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Moeurs de la cour et des peuples des Deux Siciles by M. Palmieri di Micciché; M. Colesanti Review by: Raffaele de Cesare Aevum, Anno 47, Fasc. 1/2 (GENNAIO-APRILE 1973), pp. 170-171 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25821160 . Accessed: 16/06/2014 00:00 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.76.48 on Mon, 16 Jun 2014 00:00:04 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Moeurs de la cour et des peuples des Deux Sicilesby M. Palmieri di Micciché; M. Colesanti

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Moeurs de la cour et des peuples des Deux Siciles by M. Palmieri di Micciché; M. ColesantiReview by: Raffaele de CesareAevum, Anno 47, Fasc. 1/2 (GENNAIO-APRILE 1973), pp. 170-171Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25821160 .

Accessed: 16/06/2014 00:00

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170 RECENSIONI

Rousseau et les langues si colloca indubbiamente tra quelli piu stimolanti e ricchi di suggestioni; al suo primo apparire in rivista, ha avuto tra Paltro il merito di attirare Pattenzione sull'.Essai sur

Vorigine des langues, fin allora quasi trascurato

dagli studiosi. Starobinski mette in risalto parti colare l'intuizione rousseauviana, collegante la storia del linguaggio a quella del desiderio; frutto non della necessita, ma creazione spontanea det tata dalla passione, Papparizione del linguaggio si colloca nella mitica eta patriarcale; essa rappre senta la tappa intermedia di un'evoluzione che

partendo dalla lingua solo gestuale dell'eta pre cedente (caratterizzata percio da una presenza non mediata del soggetto) giunge a quella della societa contemporanea, dove nell'assenza del sog getto, la lingua allude ormai solo a se stessa. Nel Tideale modello del linguaggio dell'oratore, che

potra realizzarsi nella futura societa del Contrat

Social, e del quale si considera precursore, Rous seau indica la sintesi del linguaggio corporate e dei valori melodici propri della perduta eta pa triarcale.

Di un interesse forse piu ridotto appare il sag gio intitolato, Rousseau et Buffon, dedicato ai

rapporti intercorrenti fra i due scrittori, dove e messa in risalto la timidezza speculativa del se condo rispetto al primo. Alia Nouvelle Heloise si riferisce Uficart romanesque; in esso il critico traccia un ritratto particolarmente preciso e per suasivo della condizione dello scrittore ? romand ?, oscillante tra una distanza critica nei confronti delle esperienze francesi e la libera effusione in

teriore, del quale il romanzo rousseauviano rap presenta una delle prime raffigurazioni. Per Rous seau infatti Popera romanzesca non costituisce solo un'evasione ideale, ma contiene anche uno stimolo e un modello per Pagire successive In tale senso va interpretata la collocazione geografica della Nouvelle Heloise, a meta strada fra Pantica

Tessaglia e la Parigi contemporanea. Cosi, P? ex

ploitation de la difference ?, ossia la contrappo sizione tra Pinautentica societa parigina e la vir tuosa comunita di Clarens, trova un'espressione significativa anche a livello linguistico: ?L'ecart

stylistique, avec son lyrisme, son pathos, ses

rythmes musicaux, sa "diction", est ici non seu lement Pindice d'une experience psycologique d'une intensite peu commune, mais encore le revelateur d'une superiorite sociale et morale, tantot tacitement, tantot ouvertement affir

mee ? (p. 140). Sempre il romanzo illustra in ma niera esemplare il percorso romantico del deside

rio, che sublimandosi da luogo a un ordine supe riore, tuttavia costantemente insidiato da un ri torno carnale di quello, e risolto infine con la morte.

Reverie et transmutation, che riprende, svolgen doli, spunti e osservazioni gia presenti nel saggio iniziale, mira ad approfondire il significato e la fun zione della ?reverie? rousseauviana, che si ri solve in quello della ?transmutation clarifiante ?.

Ossia, ?D'un fond obscur, fait d'angoisse et

d'agressivite malheureuse, la reverie produit et

deploie simultanement la chaine des raisonne

ments, des images et des sentiments, mais pour epuiser et annuler tous les raisonnements, toutes les images, tous les sentiments, a l'exception d'un seul: le sentiment d'une presence inalterable et

limpide ? (p. 429). Nella Maladie de Rousseau, Starobinski esa

mina infine, con doppia competenza di medico e di critico, la questione dibattuta della natura della malattia di Rousseau. Se la causa e Torigine (somatica o psichica) del disturbo risultano ormai

imprecisabili, e tuttavia possibile cogliere il senso fondamentale che esso ha avuto per Rousseau, quello dob di uno strumento per affermare la pro pria indipendenza, sociale e sessuale.

Una biografia solo sommaria, strettamente funzionale al discorso svolto, conclude il volume.

Guido Barbiano di Belgiojoso

M. Palmieri di Micciche, Moeurs de la cour et des peuples des Deux Sidles, Introduzione di M. Colesanti, Edizioni della Regione Siciliana, Palermo 1971. Un volume di pp. 237.

Michele Palmieri di Micciche (1779-1863) non era uno sconosciuto, ai tempi che furono i suoi, ne al di la ne al di qua del Faro; e da una quaran tina d'anni non lo b nemmeno al di qua e al di la delle Alpi. Da Pierre Martino a Benedetto Croce, da Luigi Natoli ad Angela Valente, da Carlo Cor die a Dominique Fernandez, da Massimo Cole santi a Bruno Pincherle, questo avventuroso ca detto siciliano, vittima del ?droit d'ainesse?, ma, soprattutto, delle sue stravaganze, ha trovato, fra il 1928 ed oggi, un suo scelto manipolo di stu diosi e di ammiratori, conquistati da una persona lity di cui il meno che si possa dire h che fosse di una singolare spregiudicatezza. Del resto, questo manipolo di ammiratori non b nemmeno un grup po d'avanguardia: a rigore, esso non fa che seguire uno ? chef de file ?, ben lontano nel tempo, con

temporaneo dello stesso Micciche e, se il para gone b lecito, altrettanto curioso di lui dei costumi delle corti e dei popoli italiani: alludiamo a Sten

dhal, lettore attento e postillatore pieno di sim

patia di Pensees et souvenirs historiques et contem

porains... (Paris 1830) e, fors'anche, lettore delle presenti Moeurs de la cour et des peuples des Deux Siciles (Paris 1837).

Ma la ricerca delle due opere ora citate, nel loro testo originale, era fino a poco fa una impresa bibliografica di non lieve difncolta. Salvo un for tunoso ritrovamento in qualche nostro raro fon do ottocentesco, o salvo a consultare i due volumi nelle biblioteche parigine, bisognava contentarsi di una traduzione, non integrate, che fondeva i due testi sotto un titolo irriconoscibile (I Bor boni di Napoli e i loro tempi, a cura di U. Caldora, Napoli 1964).

Tre anni fa, sotto gli auspici della Regione Si

ciliana, in una collana di studi storico-politico

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RECENSIONI 171

letterari, editi per celebrare il XX anniversario

dell'autonomia, un ?italianisant? francese, Do

minique Fernandez, ha cominciato a ripubblica re Pensees et souvenirs. Gli b succeduto, ora, Mas simo Colesanti, un ? francesista ? italiano appas sionato di Stendhal, e gia condotto ad occuparsi del Palmieri, che continua l'iniziativa del Fernan

dez, pubblicando questo secondo volume auto

biografico sulle Moeurs de la cour...

Cosi, grazie a queste due nuove edizioni (corre date in un caso e nelTaltro da due ampie introdu zioni storico-letterarie) l'incontro con Michele Palmieri b diventato piu facile. Ed b opportuno dir subito che tale facilita non delude, ma si ri solve a comune vantaggio dell'autore e dei lettori.

II primo, dalPincontro diretto col pubblico con

temporaneo, guadagna in una rivalutazione fon data sulFacume, sulla penetrazione psicolo gica, sulla ricchezza umoristica, ed anche sul ma

neggio vivace e sicuro di uno strumento linguistico, come il francese, che non era quello dell'autore; i secondi passano alcune ore deliziose, di pieno di vertissement alia lettura di questa imprevedibili pagine. Quante volte verrebbe fatto anche a noi di scrivere, in margine ad alcuni degli articles di cui b composto il volume, quel very well di ap provazione che Stendhal aggiungeva, in matita, nel suo esemplare di Pensees et souvenirs\

Certo, non sempre la naturale perspicacia, la

spontanea finezza, la prodigiosa immediatezza con cui Micciche descrive alcune scene della vita

privata siciliana e napoletana (a cominciare dalla

propria, per venire a quella degli altri ? la casa

del marchese Sessa, lo studio del presidente Pa

terno, l'anticamera del principe di Migliano ?

e salire infine, nei piu difesi segreti del palazzo reale, alia vita quotidiana di Ferdinando I o di

Francesco, duca di Calabria, vicario-generale del Regno) sorreggono i vari episodi del volume e li saldano in una armoniosa unita letteraria; ne sempre i lettori riescono a non avvedersi del filo allentato della corda o della troppo scoperta orditura della tela. II ?pot-pourri ? sicilien (tale era il titolo che Micciche si proponeva di dare ini zialmente al suo volume di ricordi) si trasforma allora in ? olla potrida ? picaresca; la spigliatezza, diventata artefatta, denuncia lo sforzo di un me stiere narrativo, imperfettamente posseduto; la

stravaganza decade in espediente tecnico (e si

pensa subito alia tradizione di uno Sterne mal

mimato); il capriccio si fa petulante e, perduta la sua bella irrazionalita, assomiglia stranamente a quello, di natura piu tipicamente femminile,

guidato da una imperturbata premeditazione. La stessa sottile, amara ironia che alimenta, con

risultati artistici indiscutibili, certe considerazioni sul valore delle amnistie napoletane o presiede a certi ritratti di cortigiani o funzionari del Regno, perde talora le sue sfumature per farsi bella e

buona ? e grossolana ?

perfidia, diventando ? esecuzione capitale ? o, addirittura, brutale re

golamento di conti fra siciliani all'estero (per que sto aspetto da ?clan dei siciliani? si veda

il profilo del de Salvo annerito senza pieta). Questi limiti tolgono una cost ante di densita

e di tensione al racconto, disturbano una autenti cita che si vorrebbe piu salda. Tuttavia essi non

saprebbero abbassare il tono dell'opera a quel gioco di mimica, esterno e a lungo andare fasti

dioso, a cui il tema, le circostanze, la naturale indole delFautore rischiavano di poterlo ridurre.

La rappresentazione di questa ? farsa italiana ?

(Micciche drammatizza a modo suo, e la mediazione del grottesco gli e piu consentanea davanti alia realta del tragico quotidiano) e condotta, sia pure con quelle differenze di livello letterario che si sono denunciate, con mano sempre destra, abile. Si sarebbe tentati di dire che nello scrittore sici liano c'e la stoffa di un grande attore che, pur dovendo ricorrere, per le necessita della commedia, ai piccoli meccanismi scenici, sa tenere in piedi lo spettacolo, tener viva l'attenzione del pubblico e strappargli infine il grande applauso finale.

DelFimportanza storico-letteraria delle Moeurs de la cour... ha parlato a lungo, con finezza e con molto garbo, Massimo Colesanti nella sua In tro duzione. Io qui vorrei aggiungere solo una con siderazione di carattere stilistico a proposito della

padronanza del francese da parte di questo sici liano che, in fondo, era sbarcato a Parigi in eta

matura e senza alcun precedente apprendistato linguistico 1. Gia si e detto quanto spigliato e im

mediato sia il maneggio di questa lingua. Ed anche laddove la pagina di Micciche b meno naturale e

piu giocata, essa non rischia mai di cadere nelFumo rismo ?en queue de poisson? o di trasformare Farabesco in un ghirigoro culturale; scogli perma nenti di chi s'arrischia a far mostra di spirito in una lingua che non h propria. Richiamiamoci ancora una volt a a Stendhal il quale probabilmente esagerava nel chiamare ? parfaite ? la prosa fran cese di Micciche e nel considerarla superiore ? a tous les Villemain, Alex. Dumas et autres ?. In cantevoli snobismi stendhaliani! Ma b certo che Palmieri svela qui, accanto ai suoi caratteri di ?mauvais sujet?, di rivoluzionario fallito, di uomo amaro dietro una maschera di clown e alia sua costante insoddisfazione esistenziale (che in ultima analisi suggella nel modo piu autentico Pattualita dei suoi ricordi) il dono di una mimesis

linguistica veramente eccezionale: quasi esem

plare 2.

Raffaele de Cesare

1 Alcune osservazioni sulla eccellenza del fran cese di Micciche si leggono gia nella Introduzione

? appesantita, purtroppo, dalle piu fastidiose

insistenze psicanalitiche ? del Fernandez a Pensees

et souvenirs... 2 Penso, nel chiudere questa recensione, ad al

cune corrispondenze della vita di Michele Mic ciche con quella di un altro ? esiliato ? i tali ano,

quel Conte Carlo Gorani che, un venticinquennio prima (fra il 1806 e il 1816), a Ginevra, scriveva

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