, e a eui spetter una trion fale accoglienza nel mondo occidentale a partir dal sec. XI, parallelamente ai grandi movimenti ereticali. In questo quadro l'agiografia va dunque intesa come espressione della cultura ecclesiastica, e non si pu mai dimenticare la radicale trasfor mazione che essa compie nei confronti dell'ele mento folkl rico eventualmente accolto. Va anche rilevata una specie di cos-ante storica nei riguardi dei temi folklorici, la eui sorte di essere assorbiti da culture non elaborate a livello popolare. Sa rebbe dunque pi esatto, osserva la Boesch Ga

jano, anche per la reazione folkl rica di eui

parla Le Goff, pone i termini del confronto non tra cultura ecclesiastica e cultura folkl rica lai

ca, ma tra cultura folkl rica e cultura, sia pure molto diversificata, delle classi dominanti, eccle siastiche o laiche che siano, tentando di coglierne i complessi reciproci rapporti (p. 38). L'ultimo

saggio, aile pp. 227-258 del volume, di Pierre

Delooz, Per uno studio sociol gico della santit ,

apnarso in Archives de Sociologie des religions (1962), pp. 17-43, col titolo Pour une tude socio

logique de la saintet canonis e dans V glise catholi

que. Una sociolog a della santit canonizzata, nota l'autore, ancora da costruire, e per questo

utile abbozzare un programma e formulare in

terrogativi. Bisogna anzitutto notare l'apporto che un determinato ambiente deve dare perch di fatto venga riconosciuta la santit . Gli altri, cio , devono ricordare il personaggio come insignito delle virt tipiche dei santi e far in modo che que sta diventi una convinzione comune. Negli ultimi secoli tutta questa vicenda non pot esprimersi con meccanismi spontanei, ma dovette seguir la via giuridica che regola i processi di canonizzazione.

Quanto aile cooidinate speciali della santit

giuridica, come si esprime il Delooz (cfr. pp. 244

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360 RECENSION!

ss.), bisogna notare che elementi essenziali alla santit assumono connotazione e significad di versi a seconda delle epoche e delle situazioni, e che non hanno sempre la stessa rilevanza ai fini della canonizzazione. Sulla base di una docu mentazione che non pare possa essere contraddetta, egli afferma, ad esempio, che la nozione di mar tirio e il senso della parola martire sono cambiati

pi volte nel corso dei due millenni della storia cristiana (p. 249). Non legittimo n coincide con gli intenti del Delooz dedurre che la san tit una vicenda confusa di eui impossibile delineare contenuti o istanze. Il santo e il suo culto

- nota la Boesch Gajano - ha una indubbia

peculiarit cristiana (p. 46), ma vi sono aspetti da storicizzare identificando agganci sociali, cul turali, economici. Fonti di varia natura di eui

disponiamo possono essere privileg ate per la storia di classi sociali generalmente ign rate in altri

tipi di fonti; ma lo sono solo nella misura in eui si riconosce il diaframma cult rale che media

Pespressione popolare, quando addirittura non la crea, riproponendola come tale (p. 47). Ai nove

saggi che accostano il lettore ai problemi pi vivi e suggestivi della ricerca agiografica, segue un'ampia raccolta di indicazioni bibliografiche per ulteriori approfondimenti (cfr. pp. 261-300). La ricca documentazione disposta secondo titoli e

argomenti che abbracciano tutto il campo della scienza agiografica. Dopo Pindicazione degli stru

menti fondamentali per un avvio alla ricerca, il lettore trova utili indicazioni per studi sulPorigine e lo sviluppo del culto dei san ti e una vasta pa nor mica di letteratura agiografica, n sono di menticati temi speciali quali le reliquie, il miracolo, i pellegrinaggi, il patrocinio dei santi, la canoniz zazione e Piconografia. Nessun dubbio, quindi, sulla validit del lavoro della Boesch Gajano nel curare questo volume. Va da s che su temi che toccano momenti cos importan ti della storia dello

spirito, il confronto delle opinioni non pu non

registrare divari talora anche profondi, e per questo mi sembrato legittimo presentare con ri lievi o interrogativi posizioni espresse da alcuni autori dei saggi o dalia studio sa che con tanto im

pegno ha curato il volume. Mi si consenta anche un appunto a proposito della versione. A p. 253 si legge questa frase: lui pensa che la scena durata il tempo necessario a recitare due salmi del Miserere . Se si pensa che il Miserere un

salmo, il cinquantesimo nella Volgata, subito si awerte qualcosa di stridente nella dizione. Ecco allora il testo francese corrispondente in Archives de Sociologie des religions , XIII (1962), p. 39:

qui, lui, pense que la sc ne a dur le temps de r citer deux psaumes Miserere . Si tratta dunque del tempo necessario a recitare due volte il Mi serere. Mi pare questo P nico ritocco da portare al testo delle versioni accolte nel nostro volume, sempre condotte con chiarezza ed efneacia di stile.

GIUSEPPE CREMASCOLI

C. DAGENS, S. Gr goire le Grand. Culture et exp -

rience chr tiennes, tudes Augustiniennes , Paris 1977. Un volume di pp. 475.

Gi da alcuni decenni la critica gregoriana ha ridato a Gregorio Magno il suo alto posto nella storia della civilt , il suo spicco di uomo di cultura in un tempo di decadenza mentre da Melantone a qualche moderno in quella decadenza cult rale veniva frettolosamente relegato. Pesavano su di lui pregiudizi classicisti e pregiudizi anticlericali.

Mommsen lo giudicava un piccolo fra i grandi uomini. Pesava su di lui un ristretto concetto di cultura che pone va, tra Faltro, in rigido ordine

gerarchico la teolog a al di sopra della morale e

della spiritualit , che la pregiudiziale dello Har nack. In questo quadro Gregorio non te logo, non filosofo, non te rico della fede, aveva un po sto cult rale mediocre e non si sottrae a questa visione neppure un Cayr .

Ma Gregorio si fa avanti nella storia della cul tura con 1'apporto della sua eccezionale esperienza umana alla luce della Bibbia; con la fondamenta le concretezza che egli sa dare al messaggio cri stiano e anche col suo genio storico, che sa cogliere i segni dei tempi per inserir velo. Non in rit ar do sui tempi, piuttosto un anticipatore cult rale.

Ormai sono noti e a portata di tutti gli studi del de Lubac, del Riche, del Leclercq i. In questa direzione si colloca il nuovo lavoro del Dagens che tuttavia non si consegna supinamente alle riva lutazioni di questi studiosi ma si propone una ri lettura obiettiva dell'opera di Gregorio. Il Da

gens sulla base di attente documentazioni in un esame completo dell'opera di questo autore, ne

registra le varie interpretazioni deformanti: di chi ne minimizza il valore e anche di chi lo esalta acriticamente o lo strumentalizza, facendo del suo distacco spirituale dal potere un rifiuto con testatario dell'autorit . Gregorio

- chiarisce il

Dagens - non fu un uomo di potere anche se

riusci a evangelizzare tutta l'Europa occidentale e perlino la lontana Anglia, ricostituendo una salda unit spirituale li dove Roma aveva irrimediabil mente perduto l'unit pol tica. Il Dagens prende posizione contro quegli storici che vogliono ve

dere nella evangelizzazione del mondo occidentale

operata da Gregorio una pol tica di compensazione di fronte al prevalere dell'impero orientale. Egli mostra l'assurdit e l'artificio di tali ipotesi: non si pu allacciare una sovranit (quella pontificale) a un potere in decomposizione, anzi gi decompo sto (quello dell'impero occidentale) (p. 367).

Il regno che stava a cuore a Gregorio era al di l della pol tica e se, nella svolta dei tempi, tra

I H. DE LUBAC, Ex g se m di vale. Les quatre sens de V criture, 4 voll., Paris 1959-1961; P.

RICHE, ducation et culture dans V Occident bar

bare, VI6-VIIIe si cles, Paris 1962; J. LECLERCQ, Uamour des lettres et le d sir de Dieu, Paris 1957; e in La spiritualit du M. Age, Aubier, Paris 1961.

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