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GEOTERMICA MARITTIMA IDROELETTRICA EOLICA SOLARE FOSSILE energia GASSOSA NUCLEARE sviluppo e ambiente E Q UILIBRI Periodico trimestrale del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati - Registrazione Tribunale di Roma - n. 374/89 del 21/06/1989 Anno XXII - Numero 71 - luglio/settembre 2011 - Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Roma 71 QUALE SARÀ L’ENERGIA DEL FUTURO?

Quale sarà l’energia del futuro?

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Alla domanda che dà il titolo a questo numero della rivista Equilibri del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (Coou) risulta difficile dare una risposta secca e univoca. L’affondo del nucleare segnato con il disastro recente di Fukushima ha portato i paesi ad affidare il proprio fabbisogno energetico soprattutto agli idrocarburi, quali gas naturale e petrolio, piuttosto che alle fonti rinnovabili.

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G EOT E RM I C A

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G EOT E RM I C A

MAR I TT IMA

I DROELETTR ICAE O L I C ASOLARE

F O S S I L E

e n e r g i aGASSOSA

NUCLEARE

INDICE

Periodico trimestrale del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati

Registrazione Tribunale di Roma n. 374/89 del 21/06/1989

Direttore Responsabile:Paolo Tomasi

Anno XXIINumero 71 luglio/settembre 2011

Direzione, redazione, amministrazione: Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati Via Virgilio Maroso, 50 – 00142 Roma

Progetto grafico e realizzazione:eprcomunicazione Via Arenula, 29 – 00186 Roma

Stampa: PoligrafPomezia – Roma

Stampato nel mese di dicembre 2011

EDITORIALE 3Un buon menu energetico fa crescere meglio

PRIMA PAGINA 4Una segnaletica comuneper la road map dell’Europa

FORUM 6Italia: L’atomo fuggente.Alla ricerca del giusto mix

CONFRONTO 12Serve uno sprintper la corsa all’oro green

I conti in sospeso del post-nucleare

AZIENDE 16Se l’eolico ha il vento contro

Il sole, coinquilino ideale

Fossile e sostenibile? Ora si può

L’energia dal cuore della Terra

Dighe aperte all’energia sostenibile

DALL’ESTERO 27“Sauber, aber teuer” – “Pulito, ma caro”

STORIE 29Gli adolescenti e l’ambiente

Adolescenti e “igiene ambientale”

La Pediatria per l’ambiente

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ITALIA: L’ATOMO FUGGENTEAlla ricerca del giusto mixFULVIO CONTI Amministratore delegato di EnelENRICO LETTA Deputato, segretario generale di ARELSTEFANO SAGLIA Sottosegretario con delega per l’Energia al MISEPAOLO SCARONI Amministratore delegato di Eni

ASPENIA. La combinazione fral’instabilità mediorientale e l’im-patto di Fukushima potrebbemodificare alcune componentiessenziali del mix energetico.Almeno in teoria: come potrebbeessere impostato un nuovo mixenergetico efficiente?

SCARONI. Il disastro giapponese haportato, sulla scia dell’emotività, arivedere il ruolo del nucleare nell’am-bito del mix energetico, rivalutando ilgas. Basti pensare che il Giappone stautilizzando il gas naturale per coprireil 40% del fabbisogno prodotto dalblocco delle centrali nucleari e chegià a 48 ore dal terremoto il governotedesco ha disposto la chiusura di 7vecchie centrali nucleari e il primoministro Putin ha ordinato di verifica-re lo stato delle centrali nucleari russegià immaginando di sostituire la loroproduzione con gas. Il gas si confer-ma quindi una fonte chiave nel mixenergetico. Anche lo shale gas avràun ruolo importante per aprire unanuova strada per l’approvvigiona-mento energetico in questo momen-to particolarmente delicato.

LETTA. L’impatto di Fukushima è piùpsicologico che reale. Anche a causadelle eterne indecisioni del governoitaliano, il rientro del nostro Paese nelnucleare sarebbe stato comunquelungo e accidentato. A ben vedere,inoltre, neanche l’instabilità medio-rientale e le fibrillazioni del NordAfrica – benché fenomeni rilevanti eforse epocali – cambieranno, nelprofondo, la sostanza dei nostri pro-blemi. La verità è che il mix energeti-co dell’Italia non potrà che esserecomposto, per molti anni ancora, dagas e dalle nuove tecnologie rinnova-bili. È su questo duplice binario che

dobbiamo concentrarci e agire condecisione.

CONTI. Come ho sempre sostenuto,un mix efficiente di generazione elet-trica deve basarsi su tutte le fonti pri-marie e su tutte le tecnologie disponi-bili, nessuna esclusa.La crescente fame di energia dei Paesiemergenti ben difficilmente potràessere soddisfatta senza il contributodella fonte nucleare. In tutto il mondo

l’elettricità, la forma di energia piùefficiente, versatile e semplice da uti-lizzare, sta conquistando semprenuovi campi di impiego: dai sistemi diriscaldamento/raffreddamento degliedifici alla mobilità elettrica. Nuovi usiche richiederanno una maggiore pro-duzione di energia elettrica e che inprospettiva andranno più che a com-pensare la riduzione dei consumidovuti all’ottimizzazione dei processidi generazione, distribuzione e consu-mo finale. Per quanto riguarda ilmondo occidentale, faccio notare chese da un lato la Germania sembraintenzionata ad avviare un gradualeabbandono della generazione dall’a-tomo (ma non del carbone), il mini-stro dell’Energia del governo Obama,Stephen Chu, ha ribadito la necessitàdi potenziare e ammodernare il parconucleare statunitense. Nella convin-zione che lo sviluppo delle fonti rin-

novabili, che pure il governo america-no sostiene con grande impegno,non potrà essere sufficiente a rispon-dere alla necessità di ridurre la dipen-denza dagli idrocarburi e abbattere leemissioni clima-alteranti. Un parerecondiviso dai governi di Francia eGran Bretagna.

SAGLIA. Alla luce dei recenti avveni-menti internazionali, dalla crisi libicaa Fukushima, prevediamo una cresci-ta doppia di quella prevista per ilsolare fotovoltaico. Inoltre, al centrodella politica energetica tornerà il gascon i problemi legati all’incertezzadell’approvvigionamento.

ASPENIA. Il prezzo del petroliocontinuerà ad aumentare? Siamoin una fase strutturale di aumenti?Quanto pesano gli aspetti specula-tivi e quanto invece il cambiamen-to della domanda e dell’offerta? Èancora ragionevole adottare unafascia di oscillazione dei prezzi?

CONTI. L’esperienza ci ha insegnatoche è difficile fare previsioni a brevetermine sul prezzo del petrolio e nonè semplice discriminare il peso dellacomponente speculativa sul costo delbarile. Certamente il perdurante qua-dro di instabilità che caratterizza iPaesi del Nord Africa, del MedioOriente e del Golfo Persico crea incer-tezza e volatilità del prezzo del greg-gio, che è direttamente legato allaspare capacity dei Paesi OPEC. È poiimportante che nel mercato dei deri-vati venga fatta una chiara distinzionetra i reali produttori, shippers e buyersdi prodotti petroliferi, che usano iderivati come assicurazione della sta-bilità del prezzo, e coloro che, invece,senza commerciare fisicamente taliprodotti, sono eventualmente in

Il ministro dell’Energiadel governo Obama haribadito la necessità dipotenziare e ammoder-nare il parco nuclearestatunitense.

(*)

AspenInstitute

Italia

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grado di influenzare il mercato concomportamenti puramente speculati-vi e quindi controproducenti. Nellungo periodo, tuttavia, non possia-mo che attenderci una crescentepressione sui prezzi del petrolio, datala rapida crescita della domanda ener-getica primaria globale: +47% nelperiodo 2008-2035, secondo lo sce-nario inerziale dell’InternationalEnergy Agency, con un ruolo determi-nante dei Paesi BRIC (Brasile, Russia,India e Cina) soprattutto Cina e India.

LETTA. L’andamento dei prezzi delpetrolio è determinato più da fattorispeculativi e da questioni geopoliti-che che non dal mercato. Quest’ultimo non è “corto”, la capa-cità di petrolio a livello mondiale èben superiore alla domanda, consignificativi volumi non utilizzati. Mirisulta che nel mese di aprile la capa-cità inutilizzata mondiale abbia rag-giunto i 6 milioni di barili al giorno,con una domanda che si attesta sui90 milioni di barili. Non dimentichia-mo che le quotazioni europee risen-tono anche degli andamenti del cam-bio euro/dollaro. La crisi in Libia nonha messo in discussione la sicurezzadelle forniture italiane, ma le ha

esposte a maggiori pressioni specula-tive, attuate anche dagli altri Paesiproduttori. Gli analisti internazionaliprevedono per il 2011 oscillazioni delBrent tra i 95 e i 120 dollari al barile,ma come già si è verificato in passa-to non sono pochi i possibili eventiesogeni in grado di vanificare le pre-visioni sull’andamento dei prezzi.

SCARONI. Il prezzo dell’energia nondipende unicamente dalla crisi inter-nazionale ma da uno scenario piùcomplesso che riguarda anche la pre-visione di una crescita di domanda digas del Giappone. Dopo lo stop delnucleare, è quindi ipotizzabile unaumento dei prezzi del gas.

ASPENIA. Il governo ha appenaabrogato le norme che avrebberoconsentito al nostro Paese di tor-nare al nucleare: come valuta

questa decisione? È uno stoptemporaneo o una rinuncia defi-nitiva? Pensa che il nucleare servaall’Italia? Perché? E non sarebbecomunque troppo costoso?

SAGLIA. Con l’emendamento intro-dotto nel decreto sviluppo viene difatto bloccato il nucleare poiché ven-gono eliminate le norme principaliper realizzare gli impianti. Nulla vietaal parlamento di fare un’altra leggema non credo sia possibile in questalegislatura. Ci siamo presi di fattouna pausa di riflessione poiché ce lochiedeva l’opinione pubblica. Restoconvinto che la tecnologia nuclearesia quella che maggiormente possarisolvere i nostri problemi di approvvi-gionamento energetico.

CONTI. Mi auguro che, a seguitodelle necessarie valutazioni condot-te in ambito internazionale sugliesiti degli stress test che l’UE hadeciso di condurre sugli impiantinucleari degli Stati membri, l’Italianon scelga la strada della rinunciadefinitiva. Sulla necessità per l’Italiadi disporre di una quota di produ-zione da fonte nucleare non hodubbi, non fosse altro che per ridur-

L’energia nucleare in Italia non ha avuto vita facile: le quattro centrali presenti sono state attive tra il 1963 e il 1990. Rifiutata col referendum del 1987, è tornata al centrodel dibattito fra il 2005 e il 2008, per essere messa definitivamente al bando con il referendum abrogativo del 2011.

Ci siamo presi di fattouna pausa di riflessionepoiché ce lo chiedeval’opinione pubblica.

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tando ai dati ufficiali di Terna al31 dicembre 2010 gli impiantidi produzione elettrica presen-

ti nel nostro Paese hanno una poten-za lorda di circa 110.000 MW (erano105.186 MW a fine 2009). A fronte diciò, il picco massimo dei consumi mairegistrato nel nostro Paese ha sfioratonel 2007 i 57.000 MW (nel 2009 èstato invece di 51.873 MW). In pocheparole, la potenza elettrica installataoggi in Italia è pari al doppio del con-sumo massimo di cui abbiamo biso-gno. Il problema dunque oggi nonderiva dalla necessità di nuova ener-gia, ma di un’energia diversa, capacedi diminuire la nostra dipendenzadalle risorse fossili e capace di inqui-nare di meno.La gran parte dell’energia (cioèl’86%) che soddisfa la domandainterna, viene prodotta in Italia. Ilmotivo per cui importiamo energia,pur avendo a disposizione impianticapaci di soddisfare anche quest’esi-genza, è dettato solo da ragioni diconvenienza economica: acquistandoil surplus non utilizzato dell’energiaprodotta soprattutto (ma non esclusi-vamente) in Francia con le centralinucleari, si risparmia moltissimo.La produzione elettrica derivante dacentrali termoelettriche in Italia èormai per circa la metà garantita dalgas naturale. Importante (e preoc-cupante per le emissioni in relazioneai cambiamenti climatici) la quotadel carbone attestata all’11,9%. Lascelta del nucleare, su cui gli italianihanno dato una risposta inequivoca-bile, secondo alcuni era supportatadalla lettura di questi dati, cioè dallanecessità di superare questo quadroper diminuire la dipendenza energe-tica dall’energia fossile. Il problemada risolvere era posto correttamen-te, ma sbagliata era la risposta.

Molte analisi internazionali oggi atte-stano la possibilità entro qualchedecennio di un mondo alimentatosolo da energie rinnovabili. Alcune diqueste analisi sono di carattere globa-le, altre trattano scenari più ristretti,ma tutte si basano sull’applicazione diconoscenze e tecnologie già oggiconosciute ed esistenti, niente dunquedi virtuale. Molto completo è lo studiodel WWF Internazionale che nel feb-braio 2011 ha pubblicato “The EnergyReport”con cui si documenta la pos-sibilità di avere al 2050 una rispostapositiva in termini di energie rinno-vabili al fabbisogno energetico mon-diale, tenendo conto anche dell’au-mento della domanda provenientedai consumi dei Paesi in via di svilup-po. Altri, in modo forse ottimistico,hanno sostenuto che quest’obbietti-vo è addirittura raggiungibile entro il2030: Mark Delucchi, dell’Universitàdi California Davis, e Mark Jacobson,della Stanford University, sostengo-no infatti che non è più un problemadi soluzioni tecnologiche, ma solo

d’investimenti e volontà politica. Diparticolare interesse è poi il rapportodell’Istituto di Ricerca McKinsey com-missionato dall’European ClimateFoundation e presentato nell’apriledel 2010 che documenta la possibi-lità per l’Europa di avere un sistemaelettrico al 100% interamente “car-bon free”, cioè generato da fontirinnovabili, sempre entro il 2050,

con un risparmio economico assolu-tamente significativo dovuto altaglio delle importazioni di combu-stibili fossili.È di tutta evidenza che i problemi digovernance per una strategia cheporti a tali risultati sono enormi, mala strada è obbligata se si vuoledare credito (e come non si potreb-be?) alle analisi degli scienziati ditutto il mondo che denunciano chese non s’invertirà il crescente livellodelle emissioni di gas serra, la com-promissione dell’equilibrio climaticodel pianeta provocherebbe danniincalcolabili.A fronte di ciò, alcuni continuano asostenere la bontà della sceltanucleare che, senza mettere indiscussione il modello di sviluppoormai globale, diminuirebbe le emis-sioni. In realtà i conti economici nontornano: il nucleare ha sempre ilbrutto difetto di non comprendereuna serie di costi che ricadono sullacollettività (come ad esempio quellidella dismissione delle centrali). Giàoggi molti studi internazionali atte-stano che gli investimenti nel campodelle fonti rinnovabili hanno ricavi amedio e lungo termine addiritturamaggiori rispetto alle fonti fossili euna corretta analisi del nucleare evi-denzia poi come questo sia addirit-tura meno conveniente delle fontifossili. A tale proposito uno studiodella Fondazione per lo SviluppoSostenibile, comparando sette studiinternazionali, ha documentatocome il costo medio di produzionedelle nuove centrali a gas sia di 61euro/MWh pari al 16% in meno delcosto medio del kilowattora prodottodalle nuove centrali nucleari.Insomma, referendum a parte, ilnucleare si è dimostrato essere unbluff e non a caso sono molti di più gli

Il futuro è dunque nellerinnovabili e l’Italia hamarcato negli ultimi an-ni risultati importanti.

Serve uno sprint per la corsa all’oro greenGAETANO BENEDETTO Direttore Politiche Ambientali del WWF ItaliaPresidente di “Officinae Verdi spa”

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Il contributo delle rinnovabili per la produzione energetica nazionale è aumentato nell’ultimo anno dell’11,1%: dal 21,2% del 2009 al 22,8% del 2010 (GSE).

impianti in via di dismissione rispetto aquelli in costruzione (per altro preva-lentemente nei Paesi in via di indu-strializzazione, con altissimi investi-menti pubblici). Nei Paesi avanzati ilnucleare è stato messo fuori giocodal mercato, prima ancora che dallebattaglie ambientaliste.Il futuro è dunque nelle rinnovabili el’Italia, pur tra mille contraddizioni eproblemi dovuti ad una pessimagestione territoriale, ha marcatonegli ultimi anni risultati importanti.Al 31 dicembre 2010 si registra unapotenza eolica installata pari a 5.840MW ed impianti fotovoltaici per oltre3.000 MW; la potenza lorda dell’i-droelettrico, in gran parte fruttodella lungimiranza dei nostri nonni, èdi 21,856 MW. Pur riconoscendonealcune motivazioni, soprattutto nelsettore dell’eolico dove i marginid’impresa sono significativamentecresciuti, le recenti scelte del Governonon incoraggiano ad andare condecisione verso questo indirizzo. Il

Quarto Conto Energia, anticipandole scadenze dei contributi per le pro-duzioni da energia rinnovabili e ride-finendo questi al ribasso, ha impostoa tutte le aziende del settore unarevisione dei propri businness planche, essendo stati redatti con antici-po, si basavano su altri numeri equindi su un diverso rapporto tracosti, ricavi ed investimenti. Quellache viene ora chiamata impropria-mente “Robin Tax” intervenie dun-que in un ambito già segnato edappesantisce una situazione giàestremamente delicata, aumentandol’incertezza del quadro economico diriferimento. Nel settore delle rinno-vabili la Germania ha creato 300mila posti di lavoro, l’Italia potrebbefare altrettanto se non di più. Dopola messa al bando del nucleare laGermania ha subito prodotto unpiano energetico alternativo, noiinvece discutiamo con schemi vecchiin assenza di un vero piano chedetermini un corretto equilibrio tra

domanda ed offerta energetica, traprospettive d’innovazione e fasi ditransizione. Se dunque è vero chenon abbiamo bisogno di nuova ener-gia, è certamente vero che abbiamobisogno di energia diversa che sosti-tuisca quella fossile. Le energie dun-que non solo devono essere rinnova-bili ma anche, come sino a qualcheanno fa, si diceva, alternative.

Approfondimenti

wwf.panda.org/what_we_do/foot-print/climate_carbon_energy/energy_solutions/renewable_energy/sustainable_energy_report/

www.stanford.edu/group/efmh/jacobson/Articles/I/JDEnPolicyPt1.pdf

www.roadmap.eu

www.qualenergia.it/sites/default/files/articolodoc/15-17_QE_n1 2011_ronchi.pdf

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Quanto è cambiato il mercatodelle rinnovabili nel nostro Paesedal 2006 ad oggi?Credo che il mercato sia cambiato inmodo radicale. Fino al 2002 il meccanismo di incenti-vazione delle rinnovabili era regolatodal Cip6, il sistema, a mio avviso, piùchiaro, più semplice e funzionante,maggiormente in grado di dareimpulso allo sviluppo delle rinnovabili.Il Cip6 è stato sostituito dal mercatodei certificati verdi2, che ha funziona-to bene fino al 2006 perché ladomanda era ancora fortementesuperiore all’offerta. Nel 2007 ilMinistero dello Sviluppo Economiconon ha adeguato la quota d’obbligo,come sarebbe stato necessario permantenere domanda ed offerta inequilibrio, con la conseguenza cheverso la fine di quell’anno il mercatodei certificati verdi è crollato. In segui-to il Governo è intervenuto con unaserie di misure correttive estempora-nee. L’ultima delle quali è contenutanel decreto emanato quest’anno(D.Lgs. 3 marzo 2011, n. 28) che,invece di fare chiarezza, lascia nell’im-possibilità assoluta di fare qualunqueprevisione sull’andamento del merca-to delle rinnovabili.

Ci può spiegare meglio?Chi investe oggi nelle rinnovabili edentra in produzione entro il 2012 puòfare previsioni sui ricavi fino al 2015,ma non ha nessuna certezza per glianni successivi perché dal 2015 entreràin vigore una tariffa che deve ancoraessere stabilita. Chi invece entrerà infunzione nel 2013 si troverà addirittu-ra di fronte ad un meccanismo di astetalmente fumoso che tutti gli operato-ri pensano che sarà un fiasco. Per questo oggi è impossibile fareprogetti. Probabilmente il Governo si

è dimenticato che per sviluppare lerinnovabili occorre fare investimentimolto importanti, nell’ordine di deci-ne di milioni di euro. Credo che nes-sun imprenditore sia disposto a fareinvestimenti così ingenti senza poterfare previsioni sul ritorno economico.Stesso discorso vale per le banche chenon concedono finanziamenti a pro-getti il cui piano industriale non sia ingrado di individuare un break even.

A nostro avviso il mercato si sta fer-mando. Le imprese che avevano giàfatto investimenti li stanno portandoa compimento, ma nessuno pensa anuovi progetti.

Quali altri cambiamenti sonointervenuti negli ultimi anni?Prendendo come data di riferimento il2006 aggiungerei prima di tutto il per-corso disegnato dalla ComunitàEuropea: fino al 2007 gli obiettivi postierano semplici indicazioni, poi sonodiventati vincolanti, tanto che il loromancato raggiungimento può costaresanzioni anche molto onerose.Aggiungerei che dal 2006 non solo ècresciuto il numero degli operatoricoinvolti direttamente nella produzio-ne delle energie rinnovabili, ma anchequello delle imprese che produconomacchinari, componentistica, o chesvolgono lavori sul territorio. Insostanza attraverso lo sviluppo delleenergie rinnovabili si è creato lavoroed occupazione. Infine, ma non meno importante,oggi c’è molta più consapevolezza daparte della popolazione sulla neces-sità di salvaguardare l’ambiente, esulla produzione di energia da fontipiù pulite e rinnovabili.

L’energia eolica può aiutare i Paesidell’UE a ridurre il consumo dicombustibili fossili e raggiungeregli obiettivi previsti per il 2020?In Europa ci sono Paesi che sonomolto avanti, altri che invece fannoun’enorme fatica. L’Italia, a mio avvi-so, è fra questi ultimi e rischia di nonfarcela. Le energie rinnovabili sicuramentecontribuiscono all’abbattimento delconsumo di combustibili fossili, macomplessivamente non credo cheentro il 2020 riusciremo a raggiunge-

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International Power GDF Suez è il primo produttoredi energia elettrica da fonte eolica in Italia: nel 2010ha superato il 10% della produzione nazionale dienergia rinnovabile da fonte eolica.

La normativa prevedeche un impianto eolicodebba ottenere l’auto-rizzazione (o il suo dinie-go) entro 180 giorni.Invece, sono necessarimediamente 5 anni.

Se l’eolico ha il vento controMARCO FERRANDOAmministratore Delegato di International Power GDF Suez

SONO MOLTE LE AZIENDE STRANIERE CHE GUARDANO ALL’ITALIA COME PAESEDOVE INVESTIRE NELLE RINNOVABILI. MOLTE FUGGONO, DI FRONTE ALL’INADEMPIENZADELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. ALTRE, PIÙ CORAGGIOSE, RIMANGONO.INTERNATIONAL POWER CI SPIEGA PERCHÉ.

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re gli obiettivi fissati. Ripeto, ad oggisono davvero pochi i Paesi che ce lapossono fare.

Qual è il rapporto di Internatio-nal Power con la pubblica ammi-nistrazione?Dovremmo distinguere tra le pubbli-che amministrazioni. In tutte le località nelle quali abbia-mo impianti, il rapporto con l’ammi-nistrazione – soprattutto comunale –è molto buono. Con i 37 Comuni incui siamo presenti abbiamo un rap-porto di collaborazione: loro ci sup-portano nell’attività di manutenzio-ne, noi, a parte le royalties cheabbiamo previsto contrattualmente,cerchiamo di partecipare attivamen-te sul territorio. Il rapporto è invece estremamentedifficile con le pubbliche amministra-zioni deputate al rilascio delle auto-rizzazioni, con loro bisogna letteral-mente “combattere” per ottenereche le pratiche giungano a buonfine.La normativa, in funzione delDecreto 387/2003, prevede che unimpianto eolico debba ottenere l’au-torizzazione (o il suo diniego) entro180 giorni dalla domanda. Invece,sono necessari mediamente 5 anni. Il decreto 387 era stato pensato persemplificare l’iter autorizzativo: teo-ricamente il soggetto proponentepresenta la domanda alla Regioneche dovrebbe farsi carico di tutto l’i-ter, cioè di acquisire autorizzazioni epareri da tutti gli enti coinvolti. In realtà ci si scontra con incapacità,lentezze e disfunzioni di ogni tipo.Aspettare che la Regione ottenga ipareri e le autorizzazioni di tutti glienti significa non vedere mai la finedel procedimento. Chi, come noi,vuole cercare di rispettare i propripiani industriali deve farsi parte dili-gente: andare personalmente da tuttigli enti e sollecitare una risposta.

Quanti sono gli enti coinvolti?Tra i 30 e i 40, a seconda delleRegioni. L’ente principale è laCommissione VIA regionale, poi ce nesono altri più piccoli, dalla Provinciaall’Anas, agli enti preposti alla salva-guardia delle produzioni Doc, ecc. Per fare un esempio: abbiamo un

piccolo impianto in Campania con 4turbine costruito nel ’96, avevamodeciso di sostituirle con 2 nuove, piùmoderne quindi più capaci ed effi-cienti. Con il vantaggio di alleviarel’impatto visivo e di aumentare laproduzione. Abbiamo presentato la domanda 2anni e 8 mesi fa, abbiamo ottenuto ilverbale della conferenza dei serviziun paio di settimane fa, a metà set-tembre. Ora siamo in attesa deldecreto. Gli enti coinvolti sono stati42 e nessuno ha avanzato obiezioni. Il rapporto con la pubblica ammini-strazione è pessimo, perché si ha ache fare con soggetti investiti digrandi responsabilità, ma che spessonon sono capaci di assolvere al lororuolo, dalla valutazione tecnica deiprogetti alla comunicazione interna.Le imprese italiane si sono assuefattee cercano di barcamenarsi (ma quan-do si parla di sviluppo bisognerebbetenere molto ben presenti questiproblemi), le imprese stranierehanno maggiore difficoltà a capirequesta lentezza e spesso fuggono.

Quanto al rapporto costi-beneficile energie rinnovabili possonosostituire l’energia nucleare?No, la risposta al nucleare non pos-sono essere le rinnovabili da sole. Tutti i Paesi hanno bisogno di pro-durre una certa quantità di energiadi base per soddisfare il proprio fab-bisogno. Che questa sia prodotta dafonti fossili oppure con il nucleare sipuò discutere, ma non c’è dubbioche le sole rinnovabili non sono ingrado di soddisfare le esigenze ener-getiche di un Paese, anche se posso-no dare un contributo importante. Poiché avremo sempre bisogno diimpianti termoelettrici possiamodiscutere se costruire impiantinucleari, a gas, o a carbone. Io credoche col referendum dell’87 abbiamoperso una grande opportunità: chiu-dendo le centrali già costruite eabbandonando il know-how di livel-lo eccellente che certe aziende ave-vano raggiunto. Ripartire oggi dazero, costruendo nuove centralisenza più il know-how e con costimolto elevati, a prescindere dai rischiconnessi, potrebbe non essere piùconveniente.

Quali direzioni di sviluppo aveteintrapreso?Avevamo immaginato un piano disviluppo piuttosto ambizioso, maabbiamo dovuto fermare tutto. Perora ci limitiamo a completare i lavorigià avviati, a gestire e a manuteneregli impianti in funzione. Direi chesiamo in una fase di attesa. La nostra è una azienda multinaziona-le che lavora in tutto il mondo e sce-glie di impegnarsi in Paesi stabili e connormative certe. Ad esempio, riguar-do le energie rinnovabili il nostroboard ha deciso investimenti impor-tanti in Canada e Nord America.Non abbiamo abbandonato i nostriprogetti in Italia, ma il Consigliod’amministrazione e i Comitati stra-tegici sono molto perplessi e diffi-denti nei confronti del nostro Paese,a causa dell’incertezza normativa edelle minacce di ulteriori tagli alleenergie rinnovabili che arrivano con-tinuamente da settori del Governo.Questo “effetto annuncio” è addi-rittura più dannoso di una legge sfa-vorevole.

(2) Il meccanismo dei certificati verdi(CV) è la forma di incentivazionedelle energie eolica, da biomasse eidroelettrica, che ha sostituito ilCip6. È stato introdotto nel 1999con il Decreto Bersani ed è andato aregime nel 2002. Il decreto prevedeche il valore dei certificati si formiliberamente sul mercato come risul-tato dell’incontro tra la domanda diCV da parte dei soggetti obbligati el’offerta da parte dei produttori difonti rinnovabili. Tale sistema puòfunzionare se la domanda di CV èpari o superiore all’offerta. Nelmomento in cui le posizioni si inver-tono (offerta superiore alla doman-da) il prezzo dei CV tende inesorabil-mente a zero con la conseguente eli-minazione dell’incentivazione neces-saria alla sopravvivenza dei produt-tori da fonti rinnovabili. Il sistemaprevedeva che la domanda e l’offer-ta dovessero essere in equilibrio.

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Page 10: Quale sarà l’energia del futuro?

Ti piacerebbe raccontare la tua città, ideare con ituoi compagni progetti da realizzare per la difesadell’ambiente? Puoi farlo partecipando a ScuolaWeb Ambiente.itSWA è il progetto di educazione ambientale rivoltoalle scuole primarie e secondarie, realizzato dalConsorzio Obbligatorio degli Oli Usati con i pa-trocini del Ministero dell’Ambiente e della Tuteladel Territorio e del Mare e del Ministero del-l’Istruzione e in collaborazione con Legambiente.L’iniziativa si basa interamente su Internet: leclassi che ne fanno richiesta vengono dotate gra-tuitamente di un sito all’interno del quale appro-fondire – con l’aiuto degli insegnanti – diversetematiche ambientali attraverso interviste, inda-gini, lavori di gruppo.Puoi diventare un cittadino modello emonitorare il tuo territorio, costruire unacomunità virtuale per proporre azioni ditutela ambientale, inserire foto e video,condividere esperienze con le altreclassi e confrontarti su problemi e op-portunità. Con Scuola Web Ambientepuoi iscriverti al concorso nazionale Paladinidella differenziata. Le classi partecipanti dovrannosfidarsi a colpi di fantasia: vinceranno le più origi-

nali e complete campagne di sensibilizzazione perla raccolta differenziata nelle nostre città.Un soggiorno in un Centro di Educazione Ambien-tale Legambiente per gli studenti, una fotocameradigitale per il docente e un computer per la scuolasono solo alcuni dei premi che spettano ai primiclassificati.

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