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65 Beslimmung der Elostielt~tsconstanten yon Beryll und Bergbrystall. Festschr. zum. 60 jahr. Doetorjub. des Herrn Oeh. R. Prof. Dr. F. E. Neumann.- Naehriehten v. d. k. Ges. d. Wiss zu GSttingen, 1886, p. 93, 289. -- Wied. Ann. 1887, XXXI, p. 474. - - Neues Yahrb. f~r Min. u. Geol. Beila#eband. V, pag. 68. Bestimmung der Elastlcit~tseonstanten yon Toloas und Baryt. J~ehrie~f. d. K6n. Ges. d. Wiss. zu G6tt. 1887, p. 561. -- IVied. Ann. 1888, XYYIV, p. 981. Bestimmung der Elastieitatsconstanten yon Flusspath, Pyrit, 8teinsalz, Bylvin. iVachr, v. d. b. Ges. r IV. zu. G6tt. 1888, p. 299, 323. -- Wied. Ann. 1885~ XXXV, p. 642. Ueber adlabatische Elastlcltatsconstanlen. Nachr. v. d. k. Gee. d. Hr. zu GSt$. 1888, p. 359. ~ Wied. Ann. 1889, XXXVI, p. 743. Ueber die Bezlehung zwiechen den heiden F,lastieit~tseonstanten iaotroloer K6r2aer FJZied. Ann. 1889, XXXVlII, p..573. Bestimmung der Elasticit~tsconstanten yon ~aYasIaath. Nachr. v. d. ~. Ges. d. W. zu G6tt. 1889, n. 19, p. 483. ~ yied. Ann. 1890, XXXlX, p. 419.. EinCge Bemerbungen tiber die Glei#fl~chen des l~alksloath. Naehr. v. d. k. Ges. d. W. zu GSlt. 1889, p. 512, -- Wied. Ann. 1890, XXXIX, p. 432. Ueber die elastisehe Symmarie des Dolomit. -- Wied. Ann. 1890, XL, p. 649~. Bestimmung der Elastieilatseonstanten der brasaianischen Turmalin, ~7aehr. v. d. b. Ges. d. W. zu G&tt. 1890. Bestimmung der Elastlcit~ts-Constanten einiger dichter Mineralien. Nachrlehten el. K. Ges. d. W. in G6tt. 1889, 19~ 1890, 16. I%IVISTA Comptes rendus- (1 ~ semestre 1891). 8.- M. MASCART. EugVandli colorati.- I1 metodo di Airy per caleolare le interferenze nelle lamine sottili, tenendo conto delle rifiessioni multiple fra le due superfici, 6 applicabile al case eve ognuna delle riflessioni o refrazioni b aceompagnata da una perdita di fase sulla superficie corrispondente. D' altra parte lo Stokes dimostrb che, per la luce polarizzata in uno de- gl' azimut principali, la perc~ita di fase per refrazione ~ indipen- dente dal sense della propagazione della luee, e the la somma delle perdite di fase per riflessione, dai due lati della superficie di separazione dei due mezzi, era uguale al doppio della perdita di fase per refrazione sotto la stessa ineidenza, almeno quando gli strati sui quali avviene il fenomeno sono grossi tanto che le riflessioni e le refrazioni definitive sian formate. Cib stabilito, si

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Page 1: Rivista

65 Beslimmung der Elostielt~tsconstanten yon Beryll und Bergbrystall. Festschr. zum.

60 jahr. Doetorjub. des Herrn Oeh. R. Prof. Dr. F. E. Neumann.- Naehriehten

v. d. k. Ges. d. Wiss zu GSttingen, 1886, p. 93, 289. - - Wied. Ann. 1887,

XXXI, p. 474. - - Neues Yahrb. f~r Min. u. Geol. Beila#eband. V, pag. 68.

Bestimmung der Elastlcit~tseonstanten yon Toloas und Baryt. J~ehrie~f. d. K6n.

Ges. d. Wiss. zu G6tt. 1887, p. 561. - - IVied. Ann. 1888, XYYIV, p. 981.

Bestimmung der Elastieitatsconstanten yon Flusspath, Pyrit, 8teinsalz, Bylvin.

iVachr, v. d. b. Ges. r IV. zu. G6tt. 1888, p. 299, 323. - - Wied. Ann. 1885~

XXXV, p. 642.

Ueber adlabatische Elastlcltatsconstanlen. Nachr. v. d. k. Gee. d. Hr. zu GSt$. 1888,

p. 359. ~ Wied. Ann. 1889, XXXVI, p. 743.

Ueber die Bezlehung zwiechen den heiden F, lastieit~tseonstanten iaotroloer K6r2aer

FJZied. Ann. 1889, XXXVlII, p..573.

Bestimmung der Elasticit~tsconstanten yon ~aYasIaath. Nachr. v. d. ~. Ges. d. W .

zu G6tt. 1889, n. 19, p. 483. ~ y i ed . Ann. 1890, XXXlX, p. 419..

EinCge Bemerbungen tiber die Glei#fl~chen des l~alksloath. Naehr. v. d. k. Ges. d. W.

zu GSlt. 1889, p. 512, -- Wied. Ann. 1890, XXXIX, p. 432.

Ueber die elastisehe Symmarie des Dolomit. - - Wied. Ann. 1890, XL, p. 649~.

Bestimmung der Elastieilatseonstanten der brasaianischen Turmalin, ~7aehr. v. d.

b. Ges. d. W. zu G&tt. 1890.

Bestimmung der Elastlcit~ts-Constanten einiger dichter Mineralien. Nachrlehten el.

K. Ges. d. W . in G6tt. 1889, 19~ 1890, 16.

I % I V I S T A

Comptes r e n d u s - (1 ~ semestre 1891).

8 . - M. MASCART. EugVandli colorati.- I1 metodo di Airy per caleolare le interferenze nelle lamine sottili, tenendo conto delle rifiessioni multiple fra le due superfici, 6 applicabile al case eve ognuna delle riflessioni o refrazioni b aceompagnata da una perdita di fase sulla superficie corrispondente. D' altra parte lo Stokes dimostrb che, per la luce polarizzata in uno de- gl' azimut principali, la perc~ita di fase per refrazione ~ indipen- dente dal sense della propagazione della luee, e the la somma delle perdite di fase per riflessione, dai due lati della superficie di separazione dei due mezzi, era uguale al doppio della perdita di fase per refrazione sotto la stessa ineidenza, almeno quando gli strati sui quali avviene il fenomeno sono grossi tanto che le riflessioni e le refrazioni definitive sian formate. Cib stabilito, si

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66 trova che gli anelli eolorati di rifiessione, e per luce polarizzata in uno degl' azimut prineipali, la vibrazioae finale si riduce a due vibrazioni la di eui differenza di s comprende la differenza di fase ~o cho eorrisponde a due passaggi della luee nella lamina, e comprende la somma delle perdite di fase per riflessione interna sulle due superfici della lamina. I1 ~enomeno ~ sopratutto interes- sante nella rifiessione vitrea, per luee polarizzata normalmente al piano di ineidenza in vicinanza dell' incidenza principalo eve si hanno gli effetti della rifiessione elittica.

Se la lamina sottile 6 d' aria, e f l e fl, le perdite di fase re- lativ@ alla rittesslone interna sulla prima e sulla seconda super- fioie, la differenza di fase finale delle vibrazioni ehe interferiseono,

~o "}'~-~-J3,. quando si aumenta in mode continue la inclina- zione, J3 e fl, variano rapidamente da una pieeola quantit~ v a ~ - ~ - - v , al passaggio delle corrispondenti incidenze principali I e d I s . Se la macehia eentrale 6 nera prima di arrivare ad I, essa diventa bianea subito dope, provenendo dalla rapida contra- zione del primo anello quando la rifiessione 6 positiva; ed 6 al- l' opposto la maeehia hera primitiva quella ehe si dilata per for- mare il primo anello, so la ri~lessione 6 negativa. Questa circe- stanza fornisce il mode di determinare rapidamente, senza misure, il segno della ri~essione. Una attenta disoussione delle formule lascia prevedere ehe tutto il sistema degl' anelli non partecipa a tali effetti di contrazione o di dilatazione.

Infatti, se si eonsidera 1' anello d' ordine m, so,to 1' incidenza i, sl ha ]o-Ffl -~-J3, = 2m~; la variazione di grossezza, per lo stesso anello, ehe corrisponde alla variazione d~ della ineidenza,

determinata da

O) d~ o + ~ + dfl, = O.

'Se i mezzi estremi son molto diversi, e la osservazione fatta presso la inoidenza prineipale I, d fit 6 insignifioante. D' altra part% "si ha

' d-q- = c o s i . ~ -- ~ s e a

ed allora la (1) d~ �9 d e ;t d f l

(~) c o s ~ 3 7 = e s e n i - - ~ . ~ .

d~ Se 1s riflessione ~ positiva, ~ = b $ positiva; e dapprima

debole, quando s i$ lungi dall' inoidenza" principale, essa aumenta rapidamente in vicinanza di quell' ineidenza, passa per un mas- simo e ritorna a zero. Se il secondo membro d~lla (2) ~ positivo,

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67 la grossezza e~ relativa all ' anello d' ordine ~n~ cresoe con 1' iaei- denz% ossia gli anelli si dilatan% e cib corrispondo ai fenomeni generali osservati dal 1%wton; 1' inverse ha luogo quando il so- condo membro ~ negative. Quando la derivata della perdi ta di fase prende un date valore b~ il diametro dell ' anello passa per un massimo o minimo per la grossezza

(3) e s e n ~ = X b : 4 ~ .

A misura c h e l a inclinazione aumenta gli anelli vicini al cent re dapprima si dilatan% passano per un diametro massimo, e poi si contraggono~ prendono un diametro minimo e p o i si dilatano con- t inuamente fine all ' ineidenza radente, a meno che non si incontri la seeonda iucideaza principale I~. Le due incidenze ~ ed ~' re- lative a questi l imiti di diametro, e le grossezze e ed e' corri- spondenti soddisfano alla e sen ~ ~ e' sen r Uno di questi anelli non eangia di diametro nel passaggio delF incidenza principale. La grossezza E dello strafe ~ allora E sen I = ~ B : 4 m S e I < I l si ha sensibilmente E cos I ~ m z ~ : 2~ , e B = 2 m ~ tang I . L 'a - nolle definite da quest ' ul t ima equazione r imane stazionario presso ]a ineidenza I , e gli anelli di ordine pi~ elevate non si contrag- gone. Basra dunque osservare 1' ordine dell ' anello stazionari% per dedurne il valor massimo della der ivata della perdi ta di fase. Se i mezzi estremi sono identici, .8 e /~1 sono uguali. L a maechia centrale resta ner% per la contrazione del primo anello nero se la riflessione ~ pesitiva~ e per l~ordine m' dell ' anello stazionario si ha

B ~ ~ ' ~r tang I.

Secondo il Cauchy, n essendo l ' i nd iee del mezzo superiore, r 1' angolo di res e i l coefficiente di el i t t ic i ta , tang ~ = E sen i . tang (i -4- r).

La der ivata massima della perdi ta di fuse corrisponde ad i -~- r = 90 ~, cio& sensibilmente all ' ineidenza prineipele definita dalla legge tang I = n' , per cui

_ _ ( B = 1 1 1 - t - sen ~ I ---- T n~/

L ~ A. termina con un cenno delle sue esperienze, che rondono certa la esistenza dell' anello stazionari% s the r ordine di que- sto anello var ia con Is, lunghezza d' onda.

l~. U. LALA. ~ulla compressibil~th de~ ~niscugl~ d' aria e ds iclrogeno. - - Le esperienze furono fat te a pressioni compreso fra 105 cent. di mercurio e 1560 cent., e~ come principale ri~ultate

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68 generale, si trov5 e h e l a compressibilit~ del miscuglio d' aria e di idrogeno 7 inferiore, partendo da una eerta pressione iniziale, a quella dell'idrogeno, tende verso questa a misura che aumenta la quantits di questo gas nel miscuglio; fatto the ~ in senso inverso a quello che avviene per un miscuglio di aria e di acido carbonico.

]~. ]~O~l~OR~'. Sulla compressione dd quarzo. ~ Se oopra una lamina birefrangente, dotata di poter rotatori% cade normalmente una vibrazione rettilinea parallela alla sezione principale della lamina, la vibrazione emergeate ~ generalmente una elisse; de- componibile in due vibrazioni rettilinee, respettivamente la para- lella e la normale a quella sezione principale. L ' A. applicando la teoria di M. Gouy caleolb gli elementi di quella elisse, in fun- zione della differenza di cammino 9, prodotta dalla sole doppia refrazione fra le componenti rettilinee, e della differenza di cam- mino ~]T prodotta dal solo poter rotatorio fra le componenti cir- colari di Fresnel, e ne diseusse i resultati. Sia a 1' angolo che il grand' asse della vibrazione emergente fa con la direzione della vibrazione incidente; la discussione mostra the, s e a d un poter rotatorio eostante t~ si assoeia una doppia refrazione crescente a partire dallo zero, la rotazione a diminuisee od aumenta seeondo il valore del poter rotatorio. L ' A. ha veriflcato questa eonseguenza della teoria del Gouy. Esso impieg5 due lamine di quarz% per- pendicolari all' asse; e 1' una levogiro, 1' altra destrogiro. Con un apparecchio speeiale, egli poteva produrre su queste lamine una compressione, verticale ed uniforme, e in virtfi della quale la ro- tazione ~ della vibrazione diminuiva per la prima lamina ed au- mentava per la seconda. Qaella teoria ~ dunque confermata dalla esperienza: una compressione diminuisee od aumenta la rotazione della vibrazione emergente, seeondo la grossezza della lamina di quarzo esperimentata.

]~. ]~. CARVALLO. Pos~zione della vibrazione luminosa, sistema del Fresnel. - - L' A. considerando il termine della dispersione del ]]riot (Comptes rend. 1879) ehe la vibrazione ~ nell' azimut normale al piano di polarizzazione. Per i mezzi isotropi, la vibra- zione b nel piano dell' onda; ma per i eristalli birefrangenti sara essa rigorosamente in quel piano, o fa con lui un piccolo angolo 2 come ~ richiesto da alcune teorie? Di questa questione 1' A. in- dice la soluzione, considerando il sistema del Fresnel, ed. il si- sterna che parte dalle equazioni del Sarrau completate dai ter- mini del Briot; e presenta un quadro di resultati numeriei espe- rimentali. Ci limitiamo a riferire le seguenti conclusioni.

La esperienza mostra che le leggi della doppia refrazione non sono alterate della dispersione. I1 calcolo mostra the nr sistema

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del Sarrau i terml"ni dot Brier non producono alcuna perturba- zione alle leggi della doppia refrazione monocromatic% ed ~r dei sistemi proposti, il solo ehe abbia tal proprietY.

9. - - M. H. POINCAR~,, ~ulla riflessione metallica, ~ E una risposta alle Note recenti del C o r n u e del Potier relativamonte alia nora esperionza del Wiener. La questione~ dice IrA. si ri- dueo a questa: ~ egli certo o no r the r sotto la incidenza normale ogni piano riflettente sia un piano nodule? Si ha un node con la teoria di :Fresnel ed un ventre secondo quella del Neumann. Ma il Potier erode peter dimostrare che nella riflessione metallica, e quando il peter ritlettento ~ grande, quelle duo teorio son d'ao- cordo per la presenza di un node sulla superficio rifiettente. I I peter rifiettente dell' argonto ~ quasi 1~ e noi~ dice il Potier~ po- tremo attribuirgli quel valoro 1. Questo mode di passaggio ai li- miti sarebbe~ dice 1' A. legittimo quando non si dovesse applicare il principio di eontinuit~ r ma eessa di esserlo quando non ~ le- cite scostarsi da quel prineipio, peroh~ il limite d i u n a funzione continua pub essere una funzione discontinua. ]~ dunque necessa- rio di eseguiro il caloolo eompletamente r e questo calcolo conduce a resultati opposti a quelli del Potier. Ma nella fine della sun Nora I'A. osserva r ehe sebbone egli non credo c h o l a esperienza del Wiener deoida la questione, pure molto ragioni conoorrono in favoro delle ideo dcl Fresnol.

~ . A. IMBERT. ~ l l e ancle metalliche dopp~e eel esterne. Un tube cilindrico di ram% ~ tagliato in 15arte da un piano pa- rallelo all' asse, e 1' apertura cosi ottenuta ~ chiusa da due antic in ramer cho funzionano come antic esterne. L ' A. narra alcuno sue esperienze con quelle aneie, lotto prineipalmeuto per ottonere duo suoni simult~nei di dif[erento altezza r cosa possibile sotto eerte condizioni.

10. - - I~. E. CARVALLO. Oompatibilit~ delle leggi della di- spevsione e della doppia refrazlone. - - In una recente Nota, qui pi~ sopra indicata~ 1' A. dimostrb ehe tutti i sistemi ilno ad era proposti r salvo quello del Sarraur conducono a delle incompatibi- lit~ fra lo leggi della doppia refrazione e quello della dispersione; ma egli eonsiderb solamento i termini di dispersione del Briot, e in questa Nota dimostra che gli altri termini altresl non reeano alcuna perturbazione alle leggi della doppia refraziono monoero- marie% in quelF unite sistema non ancora respinto.

1~ C. DECtt&RME. Magnetiz~.az~oni longi~dinali e frasvevsali sovrapposte. ~ I1 Jamin trovb che duo magnetizzazioni longitu- dinali inverse potevano sovrapporsi; neutralizzarsi r senza distrug- gersi; o 1' A. seoperse lo stesso forte per le magnetizzazioni tra-

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70 sversali. L' A. ha poi esperimentato per veder qual forma ha Ie spettro magnetico delle due contemporanee magnetizzazioni, la longitudinale e la trasversale, e dapprima magnetizzb longitudi- na4mente e poi trasversalmente una lamina di acciaio. Possono le due magnefizzazioni far apparire uno spettro ~nista, ma la & cosa difficile, oppure pub lo spettro mostrare la sola magnetizzazione trasversale; ma perb vi ha sovrapposizione soltanto delle due ma- gnetizzazionL L' A. aggiunge diverse altre considerazioni, e pre- senta all' Accademia alcuni spettri misti.

11. - - M. H. POINCARE. ~ull' equilibrlo def fluldg dielettriei in ur, eampo elettrieo. ~ Secondo 1' Holmholtz quando un fluido dielettrico ~ in un campo elettrieo, bisogna introdurro nolle equa- zioni dell' idrostatiea dei termini eomplementari per toner eonto dell' azione del campo.

Siano, p la pressione del fluido, v il sue volume specifieo, K il sue potero indueen~e specifieo, F la intensith del campo. Sian le forze esterne (non quelle dovute all' azione del campo) ridotte alla sola gravith; e le equazioni dell' Helmholtz saranno

dp q- g -~ -t- - ~ d K \8~ dv F ' , ~ O .

Da ci6 risulta ehe

8"-~ d K ~ g z d

dove essere una differenziale esatta~ considerata nulla hell ' interne del ituido so la temperatura ~ costante~ perch~ un liquido ~ in- compressibile, e pereib 1Iv e K son eostanti~ K non dipendendo che dav . So si tratta di un gas l : v pub essor considerate null% e K~ sensibilmente uguale al peter induconte del vuoto, pub ri- tenersi costante. ~ a so si hanno pih ituidi chimieamento di'versi~ la nostra difforenziale sara grandissima nolle strato di passaggio che li separa. Siano v~ o v, i volumi speeifiei di duo fluidi, K~ e K~ i lore peteri induttori. La s elettrica 1~ soffra un salto brusco attraversando la superfieio di separazione. Siano N~ la eom- ponente normale o T~ la componente tangenziale di questa s presso la superiicio di separazione e nel primo fluido. Ng o T 2 significhino lo stesse forzo pel seeondo ~tuido. Avremo, seeondo la classica teoria dei die'lettriei, T~ = % , K t 1~ l = K, N~, ed al- lora la equazione della superfieio di separazione diverrs

T , ' ( K , _ _ K , ) . . ~ K , ' N i ' ( 1 1 ) _ _ g ~ . ( 1 1 ) 8-; s. K, E, u =cost.

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71 L ~ A. osserva ehe sarebbe interessante il confrontaro qucsta

equazione con certe esperienze del Quineke, Ic quali potrcbbero spiegarsi cost senza considerar le tensioni che, secondo il ~Iax- well, esisterebbero nel sense delle linee di forza, e le pressioni normali a quelle linee. ~ a 1' A. dice esser questa teorla incom- pleta, perch~ converrebbe forse tenet eonto della differenza di po- tenziale nella superfieie di separa~iene dei due mezzi dielettrici.

M. H. BECQUEREL. ~ulle d~verse manlfestazioni della fosfore- scenza dei minerali sotto la influenza della l u e e . - Questa Nora un ample riassunto d i u n a ~emoria dell' A.; riassunto interessan- tissimo, ma non susoettibile di altro riassunto. Dobbiamo limitarci ad indieare alcune fra le considerazioni genorali ehe terminano la Nota.

Col fosforoscopi% si vede, come lo osservb il padre dell' A., cho uno stesso corpo pub emettere pih spottri diversi, che si di- stinguono fra lore per la durata della persistenza dell' emissione luminosa; e le molte rieereho dell' A. permettono di coneludere che i diversi spettri d i u n o stesso corpo sono dovuti all' essere in questo eorpo sostanze diverse, o composti diversi di llna stessa sostanza.

La scintilla elettriea provoca la fosforescenza come la luce solare, e gli spettri di emissione rimangono gli stessi. In questo case la durata della fosforeseoaza ~ aumentat% senza dubbio in ragiono della intensit~ dei raggi attivi~ e forse per la presenza di radiazioni molto refrangibili.

I1 calore fa rendere ai eorpi, sotto forma luminosa, una quan- tit~ limitata di energia 7 che quando ~ intieramente emess% i corpi non son pi~ fosforoseonti in virt~ del calore. E so con la scintilla o con la luee gli si ridona tale energia, possono di nuovo renderla risealdandoli. Dall' istante in cui furon soggetti alla azione della luce, i corpi fosibrescenti~ mantenuti a temperatura costante~ erect- tone lace the dura un tempo pii~ o men lunge, e poi si estingue. Se dope si innalza la temperatura e la si mantiene costante, il corpo ridiventa luminos% e poi eessa di esserlo. Innalzando di nuovo la temperatura si ripresenta lo stesso ratio fine a c h e sia consumata tutta la energia luminosa che il corpo pub dare. Cosi~ per una determinata temperatura vi ha perdita pih o meno rapida di energia luminosa~ m a u n a parte di essa testa allo state latente~ per emettersi a pifi alta temperatura; parte che~ a quanto sembra~ vi rimane permanente, so il corpo rimano a temperatura ugualo od inferiore a quella.

Le parti brillanti dello spettro emesse sotto la influenza del calore Boa quelle stesse che appariseono al fosforoscopio, ma hanno

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72 intensit~ relative differenti. Nel fosforoscopi% la intensits dipende dalla rapidit~ di estinzione spontanea della lute del corpo per i raggi considerati, e dalla velocits di rotazione dell' appareeehio; e quando la fosforeseenza ~ provocata dal ealorc~ la intensits di ogni porzione dello spettro dipende dalla quantits di energia as- sorbita dalla sostanza~ e dalla rapidit~ con la quale essa la emette.

La s pel ealore, fin qui considerata come un fatto distint% rientra nella classo degl' effetti della fosforescenza; ma merita molta considerazioue il fat to della eonservazione indefinita nei corpi d i u n a porzione di energia da lore assorbita e the erect- tone risoaldandoli. Qual meceanismo mantiene nel eorpo tale ctuan- tits di energia, senza perdita sensibile? Questa ed altre simili questioni non possono per era deeidersi.

]~[]~. CAILLETET ed E. COLARDEAU. ~qopra u n nuovo metodo

p e r d e t e r m i n ~ r e le t e m p e r a t u r e e le p r e s s i o n i cr i t iche. - - Questa detcrminazione, non pub s per certi corpi~ farsi nel mode note. P. es. con t ' acqua in un tube di vetro non si pub veder sparire il menisc% perch~ ad alta temperatura 1 ~ aequa attacca il vetro, e per evitar ci5 Cagniard Latour dovette aggiungere all' aequa eerte sostanze.

Se si ha in un tube di nora capacit~ 7 uu date peso di liquido, sufficiente per dar vapore saturo fine al punto critieo~ ma non per empirlo totalmente dilatandosi, la eurva delle pressioni del vapor saturo riman la stessa fine alla temperatura critic% qualunque sia il peso del liquido; m a a l disopra di quella temperatura 7 ad ogni peso dcl liquido corrisponderh una curva particolare. Esperimen- tiamo dunque con un tube metallic% con pesi diversi del liquido, con un manometr% e sealdiamo il liquid% notando le temperature, le pressioni suceessive~ e disegnando le respettive curve. Queste coincideranno fra lore, fine al punto dope il quale ognuna pren- der~ una sua direzione particolare, ehe dipenders da quel peso. La ascissa di quel punto sara la temperatura critica.

1 ~ 13. - - M. @. SIR~. N u o v o appaveechio giroseopico. - - Quando un toro ruotante ~ soggetto a girare attorno a due assi normali fra loro 7 sc si vuol realizzare una rotazione alternativa attorno ad uno di essi~ non ci si perviene che finch~ Passe del toro si orienta paralellameute a quell' asset ed in modo che le due rotazioni siano nello stesso senso. L ' apparecehio pres~ntato dall' A. ~ eostruito in modo da rendere evidente tal genere di orientazione.

M. P. DU~EM. ~u l l e press lon~ nell ' i n t e rne de~ mezz i magne- t ie i o dielettr~ci. - - La Nota comincia col rammentar quella del Poin- car~ di cui gi~ qui parlamme, e I 'A . annuneia un sue lavoro era

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in corse di stampa, e poi riassume alcuni resul~ati contenuti in quel lavoro, ma anoora inediti.

Lo studio dell' equilibrio del ftuidi magnetiei mostr5 all' A. she, contrariamente al Maxwell, la pressione nell' interne di quei fluidi ~ normale all' elemento sul quale essa agisee, ed indipen- den te dalla grandezza e dalla orientazione dell' etemento. La den- sit~ non dipende dalla pressione per mezzo della legge di eompres- sibilit~ the regola i mezzi non magnetiei, ma bensl per mezzo di una relazione she dipende dal coefficients dl magnetizzazione. Questa relazione rends ragione dells esperienze con le quali si ereduto dimostrar 1' esattezza dells ides del Maxwell. L ' A. trovb 1' errors di analisi sul q~tale si fondava tal parts delia teoria del maxwell.

La teoria termodinamiea della magnetizzazione si estende anehe ai corpi dielettrici amorK o cristallizzati, tn un cristallo dielettrieo senza centre, il potenziale termodinamieo interne ha un terrains lineare, relativamente alle componenti di magnetizza- zione; e questo terrains ds ragione di tufts le propriet~ dei corpi piroelettrici e piezoelettrici.

Lo studio dells pressioni nei corpi dielettrici cristallizzatl pub s col noti metodi dell' A. per i eorpi amorfi. Le leggi delle deformazioni di questi corpi rinchiudono ua terrains che sparisce nei cristalli non piezoelettriei, e che d~ ragione dells deformazioni nei cristalli piezoelettrici studiate dal Curie.

Quando un fluido incompressibile magnetizzato ~ in equilibrio, la magnetizzazione vi ~ distribuita come in un corpo perfettament6 dolce; ma la funzione magnetizzante dipende dalla na~ura del fluido e dalla sua magnetizzazione, ma aneora dal mode secondo il quale si stabili 1' equilibrio del flnido stesso.

La presenza di nn mezzo dielettrico, ebe lasci alle azioni fra conduttori la forma della legge di Coulomb, m a n e modifiehi la grandezza, modified pih tn'ofondamente le azioni fra oorpi cattivi conduttorl. So si ritengono esatte le leggi elassiche dells azioni elettriehe, cosl psi conduttori che per gli isolanti~ si ~ coadotti ad attribuire all' stere ua peter sloecifico i~ducente prossimo al- l' unit~.

~1~[. :E. SARASIN e LUCIEN DE LA RIVE. Prop~gaz~ons del- l' onda elettrica dell'Hertz nell' arfa. ~ G~i A. rammentano le lore esperienze della Nora del N. 2. dei Oomptes vendus 1890, 1 ~ semestre. Tn seguito essi hanno ripetuta una esperienza del- l 'Hertz , che consists nello studio della propagazione dell' onda elettrica attraverso l 'ar ia eve non ~ aleut* conduttore metallico. L' eccitatore primario ~ davanti e parallelo ed una grands l~aret~

~erie $, VoW. XXX. 6

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74 metallica pinna. Le ondulazioni si propagano nell; aria~ arrivano a quella parers che fa da specchio, e le ends riitesse insieme allo dirette fbrmano un sistema stazionario, col primo node sullo spec- ~hio. Si pone il risonatore circolare in due posizioni principali: 1 ~ mantenendolo parallelo allo specchio ed al primario, ossia nel piano dell' onda; 2 ~ spostandolo nel piano normale allo speeohio e che passa per 1' asse del primario, piano di vibrazione. In ambi i oasi~ i resultati sane concordanti quanta alla posizione dsi mas- simi e dei miuimi equidistanti di forza elettromotrica. Oltre cib, 1' Hertz fece intorforire fra lore sopra uno stosso risuonatoro le ends che vi arrivavano da uno stesso eccitatoro, sia attraverso l 'aria, sia lunge un file conduttore. Da quests esperienzo esso concluse, per le grandi lunghezze d' onda della speeehio~ che la vgloci~ di propagazione attraverso 1' aria, non presents nessun file oonduttore~ ~ quasi ii dapple di quella che si osserva Iungo un ~le; e quests due velooit~ stanuo come 7 a 4, contraz'iamente aUa teoria di Maxwell c h o l e vorrebbe uguali.

:In ragione dell' importanza teorica gli autori volloro verificare questo punto speciale. Per le esperionze anterlori lunge i iili con- duttori gli A. avevano rioonosciato la costanza del periodo ondu- latorie di un date risonatore oiroolare~ qualunquo fosse l'eceitatore l~rimario~ uno stosso eocitatore permettendo la osservazionc di tanto ltmghe.zze d 'onda quanti si hanna risonatori ciroolari di grandezzo differonti. Gli Autori si appliearono a confronters la lunghezza d' onda data da uno stesso risonatoro lunge doi fill con- dnttori, con quetla che lo stesso risonatore determine nell' aria~ nell' aseenza doi iili.

La superficie riflettente era un foglio~ di piombo di circa tre metri in altezza ed in larghezza~ piano e vertioale. Si servirono del grands rocohetto di Rummkorff come nolle lore prececlenti ricerohe, e la sua distanza dalta pareto metallioa vari6 da 4 a 10 metri. Gli A~utori presentano un grands quadro numerieo dei ro- sultati ottenuti. In quests ultimo osporienzo come nolle prime, trovarono che un risonatore eircolare dava sempre la stossa lun- ghezza d'onda, quand~anehe variavano lo dimensioni del primario entre certi limiti. Cosl riconfermarono il fatto della risonanz~a mul- tiple g i s lore osservato. La equidistanza doi ventri e dei nodi fu molto soddisfaeente. I1 risultato il pi~ importante fu che per ogai risonatore la lunghezza di onda ottenuta nel ease deila pro- l~agazione attraverso l 'a r ia fu sensibilmente uguale a quella che ~i ha della stesso risonatore nol case dei fili eonduttori; ossia che la velovit~ di propagazione dells ondulazioni elettrieho dell'Hert~

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75 attravcrso I' aria ~ sensibilmenta uguale a quella di propagaziona lunge un file eonduttore.

14, 15. - - ~i. H. PELLAT. Rapporto f ra l 'unith ~ettroma. gnetica e l 'unith elettrostatica di elettricith. ~ I1 rapporto fra 1' units elettromagnetica e 1' unith elettrostatiea di elettricit~ uguale al rapporto fra il numero the esprime in unit~ elettroma~ gnetiche una differenza di potenziale e i l numero the esprime quella stessa differenza in units el~ttrostatiche. L ' A. hu misurato quest' ~ltimo rapporto. In virt~ della legge d'0hm, la misura as. soh ta in anita etettromagnetiche ~ state rieondotta el la misura assoluta d i u n a resistenza ed a quella di una torrents. Questa ultima misura fu ottenuta con 1' elettrodinamometro assoluto she porta il nome dell' Autor% e per la misura della resistenza fu ammesso she il veto Ohm fosse il 106,31106 dell' Ohm legale. La misura in units elettrostatiehe fu eseguita con 1' eleth'ometro assoluto di Sir W. Thomson. Per difetto di spazio dobbiamo tra- Iaseiare la deserizions del metodo impiegato~ e notiamo soltanto she lo studio della disposizione sperimentale e di due serie di esperienze durb pi~ di tre anni. La prima serie diode il numero v = 3,0093 )~ 10~~ e la seevnda serie v ~- 3~0091 X 10~%

1~. B. (3. DARIEN. ~ulla varfazione del punto dl fuslona con la pressione. - - L' appareechio pose differisee da quello desoritta dall' A. nei Comptes Rendus (3 Giugno 1889). Le pressioni farono misurate con un manometro Cailletet. Furono ottonate pressioni fine a 200 atmosfere con una pompa di Natterer con le valvola ~n ebonite rimpiazzate da valvole in alluminio, Le sostanze stu- diate tutte fusibili ad una temperatura inferiors a 100~ e ira lo quell il bianco di balena, la paraj~na, la naftallna etc., furoa gis per la maggior parts studiato dal Batelli, ma per pressioni inferiori a 16 atmosfere. I risultati dells esperienzo potorono ral~- presentarsi con la formola

(1) t = t o + a ( p - 1 ) - b ( p - 1 ) '

eve t o e t sono le temperature di fusions Mle pressioni di I e di p atmosfere. Diversi qaadri numer~oi diedero i coeitioieati a e b psi diversi corpi.

Della formola (1) si ha:

dt @ = - a - - 2b (p - - 1)

d~ a L ' A. considerando ends ~ ~ zero par an valore p - - 1 ~ ~ �9

inoltre una formula di James Thomson osserva:

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76 1 ~ Per pressioni minori di pc, quella derivata ~ positiva;

�9 il volume specifico del solido b minore di quello del liquido, la pressione aumenta il punto di fusione; ed ~ il ripe paraflla% bianco di balena ~>.

,, 2 ~ Alla pressione ~oc e quella derivata uguale a zero, i volumi specifioi allo state solido ed al liquido sono uguali ~,.

30 Per pressioni superiori a pc e quella derivata negativa, il corpo si contrae fondend% la pressione abbassa il puuto di fusiene >>.

Dunque secondo it trat~o che si considera della curva rap- presentata dalla equazione (1)~ une stesso corpo pub presentare i due tipi~ biauco di balena e ghiaecio~ che si consideravano come distinti s lore. L ~ A. termina la sua Nora per la verificazione in alcuni corpi delle l~recedenti conseguenze 7 secondo gli ottenuti resultati numerici. X.

Sunti di A. STEFANINI.

~.. WIEDEMANlq. ~Ul calor8 d~ neutralizzaz~one. ~Phys. rued. ~%c. Erlangen, 1 8 9 1 ) . - Per la grande estcnsione che hanno preso le ipotesi~ basate su quella della dissociazione, che helle soluzioni diluite i sali si seompongano nei lore ionij e per i ri- chiami the in lore appoggio si fanno di numerosi fenomeni, I'A. ha creduto importante dichiarare quali esperienze si possono spie- gare soltanto ccll'ipotesi della dissociazione e che per essa sono dccisiv% e quali inveee si possano dedurre dalle ipotesi antiche.

Come una delle conseguenze pi~ importanti di tale ipotesi la splegazlone del fatto che 11 calore di neutralizzazione dei di- versi acidi colla stessa base ~ pressoch~ indipendente dalla base~ cio~ 137 calorie. Seeondo l ' ipotcsi anzi detta helle soluzioni di- luite di acido cloridrico sono presonti H e C1 liberi~ in quelle di potassa caustica son presenti K e 0H~ etc; il proeesso della com- pesizione dell ~ HC1 e di KOH dovrebbe dunque consistere soltanto in questo che 0 e OH si uniscono per formate H~O; le 137 cal. dovrebbero corrispondere alla formazione di tt~O da H e 0H~ mcntre gli ioni K e G1 non prendono part~ affatto in quella e- voluzione termica. Se 1' acido bromidrleo fosse neutralizzato dalla potassa, anche in questo case tutto il calore dovrebbe ~ipetersi dalla formazione di H~0 da H e OH, e quindi di nuovo dovrebbe essere 137 calorie.

~ a se si parte dalle antiche considerazioni~ per i processi di neutralizzazione nella formazione di KC1 e KBr~ si hanno le equazloni seguenti, nelle quali W~ e W2 sono le quantits totali

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di calore, e le formule raechiuse fra parentesi eorrispondono ai processi termiei :

K O I t + H C I = K C I + t t , 0 : (K,CI)+. (H,0H)-- (K,OH)--(H,C1) = W l

K O H + H B r : K B r + t I ~ 0 : (K,Br) +(H,OH)- - (K,OH)- - (H,Br ) -~W~

Poieh6 le esperienze ds W , = We, si ha:

(K,C1) - - (H,CI) : (K,Br) - - (H,Br) ossia

(K, C1) - - (K,Br) = (H, C1) - - (H,Br) ,

cio~ se in soluzioni molto diluite si sostituisce il bromo al cloro nell' HC1 e nel KC1, nei due casi si scambiano le stesse quantits di calore; tie6: la differenza dei lavori che devono spondersi per separare il cloro dal potassio, e i l bromo dal potassio, ~ ugualo alla differcnza di lavoro corrispondente nelle combinazioni del- l' idrogeno.

Ammet~endo vera questa proposiziono da essa si deduce in- versamente, anche senza 1' ipotesi di ioni liberi, cho i calori di neutralizzazione di HC1 e HBr sono uguali, e r a questa proposi- zione si pub ottenere anche considerando direttamente la forma- zione di HCI, HBr, KC1 e KBr ; quindi ne segue c h e l a consi- derazione del calore svelte nella ~ormazione dei sali nolle solu- zioni secondo i couoetti antiehi, conduce ai medesimi resultati che si osservano nella formazione dei sali solidi ; non sembra dun- que necessario dover ricorrerc all' ipotesi della dissociazione.

Dalle rieerche sulla variazione del caloro di neutralizzazione colla temperatura, l 'Arrenius ha anche dedotto cho il calore d.i dissociazione dell 'acqua, che a 21~ ~ 13520 cal. diminuisoe di 43 cal. per grade, e che quindi sarebbe hullo a una temperatura t data d a : 1 3 5 2 0 w 4 3 ( t - - 2 1 ~ 5 ) ~ 0 , cio6 per t : 3 3 5 , 5 circa. e r a se il calore di dissociazione 6 hullo, il corpo ~ completamente scomposto; ma la temperatura a cui si scompone 1' acqua non 6 335~ bensi sopra 2000 ~

Detto. La luminescenza e le azion~ chimiche della luce (Eder~s 3"ccrbuch f i Photogr. 1890). - - In molti fenomeni si ha un' emis- sione di luee assai loi~t inte~sa di quella che corrisponderebbe alla temperatura dominante, come nella fluorescenza, nella s163 rescenza, nelle ossidazioni lente, nelle soariohe elettriche nei gas, etc. L ' A. ha introdotto per tutti questi s il nome di lu- minescenza (h r. Cim. 28, pag. 127), e i primi fra i ricordati s nomeni li ha aseritti alla fotolumineseenza.

La produziono della luminesoenza ~ un iadizio che nell' in-

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78 terno di una moleeola si eompiono moti vibratori vivaelssimi; e questi devono riscontrarsi evidentemente in tutti quei easi, in eui avviene un assorbimento di un raggio luminoso ineidente, poichb 1' assorbimento eonsiste appuuto nell'aumento dell'ampiezza di vibrazione dello moleeole a spese della vibrazione incidente. L'e- nergia posseduta da queste vibrazioni dove poi trasformarsi o in irraggiamento, o in mote termite. Ambedue queste trasformazioni possono ritenersi come una specie di smorzamento. Nella ftuoro- scenza prevalo il primo fattore, nell' assorbimento se~'za emissione di luoo il seeondo.

S e d ~ 1' ampiezza della luee inoidente, ~ una quantits dipen- donte dal eoeffieiente d' assorbimento, j~ un' altra, oh6 misura lo smorzamento, l 'ampiezza nolle partieelle assorbenti al tempo dope il prineipio dell' esperienza,

~d ( 1 - - e - - ~ ' )

eve e g una eostante. L ' ampiezza massima the possa aversi

ad D = e - ~ .

$e un corpo ~ seomponibile dalla luee ineidente~ In seomposizionB si effettua so, in seguito all' assorbimento l'ampiozza $ nella mo- leoola ha raggiunto una determinata grandezza; ma se il massimo di ~ cio~ D~ resta inferiore a quella determinata grandezza, non l~t5 aver lnogo aleuna seomposizione. I1 valore di D dipende tanto da ~ che da ft. Se ~ = 0, eio~ per un assorbimento hullo, ~ nullo auehe 1' azione ehimiea; se j~ ~ grandissimo, eiob s e l e trasforma- zioni del mote entre la moleeola souo rapidissime~ non ostant6 che possa esservi molto assorbimento, l'aziono ehimiea pub esser parimento nulla.

0ra probabilmente j3 ~ massimo nel punti eve 1' assorbimento maggiore; e pereib so con una data sostanza si sensibilizza u n a

lastra~ pub darsi ehe il massimo della azione ehimica si presenti non in eorrispondenza del massimo dell' assorbimento dei raggi ineidenti~ ma in regioni vieine.

J. J. ACWORTrL Rela~ione f ra l' assorbimento e la senslbillth delle lastre sensibil~ (Wied. Ann. XLII , pug. 371, 1891). ~ Le rieereho di eui si oeeupa questa Nora f'urono eseguite per verifi- Care la eonelusione sopra riportata del Wiedemann~ tanto pi~x ehe seeondo Vogel e Abney il massimo della sensibilit~ dovrebbe cerrispondere al massimo dell' assorbimento, mentre Bothamley

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aveva notate uno spostamento verso il violetto dol massimo d 'as- sorbimento rispetto a quello della sensibilit~t.

Per determinare tanto 1' assorbimento, quanto la sensibil i t~ 1' A. usb uno spettroseopio Bunsen, nel quale tanto il collimatore che il cannocehiale e i l tube colla scala, potevano ruotare ancho attorno a u n asso orizzontale. Davanti all'ocularo, nel eannocohiale era pratieata un' apertura, destinata a rieevere an telaio eve si colloeava la lastra sensibilizzata, e sulla quale veuiva fotografato lo spettro. La lastra da studiarsi per 1' assorbimento era posta~ davanti alla feaditura, in una cassetta muuita essa pure di una fenditura sottile in eorrispondeuza di quella dello spettroscopio e duranto 1' esperienza veniva spostata colla mane, in mode cho davanti alla fenditura stessa venissero sempre nuove porzioni della lastra.

Dalle numerose esperienze eseguite, r A. conclude the le pe- sizloni dei massimi di sensibilit~ e di assorbimeut% determinate snlla medesima lastra, non r fra lore, ma 1' assorbimento

sempro spostato verso lo parti pi~t rifrangibiti dello spettro~ tal- volta di poco~ come per es. per il rosso-]~engala, talvolta assai pi~ come per la faesina, la ~tu6resceina etc. Tale spostameate trova una eompleta spiegazione nelle anzi det~e eousiderazioni teoriche del Wiedemann.

O. KNOBLAUCH. Analisi spettrale sull' assorbimen~o dl sohtziotd molto diluit~ (Habilitat~onssehr. Erlangen - 1891). - - ~3 note che se Jo ~ 1' intensit~ della luee ineidente, J quella della l u ~ the ha attraversato uno strato d di sostanza assorbente~ e di concen- trazione c~ si ha

J -~ go e - a ~ (c, ~.)

essendo X la lunghezza d 'onda della luee. S e i l variare della coneentrazione ha soltanto per effetto di cambiare la distribuzione delle moleeole nel solvente, senza modificare la natura delle mo- lecole stesse, un aumonto di c produrrs lo stosso effetto di urt aumento di d, e quindi per un date valore di ~, la @ (c, x) sar& proporzionale a d, e 1' equazione preeedente diviene quella pro. posta da Beer, cio&

,.T ~ J o e - n e d

Uno dei prineipali scopi che si propose I 'A . fu di verificare so la funzione r (r ~) possiede la propriet's indieata. Questa legge fu trovata esatta, con rieerche fotometriehe, da Vierordt, Glan e altri; mentre con gli stessi metodi altri non la trovarono verifi- cata (err. Waltor~ h r. Cim. 27, pag. 179). Qaella legge fu anche

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8O ~tudiata determlnando, negH spettri di assorbimento di soluzionl diversamente concentrate di una medesima sostanza~ i limiti del- l' assorbimento totale di una estremit~ dello spettr% o la posi- zione e 1' estensione delle righe d' assorbimento. Facendo variare contemporaneamente c e d in mode ehe il prodotto c d fosse co- stante, cio~ in mode che i raggi luminosi dovessero attraversar sempre lo stesso numero di moleeole, so la leggo di Bee~ fosse valida 1' assorbimento totale o parziale dovrebbe rimanere inalte- rate; mentre Lippich e Russel costatarono ehe cib non accede.

u riscontrare entre quell limiti si pub ritcner valida la legge di Boer, 1' A. ha fatto delle esperienze variando la di- luizione entre limiti molto estesi~ tanto pi~t che ogni divergenza da quella legge accennando a una variazione nolle costituzione chimica o fisica delle soluzioni, queste esperienze posson servire appunto anche allo studio delle propriets delle soluzioni molto diluite, con una sensibilit~ ed un' esattezza che manca ad ' a l t r i metodi, perch6 con le misure spettroscopiche l 'azione del solvente si pu6 senza alcuna dubbiezza separare da quella della sosianza studiata~ ci5 cho non aceade per es. studiando la cond~uttivits elettriea di soluzioni molto diluite.

Per le esperienzo fa usato lo stesso spettroscopio cbo servl all' Acworth (cfr. sopra). Per le soluzioni molto concentrate fa usata una cassetta di vetro, per quelle molto diluito nn tub% del diametro di cm. 3,5 la eui lunghezza poteva esser portata a 8 m. Per sorgente hminosa servl una lampada elettrica Schuekert. Una disposizione partieolaro permettova di far cadere successiva- mente sulla fenditura del collimatoro il fascio luminoso cho aveva attraversato una soluzione concentrate e poi quello che passava per la soluzione molto diluita~ talch6 si potevano confrontare i duo spettri e regolaro la lunghezza del tube fine a ottenerli u- guali. Per indieare il grade di diluizione adoper~to~ I'A. calcolava la pressione p in atmosfero cho lo molocole disciolte avrebbero per lo stesso grade di diluizione allo state gasoso nell' ipotcsi cho a 0 ~ e a 760 ram. il peso di 1 gr. oeeupi il volume di 22j32 litri. Le diluizioni adoprate si avvicinarono spesso alle raret~azioni estre- me ottcnuto pei gas, eio6 p~r es. coi sali di cosine a una pres- sione di circa ~]~ 8oo ooo di atmosfera.

Oltre la validits della legge di Beer, 1' A. ha studiato ancho le varia~ioni che subisce lo spettro d' assorbimento all ' aumentare della diluizione~ allo scope di verificare le ipotesi della dissocia- zione, che hanno servito di base alla teoria delle sohzioni pro- posta da S. Arrenius, secondo il quale le propriet~ delle soluzioni molto diluite si spiegherebbero colla scomposizione delle.moleoot~

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81 dlsclolte nei lore ioni. Seeondo tale ipotesi: 1) Io spectre d' assorbi~ monte delle soluzioai concentrate, e quindi pooo dissociate, di ua corpo, dovrebbe esser diverse da quello dell~ soluzioni molto di- luite, quasi eompletamente dissociate, e 2) per dilaizione sufll- ciente, nolle quale sin raggiunto lo state limite della dissociazione, le spettro d' assorbimento di diversi sali colorati del medesimo metallo, (o dello stesso acido colorate) dovrebbe esser lo stesso, supponendo ehe nolle soluzioni dissociate dei sali considerati 1' assorbimento sia causato dal medesimo lone.

Ore eceo i resultati ottenuti dell ' A. : 1. La legge di Beer & valida per le soluzioni di molti sali

entre limiti assai estesi: fil r iscontrata esatta anche quando la prossione gasosa corrispondente del sale contenuto nolle soluziono da t/~ s onoooo di atm. sale a 25 atm. Le apparenti divergenze da questa legge debbono aseriversi a variazioni chimicho o fisiche dello sohzioni .

2. Lo differenze fra gli spettri d ' assorbimento dei sali di nn metallo con diversi aeidi, o di un aeido con diversi metalli, si conservano anche per le sohz ioni estremamente diluite.

3. Le due conseguenze che per gli spettri di a~sorbimento si dedueono della ipotesi della dissoeiazione di S. Arrenius~ non sono confermate dell' esperienza.

L. DE,ANY. Nottt su una qnodificazione al ~netodo di ]~'Iance (L'l~leetricien n. 5, 1891). - - :Per togliere l ' ineonveniento di far traversare il galvanometro da una oorrente durante la misura della resistenza interne delia pile, 1' A. colleen nel tame di on- i'ronto del ponte di Wheatstone una pile X ' identica a quella X di eui si vuol misurare la resisteuza x. Le due pile son posto in opposizione nel cirouito formate dai quattro rami del ponte, e sulla diagonale che nou eontiene il galvanometro si ha un taste K. In tall eondizioni il galvanometro, ehe non devia quando K e alzato, non deviers nemmeao abbassando questo taste se & so- disfatta la condizione

a R + ~ c b 0z

essendo R la resistenza variabile del ponte nel ramo che contiene la pila X f, e a e b le resistenze dei due lati ehe non contengono f. e. m. Se si prende p. es. a ~ 1001, b = 1, della relaziono pre- cedente si ha

1 x = i-606 R .

Questo metodo si presta bone alia misura di a per differentt �9 Serir ~. Voi. ~ X . 7

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82 regimi di corrent% perch~ se sulla diagonale che contlene il taste si dispone un reostato di eui si pub far variare la resisten- za % e se si prende molto grande il rapporto a/b, si pub ammet- ter% scnza errore sensibile, che quando se ne misura la resistenza intcrna la pila X lavori su una resistenza esterna r + b.

]~ facile vedero come si possa trovare la resistenza interaa di una pil% anehe so la pila X I non ~ affatto ident~ca alla X.

Wied~ Ann . de r P h y s . u n d Chem. - - Vol. X L I 1~90.

(Gontinuazi0ne) - - J. ELSTER e H. GEITEL. Sull 'uso dell'amalgama di sodio nolle ricerche fotoelettriche. - - :Per adoperare l'amalgama di sodio nolle esperienze sulla dispersione dell' elettricits per effetto della luee solare (h r. C~m. 28~ pug. 9~) gli A. si son serviti di tubi simili a quelli di Geissler~ nei quali hanno introdotto l'amalgama di sodio, che vi si conserva indefinitamente perch~ ~ priva del contatto dell' aria. Quei tubi constano di due parti: di un cilin- dro A, nel quale son fissati due fili di platino alle ,bas ie un anello 7 pure di platin% quasi nel mezzo del tube; e di un reei- piente ]3 destinato a contener 1' amalgama, e che comuniea con A per mezzo di un tube a squadra 7 reunite di un imbuto a cello affilato. Introdottavi l 'amalgama il reeipiente B si chiude alla lampada, e il cilindro A si fa comunicare con la pompa, scatdando fortemen~e 1' amalgama durante 1' estrazione dell' aria. Cosi sono assorbite le minime traceie d' ossigeno 7 che forma un ossido di sodio che resta alla superfieie dell'amalgama. Quando l ' a r ia stata tolta, si chiude alla lampada il citindro A e si fa passare 1' amalgama da B in A mediante 1' imbuto sopra detto, inclinando opportunamente il tube. In tal mode 1' amalgama zhe arriva ~ A

perfettamente priva d' ossido. Lo esperienze sull ~ azione della lute si fanno riunendo il file

di platino eho ~ ooperto dull' amalgama con uu elettrosoopi% e 1' anelIo di platino eel suolo. Non ~ necessario munire il ciliadro A di finestre di quarzo, perch~ ancho a traverse il vetro l'azione della luce ~ molto evidente.

Detti. ~qull' impedimento che apporta il magnetismo al]e sea- , t h e fotoelettriche ne~ gas varefatti. - - Cello stesso apparecchio sopra descritto gli A. hanno potuto eostatare ehe la dispersione dell' elettrieits negativa da uaa superficie i lhminata ~ impeOita dal maguetismo. Nolle esperi~nze eseguite a questo scope., il campo magnetioo era prodotto da un elettromagaete a ferro di eavallo coi lati lunghi 20 era. e coi poll distanti 5 cm. e situati nel piauo dell' anello ~i platino che ~ nel tube sopra descritto.

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L ' azione del europe magnetlco si manifes~a gis per una pros- sione di 5 ram.; ma per rarefazioui estreme l' aziono della luco sulla dispersione doll' elettrieitb, ~ quasi nulla quando I ' elettro- magneto ~ at t i re ; ma 1' elottroscopio si scariea quasi istantanea- manta quando s' interrompe la corrente nell' elettrocalamita.

Con queste esperienze viene a cadere 1' ipotesi e h o l a saurian dell ' elettrieits della superfieie illuminate fosse dovuta alto parti- eelle di polvere che si staeeassero da quella superficie; e sembra invece ehe si debba ammettero una deviazione elettrodinamiea delle linee di eorrente del gas~ che eorrisponderebbe a uu art- manta della resistenza alia scarica,

F. I~ASOHE~. Forza elettromotriee al contatto di soluzioni chl- micamente ugual i ma di concentrazione diverse. - - Per mezzo del sue apparecehio gis descritto (h r. Cim. 29, pug. 9.79) l' A. ha ese- guito della ricerehe sulle f. e. m. della cosl dette pile a concen- trazione. I resultati o~tenuti non si aceordano perMtro n~ calla teoria di Nernst, n~ con quella del Planok sa tall f. e. m. (a f r . ~. Cim. 29, pagina 80).

Detto. Dif ferenza di pote~2ziale al eo~tatto dei metcdli. ~ l~ fittando del fktto abe 1' amalgama di zinco, anchese contiene po- chissimo zinco, per le f. e. m. si comporta quasi come lo zinco pure, P A . ha determinate col s u e elettrodo a goecia l a f . e. m. tra amalgama di zineo o mercurio. Egli ha trovato abe aumen- tando la quantit'X di z~nco eontenuta nell ' amalgam% aumenta an- e h e l a f. e. m. fra il mercurio o 1' amalgama, cio~ da 0,02[ v. a 0,156 v. L ~ amalgama si pub quindi definire tanto col mode con eui ~ stutu ottenuta, quanta celia sue f. e. m. rispetto al solfato di zinco; perch~ 1' A. ha osservato ehe partendo da mereurio pure e aumentando poi pace a pace le quantit~ di zinco, tale amalgams ha col solfato di zinco della f e. m. variabili~ e ciog da prim~ positive rapidamente deereseenti, e poi negative lentamenta are- seenti. L ' A. nell pub asserire ehe questa definizione comprenda tutte le cendizioni da eui pub dipendere l a f . e. m. della eoppia Hg /Amalg . , perehg oltre il eontatto metallieo dovrebbero tbrse considerarsi anehe quelli fra i m e t a l l i e gli elettroliti, e fra i metalli o 1' aria; ma stando alle idea era dominanti egli ritiono e h o l a f. e. m. da esso misurata non si diseosti molto da quells delia coppia Zn / Hg.

L. Z}gHNDmr Null'inflt~enza della tens~one e della torsfone sul memento mag~et fco dei f i l i di niehel e di ferro, e sulle correnti che in essi vengm~o in tel mode prodotte. - - Continuando gli studi intrapresi sulle correnti di deibrmazione (hr. Cim. 28, pug. 95) 1' A. ha eseguito della nuove esperienze su dei fill di ferro o di

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8g niehel, e per eliminare ogni influenza magnetiea non esattamente definibile~ dispose i fili nella direzione dell' ago d' inelinazione e studib 1 ~ effetto della torsione e della trazione~ sin nel campo ma- gnetize terrestre 7 sin in quello prodotto da un roechetto cireon- dante il ill% ehe rimaneva sempre teso nella direzione indieata. In questo ease l 'azione del roeehetto sol magnetometro era com- laensata con un roeehetto nguale opportunamente disposto.

La disposizione mezcaniea usata per toreere i fili studiati era tale che non veniva per nnlla alterata da una contemporanea tra- ~,ione nel sense della lunghezza, che variava ordinariamente da 1 a 13 chilogr.

Fra i molti resul~ati ottenuti dall'A, sono da citarsi i seguenti: a) Magnetizzazione per mezzo del magnetismo terrestre.

I1 memento magnetico di nn file di nichel, carieato di ua pes% pub cambiar segno per effetto di una tersione ehe superi a penn il limite d ~ elasticits So i fill si torcono prima per caricho crescenti, poi per cariche deereseenti~ per queste ultimo torsioni non si ottengon pi~ n/~ gli stessi momenti magnetici~ n6 le stesse correnti di torsione per le medesime cariehe~ ma si ottengono va- ]ori intermedi the accennano a u n fenomeno d ~isteresi. Dope ri- potato torsioni a carica costanto si hanno variazioni rogolari di andamento uniforme.

Crescendo la earica, i momenti magnetiei dei s di nichel per intervalli simili di torsione diminuiseono; quelli dei fill di ferro da prima crescon% e cominciano a diminuire soltauto dope grandi earicho. Tanto per i fill di ferro che per quelli di nichel le correnti elettriehe dovuto a piccolo torsioni diminuiscono at ereseere della eariea.

b) Magnetizzazione intensa. :Nei campi magnetiei poeo inteasi i fill di niehel durante la

torsione hanno un minimo del memento magnetieo in viclnanza dol punic di nessuna torsiono e un massimo per ta torsione mas- sima; inveoe nei eampi molto intensi il contegno ~ tutto opposto T perch~ il massimo del memento magnetieo si ha quando la torsione

nulla. Nei eampi intensi le correnti di torsione non presentano nessuna variazione speciale, n~ si hanno per esse doi massimi o doi minimi.

l~ei campi magnetiei deboli i fill di nichel carieati di pesi T in vicinanza del punto di nessnna torsione e al due limiti del- l 'intervallo della torsione adoprata ds correnti di torsione assai pifi deboli~ che per gli arigoli di torsione intermedi. In questo comportamento tutto particolar% i momenti magnetici dei mede- simi fili non presentaao affatto alcuna variazioae oorrispondente.

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I fill di ferro, nei diversi camp] stud]at], d~nno sempre correnti di torsions pi~t deboli e opposte a quelle de] fili di niehe]. I fili che sons arroventati e soggetti a trazione in un piano normalo alla direzione dell' ago d' inclinazione, e i quali percib hanno sol- rants un debolissimo magnetisms trasversale, non ds nessuna corrente di deform~zione.

J. TI~STSCg. Hull' i~jquenza dell ' acqua d i cr i~tal l i zzazione su l la

condut t i v i t& elett.rica dells so luz ion i sal ine . - - Dal numerosi valor] the, col metodo delle eorrenti alternanti e del teles ha tro- vats per la condutdvit{ specifiea di moltissime soluzioni saline, t' A. conclude she i ,sal i helle lore soluzioni talvolta sons idrati, tal ultra an]dr]. A temperature elevate la quantits dell ' acqua di cristatlizzazione diminuisce gradatamente; e le moleeole d'aequa possoa variare, per uno stesso sale 7 anche con la concentrazione: ed ~ per quests che 1' acqua di eristallizzazione ha influenza sulla conduttivits elettrica dells soluzioni.

I sali che nelle sohzioni sons an]dr] harms coel~cienti ter- m]c] che aumentano continuamente con la temperatura, o she restano costanti da una certa temperatura in psi; mentre quelli che helle sohzioni funz]onano "da idrati presentano un aumento di conduttivit& al primo crescere della temperatura, ma appeua per 1' a u m e n t o d i temperatura le molecole d' acqua cominciano a separarsi da quells del sale, i ceeitieienti term]el comineiano a dimiuuire, e per essi la curva delle conduttivits presenta un punts d' inflessione. F a eccezione a quests il cloruro di ealeio.

W. DONLE. Ricerche su l la magne t i z zaz ione t rasversa le d i la-

qn, h~e sot t i l i di acciaio. - - Per mezzo di due rocchetti, le cui spire racchiudono una superfieie di circa 8000 cm ~, pereorsi da]la cor- rents d i u n a dinamo, 1' A. ha eercato di magnetizzare dells la- mine di ace]ale, alcune di forma ciroolare, altre rettangolari o quadrate, tagliate da molls da orologi dells spessere di ram. 0,3 o da Iogli di ace]ale dells spessore di ram. 0,35. I1 camps ma- gnetics prodotto era normale al piano dells ]amine, e per evitare magnetizzazione auormale l ' intensit& della corrents fu diminuit~ gradatamente, introdueendo, col metodo indicate da Waltenhofen, delle opportune resistenze nel circuits, e s ridotta a zero col toglier psi la cinghia che uuiva il motors alla dinamo.

:Non fu possibile ottener con tall mezzi una magnetizzazione trasversale, e ogni lamina present6 due poll, che erauo sur una diagonals nelle lain]no non circolari. Uguali resultati furono ot- tenuti maguetizzando una pila di lamine sevrapposte in mode da formare come una sbarra di ace]ale.

]~Iagnetizzando de] cilindri di acciaie di lunghezze diverse,

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86 1' A. trovb che per lunghezze maggieri di 10 ram. la magnetiz- zazione ~ regolare; per hnghezze iuferiori 1' asse maguotioo s'in- clina su quelle del cilindro e per oilindri di 1 ram. si ha lo stesso fenomene che cello ]amine anzi dette.

quindi molto probabile the nei disol~i di aeciaio una ma- gnetizzazione permanente eompletamente trasversale sia possibile soltante quando il rapporto della seziene alia lunghezza non ~ ia- feriore a u n a quantits determinata.

E. WIEDEMANN. 1Votizie ottiche. 1. ~qul colore dell'iodo. 2. Va- pori fluoresce~ti. - - 1. A proposito delle osservazioni di Gautier e Charpy e di Beckmann sulla costituzione della moleeola del- l' lode nolle sue soluzioni violette e brune, 1' A. rammenta che fine dal 1887 egli pubblieb negli Atti della Soeiets flsico-mediea di Erlangen unu Nora, eve fete osservare che so la coloraziono ~ioletta delia sohzione doll' lode nel solfuro di carbonio 6 dovuta al fatto, e h e i a essa le moleeole doll' lode sono costituite come quelle nile state gasoso, e la eolorazione bruna della soluzione aleooliea a moleeole simili a quelle dell ' lode fuse, si dovrebbe looter render bruna la soluzione violetta col semplice raffredda- mento. Cib infatti fa costatato daU' i . raffreddando la sohzione dell ' lode nel sols di earbonio con un miseuglio di anidride carbonica solida ed etere. :Non fu peraltre possibile trasformare in violetto la soluzione bruna aloooliea~ perch~ eel risoaldamente si scompone.

e r a i] profi Liebreieh ha eomunlcato all' A. c h e l e soluzioni bruno dell ' lode negli eteri degli aeidi grassi (stoarieo ed oleieo) diventano violette a 80 ~, e ehe scaldando etere etilico pure ed lode in un tube eapillare, ad di sopra della temperatura eritica, la soluzione da brunn diventa violetta; e ehe il solo corpo ehe mantenga l ' iodo in soluzione violetta a qualunquo temperatura 7 par quanto bassa, ~ la paraffina liquida.

2. Indipendontemente da ~amsay e Youngh 1' A. osservb c h e l e soluzioni aloooliehe di eosina e di rosso di ~agdala, seal- date in tubi eapillari al di sopra della temperatura eritiea, ds nna ftuorescenza marcatissima; e 1' A. dimostrb che il s non & dovuto a rifiessione di luc% perch4 i lhminando con raggi cho hanno attraversato una soluzione di solfato di tame amino- niaeale, e ehe perei5 son privi di giallo e di ross% la luce fluo- rescente contiene questi colori. Adoprando una lento si vede chia- ramente il cone della luce ftuoreseente ehe si propaga nei vapori~ specialmente col rosso di Magdala.

I=L K~tYsEr~ e C. t ~ v ~ E . SugI~ spettri degli alcall. - - Lo lunghezz~ d' onda della righe del sodio, del potassio, dol rubidio

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87 e del eesio sons state determinate dagli A. per mezzo di un re- ticolo del Rowland she dava uno spettro lunge m. 2,30 fra le ri- gho 200 /z/~ e 670 /~u. La precisiono dells misuro non ~ l a stessa per tutto le lines, perch~ alcuno appariscouo pi~ o mane notre a seconda dell'intensits della lace. Per la stessa ragion6 gli A. farms notare che non possono esser eerti di aver osservato tufts le ri- ghe di ciascun elements; bensl, dal confronts di molti spettri ottenuti con salt acquistatl da diversi s 7 ritsngono di esser riusciti a sccvrare le righe proprie a ciascun elements da quetlo dovute ad impurits che no accompagnano quasi aempre i salt.

I valori ottenuti, she son racco]ti in diverse tabolle, sodisfano abbastanza bene ella relaziono proposta da Balmer (h r. C, im. 19, pag. 163) messa sotto la forma

Z - ' ~ A "4- Bn "~ -t-" Cn -+ ,

eve ;~ ~la lunghezza d'ouda, c A, B,. C sons costanti, ed n ~ ua numero inters.

Anche Rydberg (C. R. 110, peg. 394, 1890) ha ottenuto re- sultati analoghi; ma pare she nor sin verificata la sua supposi- zione che la costante B sin la stessa per tutti gli elementi,

I)al confronts dells haghezze d' onda detle righe degli alcali con quella relative alle righe di 'Fraunhofer, gli A. concludono che non si pug ritenere esatta 1' asserzione del Lockyer, che nel sole si trovino certamente le righe del N a e del K, e probabil- mente quells del Li, Rb, Cs; inveee fra le righo di Fraunhofer non son% seconds gli A., quells del Li, del K, del Rb e del Cs; e con sieurezza si pub soltanto dire che vi sieno due paia della serie principals dells righo del Na, cio~ le lines D e una coppia 3303 e 3302. Le altre righe del sodio sons cost incerte, cho non si pub assieurar nulla a lore riguardo.

W. C. I~51gTGEN. Nulls spessore degl~ strati coerenti d'olio alla superficie dell' acqu~. - - A proposito della Nora del Rayleigh e di quella gel Sohncke (iV. Cim. 29, peg. 179) 1' A. fa osservare cho egli pure aveva fatto dells esperienze sugli strati d' clio cho si formano alla superfieio dell'aequa. Per avvertiro la prcsenza di tall strati si serviva di un fonemeno gis indicate da van der 3~ensbrtigge. Se sopra un recipients che eontieno dell' acqua pura si pone un imbuto a cello non troppo strstto, o noll ' imbuto si metto un poco d'ovatta imbevuta d' stere, sorts all' imbuto si forma una piccola depressions, dalla quale si propaga una serio di ends coneentriche. So sull' aequa vi ~ la minima traccia di grasso (e per insudiciarla baste toccarla con ua dire) la deloro,~siono nazi

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detta si forma sempre, male onde concentriehe spariscono, e sono sostituite d a u a cerchio nettamente limitato e di diametro costante, ma che& tanto pi~t piccolo quanto maggiore & la quantits di grasso che si spande sull' acqua. Quel cerehio si produce con una quantits di grasso cosl piccola, che lo strato che si forma & troppo sottile per peter produrre gli anelli d'inters Da alcune misure fatte determinando il peso d~l grasso portato alla super- ficie dell ~ acqua coll ' immergervi gradatamente una bacchetta di vetro oliata uniformemente, 1' A. indica come spessore probabile dello strato d' olio coerente il valore 5,6.10 -s cm.

G. STRADLING. S u l metodo di S' Gravesande per la determl- nazione del coe~ciente d~ elastic~th, m Secondo una Eota pubbli- cata nel 1889 a Greifswald da E. Tacks, il metodo di S' Grave- sande non sarebbe applicabile ai fili sottili. L ' A. inveee confron- tando i resultati di aleune sue ricerche fatte col metodo ordinario dell' allungamento e con quello di S' Gravesande, conclude che quest ~ ultimo & applieabile anche ai casi contestati dal Taeke.

P . G R U ~ E R . ~_qull' omogeneith dell' acciaio. ~ Assottigliando successivamente o con l ' immersione nell' acido nitrico, o con la lima, aleuni cilindri di acciaio della fabbrica Krupp, e determi- nandone di tanto in tanto i l peso speeifico, 1' A. ha trovato che la densitY, dopo aver portato via uno strato del peso nguale a circa tin del peso iniziale, diminuiva di circa 7,5 per mille. Nel- l' acciaio inglese si hanno variazioni assai pi~ piccole, ma irrego- lari, e questo deve forse la sua maggiore omogeneit~ ai processi meccanici che aveva sublto, mentre 1' acciaio Krupp non era stato sottoposto nemmeuo a scosse un po' s

La direzione della fusione non ha influenza sulla distribu- zione della densitY.

La tempera determina una diminuzione di densits dal 3 al- l' 8,5 per ~ che si manifesta specialmente sugli strati esterni.

H. EBERT. Sul la costituzione dello spettro della luce zod~acale. - - Dalle osservazioni fatte nella Giamaica da M. Hall sulla luce zodiacale resulterebbe che Io spettro di quella luce avrebbe per caratteristica di cominciare a u n tratto col giallo nelle regioni lontane dal sole, e di spostare verso il verde il massimo dell 'inten- sits avvicinandosi al sole.

Un contegno simile ~ stato notato dall' A. nello spettro della tlamma dell' alcole quando se ne indebolisca gradatamente F in- tensits hminos% e se questa relazione fra i due spettri si potessa ritener effettivamente vera, si potrebbe avere qualehe spiegazione della luce zodiacale. L ' A. i'a peraltro osservare che le propriets indicate da Hall non si posson ritenere particolari della lute zo-

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diacale, perch6 egli ha osservato uno spettro identico anche per la h o e crepuseolare~ escludendo affatto dallo spet trometro quolla zodiacale.

F . AUERBACI-L Su, l la r a r e f a z i o n e che s l p u b ave re cello m a c -

c h i n e p n e u m a t i c h e a s t a n t u f f o . - - L ' A. s notare t he ordinar ia- monte nel oaloolo della pressiono dr cho resta nel roz ip iente dope n' eolpi di stantuffo, non si t ien conto dello spazio nocivo. SB i l volume del rooipiento 6 r, quello del eorpo di pompa 6 s, e ~ ~ lo spazio nocivo, 6 s riconoscore oho si avr~

r - 4 - s

T - . ~ a

r -+- s 4 - 2 r e -~ as d2 - - r + s ( r + s)*

r "~ -~- 3 r ~ a -I- 3 r a s -i- a s ~"

d~ = (v + s) ~ -

da cui si deduce 1' ospressiono per d,,. 1Via so i l valoro d i d t pone sotto la forma

si t rova per d, il valoro

da ~ 1 @ - - o" [ T r + s 1 "t- r -t- s

8 - - 5 "

/ r \~ .

si

o sommando #ra parentesi o tras#ormando:

d,,----- - J r -y 1 - - - - ~ " 2 \ r -b- s /

da cui si dedace chiaramente 1' influenza d i a sul valore di d~. Dal memento c h e n 6 diveaufo s g rande da pe te r

t rasouraro \ ~ t s / di fronto a l l ' unit~, l ' in f luenza d i a cessa di

farsi sentire , e la pressione finale d iv iene

( o

--I- s

talch6 al l imito si ha

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9O Quosta formula~ indicata spesso~ non era stata mai dimostrata da altri.

1 Per la rarefazione ~ si trova poi cho mentre, non ~enendo

conto dello spazio noeivo, creseerebbe sempro pifi rapidamente al crescer di n, tenendo eonto d i z si riconosee cho eresee molto lentamente da un certo valoro di n in poi, cho dipende dalle re- lazioni the esistono fra r, r s, m a c h e h sempre quel valoro pel quale la rarefazione ottenuta 6 la metk di quella che si potrebbo avere per n ~ no. Da ques~o punto in poi la macohina cessa di s con vantaggio.

So nella maechina si ha la disposizione di :Babine~, la pros- siono dope n eolpi di stantuffo 6 data da

2z ~ rda_ l -~ s + - a da --~

r -{- s e al limi~o

2 q~ doe = 8 ( 8 + if) "

J. STE~AN. ~9ulle oscillazlonl elettriche nel conduttori rettillneL Per i conduttori di forma qualunquo cho non hanno s e. m.

propria fu dimostrato da Kirchhoff ch6 la distribuziono d y una corrento elettriza in un s o la sua ripartiziono fra molti con- duttori, avviene in mode che, per una stessa corrento complessiva, lo sviluppo del calore Joule sin minimo; ma questo teorema non vale nel case di correnti variabili, colle quail nei condutteri si hanno delle f. e. m. d'induziene. Per le correnti che variane ra- pidamente, e per quelle periodiche che hanno un numere grandis- sime di oscillazioni, l ' influenza che ha sul regime la resisteuza del conduttore sparisce di fronte a quella degli effetti d' induzione, e ci6 tanto pih, quanto pi~ 6 grande il numero delle oscillazioni. Nello studio di tall eorrenti si pub dunque far completamente astraziono dalla resisteuza dei conduttori, e applicare lo formulo cho il Lippmann (h r. Cim. 277 pug. 70) ha trovato per lo zorrenti the circolano nei conduttori senza resistenza.

Da quelle formule si pub dedurre il teorema che: la divisions o la distribuzione di una corrente variabile ha luogo in maniera the, per una stessa corrente totale, la sun energia elettrodinamiza sia minima in ogai istante. Infatti~ so nella nora equazione"

E - ~ w ~ i ~ + L ~ d T + M ~ = w ~ i o , + ~ d T + I K d7

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che vale per l' induzione in due c'onduttori ehe sona sotta l 'aziona di una stessa forza elettromotrice, si trascurano i termini i, w, e i~ w~, e si ammette che i, e i s non contangana alcun termine in- dipendente dal tempo, integrando si ha

L, i, d- lgi~ = L~ i~ d- ]~i , ,

e questa esprime la condiziane ehe il trinomio

sin un m~nimo per uu date valoro di i, + i~. Poieh& T 6 l ' ener - gin elettrodinamiea della due correnti i, e is, il teorema anzidetto 6 dimastrato per una derivaziona di due rami; ma si dimostre- robbe in mode analogo per un numero quahnque di derivazioni, e quindi anche per il numero infinite dei filetti elementari in cui si pub supporre decomposto un file conduttore.

Per la magnetizzazione del conduttore e del mezzo ehe lo circanda, l ' ene rg ia elettrodinamiea pub anche esser considerata come energia magnetica, e quindi lo stesso teorema pub enuneiarsi: la distribuzione della corrente ha h o g o in mode che, per una stessa corrente totale, la sun energia magnetica 6 minima. Questa forma ha il vantagglo di permettere la soluzione di molti pro- blemi senza aleun calcolo.

Per es. in un conduttore retti]ineo a sezione circolar% qua- ]un.que possa essar la variazione d' intensits dall ' assa alla super- s il conduttora agisca magneticamente sul mezzo esterno come se ]a corrente fosse tutta concentrata nell ' asse. Perch6 1' energia magnetica sin minima, bisogna dunque che essa assuma il valore minimo nella spazio occupato dal eanduttore; era questo mlnimo, cio6 ]o zero~ sarebbe assunto, se la eorrenta fosse tutta conden- sata in uno strato infinitamente sottile alla superi]cia del condut- tore, perch6 una tal corrente tubulare non avrebbe azione magne- tica nolle spazio compreso nel sue interne. Le esperienze di Hertz hanno mostrato in{atti cha le oscillazioni elettriche rapidissimo si compiono soltanto atta superficie di un conduttore, e the nei conduttori a forma di nastro ondu]ato la densit& della corrente all ' orlo del nastro 6 molto maggiore che nel mezzo delle larghe facbie ]aterali.

I1 prineipio su esposto 6 anche applicabile a]le seariche rapi- dissime, coma i fulmini, e alle interruzioni di corrente la cui du- rata non sorpassa un tempo brevissimo.

La velocits con la quale le onde elettriche si propagano in un conduttore dipendendo soltanto dalla sua autoinduzione e dalla sun capacith, che si riferiscono ambedue alia unit~ di lunghezza

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92 del condut~or% ne segua che l e o~cillazioni rapidissime si dobbort propagare con la stessa veloeit's nei fili di ferro e in quelli di ram% perchg nolle distribuzione sopra indicate l ' energia magne- tiea 7 e quindi 1' autoinduzione, non dipende dalle propriets ma- gnetiche della sosganza del conduttore. Cib fu infatti trovato da Hertz~ ehe ammise per spiegarlo ehe il magnetismo del ferro non pub seguire oseillazioni tango rapide; m a l o Stefan osserva cha la spiegazioue g molto pi~ semplice, perchg da quanto precede il ferro non risente alcuna azione magaetica da tall osci]lazioni.

Se una corrente variabile passa in un file cireondato, ma iso- late, da un tube megallico, nel tube si produce una corrente in- dotta, la cui grandezza e direzione, come pure la sua d~sgribuzione nel tube, si deducono immediagamente dal prineipio su esposto; perchg il minimo dell' energia sara raggiunto nolle distribuzione seguenge: La correnge cengrale ~ condensata in uno strato infini- tamente sottile della superfieie del file; la corrente indotta eireola in uno strato infinitamente sottile ella superficie interne del tube, e possiede in ogni istante la medesima intensits ma con dire- zione contraria, di quella del file centrale. In questa distribuzione non si hanno forze magnetiche che nello spazio compreso fra la superficie del file e la parete interne del tube.

L ' in te rno del file, la massa del" tube e tutto lo spazio esterno son liberi dagli effetti di tall forze; il tube forma dunque una protezione perfetta tango per le forze inducenti quanto per quelle magnetiche del file. Questo case ~ del tutto analogo al problema elettrostatico della distribuzione dell 'elettr ieits su due cilindri concentriei di cui uno g isolate e 1' altro comuniea col suolo. E anche se il file e i l tube non sono coneentrici e s e l e lore sezioni non sono circolari, la questione della distribuzione della corrente

risoluta dal problema corrispondente d' elettrostatica: anehe in questi casi 1' effetto protettore del robe ~ perfetto.

Quando una corrente g dlvisa fra due fill uguali, di cui uno eireondato da un tube e 1' altro no, il primo rieevers una cor-

rente assai maggiore dell 'a l t ro, .per la eonsiderevole diminuzione dell ' autoinduzione risultange dal tube cireondante.

Se parallelamente a u n file pereorso da eorrente ~ posto un conduttore rettilineo, la corrente data si distribuisce alla superfi- oie del primo e la corrente indotta ella superfieie del seeondo; ma se il file ~ a sezione circolare, la corrente non ~ distribuita uniformemenge alla sua superfieie; la sun densits ~ maggiore della parte rivolta al secondo conduttore. Tel differenza ~ rosa visibile da un tube di Geissler, col quale sombre e h e l a eorrente sia attratta dal conduttore vicino. 3In in realts f r a i l conduttore

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della corrente primarla e 11 altro condu, ttore esiste una repalsione elettrodiuamiea, che si pub osservare nell ' aria rarefatta (ave si ha un forte aumento di rasistenza) e 1' attrazione appareate non si manif'esta pi5.

Un conduttore c h e n e cireonda completamente un altro per- corse da corronte~ esereita un' azione protettrice parzial% che tanto maggiore quanta pifi ~ estoso, Hertz ha dimSstrato che un sistema dl fill paralleli agisee come una lastra conduttriae; m~, atIineh~ quel sistama possa protoggere~ ~ neeessario abe la eor- rente primaria possa indurre nei fili della correnti indotte: i fili dunque non proteggon% se son posti normalmonte al oondattoro primario. Le oorranti indette sane anche una condizione impor- tante perch4 un conduttore possa riflettere della azioni indacenti . Le azioni riflesse sane le azioni della correnta the sane indotte nella saperfieie del conduttore riflettente.

Le oseillazioni elettriehe posson prodursi anehe nei condut- tori liquidi; e 1' A. ha osservato le scintilla d' induzione con un conduttore seeondario costituito da duo tubi di vetro pieni di aeido solforico diluito. I tubi eran luaghi 50 am. e avevano il diametro di 1 am.; oran ehiusi a an ' estremits ed all ~ altra erano terminati d a u a tuba capillare. Disposti orizzontalmento eel tubi capillari affacciati~ e posti vicini al conduttore primario 7 ira le superficie liquide seocoavano della scintilla rossastre. Dilaendo aneor pifi 1' acid% le scintilla non si avevano altrimenti.

Per studiare 1' azione protettrice dei lictuidi I 'A. adoprb final- manta un conduttore seeondario metallico raeehiuso in un tuba di vetr% ehe era a sun volta circondato da an tuba pifl grande, Lasaiando 1' aria fra i due tubi 7 o ponendovi acqua o a c i d o sol- ~orico molto dihi t% si avevano belle seintille; adoprando acido del peso specifico 1~011 le scintilla s' indebolivan% e sparivano as i~atto oon una sohzione del peso speoifico 1~026.

K. WAITZ. Sulla lunghezza d' onda della oscillazioni elettriche, Alle estremits di un risonatore cireolare di Hertz 7 1' A. peso

una derivazione formuia da un iilo metallico di malta resistenz% ed osservb c h e l e scintilla, centre ogai prevision% diminuivano d' intensits al erescere della resistenza della derivazione. Egli at- tribui questo s alle rapidissime oseillazioni del risonatore, e perish ehe poteva darsi che aumentando continuamer*te la h n - ghezza della, derivazione~ si presentassero periodicamente aumenti e diminuzioni helle sointille.

A tale scope il cireuito derivato i'u costituito da due h n g h i fill di ram% isolati e paralleli 7 s quali poteva seorrere un con- tatto metallico. Spost~ndo questo contatt% si manifestarono difatti

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94 degli aumenti e delle diminuzioni nell' intensit's della scintilla. l~ra due posizioni consecutive del eontatto mobile, per le quali si ha per es. un massimo nell' intensits della scintilla, dave quindi esser eompreso un numero intero di lunghezze dell' onda stazio- naria; e poich~ avvieinando dei eon~uttori di grande capacitY, i fenomeni rimanevano inalterati soltanto se 1' intensit~ delle scin- tille era massima, 1' A. deduce che quando si ha questo massimo it contatto mobile dave trovarsi in un node dell' anda stazionaria. Si ha cosi un nuovo mode di misurare le lunghezze della ande elettriche, e 1' A. ha trovato con il sue apparecchio dei resultati aoncordanti con quelli ottenuti da Hertz.

L ' A. ha anche studiato la moltiplicit~ della onde che si de- stano nel conduttore primario, e 1' influenza che il mezzo ambiente ha sulle onde the si propagano hngo i fili, ed ha ottenuto i re- sultati seguenti: Un determinate mode di searica del rocchetto d' induzione, rieonoseibile dalla specie delle scintill% produce della vibrazioni elettriche della pill svariate hnghezze d'onda, the si astendono in un intervallo di parecchie ottave. Fra tutte queste vibrazioni v e n ' ha una, che dipende della dimensioni del sistema in cui si presentano, la cui intensits g pifi grande ahe per Ie ultra, a di cui act metodo anzi detto della derivaziono si pub faeilmente detarminar la lnnghezza d' onda. Lc onde the si propagano sui flli variano di hnghezza, se varia il mezzo cha circonda il file, e cib forse nella stessa maniera come cambiano le onde luminose.

iF. BRAUI~. Nugli elettrodi a goccia. - - Secondo il Pellat (err. N. Cim. 26, pat. 173) la differenza di potenziale iYa un me~allo e t a sohzione di un sue sale sarebbe nul]a; ma I'A. ha fatto della esperienze che contradicono a q u e l resultato. Per es. g note ehe si hanno f. e. m. anehe da combinazioni del tipo Zn I Zn SO, I Zn CI~ I Zn, appure Z n l Z n S Q cone. ] ZnSO, dil. I Zn; e secondo il Pellat que- ste dovrebbero derivare soltanto della differenze di potenzialo della duo sohzioni. Ma I'A. obietta che non si ha ragiona alcuna di ritenere che una soluzione saline non polarizzabile debba com- portarsi diversamente d a u n ' amalgama liquida non polarizzabile T e quindi che anche fra le soluzioni di duo sali d iuno stesso me- tallo la differenza di potenziale dave asser nulla. Si pub provaro direttamente questa conchsione, adoprando sohzioni che non sieno miscibili, come per as. colla combinazione Amalgama di Cd I C d J ~ nell' acqua I CdJ~ nell' alcole amilico I amalgama di Cd~ oppuro con 1' altra An ] Au C1H nell' acqua ] Au C1,H nel nitrobenzolo ] Au~ o i resultati ottenuti con queste combinazioni dull' A. contradicono quello del Pellet.

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Passando poi a considerare le correnti elet~riehe prodotte dalle variazioni di grandezza degli elettrodi di merourio~ mostra come si poss% pi6 semplicemente di quel]o ehe s~ ha dM caleoli del Liplomann , conchdere da eib la necessits della corrente d' efllusso (Tropfstrom); e rioerca quali possono esserne le cause. Seoondo Helmholtz quella corrente ~ dovuta al lavoro di espansione degli strati elettrici. I doppi strati elettrici delle zone cariche di elet- tricit~ dovrebbero dunque supporsi talmente uniti s lor% cho non potessero esser separati dalle goccie che vi cadon sopra. So cosl non ibsse, il riunirsi delle goccie dovrobbe dar hogo pari- menti ad una corronte; ma I' esperienza mostra ohee cib non ha hogo.

K. WESENDONCK. Sul la resistenza catodica. - - Scope doll' A. state di ricercare se per gli spazi estremameate rarefatti vale

cib the per i tubi di scariea fu trovato prima da G. Wiedemann e Riihlmann e 10el da E. Wiedemann, cio~ che la tensione neces- saria a provocare una scarica ~ notevolmente maggiore se l 'anodo

elettrizzato e i l catodo 6 derivato a terra, che nel case contra- rio. Come sorgente di elettrioit~ l' autore adoprb un rocchetto di Ruhmkorff e una maechina a influenza.

Col rocchetto fu trovato che in ua tube di Geisler di circa 50 era. di Iunghezza ed una larghezza nniforme di ram. 12,1, si favoriva ]a scarica derivando 1' anode. Con un tube h n g o 60 ore. e largo 21 mm, da prima si osservb ]o stesso fenomeno, ma pro- gredendo la rarefazione si manifestb chiaramente un' inversione. I1 tube pifi largo funzionb quindi diversamento da quello pi~ stretto; e pereib 1' A. sostitul ai tubi una sfera di vetro del alia- metro di 10 cm, munita di elettrodi liberamente sporgenti hell'in- terne, per eliminare 1' influenza delle pareti, e trovb che non vi era pifi azione sensibile del catodo isolate; talch~ conclude che la differenza polare indicata da Wiedemann e Rtihlmann non sussiste incondizionatament% quando la pressione ~ divenuta minore di quella cui eorrisponde il massimo di conduttivitM

Le rieerche colla macchina elettriea non misero in evidenza, come le precedenti~ 1' influenza della grandezza del tub% ma con- fermarono the non g vero incondizionatamente che nei tubi lar- ghi la scarica del catodo avvenga pifi facilmente. Per conosoer meglio 1' inituenza delle pareti, 1' A. studib anche le scariehe fra un elettrodo metallieo e la parete del recipient% e costatb che evidentemente la parete nell' insieme agisce nel sense di faeilitare la dispersione dell' ele~tricita negativa.

L. ARONS. Osservazioni sugli specchi d~ plat ino polarizzat i elettricamente. - - I1 fonomeno scoperto da Edison, che 1' attrito

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96 fra una superflcie medallion e una s~riscia di carla bagnata con una soluzione di soda ~ diminuito se della carte al metallo passe una corrente elettrica, fu studiato sotto diversi pun~i di vista da Siemens, da Krouchkoll e da Waitz i quali ultimi trovarono cho se la polarizzazione avviene per 1' idrogeno~ 1' attrito diminuisee, se avviene per 1' ossigeno aumenta. L ' A. per studiare pi~ diret- tamente i proeessi che si presen~ano sulle superficie meta]liche polarizzate~ ricorse aI metodo degl[ anelli di Newton; e a ~ale scope usb uno degli speechi di pla~ino ottenuti sul vetro dal Kandt. Sulla superficie platinata di quella lastra, I 'A. fissb normalmente con ceralaeca un tube di vetro che riempl di mercurio, e ehe set- viva a condurre la corren~e sulla superfi~ie metalliea, e accan~o al tube fu peseta qua lastra di vetro ben l~iana. Ponendo il tutto en- tre una vasea di vetro piena di acido solforieo dilui~o (1 I-I SO, per 3 Aq)~ colla luce del sodio si osservavano disdn~mente con un cannocchiale le righe d'interferenza. Facendo passare nell'ap- parecehio la corrente di un elemento 3Ieidinger, se lo specchio per es. funzionava da catodo le righe d' interferenza si spostavano in una certa direzione. Invertendo la eorre%te~ le righe retroce- devano rapidamente ~no quasi alia posizione iniziate, c~ve restava~lo per un eerto tempo tranquille; poi si spostavano di nuovo nel medesimo sense di prima. La polarizzazione positive e que]Ia ne- gative agiseon dunque alia stessa maniera. Adoprando una lea~e inveee della lastra pinna di vetro, al cominciare della polarizza- Mona gli anelli si eontraggono verso il centre e sparisooao uno dope 1' altro; invertendo la eorrente rieompariseono nolle ste~s,) numero~ per sparire nuovamente~ ritirandosi al centre, dope poe,) tempo. La polarizzazione ha dunque per effetto di aunieniare lo sgrato intorposto, e di sollevare la lento.

Tutto eib spiega il fenomeno osservato da Edison; pereh~ so la diminuzione dell ~ atLrito non fu osservata dai preeedenti speri- mentatori quando avveniva lo svolgimento deli'ossigen% cib de- rive dal non aver aspettato assai temp% e della notevole oeclu~ sione del gas determinate dalle grosse lastre metalliehe adoprate.

L ' A. osservb inoltre ehela seomposizione doll' acqua comineia ad esser ehiaramente visibile per una s e. m. minore di 0~5 3Iei- dinger; ed egli fa notare ehe eib non deve far aleuna meraviglia, perehg si vedevano soltanto delle bollieine di ossigeno, ed ~ aot,s che il platino assorbe assai pi~ idrogeno ehe ossigeno.

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