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Periodico d’informazione culturale a cura della Biblioteca Lercari Quaderno n. 24 – Ottobre 2014 Municipio Genova Bassa Valbisagno Biblioteca G. L. LERCARI Via S. Fruttuoso 74 16143 Genova Email: [email protected]

Bozza quaderno 24 - albaletteraria.beepworld.it · On peut aussi faire une croisière su le lac Champlain: Admirer les couleurs d’Automne des arbres qui le bordent. Dans le Vermont

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Periodico d’informazione culturale

a cura della Biblioteca Lercari

Quaderno n. 24 – Ottobre 2014

Municipio Genova Bassa Valbisagno

Biblioteca G. L. LERCARI Via S. Fruttuoso 74 16143 Genova Email: [email protected]

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Autunno (di Maria Giovanna Franceschi) ö lieve e rosato negli occhi di giovani amanti. Autunno è il profumo di un fiore che ancora rallegra ogni cuore, il tramonto dorato che scivola in mare e si scioglie in un tenero abbraccio. ö il colore sfumato di foglie che svolazzano lievi, in danze ondeggianti come fantastiche odalische. Autunno è il crepitio di castagne che la fiamma fa quasi scoppiare, è il cielo ancora azzurro, il mare calmo, le ancor tiepide giornate.

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L’Automne Ce mot évoque de suite pour moi la rentrée des classes où pe-tits encore, nous arrivions le cœur battant fort en serrant la main de ma sœur de 10 ans notre aînée. D’abord une place de marronniers où l’on ramassait des marrons en passant et on faisait traîner pour rentrer dans l’école le plus tard possible. Enfin nous franchissions la grande porte vert foncé et on découvrait notre classe avec nos maîtresses respectives. J’étais la plus petite et la plus jeune de la famille et je retenais mes larmes qui coulaient malgré moi. Mais finalement, au fil des heures on se faisait de nouveaux copains et copines et la journée se terminait plus vite que prévu. C’est alors qu’on se jetait, à notre retour dans notre grand jardin où l’on retrouvait en particulier de la vigne vierge, dont les feuilles devenaient toutes rouges en Automne sur un grand mur. Les pruniers et les pommiers donnaient le maximum de leurs fruits et notre « tante Gâteau » nous faisait de merveilleuses tartes après que, nous les enfants, on ait été faire la récolte. Nous avions aussi une petite vigne et on se régalait en vendangeant .Que de bons souvenirs ! Nous rentrions de l’école à bicyclette en traversant un petit bois où nous ramassions encore des marrons pour faire des colliers dans la soirée et nous les avons encore maintenant. Parfois on voyait des hirondelles se préparer en bandes à la sortie du bois sur les fils électriques, pour partir vers les pays chauds et même parfois des oies sauvages . Mais la magnificence de l’Automne, c’est à partir des photos et des récits de ma sœur qui a vécu quelques années dans le Vermont aux Etats Unis.

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On peut s’y balader en canot et kayak sur la rivière du Missisiquoi, sur près de 1200km de long. Cette rivière est bordée d’une forêt d’érables rouges et argentés, particulièrement impressionnants en Automne. On peut aussi faire une croisière su le lac Champlain: Admirer les couleurs d’Automne des arbres qui le bordent. Dans le Vermont en Automne les "Mapples", de grands arbres de la taille des platanes en Europe, dont la sève se recueille pour faire du "Mapple syrup" deviennent incroyablement flamboyants de couleur rouge , comme la couleur des framboises, quand leurs feuilles changent de couleur en cette saison. Il y a aussi des arbres avec des feuilles de couleur jaune pâle, les bouleaux , qui présentent une écorce blanche et contrastent , mais les mots sont souvent impuissants à évoquer cette magnificence. Le poète Lamartine écrivait dans le poème « Automne »: « les feuillages jaunissant sur les gazons épars.. » « La fleur tombe en livrant ses parfums au zéphire .. . A la vie, au soleil, ce sont là ses adieux » ; pour ce poète du 19ème siècle, l’Automne est triste. Mais souvent maintenant, l’Automne est synonyme d’une nouvelle vie pour les « jeunes retraités » qui profitent de leur temps libre pour exercer leur passe-temps favoris, faire du sport, voyager, s’adonner au bénévolat , vivre autrement et à leur rythme, ce qui permet leur épanouissement et de bons souvenirs. Il y a, au propre et au figuré encore d’agréables et doux moments avant l’Hiver, et il faut essayer d’en profiter au maximum. bHaegeli

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L’autunno

Questa parola mi rammenta l’inizio della scuola quando, anco-ra piccoli, si arrivava a scuola col cuore in gola, mano nella mano con mia sorella di dieci anni più grande. Prima si passava accanto a dei castagni dove ci si fermava a raccogliere la casta-gne in maniera da ritardare il rientro a scuola il più a lungo possibile. Poi marciavamo verso la grande porta verde scuro e scoprire le nostre classi e le nostre maestre. Io ero la più picco-la della famiglia e cercavo di trattenere le lacrime, che scende-vano anche contro la mia volontà. Ma poi, col passare delle o-re, si conoscevano altri bambini e bambine e la giornata termi-nava prima di quanto credessimo. Al ritorno, si correva nel nostro grande giardino, a rivedere il vitigno le cui foglie sul muretto, in autunno, erano diventate rosse. Susini e meli erano carichi di frutti e « tante Gâteau » ci faceva delle fantastiche torte utilizzando la frutta raccolta da noi bambini. Avevamo un piccolo vigneto e gustavamo anche l’uva. Che bei ricordi! Tornavamo a scuola in bicicletta, attraversando un boschetto dove raccoglievamo altre castagne che utilizzavamo di sera per fare collane che abbiamo conservato. A volte vedevamo uno stormo di rondini radunati sui fili della luce prepararsi a volare verso paesi più caldi, e talvolta anche delle oche. Ma la bellezza dell’autunno è visibile al massimo nelle foto e nei racconti di mia sorella che ha vissuto per alcuni anni in Vermont, negli Stati Uniti.

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Si può andare in canoa e kayak sul fiume Missisiquoi, lungo quasi 1.200 chilometri. Il fiume è delimitato da un bosco di a-ceri rosso e argentati, particolarmente suggestivi in autunno. Si può anche fare una crociera sul Lago Champlain e godere dei colori autunnali degli alberi sulle rive. Durante l’autunno in Vermont gli aceri, grandi alberi delle di-mensioni dei platani, diventano di un rosso lampone quando le foglie cambiano colore. La linfa di questi alberi si raccoglie per fare lo sciroppo d’acero. Ci sono anche alberi simili alle betul-le, con la corteccia bianca e le foglie giallo pallido. Le parole non sono sufficienti per descrivere tanta bellezza. Il poeta Lamartine ha scritto nella poesia “Autunno”: fogliame che sull’erba sparsa ingiallisce [… ] il fiore cade sprigionando allo zefiro i suoi profumi. / alla vita, al sole, sono questi i suoi addii… Per questo poeta del diciannovesimo secolo, l’autunno è triste. L’autunno però è anche sinonimo di una nuova vita per i gio-vani pensionati, che approfittano del tempo libero per dedicarsi ai passatempi favoriti: fare sport, viaggiare, dedicarsi al volon-tariato, vivere coi propri ritmi e rammentare i bei ricordi. Ci sono, in senso letterale ma anche figurato, momenti dolci e pia-cevoli prima che arrivi l’inverno e bisogna cercare di sfruttarli al meglio. bHaegeli Traduzione di Fabio Sardi

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L’autunno tanto agognato (di Marco Marzagalli)

Tutti i media l’avevano ormai sancito: non ci sono più le mezze stagioni. Questo, seguendo il senso comune, starebbe a significare che ci si viene a trovare all’improvviso dentro una stagio-ne astronomicamente pertinente attraverso un repentino cambiamento, un balzo dal caldo al freddo o viceversa, senza attraversare quella fase intermedia che verrebbe vis-suta dalla popolazione come una necessaria e temperata assuefazione alle nuove condizioni climatiche. Le intemperanze atmosferiche sembrano far presa soprat-tutto sulla mentalità delle persone che mostrano un senti-mento di rivalsa contro tutto ciò che sovrasta le loro teste. “Mannaggia il temporale!” Una giornata piovosa può es-sere un buon pretesto per smoccolare e snocciolare appel-lativi impropri contro imprecisati soggetti: i governi dei paesi, ad esempio, sono facilmente presi di mira e tacciati di ladrocinio. Anche il tempo afoso non rende dignità all’uomo che in tali condizioni si abbandona all’abulia o alla pigrizia. Un peggioramento climatico è l’occasione buona per disdire qualunque impegno. Per taluni queste insofferenze sfociano in uno stato che ra-senta il patologico e che è definito per l’appunto meteoro-patia. Tanto per dire, in rapida sintesi, quanto siano impor-tanti le condizioni climatiche e possano influire sugli umo-ri della gente. Fino al punto che qualcuno arrivò a pensare: “Vuoi vedere che adesso spariscono anche le vere stagioni?”. Se l’erano sempre chiesto i vecchi del luogo intenti a farneticare sui

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tempi del passato, quelli della storia e pure quelli atmosfe-rici. E dire che una volta quando era inverno era veramen-te freddo e quando era estate si moriva dal caldo. “Mica ‘sti tempi qua che non si capisce più niente e ci si ritrova sempre col dubbio su come vestirsi e col rischio di beccar-si dei sicuri malanni.” Cappotti e piumini diventano improvvisamente inservibili d’inverno e d’estate ci vuole sempre una felpetta o un k-way per le intemperie impreviste. Fatto sta che anche quell’anno, come da sempre d’altronde, si aspettava l’arrivo del 23 settembre col suo equinozio che ci avrebbe ufficialmente introdotti nella stagione autunnale con i suoi tipici fenomeni: le giornate piovose, la caduta delle foglie, l’aria più fresca ma anche il definitivo rientro dalle ferie, la riapertura delle scuole, la chiusura degli stabilimenti balneari, i nuovi palinsesti del-la Rai, le vendemmie più o meno tardive, eccetera eccete-ra. Non c’erano delle particolari attese ma si viveva la co-sa come un dato di fatto, incontrovertibile e assoluto, così era sempre stato e così doveva essere. Qualche interesse lo nutriva di certo Baldo che aveva un appuntamento di natura galante proprio per quella data, con una ragazza conosciuta su internet. Si erano scambiati dei messaggi carini, il giovane si era prodigato in compli-menti garbati e adesso lei voleva conoscerlo. Ma non vi allarmate, non tratteremo le vicende sentimentali dei due giovani, le smancerie tentate da lui o la calcolata indiffe-renza di lei, i suoi rossori, i timidi approcci, e così via. In-somma, tutto ciò che può caratterizzare una vera tresca amorosa.

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Baldo si era svegliato la mattina del giorno fatidico e gli sembrò di rivivere il giorno precedente, le stesse condi-zioni atmosferiche, una giornata calda e assolata, le stesse sensazioni, una calma apparente. Accendendo la tv si ac-corse di aver già visto quei programmi, i telegiornali dif-fondevano notizie a lui note. Il display digitale riportava la data del 22 settembre. Uscito di casa, comprò il giornale ed ebbe l’inquietante conferma che il 23 non era ancora arrivato. La cosa si ripeté nei giorni successivi, la data fatidica sembrava non giungere mai. Baldo si sentiva come Phileas Fogg, il personaggio di Verne che compie il giro del mon-do e alla fine del viaggio, girando in senso opposto al mo-vimento terrestre, scopre di aver risparmiato un giorno. In-somma, era come se ogni giorno si compisse una rotazione al contrario e si tornasse costantemente al giorno prece-dente. Un bel mistero. Baldo cominciò a pensare a qualche paradosso dickensia-no. “Vuoi vedere che adesso mi capita di dover fronteg-giare le emanazioni fantomatiche della stagione incipien-te?” Già la memoria andava ai ricordi del passato, a quegli episodi che risvegliavano i suoi sensi di colpa, gli infausti primi giorni di scuola (quando i professori si accanivano con interrogazioni a sorpresa), screzi e piccoli tradimenti con gli amici, delusioni sentimentali (qualche brutta figura in presenza dell’altro sesso), baruffe familiari (c’è sempre qualcosa da discutere in casa coi genitori). Episodi tutti avvenuti durante giorni grigi e piovosi tipici di stagione. Il fantasma del presente non lasciava dubbi. Anche per quell’anno, qualora fosse giunto l’autunno, non sarebbero state rose e fiori.

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Il fantasma del futuro poi fu ancora più tetro e, se reiterava le condizioni infauste prospettate in precedenza, le proiet-tava in avanti negli anni con tutte le avversità del caso: una conclamata decadenza fisica e morale. “Se le cose stanno così meglio rinunciare al cambio di sta-gione”, pensò Baldo. Anche se questo significava dover rinunciare a incontrare quella ragazza che tanto lo stuzzi-cava. Così si struggeva, si agitava, sudava, fintanto che qualcosa lo animò, uno scrollone e un’incitazione, “Alzati pigrone che è tardi!”. Così, quando chiese alla madre che giorno era, l’ovvia risposta “Martedì 23” lo riempì di gioia. Al successivo appuntamento ebbe davvero una piacevole sorpresa. I capelli della ragazza apparivano ramati, gli occhi castani, la carnagione tenuamente bronzea, come i colori dell’autunno, appunto.

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Sogno ricorrente (di Astrid Majorana)

Un sogno ricorrente tormentava le mie notti estive: troppo complicato e assurdo per raccontarlo. Eppure continuava a tornarmi alla mente, di giorno, nei momenti più impensati, pensieri come flash-back mi scuotevano l’animo, senza comprendere appieno il loro significato: pezzi di un puzzle assurdo che financo avevo rinunciato a mettere insieme.

Decisi di lasciar correre, di far fluire le immagini e le pa-role, convinta in cuor mio che, prima o poi, avrebbero ac-quisito un significato.

Dopo quelle notti assurde, passate tra immaginifici scenari e strambi personaggi, il risveglio mi appariva come un sol-lievo.

Determinata a non lasciarmi sopraffare da quel mondo o-nirico, capii che solo la meditazione avrebbe potuto aiu-tarmi a rientrare in carreggiata, ed ebbi maledettamente ragione.

Tutto apparve chiaro: il mio spirito, e il mio intelletto con lui, erano in tumulto, sapevano che qualcosa sarebbe ac-caduto, molto presto. Mi spinsero a vivere un momento di passaggio interiore, portandomi poi ad una presa di co-scienza così lucida da fare paura: qualcosa sarebbe cam-biato, in meglio, era questione di tempo.

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Ed accadde, nel momento migliore possibile: l’autunno, il primissimo giorno di autunno, mi portò la gioiosa notizia che da tanto aspettavo…un tempismo perfetto pensai! L’autunno è la stagione dello spirito, dell’introspezione; si esce dalla frivola estate per prepararsi all’inverno, è que-sto il vero momento di passaggio.

I miei sensi tutti mi stavano preparando ad un nuovo ciclo, da affrontare con grinta e determinazione, pronta per una nuova vita da godere nel qui e ora, esultando per i traguar-di raggiunti, anche i più piccoli, fremente e desiderosa di sognare di nuovo.

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Autunno

(di Fabio Sardi) L’autunno è stagione generalmente percepita come triste e malinconica, che però, da un punto di vista artistico, ha prodotto moltissimo, per i pittori, ma anche per musicisti e poeti. Dal punto di vista forse più portico che musicale, basta ri-cordare la canzone “Autunno” di Francesco Guccini, una poesia in musica, e dal punto di vista propriamente musi-cale, a tema pioggia (anch’essa caratteristica dell’autunno) “The rain song” dei Led Zeppelin, “Another rainy night (without you)” dei Queensryche, “November rain” dei Guns ‘n’ roses e molte altre. Quando arriva l’autunno il tempo cambia ed il mio umore migliora sensibilmente, col rinfrescarsi delle giornate, quando l’infernale, intollerabile, deprimente calura estiva sbiadisce in un ricordo remoto. Una meraviglia dell’autunno sono anche i colori. Ricordo che anni fa sono andato in Giappone ed era novembre. Vi-sitai molte cose, incluso il Kenroku en garden di Kanaza-wa: 11,4 ettari di magnifico giardino, ideato nel diciasset-tesimo secolo, con i suoi alberi dalle foglie rosse e gialle e il laghetto limpido dove quei colori si riflettevano. Nel giardino scrissi questi versi:

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Intorno a me

l’incanto dell’autunno, avvolto in un magico

silenzio.

I rami degli alberi, con le loro foglie

rosse, gialle, si riflettono nel gallo insieme al ponticello

di pietra.

Resto seduto, e silente ammiro

mentre una brezza leggera mi accarezza i capelli.

La pace

mi invade e mi sento uno con la natura.

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Autunno (di Enrica Vacca)

Strana stagione l’autunno! Ancora nell’aria il tepore dell’estate, e già la percezione del freddo inverno. La na-tura si appresta a seminare, per poi godersi il meritato ri-poso, nell’attesa di esplodere e rifiorire nella bella prima-vera.

Momento di buoni propositi e progetti, l’autunno mi sti-mola la fantasia e la voglia di fare, lontano dalla calura dei mesi che l’hanno preceduta, nella consapevolezza che la stagione che seguirà sarà di riflessione e di bilanci.

L’autunno e i suoi colori mi stupiscono, come se li guar-dassi sempre per la prima volta: gli alberi spogli, che do-vranno sopravvivere ad un lungo inverno, le foglie sui marciapiedi con i loro splendidi colori creano giochi di lu-ce sul grigio dell’asfalto.

La frenesia della natura, e delle persone, mi riempie gli occhi e il cuore ed io, figlia dell’autunno, come la natura sa che presto arriverà il momento di riposare, un poco mo-rire, per poi rifiorire rigogliosa, io, come araba fenice, in primavera rinascerò dalle mie ceneri invernali, e sopravvi-vrò grazie al raccolto seminato in quell’autunno a me tan-to caro.

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Le ultime parole (La lettera di Mary Ann) di Sianne Ribkah M. H.

Autunno, fine settembre 1996. Come al solito, Mary Ann si sveglia con movimenti lenti e poi va verso la finestra della sua stanza, con la tende bianche con fantasie di pizzo rosa. Da dietro la finestra osservava i passanti e talvolta poteva ascoltare delle conversazioni. Si guardò attorno, con la testa poggiata sulle mani. Non osservava nulla di particolare, si guardava solo intorno per passare il tempo. Dopo alcuni minuti vide un uomo che conosceva. Il suo viso mostrava tutta la sua sorpresa. Si portò la mano alla bocca per non emettere suoni. Quell’uomo… sì, era… suo marito Jacques. Stava tornando a casa dopo essere scom-parso per dieci anni senza dare notizie di sé? Lui non la vide. Stava salutando molte persone, altri clienti in coda dal macellaio, dal fruttivendolo, in pescheria. Chiuse la fine-stra e si diresse in cucina. Faceva sempre colazione piutto-sto tardi, dopo aver rispettato il rituale di osservare, piut-tosto a lungo, ciò che vedeva da quella finestra. Quell’apparizione la faceva sentire tradita. Sorseggiò len-tamente il suo tè ricordando i loro giorni insieme. Aveva conosciuto Jacques a Venezia. Si erano entrambi innamo-rati e avevano deciso di convivere. L’anno successivo si erano sposati ed erano tornati a Venezia per celebrare il loro amore.

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Poi tutto cambiò e la felicità scomparve. Una notte, qualcuno bussò alla porta. Lei aprì con gli occhi socchiusi. Fuori c’erano due poliziotti. La informarono che suo marito era un impostore che utilizzava molti nomi diversi e varie identità. Si sentì come se le avessero dato una martellata in testa. Uscì e cercò di dimenticare. Seguì il caso del marito, incluso il suo rilascio per mancanza di prove certe. Il marito provò a chiamarla e spiegarle, ma aveva decidso di non ascoltarlo. Non poteva accettare le sue bugie. Siccome lei rifiutava di riprenderlo nella sua vita, lui se ne andò. Quando aveva creato una situazione tranquilla nella propria solitudine, eccolo riapparire nella sua vita. Sentiva voci fuori, gente che parlava e rideva. Ma non se la sentiva di riaprire la finestra. Poi qualcuno bussò e lei andò ad aprire. Di fronte a lei c’era Jacques, con un’aria stanca. Le sorrise e la salutò. Lei rimase immobile. Jacques chiese: “Posso entrare? Ho soltanto un quarto d’ora.” Lo fece entrare, pensando che in fin dei conti si trattava solo di pochi minuti. Jacques le diede una scatola di legno con il nome Mary Ann inciso sopra. Nella scatola c’erano molte lettere e poesie d’amore per lei. “E’ per questo che vuoi vedermi?” domandò. Jacques scosse la testa, prese una lettera spiegazzata e gliela diede dicendo: “Leggila DOMANI per il tuo compleanno.” Promise che lo avrebbe fatto. Jacques le diede il suo nuovo indirizzo. Il suo cuore voleva che Jacques restasse più a lungo, ma provava imbarazzo a chiederglielo. Lui se

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ne andò e il cielo divenne nuvoloso. Mary Ann decise di aprire immediatamente la lettera. Che differenza poteva fare un giorno? In fin dei conti, era una lettera indirizzata a lei. La aprì. Poche parole scritte a mano, un anello e il certificato di proprietà di un terreno in un’altra città. Lesse lentamente, con il cuore che le batteva… Cara Mary Ann, non sono capace a usare parole romantiche. Vai all’indirizzo che ti ho dato e là troverai il tuo regalo. Buon compleanno. Un uomo che ti amerà sempre, Jacques Lei pianse e sentì che l’amore riempiva il vuoto dentro il suo cuore. Anche lei voleva fargli una sorpresa, quindi corse alla scrivania e gli scrisse una lettera. Una volta fatto, la piegò, la mise in una busta azzurrina, la baciò fino a lasciare il segno delle labbra e la ripose nel suo portafogli. Quella notte dormì come un bambino. Si sentiva felice. Il mattino successivo, il giorno del suo compleanno, corse in macchina per andare all’indirizzo che Jacques le aveva comunicato. Per la fretta, non vide un’altra auto che arrivava dalla direzione opposta. La collisione fu inevitabile. Il corpo di Mary Ann ebbe un sussulto, prima di morire. Dodici ore dopo, Jacques identificò il cadavere, con una faccia triste e gli occhi arrossati per il pianto. La polizia gli consegnò gli effetti personali di Mary Ann e quindi vide la lettera, che aprì con gli occhi lucidi.

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Caro Jacques (cancellato) …… uhmmmm ….. Per un uomo speciale (cancellato), non so come rivolgermi a te. Non posso neppure chiamarti “mio marito.” Ho provato rabbia e rancore per dieci anni e devo arrendermi al destino che ci ha fatti reincontrare. Non ho bisogno di alcun regalo. Sei tornato e mi hai abbracciato, per me è sufficiente. Grazie di amarmi ancora. Grazie di avermi scelta per essere tua moglie. Grazie di aver perdonato la mia fuga lasciandoti solo quando gli altri ti accusavano. Grazie per la comprensione e per avere aspettato i miei tempi. Questa è la mia ultima lettera, forse domani non avrò più bisogno di scriverti, perché forse domani ti riporterò a casa con me e potremo parlare tutta la notte come eravamo soliti fare. Ti amo, Mary Ann Jacques non potè fermare le lacrime e urlò: Mary Ann! Mi hai lasciato un’altra volta.” Genova, 25 settembre 2014

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Cecità (di Mario Montagna) Occhi spenti, fissi nel loro silenzio in un volto di bimba già adulta, splendida nella tua veste come i fiori del mandorlo, attenta agli ordini del maestro… Ma incerte, timide erano le tue mosse, insicure; e, forse, chiedevi a te stessa: “Perché, perché solo io non potrò mai più contemplare la mia bellezza e vedere con occhi accesi questo immortale, eterno sole?”

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ACCENNI AUTUNNALI (di Lucia Tencaioli)

Le punte rosse delle foglie

richiamano l’autunno nel mattino e l’aria fresca sfiora la mia bocca

profumata di sole. Passano, gonfie di bianco vapore,

le nuvole nel cielo di cobalto e le scolpisce il vento alla rinfusa. S’impigliano tra i rami degli abeti,

incrinando l’estate, e diventano nebbia settembrina

filacciosa e incostante, che svapora nella luce del tempo.

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BORGOGNA (di Lucia Tencaioli)

Corriamo alla pianura coltivata,

costeggiando gli specchi d’acqua morta e si ritorce il volo di una gazza,

un punto nero sopra la campagna. Siamo turisti vani, d’occasione, che ritornano a casa verso sera,

col bagaglio dei sogni rabberciati da raccontare in giro, con gli amici. E una striscia di terra sconosciuta si colora negli occhi e nel sorriso.

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Autunno (di Renato De Luca) Stagione di Purgatorio è forse un po’ l’autunno, un piccolo abbandono insomma, in accompagno alle foglie che si lasciano al vento e ne dispone l’ubiquo destino. Per vero non è ancora una fine; certe piante tardive danno ultimi frutti, inizia vendemmia e il compenso di semine in serbo. Soffiava da gola di monte il tiepido vento ed il tappeto di pesche ai piedi dell’albero esausto ronzava di vespe sul dolciume esalato: era un suono, come a dare silenzio a natura che vuole letargo. Cosa cerchi gabbiano, volando vorace su prede non tue? Eri piccole vele sul mare in cattura d’inconsapevoli incauti. Poi, una parvenza, come di ricordo in riesumo, riportò la mente alla pesca nel lago: non è riparo l’acqua per chi buca i silenzi in quel mondo che affonda nel buio, ogni vita con bisogno di cibo rischia rendersi preda. Rivedo la barca di Impero tornare con piccoli colpi di remo, trascina le lenze degli ami d’inganno e mi dice: “ö così che ci campo…” Vedo correr veloci parole, ma non escon di bocca,

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è un giornale incalzato dal vento, è polvere alzata alla bianca gazzetta che in volo spiegando le ali allontana. “Vuoi saper dove siedo traslato di mente? Ricordi il muretto che parte la spiaggia alla strada e fa fronte alla pianta dei nidi di Nibbio?” Dall’isola, la sera, d’autunno, governa i suoi spazi e vuole silenzi Amalasunta Regina. Tonfa mogia la campana di Capodimonte: è un’onda in risuono che avvolge in sequenza propaga, ma non più festosa di primavera, non più di Pasqua, ma cupa a quietar ogni cosa; l’argentino vessillo ormai non rintuona su chioma di festa. (Settembre 2014)

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L' autunno è ... (di Giuseppina Sorbello)

L'autunno è la somma degli anni che fan lenti i passi, la mappa della vita disegnata sul tuo viso. Ora hai tempo per pensare e il filo dei ricordi ritrovare. Fotografie di volti, echi di voci, lampi di luce e muri invalicabili impazzano la mente mentre percorri viali in ombra e improvviso un vento forte trottole di foglie rosse forma. Una pioggia sottile scolora ogni dettaglio e cercar rifugio è necessario. Sussurri di giovani amanti nella fioca luce a dolcezza d'amor lontana rimanda e nostalgia ti prende. Concerto senz'archi e fiati l'autunno è per te. Settembre 2014

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SINFONIE D’ AUTUNNO A MONTREAL (di Paola Carroli)

L’autunno è lento qui in città: suona capricci di luci e colori.

Un tappeto di foglie srotola parole magiche e variegate.

Sul cammino dei sogni perduti

respiriamo profumi di festa.

Un angolino dall’aura retrò ci regala fiori di speranza...

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INDICE

Autunno di Maria Giovanna Franceschi pag. 03 L’automne di Brigitte Haegeli Traduzione di Fabio Sardi

pag. 04 pag. 06

L’autunno tanto agognato di Marco Marzagalli pag. 08 Sogno ricorrente di Astrid Majorana pag. 12 Autunno di Fabio Sardi pag. 14 Autunno di Enrica Vacca pag. 16 Le ultime parole (la lettera di Mary Ann) di Sianne Ribkah M. H.

pag. 17

Cecità di Mario Montagna pag. 21 Accenni autunnali di Lucia Tencaioli pag. 22 Borgogna di Lucia Tencaioli pag. 23 Autunno di Renato De Luca pag. 24 L’autunno è di Giuseppina Sorbello pag. 26 Sinfonie d’autunno a Montreal di Paola Carroli pag. 27

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QUADERNI PRECEDENTI Quaderno n. 1 - La terra di Liguria Quaderno n. 2 - Passioni ed incontri Quaderno n. 3 - Festività, tradizioni e personaggi liguri Quaderno n. 4 – Una frase che non ho detto o che ho letto Quaderno n. 5 – I quattro elementi Quaderno n. 6 – Il sogno Quaderno n. 7 – Degli affetti Quaderno n. 8 – Il viaggio Quaderno n. 9 – Il lavoro Quaderno n. 10 – Una strada, una piazza, un vicolo Quaderno n. 11 – Seguire il cuore o la ragione? Quaderno n. 12 – La bellezza Quaderno n. 13 – La fratellanza Quaderno n. 14 – Gli animali Quaderno n. 15 – Romanticismo Quaderno n. 16 – Storie in un altro tempo Quaderno n. 17 – Felicità e tristezza Quaderno n. 18 – La mia città Quaderno n. 19 – La pioggia Quaderno n. 20 – C’era una volta Quaderno n. 21 – Inverno Quaderno n. 22 – Musica Quaderno n. 23 – Il mare Essendo la nostra un'Associazione Culturale libera ed indi-pendente, ciascun autore si assume la sola e piena responsa-bilità delle opinioni politiche, religiose e, in generale, delle po-sizioni etiche e sociali contenute nei propri testi.

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RINGRAZIAMENTI Un grazie sincero da parte di tutti gli scrittori di “Alba Lettera-ria” va allo staff della biblioteca Lercari, ed al Municipio Bassa Val Bisagno che hanno sostenuto e finanziato il presente opu-scolo. Gruppo culturale

Alba Letteraria http//:www.albaletteraria.beepworld.it

Per informazioni Gruppo Culturale Alba Letteraria c/o Villa Imperiale - Biblioteca L. G. Lercari L’impaginazione del presente opuscolo è curata da: Fabio Sardi: [email protected] Curatrice del sito web: Paola Maria Carròli