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Les Homélies festales d'Hésychius de Jérusalem. II, Les Homélies XVI-XXI et Tables des deux volumes, « Subsidia Hagiographica », 59 by M. Aubineau Review by: Luigi Franco Pizzolato Aevum, Anno 57, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1983), pp. 155-157 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20857683 . Accessed: 15/06/2014 16:02 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.34.78.245 on Sun, 15 Jun 2014 16:02:39 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Les Homélies festales d'Hésychius de Jérusalem. II, Les Homélies XVI-XXI et Tables des deux volumes, « Subsidia Hagiographica », 59by M. Aubineau

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Les Homélies festales d'Hésychius de Jérusalem. II, Les Homélies XVI-XXI et Tables des deuxvolumes, « Subsidia Hagiographica », 59 by M. AubineauReview by: Luigi Franco PizzolatoAevum, Anno 57, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1983), pp. 155-157Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20857683 .

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RECENSIONI 155

M. Aubineau, Les Homelies festales d'Hesychius de

Jerusalem. II, Les Homelies XVI-XXI et Tables des deux volumes, ?Subsidia Hagiographica?, 59, Society des Bollandistes, Bruxelles 1980. Un

volume di pp. 601-1008.

Con questo volume M. Aubineau completa Fedi zione del corpus esichiano delle omelie festali. Nel

Fintenzione delTautore questo vol. II doveva con

tenere le omelie non autentiche (dubbie e apocrife), ma la ricerca preparatoria Fha portato a restituire

alle omelie esichiane autentiche YHomilia XVI, In

conceptionem Praecursoris (andra quindi corretta

l'indicazione di CPG 6587). Noi, che abbiamo avuto

modo di esprimere apprezzamento per il vol. I

(cfr. ?Aevum?, LIV, 1980, pp. 191-193), ci sen

tiamo obbligati di ringraziare ora per la seconda

volta Fautore per questa pregevolissima edizione, in attesa degli Indici lessicali annunciati.

Per dare un'idea della mole di lavoro richiesto dalTedizione di queste 6 omelie, ricorderemo che

F Aubineau ha collazionato integralmente 37 mss.

(-fl) e che il frutto della ricerca b un'integrale editio princeps per 4 omelie (XVI; XVII; XX; XXI) e una prima editio critica per 2 (XVIII; XIX): nelle

quali ha corretto quasi 200 lezioni delle precedenti edizioni). Alia mole del materiale va aggiunta la

complessita che i testi omiletico-agiografici com

port ano. L'Aubineau piu volte afferma che inten

zione sua e quella di offrire uno strumento di lavoro: e questo obiettivo, pienamente raggiunto, sarebbe

gia sufficiente pretium operis. Ma la sua edizione b

ben di piu: b lavoro filologico, storico, teologico di

grandissimo valore, ed b soprattutto un modello

di metodo rigoroso. Lo ringraziamo anche per avere

spesso infiorato il suo discorso di indicazioni di

metodo e di risentite riserve, di tono quasi geroni miano, contro metodi editoriali, che rifuggono la fatica dell'interpretazione e fanno quadrare con

troppa facilita . . . i cerchi di complesse trasmissioni testuali (cfr. pp. 715 s.; 717, n. 5; 745). L'onesta e

inteUigente collatio b sempre dalFAubineau invece messa alia prova deirinterpretazione. La verifica delFautenticita dei pezzi b sottoposta a critica in terna (con grande precisione, ma anche con pru

denza), congiunta ai criteri esterni, ai quali spetta il primato nelPipotesi. I criteri interni servono da

supporto, non da surrogato di quelli interni; e tra i

dati interni la preferenza b accordata a quelli piu oggettivi, quali la ricorrenza di vocabolario o il

ripetersi di particolari passaggi. La conclusione

sulPautenticita si costruisce a partire da una con

vergenza di criteri esterni ed interni, e solo quando i dati esterni non comportino gia in se troppe incertezze.

Sulla base di queste argomentazioni, YHom. XVI

(su Giovanni Battista) b riconsegnata ad Esichio: concorrono alPattribuzione una decisa preferenza dei mss.; le frequenze linguistiche; le affinita esege tiche e teologiche; la rispondenza alia mentalita del tempo. Da essa cominceremo la nostra analisi

critica, awertendo ancora che Popera nostra di recensore di lavori, come questo delPAubineau,

ci mette in una grande soggezione, perche non pos siamo pretendere di avere la completezza di dati, Pesperienza e la durata di tempo, sui quali egli ha costruito il suo lavoro. Siano percid le nostre osser

vazioni, minute e particolari (perche* sul metodo e sul valore generale del lavoro ahbiamo espresso incondizionato elogio), accolte come proposte che offriamo alFattenzione dell'autore, perche ne fac cia. . . Fuso che crede. Tanto piu che parecchie nostre altre iniziali riserve su certe altre scelte del FAubineau hanno poi dovuto cedere di fronte ad un esame piu attento, che ci ha rivelato come Fau tore abbia ben meditato il suo lavoro.

Abbiamo qui quindi un mannello di riserve re

sidue, che con umilta sottoponiamo, iniziando dal YHom. XVI.

XVI,2,11 (p. 670): forse puo essere mantenuta la lezione tradita cxvtI (corretta in aveu), nel senso che ?il feto parla per il fanciullo al posto della

lingua ?, con i suoi trasalimenti.

XVI, 8, 7-8 (p. 676): la frase pare, nel suo co

strutto, analoga a quella di 12, 1-2 (p. 680), dove

ETspov e neutro; e mi pare che possa essere tra dotta: ?Che cosa d'altro, esaltando il Battista, Gabriele ha indicato? ? Essa rappresenterebbe un modo retorico di allungare la ?lista? delle lodi del Battista.

XVI, 17, 16-17 (pp. 688 s.): mi pare che possa essere difesa la lezione tradita yvoWecds, proprio a partire da Gen. 3, 7, dove c'e Fidea della ? nudi ta ?, ma anche quella della ? conoscenza ? di essere nudi (sYVcoaav otl y^^01 ^a#v); oppure a

partire da Gen. 2, 17 o 3, 5, dove si esprime la volonta di conoscere il bene e il male, che porta i

progenitori alia caduta. Quindi Cristo guarirebbe o la ferita costituita dal riconoscersi nudi o la ferita

provocata dal voler conoscere il bene e il male. Senza contare che Faltra lezione, tradita da C,

<xyvcx>ai(XQ, suppone piu facilmente yvcocsco<; (di cui sarebbe correzione facilior) che non yu(jlvco(JSCO(;.

XVI, 29,10 (p. 704): a partire dalla forma tradita

sfteXovah, pare piu economica la lieve correzione ?#?AOVTi, che darebbe alia frase questo senso: ? Non ti sembra forse che il discorso si stancherebbe a chi vuole celebrare ...? (cioe, chi vuole celebrare la donna ha tanto materiale che il discorso gli si stancherebbe in bocca).

ISHomilia XVII, In SS. Martyres, e un fram mento di poche righe, che Funico ms. attribuisce a Esichio, ma non secondo la formula sicura

(?Esichio, prete di Gerusalemme?); nemmeno i dati interni confermano Fattribuzione. Data Fesi

gua lunghezza, FAubineau la colloca cosi tra le omelie esichiane dubbie.

DelFifomi/ia XVIII, In Lazarum et in ramos

palmarum, FAubineau ci da la prima editio critica, basata su 8 mss., che sostituisce Fedizione del Com befis (1648), condotta su 1 ms., e passata in PG

18, 1264-1277. II progresso delPedizione presente h documentato dalle circa 90 correzioni apportate al Combefis. La critica esterna e sfavorevole (anche se non totalmente) alPattribuzione esichiana, che viene decisamente esclusa dai dati interni (alle

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156 BECENSIONI

goria; concezione difisita; vocabolario e stile; use rum esichiano di xa#xo<;per introdurre le citazioni della Scrittura). Per analoghi motivi e esclusa anche la paternita di Tito di Bostra. L'opera resta ade

spota, ma F Aubineau propone in via ipotetica la data del sec. V, seconda meta (p. 732), mentre dimostra con sicurezza che si tratta di omelia

predicata per la domenica delle Palme. Segnaleremo volentieri Fottima collatio, che ha permesso di deli neare due famiglie di mss. (AP e DHKMOV), la seconda delle quali ignorata dai Combefis. Con risultati meno sicuri un editore meno scrupoloso avrebbe fornito anche un albero genealogico, ma

Fautore preferisce non awenturarsi in tali opera zioni. A proposito del testo proponiamo queste osservazioni.

XVIII, 1, 20 (p. 750): anche se il parallelo con

1, 23 pud invitare a correggere come fa Feditore, mi pare piu. sicuro accogliere il costrutto <Depe

. . .

etTueiv, secondo il testo tradito (?Immagina che

egli ? cioe il Signore

? dica anche oggi quello che .. . ?).

XVIII, 3, 6 (p. 752): al posto di correggere

ava(jt7)aavTO<;, che comporta anche Fintegrazione auTOU, potrebbe essere conservata la lezione

dvaanfjaavTa (DHOV), dove Faccusativo dipen derebbe da iS6vt?<; (3, 4), che regge analogo par ticipio accusativo syeipavTOC. II nesso e poi ripreso, a conclusione del discorso, a 3, 16: Tocutoc o5v

ISoVTSQ XVIII, 3, 7 (p. 752): mi pare forse piu accettabile

la lezione cSiSax^aav (DM), scelta dalFeditore, se si ammette i86vt?$ sottinteso a reggere devaa

t7)aavTa di 3, 6. Ma la presenza ben attestata di

sStSa^e (AHKOPV) potrebbe invogliare a cor

reggere il testo in eo\o*ax&7), secondo Fuso di

eyvcopia&T) (3, 11). Tale correzione spiegherebbe forse meglio la gemmazione del testo in eSiSa^e e

?$lo*ax#7)C7av. Risulterebbe evidente Fanalogia di costrutto con 3, 12-13 (oti . . . ?y?p?i) e il senso suonerebbe: ? Al vederlo resuscitare il figlio . . . ,

appresero che (divenne cosa nota che...)?. XVIII, 11, 17 (p. 772): provo qualche difficolta

ad accettare la correzione auT*?j<; al posto della tradita auTOU. In realta, non mi pare che sia la vite (= popolo giudaico) che fa accettare all'asino

(= i gentili) la legge e i profeti, ma che sia Cristo, cioe il tralcio della vite, che, legando Fasino alia

vite, le trasfonde quella linfa (legge e profeti). O e

interpretazione troppo sottile?

Singolare risulta nel corso dell'JFfom. XVIII un tipo di esegesi che definirei spiccatamente ?alessandrina? (nonostante il o\7TAoGv tov

XpiGTOV di 5, 23-24, che pero e presente anche in

Eulogio Aless.?, Sermo in ramos palmarum, 8 PG 86, 2925 B; ma e usato anche dai Cappadoci): Fabbondanza dei tout?oti, che dalla lettera por tano alFinterpretazione allegorico-spirituale, e si

gnificativa di quel modo di fare esegesi. ISHomilia XIX, In S. Longinum centurionem, h

attribuita ad Esichio da 2 mss. su 9 e Fanalisi interna esclude la sua autenticita esichiana. Buona

Fipotesi dell'Aubineau, secondo cui essa sarebbe

nata nelTambiente gerosolimitano del monastero del Santo Sepolcro, dove, alia fine del sec. V, Elia riunisce gli Spoudaei, gli ? zelanti?, discepoli del

monaco Longino: li avrebbe preso corpo la leggenda di Longino, centurione della Cappadocia. L'omelia

potrebbe essere stata messa in tale ambiente sotto il venerabile nome di Esichio (p. 795). L'Aubineau

inquadra con una mirabije ricchezza di riferimenti il testo, che ha il carattere d'una passio, e traccia i rapporti con i testi agiografici su Longino. Nella collatio arriva ad individuare 2 famiglie di mss.

(CV e BDEFKOP). A proposito del canto finale che le anime sante

rivolgono a Cristo (15, 26-31; p. 842), facciamo nota re che la bella antitesi, giustamente rilevata dal l'Aubineau (p. 843, n. 5), raxXaLOt tou^ aiwvac/ [xsvsi. . . OLTZOLkodtoTOC, (15, 27 s.), compare anche in Agostino, Con/., I, 4, 4: ? . . . numquam vetus, innovans omnia et "in vetustatem perducens" (lob. 9, 5) superbos ?. II contesto agostiniano e pur esso innico ed b rinvenibile in un'antica contestatio della

Messa, presente in un Sacramentario (cfr. A. Dold, Das Sakramentar im Schabcodex M 12 sup der Bibliotheca Ambrosiana, Beuron 1952, p. 42*), dove

pero b assente proprio la parte comprendente l'anti tesi in questione, mentre figura quasi tutto il restan te testo agostiniano. L'accostamento pero potrebbe essere una spia che tale antitesi (e forse il resto del

passo innico di Horn. XIX, 15) possa essere presa da un testo liturgico.

L'edizione delYHomilia XX, In S. Longinum centurionem, segna un grosso passo avanti rispetto alia parziale edizione dei Bollandisti, basata sul

ms. V. II ms. B, su cui anche si basa FAubineau, si rivela migliore, pur se carente d'una lunga por zione del testo. UHom. XX b una specie di romanzo

popolare, a cui il Nuovo Testamento e gli Atti

apocrifi di Pilato offrono il quadro di riferimento; essa conosce e usa YHom. XIX. II luogo di origine b individuato con buona probability dall'Aubineau nella Cappadocia Seconda (Tiana) e l'epoca pare quella del sec. VII/VIII. Si ammireranno la maestria dell'analisi strutturale condotta dall'Aubineau (pp. 853-863) e la bonta delle scelte delle lezioni e delle

congetture. Con lui troviamo strana l'espressione aopaaia . . .

7uX7)Ysl<; (12, 12; p. 882), riferita ad Erode e di cui ci sfugge la fonte, perche non ci e nota una cecita di quel re. Come spiegarla? Con riferimento ad una cecita di ordine spirituale morale, analoga a Sap. 19, 17: STrXrjYTjaav xal

aopaaia? 0 forse ammettendo una corruzione del

l'espressione aopaTco ttjXtqy?) (a si ammalo d'una malattia mai vista ?), presente in 17 Mace. 9, 5, dove b riferita al ?persecutore? Antioco IV?

Questa seconda ipotesi pare seducente, anche se ardita.

XX, 25, 8 (p. 896): mi chiedo se non possa essere conservata la lezione tradita auT7)?, riferita alia

vedova, anziche correggerla in aoTOU.

XX, 25, 15 (p. 896): accanto alia congettura

(juixPtco^etaa dell'Aubineau, avanzo quella ctu(x [i,iX#ei"aa (? divenne congiunta al corpo come pri

ma d'essere tagliata via ?), che mi pare autorizzata

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RECENSIONI 157

dall'impossibile lezione tradita, in linea con il senso della frase e costruita in modo economico e secondo una forma usuale.

UHomilia XXI, In S. Lucam, e il pezzo forse

piu complicato della raccolta, perche si hanno tre redazioni intrecciate, di cui e difficile precisare i

rapporti e la genesi. Ueditio critica qui proposta riguarda la redazione LKB(S), che attribuisce il testo a Esichio (ha prologo ed epilogo); mentre le altre due redazioni lo attribuiscono al Crisostomo / anonimo (ICO; senza prologo e senza epilogo) e a Proclo di Costantinopoli (P; senza prologo, ma con

epilogo). Dopo un'accuratissima collatio, FAubineau arriva a tracciare uno stemma (p. 924), dove si vede che la Horn. XXI si ispira sdTHom. XV, In S.

Pascha, di Proclo ed e composta tra il sec. V e VIII/ IX (data del piu antico ms. B). Tre fonti sono evi dent!: YHom. XV di Proclo (pesantemente presen te); il prologo antimarcionita di Luca; un calendario

liturgico. Nella parte originale non compare il lin

guaggio di Esichio. Si tratta quindi di opera com

posita, il cui autore-compilatore sembra assai vicino a Proclo, ma non coincidente con lui, da cui lo differenziano alcune goffaggini compositive (pp. 931-933).

Concludono i due volumi delFAubineau su Esi

chio, Corrigenda et addenda e preziose tavole di indici (dei mss., delle citazioni bibliche, delle cita zioni di autori antichi, dei temi) (pp. 951-1004).

In conclusione, dobbiamo risottolineare Fimpor tanza di lavori come questo sul versante omiletico

agiografico, che permettono di arricchire considere volmente le conoscenze sulla lingua, sul testo bibli

co, sulla teologia, sulla liturgia, sulla storia della mentalita. L'Aubineau non si limita al lavoro del

Feditore, ma sa spiegare Fautore con Fautore e

collocare le varie omelie al punto giusto nella serie delle omelie del medesimo tipo, dandoci cosi ogni volta un quadro prezioso della storia delle feste e della produzione omiletica afferente. Anche i vari temi sono collocati nella loro linea di sviluppo stori co. Inutile quindi dilungarci ancora in un giudizio su un lavoro esemplare, a cui abbiamo voluto ren dere un omaggio di attenzione consona all'indole ? perfezionista ? dell'autore, che dimostra di avere della ricerca scientifica un rispetto, che non e

improprio definire ? religioso ?.

Luigi Franco Pizzolato

R. Schmitt, Grammatik des Klassisch-Armenischen mit sprachvergleichenden Erlauterungen, ?Inns brucker Beitrage zur Sprachwissenschaft?, 32, Institut fur Sprachwissenschaft der Universitat, Innsbruck 1981. Un volume di pp. 253.

L'autore e professore ordinario di linguistica comparativa indeuropea e di filologia indoiranica all'universita di Saarbriicken, ed ha al suo attivo numerose ed importanti pubblicazioni soprattutto nel campo del greco, dell'armeno, dell'iranico e del

Findiano. Possiamo subito affermare che anche

questa nuova opera, come le precedenti dello stesso

autore, si caratterizza per rigore di metodo, acume

critico, esauriente conoscenza dell'ampia bibliogra fia, equilibrio di giudizio nel prendere posizione sui non pochi punti ancora controversi che toccano

problemi particolarmente ardui e complessi ma certamente di grande interesse.

Nella storia delle ricerche linguistiche sull'armeno una tappa fondamentale e rappresentata dalla ma

gistrate Esquisse aVune grammaire comparee de Var menien classique di A. Meillet, che e stata la prima grammatica comparata dell'armeno e che nella seconda edizione (Vienna 1936) continua ad essere un punto di riferimento obbligato per ogni ulteriore

indagine sulla fonetica e sulla morfologia storica della lingua haicana. Analizzando la Grammatik des Klassisch-Armenischen di R. Schmitt si pud vedere chiaramente quanto deh"opera del Meillet sia ancor

oggi rimasto sostanzialmente valido, ed anche quale sia stato il reale progresso conseguito in circa mezzo secolo di studi e di ricerche che hanno visto impe gnati linguisti e specialisti di diversi paesi, in primo luogo E. Benveniste, R. Godel, G. B. Djahowkyan, lo stesso R. Schmitt e l'estensore di questa recen

sione, i cui contributi appaiono ben evidenti a chi scorra le pagine di questa nuova grammatica del l'armeno classico.

Nell'Introduzione l'autore accenna alle prime ricerche che nel secolo scorso hanno portato al rico noscimento del carattere indeuropeo della lingua armena, ponendo in rilievo il grande merito che H. Hubschmann ebbenel dimostrare l'autonomia del l'armeno dalle lingue iraniche; tratta poi, in modo succinto ma chiaro e perspicuo, dei termini che

designano il popolo e la lingua degli Armeni, dei

principali problemi riguardanti la loro preistoria e

protostoria, degli influssi di sostrati e adstrati, della

periodizzazione della storia linguistica armena, dei

piu antichi documenti, della posizione che l'armeno

occupa nelTambito delle lingue indeuropee, dei tratti arcaici e conservativi e nello stesso tempo del le radicali innovazioni che caratterizzano questo idioma.

La grammatica tratta la fonetica e la morfologia con brevi osservazioni finali sulla sintassi e sul les sico dell'armeno classico, cioe dell'armeno della

prima meta del V secolo d. C. detto anche oskeda rean hayeren ? armeno dell'epoca aurea ? o grabar ? lingua scritta ?. II sistema di traslitterazione usato

presenta alcune felici innovazioni rispetto a quello tradizionale del Meillet, come nel caso di <ow>

per riprodurre esattamente l'analogo digramma che nell'alfabeto armeno rappresenta il fonema /u/, e nel caso delle affricate sorde aspirate traslitterate coerentemente con lo stesso segno diacritico usato

per le occlusive sorde aspirate. Per quanto riguarda la pronuncia dell'armeno

classico, non sempre facile da determinare con pre cisione, alcuni recenti manuali (come quello di H. Jensen e quello di M. Minassian) sostengono la

pronuncia [ye-] di e-, [vo-] di o-, [-a] di -ay, [-o] di -oy, [uy] di oy, ma penso che abbia ragione R.

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