Cinque anni di Sarkò (II) 8 maggio 2007

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  • 7/29/2019 Cinque anni di Sark (II) 8 maggio 2007

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    Maurizio Bonanni Roma, 8 maggio 2007CINQUE ANNI DI SARK (II)

    Quale sar lEuropa di Sarkozy? Come si attuer, allinterno delle istituzioni

    europee, la sua intenzione di dare battaglia sul super-euro, togliendo dalle mani deibanchieri della Bce il controllo sui corsi della valuta comune, oggi ritenuta

    obiettivamente troppo forte e, quindi, di impedimento alla crescita delle esportazioni

    dei Paesi comunitari? Finora, la Francia ha ottenuto, insieme alla Germania, una sorta di

    moratoria, per la violazione ripetuta dei parametri di Maastricht, a proposito del

    rapporto deficit/pil che, a norma del Trattato, non deve superare il 3%, su base annua.

    Ma, domani? Con Sarkozy, si attenuer o si accentuer lo scontro Parigi-Bruxelles? E,

    poi, ancora: si parla di un nuovo asse franco-tedesco, per il rilancio dellUnione e del

    Trattato costituzionale. Ma come si conciliano le due opposte visioni della Merkel e di

    Sarkozy, a proposito di una costituzione minimale, proposta dalla Francia, se

    paragonata alle ambizione tedesche che, al contrario, vorrebbero un significativo

    rafforzamento dei meccanismi decisionali dellUnione (e, quindi, lintroduzione di unsistema di voto a maggioranza, fortemente sponsorizzato dalla Polonia)?

    Sarkozy ha ventilato la creazione di una Unione dei Paesi mediterranei, affinch

    si crei una robusta cerniera tra Europa ed Africa. S, ma che cosa significa tutto questo,

    in pratica? In particolare: come si attegger la Francia, per il rilancio delle trattative (il

    Doha Round, per intenderci) sulla riforma del Wto e dei commerci mondiali, visto che,

    regnante Chirac, Parigi non indietreggiata di un solo millimetro nella difesa dei suoi

    interessi, per quanto riguarda i faraonici sussidi alla propria agricoltura, cos come le

    garantiscono gli accordi di Bruxelles? Ancora un punto politicamente della massima

    importanza: come si passa dallenunciato di voler liquidare leredit del 68 alle

    misure pratiche? Dentro a quel grande calderone, in particolare, c la questioneideologicamente fondamentale (cara alla sinistra storica) della Francia come terra

    dasilo e daccoglienza, simile ad un grande grembo materno, che d rifugio a tutti gli

    sfortunati ed i perseguitati della terra che ne facciano richiesta. Oggi, in Francia come in

    Italia, limmigrazione (soprattutto di origine islamica) non pi vissuta come

    unopportunit ed un fattore di ricchezza, anche a causa della forte marginalit che

    contraddistingue i nuovi ingressi illegali di immigrati clandestini.

    Come potr, Sarkozy, il ritrovato amico americano di Bush, opporsi fino in

    fondo allingresso della Turchia nellUnione, cos caro a Washington? Certo, la realt di

    un Paese con le finanze in profondo rosso, metter fine inevitabilmente al

    terzomondismo, di cui Re-Mitterand stato un generoso mecenate, in passato.

    Probabilmente, poich limmigrazione per la maggioranza dei francesi non rappresenta

    una risorsa, ma un problema di drammatica portata storica, chiaro che, alla fine,

    Sarkozy varer misure concrete per la blindatura delle frontiere nazionali e, a livello

    europeo, chieder di concordare politiche comunitarie fortemente restrittive nella

    concessione dei visti, anche se non far nulla per attenuare i diritti civili degli immigrati

    legalmente residenti in territorio francese. Del resto, come dargli torto? Basta prendere

    atto del clamoroso flop delle politiche di integrazione, tentate fin qui, a partire dalla

    Guerra dAlgeria, per capire che, se si fallito con i discendenti delle ex colonie

    francofone, non si pu minimamente sperare di fare di meglio con la nuova

    immigrazione, soprattutto di quella proveniente dai Paesi islamici!

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    Ma la vera sfida di Sark e della middle class francese (cio, allincirca, il 75%

    dellelettorato!) che lo ha eletto Presidente, quella del rilancio politico ed economico

    di una Francia ripiegata su se stessa, non pi capace, tra laltro, di svolgere un ruolo-

    guida nel Vecchio Continente, offrendo stimoli ed idee ad una Europa comunitaria, dacui si sentita distante e disillusa, come ha dimostrato la recente bocciatura referendaria

    del Trattato costituzionale europeo. Se Sarkozy riuscir a spuntare un testo pi

    leggero, agile e meno impegnativo, sicuro che, stavolta, seguir la pi sicura via

    parlamentare, per la sua approvazione.

    Ma baster il suo entusiasmo e la capacit di movimento da lui dimostrata, per

    introdurre quel minimo indispensabile di cultura liberista, in un Paese da pi di mezzo

    secolo gelosamente adagiato sulla sua terza via, tra capitalismo e socialdemocrazia,

    viziato com da un grado di assistenzialismo da parte dello Stato e che (tranne, forse,

    lItalia) non ha eguali in Occidente?