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Un memoir, questo «Un mare viola scuro» (ed. DeA Planeta) che segna l'esor- dio come narratrice di una ro- mana-spagnola, che ha però radici parmigiane. In Ayanta, popolare condut- trice radiofonica e attrice ma- drilena, scorre infatti il san- gue di due famiglie importanti cittadine: i Barilli (da parte del nonno Cecropino, figlio di Ar- naldo) e gli Spagnoli (da parte di sua nonna Angela). Un mix che, unito alle radici iberiche - il padre, l’82 enne Fernando Sánchez Dragò è uno dei più popolari scrittori spagnoli - la rende (inevita- bilmente) una scrittrice in- ternazionale. Dopo aver esordito, a quattro mani, con il padre, nel libro (best seller in terra iberica) «Pacto de sangre», uscito sei anni fa in Spagna, ora Ayanta Barilli scava, da sola, nelle proprie radici famigliari ita- liane, tornando a indagare su fatti che la portano a Colorno, dove è ambientata buona par- te del libro. Il fascino di guar- dare indietro, il coraggio di aprire cassetti e vecchi sca- toloni, di ritrovare diari e let- tere impolverati dal tempo che in fondo raccontano chi sei. Ayanta ha affrontato il de- siderio ma anche la paura di indagare nei segreti familiari e dare voce ai silenzi che re- gnano in tutte le famiglie nel suo primo romanzo «Un mare viola scuro», già uscito in Spa- gna dove è stato premiato co- me secondo finalista del pre- stigioso Premio Planeta 2018. L'edizione italiana del libro, tradotto da Claudia Acher Marinelli, sarà presentato il 17 giugno alla Casa delle Lette- rature di Roma. E’ la storia vera di una stra- vagante famiglia di artisti e intellettuali e di quattro ge- nerazioni di donne, quella della bisnonna Elvira, della nonna Angela, della madre Caterina e di Ayanta. Una sto- ria di donne che hanno do- vuto combattere contro pre- giudizi e costrizioni, figure femminili accomunate dall’a- ver scelto sempre uomini sba- gliati e dall’essere state col- pite dal cancro al seno di cui è morta la mamma di Ayanta quando lei aveva 9 anni e di cui la scrittrice porta il cogno- me. «Non mi interessa il presente e neppure il futuro. Mi inte- ressa il passato perché lo puoi raccontare. Sono sempre sta- ta ossessionata dalla memo- ria, dal fermare le cose e sot- AYANTA BARILLI Vive a Madrid, ma nelle sue radici scorre sangue parmigiano. trarle dall’oblio. Nel passato di tutti noi c'è un mondo intero da scoprire e tenere presente per vivere più sereni» dice Ayanta che vive in Spagna, a Madrid, da 30 anni, ma in que- sti giorni è in Italia, dove è na- ta. Nell'antica villa familiare di Monteverde Nuovo a Roma, dove viveva all’ultimo piano con la madre e poi con la non- na, è rimasta ora zia Carlotta. Un santuario della memoria pieno di quadri e foto di una famiglia d’artisti, da Bruno Barilli a Milena Pavlovic Ba- rilli al cugino Leone, tra le per- sone a cui è dedicato il libro. «La palazzina la comprò con grandi sforzi nonna Angela. Era una casa dalle porte aper- te ma solo ad artisti, scrittori e intellettuali e ospitò anche esuli antifranchisti» racconta Ayanta, figlia dello scrittore spagnolo Fernando Sanchez Dragò, due volte vincitore del Premio Planeta, sia quello principale che il secondo co- me finalista, che la madre Ca- terina aveva conosciuto pro- prio nel salotto di sua nonna. Con lui era partita negli anni '60 verso l’Asia per poi tor- nare a Roma da sola quando era incinta di Ayanta e trovare più tardi un altro compagno con una figlia, Sandra. «Quando mia madre è morta non ci credevo, aspettavo che tornasse. Ad un certo punto però ho capito che non sareb- be stato così e ho cominciato a scrivere un diario, a fare di- segni, per non dimenticare. Di mia nonna ho registrato su cassette il racconto della sua vita. Lei stessa aveva scritto un libro e lo aveva stampato da sola» spiega Ayanta, 50 an- ni, madre di Caterina e Mario. Proprio con la morte - quando Ayanta aveva 30 anni - di non- na Angela, figura determi- nante in questa storia, si apre il romanzo. «Le storie e i nomi sono reali, ma è tutto roman- zato. Ho usato tutto quello che per me era emotivamente scomodo ma non volevo che nessuno della famiglia si ri- sentisse. Ho iniziato dall’ul- timo capitolo» sottolinea la scrittrice. «A nonna Angela piaceva il racconto e dunque inventava, ricamava i fatti. Ho fatto un po' la stessa cosa» di- ce l’autrice che quando ha co- minciato a fare ricerche è ri- masta sorpresa da alcune sco- perte. «Non sapevo la storia della mia bisnonna Elvira che era stata rinchiusa al mani- comio di Colorno e ho voluto vederlo. A farla internare era stato il marito Evaristo, ribat- tezzato Belzebù dalle donne di famiglia. Bastavano due te- stimoni che dicessero che una donna era matta per farla entrare in manicomio. Spesso finivano lì donne che usciva- no dall’ordine sociale, che erano intellettuali. Quella di Elvira è la storia di una donna a cui hanno tolto la voce» dice Ayanta. Tra le carte «i diari di mia madre, le sue poesie, scritti pubblicati su 'Nuovi Argomenti' e disegni» raccon- ta l’autrice di questo romanzo autobiografico. Si diceva del rapporto con Un mare viola scuro di Ayanta Barilli ed. DeA Planeta, pag.402, A 17,00 MOSTRA AD AREZZO Paladino e «La regola di Piero» p Uno dei più importanti artisti contemporanei, Mimmo Pa- ladino, omaggia Piero della Francesca ad Arezzo nella mostra il senso de «La regola di Piero», grande personale da sabato al 31 gennaio 2020. I due nuclei centrali della mostra - che vede protagonista proprio la pittura e che presenta opere tridi- mensionali - sono la Galleria comunale d’Arte Contemporanea e la Fortezza Medicea. STASERA SU RAI STORIA Jacovitti, genio dimenticato p Salamini e un’immancabile lisca di pesce: bastano due im- magini a riassumere Benito Jacovitti, il disegnatore che con i suoi personaggi colorati, pesanti e un po' volgari raccontò l’Italia popolare con il disincanto ironico della sua matita. Un personaggio che rivive nel documentario di Simona Fasulo, con la regia di Nicoletta Nesler, «Benito Jacovitti, lisca di pesce» in onda stasera alle 22.10 su Rai Storia per «Italiani». L'intervista p LORELLA ZANARDO «Nei media tanti stereotipi, occorre saperli riconoscere» SCRITTRICE E DOCENTE Lorella Zanardo è un'attivista per i diritti delle donne. CLAUDIA OLIMPIA ROSSI p C’è una schiettezza risolu- tiva nelle parole di Lorella Za- nardo, la scrittrice e docente, attivista per i diritti delle don- ne, che oggi sarà a Parma, alle 17.30 a Palazzo del Governa- tore, protagonista dell’incon- tro pubblico «L’Educazione ai Media: come alfabetizzare studenti e studentesse all’uso consapevole delle immagini» proposto dall’Assessorato al- le Pari Opportunità del Co- mune. L’autrice del documentario «Il corpo delle donne», visto da milioni di persone e tra- dotto in sei lingue, risveglian- do la coscienza collettiva sul- l’umiliazione inflitta dai me- dia all’immagine della donna, ha nelle sue corde la forza del vero. Nella fiaba di Andersen gri- derebbe: il re è nudo. La magia del suo teatro è mostrare il dietro le quinte. Lo ha fatto anche di recente, con il tour dello spettacolo «Schermi, se li conosci non li eviti», primo atto dell’evento odierno. Ci troviamo di fronte ad un’urgenza educativa? Sì. Vanno dati subito ai ragaz- zi gli strumenti per leggere i media in modo consapevole, mettendoli alla pari da peri- colosi stereotipi. Da anni le nuove generazioni trascorro- no molto più tempo davanti alle immagini che alla parola scritta. Non solo. Le statisti- che dimostrano il numero crescente di ore trascorse da- vanti agli schermi, spesso ac- cesi tutta la notte. Stiamo vi- vendo una rivoluzione così veloce e inarrestabile che è inutile attribuirsi responsa- bilità o dare divieti. Mi dico- no: eh, ma le mamme. Allora, anche: eh, ma i papà. In ogni caso, le famiglie sono travolte dalle novità. La scuola può es- sere la chiave di volta. Nero ananas Gli anni oscuri della nostra storia repubblicana ISABELLA SPAGNOLI p Scava in un passato lonta- no, ma ancora vivo, Valerio Aiolli, con «Nero Ananas», nella dozzina dello Strega; te- sto che si può definire storico, politico, ma anche noir, thril- ler e allo stesso tempo saggio. Il libro racconta quattro anni oscuri della storia del nostro paese che partono dagli attac- chi terroristici del 12 dicem- bre del ‘69, il botto di Piazza Fontana, per arrivare alla strage della Questura di Mi- lano del ‘73. L’autore osserva e racconta gli anni di piombo sposando diversi punti di vi- sta, creando un romanzo po- lifonico dedicato alla perdita di purezza di un’Italia che an- cora oggi, a distanza di anni, non riesce a fare chiarezza sulle stragi e sulla giustizia. La scrittura curata e tagliente di Aiolli, fa sì che il botto di piazza Fontana, continui a fa- re eco attraverso le pagine av- volgendo il lettore in un’atmo- sfera plumbea che lo accom- pagna fino all’ultima pagina. «Sento l’odore della città fe- rita appena sceso dall’auto blu, nonostante abbia ancora un po’ di febbre, la tosse e il naso chiuso. E’ un odore di Incontro Oggi al Palazzo del Governatore p Lorella Zanardo, sarà a Parma oggi pomeriggio, alle 17,30, all’Auditorium «Carlo Mattioli» di Palazzo del Go- vernatore. Sarà protagoni- sta dell'incontro pubblico dal titolo «L’Educazione ai Media: come alfabetizzare studenti e studentesse al- l’uso consapevole delle im- magini» è la nuova proposta dell'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Parma. Grazie al supporto di materiale audiovisivo Za- nardo condurrà il pubblico a riflettere sul tema dell’edu- cazione ai media e alla cit- tadinanza attiva, a com- prendere le dinamiche e le modalità proprie della di- scriminazione e della vio- lenza di genere, al fine di prenderne consapevolezza per il superamento di ogni forma di prevaricazione. L’incontro verterà sulla ne- cessità di valutare e appro- fondire i messaggi veicolati da Internet, dalla televisio- ne, dalla pubblicità. All’in- contro pubblico potrà se- guire, nel prossimo anno scolastico 2019/2020, un laboratorio di approfondi- mento dedicato a ragazze e ragazzi. La strategia della tensione e delle bombe nel romanzo generazionale di Aiolli NARRATORE Valerio Aiolli. per sempre. Quando, nell’am- bito del progetto “Suffragette 2.0”, chiedevo alle ragazze per cosa fossero disposte a lotta- re, restavano perplesse. Non si ponevano il problema della differenza di trattamento economico sul lavoro, della fa- tica per conquistare il voto, delle tante disparità persi- stenti. Viviamo ancora in una società patriarcale? Il dramma delle violenze sulle donne non ac- cenna ad attenuarsi. Come in- tervenire? Il tema delle violenze sulle donne è complesso. Si pensi che in Norvegia, Paese molto più emancipato del nostro, il numero dei femminicidi è al- tissimo. Questo fa emergere un’incredibile fragilità ma- schile. E’ come se non ci si volesse concedere quest’ulti- mo passo verso l’indipenden- za: il diritto di essere noi a lasciare. Non staremo zitte: pretendiamo pene giuste che vengano rispettate per gli uo- mini violenti. Dobbiamo es- sere toste, costruirci un’iden- tità forte per non attendere sempre l’approvazione ma- schile. Se riflettiamo, chi ha cambiato il mondo non avreb- be avuto, nell’epoca digitale, molti like. Bisogna essere coe- renti e imparare a dire anche no. Se poi il like non arriva “fa niente”. © RIPRODUZIONE RISERVATA dicembre, di nebbia, di fiati. Di persiane serrate, di ban- diere listate a lutto. Di silen- zio. Di mandorle amare. Di polvere, di sangue. Tre giorni prima, a metà pomeriggio di venerdì 12, mentre era a letto con la febbre alta assistito da sua sorella, gli era stata co- municata la notizia. L’enor- mità della notizia. Una bom- ba. No, più bombe. In diverse città». Aiolli racconta di estre- misti di destra che ricordano e tramano, di anarchici che si trascinano in cerca di riscat- to, di politici devoti che am- biscono al potere, di servizi segreti che provano a capire e a influenzare, di ragazzini che vedono sparire sorelle e cer- cano di fare di tutto per ri- trovarle. Mescolando dati e nomi reali a personaggi di fantasia, l’autore descrive con potenza un periodo buio, di- sordinato e feroce, un’Italia delle trame occulte, e della violenza politica fatta non so- lo dei rossi, dei neri e dei cani sciolti ma anche di sociopatici e sbandati. L’autore non sci- vola mai nei clichè in cui spes- so si imbatte la bibliografia ro- manzata sul tema, bensì ci re- gala un romanzo credibile e ottimamente scritto che dona nuove aperture e punti di vi- sta con sorprendente capaci- tà evocativa. Nero Ananas Valerio Aiolli Voland, pag. 352, A 17,00 © RIPRODUZIONE RISERVATA p La Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi - attiva dal 1860 per la tutela, lo studio e la divulgazione della cultura storica - attraverso una nota del presidente Leonardo Farinelli (nella foto), esprime con con- vinzione e con determinazione il suo sostegno all'appello del «Manifesto per la Storia», redatto e diffuso da Liliana Segre, da Andrea Camilleri e da Andrea Giardina, Presidente della Giunta Centrale per gli Studi Storici, per porre l'accento sulla necessità di una più vigorosa tutela dell'insegna- mento delle discipline storiche. In questo modo la Deputazione si colloca accanto ad altre importanti istituzioni culturali che hanno già aderito a questa lodevole iniziativa, come ad esempio l'Università di Parma. Parma. «I miei rapporti con Parma sono fondamental- mente dettati dai ricordi della mia famiglia perché a Parma sono stata solo 5 o 6 volte nella mia vita volte, quindi non è una città che io abbia vissuto, ma l'ho conosciuta attraverso i racconti di mia nonna, se ne è sempre parlato a casa e quindi nel mio libro diventa inevitabilmente uno dei luo- ghi geografici importanti del- la storia che racconto». Gran parte del romanzo è ambien- tata a Colorno, in un luogo in particolare. «Nel corso delle mie ricerche sono arrivata a Colorno quando ho capito che mia bisnonna Elvira, una del- le protagoniste della storia che avevo in mente di scri- vere, era stata rinchiusa per tantissimi anni, più di dodici, nel manicomio di Colorno. A seguito delle mie ricerche so- no entrata fisicamente nel manicomio dove ho trovato la sua cartella clinica con i diari medici e questo è stato un mo- mento molto importante per per poter raccontare la storia di mia bisnonna. Il libro è di- viso in tre parti, racconta le storie di Elvira, Angela e Ca- terina, mia bisnonna, mia nonna e mia madre, ma al- l’inizio di questa storia ciò che stravolge la vita di queste tre donne è proprio la vicenda di Elvira e tutti quegli anni tra- scorsi in manicomio. Il mio percorso nel manicomio è stato un percorso pazzesco, ho trovato un luogo comple- tamente abbandonato dalla fine degli anni settanta quan- do a seguito della legge Ba- saglia hanno chiuso tutti i ma- nicomi in Italia. Mi sono ri- trovata in un luogo inquietan- te, in una sorta di Pompei, con con i letti disfatti, le ciabatte ancora vicino ai letti e le gruc- ce con le vestaglie appese i medicinali nelle scansie im- polverate e questo percorso dell’orrore in realtà è diven- tato per me molto importan- te, perché è stato un po’ il mo- mento in cui ho deciso di scri- vere questa storia». Un'altra figura fondamentale è stata nonna Angela. «Le storie che ascoltavo da lei quando ero bambina e ragazzina sono sempre state racconti in cui mischiava la verità con la fin- zione ed erano diventati alla fine qualcosa di leggendario di mitico. Nel mio romanzo cerco di scoprire la verità ma nel per- corso narrativo io stessa faccio la stessa cosa che faceva mia nonna, ovvero raccontare una storia che naviga un po’ in quel mito e quindi raccolgo tutte queste storie famigliari per co- struire un’altra grande storia» R. C. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalla bisnonna Elvira fino alla nonna Angela e la madre Caterina Sono sempre stata ossessionata dalla memoria, dal fermare le cose e sottrarle dall'oblio Cosa accadrà nell’incontro di oggi? Faremo una presentazione di Media Education. L’educazio- ne ai media è una materia co- me storia, geografia, matema- tica: in tanti Paesi europei s’insegna a scuola. Il nostro metodo si basa sull’osservare ed interrogarsi insieme. Chie- diamo ai ragazzi cos’hanno vi- sto di recente, pronti a mo- strare la puntata o il video, senza dare giudizi. Poi guar- dando buttiamo lì alcune do- mande. Sono loro a notare, ad esempio, il sessismo nei testi di un trapper. Lavoriamo molto sull’uso della telecame- ra: un’inquadratura, spesso differente se rivolta ad un uo- mo o a una donna, può ren- dere il corpo oggetto. Vedono programmi di sempre con oc- chi nuovi. In Toscana le no- stre due tipologie formative, per i ragazzi e gli insegnanti, hanno raggiunto 50 mila gio- vani. L’ideale sarebbe intro- durre il progetto tra i pro- grammi ministeriali. Come reagiscono gli studen- ti? Sempre con grande interesse. Spieghiamo la differenza tra un corpo liberato nella storia dell’arte, un nudo che implica forza, rispetto ad inquadrare un seno mentre una ragazza parla. Il messaggio è diverso. Vogliamo far acquisire un senso critico da usare in fu- turo. Da parte femminile c’è con- sapevolezza delle pari op- portunità ancora da conqui- stare? Purtroppo no. Ci siamo di- menticati, negli ultimi tren- t’anni, che i diritti non sono L’ideale sarebbe introdurre il progetto tra i programmi ministeriali

Silenzi di famiglia, tra Parma e Colorno stereotipi ...€¦ · E 3la storia vera di una stra-vagante famiglia di artisti e intellettuali e di quattro ge-nerazioni di donne, quella

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CULTURAc u l t u ra @ ga z ze t t a d i pa r m a . i t

SOSTEGNO ALL'APPELLO

Deputazionedi Storia Patria:«Tutelarela Storia»

L'intervista p AYANTA BARILLI

Silenzi di famiglia, tra Parma e ColornoQuando i ricordi nascondono segretipC’è un collegamento fortecon Parma, basterebbe solo ilcognome dell'autrice per in-tuirlo, nel libro di Ayanta Ba-rilli, che esce proprio oggi inlibreria. Un memoir, questo«Un mare viola scuro» (ed.DeA Planeta) che segna l'esor-dio come narratrice di una ro-mana-spagnola, che ha peròradici parmigiane.In Ayanta, popolare condut-trice radiofonica e attrice ma-drilena, scorre infatti il san-gue di due famiglie importanticittadine: i Barilli (da parte delnonno Cecropino, figlio di Ar-naldo) e gli Spagnoli (da partedi sua nonna Angela).Un mix che, unito alle radiciiberiche - il padre, l’82 enneFernando Sánchez Dragò èuno dei più popolari scrittorispagnoli - la rende (inevita-bilmente) una scrittrice in-te r n a z io n a l e.Dopo aver esordito, a quattromani, con il padre, nel libro(best seller in terra iberica)«Pacto de sangre», uscito seianni fa in Spagna, ora AyantaBarilli scava, da sola, nelleproprie radici famigliari ita-liane, tornando a indagare sufatti che la portano a Colorno,dove è ambientata buona par-te del libro. Il fascino di guar-dare indietro, il coraggio diaprire cassetti e vecchi sca-toloni, di ritrovare diari e let-tere impolverati dal tempoche in fondo raccontano chisei. Ayanta ha affrontato il de-siderio ma anche la paura diindagare nei segreti familiarie dare voce ai silenzi che re-gnano in tutte le famiglie nelsuo primo romanzo «Un mareviola scuro», già uscito in Spa-gna dove è stato premiato co-me secondo finalista del pre-stigioso Premio Planeta 2018.L'edizione italiana del libro,tradotto da Claudia AcherMarinelli, sarà presentato il 17giugno alla Casa delle Lette-rature di Roma.E’ la storia vera di una stra-vagante famiglia di artisti eintellettuali e di quattro ge-nerazioni di donne, quelladella bisnonna Elvira, dellanonna Angela, della madreCaterina e di Ayanta. Una sto-ria di donne che hanno do-vuto combattere contro pre-giudizi e costrizioni, figurefemminili accomunate dall’a-ver scelto sempre uomini sba-gliati e dall’essere state col-pite dal cancro al seno di cui èmorta la mamma di Ayantaquando lei aveva 9 anni e dicui la scrittrice porta il cogno-m e.«Non mi interessa il presentee neppure il futuro. Mi inte-ressa il passato perché lo puoiraccontare. Sono sempre sta-ta ossessionata dalla memo-ria, dal fermare le cose e sot-

AYANTA BARILLI Vive a Madrid, ma nelle sue radici scorre sangue parmigiano.

trarle dall’oblio. Nel passato ditutti noi c'è un mondo interoda scoprire e tenere presenteper vivere più sereni» diceAyanta che vive in Spagna, aMadrid, da 30 anni, ma in que-sti giorni è in Italia, dove è na-ta. Nell'antica villa familiaredi Monteverde Nuovo a Roma,dove viveva all’ultimo pianocon la madre e poi con la non-na, è rimasta ora zia Carlotta.Un santuario della memoriapieno di quadri e foto di unafamiglia d’artisti, da BrunoBarilli a Milena Pavlovic Ba-rilli al cugino Leone, tra le per-sone a cui è dedicato il libro.«La palazzina la comprò congrandi sforzi nonna Angela.Era una casa dalle porte aper-te ma solo ad artisti, scrittori eintellettuali e ospitò ancheesuli antifranchisti» raccontaAyanta, figlia dello scrittorespagnolo Fernando SanchezDragò, due volte vincitore delPremio Planeta, sia quelloprincipale che il secondo co-me finalista, che la madre Ca-terina aveva conosciuto pro-

prio nel salotto di sua nonna.Con lui era partita negli anni'60 verso l’Asia per poi tor-nare a Roma da sola quandoera incinta di Ayanta e trovarepiù tardi un altro compagnocon una figlia, Sandra.«Quando mia madre è mortanon ci credevo, aspettavo chetornasse. Ad un certo puntoperò ho capito che non sareb-be stato così e ho cominciato ascrivere un diario, a fare di-segni, per non dimenticare.Di mia nonna ho registrato sucassette il racconto della suavita. Lei stessa aveva scrittoun libro e lo aveva stampatoda sola» spiega Ayanta, 50 an-ni, madre di Caterina e Mario.Proprio con la morte - quandoAyanta aveva 30 anni - di non-na Angela, figura determi-nante in questa storia, si apreil romanzo. «Le storie e i nomisono reali, ma è tutto roman-zato. Ho usato tutto quello cheper me era emotivamentescomodo ma non volevo chenessuno della famiglia si ri-sentisse. Ho iniziato dall’ul -

timo capitolo» sottolinea lascrittrice. «A nonna Angelapiaceva il racconto e dunqueinventava, ricamava i fatti. Hofatto un po' la stessa cosa» di-ce l’autrice che quando ha co-minciato a fare ricerche è ri-masta sorpresa da alcune sco-perte. «Non sapevo la storiadella mia bisnonna Elvira cheera stata rinchiusa al mani-comio di Colorno e ho volutovederlo. A farla internare erastato il marito Evaristo, ribat-tezzato Belzebù dalle donnedi famiglia. Bastavano due te-stimoni che dicessero cheuna donna era matta per farlaentrare in manicomio. Spessofinivano lì donne che usciva-no dall’ordine sociale, cheerano intellettuali. Quella diElvira è la storia di una donnaa cui hanno tolto la voce» diceAyanta. Tra le carte «i diari dimia madre, le sue poesie,scritti pubblicati su 'NuoviArgomenti' e disegni» raccon-ta l’autrice di questo romanzoautobiog ra f ic o.Si diceva del rapporto con

Un mare viola scurodi Ayanta Barillied. DeA Planeta, pag.402, A 17,00

MOSTRA AD AREZZO

Paladino e «La regola di Piero»pUno dei più importanti artisti contemporanei, Mimmo Pa-ladino, omaggia Piero della Francesca ad Arezzo nella mostra ilsenso de «La regola di Piero», grande personale da sabato al 31gennaio 2020. I due nuclei centrali della mostra - che vedeprotagonista proprio la pittura e che presenta opere tridi-mensionali - sono la Galleria comunale d’Arte Contemporaneae la Fortezza Medicea.

STASERA SU RAI STORIA

Jacovitti, genio dimenticatopSalamini e un’immancabile lisca di pesce: bastano due im-magini a riassumere Benito Jacovitti, il disegnatore che con isuoi personaggi colorati, pesanti e un po' volgari raccontòl’Italia popolare con il disincanto ironico della sua matita. Unpersonaggio che rivive nel documentario di Simona Fasulo,con la regia di Nicoletta Nesler, «Benito Jacovitti, lisca dipesce» in onda stasera alle 22.10 su Rai Storia per «Italiani».

L'intervista pLORELLA ZANARDO

«Nei media tantistereotipi, occorresaperli riconoscere»

SCRITTRICE E DOCENTE Lorella Zanardo è un'attivista per i diritti delle donne.

CLAUDIA OLIMPIA ROSSI

pC’è una schiettezza risolu-tiva nelle parole di Lorella Za-nardo, la scrittrice e docente,attivista per i diritti delle don-ne, che oggi sarà a Parma, alle17.30 a Palazzo del Governa-tore, protagonista dell’incon -tro pubblico «L’Educazione aiMedia: come alfabetizzarestudenti e studentesse all’usoconsapevole delle immagini»proposto dall’Assessorato al-le Pari Opportunità del Co-mu n e.L’autrice del documentario«Il corpo delle donne», vistoda milioni di persone e tra-dotto in sei lingue, risveglian-do la coscienza collettiva sul-l’umiliazione inflitta dai me-dia all’immagine della donna,ha nelle sue corde la forza delve ro.Nella fiaba di Andersen gri-derebbe: il re è nudo. La magiadel suo teatro è mostrare ildietro le quinte.Lo ha fatto anche di recente,con il tour dello spettacolo«Schermi, se li conosci non lieviti», primo atto dell’eve ntoo d ie r n o.

Ci troviamo di frontead un’urgenza educativa?Sì. Vanno dati subito ai ragaz-zi gli strumenti per leggere imedia in modo consapevole,mettendoli alla pari da peri-colosi stereotipi. Da anni lenuove generazioni trascorro-no molto più tempo davantialle immagini che alla parolascritta. Non solo. Le statisti-che dimostrano il numerocrescente di ore trascorse da-vanti agli schermi, spesso ac-cesi tutta la notte. Stiamo vi-vendo una rivoluzione cosìveloce e inarrestabile che è

inutile attribuirsi responsa-bilità o dare divieti. Mi dico-no: eh, ma le mamme. Allora,anche: eh, ma i papà. In ognicaso, le famiglie sono travoltedalle novità. La scuola può es-sere la chiave di volta.

Nero ananas Gli anni oscuridella nostra storia repubblicana

ISABELLA SPAGNOLI

pScava in un passato lonta-no, ma ancora vivo, ValerioAiolli, con «Nero Ananas»,nella dozzina dello Strega; te-sto che si può definire storico,politico, ma anche noir, thril-ler e allo stesso tempo saggio.Il libro racconta quattro annioscuri della storia del nostro

paese che partono dagli attac-chi terroristici del 12 dicem-bre del ‘69, il botto di PiazzaFontana, per arrivare allastrage della Questura di Mi-lano del ‘73. L’autore osserva eracconta gli anni di piombosposando diversi punti di vi-sta, creando un romanzo po-lifonico dedicato alla perditadi purezza di un’Italia che an-

cora oggi, a distanza di anni,non riesce a fare chiarezzasulle stragi e sulla giustizia.La scrittura curata e taglientedi Aiolli, fa sì che il botto dipiazza Fontana, continui a fa-re eco attraverso le pagine av-volgendo il lettore in un’atmo -sfera plumbea che lo accom-pagna fino all’ultima pagina.«Sento l’odore della città fe-rita appena sceso dall’aut oblu, nonostante abbia ancoraun po’ di febbre, la tosse e ilnaso chiuso. E’ un odore di

Incontro Oggial Palazzodel GovernatorepLorella Zanardo, sarà aParma oggi pomeriggio, alle17,30, all’Auditorium «CarloMattioli» di Palazzo del Go-vernatore. Sarà protagoni-sta dell'incontro pubblicodal titolo «L’Educazione aiMedia: come alfabetizzarestudenti e studentesse al-l’uso consapevole delle im-magini» è la nuova propostadell'Assessorato alle PariOpportunità del Comune diParma. Grazie al supporto dimateriale audiovisivo Za-nardo condurrà il pubblico ariflettere sul tema dell’edu -cazione ai media e alla cit-tadinanza attiva, a com-prendere le dinamiche e lemodalità proprie della di-scriminazione e della vio-lenza di genere, al fine diprenderne consapevolezzaper il superamento di ogniforma di prevaricazione.L’incontro verterà sulla ne-cessità di valutare e appro-fondire i messaggi veicolatida Internet, dalla televisio-ne, dalla pubblicità. All’in -contro pubblico potrà se-guire, nel prossimo annoscolastico 2019/2020, unlaboratorio di approfondi-mento dedicato a ragazze eragazzi.

La strategia della tensione e delle bombenel romanzo generazionale di Aiolli

NARRATORE Valerio Aiolli.

per sempre. Quando, nell’am -bito del progetto “Su f f ra gette2 .0 ”, chiedevo alle ragazze percosa fossero disposte a lotta-re, restavano perplesse. Nonsi ponevano il problema delladifferenza di trattamentoeconomico sul lavoro, della fa-tica per conquistare il voto,delle tante disparità persi-s te nt i .Viviamo ancora in una societàpatriarcale? Il dramma delleviolenze sulle donne non ac-cenna ad attenuarsi. Come in-te r ve n i re?Il tema delle violenze sulledonne è complesso. Si pensiche in Norvegia, Paese moltopiù emancipato del nostro, ilnumero dei femminicidi è al-

tissimo. Questo fa emergereu n’incredibile fragilità ma-schile. E’ come se non ci sivolesse concedere quest’ulti -mo passo verso l’indipenden -za: il diritto di essere noi alasciare. Non staremo zitte:pretendiamo pene giuste chevengano rispettate per gli uo-mini violenti. Dobbiamo es-sere toste, costruirci un’iden -tità forte per non attenderesempre l’approvazione ma-schile. Se riflettiamo, chi hacambiato il mondo non avreb-be avuto, nell’epoca digitale,molti like. Bisogna essere coe-renti e imparare a dire ancheno. Se poi il like non arriva “fan ie nte”.

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dicembre, di nebbia, di fiati.Di persiane serrate, di ban-diere listate a lutto. Di silen-zio. Di mandorle amare. Dipolvere, di sangue. Tre giorniprima, a metà pomeriggio divenerdì 12, mentre era a lettocon la febbre alta assistito dasua sorella, gli era stata co-municata la notizia. L’enor -mità della notizia. Una bom-ba. No, più bombe. In diversecittà». Aiolli racconta di estre-misti di destra che ricordanoe tramano, di anarchici che sitrascinano in cerca di riscat-to, di politici devoti che am-biscono al potere, di servizisegreti che provano a capire ea influenzare, di ragazzini chevedono sparire sorelle e cer-cano di fare di tutto per ri-trovarle. Mescolando dati e

nomi reali a personaggi difantasia, l’autore descrive conpotenza un periodo buio, di-sordinato e feroce, un’Ita l i adelle trame occulte, e dellaviolenza politica fatta non so-lo dei rossi, dei neri e dei canisciolti ma anche di sociopaticie sbandati. L’autore non sci-vola mai nei clichè in cui spes-so si imbatte la bibliografia ro-manzata sul tema, bensì ci re-gala un romanzo credibile eottimamente scritto che donanuove aperture e punti di vi-sta con sorprendente capaci-tà evocativa.

Nero AnanasValerio AiolliVoland, pag. 352, A 17,00

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pLa Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi - attiva dal 1860per la tutela, lo studio e la divulgazione della cultura storica - attraversouna nota del presidente Leonardo Farinelli (nella foto), esprime con con-vinzione e con determinazione il suo sostegno all'appello del «Manifestoper la Storia», redatto e diffuso da Liliana Segre, da Andrea Camilleri e daAndrea Giardina, Presidente della Giunta Centrale per gli Studi Storici, perporre l'accento sulla necessità di una più vigorosa tutela dell'insegna-mento delle discipline storiche. In questo modo la Deputazione si collocaaccanto ad altre importanti istituzioni culturali che hanno già aderito aquesta lodevole iniziativa, come ad esempio l'Università di Parma.

Parma. «I miei rapporti conParma sono fondamental-mente dettati dai ricordi dellamia famiglia perché a Parmasono stata solo 5 o 6 volte nellamia vita volte, quindi non èuna città che io abbia vissuto,ma l'ho conosciuta attraversoi racconti di mia nonna, se neè sempre parlato a casa equindi nel mio libro diventainevitabilmente uno dei luo-ghi geografici importanti del-la storia che racconto». Granparte del romanzo è ambien-tata a Colorno, in un luogo inparticolare. «Nel corso dellemie ricerche sono arrivata aColorno quando ho capito chemia bisnonna Elvira, una del-le protagoniste della storiache avevo in mente di scri-vere, era stata rinchiusa pertantissimi anni, più di dodici,nel manicomio di Colorno. Aseguito delle mie ricerche so-no entrata fisicamente nelmanicomio dove ho trovato lasua cartella clinica con i diarimedici e questo è stato un mo-mento molto importante perper poter raccontare la storiadi mia bisnonna. Il libro è di-viso in tre parti, racconta lestorie di Elvira, Angela e Ca-terina, mia bisnonna, mianonna e mia madre, ma al-l’inizio di questa storia ciò chestravolge la vita di queste tredonne è proprio la vicenda diElvira e tutti quegli anni tra-scorsi in manicomio. Il miopercorso nel manicomio èstato un percorso pazzesco,ho trovato un luogo comple-tamente abbandonato dallafine degli anni settanta quan-do a seguito della legge Ba-saglia hanno chiuso tutti i ma-nicomi in Italia. Mi sono ri-trovata in un luogo inquietan-te, in una sorta di Pompei, concon i letti disfatti, le ciabatteancora vicino ai letti e le gruc-ce con le vestaglie appese imedicinali nelle scansie im-polverate e questo percorsodell’orrore in realtà è diven-tato per me molto importan-te, perché è stato un po’ il mo-mento in cui ho deciso di scri-vere questa storia».Un'altra figura fondamentale èstata nonna Angela. «Le storieche ascoltavo da lei quando erobambina e ragazzina sonosempre state racconti in cuimischiava la verità con la fin-zione ed erano diventati allafine qualcosa di leggendario dimitico. Nel mio romanzo cercodi scoprire la verità ma nel per-corso narrativo io stessa facciola stessa cosa che faceva mianonna, ovvero raccontare unastoria che naviga un po’ in quelmito e quindi raccolgo tuttequeste storie famigliari per co-struire un’altra grande storia»

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‘‘Dalla bisnonnaElvira finoalla nonna Angelae la madreC ate ri n a

‘‘Sono sempre statao ssessio n atadalla memoria,dal fermare le cosee sottrarle dall'oblio

Cosa accadrà nell’incontro dioggi?Faremo una presentazione diMedia Education. L’educazio -ne ai media è una materia co-me storia, geografia, matema-tica: in tanti Paesi europeis’insegna a scuola. Il nostrometodo si basa sull’o s s e r va reed interrogarsi insieme. Chie-diamo ai ragazzi cos’hanno vi-sto di recente, pronti a mo-strare la puntata o il video,senza dare giudizi. Poi guar-dando buttiamo lì alcune do-mande. Sono loro a notare, adesempio, il sessismo nei testidi un trapper. Lavoriamomolto sull’uso della telecame-ra: un’inquadratura, spessodifferente se rivolta ad un uo-mo o a una donna, può ren-dere il corpo oggetto. Vedonoprogrammi di sempre con oc-chi nuovi. In Toscana le no-stre due tipologie formative,per i ragazzi e gli insegnanti,hanno raggiunto 50 mila gio-vani. L’ideale sarebbe intro-durre il progetto tra i pro-grammi ministeriali.

Come reagiscono gli studen-ti?Sempre con grande interesse.Spieghiamo la differenza traun corpo liberato nella storiadell’arte, un nudo che implicaforza, rispetto ad inquadrareun seno mentre una ragazzaparla. Il messaggio è diverso.Vogliamo far acquisire unsenso critico da usare in fu-tu ro.

Da parte femminile c’è con-sapevolezza delle pari op-portunità ancora da conqui-s t a re ?Purtroppo no. Ci siamo di-menticati, negli ultimi tren-t’anni, che i diritti non sono

‘‘L’ideale sarebbei n t ro du r reil progettotra i programmim i n i ste rial i