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37 36 chitarra acustica 8 duemilaundici chitarra acustica 8 duemilaundici Quando la liuteria è un affare di famiglia I fratelli Chatelier Conosco i fratelli Chatelier da un paio d’anni, quando per la prima vol- ta ho avuto il piacere di provare al- cuni loro strumenti presentati in una passata edizione dell’Acoustic Guitar Meeting, a Sarzana. Gérard e Philip- pe Chatelier sono francesi (il loro la- boratorio si trova nel centro di Nizza), la loro passione per la chitarra acu- stica è iniziata già da bambini, una passione che si può definire totale e che li ha presto avvicinati con curio- sità alla liuteria. Oggi alla Chatelier si realizzano strumenti di altissimo livello qualitativo, per costruzione e sonorità, adottando tecniche e solu- I fratelli Chatelier zioni originali, senza mai rinunciare ad un gusto estetico sobrio, semplice ed elegante. È Gérard che si occupa principalmente della costruzione: una persona, come il fratello, molto cor- diale e precisa. Entrambi sono anche ottimi musicisti e la cosa non guasta, avvicinando le loro scelte costrutti- ve alle reali necessità dei chitarristi. Ne abbiamo parlato amichevolmente durante l’ultimo Galliate Master Gui- tar, svoltosi recentemente, dove era- no presenti ed era possibile testare personalmente le loro creazioni… una ‘pericolosa’ tentazione per tutti quelli che lo hanno fatto! Ciao Gérard, ci si vede sempre più spesso in Italia! Come vedi la chitarra acustica nel nostro paese e che differenze riscontri, rispetto alla Francia, nella proposta musicale e liuteristica? Ci piace venire da voi, vista da Nizza (che è la più italiana fra le città francesi), l’Italia è un po’ una se- conda madre patria. Abbiamo esposto per la prima volta a Sarzana due anni fa e siamo rimasti impres- sionati dalla qualità dei chitarristi italiani. Abbiamo avuto l’impressione che esista nel vostro paese un movimento intorno alla chitarra acustica più potente e più vivace rispetto alla Francia. Si trovano, da voi, chitarristi molto precisi e ori- ginali, che conoscono bene le chitarre e la liuteria e che possono giudicare con competenza la loro qualità. Ci sono anche molti collezionisti eruditi! I chitarristi, molto spesso sanno ciò che vogliono e abbiamo trovato molto interessanti le critiche ed i suggerimenti raccolti in questi incontri: ci permetto- no di progredire e di adattare le nostre creazioni ai loro bisogni. Partecipate a diverse mostre ed eventi interna- zionali legati alla chitarra acustica: esiste un vero ‘mercato’ per la chitarra acustica di liute- ria? Il mercato della liuteria è una nicchia economica abbastanza ridotta. Esiste oggi una concorrenza piuttosto forte, quella della produzione industriale dei paesi asiatici, capace di produrre buoni strumen- ti a prezzi quasi dieci volte inferiori a quelli nostri… e i nostri strumenti non sono dieci volte migliori! Assistiamo anche al sorgere di una liuteria ama- toriale, con lo sviluppo di ditte di vendita per corri- spondenza di materiale per liuteria. Molti sognano di diventare liutai, ma non sono in reale concorren- za con noi. Ci sono ancora dei buoni musicisti pronti ad investire finanziariamente per un timbro migliore, per un’opzione personale, per questo ‘supplemento d’anima’ nel suono della chitarra di liuteria. Si strin- ge poi sempre una relazione di amicizia tra il mu- sicista ed il liutaio, che sottolinea la differenza con l’oggetto industriale. Noi produciamo dieci-dodici chitarre l’anno che vanno a finire nelle mani di veri musicisti, ma il loro numero però non è illimitato, purtroppo. Come e quando è nata la tua passione per la liu- teria? Sono un suonatore di ghironda… nessuno è per- fetto! Sono stato costretto a costruire la mia prima ghironda negli anni ‘70, perché in giro non ve ne erano di suonabili. A quell’epoca Philippe, che era già chitarrista, mi aveva fatto realizzare una copia della Martin 00-42 di Tom Paley, uno strumento che era stato da noi qualche giorno e che avevo Dario Fornara (in mezzo) in compagnia di Gérard e Philippe Chatelier st strumenti st

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chitarra acustica 8 duemilaundicichitarra acustica 8 duemilaundici

Quando la liuteria è un affare di famiglia I fratelli Chatelier

Conosco i fratelli Chatelier da un paio d’anni, quando per la prima vol-ta ho avuto il piacere di provare al-cuni loro strumenti presentati in una passata edizione dell’Acoustic Guitar Meeting, a Sarzana. Gérard e Philip-pe Chatelier sono francesi (il loro la-boratorio si trova nel centro di Nizza), la loro passione per la chitarra acu-stica è iniziata già da bambini, una passione che si può definire totale e che li ha presto avvicinati con curio-sità alla liuteria. Oggi alla Chatelier si realizzano strumenti di altissimo livello qualitativo, per costruzione e sonorità, adottando tecniche e solu-

I fratelli Chatelier

zioni originali, senza mai rinunciare ad un gusto estetico sobrio, semplice ed elegante. È Gérard che si occupa principalmente della costruzione: una persona, come il fratello, molto cor-diale e precisa. Entrambi sono anche ottimi musicisti e la cosa non guasta, avvicinando le loro scelte costrutti-ve alle reali necessità dei chitarristi. Ne abbiamo parlato amichevolmente durante l’ultimo Galliate Master Gui-tar, svoltosi recentemente, dove era-no presenti ed era possibile testare personalmente le loro creazioni… una ‘pericolosa’ tentazione per tutti quelli che lo hanno fatto!

Ciao Gérard, ci si vede sempre più spesso in Italia! Come vedi la chitarra acustica nel nostro paese e che differenze riscontri, rispetto alla Francia, nella proposta musicale e liuteristica?

Ci piace venire da voi, vista da Nizza (che è la più italiana fra le città francesi), l’Italia è un po’ una se-conda madre patria. Abbiamo esposto per la prima volta a Sarzana due anni fa e siamo rimasti impres-sionati dalla qualità dei chitarristi italiani. Abbiamo avuto l’impressione che esista nel vostro paese un movimento intorno alla chitarra acustica più potente e più vivace rispetto alla Francia.

Si trovano, da voi, chitarristi molto precisi e ori-ginali, che conoscono bene le chitarre e la liuteria e che possono giudicare con competenza la loro qualità. Ci sono anche molti collezionisti eruditi! I chitarristi, molto spesso sanno ciò che vogliono e abbiamo trovato molto interessanti le critiche ed i suggerimenti raccolti in questi incontri: ci permetto-no di progredire e di adattare le nostre creazioni ai loro bisogni.

Partecipate a diverse mostre ed eventi interna-zionali legati alla chitarra acustica: esiste un vero ‘mercato’ per la chitarra acustica di liute-ria?

Il mercato della liuteria è una nicchia economica abbastanza ridotta. Esiste oggi una concorrenza

piuttosto forte, quella della produzione industriale dei paesi asiatici, capace di produrre buoni strumen-ti a prezzi quasi dieci volte inferiori a quelli nostri… e i nostri strumenti non sono dieci volte migliori!

Assistiamo anche al sorgere di una liuteria ama-toriale, con lo sviluppo di ditte di vendita per corri-spondenza di materiale per liuteria. Molti sognano di diventare liutai, ma non sono in reale concorren-za con noi. Ci sono ancora dei buoni musicisti pronti ad investire finanziariamente per un timbro migliore, per un’opzione personale, per questo ‘supplemento d’anima’ nel suono della chitarra di liuteria. Si strin-ge poi sempre una relazione di amicizia tra il mu-sicista ed il liutaio, che sottolinea la differenza con l’oggetto industriale. Noi produciamo dieci-dodici chitarre l’anno che vanno a finire nelle mani di veri musicisti, ma il loro numero però non è illimitato, purtroppo.

Come e quando è nata la tua passione per la liu-teria?

Sono un suonatore di ghironda… nessuno è per-fetto! Sono stato costretto a costruire la mia prima ghironda negli anni ‘70, perché in giro non ve ne erano di suonabili. A quell’epoca Philippe, che era già chitarrista, mi aveva fatto realizzare una copia della Martin 00-42 di Tom Paley, uno strumento che era stato da noi qualche giorno e che avevo Dario Fornara (in mezzo) in compagnia di Gérard e Philippe Chatelier

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I fratelli ChatelierI fratelli Chatelier

osservato da vicino. Non ho più smesso di fabbrica-re strumenti: clavicembalo, liuto, violino, mandolino, cornamusa, e soprattutto questo particolare model-lo di chitarra.

Cosa distingue una chitarra Chatelier?Niente… eccetto il suono! Assomiglia a tutte le

altre chitarre, anche se il disegno della cassa è ori-ginale. È Philippe che ha realizzato il progetto, la ripartizione di volumi e l’ergonomia. Ciò che distin-gue la chitarra non è visibile a colpo d’occhio. Le vere singolarità risiedono nel principio di costruzio-ne: facciamo degli strumenti sotto tensione, un po’ inspirati dai fratelli Larson.

Nel ricercare una particolare sonorità adottate legni anche molto diversi, ma quanto è realmen-te ‘prevedibile’ come suonerà una chitarra in fase di costruzione?

Durante tutto il processo di fabbricazione percuo-to i pezzi di legno (è quasi ridicolo!), ma si comincia già a sentire il timbro di uno strumento quando se ne percuote il fondo e soprattutto la tavola, prima e dopo il montaggio delle catene, nel momento in cui la accordo togliendo tutto il legno superfluo e lavoro

sulla rifinitura del suono.Il momento più importante è la percussione della

cassa finita, in cui si verifica l’accordo finale che so-litamente è un LA. Attualmente, su consiglio di Wal-ter Lupi, stiamo sperimentando su un’accordatura in SOL#. Bisogna comunque riuscire a combinare le essenze giuste!

Chi sono i tuoi riferimenti per quanto riguarda la liuteria, e c’è qualcuno oggi che ha realmente qualcosa di nuovo da dire?

I nostri riferimenti sono naturalmente tutta la liu-teria nord-americana, parlavo dei fratelli Larson ma anche delle marche storiche. Al salone di Monréal, in cui abbiamo esposto, era presente il meglio di questa liuteria americana, ed è stata una grande le-zione vedere da vicino l’eccellenza di questa produ-zione di oggi, e tutta la sua inventiva. Forse non c’è niente di nuovo, se non ciò che è stato dimenticato, ma l’impressione è che c’è sempre del movimento nel cervello dei liutai!

Linda Manzer, Michael Greenfield, Somogyi, Ken Parker e tanti altri… ho l’impressione che ciò che motiva un liutaio sia il fatto di credere che si possa fare ancora di meglio, anche se penso che i veri

miglioramenti, per il suono della chitarra, non siano da ricercare nella spettacolarità della liuteria appa-riscente! Spesso sono i piccoli dettagli invisibili che, pazientemente riuniti e ben compresi, finiscono col dare una migliore coerenza alla struttura di una chi-tarra. Contrariamente al violino, nel cui caso i liutai di Cremona hanno fissato la perfezione nel 18simo secolo, per la chitarra ci sono ancora vie inesplora-te… o almeno, è questa la speranza che nutro!

Ho visto una strana macchina nel tuo laborato-rio… una via di mezzo tra un ‘girarrosto’ e una lampada abbronzante, ce ne vuoi parlare?

Sì, questo girarrosto è il nostro ‘kebab’! È una cabina a raggi UVC, che sono i raggi del natural-mente irradiamento solare… si sa che anche i liutai di Cremona lasciavano i loro violini al sole per ossi-darli e farli ‘abbronzare’! Noi ci mettiamo soprattutto le tavole armoniche: le facciamo girare lentamen-te davanti ai raggi UV grazie al motore di un vero girarrosto. Ciò produce l’effetto di far invecchiare e stabilizzare il legno, migliora il timbro rendendo-lo più ‘vintage’ e risonante, e contribuisce anche a dargli un certo colore. Ma attenzione! Non si deve far cuocere il legno, bisogna controllare bene il tem-po d’esposizione. Un altro effetto dei raggi UV è che sono catalizzatori e permettono di seccare le vernici accelerando il loro processo di catalisi.

Però è bene evidenziare l’aspetto pericoloso di questo processo! Esistono dei gravi possibili effetti collaterali e non vorrei avere sulla coscienza la pelle di qualche appassionato che intenda replicare l’e-sperimento! Se vi trovate troppo pallidi, evitate l’uso del kebab!

State lavorando su nuovi progetti, sviluppando nuove idee in questo periodo?

Conosco due chitarristi italiani, di cui non voglio fare i nomi [D.F. e W.L.] che hanno intenzione di farmi impazzire! Ma ho intenzione di difendermi! No, sul serio, ci sono in prospettiva dei progetti di adattamento dei nostri modelli agli stili particolari di alcuni musicisti… ma questo lavoro di collaborazio-ne è per noi molto importante oltre che appassio-nante, penso che miglioreremo ancora.

So che sia tu che Philippe siete validi musicisti! Ce ne vuoi parlare?

Philippe è un grande appassionato di chitarra ed è un ottimo chitarrista flatpicker, nel suo gruppo di bluegrass suona soprattutto il dobro, il mandolino e il banjo. Io suono soprattutto la ghironda e la corna-musa… quindi non proprio della musica … abbiamo tutti le nostre frustazioni!

Dario Fornara

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