Ouroboros n.1/2013

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    Rassegna bimestrale di StudiTradizionali

    Anno 2 n. 1Febbraio 2013

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    LIBRERIA

    ROMASpecializzata in filosofia, esoterismo, ma-gia, yoga, medicina e alimentazione na-turale, simbolismo, alchimia, massoneria,

    templarismo, filosofie orientali, antropo-sofia, teosofia, astrologia.

    Sul sito web possibile verificare ladisponibilit dei libri ed effettuare ac-

    quisti on-line

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    11La Madonna di Oropa

    18Il Genius loci di PalermodiGandolfodominici12I simboli di Nataledi JeronBrandanus

    22La medicina sacradiPaolomaGGi

    28In viaggio verso la Grande OperadialdoTavolaro36Simboli: linguaggio degli DeididanielaGaGliano

    40Cristianesimo e alchimiadiGandolfodominici

    42La leggenda di Hiram AbiffdirinoGuadaGnino58Parliamo di libridiliBerodeleTTeriis

    8Vita e morte al Solstizio dInvernodifrancoardiTo7Ricordo di Aldo TavolaroediToriale

    La Materia Prima dei filosofi, illustrazionetratta dal manoscritto Mellon 110, del 17secolo, presumibilmente Rosa+Croce.

    Rassegna bimestraledi Studi Tradizionali

    anno 2 . 1

    Febbri 2013

    Direttore ResponsabileFranco ardito

    Redazionec/ocreativecorporationsrl

    via M. Santo, 17-1970124 Bari

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    ebbr

    aio

    HRICORDO DI ALDO TAVOLARO

    o conosciuto Aldo Tavolaro in una seradestate dell85, a cena da amici comuni.

    La sintonia fu immediata; dopo cena ci sco-primmo a discutenre di quadrati e di ottagoni,di numero doro e divina proporzione, di raggiequinoziali e ombre solstiziali. Fu quella serache mi inocul il virus di Castel del Monte, cheancor oggi mi coinvolge.

    Era un curioso, Aldo Tavolaro; con un occhio allestelle e ai loro movimenti e laltro alla terra, alleinterpretazioni di quegli astri e quei movimentiche ne davano gli uomini, creando dei, miti e reli-gioni, che celebravano con monumenti e chiese.Da allora ho seguito e partecipato alle suericerche, prendevo parte alle sue conferenze,ci confrontavamo. Talvolta, tornando da unaserata o da un convegno, ci fermavamo in macchina sottocasa sua, a discutere per ore di massimi sistemi, a compararei nostri universi, a indagare sul nome di Dio.Che era un suo amico e chiamava Pasquale, raccontando che a uncerto punto della vita gli era capitato di entrare in coma, e si era tro-vato in una enorme stanza piena di luce, in fondo alla quale, dietrouna gigantesca scrivania, una figura dalla barba bianca lo invitavaad avvicinarsi, Buon giorno signor Signoredisse, e il Vecchio glirispose Basta solo Signore, ma tu puoi chiamarmi Pasqualee aggiunse:Sai che ho creato il cielo e la terra, ma ho dovuto farli in sette giorni e nontutto mi riuscito bene. Allora ho mandato sulla terra un po di personecome te, per rimettere le cose a posto. Torna indietro quindi, e datti da fare.Era un maestro di vita, Aldo Tavolaro. Ricordo che non riuscivo

    a spiegarmi come mai la cultura ufficiale si ostinasse ad attribuirea Federico II la paternit di Castel del Monte, nonostrante tantiindizi contrari. Mi rispondeva sorridendo: Devono per forza direcos, hanno da portare la pagnotta a casae continuava: Io sono statofortunato, a me d da mangiare la Banca dItalia (ne era stato funzio-nario), per questo posso disporre del mio tempo come voglio, studiando,che poi quello che mi piace fare. Non ho rimpianti nella mia vita.Era un uomo libero Aldo Tavolaro, astrofilo, esperto di archeo-astronomia e di studi tradizionali, studioso e profondo conosci-tore di Castel del Monte, le cui teorie eretiche lo hanno reso

    noto in Europa e oltre. A mezzanotte in punto del 18 dicembrescorso, allet di novantanni, ha concluso i suoi lavori terreni,avviandosi alle valli celesti. Oggi il mondo un po pi povero.

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    I

    vita e morte

    al solstizio

    dinvernodiFrancoardito

    l Solstizio dInverno il giornopi corto dellanno: momento

    di morte, perch le tenebre vinconosulla luce e il sole giunto al suo li-vello pi basso sullorizzonte. La suacelebrazione dovrebbe perci essereuna cerimonia funebre, che sa di umi-

    do e di putredine: nel buio della terrail seme sta marcendo perch da essonasca la pianta.Ma proprio su questa nascita siappunta lattenzione degli uomini: lamorte non esiste se da essa origina lavita, secondo una simbologia ormaiacquisita che dalla morte iniziatica fanascere luomo nuovo.Perci, anche se il Solstizio dInverno

    occasione di morte, noi festeggiamola rinascita, la vita; per scoprire chela morte vita e che la vita morte, e

    che le due cose sono un tutto unico.Da questo punto il sole riprender acrescere fino al Solstizio dEstate, ilgiorno in cui il sole pi alto, in cuisi ferma pi a lungo con gli uomini;ma da quel momento comincer acalare, a scendere.

    E unalternanza ciclica ed eterna.S. Giovanni destate e S. Giovannidinverno si susseguono di continuo,segnando i due stati della nascita edella morte.E quindi della rinascita, in un livellodi vita di ordine superiore.Giovanni ha origine dal radicale ebrai-co Jom, che vuol dire giorno. ComeGiano, lo Januscol cui nome i romani

    adoravano il sole, chiamandojanua laporta attraverso cui penetra il giorno.Januarius, Gennaio, la porta

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    dellanno: linizio.Per questo il Solstizio dInvernoripropone il concetto diniziazione.Una iniziazione che torna ogni anno,ciclicamente, in una continua rinasci-ta; come conferma il doppio volto di

    Giano, allindietro per esaminare ilciclo ormai trascorso e in avanti perguardare alla nuova vita.Per comprendere da dove veniamo escorgere dove andiamo.Resta da scoprire chi siamo, condi-zione indispensabile per rispondere aiprimi due interrogativi. (Gnoti Seauton),era scritto sul frontone del tempio di

    Apollo a Delfo. Poich la via iniziaticaconduce alla conoscenza di se stessi.Greci e Romani - ma anche altri po-poli molto distanti fra loro, come gliIncas e alcune trib pellirosse - col-legavano i due solstizi alle due portedel cielo. Le anime che percorronola Via Lattea (Sentiero delle Anime)cadono sulla Terra dallaPorta degliUomini(Tropico del Cancro, 21/6)e tornano alletere divino attraverso

    laPorta degli Dei, (21/12, Tropico delCapricorno).Al Solstizio dEstate lessere, risplen-dente di vita, comincia a morire, alSolstizio dInverno muore e si avvia arinascere.A sottolineare questa rinascita il Cri-sto incarnato viene fra gli uomini adicembre, dallaPorta degli Dei. Nascecon S. Giovanni Evangelista, che

    lo accompagna e lo racconta; lo hapreannunciato S. Giovanni Battista,al Solstizio dEstate, presagio dellafutura morte del corpo e della rina-scita dello spiritoIo vi battezzo con lacqua - egli disse - dopodi me verr chi vi battezzer col fuoco.I Magi, i Majores, Coloro che sannovengono a rendergli omaggio portandoin dono gli attributi dellUomo nuovo::

    or simbolo della materia vivi-ficata,

    Ices fluido vitale che anima lamateria,

    Mirr crisma spirituale che perva-de la materia.

    E il dono dei tre regni al Cristo che

    nasce da Dio fra gli Uomini; quellostesso che il Cristo, che muore daUomo per tornare Dio, lascia a colo-ro che non sanno nellEquinozio diPrimavera, quando la corrispondenzadi luce ed ombra esprime lequilibrioraggiunto e il plenilunio sollecita allavita le forze della terra.Infatti allEquinozio di Primaverail Cristo dellultima cena dedica ai

    discepoli:il pe corpo, la materia,il vi sangue, il fluido che anima

    la materia,s stess Cristos, lunto, lo spirito

    che pervade la materia.

    Sepolto nella terra in autunno, il semesi imputridito con lacqua dellin-verno, dando vita ad una pianta che,

    spunta allaria in primavera, e darfrutti al calore del sole destate.I quattro elementi hanno determinatola rinascita del seme.Lessere, nelle sue tre componenti, sitrasmuta ad opera dei quattro elemen-ti, per poi rinascere in una dimensio-ne superiore.Sette: il numero della materia vivifi-cata dallo spirito, che, secondo Evola,

    nellermetismo esprime forme trascenden-ti di coscienza e di energia, che stanno allabase delle cose elementate.Raffigurata anche come la donna checammina sulle acque e che schiaccia latesta del serpente, la Vergine colei chesconfigge il Caos primordiale, lAquaMercurialis, la parte pi pura della ma-teria, che nasce da questa per tornaread agire su di essa e dare origine al

    sale, la materia purificata, il Cristo.Scrive Evola: lAcqua divina figurata dauna Vergine, che madre rispetto al rinato,

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    sorto da lei per immacolata concezione.La Mater, da cui la materia deriva ilsuo nome, nasce da questa per rige-nerarla. Nella rinascita iniziatica ilvolatile si fissa e il fisso si volatilizza,in una congiunzione degli opposti che

    porta alla realizzazione della GrandeOpera. E il Rebis che, scrive lAbatePernety,si chiama Rebis perch fa deidue uno, indissolubilmente, per quanto idue non siano che una stessa cosa ed unastessa materia.Per questo la Vergine spesso raffigu-rata da sola, con in braccio il Cristo.La Virgo Paritura, la maternit comesegno di rinascita nellunificazione

    degli opposti, che rappresenta il pun-to in cui vita e morte sincontrano.Giuseppe non centra; egli rappresentalumanit profana, che accetta la rina-scita senza comprenderla.Ma vita e morte non hanno senso seconsideriamo luomo nella sua vera es-senza: sovradimensionale, trascenden-te, immanifesta, oltre i limiti impostidalla materia e dal suo dualismo.Questi concetti apparentemente

    antitetici sono soltanto il frutto delmondo illusorio in cui materialmenteci muoviamo e che ha bisogno, peresistere, di considerare le cose a duea due: il bianco e il nero, il bene e ilmale, lamore e lodio. Una concezio-ne relativa delluniverso e delluomomedesimo; una trappola, da cui necessario uscire se non ci si vuolsentire trascinati verso terra da quelle

    stesse ali che avrebbero dovuto con-durci in alto.Nella logica binaria delluomo ma-teriale la vita e la morte sono tutto,in una logica assoluta semplicementenon esistono.Se morire vuol dire rinascere, se pernascere necessario morire, lEssere al di sopra di nascita e morte: eterno.La sua esistenza si evolve attraverso

    una serie di cambiamenti di stato chesono ad un tempo vita e morte, faccediverse di una medesima medaglia, che

    rappresentano solo una cesura, unaporta, che lanima incontra lungo il suoSentiero, ed attraversa, per caderefra gli uomini o per raggiunge-re gli dei.Giano ha sempre due facce,

    una rivolta in avanti e laltraallindietro.In tale univocit di vita e mor-te il pane, il vino e lolio,simboli del Solstiziodi Estate corrispon-dono, in una di-mensione inferiore,alloro, allincenso ealla mirra del Solstizio

    dInverno, che i Magioffrono allUomo Nuovovenuto sulla terra dallaPorta degli Dei.Da dove gli uomini van-no via.E ora possibile raggiungerela consapevolezza di aversconfitto la morte, in questacertezza che vita e mortesono una medesima cosa: un

    valico che individua diversistadi di unesistenza ciclicae ricorrente. Eterna. Comeluomo, nella sua ricorren-za cosmica. E come Dio.In nome di questa con-sapevolezza il massoneaffronta la morte iniziati-ca per conquistare la vita,attraverso il processo ci-

    clico delle tornate, deglianni massonici, attraver-so le tappe della via ini-ziatica, che lo porterannoritualmente a concluderela sua esistenza terrenaindossando il grembiu-le dapprendista.Poich, quando tutto giusto e perfetto, un

    ciclo concluso sololinizio di un ciclonuovo.

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    Il santuario di Oropa, dedicato allomonima Madonna nera, si trovaad una dozzina di chilometri a nord della citt di Biella. La sua storia connessa al succedersi dei diversi culti nel territorio vercellese dove,fino al IV secolo, prevaleva il politeismo romano mentre nelle vallialpine si conservava intatto il culto degli antichi celti. Era parte diquesti culti la venerazione delle vergini nere, rappresentazioni del-la Grande Madre Universale, lenergia tellurica che d origine allavita, fa germogliare il seme e crescere le messi; la materia nera degli

    alchimisti, da cui origina loro per trasmutazione ottenuta attraversolenergia che in essa racchiusa, secondo i metodi dellArte.Talvolta i simulacri della Grande Madre venivano venerati in naturasotto forma di pietre nere: grandi massi erratici legati alla fecondit

    su cui, fino a tempi recenti, le donne si strofinavano per propiziare unagravidanza o un parto. Uno di questi inglobato in una cappella dellavecchia chiesa di Oropa, costruita nel IX secolo, in cui si conserva unastatua della Madonna nera risalente alla prima met del trecento.La statua lignea alta mt 1,32 e rappresenta la Virgo paritura, la GrandeMadre, immagine delle energie che sono allorigine della vita e della ri-

    nascita. E nera, simbolo della morte del seme nel buio della terra, dellaputrefazione alchemica. Il bambino che ha in braccio reca in mano lacolomba, la rinascita, lOpera al bianco, mentre la mano destra ripropo-ne il segno del dio Sabazio, segno trinitario di resurrezione. La Vergineha invece nellaltra mano una moneta - il prezioso pomo in oro, sor-montato dalla croce tempestata di diamanti, che porta ora un oggettovotivo posteriore - che evidentemente richiama la trasmutazione, loroalchemico, lo stadio finale dellOpera.Dal suo canto, con un profondo rimaneggiamento della simbologia ori-ginaria, la religione cattolica interpreta la statua come la Madonna nelmistero della presentazione del Bambino al Tempio e della sua Purifica-

    zione. Questo motivo spiegherebbe la colomba sulla mano del Bambinoe la palma della mano della Vergine che porge la moneta dellofferta.

    La statua, inoltre, pare presenti alcune peculiarit in odor di miracoloo, almeno, di evento prodigioso e inusitato:

    - nonostante i secoli e lumidit, il legno non presenta tarlature n ap-pare logoro;

    - limmagine non ha segni di consunzione, sebbene nei secoli siastata oggetto di toccamenti da parte della venerazione popolare(oggi protetta da un cancelletto);

    - pare che sul gruppo statuario della Madonna e del Bambinonon si fermi la polvere.

    la madonna

    di oropa

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    Ipunti dellorizzonte in cui il solesorge e tramonta, come pure lasua altezza nel cielo, variano ognigiorno nel corso dellanno, a causa

    della inclinazione

    dellasse

    terrestre e

    dello scostamen-to dellequatore

    celeste dalleclittica.Avviene cos che il sole

    appaia pi alto o pi bas-so nel cielo a seconda che

    sia inverno o estate, raggiun-gendo il culmine il 21 Giugno

    (Solstizio dEstate), quando ilgiorno ha la massima lunghezza

    rispetto alla notte, ed il minimo il21 Dicembre (Solstizio di Inverno),con la preminenza delle ore di buio.

    i simbolidiJeron

    Questo abbassarsi del sole sulloriz-zonte fino al Solstizio dInverno,immediatamente seguito dalla suaascesa, ha fatto in modo che findai primordi questo giorno venisse

    considerato come ildies natalis solis, il

    giorno della nascita del sole,e racchiudesse la speranza di un

    raccolto favorevole che origi-na dai rigori dellinverno.In tutte le antiche civiltil Solstizio dInvernoha rappresentato ungiorno di rinascita

    della natura; venivaquindi dedicato ai ritidi fecondit in onoredella Madre Terra alloscopo di sollecitare labenevolenza divina per unraccolto abbondante.

    natale

    Dallosservazione del Solstizio

    dInverno ha preso origine quelconcetto di rinascita che ha assuntopoi, presso gli antichi riti misterici, il

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    senso di un rinnovamento spirituale.Come la morte del seme nel terrenoinvernale far nascere in primaverala nuova pianta, in un perpetuo cicloattraverso il quale la natura rinnova

    se stessa rinascendo periodicamentedalle proprie spoglie, cos la mor-te iniziatica far rinascere luomonuovo. E loro filosofale che prendeorigine dalla materia grezza, lener-gia spirituale che determina la tra-smutazione, la vergine infecondatache partorisce il dio.Queste concezioni hanno determi-nato la celebrazione della nascita

    e della maternit attraverso unaserie di riti e liturgie le cui originisi perdono nel tempo. La memoria

    di questi riti, trasformata dal tem-po e dalle religioni, permane ancoraoggi nei simboli e nelle celebrazionidi Natale.

    lepietresolstiziali

    I Solstizi (solis statio: sosta del sole)

    rappresentano i punti in cui il solesi ferma ed inverte il suo moto,riprendendo a riavvicinarsi allEqua-

    tore celeste. Ad essi luomo ha fattoparticolare riferimento a partire dalSolutreano (15.000 anni A. C.), a cuirisalgono pietre di culto solstizialecon incisa una stella ad otto brac-

    ci, mentre numerosi dolmen sonoorientati sulla linea di levata del soleal Solstizio dInverno, in Vandea, inBretagna, in Irlanda ma anche nelMezzogiorno dItalia.A Naxtatum, la pi antica citt Mayaconosciuta, due templi servivano dapunti di osservazione per il tramontodel sole ai Solstizi dEstate e dIn-verno; similmente a Cuzco, capitale

    della civilt Inca, due pilastri situatiad est e ad ovest della citt segnano ipunti pi esterni in cui sorge e tra-monta del sole, con levidente scopodi determinare le date dei solstizi.Questa esigenza rispondeva a neces-sit legate ai ritmi dellagricoltura maben presto vi si associarono esigenzedi carattere religioso e spirituale, cheai Solstizi attribuirono ben diverse

    significazioni.Il sole del Solstizio dEstate, alla suamassima altezza, il simbolo del-

    el natalendanus

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    la fecondit, della forza vitale cheesplode originando la vita; quello delSolstizio dInverno parla invece dimorte e di rinascita, rappresentandolinizio di un percorso ascensionaleche porter al risveglio primaverile

    della natura.

    larimascita

    In quanto giorno di rinascita del sole,il Solstizio dInverno simboleggialinizio di un nuovo cammino, lumi-noso e fecondo; in nome di questaconcezione i re si facevano incoro-nare in questo giorno, in modo dalegare il proprio regno ad un auspicio

    di floridezza e serenit.A Natale furono incoronati CarloMagno, Guglielmo il Conquistatore,Ruggero II dAltavilla e nello stessogiorno re Art, secondo la leggenda,estrasse la spada Excalibur dalla roc-cia in cui era conficcata.Tutte le teogonie hanno divinizzatoi concetti di maternit e rinascitariferendoli al Solstizio dInverno, an-ticamente identificato col 25 Dicem-

    bre: in questo giorno nascono da unavergine Dioniso e Buddha, e ancoraMithra, Osiride e suo figlio Horus.Nei paesi scandinavi il SolstiziodInverno segna la nascita di Freyr,dio della fertilit figlio di Odino edi Frigg, mentre in questa data, piprecisamente dopo il tramonto del 20Dicembre, i Celti celebravano la festadella Madre Notte.

    Sotto questo aspetto il cristianesimo giunto buon ultimo. Appena nel IVsecolo, infatti, il monaco Dionigi ilPiccolo indic definitivamente il 25Dicembre, vecchia data del SolstiziodInverno, come data della nascitadi Ges Cristo, a significare liniziodi una nuova era di spiritualit perlumanit.In tal modo il Solstizio dInverno se-

    gna un momento di rinascita delluo-mo, che si rigenera con laiuto delCristo, al pari della natura, che inizia

    il suo annuale ciclo di rinnovamento.

    il presepe

    Ci che in alto analogo a ci che inbasso ed ambedue concorrono al com-pimento della cosa unica; con queste

    parole della Tabula Smaragdina,attribuita ad Ermete Trismegisto,si enuncia uno dei princi-pi fondamentali dellescienze occulte: lalegge delle ana-logie. Significache nelluni-cit delluni-verso esiste

    una stret-ta rela-zione framicro-cosmo emacro-cosmo,per laquale unevento chesi produca

    nel primoporta risultatinel secondo e vi-ceversa. Su questoprincipio antichissimosi fonda tutta la magiatradizionale; in base ad esso leantiche iniziazioni misteriche ripro-ducevano simbolicamente il percorsosalvifico che, su un piano superiore,

    avrebbe realizzato la rigenerazionedegli adepti; su di esso si basano,infine, i riti praticati dalle diverse reli-gioni, primo fra tutti quello relativoalla Messa cattolica, che attraverso larappresentazione dellUltima Cenarinnova simbolicamente lunione deifedeli col Cristo.La rappresentazione della Nativit al-tro non che la riproduzione in basso

    di ci che in alto comporta la rigene-razione dellumanit per cui, comeatto analogico, il Presepe ha una sua

    Nella foto:Lammasso stella-re del Presepe con,

    ai lati, le stelleGamma e Delta,dette gli Asinelli.

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    valenza che trascende la semplicerappresentazione sacra per assume-re forza attiva sul piano spirituale:far nascerenel Presepe il BambinoGes, durante la Messa di Natale maanche attraverso le semplici cerimo-

    nie famigliari, un passo verso lapropria rinascita interiore.E proprio in questo senso che

    va intesa la rappresenta-zione della nascita di

    Ges fatta a Grec-cio da S. Fran-

    cesco dAssisi,che non cer-

    to la prima,

    come co-munemen-te si crede,dato chegi nel1025 siraccon-ta di unPresepe a

    Napoli, nel-la Cappella

    di S. Maria alPresepe.

    I francescani,comunque, dettero

    notevole impulso, nel140, allarte dei figurari di

    presepi, che si svilupp a Napolia partire dal XVI secolo stimolata daS. Gaetano da Thiene.Ancora oggi la rappresentazione della

    Nativit in Italia molto diffusa. InPuglia sono famosi i Presepi viventi diOria, di Canosa, di Tricase, di Castri-gnano del Capo, di S. Maria di Leuca,ma lItalia piena di sacre rappresen-tazioni, da Grottammare a Rivisondo-li, da Pietralcina a Petrignano dAssisi,da Sassari a Busto Arsizio.Mentre questo accade, nel cielo diNatale splende la costellazione del

    Cancro. Al centro di questa costella-zione c un ammasso stellare per-cettibile ad occhio nudo che prende

    il nome di Presepe o Greppia. Aisuoi lati ci sono due stelline, Gammae Delta, che vengono chiamate gliAsinelli. Di questa formazione celesteparlano Eratostene (276 A. C.), Arato(315 A. C.), Eudosso (408 A.C.) e Pli-

    nio il Vecchio il quale scrive: Trovan-si nel segno del Cancro due piccole stelle,chiamate gli Asini, separate da un piccolospazio nel quale si scorge una nebulosachiamata Greppia.Forse propriovero che ci che in alto analogo aci che in basso.

    la Vergine

    Mentre nel cielo astronomico della not-

    te di Natale splende il Presepe, alloriz-zonte compare la costellazione dellaVergine, dando in tal modo riscontroalle antiche concezioni che vogliono laVergine in rapporto con la rinascita delSole al Solstizio dInverno.Secondo le logiche della tradizionela Vergine rappresenta la forza ge-neratrice della natura che consenteal seme di germogliare per dar vita,morendo, alla nuova pianta. Viene

    spesso raffigurata come la donnache schiaccia la testa del serpente,ad indicare la scintilla divina che nelluomo la quale, una volta susci-tata, sconfigge lenergia brutale dellamateria (il serpente, appunto).La Vergine viene spesso raffiguratada sola e con in braccio il Cristo, asottolineare la forza generatrice chedetermina la rinascita. E la stessa

    iconografia adoperata dalle civiltarcaiche per raffigurare la Madre Ter-ra; molte Vergini nere, assimilate allaMadonna dalla religione cristiana,altro non sono che precedenti rappre-sentazioni di questa forza vitale dellanatura, chiamata Nerthus dagli anti-chi popoli nordici, Bride o Belisamadai Celti e Demetra dai Greci.

    lalBero

    Nella tradizione lalbero espres-sione di ascesa, tentativo di unione

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    fra cielo e terra; in tal senso sim-bolo di tensione verso lalto e quindidi rigenerazione. Anche in questosenso vanno letti i significati relativiallAbete rosso con cui la tradizionenordica caratterizza la festivit di

    Yule. Decorato con luci e sfere dicristallo, che rappresentano le stellee i pianeti, lAbete rosso simboleggiala continuit della vita vegetale an-che attraverso laridit dellinverno,e va messo in relazione con lassecosmico eterno, simbolo di stabilite di equilibrio. Esso corrispondeallalbero Yggdrassil, lasse intornoal quale tutto si muove e la cui po-

    sizione segna il luogo dellecose immobili, la terra diAvalon,definendoquindi ilmondo

    dellessere in contrapposizione aquello del divenire.

    i doni

    Lantica usanza dei regali di Nataleha in s la funzione propiziatoria di

    un abbondante raccolto.Nella tradizione nordica i doni ven-gono portati da Santa Claus, corri-spondente a Thor, dio dei contadinidella mitologia scandinava, e identif-icato con S. Nicola, la cui festa cadenel primo giorno dello Yule. Pochigiorni dopo, nel giorno di S. Lucia,si svolge la festa della luce: in questaoccasione la ragazza pi giovane

    della famiglia (una vergine, natural-mente) si leva di buonora, indossauna veste bianca, mette sulla testauna corona fatta di ramoscelli dimirtillo e di candele accese e prepara

    unabbondante colazione inuna stanza vivacementeilluminata. Si tratta,palesemente, di una ce-rimonia analogica con

    funzioni propiziato-

    rie, che riproducein basso ci chesi vuole realiz-zare in alto: laMadre Terrache offre ipropri doni colritorno dellaluce.Identiche

    significa-zioni propiz-iatorie assumelusanza del

    Cenone diNatale, anchessamutuata dallatradizione nor-deuropea, doverappresenta uno

    fra i pi importan-ti eventi delle ceri-monie solstiziali.

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    Il Genio di Palermo il numetutelare della citt, il genius lociromano, antico protettore dei luoghifrequentati dalluomo. raffigurato come un uomo maturo

    dalla barba divisa, incoronato e ab-bracciato ad un serpente che si nutreal suo petto. La sua rappresentazio-ne pi nota la statua del Genio diPalazzo Pretorio, che si erge da unapiccola conca (simbolo della ConcadOro) sul cui bordo scritto il gicitato: Panormus conca aurea suos devo-rat alienos nutrit.In tutta la citt ne esistono altre sette

    rappresentazioni per un totlale diotto, di cui sei sono sculture (duedelle quali sono fontane), una un

    affresco di Vito DAnnae unaltra un mosaicoposto allingresso Cap-pella Palatina.I Giurati di Palermo

    ottennero nel 1489dal re il privilegio diutilizzare limmaginedelluomo col serpente,cio del Genio, comeloro stemma. Unostemma autonomo eindipendente da quellodellaquila che era il sigillo del Preto-re. Comincia cos la rappresentazione

    del Genio cittadino, acclamato anchenelle varie festivit come Eroe-Numerinnovatore di prodigi. (La Monica,

    il Genius loci

    di palermodigandolFo dominici

    Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit

    Palermo conca doro divora i suoi e nutre gli stranieri(Iscrizione sul bordo della conca del Genio di Palazzo Pretorio)

    Nello sfondo:Ledicola del Ge-nio del Garraffoo Palermu liGrandi

    Pagina a destrain alto: Il Geniodi piazza Rivolu-

    zione.

    in basso: Il Geniodella fontana diVilla Giulia.

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    2010).Il Genio divie-ne emblema diPalermo, perso-nificazione dellacitt, e simbolo

    laico dei cittadi-ni palermitani,di ogni origine,etnia e religione.Le origini del suosimbolismo sono

    quasi siscuramente pre-romane.Da una lettura dei miti tramandati daOvidio (I secolo a.C). e Pausania (IIsecolo d.C.) questa immagine simbo-

    leggiava il genius loci o la metamorfo-si della figura maschile.Come evidenzia Alberto Samon,il Genio di Palermo espressio-ne di una spiritualit popolareantica, che rimanda a conoscen-ze misteriche pagane ancora vivea Palermo in epoca rinascimen-tale.Gioca un ruolo fondamenta-le per la comprensione di tale

    simbolo la conoscenza ermeticaed alchemica conservata pare daalcuni monaci della vicina aba-zia benedettina di San Martinodelle Scale.Secondo linterpretazione diVincenzo Di Giovanni (XVIIsecolo-Scheda dellArchivio Bi-bliografico del Comune di Paler-mo) luomo barbuto e coronato

    rappresenta Palermo, il serpenteinvece Scipione lAfricano aiu-tato dai palermitani nella guerracontro i cartaginesi di Anniba-le; per riconoscenza Scipioneavrebbe donato alla citt unaconca aurea, ponendo al suocentro una statua raffigurante

    un guerriero che nutriva dal petto unserpente.

    Del Giudice nel libro Palermo Magni-fico ne Trionfi di Santa Rosalia, scrittoper il festino del 1686 (citato in La

    Monica, 2010), riferisce che la Concadoro,entro cui il Genio tiene i piedi,era stata dovitioso deposito della piliberale Amaltea, riferendosi al mitodella ninfa Amaltea, donatrice diabbondanza e della Sibilla, fondatrice

    della citt, che fu appellata Amal-thea.Sempre nel libro di Del Giudice, si

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    accenna che il Genio palermitano segreto, ha la stessa ricchezza diarcanidi divinit egiziane comeOsiride e Anubi e, come queste, uncompendiario simulacro.E evidente la simbologia pre-cristia-

    na che si riferisce a divinit ctonie(come la Sibilla); sono infatti eviden-ti gli elementi acquae terra: ilserpente sorge dalla medesima concaaurea dacqua/terra da cui sorge ilGenio, che vi immerge i piedi, a si-gnificare le radici dellalbero umanoe del corrispondente luogo che abita(la citt).Come nota Samon, la frase delliscri-

    zione del Palazzo Pretorio pu avereanche un significato esoterico diversoda quello profano che comunementegli si attribuisce. Esotericamente sipu dunque leggere tale iscrizionenel non nel senso divora i suoi figli enutre gli stranierima piuttosto con ilsignificato: il tempo divoratore dellecose che a lui soggiacciono ma riverisce ilparto straniero e immortale della mente,in modo che le opere degne di eterna vita,

    non soltanto non vengono divorate daglianni, ma piuttosto consumano e divora-no i secoli quando siano espressione diimmortalit e del DivinoLiscrizione lascia dunque intendereche il Genio in realt una rappre-sentazione di Crono/Saturno, di-vinit del tempo e dellagricoltura,divoratore dei propri figli e simbolo dipienezza e abbondanza.

    Lidentit del Genio con Saturno(corrispondente al Titano greco Cro-no) si legge anche in un manoscritto,della fine del XV secolo, custoditoalla Biblioteca Comunale di Palermo(Cfr. La Monica).Il Genio, secondo tale interpretazio-ne sarebbe dunque simbolo del ciclotemporale vita-morte-rinascita incui il tempo (Crono che si nutre dei

    suoi figli) consuma ci chesso stessogenera e rigenera, ci che esso stessoconsuma.

    La materiaprimadellal-chimia rap-presentata comeSaturno, che sia lelemen-

    to terra che ilpiombo da cuisi genera lorodella PietraFilosofale, ciola Sapienza.Secondo tale vi-sione alchemicala conca dorodi Palazzo Pre-

    torio, dove Sa-turno (piombo eterra) si bagna, dunque il vasoalchemico dellatrasmutazione,della morte(divoramento)del piomboedella sua rina-scita come oro

    dei filosofi.Il Genio dun-que un arcano,una rappresen-tazione Hiero-glyphica, nonnel senso dellascrittura egiziama nel signifi-cato, diffuso in

    periodo rina-scimentale, dianalogico, arcano, ermetico.Come nota La Monica, la figurapresenta alcune coincidenze icono-grafiche con diverse altre figure come:il Genio della Fortunaaragonese,Serapide-Sole, Giove, Esculapio, Igiea,Priapo col serpente, Bes, i1 Saturnozodiacale con louroboros; e inoltre

    con alcune divinit femminili orientali,con le immagini medievali della Ma-dre Terra che allatta a ciascuna mam-

    Nella foto:Il Genio delMosaico a Palazzo

    dei Normanni.Inizi del XIXsecolo.

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    mella un diver-so animale, tracui un serpente.Infine con lostemma civicodi Cammarata

    e con luomocon serpente diMonreale (conla differenzache il Geniopalermitanonon lotta controil serpentenemico, ma loabbraccia), ecc.

    Sempre DelGiudice (Cit.in La Moni-ca) dice che ilserpe per gliEgizi il gerogli-fico dei quattroElementi; attri-buito al Geniocome tale ecome pegno di

    favorevole Natu-raraffigura laperpetuit dellagloria.La simbologiadel serpente hadiversi signi-ficati: terra eacqua, fertili-t, rinascita e

    rinnovamento,e poi prudenza,

    lantagonista del sole, portatore diconoscenza associata alla forza fisica.Larchetipo del serpente nutrito dalGenio pu dunque rappresenta-re rinnovamento e trasformazionecreativa, oltre che essere segno di dicommistione con gli stranieri, chenella storia della citt furono fonte di

    commerci e fusioni culturali.Il serpente stato spesso attribuitoagli eroi come simbolo della loro im-

    mortalit, essi sono dunque partecipidel ciclo del vivente (si pensi allOu-roboros).Oltre al serpente, gli altri attributidel Genio sono la corona, il cane elo scettro; gli ultimi due compaiono

    per la prima volta con il Genio diVilla Giulia e poi nel mosaico dellaCappella Palatina. Sia il serpente chela corona, lo scettro e il cane sonoattributi di Asclepio.Il Genio della fontana di Villa Giuliarisale alla fine del XVIII secolo. Nel1778 il Senato palermitano incaricIgnazio Marabitti di scolpire unastatua del Genio con quei geroglifici

    ed emblemi ad essa corrispondenti(igeroglifici sono esoterici; emblemisono invece essoterici, Cfr. La Moni-ca, 2010.)Gli emblemi presenti nella statuadivulgano il significato le pubblichevirt della citt:- la prudenza (il serpente);- la regalit (laquila)- la fedelt (il cane).I significati esoterici (geroglifici) sono

    invece meno manifesti ed espressidalla presenza di due soli simboli:- la triscele con lincisionePanormitan;- il Genio.La triscele ed il Genio simboleggia-no il principio femminile e maschiledalla cui unione nasce lalchemicacongiunzione dei contrari.Il Genio dunque un simbolo civicoalchemico che sembracontrapporsi a

    quello cristianodi Santa Rosalia (pri-ma di S. Rosalia, il monte Pellegrino fuluogo di culto di Demetra, ma questa unaltra storia... o forse la stessa).Tale contrapposizione in realt nonesiste poich entrambi i numi tutelaridella citt hanno radici misteriche(dalgreco antico mystes, iniziato e dunqueesoterico) presenti da tempi remoti etestimoniate da numerosissime tracce

    nei simboli (geroglifici) che da secolicircondano i suoi abitanti e che ne co-stituiscono la radice culturale.

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    la medicina

    sacradipaolomaggi

    Perch toccato proprio a me?Intutti i tempi, questo angosciosointerrogativo ha attraversato la mentedegli uomini colpiti da una malattia,sia essa un male incurabile o un ba-nale seppur tormentoso acciacco.

    Pochi di noi realizzano che la veraeccezione non lo stato di malat-tia ma quello di salute, perch ilnostro corpo tende inesorabilmente,con maggiore o minore rapidit, a undestino di consunzione E, in tutti itempi, quando luomo non sa spiegar-si un fenomeno della natura, ricorre ateorie che coinvolgono prodigi, forzesovrannaturali e interventi divini.

    Per gli Egizi era Iside la dea della sa-lute, sebbene Horus, da falco qualera,proteggeva dai morsi di serpente e

    Thot, che aveva guarito locchio diHorus fatto a pezzi da Seth, si era

    ben meritato il titolo di protet-

    toredella vi-sta. Sekhmet,dea dalla testa di

    leone e dal carattere irascibile,seminava invece le pestilenza. Ma ipi sistematici assertori del ruolo de-

    Nella foto:

    Rembrandt;Lezione dianatomia.

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    gli dei nelle malattie furono i Roma-ni, sempre affascinati dalla possibilitdi avere un dio per ogni occasioneela medicina, con la sua molteplicit dipatologie ben si prestava alla creazio-ne di un piccolo Olimpo sanitario.

    Cos, accanto a divinit che si pren-devano genericamente cura un po ditutte le malattie, come Salus, Valetu-do, Igea, vi erano dei veri specialistiante litteram:divinit il cuinome ricor-dava le ma-lattie di cuisi occupava-

    no: Angina,Febris,Carna,Pomona,Fessona,

    Sca-bies,Pa-

    venta,

    Morbus.Anchegli deimaggioriavevanoovviamenteun ruoloin questo

    Policlinicodi divinit: cos

    a Giove era dedicatala testa, a Nettuno il petto, aPlutone la schiena, a Mercurio i piedi

    e a Venere, ovviamente, gli organigenitali.La divinit imprime nel corpodelluomo il suo marchio, la malattia.E questo marchio non potr esserecancellato da nessun altro uomo, a

    meno che questi non sia un uomosacro, un unto dal dio stesso. Luo-mo sacro il sacerdos, a volte ilsovrano, espressione di uninvestituradivina. Solo di rado la figura delluo-mo sacro sidentifica nella storia conquella del medico. Narra la leggendache i re di Francia possedessero ildono di guarire con il tocco dellamano la scrofola, la tubercolosi linfo-

    ghiandolare che colpisce i linfonodidel collo, soprattutto in et pediatri-ca. Ma cerchereste invano documentiufficiali attestanti questa regale prero-gativa, anche negli ambienti vicinialla Corte. Essa rimasta sempre nellimbo del qui lo dico e qui lo nego:la censura della medicina ufficiale hasempre fatto paura, anche ai re.In effetti, la medicina ufficiale, findallantichit, ha sempre storto il

    naso di fronte a tutto ci e ha cer-cato di razionalizzare le malattie,di ipotizzane una dimensione in cuivi fosse lo spazio per un interventoumano. Ha sempre cercato il modo dicambiare il corso dellevento mor-boso. Insomma la malattia, per lascienza di tutti i tempi, sempre stataa misura duomo o, meglio, a misuradi medico non fosse altro che per

    giustificare lonorario a fine visita.Cos il divorzio fra medicina sacrae medicina ufficiale, si consuma gidagli albori della civilt. Nella Romaantica Plinio definisce la medicinamagica come vana, ridicola e ille-gale (Nat. XXX1,4). Gli fa eco Cice-rone, che sostiene: Che cosa pu averein comune la medicina, di cui conoscola natura, con le divinit, di cui non

    sappiamo neppure le origini?(Nat. 2,26). Potrebbe un indovino valutare conmaggiore discernimento le caratteristiche

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    Foto sopra:Ferri chirurgicimedievali.

    Foto a fianco:

    I vasi sanguignisecondo un atlanteantico anatomico.

    di una malattia di quanto possa farlo unmedico?(Div 2,5). Chiamiamo al lettodel malato medici e non profeti o gli an-nunciatori di buona fortuna!(Div 2,3).

    A volte devono intervenire le Autori-t per opporsi alla medicina magica:

    Federico II che, come noto, non eramolto tenero, vieta lesercizio dellamedicina a chi sprovvisto di titolie se, per caso qualcuno viene sorpre-so a celebrare sacrifici notturni perscacciare i demoni o ad invocarli perturbare le menti sar condannato allaflagellazione sulla pubblica piazza.La massima espressione dellinter-vento della divinit sul corpo umano

    , ovviamente, la malattia mentale,lirruzione del dio nella parte pisacra delluomo. Malattia sacra per

    eccellenza dunque la follia, statopermanente di alterazione della men-te, ma ancor pi sacre sono quellepatologie in cui lirrazionale, il caos,irrompono imprevisti e improvvi-

    si in una mente lucida. Come

    lepilessia, una malattia cheancor oggi fa paura. Nei TreVangeli si parla di un ragazzo

    epilettico come di uno spiritoimmondo. Nel Medioevo lepi-lessia era un marchio dinfamiae ripugnanza. Limprovvisabrutalit e violenza motoriadelle crisi epilettiche giustifi-carono termini quali morbus

    astralis, morbus demoniacus,o caducus, a testimoniare laconvinzione che un qualcosa di

    misterioso e ultraterreno causas-se quelle terrificanti convulsioniche colpiscono in pieno benesse-re, come un fulmine a ciel sere-no. Da qui la consuetudine deiRomani di sospendere i comizise uno dei partecipanti fosse col-pito da un attacco epilettico (che,

    per questo ancor oggi anchedetto male comiziale). Menodrammatica nel suo impattosullimmaginario collettivo erala corea di Sydenham, il ballo di

    San Vito, assai frequente in era pre-antibiotica perch sequela di unin-fezione streptococcica. Per guarire, imalati, venivano portati nei santuaridedicati a San Vito, protettore dei

    danzatori.Unaltra categoria di malattie vistacome espressione del marchio divinosul corpo delluomo quella dellemalattie infettive. A iniziare dallalebbra. E questa una delle malattiepi antiche: ne abbiamo le tracce findal 2000 a.C. Anche in questo caso,dai primordi, si consuma lo scontrofra medicina sacra e medicina ufficia-

    le. Cos, mentre i medici egizi ten-tavano cure a base di antimonio, laBibbia definiva immondii lebbrosi e

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    suggeriva di allontanarli dalla comu-nit. Ma le altre grandi religioni nonerano meno crudeli nei confronti diquesti malati: tra i precetti di Mao-metto vi era quello di fuggire i leb-brosi come si fuggirebbe da un leone.

    Nelle societ asiatiche i lebbrosi ve-nivano abbandonati, anche dai lorofamiliari. Nella Spagna medievale ilebbrosi erano dichiarati legalmentemorti e i loro beni erano confiscati.E queste abitudini hanno resistito alungo: in Norvegia, fino al XX secoloi lebbrosi dovevano portare appesi alcollo campanacci affinch tutti fosse-ro avvertiti del loro arrivo. Peraltro,

    i lebbrosari sono stati attivi fino atutti gli anni 40 dello scorso secolo,finche si resero finalmente disponibilii primi antibiotici efficaci.Colpisce limmaginario collettivo lamalattia che lascia un segno visibile,un marchio, sul corpo, non solo la leb-bra, ma anche il vaiolo e il carbonchio.E dalle Americhe venne la sifilide, lecui tracce indelebili sul corpo ven-nero ritenute il castigo per una vita

    trascorsa nei peccati e nelle dissolu-tezze. Cos i Francesi la chiamaronomal napoletano, i Napoletani malfrancesee gli Inglesi mal spagnolo,finch Girolamo Fracastoro tolsetutti dallimbarazzo chiamandolasifilide (qualcuno sostiene che questonome derivi dasuis phylis, lamica deimaiali).E se la malattia punisce le colpe di

    un uomo, vere o presunte che siano,le grandi epidemie sono lespressionedellira divina contro unintera po-polazione. Le prime notizie di unagrande pestilenza che, nellanno 1000AC, colp i Filistei ci provengono, an-cora una volta, dalla Bibbia. Guardacaso, proprio in quellepoca i Filisteiavevano avuto la malaugurata idea disottrarre agli Ebrei lArca dellAlle-

    anza. Ovunque i Filistei si recasseronelle loro peregrinazioni di popolonomade, erano perseguitati da una

    terribile epidemia portata dai topi.Era facile capire che si trattava dellapeste bubbonica. La pestilenza ebbetermine solo quando i Filistei rese-ro lArca aiLevitici. Con

    lomaggio dicinque topidoro. E seb-bene Galeno,gi dai tempidei Romani,insegn chele epidemiesi contrasta-no evacuan-

    do le zonepi densa-mente abita-te, il popolocontinu ainvocare sanRocco, sanSebastiano e,in tempi pirecenti, sanCarlo Bor-

    romeo ma,soprattuttoorganizzareprocessionidi flagellantiper espiarecos i peccatiche avevanoattirato su diloro lepide-

    mia.Ma statasempre cosinconciliabilela contrap-posizionefra medicinasacra, che vedeva la malattia dominioincontrastato della divinit e dei suoisacerdoti, precluso ad ogni intervento

    umano, e quella medicina ufficialeche vedeva il corpo umano come unamacchina, un vero e proprio labo-

    Nella foto:

    La mandragora,dal Tacuinum

    sanitatis.

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    conciliavano questi due aspetti cosapparentemente lontani se non con-trastanti? Per queste culture la divini-t era vista come una sorta di grande

    medicodelluniverso cheagisce incessantemente

    sulla materia naturale.Dunque luomo degnodi comunicare con ladivinit colui che, nelsuo microcosmo, agisceanalogamente, facendosimodellatore e riordinatoredel mondo che lo circon-da, ma anche del corpoumano, se ammalato.

    Euna visione che nonespelle dalla scienza ilsenso del sacro, ma che,anzi, ne fa il suo motore,La medicina iniziaticaconsidera corpo ed animacome ununit inscindi-bile, perch il corpo iltempio dellanima e, sesoffre deve essere curato.In queste culture vi era

    grande spazio per il con-tatto fisico con il corpodel paziente, il suo polso,la sua fronte, per lascoltodel suo vissuto, per una ri-sposta alle sue speranze divita e di salute. Nellanti-ca ars curandi il medico sirapportava al malato nellasua interezza, senza crea-

    re quella lacerante frattu-ra tra malattia del corpoda un lato, vista comeoggetto di studio, e real-t esistenziale dallaltro,questa grande sconosciutache, tuttal pi roba da

    affidare al prete o al guaritore di tur-no. Le due realt erano un tuttuno: ildentro e il fuori, la malattia oggettiva

    e il malessere soggettivo, laffezionedel corpo e dellanima.Tutta roba da antiquariato sanitario?

    Bibliografia:

    A.P. Leca.La medicina

    egizia. EdizioniEssebiemme 2002.

    G. Penso.La medicina

    romana. EdizioniEssebiemme 2002.

    G. Penso.La medicina me-

    dioevale. EdizioniEssebiemme 2002.

    Epilessia. Da L.Bergamini. Ma-

    nuale di neurologiaclinica. Edizioni

    Cortina 1983.

    R.H. Gelber, T.H.Rea. Leprosy. Da:Mandell, Douglasand Bennetts prin-

    ciples and prac-tice of infectious

    diseases. ChurchillLivingstone. V

    edizione.

    W. Schreiber,F.K. Mathys.

    Infectio. EdizioniRoche 1987.

    G. Cosmacini.La qualit del

    tuo medico. Per

    una filosofia dellamedicina. Laterza

    1995.

    ratorio iatro-meccanico? Sappiamoche, fino al XVII secolo le scuoleiniziatiche sono state una fertile cullaper grandi medici e scienziati, basti

    pensare agli Esseni, ai medici Leviti-ci, ai Pitagorici, agli stessi Alchimisti.Le dottrine iniziatiche erano squisita-

    mente religiose ma, al tempo stesso,si avventuravano fra i segreti dellanatura e del corpo umano. Come si

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    dare, ma tutto deve avere:protezione, nutrimento,calore, amore. E lafase dellavere, sinoalla rottura delleacque, che alcunidefiniscono ilparadiso perduto.In chiave alche-mica loperaal nero, ossiala potenza

    che at-tende didiveni-re atto.LIni-ziato, col suobastone da pelle-grino, parte per la grandeavventura dello spirito.

    ilViaggioDal soffice, buio, silenzioso grembomaterno lessere umano esce al sonoro

    uotava beatamente, allargandole braccia e allargando le gambe.

    Viveva in una morbida conchiglia che loaccoglieva con dolce ed elastica tenerezza...Non doveva far nulla: un vero paradisoterrestre. Tutto gli era concesso. Non glirestava altro se non dimparare a giocare...Shh, comera divertente! Bastava quelgioco per dar la gioia di vivere!... Ma ilcrollo sopravvenne improvvisamente. Sen-za ragione alcuna, le pareti della conchi-glia sinturgidirono e si contrassero. Con

    furibonda determinazione la conchiglia losospingeva, lo costrimgeva ad avanzare:ma verso dove?(MassiMo costanzo:Il

    Nome di Dio)

    E la descrizione della vita uterinadel feto protetto dal ventre materno,suo silenzioso, tiepido, magico mondo,circoscritto per il suo benessere nellam-bito di unelastica placenta ove giunge ilmaterno sangue vibrante di tenero amore

    e dove vive la vita di adorato parassita(U. Gorel porciatti: Simbologia massonica).Qui nulla gli viene chiesto, nulla deve

    N

    in viaGGio

    verso la

    Grande operadialdo taVolaro

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    LEremita dei Ta-rocchi, luomo inviaggio che cerca

    la conoscenza, conla sola luce della

    propria ragione eappoggiandosi al

    bastone dellespe-rienza e della

    tradizione.

    luminoso mondo, ove vive lillusione dellIo,per essa combatte e spesso nuoce, sente

    stimoli, desideri, aspirazioni soventecontrastanti, vita questa ove deve

    dare per avere. (U. Gorelporciatti: op. cit.).

    In chiaveal-

    che-mica

    lopera

    al bianco,dove si

    verifica lin-tuizione delle

    caratteristichesottili della ma-

    teria e lavvicina-mento allo stadio

    di sublimazionecosmica. LIniziato in viaggio, portando

    con s quanto pu servire allo studioe allapprendimento, spargendo ilseme della libert, glorificando fede,speranza e carit sino a giungere aipiedi del Golgota.

    FinedelViaggio

    Alla fine del viaggio, luomo che hacompiuto proficuamente il cammi-

    no iniziatico di ricerca, se hacompreso si eleva alla terza

    esistenza, ove darsenza nulla avere;e cos il suo ciclo

    umano si chiuderin bellezza, avendo

    saputo nel suo vivereterreno elevarsi sinoalla luce dellIncreato.

    (U. Gorel porciatti: op.

    cit.). In chiave alchemi-ca lopera al rosso,

    lannullamento completo delproprio io e la rinascita a una

    nuova esistenza, come scriveL. Troisi nel suoDizionario

    Massonico. La nuova legge regna

    sul lavoro dei probi; la luce irra-diante dal Golgota, dove un giusto

    morto, abbandonato da tutti dopoche per tutti si era immlato.

    ilViaggiatore

    Guenon scrive ne LInitiationche iviaggi simbolici partono dalle tene-bre della profanit per andare versola luce; daltronde il simbolismo del

    viaggio non si limita allo sposta-mento nello spzio, ma guarda a queicambiamenti determinati nel sogget-to dalle esperienze ccumulate duranteil percorso, semprech finalizzati almiglioramento ed allevoluzione. Enon un caso che il grande viaggiodella vita inizi anchesso nelle tenebredel grembo materno e prosegua nellasonora luminosit del mondo, dove

    il soggetto libero di operare le suescelte. La vita,quindi, il primo fon-damentale viaggio delluomo che, sia

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    creato da Dio, che gli soffi nelle na-rici un alito vitale divino, sia creaturaterrena dotata di ansia di perfezione(Feuerbach) sia dio mancatochetende tuttavia ad eliminare la propriacontingenza per conseguire un valore

    assoluto (Sartre), in ogni caso un es-sere proteso verso una meta luminosadi trascendenza.Se le antiche religini adoravano il Solefecondo e la Madre Terra, entrambiallorigine della vita, in sostanza adora-vano la vita come espressione celeste dicui luomo grande protagonista. E daquestuomo noi ci attendiamo il com-pimento dell Grande Opera. Daltron-

    de questo fagottodi carne ed ossa allorigine di mae-stosi sistemi filosofi-ci, di mirabili operearchitettoniche, disublimi poemi, diopere dello spiritoe del pensiero diogni specie, anchese, purtroppo molto

    spesso, protago-nista di ogni effe-ratezza. Ed eccoloquestuomo, dotatodei cinque sensiche lo collegano almondo, che sono ivarchi tra se stessoe il csmo e lo fannopartecipe, sia pure

    piccola scheggia,delluniverso. Neconsegue che ilcammino iniziaticodi ricerca deve par-tire dalla rimozionedellaccumulo diincrostazioni, so-vrastrutture, aber-razioni che hanno

    obliterato e soffo-cato la sua ansia diperfezione.

    Nella foto:

    Pellegrini medievaliin unimmaginedellepoca.

    Quindi la Grande Opera iniziascrostando lo spesso strato di fangoche ha ricoperto luomo, successiva-mente lo considera nella sua dignit,discerne quelle parti vulnerabili at-traverso le quali iniziato linquina-

    mento, il contagio, linfezione, sinoalla putrefazione.Solo partendo dal suo anelito dasce-sa, quellanelito che gli ha fattosem-pre guardare il cielo dove ha colloca-to ogni tipo di divinit; solo partendoda quel suo stato verticale che lo erigenaturalmente e programmaticamenteverso lalto; partendo, se vi piace lafavolosa versione biblica, da quel sof-

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    fio divino lUomo pu traccare il suocammino iniziatico di ricerca dellaGrande Opera.

    ilmetodo

    Per affrontare questa via impervia

    egli deve abbandonare lo status men-tale consueto per entrare in unaltradimensione: quella degli uccelli, chepossiedono virt sconosciute agliuomini.Gli uomini infatti vivono nella trap-pola di leggi e convenzioni che sisono costruite; gli uccelli vivono se-condo la legge naturale, quella stessache fa ruotre la terra intorno al sole.

    Certo, credere una cosa e agireunaltra. Molti parlano come se fos-sero mare aperto mentre la loro vita acqua stagnante, e mai conosce-ranno le procelle dei tumultuosi statidanimo di chi si avvicina a nuove

    dimensioni.Al contrario, in questo viaggio, inquesta apertura di cielo, occorrerda un canto sollevare per la ricercail capo pi in alto delle cime dellemontagne, e dallaltro aggrapparela propria anima alle buie paretidelle caverne. Solo cos sar possi-bile tentare di soddisfare la sete delproprio arricchimento spirituale,

    lesigenza disublimazione;e sar possibilericercare lapropria giustacollocazionenel mosaico frapsiche e mon-do circostante.Solo cossar possibile

    realizzare lapropria catarsi,traghettando ilproprio Io neldifficile cam-mino dal mori-re al divenire.

    gliostacoli

    Passare da uno

    stato inferioread uno statosuperiore,risolvere lenig-ma del propriodestino, cono-scere la propriaorigine, vincerela paura dellamorte, per-

    correre tuttala strada deldare per avere

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    e giungere, infine, alla luminosa metadel dare soltanto, comporta una seriedi prove e sacrifici. Nelle iniziazionisimboliche liniziando affronta te-nebre, pericoli, paure che tendono adargli la sensazione della morte, ma

    nella vita pratica quali sono le provemaggiori che luomo incontra sa desi-dera passare ad uno stato superiore?Lalchimista impegnato nella ricercadella Grande Opera operava in solitu-dine rigorosa, per principio lavorava

    da solo.Scrive Joung in Paracelso come feno-meno spirituale: Colui che solitario,isolato dalla folla e non pu unirsi ad altriuomini, trover un amico interiore a cui siunir e che lo guider.Sappiamo qunto

    oggi sia rara e addirittura impossibilela solitudine, premessa necessaria alraccoglimento, alla meditazione, agliesami introspettivi e alle rif lessioni.Nella vita profana, necessariamentelegata alla sopravvivenza del corpo,

    la solitudine pressoch inesi-stente e questorappresenta il

    rimo grandeostacolo perchi intrapren-de il camminoiniziatico;uno ostacolovalicabile conpotente volon-t.Il secondogrande osta-

    colo, oggi, la mancanzadella globalitdelluomo.In origine lascienza eraunica, fino aquanfo si ope-r una scissio-ne fra cono-

    scenze volgari(essoterismo)e conoscenzeriservate agliiniziati (esote-rismo). Questadivisione com-port una na-turale selezionefra pensiero

    sintetico e pen-siero analitico(scientifico).

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    Localit Castel del MonteS.P. 234 km 17,00 ex S.S. 170 km 22,00 - 70031 Andria (Ba)

    Tel +39 0883 541914 - Mobile +39 3349170900 / 3668040546 - Fax +39 0883541741web: http://www.casteldelmonteparkhotel.it - e-mail: [email protected]

    Il complesso Park Hotel Castel del Monte comprende albergo, ristorante, salaricevimenti, american bar, piscina. Immerso in un luminoso ed esteso giardinocaratterizzato dalle specie della macchia mediterranea, da alberi da frutta eda essenze autoctone, integrato perfettamente con il paesaggio circostanteper offrire una sosta di piacere, lontano dal trambusto della citt. E vicinissimoa Casterl del Monte, visibile dal parco in tutta la sua imponenza.Il giardino, con piscina attrezzata, dispone di spaziosi gazebo per feste erinfreschi allaperto, a diretto contatto con la natura.

    PARK HOTEL CASTEL DEL MONTE

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    Per il pensiero sintetico le cose sonosignificanti, posseggono la causalit,hanno essenza propria; chi si muovenel suo ambito conosce il senso dellecose e vede gli altri brancolare comeciechi in un mondo che appare loro

    senza senso perch stato reciso ilcordone ombelicale che lo univa allacausalit. E la fine delluomo globalenei molteplici rapporti con se stessoe con la realt, la crisi del disegnounitario della natura, il tradimentodel senso mistico dellUniverso..Soltanto luomo globalepu cogliere ilsenso della Grande Opera, ma oggilindividuo stato fagocitato dal con-

    tingente, derubato del trascendente,ricattato dai bisogni effimeri, occul-tamente persuaso allinutile, distoltodallessere, sospinto verso lavere,vittimizzato da ogni ipocrisia; aquesti uomini che va il grido di Dan-

    te: Guai a voi anime prave, non isperatemai veder lo cielo.Ma anche qui una potente illumi-nata volont u vincere, perch lavia iniziatica pu sintetizzarsi nelleparole di Giovanni: Ben vi battezzo io

    con acqua, ma vien colui che pi fortedi me... Egli vi battezzer con lo SpiritoSanto e col fuoco(Lc 3,16)Il cammin iniziatico di ricerca dellaGrande Opera vuole il battesimo delfuoco, ossia prove tremende, dimo-strazioni inequivocabili dincrollabilevolont, superamento di ostacoliinsormontabili, sofferenze, rinunzie.Colui che supera tali prove luomo

    trionfante che sincammina verso lagrande avventura spirituale, luomoche va verso la dimensione divina,luomo che sinda.E in questo affare non vi sono nsvendite n sconti.

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    Il significato diSimbolo consistein mettere insiemeederiva dal greco - (sun-ballo), a

    sua volta compostodalle parole (ballo) metteree (sun) che equivale ainsiemee costituisce la radice diuna famiglia di parole che hanno ilsenso di comunione, di condivisio-ne di un medesimo stato.Il contrario di - (sun-ballo) - (dia-ballo) che,

    a sua volta composto dalle paroleattraversoe mettere,definisce ci che divide, separa,lentit fautrice di tutti i processiche conducono alla divisione di ciche unito, lattitudine alla visionedualistica del mondo che ne offu-sca la concezione unitaria, equi-librata ed armoniosa. Adamo edEva, cibandosi del frutto proibito,

    mutarono la loro percezione

    originaria,

    passando dalla visione unitariadegli inizi a quella frammentariadel mondo materiale, al molteplice,dove il bene e il male sono incontinua contrapposizione.Dunque il diavolo divide,

    il Simbolo unisce.Il termine , dal-tra parte, aggiunge unelemento di dinami-smo, di mobilit, di vi-talit alla realt staticadello stare insieme; ilSimbolo dunque unente dinamico, attivo,capace di riunire ciche separato, di radu-nare ci che sparso, dicombinare ci che etero-geneo.

    sim

    linGuaGGididaniel

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    Luomo primordiale instaurava conil mondo circostante un rappor-

    to che non si limitava allapercezione dei fenomeni

    attraverso i sensi cor-porei; a lui si pre-

    sentava invece unavisione viventedella natura e deisuoi fenomeni,pervasa da forzeed energie lacui percezioneinvisibile era lafonte di tuttoquanto esiste nel

    mondo materiale.A questa visione

    luomo arrivava invia naturale e

    spontanea, non attra-verso i sensi corporeima tramite sue facoltextrasensoriali.Facolt che non si sono

    estinte ma si sono sol-tanto assopite e posso-no essere ridestate.Questo stato di co-

    scienza gli permetteva di entrare incontatto diretto e di interagire conforze cosmiche, con le energie sot-tili permeanti la natura, con entitsovrasensibili che presiedono aifenomeni naturali.

    Quando lantico recepiva i fenome-ni della natura circostante, ricevevaattraverso i sensi corporei sensazio-ni a cui si accompagnavano altreimpressioni, sovrapposte a quellesensoriali, paragonabili a vibrantie vivide immagini. Ogni immaginecomportava un preciso significato,conforme alla natura: una rivelazio-neche si offriva alla comprensionedelluomo.

    Dunque le immaginiparlavano,

    oli:

    deGli deiagliano

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    con un linguaggio non umano; divi-no piuttosto. Perch quelle immagi-nierano la veste degli Dei, di Deiin perenne relazione con gli uomini.I messaggi, le rivelazioni, i segni,le sigle, costituivano una specie di

    codice attraverso il quale il mondosacro entrava in relazione col mon-do degli uomini.Ai discendenti di quellumanitprimordiale che ricevettero in ere-dit la Lingua degli Deitocc ilcompito di custodire e di trasmette-re, a quanti sarebbero venuti dopodi loro, loriginaria sapienza divina,sotto forma di simboli.

    Attraverso i simboli gli Dei parlano,il Principio parla, di s e di tutto ciche riconduce a s, delle leggi e ditutto ci che da s promana. Attra-verso i simboli si coglie il linguaggiodivino, attraverso di essi luniverso,la natura parla.Il Verbo, che parola ma ancorprima pensiero, e che in rapportoalluomo si manifesta e si espri-

    me per mezzo della Creazione,parla attraverso il Simbolo;attraver-so di essoil mondo,come effettodella parola di-vina, delloperadivina, si rivela.Tutto ci che

    esiste ha la suaorigine nelprincipiodivino enel pia-no di esistenza in cui questoprincipio si trova rappresenta-to; tutte le cose si concatenanoe si corrispondono per concorrereallarmonia universale.

    Tale corrispondenza il vero fonda-mento del simbolismo, e tutto ci chei simboli ci svelano simboleggia la

    realt di un ordine superiore. I sim-boli rivelano la corrispondenza tra lestrutture dellesistenza umana e lestrutture cosmiche. Luomo nonsi sente isolato nel cosmo; egli aperto a un mondo che, grazie al

    simbolo, gli diviene familiare.Le valenze cosmiche del Sim-bolo gli permettono di usciredalla sua situazione soggettiva, edi accedere a una comprensionedelluniversale. Il Simbolo svela lastruttura del reale e al tempo stessod un significato allesistenza umana;luomo prende coscienza della suaposizione nelluniverso, delle leggi

    cosmologiche, dei fenomeni dellanatura, e ne trae una regola di vita.Non si lascia portare da queste leg-gi, ma si sforza di vivere in confor-mit con esse.Ci che in basso come ci che inalto, e ci che in alto, come ci che

    in basso, per adempiere al miracolodella cosa unica.In tale principio

    della Tavola di Smeraldo trovala sua ragion dessere il Sim-

    bolo.E la legge di analogia, in

    virtdella

    qualeesiste un

    legame eduna precisa

    corrisponden-za tra tutte le

    cose create,visibili,

    tangibiliqui sulla

    terra ei loro modelli ideali, i loro

    archetipiviventi ed agenti insfere di esistenza superiori a

    quella terrestre. Lanello checongiunge tra loro queste realt

    inseparabili il Simbolo. Il Simbo-lo ha il potere di elevare, portare inalto la coscienza, innalzare da terra.

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    Il Simbolo presup-pone un passag-

    gio ad un altroordine: dalsensibile con-duce al so-

    vrasensibile.E il tramitetra luomoe Dio, ilcollegamento

    dellindividua-le alluniversale;

    esso adempie unafunzione mediatrice:

    lancia ponti, raduna

    elementi separati, collegail cielo e la terra, la materia e lospirito, riunifica ci che apparen-temente diviso.E occorre che luomo ponga at-tenzione alla propria costituzioneelementare, per arrivare a compren-dere che la sua composizione qua-ternaria identica a quella di tuttoci che esiste nel cosmo, di tutti glialtri esseri viventi, con i quali grazie

    a questa comunione pu sentirsifratello.Microcosmo nel macrocosmo,

    energia umana nellenergia cosmi-ca, luomo rivede i suoi doveri versomicrocosmo e macrocosmo.Dalla conoscenza di sestesso egli perviene,attraverso i simboli,alla conoscenza

    dellUniversoe quindi alcontatto conla divinit,che non qualcosadi estraneoe di ester-no a lui,ma la sua

    stessa essen-za, e non dilui solo, ma di

    tutto ci che compone il Creato.

    Il Simbolo va penetrato, introiettato.La comprensione dei simboli dipen-de dalla percezione diretta da partedella coscienza.

    Non si tratta di una conoscenza ra-zionale, ma di una intuizione dellacoscienza, anteriore alla riflessione.Allintuizione segue poi lelabora-zione dei significati intuiti.Lintuizione si verifica in particolarimomenti della vita, in cui allim-provviso afferriamo in un attimo lasoluzione di un problema complessoche ci ha assillato per mesi.

    Intuire deriva dai termini latiniintuse ire, e significa andaredentro, penetrare, entrare nellinti-ma essenza di ci che si vuole cono-scere, non limitarsi allosservazionedistaccata dallesterno.Attraverso il Simbolo si instaura trail soggetto conoscente e loggetto daconoscere una fusione, una sintesi,una simbiosi che fa crollare la separa-zione tra i due. Una sintesi che un

    intus-ire, un reciproco compenetrarsi.Il Simbolo non un soggetto passivo,ma la manifestazione esteriore diunentit spirituale vivente, che nelSimbolo si cristallizzata e che do-tata di un suo dinamismo, di una sua

    capacit di interagire.I Simboli vanno vis-

    suti e sentiti at-traverso i sensi

    interiori,che vannoaffinati,affinchsi possapercepir-li comeforzeviventi,capaci di

    trasforma-re la nostraanima.

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    Lspiritualizzazione dellamateria per di-scesa del Fuocoche deve essere guida-ta dallavolont.La volontsi trasformain forza purache agisce senzapassione e riporta

    alla vera vita glielementi inferiori.Luomo per trasmutareverso la sua dimensionespirituale dovr dunque purificarsidalle scorie sciogliendosi dai vincolidel cuore (cio le passioni incontrol-late).Allo stesso tempo deve essere comeacqua chiara e non mossa attraverso

    la quale si vede il fondo, i sentimentidevono risuonare liberamente nelluo-mo senza per che la sua volontpermetta a questi di renderlo schiavolegandolo al mondo fisico.Lo scopo di tale purificazione ilconseguimento di un distillato diacqua viva che mezzo per leleva-zione allesistenza spirituale.Ges stesso metafora del Vitriol

    poich con la croce nel cuore indicail seppellimento del seme/pietra nellaterra, da cui risorger a nuova vita.

    icona religiosa del Sacro Cuo-re di Ges, diffusasi a partiredal tardo medioevo nella religionecattolica, incorpora un importantesignificato ermetico-alchemico.Il cuore che Ges porta in mano sor-montato da una Croce e circondatoda fiamme corrisponde al simbolo al-

    chemico del Ferro(Crocus Martis):Il Ferro la forzadella volont uma-na, esso Solfoincombustibileallo stato fisso,dunque potenzadi dare forma a sestessi in quantoesseri spirituali.Il ferro presentenelluomo comune

    impuro, si ossidae non resiste allafusione. Esso deveessere dunque trat-tato con il Fuocoe con lAcqua erdivenire Acciaio.Il fiammeggia-re del CuoreSacro dunque

    la ignificazionedella Luce Astrale(Rubedo) cio la

    cristianesimo

    e alchimiadigandolFo dominici

    Sgorgherannofiumi diacqua viva.

    Vangelodi Giovanni.7, 37b-39a

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    Franco ardito - siMona ardito

    CaSTEL DEL MonTEilgremBodella Vergine

    Cstel del Mte un concentrato di applicazioni astronomiche, geografiche, matematiche e geo-metriche, un inspiegabile condensato di simboli, di segni, di formule. Si d per scontato che lo abbiafatto costruire Federico II ma si sa per certo che lImperatore non vi soggiorn mai. E assolutamen-te inadatto ad essere abitato e non ancora chiaro per quali motivi sia stato costruito n chi abbiainteso impegnare per la sua costruzione tanto denaro, energie e sapienza. E poi lacqua: nella vascamonolitica che era nel cortile, nelle cisterne sulle torri, nel pozzo sotto il castello, quasi a proteggereil visitatore come in un grembo...

    edizioni giuseppe laterzadi Giuseppe Laterzawww.giuseppelaterza.it

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    Hiram nome che si sente conti-nuamente ripetere in Massone-

    ria e addirittura la leggenda di Hiram parabola ricorrente e fondante lastessa maestria massonica.Se si considera, tuttavia, letimologiadella parola Hiram, diviene pi facil-mente comprensibile il motivo che ciporta ad occuparci cos spesso dellar-

    chitetto del Tempio di Salomone.Hiram parola ebraica di quattro let-tere e due radici. Infatti, la Chet(j) e

    la leGGenda

    di hiram abiffdirinoguadagnino

    lo Yud(y) forma-no la radice Chi,che significa vita,mentre una secondaradice,Ram, formatadalle lettereResh (r) eMm (m) rimanda a par-ticolari stati di elevazione.Hiram significa dunque Vita

    elevata, cio vita dello spirito e addi-rittura, rovesciando i termini,spiritodi vita. E abbastanza comprensibile

    Nella foto:Una ricostruzionedel Tempio di Salo-

    mone basata sullenotizie fornite dalleScritture.

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    spero (continua il compilatore del Mano-scritto) che tutti concederanno che quantopoteva essere utile nel nuovo mondo eracontenuto nellarca con No.Non trovando il segreto, i tre figli diNo sollevarono il cadavere del padre

    gi decomposto mettendo piede contropiede, ginocchio contro ginocchio, pettocontro petto, guancia contro guancia emano sul dorso e invocarono aiutaci opadreDi quale segreto depositario No?La rilettura di alcuni passi del Genesipu forse aiutarci.Quando il Signore - narra la Bibbia -vide la malvagit delluomo, si pent di

    averlo creato e decise di distruggerloinsieme a tutti gli altri esseri che popo-lavano la terra. Ma No trov graziaai suoi occhi. Allora il Signore invitNo a costruirsi, per scampare al dilu-vio, unarca di legno digofer, parola lacui radice, in ebraico, la stessa dellaparolagofritche significazolfo.No ospiter nellarca,oltre ai fi-gli e alla

    moglie,il ma-schio e lafemminadi ognispecieanimale.Egli uscir con isuoi dallArca dopo circa 12 mesi,una volta che il corvo si sia accerta-

    to del calo delle acque e la colombaabbia recato nel becco la prova dellanuova viridescenza della Terra.IlManoscritto di Graham dice che ilsegreto era nellarca, ma che i figli diNo non lo trovarono.Il racconto biblico, invece, prosegueprima con la descrizione dellarco-baleno o arco dellalleanza tra Dioe No, quindi con la maledizione di

    No contro suo figlio Cam e i discen-denti cananiti, forse proprio per averscoperto il segreto.

    che una tradizione iniziatica abbia adoccuparsi di Spirito pi che di altro.Ci premesso, vale forse la pena ri-cordare che il nome di Hiram citato,forse per la prima volta, circa a metdel Quattrocento, nelManoscritto di

    Cooke, un codice di comportamentoad uso delle Logge della Massoneriaoperativa. Relativamente tarda in-

    vece lasua apparizione

    nei documenti ufficialidella Massoneria speculativa,

    tanto da non apparire neppure allat-to di fondazione, il 24 Giugno 1717,nelle Costituzioni di Anderson. Appare

    invece nove anni pi tardi nel Ma-noscritto di Graham, cos detto

    dal nome del maestro dellaLoggia della quale facevaparte il compilatore.Nel documento si fa, tralaltro, riferimento ai trefigli di No: Sem, Cam

    e Japhet, dei quali dettoandarono alla tomba di No loro

    padre per cercare di trovare qualcosache li conducesse al segreto della virt chequesto famoso patriarca possedeva, perch

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    Nella foto:Andrea Pisano -Ubriachezza di No

    Tutto il segreto di No, del resto,sembra riassumersi

    in tre versettibiblici (Ge-

    nesi

    9:20-22)in cui detto

    che No, uomo diterra, piant una vigna e chebevuto del vino si ubriac e si scoprallinterno della sua tenda mentreCam, suo figlio e padre di Canaan,

    vide la sua nudit.Su questo episodio mi sembra assaiilluminante linterpretazione propostanel Sepher-ha ZoharoLibro dello Splen-doreche, com noto, uno dei testipi autorevoli e completi della Qaba-lah. Qui, si comincia col discutere tradue personaggi, Rabbi Juda e RabbiYossi, circa lorigine di questa vigna.Rabbi Juda sostiene che la vigna

    facesse parte, una volta, del giardinodellEden e che da questo ne fossestata scacciata, mentre Rabbi Yossisostiene che la vigna si trovasse sullaterra prima del diluvio e che Nolavesse sradicata per poi ripiantarla.Ora, abbastanza evidente che nellatesi di Rabbi Juda si parli della vignacome se si parlasse di Adamo ed Eva,altrimenti come si potrebbe scacciare

    una vigna? Quanto alla tesi di RabbiYossi, se vero che possibile sra-dicare le viti di una vigna per ripian-

    tarle, appare ben difficile poterlo farequando sia trascorso un anno cio pio meno il tempo in cui No rimasenellarca. Allora qui cominciamo asospettare che si tratti di una vignaspeciale.

    C di pi: nel giardino dellEden,da cui la vigna proverrebbe, secon-do Rabbi Juda, sappiamo esserciun fiume che serve ad abbeverare ilgiardino (Genesi2,10), ed grazie aquesto fiume che ogni cosa nasce. Nelsignificato cabbalistico dello Zohar,il giardino la sephirahMalkuth, chesignifica Regno o Terra, mentre ilfiume la sephirah Yesodche significa

    Fondamento.Il sospetto che non di una comune vi-gna si tratti ci viene anche dallosser-vazione che il versetto 9,20 del Genesi,in cui si dice che No inizi a piantareuna vigna, prosegue col versetto 9,21in cui si dichiara che No bevve ilvino. Sembrerebbe che No non abbiaquasi da aspettare tra il piantare e ilbere, ma la cosa pi interessante ilcommento di Rabbi Simeone nel gi

    citato passo dello Zohar: In questoversetto (Genesi9,21)si trova uno deisegreti relativi alla Saggezza. Quando Nosi propose di indagare sullerrore del primouomo, non certo nellintenzione di ripeterelo stesso errore, ma, al contrario, al finedi liberarne il mondo, egli non ci riuscsubito, allora schiacci i chicchi duva perproseguire la sua ricerca sulla vigna. Ma,non appena raggiunto questo scopo, si

    ritrov nudo e ubriaco.Insomma, apprendiamo che Nopiant la vigna per indagare sullerro-re di Adamo. E semmai ci siano an-cora dubbi che si stia parlando di unavigna e di un vino speciali, convieneascoltare ancora Rabbi Simeone: Ac-cadde qui come per i figli di Aronne che,noi lo sappiamo, bevvero vino sul monteSinai. Chi offr loro del vino in un tal

    luogo perch ne bevessero? Se ti passa perla mente che essi ebbero voglia di ubriacar-si di vino in un luogo simile, disingannati!

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    Per la verit fu del vino di No che essi siubriacaronoTornando alManoscritto di Graham,dopo No e i suoi figli si allude adun tale Betsaleel, personaggio la cuietimologia del nome ce lo indica

    assai vicino a Dio. Il santo segretoposseduto da Betsaleel, che il se-greto stesso della Massoneria (si dicenelManoscritto), si mantenne senzaperdersi nelle tenebre dellignoranzafinch, 480 anni dopo che gli Ebreierano usciti dallEgitto, nel quartoanno del suo regno, Salomone comin-ci a costruire la Casa del Signore.In tale opera (continua ilManoscritto)

    gli fu a fianco Hiram di Tiro, il figliodi una vedova della trib di Neftalie uomo colmodi sapienza e diintelligenza.Sin qui ilMano-scritto che (comeabbiamo visto)parlando di Hi-ram si riferiscesolo allartigiano

    e non ancheallaltro Hiramdi Tiro, il re checoncluse conSalomone untrattato commer-ciale inviandooperai e fornen-do oro e legnodi cedro per la

    costruzione delTempio.Dalla comparsadelManoscritto diGraham occorro-no sei anni per-ch la leggendadi Hiram appaianel rituale delterzo grado delle

    Logge londi-nesi, e ancoraaltri cinque anni

    perch trovi posto nella ristampadelle Costituzioni di Anderson. Siamonel 1738 e Anderson, sulla scia delManoscritto di Graham, sottolinea laperfezione raggiunta dalla Massone-ria grazie allintervento di Dio nella

    costruzione dellArca dellAlleanza edel Tempio di Salomone. Infatti Noprima, come poi Salomone, Hiram ele maestranze del Tempio furono sologli strumenti nelle mani del GrandeArchitetto dellUniverso. interessante osservare che nellaversione della leggenda di Hiramriportata nelle Costituzioni, i cinquetoccamenti della maestria sono la

    conseguenza della scoperta dellatomba e del cadavere di Hiram, cos

    Nella foto:Giacinto Brandi -

    No ubriaco, derisodal figlio Cam.

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    come, analogamente, nelManoscrittodi Graham, sono la conseguenza delsollevamento dalla tomba del corpodi No ad opera dei suoi tre figli. Inentrambi i casi si chiede alla sepolturadi rivelare un segreto.

    Esistono, naturalmente, molte versionidella leggenda, senza che ci deter-mini sostanziali variazioni di signifi-cato. Mi limiter perci a considerarequelle riportate nelManoscritto e nelleCostituzioni, cercando, ove possibile, diarmonizzarle tra loro sinteticamente.Narra dunque la leggenda che Hi-ram ogni giorno, dopo la pausa delpranzo, solesse ispezionare i lavori.

    Il Tempio era prossimo ad essereultimato, ma era intanto scoppiatauna controversia fra i manovali e imuratori per la differenza del salariopercepito. Per tacitare la lite, Salomo-ne e Hiram promisero che tutti sareb-bero stati pagati allo stesso modo, mapoi diedero ai muratori un segno chei manovali non conoscevano e chesignificava maggior salario, ritenen-do che fosse pi giusto che ognuno

    fosse retribuito secondo il merito enon secondo un astratto principio diuguaglianza. Fu cos che tre manovalisi nascosero nel Tempio per aggredireHiram ed estorcergli la parola segreta,con cui si poteva chiedere e ottenereun salario pi alto.Ma Hiram si rifiut di rivelarla e ten-t di fuggire. Inseguito sino alla terzaporta del Tempio, dopo essere stato

    colpito anche presso le altre due fuinfine ucciso. Gli assassini nascoseroprovvisoriamente il maestro mortosotto i calcinacci quindi, a mezzanot-te, lo recuperarono per dargli sepol-tura su una collina poco distante.Salomone, impensierito per lassenzadel suo architetto, incaric quindicibuoni Fratelli di cercarlo.Quando infine - continua la leggenda

    - il corpo di Hiram fu ritrovato, a chilaveva afferrato per sollevarlo dallafossa, come gi era avvenuto per No,

    Nella foto:Larchitetto Hiram

    - vetrata della chie-sa di S. Giovanni aChester

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    rest in mano la carne che ormai siveniva staccando da quel corpo in de-composizione, finch un altro fratellopens bene, per sollevare Hiram, distendersi sopra di lui passandogli unbraccio dietro la schiena. Lo sollev

    cos mano contro mano, guanciacontro guancia, piede contro piede,ginocchio contro ginocchio e manocontro schiena.Cos stando la leggenda, pur con tuttele sue varianti, appare comprensibilerintracciarne la fonte direttamentenel racconto biblico, magari unifican-do le due figure di Hiram nellunicafigura di Hiram architetto di re Sa-

    lomone o, pi semplicemente, comenelManoscritto di Graham, finendoper privilegiare lartigiano e figlio diuna vedova della trib di Neftali, ciodi un discendente di Giacobbe e diBila sua schiava. Cos fa il Vaillant,che in proposito scrive: La tradizionemassonica che si ricava dai rituali adottatida tutti i riti al terzo grado ebraica ()Nel secondo libro dei Paralipomeni, il redi Tiro fa dire a Salomone che Hiram

    un uomo intelligente, abilissimo; che haservito suo padre, che sa lavorare loro,largento, il bronzo, il ferro, le pietre, il le-gno e perfino la porpora, il giacinto, il finelino e lo scarlatto; egli sa ancora incideretutte le immagini e inventare quello cheoccorre per ogni lavoro. Ecco, senza dub-bio, ci che gli valsa la denominazionedi architetto, nelle tradizioni ebraiche e trai Liberi Muratori, malgrado le asserzioni

    rispettabilissime che non vogliono vederein lui che un fonditore di metalli.Sarebbe dunque inutile cercare al difuori ci che gi ampiamente con-tenuto nel racconto biblico. E quantoallepisodio del tradimento deglioperai, anche questo si troverebbenella Bibbia, essendo niente altro chela trasfigurazione dellepisodio dellaribellione dei tre levti, durante il pas-

    saggio degli ebrei nel deserto, dopo lafuga dallEgitto.Lepisodio della ribellione di Core,

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    Dathan e Abiron si sostanzia, infatti,delle parole che, nella Thorah, Mosrivolge ai ribelli: Non vi basta il fattoche il Signore, il Dio dIsraele, ha sceltovoi fra tutti gli altri israeliti? Vi concededi avvicinarvi a Lui, per prestare servizio

    nella sua Abitazione e per celebrare il cultoin nome di tutta la comunit dIsraele. IlSignore ha permesso a te, Core, e a tutti ifratelli levti di avvicinarvi a lui e voi orapretendete anche il sacerdozio?.Analogamente, i tre operai della leg-genda massonica, che pure, hanno ilprivilegio di lavorare alla costruzionedel Tempio, pretendono la maestriasenza averne diritto e la loro avidit e

    superbia li spinge al delitto.Restando nellambito di una interpre-tazione che vede nellHiram biblico lafonte principale della leggenda, di uncerto interesse la posizione assuntadal Goons, membro dellaPhilalethesSociety, che, dopo aver dichiarato chela storia della costruzione del Tempiodi Salomone fu allargata, a partiredal racconto biblico, in modo libero efantasioso sino a diventare unallego-

    ria, finisce con lazzardare lipotesi,recando numerose prove, che Hiramre di Tiro sia stato membro operativodella potente gilda dei muratori fenicii quali, com noto, parteciparono inmodo rilevante alla costruzione delTempio di Salomone.Conforta in tal senso (secondo ilGoons) sia lambizioso programma dicostruzioni che, secondo storici come

    Menandro, Giuseppe Flavio ed Ero-doto, avrebbe contraddistinto il regnodi Hiram, sia la concreta realizzazio-ne a Tiro, e nello stesso periodo, dimolte opere, secondo quanto ne scriveilDizionario di lingua inglese per linter-pretazione della Bibbia: Fu Hiram, con-temporaneo di David, che port Tiro allafama. Lantica Tiro sulla terraferma, eglila fortific fortemente con mura sviluppan-

    ti quindici miglia di circonferenza. OraHiram costruisce la nuova Tiro includen-do le isole sparse per un mezzo miglio sul

    mare fino a comprendere unarea di duemiglia e mezzo di circonferenza. Allestre-mit nord due moli di pietra di circa centopiedi a parte, si estendevano a est e a ovestper settecento piedi. Questi con la lineacostiera abbracciavano unarea (il porto

    di Sidone) di 70.000 yarde quadrate.A sud un porto simile(lEgiziano) di80.000 yarde quadrate era racchiuso daun vasto lungo 200 yarde e da unfrangiflutti largo 35 piedi elungo quasi 2 miglia.I due porti eranouniti da uncanale

    cheattraversavalisola. La cittcrebbe in file di case,giardini, frutteti e vigne e fu ab-bellita dal nuovo e splendido tempiodi Melkarth, dal palazzo reale e da unagrande piazza per le assemblee naziona-li.In base ad altre fonti, peraltro meno

    documentate (osserva il Goons) inquesto stesso periodo sarebbero statecostruite, oltre ad elevate fortifica-

    Muratori alla

    costruzione delTempio - medagliamassonica.

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    zioni, case di abitazione ancora pialte di quelle dei Romani e per giuntadotate di riscaldamento a vapore, eancora: depositi dacqua, fognature, eun tempio della dea Astarte che servdi modello alla costruzione del Tem-

    pio di Gerusalemme. Inoltre, secondoil Goons, ancora oggi sarebbe visi-bile uno dei grandiosi moli del

    porto costruito da Hiram.Da tutte queste pre-

    messe il Goonstrae la con-

    vinzio-

    ne

    cheHiram potes-

    se far parte dellagilda dei costruttori

    e che magari suo padre,il re Abibaal, lo avesse messo

    a mestiere nella corporazione deimuratori, il solo luogo dove avrebbepotuto ricevere uneducazione degnadi questo nome. Infatti, in questa et

    della storia, solo la gilda dei costrut-tori deteneva conoscenze di mate-matica, di geometria, di meccanica e

    di topografia. Del resto egli osserva:contrariamente a ci che credono alcuniscrittori di storia, nessun faraone egizianoo satrapo persiano, ancor meno il capo diuna piccola citt-stato, poteva arbitraria-mente ordinare od obbligare a dei lavori

    una gilda potente si deve supporreperci che(Hiram) il principe coronatofosse un capo tra i costruttori, un maestroprogettatore?A giudizio del Goons la risposta alladomanda non pu che essere affer-mativa, altrimenti Hiram, divenutore di Tiro, non avrebbe potuto man-dare prima a David poi a Salomoneoperai specializzati per la costruzio-

    ne del Tempio, ci che invece avreb-be potuto come maestro della corpo-razione di TiroA dir la verit, la tesi del Goonsconvince poco, vuoi per la sua spre-giudicatezza, vuoi per limpostazioneilluministica che la sottende.In tuttaltra prospettiva, che non siaquella di rintracciare le fonti della leg-genda di Hiram nel racconto biblico,si colloca Flavio Barbiero, archeologo

    e autore, tra laltro, diLa Bibbia senzasegretiedito da Rusconi.Premessa di tale diversa interpretazio-ne sono le ricerche archeologiche dalui effettuate sulla montagna di HarKarkom: Har Karkom una montagnasacra situata tra il deserto del Negev e ildeserto Paran nel Sinai israeliano. Miglia-ia di strutture abitative, innumerevoli luo-ghi di culto, 40.000 incisioni rupestri ed

    altre strutture sacre e profane, per un totaledi oltre 1200 siti archeologici, testimonia-no oltre ogni possibile dubbio che questomonte era un luogo sacro nellet delbronzo, quella dellEsodo biblico. ()Neicircoli scientifici ed esegetici, nonostantecomprensibili resistenze()si sta facendoormai strada la convinzione che si trattiproprio del biblico monte Sinai() Lericerche ad Har Karkom si effettuano con

    in mano la Bibbia e stimolano di rimandoricerche sul significato della Bibbia stessa,se sia cio unopera storica o unopera

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    essenzialmente allegorica, come vorreb-be lesegesi moderna () Inizialmentetale analisi era intesa ad approfondire levicende del popolo ebraico maturateallombra del monte sacro. Maben presto si focalizzata

    sulle vicende di una fa-miglia che di questomonte si ritenevala legittimaproprietaria eche non cessmai di fre-quentarlo insegreto, im-pedendone

    laccesso achiunquealtro: lafamigliasacerdotaledi Gerusa-lemme.Forte diquesta pri-ma scoperta,il Barbiero

    se ne concedesubito unaltra ri-guardante le originistesse della Massoneriae della leggenda di Hiram.A suo parere, la tesi pi accreditatain ambito scientifico circa loriginedella Massoneria da corporazionidi scalpellini e muratori non ha nfondamento razionale n base storica.

    Tutti i rituali massonici - egli osserva- da quelli della Massoneria azzurra aquelli del Rito scozzese, cominciandodalla leggenda di Hiram, non trova-no riscontro nelle vicende bibliche,n appare verosimile che tali ritualisiano la libera invenzione, in epocamoderna, di fatti reali descritti nellaBibbia. Pure, egli ammette, in tuttiquesti rituali si trova sempre qualcosa

    che con la Bibbia sembra avere au-tentica familiarit. La spiegazione semplice: la storia della Massoneria

    altro non per lui che la storia dellafamiglia sacerdotale di Gerusalemme:La Bibbia racconta la storia del popolo

    ebraico. I rituali massonici si riferisconoa tuttaltra storia. Essi ripor-

    tano soltanto avvenimenti

    che avevano rilevanzaper la famiglia sacer-

    dotale di Gerusa-lemme e la cui

    descrizione innessun modopoteva essere

    ricavata dal-la Bibbiastessa. Si

    tratta diepisodi chesi inseri-scono inmanieraappropriata

    nella storiabiblica e che

    spesso vi sonocitati espressa-

    mente, ma nei ri-

    tuali sono narraticon una quantit di

    informazioni che nonsono presen