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LA BATTAGLIA

DI

CALENZA A

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LA BATTAGLIADI

CALENZANAPOE1IETTO STORICO

DEL PRfXClflE

PIETRO-NAPOLEONE BONAPARTE

PARISIMPRIMERIE ADMIlIISTRATlYE DE PAcL DCPO~T

186i>

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Al PASTORI CORSI

QCESTA OPERETTA

È SPECIAL:\IE'iTE DEDICATA

OAL LORO AFFEZlO~ATlSSIMO

PIETRO-.UPOLEONE BO~APAltTE

1.

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PRÛEMIÛ.

Pel' quanto appare, il dominio dei Geno\"esi III

COl'Sica ebbe prïnci~io in sul finire dei secol0undecimo. Dapprima, limitossi ad alcune partidell' "isola" Leggesi nelle vecchie cronache che iGenovesi discacciarono dalla rùcca di Bonifacio iPisani che l' a\"evano edificata. Ciô anenne nclIOn, subito dopa la morte deI marchese di )lassadi Maremma, governatore della contrada pCI' ilpapa, di cui era vassallo. .

Kel 1091, piacque al ponlcfice investire i Pisanidei feudo di Corsica, dipendente da Roma, manon polcl'ono manlenenisi.

L' anno 1~89, il chial'issimo Sinucello ColoQ~~

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indusse i Cors! a giurare omaggio a Genora. Ènoto che ne ricavo il guiderdone di morire nelle car­ceri della republica. Eben gli tette, poichè ebùeinescato l' estranio ad invader la patria.

:\on avendo sapulo difendere la Corsica daiGenovesi, Pisa la restitui al papa. il quale, comecosa di sua ragione, la dono al re d'Ar-agona.

Espulsi gli Aragonesi pel' opera di Genova,nel1334, una specie d' anarchia feudale contrislOl' isob. l'iel 1359, il popolo insorto elesse a

C2pO Samhucuccio, condottiere e legislatore.Quest' uomo notevole, imitando, pel' malanenlur2,Sinucello, richiamo i Genovesi.

L'atroce oppressione esercitata da questi oli­garchi, e l'impudente rapacilà che professavano,ûlirepassarQno in modo i limiti dell' umana mal­vagilà, che cOllYiene attribuire tanta scelleraggincad un altro ~otiro, espresso con quella ahbomi­nanda \'oce : ragione di slato !

Ln innolirato !ncil"ilimenlo avea favorito edaccresciuto il polerc delle ilaliane repuhliche,malgrado la piccinla estensione del proprio lerri­torio, e la poco attezza lorD nelle arti della mi­lizia. Genova, pcr sè stessa, non era cosa di ri-

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lle\'o. 1 suoi nocchieri eran buoni, quanlunque.altro\'e ve ne fossero di meglio. Le soldalesche,raccozzate un po' da pel' tullo, non avean l'indolemarziale, il mirabile ardire, nè l' aspera naturadei Corsi. Di questi, moIti militavano per la repu­blica, ed allri stali. Addimandati pel' le VÎrtü che.gli ascrivevano, allora come ogg;, tra i più for­midabili soldati, l' awerata fama loro confermayasempre più i Genovesi nell' esosa politica che sta-­bilivano a riguardo dei nostri isolani.

L' incremento di Genova l' innalzb lm tempoal primo grado delle potenze europee. La \'astadistesa della Corsica, le propizle sue spiaggemarittime, l' ottima positura nel lIediterraneo,gl' inaccessibili monli, gl' impa,idi flgli pûtevanoGostituirne l' indipendenza, farla gareggiare conla signoria ligure, ed ancbe allrarla. -

Ricorriamo a quei tempi. 1 scaltri cd accidiosi.dominalor-i dell' isola possono aver ragionalo cosi :« 0 Corsi, sudditi nostri, tra poco, se ne aYesleil destro, ci sfnggireste di mano. ï vostri militi,che formano il nocciuolo delle nostre bande, COill­batterebbonci. Smunti, ingrassate gli officiali, e imercanti nostri, Liberi, le vostre sostanze profit-

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..".. tO-

teJ"ebbero al vosLr-o proprb accrescimenLo. Il vo­siro naviglio emulerebbe quel di Genova.L' ammae-ostrame!lto, la pace interna, prodorrebbero semmicilladini nel maneggio del~ cose publicbe, siecome "le vostre nalurali, arrisehievoli inclinazioni bannodi già suscitato strenui guerrieri. Per dir tutto, eioseureresle, e forse anche. da voi saremmo ridoLliin ser,;tù.:\"o !sospetli di tante eccesso, meglio è ri·tener"i, quasi appestali, in perpetua quarantina.llmonopolio, le incelle, l'usura aggraveranno la pocavostr'a industria, sehiacceranno l' agricollura, efaranno nullo il vostro traffico. Fortezze e terridovunque sul vostf"O littorale, innumerevoli sa­lellili, una eontinua bloccatura mariLlima farancimalleveria della vostra arrendevolezza; e tantiprovvedimenli non ci costeranno un quattrino,anzi intascheremo 10 sparagno operato snlla sommache ci pagherete, per guarentirYÏ 1 fallamente.Dazi e rovinose gabelle ,; accamineranno, chi sa?alla disperazione, ma vi rapiranno la vigoria e ildignitoso contegno della prosperità. 0 spargerete ilsangue negl' infruttuosi tumulti, 0 le lagrimestr'uggeranoo il '"ostro cuore di bronzo; e noi, vostrisignori, \"' ayreml) soggetti, csausli si, ma docili.

il

0'; Yi sarà ce1aLa la ciyiltà ilaliana. 11 mar tirl'enos:ll'à il porto di GenoYa, e la COI'Sica um speeiedi Tauride, donde i forestieri saranno r'ispinti, nondagl' indigeni, ma da chi SO\'1" e i ha dominio.ln guerra, non otterrete verun grado 0 comando ;in pace, d' altro non saprete se non di cio che

. y. insegnerà quaiche sudicio fraie, che saprà di"latino quanto basti per intonacare le pareli dei.conyento. La contrada deI sole, deI mare azzuuo,delle gigantee yelle serene, delle ne,; perpe­

°tue, non metlerà in luce uno scriltore, nè purdi mediocre ingegno. Le yaste querce, i colossalilarici, fralelli dei cedri dei Libano; gli amorosimirli ; i cisti, rose dell' arcipelago ionico; l'aquilesparite dai romani vessilli; i mostruosi at/ori,

-draghi non favolosi, che diradano gli armenti; imufi più belli dei camosci delle Alpi; tanle mara­,oij\lie in somma, non ispireranno un poela che le

celebri.« E se non "i ribeTIate, meglio per voi; ma

nè pur cos1 awete pace. Inciteremo le discordieintestine, le nimicizie e gelosie locali. Agli assas­sim, che pagheranno l' indulto, saremo larghi diperdono, purchè le man; di quei Caim sian rosse

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deI sanglle dei fratelli. Pel' maggior icurtà, y' ini·biremo. a pena l'ultimo supplicio, ogni soriad'arme, archibugi, pistole, stili, ed anco qualsiasiferro acuminato ; eccettuati pero i Corsi che slr~io

di Corsiayran fatto. Ci son noti i rescritti degl' impe.ralori romani, e le decisioni arbilrarie dei re diFrancia'. La gente dabbene anderà inerme, i faci­nomsi aYranno l'armi, purchè contino la tassa in de­naroeffettiyo, da gonfiarci le tasche. Barattie6 eri­venduglioli, non ci lusinga il fioire alla Mala-Paga.

oc E se a tutelar le farniglie, e a ributtare i hir­ro,ieri, correrele all' armi, a dispello degli editli,ribelli che siete, meglio cosl! Fattasi omicidiariapel' necessilà, la gente onesla confonderassi in unDcoi scellerati. L'isola pullulerà di banditi. l'ion sipotrà trascorrere da un paese all' altro, senza ris­chio della ,ita. l' orzo e il frumenlo marciranno

• Le rosi deite préceptions. Leggasi lIontesquieu, alcapitolo Il dellibro XX.X1 dell' Esprit des lois. 1 moluproprio, le pateoti, certi statuti eccezionali, si possonoallngar tuUi oeIl' arsenale degli aui despctici, dislruUil"idelle leggi. 1 decreli che De 3ssumono la. forza, non soneglino ejmdem r~rinœ, anche al giorno d' oggi ?

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pria d' esser mietuti. La ,endetta, segugio deI Doge,vi stritolerà l'ossa nelle mascelle arrabbiate; neawà da noi guiderdone, con numi indulti a con­tanti, i quali ingrosseranno sempre più la cassa deIBanco di San·Giorgio; e il conio della Zecca fiasuggello di giustizia.

« E che? yoleyate r-eggern da pel' yoi, ordinar'ele vostre vroute, come le chiarnate, che altro nonsono se non adunanze tumultuose, pel' istituiremndi di goyerno accetti 3lla canaglia, e nominare,.per propugnarli, i peggio faziosi. Eh ,ia! che nonavrete il governo nè anche dei vostri ,illaggi.Pel' noi saranno abolili i'yostri cosl detti padli dei

·cornune, come già abbiarnû soppresso i yostri ca­porali; ov,'ero; da magnanimi padroni, gli Jasce­remo il titolo, senza il menomo esercizio dellacarica. L'n bagarilW, un trescone della RiYiera, chesappia abbacare, è più che bastante a comporre ivostri paesacci•

« D' ogui cosa anele difetto, percbè togliendovitulto, non vi lasceremo usaI' di nulla, e nè puredella salina che imbianca le yostre spiagge. Chinon sarà contento, impeso pel' un piede alla lrayead hoc, sporgente dalla ringhiera di Palazzo, alla

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Bastia, spirerà tra i torment;. E quando ci piaceiaspayeotar,i, e dar carriera al fertile ,ngegno deinostr'; carnefici; presi i rillelli, gli faremo un buconella pancia, vi addalleremo un imbuto, e pel'quell' imbulo introduéendo tutte le 'l"espi d'unvespaio, ricuciremo l' apertur-a ; e sarà rimedio cbe'vi guarisca da tanli conali pel' ammunitarvi '. »

Un lal diabolico proposito. tenuto corno dei luo­ghi e dei tempi, è quello di tnlle le lÏrannie estra­nie; efuapplicatosenza pietà. Inquesto mondo, laCorsica di,enne un' imagine dell' inferno. Dcci­sioni, dinuncie, tradimenti per cupidib1a, e millealtre miserie, aggravarono la poverlà e la fame.·La careslia, la peste, la rabbia delle bestie dipopo­larono il paese; e nondimeno, l' amor di patria.]' ospita!ità, il coraggio, l' operosilà (checchè ne di­cano color'O che di tutto ciarlano, serlZa saper dinulla), operosità meritevolissima in quel dima, epel' l' aspre.zza deI suolo, non cessarono d' essere ilpregio inallerabile dei nost,.i bra,i isolani.

..>Ù)bi<lmo lello un eleoco di veotisette torture elormenl;dirergi. stabiHti in pena dei Corsi, con speci<lfe giudiziarioregolnmellto.

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A pio riprese, tempi meno infelici anicenda­rono l' incomportabile amarezza di cotanla desola­zione.

Arrigo della Rocca, morto avveleoato dai Geno­,esi nel 140'1, aveali ristretli nelle sole piazzed'arme di Calvi, e di Bonifacio; ma i Neri e "iRossi, simili ai Guelfi e Ghibellini in Italia, àcce­sero la guerr'a ci,ile. 1duchi di lllilano, e i Fran­cesi, signori, un tempo, di Genova, dilaniarolloa gara la già lanto malmenata e languente Corsica.

Sampiero, quasi meteOl'a leva.tasi improvvisanelle tenebre, sorge, svanisce, riappare, e tra­monta in sanguigna nugola. Con l' appoggio deiFrancesi e dei Turchi, espugna Bonifacio. Xel1554,in riva al Golo, taglia a pezzi l'esercito di Spinola.Alla Bocca-di-Tenda, sconûgge i mercenaf'i tedeschie spagnuoli. l'\el 1559, per l'accordo di Cateau­Cambrésis, Enrico Secondo, re di Francia, abban·dona Sampiero, e viluperosamente consegna l'isolaai nerniei. Fuoruscito, mendieante aiuli pel' a]i suoi, ~

t['adili lari, Sampiero rimpatr-ia dopo cinque an"idi lontananza. Senza altf'O seguito se non di pic­ciola mano di valor:os; faulori, sb3rca, e l'accla·mato sun nome trae sec.o il populo. La villol'ia di

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Yescoyalo incomincia la guer-ro; i COl'Si, appic­cala la zuffa un contro dieci, poveri d' archibugi,operano con l'arme bianca un vero macello. ACaccia, i Genoyesi attratti in Ulla stretla dei monti,sono rotti alla spicciolala, e accanitamente inse­guiti.ll lorD condottiere supremo, ~egri, è ucciso.QUI furono visti i no tri montanari, come gli eroid' Omero, accoppare a sassat~ la scella della cayal­leria nemica, e impigliatine i cavalli per la coda,trascinarli e farli traboccare nei burrati. StefanoDoria, il più sanguinario di quanti efferati tiranniprodusse la sua crudelissima famiglia, è piena­mente sconfitto a Luminaia. Genoya con tntlo ilsun potere, i famigerati capitani, le innumerevolinavi da guerra, le bande italiane, elvetiche, ala­manne, ben quindicimila Spagnuoli, non basto asuoerare un eroe compal'So, da poco più di duean~i, con quarantacinque seguaci. E ci aggrada ilrammentare che tr'a questi annoveravansi venti­

cinque Fr-ancesi.~IalaVYenturatamente, cio che tante forze riunite

non aveano potuto effettuare, slavano per adem·pirlo l'oro, il più tnrpe dei tradimenti, e \' assas­SlQlO.

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1117 gennaro IMi, Sampiero, caduto nell' ag­~nato messo dai tre fratelli Ornano, Michelan·~

aiolo Giannantone e Gianfrancesco, gli avea seo-., ,perli e assaliti, noncurante deI numero, come eglidi continovo co~tumava, a malgrado l' innoltratasua età di sessantanove anni. Fracassala la ma­scella a Giannantone con un colpo di pistoIa, impi­aliavasi cou gli a1tri, e sguainato 10 spadone, li., .conciava malamente, aIIor che il proprio scudiere,Yitlolo, di mai sempre vituperosa memor-ia, glisparb a tergo un' archibugiata, che 10 stramazzbmorto da cavallo.

Colesti fratelli Ornano non er-ano in Yerun modocognati di Sampiero, come è slato asserito, non haguari, da scritlore ignaro delle cose nostre. Lamoglie di Sampiero, Yannina, era figlia uriica diFrancesco d' OrnaJJo, il cui fratello, Bernardino,ebbe cinque figli nalurali. Un d' essi fu padre di ))j­

chelangiolo, Giannantone e Gianfrancesco. Il da­naio pagalo a coslor-o dal governatore ligure, For­nari, e le richieste che fecero, per non essernefr-ustrati, non lascian cor-r·ere il menomo dubbiodell' or-r-enda lorD ignominia.

MOl'to Sampiero, la gnerr-a pr-osegue due anni,2.

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goyernat.a dal figlio, Alfonso; ma l' Ïtn-<lsione gello­rese soyerchia i nostri ; e durante un mezzo secoloe più, e>austa, disperata, derelilla, la COI'SiCà 2g0­nizza sotta le Càlcagna dell' oligarchia estrania.:'iella per fine, sollerasi. affronta i tiranni, e secoloro abbal'uffasi. Il 7 sellembre i 729, Pompilianiinizia la lolta a Poggio-di-Tayagna.

TI 30 oltobre, Bustanico, comunedel già canlonedi Bozio, in oggi Sermano, l'imita. Preso per as­salto il forte d'Aleria, OJesso a fil di pada il pr'esi­dio, armatisi alle spalle deI nemico, corrono gl' in­sorli ad assediar la Bastia. PlieUi, goœrnatoregenovese, la cui mala nominanza è dil-enuta pro­verbio in COrsiCà, tenta di far morir'e Pompilianicome Sampiero. Il UO nero tradimenlo non ha ef­fello, se non di cogliere alla sprovreduta il prodeFilinghier'i, luogotellenle di Pompiliani, che,ail' en­trata della Bastia, COll cliquanta compagni, rendea Càro prezzo la vita. Dopo quel sanguinoso tra­nello, Pinelli domanda con istanzia una sospen­sione d' armi; Pompiliani, yalor-oso ma corr'iro,glie l'accorda sconsideratamente; epoco tempoappresso, in sua recc è surrogalo Ceccaldi, C!clloGenerale della ~azionc.

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Q"esl' oOn\O dabl>ene, anlanle dc.Ila pallia, Ilotopel' r-eplicale pr-ore di brarur'a, modesto quantomeritevole, rolle assolutamente gli fosse dato uncollega; e scelse COli siogolare sCàltrezza un degnocompagoo nello scabroso ufficio. Fu questi Giaffer'i,di cui :iapoleone solea diJ-e: che gli accorgimenlimilitar'i e le lrionfale fazioni gli a\'eall suggerito,ad esso Napoleone, il prop05ilO cssenziale dellasua pr'ima guerrad' Italia, compendiato cosi da Jui :Affretlalo;i d' aduoare tulle le fùFle disponibili iuuo punlo, per- trorarsi, io tal P""to, superiore aloemico più nlUneroso, ma spartilo: e superarloquili, cd altrove, sempre cou la stessa alacr'ilà, ecol medesimo convegno.

A Pinelli fu sostituilO Camillo Doria, coraggio­sissimo invero, quanlo 3YVcntato c sanguin31'io:1Càpitalli cors; la Càmpeggial'ono nella Bastia, eimpadronitisi di l'il'a forza della roeca di Jlonsel'­rato, e dell' altta dei Cappuccini, rcnnero all~

cütà.Qui oceorrc mentoya.'c la "clla' azi nc di ,.-\.11­

d"ei, pastore ài Ceccaldi, elle abbiall10 fallo prol'arii celclJ.'arc ncgl' insllffieienti lIostl'i ycrsi. Insti­galo ad imitarc r inl"amc Yillolo, IIcci.sc l' im ialo

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di Genoya, e porto al generale l'. oro profertogli.Appariya oggimai che i prodilori allentalî, nonmeno delle imprese a forza aperta, andayano fal·liti agli oppressori. L' espugnazione di San-Fio­renzo, accaduta il 29 marzo 1i3i, sconforto i Li·guri, ed accrehbe la fiducia che gl' insurti ayeanomeritamente posta nei Joro capi. èiè guari andoche, alla battaglia di Sarlene, Giarreri, dopo di·sratta la poderosa guarnigione della piazza, distrussequasi tutto un esercito mossosi pel' soccorrerla.

Genova yedeasi spossata. li lriouro finale deiCorsi era certo e prossimo, se non che, il10 agostoU31:qnattromila Tedeschi, capitanati da Wach­tendonck, sharcarono alla Bastia. Lna lal solda­tesca, che l' imperatore Carlo YI avea ragunatain Lombardia, onde contrastar·e. -al!' esallazionedell' inrantedi Spagna, don Carlos, fu precisamentecomprata dalla republica, che s' obbligo a mante­nerla di tutto, e a pagare in oltre trentamila fiorinial mese, e cento fiorini pel' ogni uomo che man·casse alla chiamata. Quest' accordo, nolo ai nostri.indusseli ad esclamare ogni qual yolta (e occoneyaassai di sovenle) ammazzavauo un lanzicheoecco :« Ceolo floriui rli meno pel' la republica. l)

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Sulle ...iye dei fiume Golo, oYe, quasi due secoliinnanzi, Sampiero avea rotlo i Genoyesi, e sparsoil suo sangue *; ed oye, quaranl' anni dappoi, i

.. ,cone grafemente rerita in una coscia da una pallad' archibuso, e poco maDcO Don finisse come i suai dueamici, Baiardo, e it cootestabile di Borbone. Per la mi·r-abile sua gagliardia, ru presto guarito. ma Ulla lievezoppicatura gli Ticordo sino alla morte la scontro deI Golo,quasi presagio cbe in quelle sponde, ruineTebbe la Corsicadi Paoli, ma per risorgere più grande e più bel/a, con t'aquita d'un a!tTO suo figlio, come disse Luciano Bonaparte.

Per i nostri paesani -cbe nonsapessero di Boiardo e diBorbone, aggiungeremo che non si parla di n:üardo, il ca­vallo di Rinaldo, che gli è nota d:ùl' Arioslo; bensi deiprode Baiardo che opero Yeramente, la storia ne fa fede,le bravure aUribuite al paladino di liant' Albano da messel'Lodovico.

Borbane, maltratl<llo dallabite e sfrenato monarca,Fran­cesco Primo, re di Francia, esulo; e fuornscito, ebbe iltorto di parsi ai stipendi di Carlo V. :\'on dimentichi.mopero cbe pose l' assedio innanû • Roma, e che nel daTe lascal:1t3 aIle mura, ru IDorto con un' aTf..hibugi:H<1, alcunidicono pel' mano dei famoso $Cultore'di Firenze, BenvenutoCellini.

Iacopo Bonap.rte, da moiti creduto nostro anlenato,

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.Francesi seppellivano )' indipendenza corsa; Giaf­feri oUenne un' altra vittoria, seguitadalla decisi\'ariornata di San-Pellegrino. Qui, le genti de!~Vachtendonck, che can>..minayano di fianco, in unsol corpo, assotiglialosi, come ogoun vede, per ladisa«evolezza dello scosceso calle, furono trouche

'"in due parti dalY esperto condottiere. Morli mille-duecenlo nernici, agli allri, rincantucciati, cir­cuiti, e precorsi dai nostri, convemlC arrendersi.MeUiamo due zeri di più: e fanoo ceutoyentimilafiorini pagati da Genova allo imperadore.

Finalmente, la hallaglia di Calenzana innalzoail' apiee della gloria la fama delle nostre arroi. Lanolle deI 13 al 14 gennar'o i i32, Camillo' Doriasbuco dalla fortezza di Cah'i, per intraprenderc

discorre, nella sua Sl<Jria dei Sacco di Ro,"a, dell'lOorledi Baiardo, e con molle partieolaril. di quella di Borbone.1:1COPO cra contelllporaneo di questiduc uomini di ~uerr:l.

e di &unpiero; ed il suo libro è slato tradottAl in f"aneescda! llosiro augusto e bcnemerito rugino carnalc, il pr~ll.

tipe :'l'apoleone-Luigi, morto per l' indipcndenza d'Ital!",nel 1831,c fratello primogenito di :'l'''pûleone III, n~llel1lp"

prescnte impe"alore dei Franccsi.

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'CeœalJi, accampato a Calenzana con milleein­qlleeento \·olonlar·i. Copioso di militi ausil;ari,l' eser'cilo genoq~se er·a composlo di eirca ottomilasoldali,computati i Greci, Tedesehi e Svizzeri, chein!!l'ossavano le bande italiane. Due mezze-colu-

'"brine, conquistate poi dai terrazzarti di Calenzana,eompivano a doyere un apparecchio formidabile,a\11to rigoardo ai luoghi ed al .tempo. Duok' 11rieordare che, traditoridella patria, parrecehi Corsi,quasi tutti liberali dalle galee, precorreyano i ne­miei e facevano la scoperta.

Avvisato dai pastori dei dinlorni, Ceccaldiappresto un' ingegnosa e gagliarda difesa, e addat­tala alla disposizione deI sito. Veridici, e trasmessidalla tradizione locale, sono i ragguagli che abbiamocarcalo rammentare col nostro poemelto. Il cimi­lero dei Tedeschi, presso alla chiesa della terra,,'inchiode le ossa di hen cinquecento mereenari.~el

visitarlo, deplorammo la tirannica malyagità che,aIIora e poi, dei popoli della Germania, dotati divirtù militari e domestiche, e d'indole paeifica anziche no, ha fallo gli stromenli della pr-epotenza edella rapina.

1Corsi si compiacciono nel racconlare 10 strata·

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gemma, col quale seppero, nel ribultare gli assa­litori, caYarprofillo dalle api e dalle bestie vaccine.BencM miracoloso, l' apparimenlo di Santa-Resti­tuta vive nella memoria d'un popolo che non crededi leggieri. Per certo, colei che fu presa per lasanta, era una di quelle eroiche femmine, tagliatealla misura di Letizia Ramolino, delle quali mainon ebbe penuria la Corsica.

Infatti, le donne di Calenzana, come quelle diBonifacio ai lempi andati, sostennero yalidamentela merita rinomanza di coraggio e di patria carità.Egli è cosa dehita ch' esse siano a parte della grati­tudine e dell' ammirazione, con le quali ogni huonCorso mentoyerà Ceccaldi, il Generale dellaNazione, e i suoi commilitoni." E se per yenlura, nel comporre ques!' opuscolo,da noi già scritto in francese, ci ,enisse fallo dionorare lungamenle la tomha ignola dell' eroe dei14 gennaro 1i32, parrebbeci d' ayer adempito unohbligo sacrosanto. Cosi, i nostri amati compatriotlidi Calenzana e deI suo Cantone, che tante volte ciforono benigni, e ci fayorirono l' onoreyoJe loromandato, aggradiscano questa tenue fatica, quaipublica prova dei sentimenti che nutriamo Yerso

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d' essi, e della mai selnpre gloriosa culla dil'iapoleone. E se tanto ci è dalo, saremo paghiahhastanza... quand' ancHe questo poyero lavorodoyesse" accomiatarci per sempre_

PIETRO-K'POLE01iE Bo1iAPARTE.

DaJJa casa des Épion.x, nel Bélgio,30 dieembre 1844.

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C.\:\"TO l'RmO.

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AUI'e di Liberlà, dalle montagne,Ove spirale, escite a conforlarmi,E agli u1timi miei dl siate compagne.

Dal maladello avello yeder parmiRisorgere i salelliti a!amanni

Spenti dal Popo! min grande ira r armi.

A qnegli sgherri compri dai tiranni

Inospite è la terra e fin la croceChe a mo' dl forea trasformaron gli anni.

Isola mia, tu che nel mondo hai yoeeDi magnanima, 0 Cirno ad amar pronta,E in vendiear gli ollraggi più veloce :

3.

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1 cari ,"olli ove ai tuoi figli ad OUla~ ,

Delle odierne ,"(Ilà, l' amor degli a\iDelle prische \trtù scolpi l' improuta;

l cacciatori cd i pastori, bra\iAbitatori deI terren superno,Oppre si, trucidati, e non mai So~hian;

Qllei raggi di bellà, deI uol paternoOrnamento e spl'endor, l' alme fanciulle;Le donne augnsle pel' l' amor materno,

Dei talami' cuslod i e delle c!.1lle,~li tornan con la menle ai gjo~hi tuoi"" ,V le miserie umane appaion nulle.

Aure di Liberlà, se piace a voi,Le tombe s apriranno aU' eslro mio," nella proIe e\'ochero gli eroi.

Forse mi fa,"oriste... un mOl'mOl'io,Quasi lonlano turbine, si desla,E ingombl'a di lerrol' l' aere nalio.

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1\ venlo, agitator della foresla,Tace; placido è il mar come laguna...Forse la febre di stagione ' è questa,

Chc con li\ida man l' aspello imbrunaDella palria l'idente, e mi molestaQuanto più mi fo Inngi dalla CUDa.

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CA..\"TO SECOi\"DO.

LA RASSEGNA.

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:"Io! quest' è grido di ballaglia,Crescenle con cupo frasluon.Pullula la verde boscagliaDi prodi 2gognanli tenzon.

Al mugghio dei rauco colombo>Si mesce con denso fragorDi cenlo campane il rimbornbo.A stormo percosse a furor.

Upopolo insorto doyunquePropugna le sue libertà,E trucida iralo chiunqueContrasta alla sua yol0nlà.

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ln capo aile liguri lruppe,CamJ1lo, dei Doria il peggior,Dai forte di Cal,; 3 proruppe,Ben de"ono degli atri maggior.

AlIor cbe la palJida lueeDell' alba sui coUi spunlo.La mula andalura dei duceL' ordita sorpresa srclO.

E quiYi Camillo promiseCbe serIa crnenlo daràDi le le di Corsi reeiseAi spaldi dell' alla eillà'.

Spiando la slrada, il drappelloDei VittoZ; 5. delli co iPerehè tradilori e flagelloDell' inclila patria, appari.

La negra berrella pinzula,La cinl,\ ove fiUo è un collel,li zaino, la zutca, e lessulaLa cappa di ruvido pel 6,

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Dinunciano, ah;! Irisli. coslor'oChe i fianchi alla madre sbranar.Per cnpida sete dell' oroChe GenoYa fece brillar.

Fregiato d' un' aurea coronaSull' elmo, Camillo di "olS' a,anza, eomanda, e squadronaDegli nomini d' arme la sluol.

Son quesli di gra"e armatura,Patrizi soldaLi. li melalChe cingeli, in luoghi d'alturaGli opprime e con essi il eayal.

Fra poco. gli alpeslri senlieriE i boschi inlricati "edran1Corsi a quei nobili a1tieriDiveller le pade di man.

Dai!' imo Leyanle condoltiLa ligure possa a sen'ir,)Iirate gli asluli Stradiolli 'Le sciabole curye brandir;

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E gli Cngheri, all' Auslria ,assalli,Che Cesare al Doge ,endè,Coi snelli, crinili ca,aIli,ramosi pel celere piè.

Quel d' cssi che mortu ammazzalo,Impingua di Ciroo il lerren,Ail' aunca corle è pagatoCon cenlo fiorini deJ Ren.

Cosi Carlo Seslo ai mercanti,Se ,uolo è il tesor signoril,Dà i suddili e cambia in eontantiLa torba dei Lanzi ser\il.

Comprati al medesimo prezzo,Ve' i fanti ledeschi sfilar,

" .ti da! morbido JezzoChe laseiano oYUnque passar.

Da! feltro a Ire pn.'lle gli pendeSuU' abilo bianco il codin,E il panno dell' uose gli a cendeA mezzo ealzone turehin.

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Pro,\i li dei soldo e deI nlloDa Genoya, cerlo sarà,Se zrepano, il nello profilloChe Yienna da lorD Irarrà.

1S,izzeri seguono in vagaDi\isa carlalta, purchèIn tasea gli suoDi la paga,La diano repuhliche 0 re.

A corre i camosei addestraliE a uccidere gn orsi al co\il,Per tanlo s' affollano armaliCollungo rigalo fucil.

Muniti di picche, mosehelli,Labarde, e spadoDi a due man,Quei sgherri negli ordini strelli,

n figli dei uolo ilalian;

Che Geno,a a schermo raecogJjeDel,aslo, usorpato poler,Creseiulo col sangue e le spoglieDell' uno e dell' a1lro emisfer.

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Da 'ezzo, coi lor bombardieri,Due pezzi da campo S son qua ;E un nerbo di fanti leggieri,Che coda all' esercito fa,

o>orn

CüTO TERZO.

IL PASTûRE.

1.

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Salito in vetta d'un ruvido masso,Con gli occhi tesi, porgendo l' orecchio,A piedi scalzi archeggiati sul sasso,

E pronto aIl' armi, quel vegeto vecchio

È Andrea, l' amico deI duce dei Corsi,Ceccaldi, il prode che l'isola acclama;Di lido ser,o, e d'audace ha gran fama,Pel' tanti dl tra pericoli scorsi.

Laddove l' aquila lihrasi al yento

Che quando sbuffa, divelle i larici,Andrea guidava nei paschi l' armenloDel suo padrone, suIl' el'le pendici;

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AUor che vennegli inconlro un vigliacco,Dai Genovesi cappato per messo,Il quale giuntogli appena dappresso,Disse, porgendogli d'or pieno un sacco:

« Vanne a Ceccaldi. Il senato comanda« Che dei ribelli subisca la sorte,« E questa somma yistosa ti manda,« Se il cor li basta di mellerlo a morte. »

Il vecchio Corso stupilo dapprima,Quasi che punto da un angue si scosse ;Pieno di sdegno, l' infame percosse,E giù pel monle illancib dalla cima.

Il miserahile, al!' urlo repente,Precipilb capovollo nell' ondeD' un biancheggiante, spumoso torrenle.Che cOrre in mezzo alle frane profonde.

Andrea da! greppo sporgente gualollo ;Il sacco d'oro di Genova prese,Non indugib, verso i piani discese,Ed al quartier di Ceccaldi recollo.

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A Calenzana 9, ove tullo riposa,Lasciato il duce che stavasi a campo,Di nolle huia parti, senza posa,Come un bandito che cerca uno scampo.

Presa la via tra la macchia più folla,Sofiermo il piè sul ciglion ct' una rocca;E a palesare il nemico, se sboccaDai sollostaute cammin, fè la scolla.

la hreve tempo forluna .gli arride,Che viene un Vittolo e passagli aIlato.Andrea l' afferra di hollo, l' uccide,E si rimelle solerte in agguato.

Di retro al primo ua secondo ne giunge.Il fiero vecchio non batte parola,Ma con un colpo di slilo alla gala,Scannato, esanime, ail' altro il congiunge.

Quando gli par che una truppa è vicina,E che vedralla arrivare Ira poco,Presto s' arrampica a1l' alla coUina,E sOpra il veetice accende un gran fuoco.

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Prima dell' ora foriera dei giorno,Qualche sospetlo sveglio il generale,Che diffidalo dal nolo se,,"1lale,Rizzossi \igiJe, e diè fialo al corno.

Ornai di Doria la marcia è scoperla.1Corsi desti s' affollano a gara.TI campo uona di grida d' ail' erta;Ed alla zuffa ciascun si prepara.

Allor ru fila trascorrer yeloce,Gridando forle con funehre accenlo,Ignola donna che parve un portento,E di cui niuno conobbe la yoce.

Yoce'che lugubre, e pure altraenle,Di loco in loco avvisil dei periglio,E trasalir fè da! onoo la genteEslerrefatla, ed ail' armi dar piglio.

Andrea di lancio dal colle calossi,E quando Doria comparvegli in faccia :« Ferma! » grido con 10 schioppo alla fallcia.E sulla rupe dirillo moslrossi.

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Dai fanti liguri subito accolloCon una grandine intensa di palle,TI temerario non carobiasi in vollo,Non si scompone, nè volge le spalle.

lia par che rida dei colpi, e disprezzi1 Genoyesi che trepidi a! basso,

u di rimbalzo ferili dai pezziChe il proprio piombo spiccaya dal sasso.

Pur s' accingeyano a dare l'assaltoAquella rupe che torre parea,Se non che Doria gridandogli : « Alto! "Di far parola accenoan ad Andrea ;

Che prosegul : oc La republica viene« A. porre a sacco ed al fil della spadaoc Quesla belligera, ernica contrada« Che yuol l' eccidio rnzichè le calene.

« 0 Genovesi, perchè raccozzate" Conlro di noi queslo gregge venduto?« Credete a me : ver la spiaggia lornale," Chè l'oro e il sangl1e dei vostri è perduto.

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« 1 noslri monli son nido di bravioc l'ion mai sommessi ad estranio dominio.« Le noslre Yalli, nei dl d' esterminio,« Si fan di porpora, a spese dei schiavi.

« Il mondo a slento ,-i nutre, assassini;« L' ostro rubato v' adorna, 0 predoni.« Pan d' ono e latte, ecco i nostri festini ;« fi pel ci veste di capte e montoni.

« Gravi d'aeeiar, non pel' anco v' affida« Cotanto inearco davanti e da tergo :« Andrea non porta nè piastra, nè usbergo;" E mezzo ignudo. alla pugna vi sfida. »

< È scalzo, è solo, e a baltaglia vi chiama,oc Perehè [' amol' della palria è corazza;« Perchè legiltima e santa è la brama« Di libertà che infiammo la mia razza. »

1 Genovesi smaccali, a vicendaD' onla arrossiseono e fremono d'ira,Andrea circondano, il piglian di mira,E Doria vieta' che a1cuno l' offenda.

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Ma l'isolano soggiunge : « Tiranno,« Allenla pure ai tuoi braechi il guinzaglio.« 1 colpi loro non recano danno« A chi pon cura di slare al bersaglio.

" E se d' udirmi la voglia ti prende,« Sappi che indomila è questa mia terra;« E quivi impara, 0 gran fulmm di gnerra,« Che lira drillo chi il drillo difende.

« Queslo fueil che non mai diede in fallo,« Fa un mandriano padrone d'un Doria;« Ma voglio ueciderti solo il cavallo,« Accio lu serhi di me la memoria;

« E che la vista deI 101' condoltiere« Vinto e superstile aceresca il rossore« Dei tuoi sconfitti, e castigo maggiore« Siati il vedel' l' umiliate bandiere. ))

Disse e tiri>, l'alto al par di saellaChe fiede esembra nel ciellultavia.Il palafreno s' impenna, coryelta,E casca morto ingombrando la via.

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Talvolta a caccia, in recondita selva,A1lor che sente tonar l' archihugio,Rapido accorre il bramoso 5e,,"Ugio,E tiuta, e cerca azzannare la belva.

)la se la perde talor, si riduceA coda bassa ticino al padrone.Cosi gli sgherri dell' italo duce,Cbe alla caduta ha votato l' arcione,

Afuria corrono, fuor di sè slessi,Addosso al Corso, per farne macello;)Ja quegli beffali, ed agile e snello,Li lascia in mezzo ai cespuali più pessi.

C--\:\"IO Q(1RTO.

TATTICA.

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li sol dardeggia un repenlino slraleAI culmin dell' altissima monlagnaDi Calenzana '0, ailor che il generaleDegl' isolani uscili alla campagna,Per rassegnarli, risoluto saleSul oaoliardo suo mulo di Balama " .;:) ~ ., ,E nella terra, ove erano schierati,Con questi detti arringa i prodi armali .. :

« Eccoli alfin, bravi compatriotti,« D' ogni noslra disgrazia i crudi aulori.« Per castigarli, Iddio qui gli ha condolli.

« Alti a lutto operar dal bene in iuori,« Ricordalevi a che ci avean ridolti.« Rammenlale che fur slerminatori• Delle donne, dei vecchi, e dei fratelli« Che la giovine elà faceva imbelli.

5.

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« Se temuta di Genova è la possa,« Più grande è il nostro orror d' essere schia,i;« E la Corsiea ovunque serba l' ossa« Dei sicari accoppati daï nostri avi.« Risorgan oggi dalla muta fossa« Gli antenati a ,eder che non men bran« Saranno i figli cbe non furo i padri,« Nello stirpar quesli codardi ladri.

« Le masnade dei Liguri son molle,« Ma più saranno e più ne ammazzeremo.« È palese oggimaï cbe l' han raccolte« Tra mercenari e condannati al remo...« Segnalate già son dalle mie scolle,« Ma raffrenale il yostro ardore eslremo :« Giunto l' istanle, vi daro l' esempio,« E ingente, se Dio yuol, sarà 10 scempio.

« Invano, 0 Cirno mia, t' aveano strelta,(, Tanli anni, con durissime ritorle.« Mille voti di lotta e di vendettaoc Nacquero dai supplizi e dalla morte.

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« La culla di Sampier non è si abbietta« Che i Genovesi abbiano a trarla a sorte;« E lungi dall' averla solloposta,« Gli usurpatori pagberan la posta.

« L' abbominato Doria è di ritorno.« Di far strage di noi s' è dato il ,anto;« Ma di restar hugiardo am J,o scorno,« Chè il dirillo e il valor ci stanno aceanto.« Risplende alfine il fortunato giorno« Delle pereosse, desialo tanto.« Avale, toeea a yoi di far che vada« L' odioso nemico a fil di spada.

« li genio della Corsiea è l' ardire.« Forse langUI, ma in oggi si ravviva.« Per la patria non basta di morire,« Ma bisogna trionfar pereh' ella viva. »Disse, e finilo appena ehbe di dire,Che i suoi seoppiaro in replicali nva,E quasi che la vila non gli caglia,S'avventar difilati alla ballaglia.

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!le, ,alenti: il ,i,ere che montaA chi il riscatlo della pa!ria imprese,Se indarno i risehi della guerra affronta,Nè giunge a liberare il suo paese.S' eternan l'ore, e coi sospir le conta,Se la causa soccombe che difese;E se vinto riman senza speranza'Di risorgere un dl, ,isse abbastanza.

Frenano a stento i corsi capitaniDei fidi loro il fer,·ido coraggio.Impazienti dl menar le mani,Quei feroci trascurano il ,anlaggïoDi ribultare gli aggressori estraniDalle chiusure a secco " deI villaggio;Ma Ceccaldi, severo, a tulti impone,E dietro a quei recinti li dispone.

Le feritoie ,4 onde erano munileLe case, a fin di batlere il di fuori,Per ordine dei duce, son guernileDai più famigerati imbercialori.

{

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Abeti e pini ad ingombrar l'uscileDelle strade e degli anditi minori,Trascinalivi fanvi un' abbaltutaOslante deI nemico alla ,enuta.

Le navi genovesi in ogni locoDellito intercetlavano i soccorsi.La polvere era scarsa, il piombo poco,E il generale raccomanda ai CorsiDi risparmiarli, e cominciare il fuocoQuando i nemici baldanzosi accorsi,Dovranno approssimandosi aile mura,A mezzo tiro aver morle sicura.

Quindi fra tutti elegge una calervaDi compagni agguerriti ed animosi,E la prepara a modo di riserva,Per rispinger gli assalti impeluosiDell' oste ornai ,icina, e '·uol che sena1sili a rincalzar pericoJosi,Che per esperïenza della guerra,Terne ch' aprano il vareo nella terra.

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Anelanli allo sconlro disugualeChe i lar·i a\·ili struggere minaccia,1popolani intorno al generaleChiedon battaglia, radiosi i" faccia.Donne, yecchi, fanciulli al suol nataleOffron la \ita, ed alzano le bracciaCon upplice ed instante aUeggiarnento,Pel' esser posti anch' essi a quel cimento.

Ceccaldi con un placido conteguoLodali, e li richiede di tacereFinch' egli stesso dia l'acconcio se,,"110D' appiccar zuffa con le opposte scbiere.Tutti fan plauso al cauto suo diseguo,E accrescon le difese in più maniere :Quale accatasta legua, 0 accozza bragia,E qual d' olio proyyedesi, 0 di razia.

Altri trasporla sul pendio dei telliTizzi infiammali, 0 ruYido rottameDi macigni; allri accende i ,·oghi ereuiPer bollir olio e liquerar catrarne ;

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Altri dispone i bugni che reieUiDaU' 01'10 dei terrazzi con 10 sciame,Disperderan le pecchie arroyeUaleSulle trafille liguri brigate.

D'un tal fallo, mirabiJe presagio,1nostri serberanno la memoria.Geno\"3 priva deI poter malYagioPel' un Corso figliuol della Vittoria,Su~li aYaIlZi yedrà deI suo naufragio

~

l' isolano guerrier colmo di gloria,Con un manto regal d'api cosperso,lmporre le sue leggi aU' uniyerso.

Rapita intanto dall' agreste chiusaOve allendeva a rustici lavori,ln sicuri presepi sta rinchiusa(na mandra selvalica di lori.Sospinti neUe strade alla l'infusa,,1.1101' che appariran gli assalitori,E spalmati di zolfo e pece ardenti,Le nelleranno di nemiche genti.

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CHTO QLli\"TO.

L' ATT ACCO.

G

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Delle liguri lrombe 10 squilloA,verlisee che poco \onlalla~ 1; armata dellelro Camillo.

Già ripete con rabbia inumanaCbe tagliar farà il capo ai ribelli,E promctte bruciar Calenzana.

Già dei Vit/oli i tristi drappelliCominciato han da lungi l' olTeseContro i loro Iradili fralelli.

Regna un cupo silenzio in paese,E le palle di quei malfalLOriSenza danllO dei nc~tri ~n pese.

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E se il fummo coi densi yaporil\'on avesse, in più luoghi, svelatoLa presenza dei suoi difensori,

nvilIaggio parria abbandonato.Solo in ,ista, un audace campione,Per un arduo sentier dirupato,

Lungo al margo d'un alto burrone,Sprona il mulo dall' ugna sicuraCome qnella d'alpestre mufrolle.

Qui s' accinge a sonar dall' alturaIl segnal della lOIta, e gl' istauliCon desire affannoso misura.

Ecco soslano i liguri fanti,E due volte traballa il terreno..\lle scariche loro tonanti ,5.

QuaI yolcan che ha l'averno nel seno,1.0 squadron dei satelliti ostiliPal' di fuoeo c proiettili pieno.

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Le superbe giogaie e gli umiiiPiani echeggiano, a gara percossiDai continuo seoppiar dei fucili.

)la dal campo gl' insorti, commossiPel "alore a fatica represso,Xon si sono per auco rimossi.

Doria in fronte ai pedoni s' è messo,Ed intima un comando che poiDai minori officiali è trasmesso

Sino all' ultime file dei suoi.Come ratti la preda a ghermireYaono a stormo i yoraci ayvoltoi,

Ecco i Liguri in massa assalireLe difese dei muti avversari,E dei muri il circuito investire.

E benchè breve spazio separiL'assagliente claï nostri guerrierÎ,Slanno i Corsi obbedienli ai ripari.

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non che qualehedun dei più fieri,Che sfidare li .uol faccia a faccia,

rge a meltere in mira i lranieri.

al cmi.le recando la caccia ,t:na ful.a leonessa, in periglio,Dalla halza o.e Yigil s' affaccia,

~Iira i giorni dei tenero Oglio,:'iella .aIle a gran salli trahocca,Dilatando le zane e l'artiglio.

Cos\, postosi il corno alla hucca,Il guerrier che facea senlinelJa,Ln sol tuono acutissimo seocca.

Come rnpe che turhine svelJaDalla costa d' un' aspra montagna,E che il bosco, rotando, sfracella;

Come l' aquila allor che grifagnaCala a piombo, disperde )0 stuo)oDelle agnelle, e nel sangue si bagua;

- 6i­

Sdroceiolando sui cliYi de) suoIo,Di macigni, ch' eiSUpe1'2, sparsi,TI guerrier giunge in campo di .0)0.

tobidito dai prodi comparsi:llinacciosi in udire il segnale,Yede nascer, salir, propagarsi

Lna striscia di fummo spirale,Che dei muri incorona la cresta,Con un fuoco di fila mortale.

Decimala da quella tempesta,L' oste ligureondeggia, $' incaglia,Titubante, iudecisa s'arresta,

:'iè riesce a formarsi in battaglia.La proeelJa di colpi l'ÎDcalzaIndefessa, l'ahbalte e sbaraglia.

LU clamor lamenle.ole innalza,E Ceccaldi inseguendo i fuggenli,SOYra il 101' relroguardo gli sbalza.

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Quinci Crena gli sdegni bollenli;E poi, fatto sonare a raccolla,Torna al campo coi suoi combattenti.

fiel paese la gioia fu molla,E la folla applaudi'"a al succe 0,

Fitla in piazza, dov' erasi accolta ;

Quando il duce, maggior di sè stesso,Fincbè certa non sia la vittoriaVuol che il gaudio rimanga compresso.

fiel sentir rintuzzata la boriaPero la quale tenevasi invitlo,L' ostinato rampollo dei Doria,

Da superba vergogna trafillo,Laséia i fanti che fuggono rolli,E al cavalli commetle il conflitto.

Ungheresi, corazze, SlradiottiImperversano, e semhrano il mareQuando irato accavalca i suoi fiolli.

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Ma le piante che in sullimitareDella terra, con foIte abbattuteDirendeanla, li fanno rislare.

Di Camillo le furie accresciuteDall' inciampo, prorompono in vaneSmargiassate d' iogiurie tessute :

« Bestie immonde. le fetide tane« Dove state covando la donna,« Ve le voglio spian31-e stamane.

« Escirete di sollo alla gonna,Ci. Yigliaccacci? E tu, gran generale,« 0 Ceccaldi, dei Corsi colonna,

« Ti nascondi, sdentato cignale1 »« :io! risponde Ceccaldi, entra' pure.« Il cignal che tu cerchi, è colale

« Che non ebbe mai tante paure ;(C E l'aspelta pel' farli palesi« Le vendetle che sono mature. »

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ln quel dire, ipaesani discesi);eUa strada, rimuoyou due pini,Schiudon l'adilo, c schivansi iIlesi.

1 cayalli a quel varco \;cini,Che a ritrarsi già s' crano accinti.Come ghiaccia che piena tPascini,

Quando i freddi yernili on nnti,lu un subito lln'adon la terra,Dai compagni che seguonli, spinti.

Tania calca di relro li serraAfuror nell ' anguslia deI caUe ,E li preme senz' arte di guerra.

Di rimpello, di fianeo, aile spalle,Gr isolani gli offéndon con folta,Ben direlta bufera di palle. .

Sanguinosi, atterriti, dan yolta ,E a campaI' dal fatale villaggio,Tutti fuggono a briglia disciolta.

- 71 ­

Imberciali a man salya, il coraggioGli vien meno in veder che gl' insortiDi bel nuoyo hanno ehillso il passaggio.

DeU' inganno aUor sonosi accortiChe li tien quasi in chinso steccato,Donde useir non dOITan se non morti.

Come fiere che in alto fossato,Per insidia di caccia, radute,Da colui che la tese, in agguat?

rra gli arbusti vieini, Yedute.Senza fretta, nè rischio nell' opra,Son con tiri accertati mietule.

COS! \anno i scherani sossopra;~è aleun d' cssi, fra tallti feriti,Y' è che il suo feritorc discopra.

Coi'destrier-i in un fascio speditiL'un suU' a11ro da! piombo omicida,Confondevano gli urli e i nilriti ;

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Quando un capo famoso, che ha gridaDi perito, i più bm; confort3,E appiedati, all' assalto li guida

Delle case, difese di sort3Che i cada,eri ingombran la sogliaPria che alcuno ne passi la port3.

l'ion " è colpo che in rieno non coglia ;Ed il sangue cbe allaga la strada.Da quei laceri corpi gorgoglia.

Tanto eccidio la frotta dirada ;E quei mesli venali soldali,

nza far pur ,ermiglia una spada,

Come ,ittime sono immolaliDalle bande di Corsica u1trici,Che di tanli cavalli ammazzati

Argin fanoo, e di spenti nemici.

C1.\TO SESTO.

LA SCONFITTA.

­.

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A Doria, fuor dell' aooatlula, giunsero1 gemili dei 'suoi ,inti dai COI,si.

Confuso, smanïanle, ascolla, e lascialiSema soccol~i.

Gii uomini d'arme, i Slradïolli, gii UngheriCaddero, 0 in fuga andar lunge da! duce.Egli anela "endetta, e alloroo fulmina

Ln sguarda truce.

• Del nome suo l'in"eteralo orgoglio1'\on consente rilrarsi a quel superbo.Corre alla lesla dei Tedeschi e S,izzeri

Che liene in seroo.

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E an-alorato dallo scorno, spingesiRapido innanzi, supera ed abbatleMura, steccati, [ossi, ed ogni ostacolo

In cui s' imbatte.

Sui rustici ripari eeco s' inerpica,Primo ira tutti quanti, e dalo un saltoApiedi giunti, nella terra slanciasi

Col ferro in alto.

La \ia gremita d' isolani solcano,Ad nn suo cenno, i liguri cannoni,Che a fuoco vivo, ed in rovina batlono

Chiuse e magioni.

Ma i mercenari un popol forle inconlrano,Che paJmo a palmo il suo lerren difende ;E fa di sommo ardire e d' amor patrio

Prove slupende.

Qui, boscaiuoli ed armentari poveri,Seesi a pugnar dalle vicine allure,Un corso stilo, senz' altr' arma, impugnano,

Od una seure;

- 77 -

Fanno impelo negli ordini, tempestanoDisperate punlure e grau fendenti,E di sgozzati sgherri sui eadaveri

)Juoion conlenti .6.

Orsa cOSÎ, cui data vien la caccia,:oiei salti delle cantabre foresle,Volgesi al venator che la rinlraeeia,

Freme e l'invesle.

L' antro difende ove la proie aspellala.;Xon di fuggir. cerca di shramar.l' ira.Lorda di slrage, sulle falde rotola

Del monte, e spira.

Animosi guerrieri che dal numeroDel nemico crescenle soverchiali,è'ion danno in piega. e nella strada azzuffansi

Con i soldali;

Bramosi di pugnar più che di \ivere,Scagliansi ai capi genove"i addosso ;E erivellati di ferite, accennano

Al. Jlfonte-Grosso.7.

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Qua! gladiatorche COD uo:« Salve, 0 Cesare!»Agonizzante, coochiudea la giostra,Quei valorosi nel morir salulano

L'isola no tra.

o spegli di virtute che rifulgonorra i più chiari dei secoli decorsi !o fortunati che esalaroo l' an,ima

Da veri Corsi!

Il bieco Doria sull' eroiche spoglie,Che sacri!ego oltraggia, il ferro abbassa ;E coi piè sozzi di cruenta polvere

Le caJca, e passa.

Vinte le sbarre dei cammino, incauto,Dell' espugnata terra occupa il centro ;E 'inferociti i suoi pedoni, innoltransi

Sempre più addenlro.

Qui, dalle case ch' erano ricoveroDei popolani, a guisa di lorrenteSceso da forra, sgorga a rivi fumidi

L' oliu hollente ".

- 79-

Come sgombra la lava deI YesuvioLe colline di Napoli leggiadre,Cosl <lisperd~ la cocente pioggia

Le avverse squadl~.

Dalle dischiuse stalle, a precipizio,Fuggono i tori nei propinqui vici;ljrtan, trafiggon, pestano, rovesciano

Molti nemici.•

La vampa dello zolfo e della ragiaDalle bestie agli sgherri si propaga ;Accresce 10 scompiglio e il limor panico ;

Gli arde e gl' impiaga.

Quarti di scoglio, interi tronchi d'alberoDai ripidi comignoli dei teHi,Come valanga '8 rovinosa, [ranaoo

Sui maladeHi.

Dagli alveari che le donne spingonoGiù nella via, dove rimbalzan franti;L'api slizzose, invelenile, svolano

Sui compri fanti.

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Or nelle chiome. a sciami, gli s' aVTolgono,Or li minaccian di trafitte agli occhi,E da migliaia di pungenli acuJei

Li lascian toccru.

Quei manigoldi. che spietati feceroDell' eroine nostre aspro aoverno

~ ,S' a"eggon che le Corse il hraccio vindice

Son dell' Eterno.

Vicina ad esse, quai celeste arcangelo.S' erge una strana donna ail' improHiso,Che affascina ed ahbaglia quanti mirano

Ln scarno viso.

1 cavi sguardi suoi buttano un fa cioDi splendide, ma li\ide scintille•E corre il dubbio a chi li vede siano

Faci 0 pupille.

In suon virile di trionfo coppia.Cupa, funerea, la favella arcana .,E sembra quella che avverll il pericolo

Di Calenzana.

- 81-

Femmina ospettro, iu un sudario ammantasi.Che aile memhra le fa velo letale.Tema ai nemici, e ai Corsi incute audacia

E fede uguale.

Incoronata da ra!!!?Îante aureola00 ,

La vergine di\ina fu credula,Che la conU'ada sotto il nome venera

Di Restituta.

Come nel di d'un gain sposalizioTr·ipudiante in paese, a larga manoLe vecchie, amiche dei nOI'elli coniuai

~ .Spandono il grano '9 :

La santa donna profondea gran copiaDi serpeggianti e luminosi straliChe di Doria aggruadavano i satelliti

Come pùgnali.

E dicesi che allor ncl santuarioOve giace la diva, un venerandoSacerdote che r alto palrocinio

Stal"a inl"ocando;

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Commo so a carilà dell' alma patria.Senù lumulluar nel sacro petlo,ln quell' ora di lullo, e pur di glor·ia,

Ogni suo affello.

Di Reslilula al!' alide reliquieAppressalosi supplice e divolo,Scrulb il sepolcro, e sbigollilo addiedesi

Ch' egli .era volO.

Il vinlo duce ai suoi che sopravyivono,Comanda di salvar l' arliglieria ;)Ia il vecchio Andrea che osseryalo, conlraslagli

Di lorla via.

E fallo cenno ai monlanari impavidi.Che sempre più slringean le schiere dome,Paslori, che per lunga prova amavanlo,

Li chiama a nome.

Alla sua voce quegli amici accorrono,Aseguilarla da gran lempo avvezzi ;1 bombardieri assallano e li scannano

Accanlo ai pezzi.

- 83-

E Doria in fuga, dei cannoni ligUl'i,Che i vinci lori volgono conlr' esso.Vede le palle che recb da Genova,

Balzargli appresso.

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CA1'\TO ETTnIO.

IL SOGNO.

T .Ddi, qa~ l'aigl~ plue ~t que b~ 1'IIfI

DPs rots If smt tIl. "aiD ~ le perd dmIs'" ue.

8

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Da "mille furie strazïato alTerra

L' aureo serlo deI!' elmo, e ne 10 syelJe.

« 0 Corsi, grida, popolo ribelle,

« Il vostro è tradimento, e non è guerra! »

Le piante deI cammin sfronda col brando.

Passa imprecando

Ai fuggiascbi. Cou motti acri li punge.

Grave pel soverchiar dell' armatura,

Fuori di senno, e trafelalo, giunge

D~II' aITorzalo Calvi entro le mura.

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Va in malora, tir~o! 1 tuoi Yassalli

Di Cimo noslra fer la terra ro sa.

Co 1dei pari a lor biancheggin l' ossa

Dorunque libertà combatteralli.

Stupratori deI dritto con la spada,

In ogni slrada

Del conculcalo mondo, in o!!11i cauto,

Sema pielà deI danno che li coglie,

ma oltener tributo alcun di pianto,

Lascin disperse le trafitte spoglie.

_'ell' arti primeggiar della milizia,Atterrir l' uniYerso, è ,aoagloria,

Esecranda se i popoli martoria,

E al ferro so"giacer fa la giustizia.

Chi in più gran copia i benefici spande,

Quello è il più gr-ande.Impor calene è trisle privilegio.

Lo spezzarle santifica la guerra;

E awalorar chi soffre è il ma""ior pre"io~~ ~

Che spellar possa ai prenci dclla lérra.

- 9-

1 pochi uomini d'arme che scampatiAlI' eccidio dei lor commiliLooi,

Fuggono tracollando nei rnacchioni,nza go\~erno, trepidi e s\iati,

Fanno, tra i mirti el' eriche fronzute" ,Gra,i cadule

Delle ,erdi colline in sul pendio.

Più d' un sollo al caval pigro stramazza;

E palesato ,ien da! tintinnio

Che atterrandosi fanno elmo e corazza.

Guidali dallo strepito, i pastori

Corrono a lascio a far le lor \"endette .,E con assiduo marlellar d' accette .,Aprono gli elmi ai liguri signori ;

E luridi di sangue e di cer\"ella.

Sulle coltella

Conficcall, spavente,oli trofei '

1 capi di quei nobili recisi ;

Eson ludibrio agli asperi plebei

Le pesle fronti e i schiaffeggiati visi.8.

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ppraniene Ceccaldi, a quella ria

t:ccision pnn fine, e dà quartiere

Ai ,-inti; ma, in quell' attimo, 10 fere

Il piombo d'un soldato che fuggia.

JI aeueral precipita di lIa ;

E giunlo in quella,Il maggior netbo delle corse aenti,

Piene d'angoscia, intorno a lui si str-inge,

Tralasciato il rincalzo dei fuggenti;

)/a con que le parole ci le ri pinge :

« Seguite la nttoria. 1noslri liti« riù oon sian preda d' avidi ladroni.

« Quando tulti saran morti 0 prigioni,

« Tornerele a soceorrere i feriti ".« 1figliuoli dell' aqnila pugnaci,

« Yi ti i rapaci

« Corvi graccitianti sui nevosi fianchi

« Dei monti, approssimarsi aH' allo nido,

« Yolano a battagliar, nè son mai stanchi.

" /milaleli, bravi, in voi m' affido. »

- 91-

Lepre in~auita da bramosa cagna

È men veloce, ed un pennuto dardo,

cato da baleslra, appar piiJ lardo

Del piè dei COI'SÎ, usati alla montagna.

Cosi, slacciati, a"entansi i segugi.

Yinti gi' indugiDel caccialore, al rabido cignale...

Ma spossato dal sangue che vermiglio.

Fuma, e al Irono di Dio gradilo sale,

Il condotlier vien meno, e chiude il ciglio.

Un Vittolo imboscato in ,icinanza

Dell' eroc, contr' a lui 10 schioppn spiana;

Ma tosto raccapriccia e s' allontana,

Scosso dall~ autorevole sembianza.

In seno ali ribolle il sangne corso :

Pien di rimorso,

Ammira il doce; e lungi che l' uccida.Alla propria ignominia 10 confroota;

Spezza l'arma che pargli parricida ;

E i rinselva. pet nasconder l' onla.

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L' amor di palria, sentimenlo auguslo

Che disarmo l' ignobiJe assassino,

Con un lessulo d'or, sogno divino,

Conforta il capilan val~nle e giuSIO.

Sollo splendido ciel d'azzurro, in seno

Al mar lirreno,

Dopo Paoli, filosofo profondo,

Slrenuo guerrier, 5a\;0 legi lalore,

Yede con dolce batlito dei core,

L'isola sua maravigliare il mondo ;

E il germe degli eroi che ne feconda,

D' lin tanIn parto sulla cicatrice,

:'iel diaspro dei monli, la matrice,

Col capo nelle nubi, e i piè nell' onda.

\'ede l' aquila noslra alle bandiere

Di mille schiere

Segnar la slrada delle grandi impr'ese;

E lanti Corsi che d' allori carchi,

Pel ditlator dei popolo francese,

Pigliann il lrono ai gOlici monarchi.

- 93-

Con legillimo orgoglio ascolta e scorge,

In Egitlo, il colosso di "'ennone "

Del gran èorso rispondere al cannone,

E saJutarlo come sol che sorge.

In bre\; luslri, il figlio di Lelizia

Al uol di Scizia

Dalle Iibiche spiagge, a suon di lrnmba,Guida ai trionfi le immortali bande;

E deslali dal sonno della lomba,

Stupiscono Sesoslri, e Pielro-il-Grande,

Veduta profanar la franca terra

Dai re che tanle voile avea domali,

Derelilto dai perfidi alleali,

Solo Napoleou sostien la guerra.

Tutla Europa ai suoi danni si raguna ;

E la Forluna,

Come pel' svincolarsi dal legame

Di chi la lrasse, quasi schiava, avvinta,

L'abbandona; e aile lerga, allor, l' infarneTradimenlo gli dà l'ultima spinla.

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- 94-

Le trionfate ballaglie, le crudeli

Sconfilte, frutto di colaute frodi,

pre di Cirno haono trovato i prodi

Allo slendardo tricolor fedeli.

fi: quando, dall' ignava gente offeso

Che avea difeso,

)Iutilo accorso ail' ultima fazione,

Sanza oscurarsi un tanto raggio langue~

1 paesaoi deI grao Napoleone

Versano a gara il generoso sangue 23.

Tullo sembra svauir con r infelice

Giornala memorabile, nefa la;

Ma l' augello che al turbine sonasla,

Sorge più hello, come la fenice,

Dalle ceneri sue. ~fonte-d'Oro ",

Il sacro aIIoro

:.'lei sassi inacce ibili rinverde ;

:.'Iè mao profaoa puo farne conquista,

)Ientre l' aquila poggia, e che la perde

Dei ospellosi re]a corla vista.

-9; -

Un di, dall' ocean, come burrasca

Che pinga al porto, a forza, un bastimenlo,

Ri\;en tra lieto, universal concento;

Ed in Parilri sembra che rinasca

L' impero popolar; nè sembra in fallo :

L'audace Gallo

Caccia Filippo, che baodiva Carlo;

Padron di sè, ricnpera ogni drillo;

La Republica acclama; e a governarlo,·

\"uol la stirpe deI martirepro crillo.

acrilego ru l' nom che chiamo Yile

L' eroica moititudine francese.

- '0 ! magnaoimo e grato ru il paese

Che fè sovraoo un esigliato umiJe.

:llemore dei felici eventi, e pure

Delle sciagure

Che accomunavan i ricordi e i voti,

)/ostro che sempre fu maggior deJ fato;

E proclama nei luog!Ji più rerooli,

Che la Francia agli oppressi è sempre allalo.

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- 96-

Con l' imperO risorgere doneno

Le nazioni che gemono in balia

D' un' esosa. nefanda lirannia,

E che pensando a noi, mordono il freno.

Ahi! perchè schiave son Yenezia, e Roma?

E pércbè doma

:'ion è la mosco,ita, oscena rabbia ? ..

Aure di Libertà, scortesi accenti

Stanno qui per sbucar dalle mie labbia,

Che mai non lusingarono i possenti.

Aure di Liberlà, sde,,"1lose forse,

Dimenliche che complice non sono,

Ancbe voi mi lasciate in abbandono,

E ritornate alle montagne corse.

)1 "Iio è tacer. seuza la vo !ra aita;

E se m'invita

L' alito stesso che m' avete porto,

Tralasciato ogni affanno, a eguitar,i,

Aspirerovvi, 0 care; e vivo, 0 morto,

Andro nei vostri spechi a rilrovarvi.

- 97-

Quando il roYaio dalle velte schianta

Gli elci, e i dirl1pi soltostanti ingombra,

Sull' ale d'Aquilon, ,errb qual' ombra,

Che il >ate, figlio di F.ingallo >5, canta.

n'a nua nube, ai di della tempesta,

L'eccelsa cresta

Delle mie rocce lambirO ne) corso;

E in quella sacra regïon sublime, .

l spiri, onore deI paese corso,

)1' incontreranno sull' auguste cime.

n buon Ceccaldi, eroico mio campione,

:'iel ran-isare il figlio di Luciano,

Benigno in volto, mi darà la maoo,

E pago mi farà deI gniderdooe.

ocarme, omag"io d' inesausto affetlo,

Al uol dilello

Recati con un tenero saluto ;

E noto fa quel che di più mi duole :

Il non offrirgli orrevole tributo

D'alti, anzichè di frivole parole.9

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_rOTE.

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1 Le febbri che infestano il littOl'ale deI!' isola, la stati

e l'autunno, diconsi, in Corsiea : {ebbri di stagione.Spesso maligno, e IQOJ'tale, un tai morbo, il -più delle

,"oIte, è tenacissimo, e r.lappare per la minima eagioneefficiente, e anche remota, soprattutto nell' innoltrarsi

dell' elà.

2 Conca 0 niccbio marino. notissimo in COl'Sica, per

}' uso che se ne feee nelle guerre dell' indipendenza, "C

cbe tuttavia potrebbesi trarne ail' uopo, serviva partico­larmente a dare aU' arme, come la famosa Vacca d'Url,

neHa Svizzera. La chiamata e gli aHri segni si facevanocon un corno di becco. '

3 Calvi è porto di mare, piazza forle di seconda classe

e capoluogo di circondario. Ha 1500 abitatol'i.9.

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- 102-

... 1Geno'\"esi eran consueti di eom:neltel"e tanla atro­

cità. Leer.gasi Jaussin. scriltore franeese, il Quale, raccon­

tando il sua sbarco alla Bastia, diee eosl :

c: Xon si poten andare a spasso nei dintorni, senza ve­dere le teste dei ribelli appese ai merli delle mura, coo

rampilli di ferro. " era anche un quadro che figura,"al'estremo supplieia d'un capo principale dei Corsi ammu­

tinati, ehe non era mai stato catturato. La republica lacondanno ad essere tallagliato, ed arso vh-o. Era dipintotutto lacero, e penzoloni, col capo nelle fiamme. »

:5 Da Vittolo, l'infarne sc:udiere di Sampiero. Il nome di

quel rellone ha significato peggio di tra'ditore, yile, equanto v' è di più vituperoso; nè ingiuria maggiorc

di chiamarlo COS! potrebbe farsi ad un Corso. Raccolti

nelle prigioni, e tra i rei condannati, faltagti la grazia,i Vittoli nocquero assai, per la cognizione che aveano

dei luoghi, e per l'atroce loro aecanimeDto.

6 La berretta pinzuta è andata fuori d'uso non ha

guari. Era di yelluto nero. Disdicevole ami che no. se si

porlava senza piega, pareva qualcosa di chericale; ma

con la punta illvolta DeU' orlo, somigliaya ad una ber­retta militare, 0 berretto di quartiere, e forse qucsto ènna trasformazione della berretta pinlula dei Corsi. Co­munque siasi, ulla tal copertura deI capo CredeY3Si mar-

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ziale in !'OOllUO grado. Pietro Cirneo la <lice i:llitata dalla

eel·,~el1iera, foggia d'elmo che costuma,-ano i nostri anti­

chi_ 1 republicaui capitanati dal generale Gentîli, imiati

in COI'Sica da Bonaparte, porla\"an:> la berretta pill7.uta.

Cosi. furono deUi Pin::uti; e dipoi, questa voce ebbe il

significato d' aderenti della Francia, ed anche di Francesi,

seuta più.

La carr.hera. ossia tasca da riporre le eariche dell' ar­

chibuso, è arnese anticbissimo in Corsica. Più agevole

della disadatta giberna de! soldati, terrà, presto ° tardi,

il Iuogo di questa, anche nel corredo nostro militare, egià yari reggimenti ,. adopcrano. ùïl nori sub sole. 1CoI'Si vi addattallo uno stilo di singolare fallura, che nOD

s' illcontra altroye; ed è arma efficace, e da ,+alutarsi

aile strette.

Il zaino è di pelle di tapra. di pecora. od. anche di cin­

gbiale. e si porla ad armacoHo, appeso per Je lampe-ad

un cordone. Pieno di pan d' OtzO e di cacio, permettc\"a

ai Hostn guerrieloi, mercè la sobrietà loro, di Lener la

campagna una quindicina di giorni. senza tomare a casa;e cosi esime\"ano i capi dal Pl'ocacciare le ycttomglie. Fa­

cil cosa è r imaginare il profitto ridondante da questo

modo di prov,,-ista. speeialmente per chi combatte tra

selve e montagne. Gli nomini d'ogni pieve, atli a pOl·tar

r arme, erano spal"titi in tre terze, che si dav;mo scaOlbie­

\"olmente la muta. milita"ano due seuimalle, eammina­\'ano 0 si riposa\·ano quattl'o, fuori d' inopinate cOllgiun­

ture. e la guerra procedeya sempl'e con la ste!'5a \'igol'iao

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~on trenD, Ilè salwerie rilardarano le fazioni, e cast su·peransi la famosa difficoltà degl' impedimenti.

La zucea corsa è una 6asea di forma tooda e sehiacciata,seuza colloT Si fa con una lucea, 0 eucuzza, d' una rarietàspeciale aU' isola.. i deprime con apposito attrezzo.

cata e ,"otata, in guisa che rimanga solo la eorteccia. giova

a tener freseo il riuo, anche nei tempi di grau caldura.La cappa, ehe die..; pelone, è di panno bruno, [ab­

bricato in Corsica, col pela delle eapre. Ottimo d' ion:-no,

e Delle Credde allure, è pero assai pesante. miglia algabbano dei Greci. n-e di tenda a11' nopo, e rigido di

pioggia, sta diriUo da per sè, nè gran le spalIe a thi èsotto. Gli ufficiali degl' [nglesi, che più raIte ÎDia5eror isola: ricereanno questi eappotti, e fattili soppannatedi \~elluto, gli usar3UO.

; 1 tradiotti er.mo soldali greei, per 10 più albanesi, acavallo, annati alla leggiera, e adempi,"ano ottimameulc

le fazioni d' esploratori. Cenon ne facea la leya nei suaistati di Le,-ante. 1 Yeueziani ancb' essi assoldarono Stra,

motti, e poi i re di Francia; ma, in ultimo, tralignarono,

e di"ennero uo mucchio di gentaecia d' ogni paese.

8 Erano due peuÎ d' aloliglieria minuta, 0 mezze-colu·

brine, lUIlSbe C alIegcl·ite di metallo, tratte coi 5opra­spalle dai bornbalodieri, e sparatc 50pra un ca'-anetto arotelleo

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g Capoluogo di cantone, con 2500 abitanû.

tO 11 )1onle- Grosso, uua delle più gran $Ommità

dell' isola, ba 1860 mem d'altu.ra $Opra la superficie del

mare, e domina le sorgenti dei fiumeseceo. che si butta

nel golfo di Calvi.

t t La Bal !!na è regione eoltiY3ta e ferace. L'esiladeU' olio prodotto dalla raecolta dell' ulh'e dà nna ren­

dita di pareeehi millioni di lire ail' anno. L' orzo. il [nr­mento, r uva, le mandole, i gelsi, il bestÎ2me aecre­scono le d.i\;ne di quell' nbertoso terreno. Yero tesoro inquelle strade 5coseese, i migtiori mali di Corsiea SODO in

B:ù3c"'na, oye tengonsi meritarnente in pregio, assai piil

dei cavallio Bi$Ogna 'federe con che D1arariglioso istinto,

aU' ert.a, alla china, tra profondi burrati, accertano la

,ia, con salda e Oessibile andatura. Con l' aceortezza e

la doeilità di cui fanno proya, e l'impareggiabile deste­rilà e francbezza deI piede, passano age"olmente anche

nelle strette più pericolose, dove i montanari ste i reg­

gonsi a stento. CoU' uomo in sella, gli abbialllo spesso

veduti adunare tutti quattro i piedi. in guisa che si toc­

chino, 50vra uoo spazio d'un palmo circa di diametro, e

girare, suIr orlo dei precipizi, posatamenle, e con l' age­vo\ezza d' nO buon cavallo che pascolasse nella pianura.

t~ Ecco precisamente lé parole di Ccccaldi, secondoCambiagi) storico. gcno\'ese

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Il Bravi compatriotti, eccoyili dinanzi S'li autol'i dellast rage dei yostri fratelli, deUe "ostre donne e dei vostri

figlîuoli; colom che banna tirato a sorte il nostro paese.

Ob! quante volte arete preo"'ato Iddio vi favorisse il des­lro di rendicarvi. Adesso ci ha esanditi. i nemiei son qui.

Credono sterininarci, percbè son moiti a confronto diDai; ma ricordatevi degl' iunumeremli scherani di Genova

ammazzati dai oost" padri. Tutti farete il dorer roslro.1 Corsi ardimentosi si destano, e msorgouo. Tencle amente che non ci basta di morir per la patria, e che biso­

gna vincere, accib ch' ella viva. ~

13 1 muri aseeca, cioè di sassi commessi seoza ealeill3,

sono le cbiusure usate d' ordinario il} Corsica. Hanna dall"e a cinque palmi d' altezza, e lal\"olla s' assiepano ineima, con fascine di marruche, assicul''élte sotto grossepietre, che diconsi impancole. Spesse fiate, tennel"oluogo mirabilmente di ripari campali. La facili1à di ri­muoverne i materiali aceonsente trasmutarli spet1itamente

in opere ad angoli fiancbeggiati.

1+ Pl·ima della riunioue alla Fi'ancia, quasi tutte le casein Corsica aveano, cd anche al giorno d' oggi, moIte ban­

no le loro feritoie, 0 al'chibusiere, ~hc di~onsi a~·che,.e.,

e per parIai' tûseano, archicre, ossia arcierc.

15 « 1 Genoyesi e Sli ausiliari si fanno innallzÎ da tutti ilati, COll innumel'evoli sc·triche. :0 COSt Calubiagi.

1

lOi

tG Eceo come UIlO scrittore inglese, contemporaneo,

raeconta qucsta memoranda partieolarilà :

4l: Ineffabile cra l'entusiasmo dei COJ"Si. Aleuni furono

visti aHentarsi in mezzo ai battaglioni, con un pugnale,on-ero un' aecetta. Io"\"estivano con prelazionegli offic;ali,

e cadevano, yenduta la v:ta a caro prezzo.· :J

t"i Questa profusione lion dia maraviglia. La Balagna hadiYi7ia d' ollo; e quante rolte si trattasse di friggere 501­

dati stranicri, la riecHa è da ritencrsi.

tS Yufrone. e Talaoga non sono voci di Crusca. 1.jsa.te

pero da chial'issimi scriUOI·i moderni, dcbbonsi, a pal"er

nostro, ammettere nel Yocabolario, pel' la migliore di

tutte le ragioni, cd è che non hanno sinonimi in toscano.

L~ valanga è propl'iamente Ulla frana di neve. In quantaa mutrone poi, bene sappiamo che il Pulci, nel l\Ior­

gante, ha mufo; ma questa è, sema dubbio, 'face sba­gliata. In Corsiea, si dice mufrone, muffolo. mufro. manon mai mufo ; cd è cosa debita che uo animale ignoto

in terra ferma sia chiamato come nelle isole italiane di

COI'sica e di Sardegna, dove si trova.

19 Usanza tramandatadagli anticbi Romani. Per }'ord.i­

nario, le mall'one ed altre femmine attempate aspettanol'ingresso del corteo della sposa nella terra deI marito;

e dalle finestre tirano alla glo\"Ï11e coppia una quântità di

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grano,OrlD. risa, e simili, bociando aUe"Ûri di pace, abon­

danza e fecondità. Talara, ma di rada, la steSSQ ODore è

('ompartito a persane ragguardevoli ehe vogtionsi ac­cogliere con la più fayoreyole dimostranz:l.La prima voltache andammo a Aiaccio, rimanemmo arnmirati, quantagrati e commoss~ Del rîce-rere questo ingenuo e sincerotributo dei vivac" imo affetto dei nostri brari compa­

triotti per la nostra famiglia.

20 Cinque SODG in'\"cro le precipue specie delle nostre

bellissime macehie : l' albatro, il mucchio , la stincolo,il mil10 e la scopa. U albatro, 0 'corbezzolo, fu da un

in~egnQso frarlccse chiamtl.to merit..'\mente : r alberodalle (ragoie. Il mucchio è il cistio, 0 imbrentioa, e ve

n' ha di due Yal"Îelà. Di primaycra: è YCI-amente cosagrata e mirabile il yede.rc tanto ,-asto paese, quasi addob­

bato cou "istoso tappeto, coprirsi donmque coi Yi,;di

colon, bianco, rosso e verde, dei mucchi. Lo sti-rn:olo è

" odorirero lentisco. cbe dà il sapidissimo mastice, squi­

sita bcvanda dei Greei. Il mirto pOl, alligna in Corsica,copios(\ di teoeri fiOI'i, e rosI folto ed alto, che se ne

ammirano interi boschetti. L' el'iea, 0 scopa, non disdice

a quella calida vegetazione, COli le minutissime corolle

di varie tinte.

!t Atto e detti storic~, attribuiti ad on anlenalo dei

Ilostri amici, i signol'i fratelli Bonaccorsi, di Calenzana.

:e forse ~ super'flua cura il ricordare clle il colosso no·

:$:-b· h1J.:i :: '..!r."1 ~- 109 - ::. ~_. _~ .f"

tissimo di 31cIluone ha, scolpiti, i nomi delle pers a-illa·

sui, veoute da lontane coutl-ade, ad udirc i suoni ~rmolliciche manda ruol'j, quaudo l' ilIuminano i primi raggi dei

solè.

23 Cbeeehè sia stato detto tah"olta, per isbaglio 0 pel'Înteresse, abbiamo S3pUlo accel'tatamente da celebri testi­

moni oculari, ed attori della non mai abbastallZ3 ,'endi­

cata, e gloriosa giOl'nata di ,Vatel'Iao, che il ramoso qua­drato di Cambronne era il Secondo Reggimento di Caecia~

lori a piedi dell3. '"eecllia Guardia imperia1e, nelle file deIquaJe sem\'"ano moiti Corsi.

., II MOllie-Rotondo, • il .1Ionte-d'Oro souo le due

più alte cime deI!' isola. Hanna il primo 26'12, ed il se­condo 2649 metd $Opra il Ih'cllo deI mare. A chi yien

fatto di poggiare sinD a quelle maestose alture occorrefrequentemente di ,"eder}' aquile, e il mostt'uoso avoltoia

bal·bato, delta altore con "ace assai appropl'iata, ci pare,dai uostl'i montanari. Questo smisnrato uccello di rapÎJla

è l' avoltoio detto avoltoio délie agnelle dai naturalisti,lammer-geyer in tedeseo delle Alpi elvetichc. Qucl co­

spicuo ornitologo che fu Carlo Bonaparte, nastro fl'atcllo,veduto un altore che gli presentammo, 10 rayviso senzatitubare, e gli assegno subito il nome latino di VU1{Uf

barbatus.

il:; Ossian. figlio di Fingallo, l'e di Caledonia, guel'l'icl'e10

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c cantOI'c delle proprie imprese. c di quelle deI padJ'e edei figlio, Oscarre. Chi non conosce il Jeggiadro sua tra­duttore. Cesarotti? l canti d'Ossian crano la poesia pre­ferita da Napoleone, quantunque Ii leggesse nelle roedîo­cri versioni francesi.

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OPERE DELLO STESSO At:TORE.

LA ROSA Dl CASTRO, Do\dla maremmana, raœotnata dOl un

proscrillO; 1840.

UN MOIS E~ AFRIQUE; 'S50_

SAMPIERO, lefsenda corsa, in italiano e in franee~. eon

lia letter3 di Lanwtï!le ~ 1861.

LE CAPITAINE MONEGLlA À SOLFERINO, l~fende corse;1861_

RÊPONSE D'UN A.~CI.E..'i TROUPIER à. la leurl' de Mon ielll·.le due d'Aumale adressée au Prinee :iapolb:·o; 1 1.

NABUCHODOKOSOR, tragédit en cinq actes de Z\iccoJinLimitte en ,-ers français~ 1.861.

MIECaOW, ou les Enfants an boul des ba:ionnell6; 1$63.

LA BATAILLE DE CALENZANA; 1 ,_

OTTO IL TORCHIO.

OZIO, Raccolta di poesÎe il3.liane e francesÎ. ~ tomi.

SOUVENIRS, TRADITIONS, RtvtLA.TIONS. 1tr volume.

LA CESSIO~ DE LA LOUISIANE, LE MARIAGE DE LAREINE D't'fRURIE, L'ENTREVUE DE MANTOUE; entre­tien3 de Lucien Bonap3rte a\"t~c Napoléon, :iuî\ is d'une vd~

inédite de Lucien, intitulée: LE 1.8 BRUMAIRE.