i
Dottorato di ricerca in
Metodi di ricerca per l’analisi del mutamento socio economico
XXIII ciclo
FAMIGLIA E TURISMO:
DUE FENOMENI IN MUTAMENTO
Dottoranda: Barbara Baldazzi
Tutor: Simonetta Bisi, Enrica Aurel
ii
Obiettivi e organizzazione della ricerca
Le véritable voyage de découverte ne consiste pas
à chercher de nouveaux paysages mais à avoir de nouvaux yeux
Marcel Proust, dal libro “La prisonnière”
Il mutamento sociale nel periodo dal 1993 al 2009 si è soprattutto visualizzato in una forte modifica
della famiglia sia dal punto di vista giuridico, con l’aumento delle famiglie di fatto, di quelle
ricostituite, dei nuclei monogenitoriali, sia dal punto di vista culturale, ossia da un mutamento dei
rapporti tra i coniugi e quindi anche delle scelte che riguardano alcune decisioni tra le quali, per ciò
che interessa in questo lavoro, il turismo. “La necessità di delineare strategie adeguate ad
affrontare le nuove condizioni del mercato turistico ha stimolato la ricerca delle sedi in cui il
mutamento si origina e della direzione che esso assume.” (Savelli, 1998)
La nostra ricerca vuole analizzare se e come il mutamento della famiglia, dal punto di vista
giuridico e dal punto di vista culturale, abbia influito sulle scelte di vacanza dei genitori singoli o in
coppia, con figli che convivono con loro. Ovviamente, accanto a questa ipotesi che possiamo
chiamare ipotesi principale, ci sono altre ipotesi derivate: attraverso una serie di indicatori che
rappresentano la situazione socio-economica, culturale, professionale e quella logistica, nel senso di
diffusione sul territorio, si vuole verificare se questo eventuale mutamento si differenzia secondo
altre variabili e rispetto al territorio.
iii
Un modello interpretativo a cui ricondurci è esplicitato nella figura 1. Le proprietà contestuali sono
le situazioni storiche di contesto: principalmente possibilità economiche e socioculturali in
possesso delle famiglie; le proprietà relazionali attengono alle diversificate strutture familiari che si
succedono negli anni e alle relazioni familiari che si manifestano all’interno della famiglia; le
proprietà individuali sono assimilabili alle caratteristiche delle unità campionarie esaminate, ossia i
giovani che vivono in famiglia. L’appartenenza a specifici gruppi familiari, analizzata attraverso le
variabili di contesto, di relazione ed individuali diventa un predittore di propensione alla vacanza;
tutto ciò si manifesta in differenti modelli di scelte di vacanze.
Figura 1 – Modello interpretativo
Dal punto di vista metodologico, per giungere ad una consapevolezza dell’effetto del mutamento su
famiglia e turismo, si è diviso il lavoro in più parti: le parti descrittive, dove viene ampiamente
dimostrato come le scelte turistiche si siano modificate nel tempo e come la famiglia sia mutata
Modelli di scelte di vacanza
Proprietà contestuali
Forma e intensità della propensione alla vacanza
Proprietà relazionali
Proprietà individuali
iv
nella sua struttura e nei ruoli dei suoi componenti, e la parte interpretativa, che riguarda la
connessione tra famiglia e turismo dove è altrettanto specificato come sono mutate le scelte
turistiche delle famiglie.
Per giungere a questi elementi sono stati utilizzati i microdati Istat e si è costituita una metodologia
di analisi multivariata grazie all’integrazione di più metodi statistici.
La strategia d’analisi delle presente ricerca è, inoltre, articolata su più collettivi e sottocollettivi
analizzati integrando varie tecniche.
Andando per ordine:
1) una prima analisi dei dati è avvenuta lungo la serie storica dal 1993 al 2009 per le variabili che
interessano la famiglia e la propensione alla vacanza del collettivo: popolazione residente in Italia;
2) successivamente ci si è concentrati sul primo anno di serie storica (il 1993) e sull’ultimo
disponibile (il 2009) e sono stati esaminati e confrontati indicatori sul turismo, sulla famiglia, sulla
struttura demografica e sociale e sulle condizioni e percezioni economiche per il sottocollettivo di
bambini/ragazzi/giovani da 0 a 29 anni che vivono in famiglia;
3) ad inizio periodo di osservazione (1993) e a fine periodo di osservazione (2009) sono stati
quantificati dei modelli di regressione logistica per valutare gli effetti di alcuni indicatori sulla
variabile dipendente definita come la propensione alla vacanza;
4) una analisi multivariata sui dati (Analisi delle Corrispondenze Multiple e Cluster Analysis)
condotta ad inizio periodo di osservazione (1993) e a fine periodo (2009) ha ulteriormente chiarito
alcune caratteristiche di coloro che sono andati in vacanza. La scelta metodologica è consistita
nell’applicare un’analisi delle corrispondenze multiple sul collettivo dei ragazzi di 0-19 anni andati
in vacanza, analisi che ha messo in gioco tutti gli indicatori selezionati facendo però agire come
variabili attive soltanto quelle che rappresentano le scelte di comportamento in vacanza, mentre le
variabili demografiche, di struttura, di condizionamento ambientale e le variabili di condizione e
percezione economiche sono state utilizzate come variabili illustrative per interpretare i risultati
dell’analisi. Utilizzando i nuovi fattori, emersi dall’analisi delle corrispondenze multiple, è stata
applicata una procedura di clusterizzazione.
L’unità di analisi è rappresentata dagli individui giovani (da 0 a 29 anni d’età e successivamente i
bambini e ragazzi sotto i 19 anni d’età) che vivono in famiglia, con almeno un genitore e con il
ruolo di figlio. Saranno contati, descritti e delineati in base alle caratteristiche presenti nei collettivi
dei dati. Sono stati scelti gli individui che vivono in famiglia come figli, essendo la scelta turistica
dei figli sempre più preminente nella gestione della scelta turistica di una famiglia. L’analisi delle
v
loro caratteristiche familiari (status socio economico della famiglia, condizione culturale, tipo di
abitazione, ecc) garantiscono un punto di vista “familiare” attraverso l’utilizzo, però, di unità
individuali.
L’analisi ha tralasciato per alcuni aspetti i giovani con più di 19 anni, poiché il viaggio familiare
(ossia intrapreso da tutta la famiglia nel suo insieme, almeno una volta all’anno) è specifico delle
famiglie con bambini, con ragazzi preadolescenti e adolescenti. La raggiunta maggiore età e la
conclusione del ciclo di studi, che combacia per la maggior parte della popolazione con il
compimento dei 19 anni, sono fattori che favoriscono il viaggiare da soli da parte dei giovani,
spesso senza neanche avere la necessità o la possibilità economica di passare un ulteriore periodo di
vacanza con la famiglia.
L’età dei figli è una delle variabili chiave per la definizione degli aspetti metodologici del disegno
della ricerca. L’età scandisce la vita dell’individuo attraverso regole sociali, diritti, doveri,
consuetudini. Definisce cosa è opportuno fare (es. il processo di scolarizzazione), cosa è
sconsigliato, norme più o meno vincolanti (es. la possibilità di votare, di prender la patente, di
andare in pensione), aspettative di comportamento (es. quando è meglio sposarsi, quando è meglio
avere un figlio). Il criterio età è principalmente un modo utile per definire l’allocazione delle risorse
e dei ruoli sociali in tutte le società. I passaggi dì età diventano cruciali per l’individuo che si
ricolloca nella società e agisce e ottempera ai suoi compiti con nuova conoscenza e consapevolezza
del suo ruolo. Le norme di età d’altronde costituiscono cardini fondamentali nei modelli di
organizzazione sociale. Il turismo non è esente dagli “obblighi” d’età, maggiormente il turismo
familiare. La presenza di figli (sempre più il figlio unico, al più 2 figli), fa nascere aspettative e
propositi nelle famiglie: “quando si tratta di figli, spesso unici e preziosi, comunque sempre voluti
(e spesso programmati) e non più, come in un passato anche recente, arrivati per caso, ogni
eccesso ai genitori non appare tale” (Boerci, 2004).
Riley definisce l’età come quella parte dell’esistenza che è stata vissuta dall’individuo fino a quel
momento, ma nello stesso tempo l’età è il criterio per l’entrata e l’uscita da determinate strutture
sociali. “L’età è alla base di un principio fondamentale: la certezza del cambiamento” (Riley,
1986). Da questo criterio discende la possibilità dell’individuo di ricoprire ruoli sociali. L’età,
quindi, costituisce un principio fondamentale nella stratificazione sociale, che sottende a tutte le
altre forme di stratificazione. Secondo questo approccio il mutamento sociale si legge dal punto di
vista degli attori, consentendo in particolare di vedere in quali coorti di età esso avviene e con che
effetti (Saraceno, 1986).
vi
Il capitolo 1 affronta la definizione sociologica e, a seguire, quella statistica di turismo. Dopo un
breve excursus storico sul turismo si sofferma l’attenzione sulle varie interpretazioni sociologiche
del turismo e sugli approcci più seguiti in letteratura; inoltre la definizione statistica di turismo è
utile a evitare possibili incertezze ed è necessaria per capire la difficoltà di reperire dati utili alle
analisi sociali, e per restringere il campo d’azione alle fonti disponibili.
Il capitolo 2 illustra le implicazioni tra famiglia e turismo: come si intrecciano i percorsi familiari
con le scelte turistiche. Attraverso alcuni riferimenti a testi della letteratura scientifica si
richiameranno concetti e teorie sulla relazione che esiste tra famiglia (ciclo di vita, strutture
familiari, processo decisionale, ecc.) e turismo.
Il capitolo 3 delinea attraverso i dati Istat, il mutamento che c’è stato in Italia, sia per ciò che
riguarda le famiglie sia per quello che riguarda il turismo. I dati sono indicativi della situazione nel
suo complesso e si riferiscono all’intera popolazione nazionale. Il periodo storico esaminato va dal
1993 al 2009.
Il capitolo 4 approfondisce i mutamenti intercorsi negli anni presi in esame, concentrando
l’attenzione sui bambini/ragazzi/giovani tra 0 e 29 anni. In questo capitolo sono descritti gli
indicatori utilizzate nelle analisi successive. Per brevità di esposizione in questo capitolo sono
presentati i dati riferiti al primo e all’ultimo anno del periodo in esame (1993 e 2009).
Nell’Appendice sono disponibili le tavole degli indicatori per tutta la serie storica.
I capitoli 5 e 6 mostrano i risultati delle analisi condotte. Nel capitolo 5, attraverso l’utilizzo di
alcuni modelli di regressione logistica, sono delineate le propensioni alla vacanza dei ragazzi e
giovani presi in esame, ad inizio periodo (1993) e a fine periodo (2009), avendo cura a fare
emergere i fattori più significativi che le contraddistinguono. Nel capitolo 6 sono presentati i
risultati dell’analisi delle corrispondenze multiple e della successiva Cluster Analysis, formalizzata
sui bambini e ragazzi fino a 19 anni d’età compiuti che hanno effettuato almeno una vacanza. I
risultati, come si vedrà più avanti, delineano dei gruppi omogenei per comportamento nel fare le
vacanze: le caratteristiche socio-economiche e culturali di questi gruppi mostrano alcune evidenze
simili negli anni presi in esame, ma anche altre peculiarità emergenti nel periodo più prossimo.
Infine, nelle conclusioni, sono riportate l’insieme delle considerazioni e approfondimenti svolti
attraverso l’analisi descrittiva dei dati e l’analisi interpretativa delle metodologie applicate.
1
Capitolo 1 - Turismo e società: aspetti sociologici e definitori
Oggi siamo tutti in movimento
Zygmunt Bauman, dal libro “Dentro la globalizzazione”
Il fenomeno turismo è particolarmente ampio e ricco di sfaccettature: se, da una parte, si
traduce sostanzialmente in un sistema di interazione tra domanda e offerta turistica,
dall’altra, a dispetto della apparente semplicità di questa definizione, il sistema turismo è
caratterizzato da un grado elevato di complessità sia sul piano manageriale, che su quello
organizzativo, tecnologico, geografico e sociale.
Il turismo è, quindi, un fenomeno multidimensionale che pervade più campi: economico,
sociale, culturale. Molte sono le ricerche che possono essere sviluppate su questo argomento:
in maniera sintetica lo Schema 1.1 sottostante riassume le dimensioni che possono essere
analizzate.
Il turismo è un fenomeno collettivo (ambito collettivo) che interessa, quindi, individui,
famiglie e popolazioni, è lo spostamento sul territorio di persone. Storicamente i movimenti
delle popolazioni sul territorio hanno interessato popoli diversi con differenti intensità e
numerosità e si sono susseguiti negli anni, anche in tempi odierni. Non tutto il movimento
della popolazione è, ovviamente, turismo; soltanto una minima parte si connota come scelta
2
turistica. Il turismo muove, infatti, un collettivo, ma la scelta è individuale e viene sancita
dalla motivazione al viaggio e dal tempo a disposizione. Il percorso parte da una scelta
personale, al più di piccoli gruppi (famiglia, amici, comitive), e genera il flusso turistico che
ha connotazioni chiare e conosciute: destinazioni (città d’arte, località marine, località
sciistiche); tempi (weekend, mesi estivi, vacanze di Natale, ecc.); modi d’uso (vacanze
organizzate, last minute, fai da te, ecc.).
Il flusso turistico integra tra di loro culture diverse, generando conoscenza ed integrazione
(significato culturale/sociale)1, mette in relazione tra loro popoli, gente, permette
l’inserimento più o meno spontaneo o genuino di persone all’interno di comunità a loro
estranee. Nello stesso tempo, sul piano economico manageriale, il flusso di turisti crea
“impresa” turistica, ossia tutto ciò che serve in termini di beni e servizi al turismo, quindi
aziende, occupazione, reddito (significato economico). Da qui il significato economico del
turismo che è la sua accezione più studiata e analizzata da operatori del settore, politici ed
economisti. Il turismo genera, direttamente, indirettamente e attraverso effetti indotti
sull’economia, prodotto interno lordo, occupazione, redditi, ecc.2.
Schema 1.1: Il turismo: ambiti e significati
AMBITO
SIGNIFICATO
Collettivo
Individuale
Culturale e sociale
Modi d’uso
Integrazione tra culture
Scelta
Motivazione Tempo
Economico
Reddito prodotto
Occupazione Struttura produttiva
Stili di vita
Spesa
1 Per molti secoli è stato principalmente questo lo scopo del viaggio intrapreso da esploratori e ricercatori prima, e da artigiani e nobili poi (non si può ancora parlare di turismo, infatti, i termini turista e turismo sono stati usati ufficialmente per la prima volta nel 1937 dalla Società delle Nazioni). 2 In Italia nel 2009 è stato stimato il prodotto interno lordo generato dall’economia turistica pari al 9,7 per cento del PIL con una crescita rispetto al 2008 del 1,8 per cento. Gli occupati nell’economia del turismo sono stati 2.491.000 persone pari al 10,8 per cento degli occupati con una crescita rispetto al 2008 dello 0,6 per cento.
3
A livello individuale la scelta del viaggio implica la motivazione personale che spinge a
visitare un luogo, a esplorare nuovi modi di fare vacanza, a incontrare nuove culture, in altre
parole ad intraprendere una viaggio (ambito individuale e significato culturale e sociale). Lo
stile di vita3 definisce, invece, le scelte connesse all’organizzazione del viaggio, alla
fruizione di alcuni servizi piuttosto che altri, alla differente destinazione del tempo e delle
risorse. Le proprie condizioni economiche, ossia i livelli di vita raggiunti, definiscono
l’allocazione delle risorse e la spesa che gli individui e le famiglie destinano al turismo
(significato economico).
Marcel Proust4 scriveva: “Il solo vero viaggio (…) non sarebbe quello di andare verso nuovi
paesaggi, ma di avere occhi diversi, di vedere l'universo con gli occhi di un altro, di cento
altri, di vedere i cento universi che ciascuno di essi vede, che ciascuno di essi è” (Proust,
1923).
Il viaggio di scoperta intrapreso in questa ricerca sarà quello di guardare con nuovi occhi il
turismo, in particolare il turismo delle famiglie. Il viaggio, la scelta di fare una vacanza
saranno studiati come risultato di un complesso di comportamenti che appartengono alla
sfera delle relazioni sociali dell’individuo (o della famiglia) che si esplicano e manifestano
nel luogo dove nasce, studia, lavora, in una parola, la famiglia vive.
1.1 Turismo e turista: la ricerca di una definizione condivisa
L’interesse del turismo in sociologia si delinea nei primi anni del novecento, quando si
specifica e si studia la figura del forestiero. Il forestiero è una persona estranea alla comunità
che interagisce con essa. La comunità, da una parte, difende la propria continuità e identità
culturale escludendo lo straniero, dall’altra cerca il mutamento attraverso l’apertura verso
l’esterno e verso le altre culture accettando, quindi, il forestiero. Le due posizioni non sono
mai assolute, e l’interazione tra comunità e forestiero si manifesta con delle sfumature.
3 Con stile di vita si intende l’insieme di comportamenti individuali che determinano l’allocazione differenziata delle risorse sia in termini economici di distribuzione del reddito che di distribuzione del tempo durante la propria vita quotidiana tra attività di lavoro, familiari e tempo libero (Aureli, 2002). 4 L’opera citata di Marcel Proust è “La prigioniera” (La prisonnière, 1923), traduzione di Giovanna Parisse, Newton Compton, 1990.
4
Simmel scrive le prime riflessioni sul “movimento dei forestieri”. Per Simmel il forestiero
viene descritto attraverso tre criteri: la mobilità, l’obiettività e la generalità5. La mobilità
rappresenta lo spostamento sul territorio e l’essere senza radici: ciò comporta comunque la
possibilità di integrarsi con la comunità ma solo in via formale e strumentale poiché non vi
sono vincoli parentali6. Il forestiero è dotato di oggettività proprio perché è esterno, è
estraneo e sciolto da legami profondi con la collettività7. Il forestiero è caratterizzato dalla
generalità, dalla sua indifferenziazione: a prescindere dalle sue caratteristiche egli è
percepito in maniera generale dalla comunità, è percepito, appunto, come forestiero. Mentre i
membri di una comunità sviluppano tra di loro un rapporto organico fondato proprio sulle
differenze, la comunità instaura con i forestieri un rapporto inorganico fondato sulle
caratteristiche comuni dei forestieri. Non tutti i forestieri sono uguali, ma la comunità li
percepisce come tali.8
La scienza del movimento dei forestieri si arricchisce negli anni trenta attraverso gli scritti di
molti studiosi che privilegiano chi un aspetto, chi un altro, evidenziando e delineando
singolarmente le caratteristiche che serviranno in seguito a definire il turista.
Per Bormann i “viaggi vengono intrapresi a fini di ricreazione, di piacere, di attività
lavorative o professionali o per motivi analoghi, in molti casi in occasione di particolari
manifestazioni o avvenimenti, e nei quali l’assenza di una residenza stabile si determina
temporaneamente” (Savelli, 2003).
Per Glucksmann è più importante cogliere nei viaggi le “relazioni tra una persona che si
trova solo temporaneamente nel luogo del suo soggiorno e le persone del luogo” (Savelli,
2003).
Per von Wiese la figura del forestiero è accompagnata sempre da una componente di ostilità
che viene superata laddove l’incontro tra comunità e forestiero presenta vantaggi economici.
Egli distingue tre tipi di forestiero: il forestiero che è funzionario o signore di una potenza
esterna che vuole conquistare la comunità; il forestiero che si trova per caso nella comunità
5 Simmel identifica questi 3 criteri con 3 figure sociali tipiche dei primi anni del novecento: il commerciante per la mobilità, il giudice per l’obiettività e l’ebreo per la generalità (il testo di riferimento è “Digressione sul forestiero” pubblicato nel 1908). 6 Il commerciante che rappresenta la mobilità è forestiero perché canalizza i prodotti da vendere da un paese all’altro e perché assume la figura di intermediario. 7 Il giudice che rappresenta l’oggettività è visto come il giudice che nel medio evo veniva chiamato dall’esterno per dirimere i conflitti interni ad una comunità e proprio perché estraneo alla collettività, quindi forestiero, poteva essere oggettivo. 8 L’ebreo, che rappresenta la generalità, è l’ebreo dell’epoca medievale di Francoforte. Gli ebrei pagavano le tasse in maniera fissa indipendentemente dai loro patrimoni e dalla loro condizione sociale, poiché le caratteristiche di differenziazione non venivano percepite dal resto della comunità.
5
senza atteggiamenti né ostili né amichevoli e, infine, il forestiero che è interessato ad un
approccio con la comunità perché commerciante, ricercatore e/o viaggiatore. È questo terzo
tipo di forestiero che viene analizzato è studiato come prototipo del turista. Sono tre le
diverse modalità con cui questo tipo di forestiero si rapporta alla comunità locale: con il
commercio, attraverso il desiderio di conoscenza e attraverso lo svago (Corvo, 2003).
Per Morgenroth il movimento dei forestieri è il “movimento di persone che si allontanano
provvisoriamente dalla loro residenza stabile per recarsi in altri luoghi al fine di soddisfare
bisogni vitali o culturali, o di appagare desideri personali della più diversa natura,
esclusivamente in qualità di consumatori di beni economici e di risorse culturali” (Savelli,
2003). Durante il viaggio deve essere quindi privilegiata la funzione di consumo e non la
funzione di produzione del reddito.
Molti di questi concetti verranno sintetizzati nel 1942 dalla definizione di Hunziker e Krapf.
Per loro il movimento dei forestieri è il complesso di rapporti e di fenomeni che traggono
origine dal viaggio e dal soggiorni di forestieri, quando non si configura nessuna forma di
residenza stabile e non vi è legame con alcuna attività lavorativa (Corvo, 2003).
Riepilogando, i criteri essenziali che sono stati posti dal movimento dei forestieri sono i
seguenti: movimento di persone, cambiamenti di luogo che avvengono con una mobilità
limitata nel tempo, presenza di relazioni con la comunità locale, funzione di consumo
attraverso i mezzi guadagnati nella residenza abituale.
Da questi spunti il turismo può essere definito come “l’insieme dei cambiamenti di luogo
effettuati dalle persone e delle attività che ne conseguono, suscitate dalla realizzazione di
quella propensione al movimento che è presente, pur in maniera diversa, in ogni individuo”
(definizione fornita dall’Alliance Internationale de Tourisme nel 1953).
Si evince però che manca una parte sostanziale per potere delineare il turista nella sua
totalità e per studiarlo in una prospettiva sociale e sociologica: l’aspetto motivazionale. È
Knebel che nota questa mancanza. Egli, nei suoi studi, considera che dare per scontato
l’istinto al viaggio e non porre attenzione sulle motivazioni che spingono l’individuo a
muoversi, non consente di capire il turismo e di coglierne le linee evolutive. Egli evidenzia
l’origine sociale del piacere del viaggio: se fosse presente solo una propensione innata a
viaggiare non si spiegherebbe perché si riscontrano tante differenze nei comportamenti di
viaggio (tra persone, tra comunità rurali e urbane9, ecc). E’ proprio il contesto sociale che
9 Per Simmel il turismo trae origine dal mondo urbano.
6
produce quegli stimoli e interessi che spingono a viaggiare. Per Knebel il turismo è definito,
allora, da alcune condizioni:
1) una pressione sociale al movimento;
2) la presenza di relazioni tra turisti e comunità locale;
3) la soddisfazione dei bisogni di lusso con i mezzi guadagnati nel luogo di residenza
abituale;
4) l’aspirazione al comfort e alla sicurezza fisica.
Quest’ultima condizione distingue il turista dal ricercatore e dal pellegrino, ossia coloro che
per ottenere il loro risultato sono disposti ad accettare anche situazioni non confortevoli e
rischiose (Savelli, 2003).
Nella seconda metà del secolo scorso l’aumentata mobilità territoriale che ha origine dalle
più svariate motivazioni comporta una maggiore attenzione degli studiosi proprio sugli
aspetti del viaggio. I motivi che spingono a viaggiare diventano cruciali nel momento in cui
si vogliono distinguere i turisti tra tutti coloro che si muovono sul territorio. Cohen10
descrive sette dimensioni che attengono al turista (Schema 1.2):
1) la temporaneità: distingue il turista da altri tipi di viaggiatore e vagabondi,
presuppone il mantenimento di una residenza fissa e di un recapito permanente;
2) la volontarietà: il turista sceglie di partire e di tornare liberamente, non costretto dagli
eventi (si distingue dal rifugiato, dal prigioniero di guerra);
3) la circolarità dello spostamento: il turista segue un percorso chiuso, ossia di andata e
ritorno in cui l’arrivo coincide con la partenza (per distinguerlo dall’emigrante);
4) la dimensione temporale: il turista compie un viaggio abbastanza lungo, più di 24 ore
(si distingue da coloro che compiono una gita o un’escursione che di norma dura
meno di 24 ore);
5) la non ricorrenza del percorso: il turista segue un tragitto non ricorrente (ciò lo
distingue dai pendolari e da coloro che possiedono la seconda casa);
6) la non strumentalità degli obiettivi: per cui lo spostamento non è funzionale a
qualcosa di diverso o di esterno, ma ha il suo fine in se stesso (ciò lo distingue dai
rappresentanti di commercio, dai missionari, ecc.);
7) il desiderio di novità e cambiamento: il turista si muove per esigenze di novità e
cambiamento rispetto ad una routine.
10 L’opera di E. Cohen è “Who is a Tourist? A Conceptual Clarification”, articolo del 1974.
7
Schema 1.2 – Cohen - Dal viaggiatore al turista: distinzioni e peculiarità
A conclusione di queste dimensioni, per Cohen “turista è colui che si mette in viaggio
volontariamente e per un periodo di tempo limitato, mosso dall’aspettativa di piacere
derivante da condizioni di novità e di cambiamento sperimentate in un itinerario di andata e
ritorno, relativamente lungo e non ricorrente” (Cohen, 1974).
Seguire alla lettera la precedente definizione restringe il campo di osservazione del turismo
ad uno stereotipo che non sempre trova un corrispettivo nella realtà, soprattutto in quella
8
contemporanea. Ormai molte attività di mobilità presentano la componente turistica
unitamente a componenti lavorative, professionali, religiose, ecc. Il turismo si presenta
quindi sempre più con margini e confini sfumati e incerti, il ruolo turistico si mescola ad altri
ruoli. Cohen comprende che il turismo contemporaneo mal si adegua alle restrizioni di
questa definizione: il turismo è un continuum dove si confondono intensità e gradazioni
diverse. L’interesse è di cogliere, in ogni attività di mobilità, la componente turistica (che
può essere presente in una delle dimensioni ma non necessariamente in tutte) in modo da
registrare anche il turismo parziale che si manifesta con intensità e dimensioni minori.
1.2 Dinamica storica e sociale del turismo
Volendo fare un breve excursus storico sulla necessità del turismo come bisogno sociale, si
può affermare che la pratica della vacanza è un’acquisizione relativamente recente (Savelli,
2003).
Vedendo al tempo storico come un continuum di fatti, azioni e condizioni che si vanno a
stabilire si possono identificare quattro fasi nello sviluppo del turismo: una prima fase è
propriamente il turismo posto ad essere dall’aristocrazia decadente (che viveva solitamente
amministrando i propri beni e le proprie rendite) e dall’alta borghesia del capitalismo
industriale.
Storicamente si riconduce all’esperienza dei viaggiatori del Grand Tour, nel secolo XVIII, la
nascita del turismo. Il Grand Tour era un lungo viaggio tra le capitali europee della cultura e
dell’arte intrapreso dai giovani bene dell’aristocrazia inglese e poi europea e
successivamente anche dai giovani borghesi. Lo scopo del viaggio era quello di completare
la formazione personale del giovanotto con esperienze dirette nelle città culturalmente più
importanti dell’epoca. A fianco del Grand Tour si sviluppa anche il turismo termale in Gran
Bretagna e precisamente nella cittadina di Bath, che proprio grazie al turismo svilupperà
servizi e attrazioni che diventeranno la prima forma di insediamento turistico. È
l’aristocrazia inglese che sceglie questa destinazione facendo dell’ozio l’elemento di
distinzione (Corvo, 2003). È un turismo elitario, proposto e sviluppato proprio a beneficio
delle classi più abbienti, che possono averne acceso rendendolo eguagliabile a un bene di
lusso. E come bene di lusso è evidenziatore della posizione sociale, e sarà scelto, in seguito,
dalle classi emergenti come riconoscimento della loro crescita sociale. Nella seconda metà
9
del settecento iniziano a potersi permettere un soggiorno termale anche i commercianti, i
liberi professionisti, in definitiva il ceto medio borghese.
Successiva al turismo termale è la nascita di una prima forma di turismo balneare molto
diversa da quella che si intende ai giorni nostri (è più corretto parlare di villeggiatura
marina). Verso la fine del settecento e gli inizi dell’ottocento, la città di Brighton si impone
come destinazione balneare: le attività caratteristiche di questo tipo di soggiorno sono le
lunghe passeggiate e le conversazioni; l’acqua del mare d’altronde è fredda e la temperatura
esterna non è molto elevata. Verso la metà dell’ottocento si sviluppano come centri costieri
di villeggiatura, prevalentemente invernale, anche le mete francesi di Cannes, Nizza,
Mentone, Montecarlo che garantiscono un clima favorevole d’inverno e strutture ricettive
lussuose.
A fianco del turismo marino si diffonde, verso la metà dell’ottocento, anche un turismo
montano, anch’esso riservato esclusivamente a benestanti, attratti dalla passione per le
scalate e per il rischio. Si cercherà di rendere confortevole il soggiorno agli alpinisti e
scalatori in cittadine che fioriscono in questo periodo: Chamonix in Francia e molti paesi
della Svizzera.
Riassumendo questa è “la nascita delle principali modalità di fruizione turistica diffuse nella
nostra società, si noti come tutte siano state inizialmente prerogativa delle classi superiori
(aristocrazia e alta borghesia) che, oltre a garantirsi periodi di riposo e di svago,
utilizzavano il turismo per evidenziare e consolidare la propria supremazia sociale, in
seguito la pratica turistica si allarga a nuove categorie, come quelle dei commercianti e dei
liberi professionisti” (Corvo, 2003).
La seconda fase comincia dopo il 1870 e si conclude prima dell’avvento del novecento. È
caratterizzata dalla partecipazione al turismo di nuove figure sociali come i funzionari e gli
impiegati. I turisti della seconda fase riescono, seppure con molte difficoltà, ad inserirsi nei
percorsi turistici dei villeggianti della prima fase grazie ad una accresciuta disponibilità
economica e alla possibilità di poter godere di alcuni giorni liberi dal lavoro. Storicamente la
necessità di avere dei giorni di vacanza nasce, per la classe media ed operaia, con l’avvento
dell’industrializzazione e conseguentemente con la diminuzione dei giorni liberi e l’aumento
del carico fisico e psichico del lavoro alienante nell’industria. Nascono, quindi, alla fine
dell’ottocento e nei primi decenni del novecento i primi contratti lavorativi dove sono
garantiti dei giorni liberi dal lavoro (periodi di ferie). Sempre in questa seconda fase si
creano, inoltre, i presupposti per una villeggiatura più a buon mercato, grazie proprio alla
10
forte motivazione verso la vacanza dei ceti medi impiegatizi. È necessario dire, però, che
“per tutto l’ottocento e i primi decenni del novecento restano esclusi dalla fruizione turistica
i ceti medi e le classi popolari, che non hanno né il tempo libero né la disponibilità
economica per poter andare in vacanza” (Corvo, 2003).
Una terza fase inizia a ridosso della prima guerra mondiale e nei decenni immediatamente
successivi. È un flusso turistico sviluppato dallo strato medio alto degli occupati che
lavorano molto e sentono la necessità fisica di avere dei momenti di vacanza e di riposo,
dagli artigiani e da commercianti e dai piccoli funzionari. Le ferie pagate si impongono in
maniera sempre maggiore. I villeggianti si collocano sulle spiagge, sui laghi in montagna.
Coloro che possono permetterselo vanno anche più lontano: in Egitto, nelle colonie
britanniche. Ed è proprio a partire dai primi del novecento che la spiaggia diventa una meta
da frequentare anche l’estate, facendo il bagno e prendendo il sole, e le coste del
mediterraneo già dotate di strutture ricettive diventano la meta preferita.
Una quarta fase si sviluppa ampiamente dopo la seconda guerra mondiale ed è caratterizzata
dall’emancipazione turistica dei piccoli impiegati e dei lavoratori. Ogni paese ha una sua
cronologia di sviluppo ma alcuni punti chiave sono sempre presenti: profonda
trasformazione dei trasporti (automobile, treno, aereo) che velocizza i viaggi e abbassa i
costi della vacanza; ampliarsi della letteratura turistica (guide, manuali); sviluppo
dell’associazionismo (automobil club, i campeggiatori, ecc); e soprattutto il massiccio
intervento degli Stati (in varie forme che in qualche modo hanno una ricaduta positiva sul
turismo).
Gli stati nazionali sanciscono il diritto ai congedi retribuiti; cominciano a proteggere la
natura creando parchi naturali; intervengono direttamente promuovendo forme di movimento
(treni speciali, biglietti economici, ecc). Il viaggio (prerogativa una volta dei giovani)
diviene abituale agli adulti (uomini e donne), ad essi si aggregano i bambini e
successivamente gli anziani. E’ il turismo di massa, o turismo popolare, o turismo sociale, o
turismo per tutti, ad indicare “con ciò il diritto alla vacanza ed introducendo implicitamente
il concetto di dovere della vacanza: un dovere di appartenenza alla società” (Savelli, 2003).
Gli elementi caratteristici del turismo di massa sono il gran numero di turisti,
l’organizzazione collettiva dei viaggi, la presenza di strutture ricettive di grandi dimensioni e
le partenze di gruppo. Inoltre il turismo di massa si identifica con l’omologazione dei
comportamenti e la passività dell’attore sociale che si affida a viaggi organizzati e a
situazioni ben conosciute. La diffusione del turismo organizzato porta verso un turismo
11
sempre più “eterodiretto”. Le motivazioni autonome scompaiono a favore di comportamenti
collettivi gratificanti e di inserimento sociale.
Indubbiamente il turismo di massa ha portato alcuni benefici al turismo: ha contribuito ad
estendere la pratica turistica alla maggioranza della popolazione, è stato un fattore di
identificazione nazionale e collettiva. È stato spesso riduttivo concentrare l’attenzione per
molti anni soltanto sulla connotazione di massa del turismo perché “la massa è comunque
composta da tanti individui diversi, con un grado di condizionamento dalle mode e dagli stili
di vita che dipende in buona parte dalla loro personalità e dalla loro cultura” (Corvo,
2003).
In tempi più recenti l’autodeterminazione delle scelte dell’individuo-turista e la flessibilità
dei tempi di lavoro e di vacanza (ora più che mai tra loro connessi ma meno rigidi: le ferie
concentrate esclusivamente nel mese di agosto sono un retaggio del passato) hanno fatto sì
che il turismo sia diventato un fenomeno a flusso continuo, più o meno distribuito in tutti i
periodi dell’anno, disperso in aree contigue sul territorio e con motivazioni e aspettative
estremamente variegate. La forte accelerazione degli scambi insieme alla contrazione spazio-
temporale delle reti di collegamento internazionali, l’abbattimento dei costi del trasporto
internazionale, l’uso sempre più massiccio delle tecnologie informatiche e di internet nella
programmazione, organizzazione e prenotazione del viaggio (e non solo di quello ma anche
degli eventi da seguire in vacanza) hanno dato un impulso diverso, veloce e autodeterminato
alla domanda di turismo. Cresce l’attenzione del turista per una buona qualità della vita
anche in viaggio; cresce l’attenzione del viaggiatore-lavoratore per avere delle proposte
turistiche serie, economiche e personalizzate da utilizzare nelle pause di una giornata
lavorativa. Contemporaneamente deve crescere l’attenzione da parte dell’offerta per
particolari segmenti di turisti più attenti, ad esempio, alla cultura, oppure al benessere
termale, o allo sport, come anche interessati alla scoperta di itinerari enogastronomici di
particolare rilievo.
Lo studioso Poon distingue tra vecchi turisti e nuovi turisti in base a quattro ambiti:
nell’organizzazione, nelle motivazioni, nelle attitudini e nelle attività (Costa, 2005a). I nuovi
turisti sono spontanei, imprevedibili ed eterogenei; non desiderano sentirsi una massa ma
vogliono controllare la vacanza; vogliono ampliare le loro conoscenze, desiderano
esperienze diverse, vanno in vacanza per il piacere di farlo. La destinazione è la ragione del
viaggio e qualità e valore sono fondamentali. I nuovi turisti vogliono guardare e divertirsi
12
senza distruggere l’ambiente, vogliono muoversi, essere attivi, fare sport e giochi, soddisfare
i loro interessi specifici e desiderano del buon cibo.
Anche lo studioso Ejarque definisce i vecchi e i nuovi turisti. I vecchi turisti si rappresentano
con le quattro “S” ossia sun, sand, sea and sex (in Italia possono essere rappresentati con le
quattro “M” cioè moglie/marito, mare, macchina, mestiere) e i nuovi turisti si rappresentano
con le tre “L” cioè landscape, leisure e learning (Costa, 2005a). La domanda turistica è
attratta, quindi, dal paesaggio naturale e/o urbano e dalla qualità degli oggetti presenti e dei
cibi, e in altri termini dalla qualità della vita presente nel posto di destinazione (landscape);
il turista ricerca, inoltre, il benessere connesso certamente alla sue motivazioni principali
(cultura, natura, sport, gastronomia, …) ma con un’ottica che tenda a soddisfare anche le sue
esigenze secondarie (leisure, il consumo turistico è visto spesso come total leisure
experience); il turista, infine, vuole contenuti e conoscenze, non si accontenta del “ci sono
stato” ma partecipa attivamente (learning).
La domanda di vacanza si articola, quindi, in modelli di comportamento sempre più
differenziati e personalizzati (Savelli, 2003). Questo processo di personalizzazione richiama
ed accentua le differenze simboliche tra generazioni, tra uomini e donne, tra atteggiamenti e
comportamenti motivati a definire la propria identità attraverso appropriati processi di
distinzione. Il soggetto è attivamente coinvolto nella costruzione dei significati sociali
attraverso la propria attività e la propria riflessione (Gatti, 2006). In quest’ottica si possono
delineare tre caratteristiche del turismo postmoderno: la scarsa differenziazione tra
l’esperienza quotidiana e quella turistica; la moltiplicazione di esperienze diverse all’interno
dello stesso “momento” turistico; il ruolo della soggettività nella costruzione dell’esperienza
turistica. È quella che viene denominata “entropia dilagante”, cioè la tendenza a crearsi
vacanze sempre più personalizzate. Come scrivono Polci e Gambassi “le vacanze si
frantumano e si moltiplicano negli stili, nei modi e nelle mode: siamo contemporaneamente
esploratori o animali stanziali, artisti esotici o agricoltori di antica memoria e chiediamo,
per ognuno dei cappelli che indossiamo repentinamente, paesaggi, amici, cibi e atmosfere
adeguate” (Polci, Gambassi, 2003).
13
1.3 Temi e approcci della sociologia del turismo
Il fenomeno turismo appare quindi molto vario e dai limiti e confini incerti, mescolato ed
impercettibilmente confuso con altri fenomeni e con altri tipi di ruolo; non c’è sempre un
salto netto tra i viaggiatori che sono turisti e quelli che non lo sono (Savelli, 2003). Da
questa indeterminatezza concettuale nasce la difficoltà per la ricerca scientifica di studiare
alcuni aspetti piuttosto che altri, evitando di concentrarsi sulle definizioni stereotipate del
turismo e sul campo concettuale prevalente trascurando, invece, gli aspetti marginali.
La sociologia del turismo, proprio per questo, si è sviluppata in varie direzioni.
Un primo esercizio definitorio ha portato a classificare i turisti e i turismi in base a
motivazioni, scopi, frequenza dei viaggi, ecc. Le possibilità di classificazione risultano
quindi molte: queste sono le più note in letteratura.
Sulla base della frequenza dei viaggi, anche se per definizione il turista è colui che effettua
un viaggio non ricorrente, si identificano alcuni casi limiti. Cohen cita tre figure:
o l’habitué, colui che ritorna abitualmente a trascorrere le vacanze nella stessa località;
o il proprietario di una seconda casa estiva, solitamente distante dalla residenza
abituale, ma eletta a residenza per le vacanze estive;
o e il proprietario di una casa per il week-end, solitamente abbastanza vicina da
consentire dei soggiorni (molto frequenti) nei weekend.
Una classificazione in base allo scopo del viaggio che tenga conto soltanto delle motivazioni
del piacere e del cambiamento è molto restrittiva11. La componente turistica è quindi
presente anche:
o nei viaggi termali, dove la ricerca del piacere si associa alla ricerca di salute e di
estetica;
o nei viaggi di studio o stage all’estero, dove si ricerca lo sviluppo della propria
personalità e il raggiungimento di una formazione adeguata;
o nei pellegrinaggi, dove si affiancano sentimenti religiosi a connotazioni prettamente
turistiche;
o nei viaggi lavorativi e d’affari, nei convegni, nelle visite ufficiali, dove il motivo
principale dello spostamento è stato il lavoro, ma l’aspetto turistico è sempre più
presente (visite guidate, escursioni);
11 D’altronde come già citato in precedenza, Cohen rileva una componente turistica anche tra coloro che hanno una seconda casa o una casa per i soggiorni estivi.
14
o nel ritorno al paese natio, dove per gli emigranti è una forma di turismo parziale che
porta a vedere i cambiamenti e le novità nella terra natia, e per i discendenti si
manifesta più propriamente come turismo.
Guardando, invece, alla motivazione, Cohen distingue due figure di turisti: i sightseers e i
vacationers. I sightseers, o cacciatori di luoghi e di immagini, sono i turisti nel senso più
letterale: viaggiano per passione, per scoprire luoghi mai visitati, cercano di vivere situazioni
nuove e diverse senza badare alla comodità dell’esperienza turistica. I vacationers, o
vacanzieri, cercano più semplicemente un cambiamento alla routine quotidiana, privilegiano
il soggiorno rispetto al viaggio, a volte riandando nella stessa località e scegliendo in base
alle comodità e alle attrattive. Le figure, benché nettamente delineate, sono rappresentative
di situazioni che possono evolvere all’interno di una stessa figura turistica12. I turisti spesso
tendono ad essere dei sightseers quando visitano un luogo la prima volta e vacationers
quando ritornano nello stesso luogo le volte successive (Cohen, 1979).
1.3.1 Turismo e popolazioni locali
Un ambito importante della sociologia del turismo è lo studio del rapporto che l’utente (il
turista) instaura con gli altri individui coinvolti a vario titolo nella stessa esperienza siano
essi organizzatori, altri turisti o popolazione locale. Nella massima espansione del turismo di
massa (anni 60/70) i sociologi hanno criticato fortemente il mancato rapporto tra i turisti e le
popolazioni locali: il turista, infatti, si recava nei luoghi di villeggiatura cercando
essenzialmente l’immagine delle cose da vedere e non le cose in se stesse. È la teoria del
“sight seeing” (“vedere le cose da vedere”) proposta da Burgelin nel 196713: il turista in
viaggio non vedrebbe il mondo così come esso è realmente, ma solo il mondo che è stato
selezionato per lui dall'organizzazione turistica o predisposto accuratamente dalle stesse
comunità locali; non vedrebbe quindi delle cose, naturali o culturali che siano, ma solo
l'immagine di esse (Ragone, 2010).
Queste concezioni di un turismo opaco e standardizzato e di un turista passivo e superficiale
trovano delle alternative a cominciare da Burgelin stesso che identifica tre percorsi attraverso
i quali il turista riesce a instaurare una relazione autentica con l’oggetto da vedere (sight) e la
popolazione locale. Il primo percorso riguarda il processo di impregnazione che avviene
vivendo con l’oggetto della relazione turistica e comunicando ed interagendo con la
12 Nei fenomeni turistici i contorni sono spesso sfumati e poco nitidi. 13 L’opera di O. Burgelin è “Le tourisme jugé”, articolo del 1967 pubblicato in "Communication".
15
popolazione locale per un periodo di tempo abbastanza lungo. Il tempo diventa la variabile
significativa del processo di impregnazione anche se le mete e le cose da vedere rimangono
nell’ambito dei luoghi tradizionali del turismo. Il secondo percorso è un processo di
scoperta: più innovativo, orientato alla scoperta della gente e della vita sociale, cercando
realtà diverse da quelle previste dai giri turistici abituali. Il terzo percorso è l’avventura che
esiste contemporaneamente agli itinerari del turismo di massa e che avviene scegliendo
percorsi diversi, meno comuni e battuti, rinunciando al confort, organizzandosi
diversamente.
Le modalità di organizzazione del viaggio e la “quantità” di persone che generano il flusso
turistico incidono poi fortemente sulla possibilità e il tipo di rapporti che intercorrono tra
turista e popolazione locale. Si distinguono quindi i turisti in esploratori, i turisti di elite, i
turisti fuori giro, i turisti insoliti, i turisti di massa e i turisti charter (Savelli, 2003). Gli
esploratori non sono turisti ma viaggiatori (antropologi, ricercatori, osservatori-
partecipanti); e rappresentano un fenomeno numericamente molto limitato. I turisti di elite
ricalcano spesso gli aspetti degli esploratori ma il loro scopo è effettivamente quello di fare
turismo. Anche questo è un flusso turistico poco consistente. I turisti fuori giro si
caratterizzano per la ricerca di situazioni fuori dal normale e ovviamente fuori dalla portata
del turismo di massa. I turisti insoliti sono coloro che, nel contesto comunque di un viaggio
organizzato, vogliono ritagliarsi una giornata-esperienza naturalistica o antropologica. I
turisti di massa costituiscono un grande flusso di persone che arriva in massa nelle aree di
destinazione esigendo servizi, attrazioni e quant’altro. Riempiono completamente la località
turistica e vogliono ottenere ciò per cui hanno pagato. I turisti charter rappresentano il
fenomeno dei turisti che arrivano in massa a bordo dei voli charter e hanno l’intera vacanza
schedulata, dal trasporto all’hotel alle escursioni, ecc.
La graduazione dei turismi appena presentata fa emergere una differente accettazione e
tolleranza della novità: i primi tipi di turisti accettano e cercano la novità e la diversità; gli
ultimi rifuggono dal nuovo e dal non conosciuto. In questi ultimi casi si parla di “bolla
ambientale” (“environmental bubble”)14. Si tratta di un atteggiamento protettivo che il turista
assume quando visita una comunità con usi e costumi diversi dai suoi; consiste, infatti, nel
ricrearsi in territorio straniero un ambiente che rappresenti per il turista la sua cultura e le sue
usanze. Il turista entra in contatto con la gente e la cultura locale attraverso le pareti della
14 Il primo sociologo a parlare di “bolla ambientale” è Daniel J. Boorstin in The Image A guide to pseudo-events in America del 1964.
16
“bolla ambientale”. L’estraneità all’ambiente che lo circonda viene superata dal turista
attraverso la familiarità che egli stesso ritrova all’interno della sua “bolla ambientale” che
può essere rappresentata dal giornale, dal tipo di alloggio, dalla possibilità di parlare nella
propria lingua, e così via. La dicotomia estraneità-familiarità non deve essere vista come
assoluta e rigida, ma come un continuum di possibili combinazioni tra novità e familiarità.
Cohen identifica in questo continuum quattro ruoli turistici come combinazioni di novità e
familiarità (Cohen, 1984). Partendo dai turisti che ricercano più familiarità e poca novità fino
ad arrivare a turisti che cercano più novità e poca familiarità, Cohen definisce:
o il turista di massa organizzato, ossia colui che rimane maggiormente confinato
all’interno della sua “bolla ambientale”, separato dal mondo esterno, inserito nel
gruppo di vacanza; solitamente ha comprato un pacchetto turistico completo con
itinerari prestabiliti e visite guidate;
o il turista di massa individuale, ossia colui che viaggia in maniera individuale non
essendo inserito in un gruppo turistico pur avendo organizzato il viaggio e il
soggiorno solitamente tramite una agenzia di viaggio e, ricalca i modi del turismo di
massa e solo occasionalmente esce dalla sua “bolla ambientale”;
o l’ esploratore, ossia colui che organizza il proprio viaggio in completa autonomia, si
allontana dai percorsi e dalle località tipiche del turismo di massa anche se cerca
comunque alloggi confortevoli e mezzi di trasporto affidabili; esce dalla sua “bolla
ambientale” solo quel tanto che basta a farlo rientrare velocemente;
o il giramondo (turista errante, drifter) colui che vuole la novità, colui per il quale la
“bolla ambientale” non deve esistere, ma deve esistere un rapporto vero e sincero con
la comunità locale.
1.3.2 Turismo e motivazioni
Spiegare le motivazioni al movimento turistico è un aspetto studiato nel corso degli anni.
Solitamente si articola nel cercare i “fattori di spinta” e i “fattori di attrazione”. I fattori di
spinta (anche detti “push factors”) sono quelli che intervengono a spiegare la genesi del
desiderio di andare in vacanza ed appartengono alla dimensione sociopsicologica della vita
quotidiana ordinaria. I fattori di attrazione (anche detti “pull factors”) intervengono a
spiegare la scelta della destinazione turistica e delle relative attività e vengono fatti rientrare
nella dimensione più propriamente culturale (Savelli, 2003).
17
Ma studiare le motivazioni, la ricerca di rapporti di conoscenza con la popolazione locale, o i
modi di organizzare il viaggio, sono tutti aspetti tra loro legati e interdipendenti, dove una
dimensione deve essere sempre considerata congiuntamente alle altre. Smith, infatti,
mettendo in relazione le motivazioni del viaggio con il modo si esecuzione e con il rapporto
instaurato con le comunità locali, identifica alcune forme diverse di turismo (Smith, 1977):
o il turismo etnico che porta il turista ad entrare in stretto contatto con le comunità in
percorsi alternativi; è un turismo di elite, con scarsa affluenza e fuori dai percorsi
turistici tradizionali;
o il turismo culturale che offre al turista la possibilità di interagire con le comunità
locali per cogliere quelle tradizioni e usi e costumi che ormai stanno scomparendo;
attrae molte persone e spesso è inserito come tappa nei percorsi tradizionali
(ricostruzioni d’epoca, aree rurali non lontane da località turistiche, ecc);
o il turismo storico che è rappresentato dalle visite ai musei, alle chiese, ai monumenti
storici; interessa un gran numero di visitatori e le collocazioni territoriali sono in
prevalenza le grandi città;
o il turismo d’ambiente che si caratterizza per la motivazione che spinge i turisti a
cogliere gli aspetti naturalistici, ambientali e geografici del territorio; è un turismo
limitato a pochi individui;
o il turismo ricreativo che interessa coloro che vogliono rilassarsi e divertirsi, dove
anche soltanto il cambiamento dalla routine quotidiana è di per sé un gradiente.
La crescente attenzione alle motivazioni che portano a fare turismo si coglie nella visione di
MacCannell. MacCannell omologa il turismo ad un pellegrinaggio religioso: entrambi vanno
alla ricerca di autenticità (MacCannell, 1973). I turisti sono mossi da una reale esigenza di
autenticità che viene raggiunta attraverso una interazione con la popolazione locale;
d’altronde per MacCannell l’alienazione dell’uomo moderno e la non autenticità della sua
vita, lo portano a “cercare autenticità e realtà in altre culture e in modi di vivere semplici e
puri” (MacCannell, 1976).
Si ricerca così nel turismo l’autenticità delle relazioni sociali. Vengono mutuati da Goffman
i concetti di “front region” e “back region”, identificando in essi la strutturazione delle scelte
turistiche. La “front region” è la scena, il palcoscenico, il luogo di incontro formale tra
turista e comunità locale, mentre la “back region”, il retroscena, è il luogo in cui la comunità
locale si ritira quando non mette in scena la propria rappresentazione. La “back region” è il
luogo dell’autenticità che va ricercata. Il turista dovrebbe essere in grado e avere la volontà
18
di andare a scrutare la “back region” piuttosto che fermarsi e essere soddisfatto della “front
region”. Il turista rischia, tuttavia, “di compromettere tale autenticità con i suoi stessi viaggi:
per riuscire a difendere o mascherare la propria identità dallo sguardo invadente dello
straniero, o semplicemente per rispondere a alle aspettative del turista, la popolazione
locale tenderà a nascondersi dietro le quinte per esibire sul palcoscenico una versione
teatralizzata di se stessa” (Borghi, Celata, 2009).
C’è continuità tra palcoscenico e retroscena, c’è un continuum di esperienze vissute tra le
due situazioni con la possibilità di combinare in modo vario i due luoghi e momenti. Il
modello interpretativo proposto da MacCannel è basato su sei stages graduati:
1) la “front region”, dove il luogo è interamente predisposto per il turista;
2) la “front region decorata”, ovvero uno spazio scenico predisposto per i turisti ma con
elementi che richiamano alla “back region”;
3) una “front region mascherata da back region”, a tutti gli effetti sembra una “back region”,
ma è una simulazione più o meno perfetta;
4) una “back region aperta” essenzialmente ai turisti alternativi;
5) una “back region modificata” e ripulita per essere vista occasionalmente dai turisti;
6) la “back region” autentica, ovvero lo spazio sociale che determina la formazione di una
coscienza turistica.
Una schematizzazione originale dei diversi tipi di turismo, che parte dalla definizione di
MacCannell viene stilata da Cohen, attenuando soprattutto il tema della ricerca
dell'autenticità (Ragone, 2010). La “situazione autentica” si manifesta quando i turisti si
confrontano con essa e la accettano (si incontra fuori dagli spazi turistici e dai percorsi di
turismo tradizionale); la “situazione dell’autenticità rappresentata” è laddove la struttura
turistica predispone la scena ad un turista inconsapevole che per questo la accetta come
reale; la “situazione di rifiuto dell’autenticità” durante la quale una scena reale e vera non
convince pienamente il turista che dubita e la ritiene artefatta; ed infine, la “situazione del
turismo pianificato” ossia lo spazio palesemente turistico: la scena è predisposta
dall’entourage turistico e il turista ne è consapevole (Cohen, 1979). In tempi più vicini è
interessante riportare il pensiero di Urry che “ha messo in evidenza come nell’epoca
dell’ipermobilità l’esperienza turistica si riduca alla mera osservazione e alla
spettacolarizzazione dei luoghi. I turisti contemporanei sono rapidi e fugaci” (Borghi,
Celata, 2009).
19
Le tipologie brevemente presentate rischiano di apparire come semplificative e schematiche
“soprattutto in considerazione della varietà di fattori che oggi concorrono alle scelte
individuali. (…) Appare dunque chiaro che ogni tentativo di classificazione e
tipologizzazione del fenomeno turistico appare inadeguato a descrivere la complessità del
reale” (Corvo, 2003).
1.3.3 Turismo, tempo libero e loisir
Partendo dalla tipologia proposta da Urry è agevole andare ad individuare il turismo come
una modalità di impiego del tempo libero. Urry15 pone al centro della sua analisi lo sguardo
del turista, che varia con le epoche storiche e con i contesti sociali. Per Urry il turismo è quel
periodo di tempo vissuto secondo modalità e all’interno di spazi diversi da quelli
normalmente vissuti nella quotidianità (Vespasiano, 2004), cercando quindi di definire,
senza possibilità di dubbio, lo spazio e il tempo del turismo. Alcune caratteristiche sono
peculiari al turismo: il turismo comporta lo spostamento di persone; le destinazioni si
differenziano dai soliti posti lavorativi e abitativi; i luoghi visitati non sono connessi con il
lavoro dei soggetti; i luoghi visitati vengono scelti in base alle aspettative create dai mezzi di
comunicazione; il turismo di massa crea uno sguardo turistico collettivo; lo sguardo turistico
si crea attraverso una comunanza simbolica e va a cercare ciò che non trova nel quotidiano;
il turismo è una attività di leisure che si contrappone al suo opposto, ossia al tempo di lavoro
e di impegno quotidiano.
Quest’ultima affermazione pone in luce l’attenzione sul turismo come impiego del tempo
libero, diviso nettamente dal tempo di lavoro e dagli impegni familiari. Dumazedier ritiene
che il tempo libero non escluda soltanto il tempo lavorativo, ma anche il tempo impiegato in
impegni familiari, in obblighi socio-spirituali e socio-politici. In questa accezione il tempo
libero si identifica fortemente con il loisir, lasciando fuori il “tempo vincolato”, cioè quello
per il trasporto per recarsi a lavoro, tempo consacrato agli impegni domestici, agli impegni
sociali (Dewailly, Flament, 1996). Il tempo libero è composto da quelle attività che
l’individuo sceglie liberamente e che sono essenzialmente di riposo, di divertimento, di
crescita culturale di partecipazione sociale. “Il tempo libero è quello impiegato per la
realizzazione della persona come fine ultimo. La società concede questo tempo all’individuo
quando ha espletato i suoi impegni professionali, familiari, spirituali, sociali, politici”
(Dumazedier, 1993).
15 L’opera di J. Urry è “Lo sguardo del turista”, Seam, Roma 1992
20
Dumazedier considera quattro tipi di tempo libero che coincidono a quattro momenti: alla
fine della giornata, alla fine della settimana, le ferie annuali, il termine della vita produttiva
(la pensione). Il tempo libero, inoltre, ha un carattere liberatorio (è il risultato di una libera
scelta); disinteressato (non è legato ad un fine di lucro); edonistico (c’è la ricerca di uno stato
si soddisfazione fine a se stessa); e personale (permette di ritemprarsi e di sfuggire alla
routine quotidiana). Il tempo libero più “vicino” alla definizione di viaggio di vacanza che
sarà usata in questo lavoro ha queste caratteristiche e si ritrova, solitamente, nel momento
delle ferie annuali.
1.3.4 Turismo e consumo
Il fenomeno turistico rientra appieno nei comportamenti delle persone per l’acquisto di un
bene, in questo caso una vacanza, un viaggio.
Il consumo nella sua ottica di attività sociale più che economica, identifica la vacanza come
un bene “comprato” non soltanto per la sua utilità materiale o per la sua convenienza
economica, ma per il significato che esso assume per colui che l’ha acquistato e consumato.
Il consumo come mezzo identificativo e di riconoscimento sociale viene definito da Veblen16
come “consumo dimostrativo” o “consumo vistoso”. “Esso consiste in un consumo
superfluo, cui i membri della classe agiata dedicano importanti risorse, per corrispondere
alle norme di comportamento del loro strato sociale e per documentare così l’appartenenza
ad esso” (Savelli, 2003). Il “consumo dimostrativo” è caratterizzato da sovrabbondanza e
dissipazione. Il consumo di tempo (la vacanza), quindi, diventa anch’esso “consumo
dimostrativo” e contrassegno esclusivo della classe agiata: è caratterizzato però
dall’improduttività, dall’ozio, dall’ostentazione della prima classe, della struttura ricettiva
lussuosa ed è messo in atto per distanziarsi in maniera significativa dagli altri strati sociali.
La classe agiata è ben identificabile nel viaggio, riconoscibile e riconosciuta.
L’acquisto di beni di consumo vistosi viene ad essere assunto anche da coloro che non
appartengono propriamente alla classe agiata, ma che ne imitano i consumi per salire i
gradini della scala sociale.
Altri studiosi mettono in relazione consumi e classe sociale: Duesenberry definisce l’“effetto
dimostrazione” quel momento che si verifica quando la richiesta di beni di consumo non
dipende dal reddito ma dalla posizione sociale che ciascun individuo ricopre, poiché questo
si conforma alle abitudini di quanti lo circondano e, nel contempo, imita coloro che sono più 16 L’opera di T. Veblen è “La teoria della classe agiata” (1899), Einaudi, Torino 1971
21
abbienti di lui. Alcune critiche pongono l’accento sul fatto che questo “effetto
dimostrazione” (o “effetto gocciolamento” dall’inglese “tricle effect”) non avvenga sempre
dall’alto verso il basso, dalla categoria più alta nella scala sociale a quella più bassa, ma
possa avere anche degli effetti imprevisti, dove alcuni gruppi sociali (per esempio i giovani)
modifichino comunque gli atteggiamenti di consumo delle altre categorie sociali (Corvo,
2003). Nel turismo può avere un senso affermare che alcuni particolari tipi di turismi e di
turisti siano riusciti col tempo ad imporre alla collettività le loro mode e i loro tipi di viaggio
(es. viaggiatori enogastronomici, turisti dei parchi divertimenti).
Bourdieu sostiene che le scelte di consumo si basano su tre elementi:1) il capitale
economico; 2) il capitale culturale che deriva dall’istruzione formale e informale; 3) il
capitale sociale, che dipende dalla quantità e dalla qualità dei legami sociali dell’individuo.
Le combinazioni di questi tre elementi formano l’identità dell’individuo e la sua propensione
al consumo. Differenze sociali e di gruppo portano a differenze poi nei comportamenti di
consumo.
Per Baudrillard la dimensione culturale del consumo comprende anche la dimensione
economica e sociale. Il consumo è visto come un obbligo culturale che assolve ad una
funzione sociale di prestigio e differenziazione, dove il vero valore d’uso dell’oggetto (o del
viaggio) non ha importanza mentre diventa rilevante il valore simbolico. Il bene di consumo
è innanzitutto un bene che evidenzia il prestigio e il rango sociale dell’individuo.
Quando si afferma il turismo eterodiretto e il tempo libero viene giudicato tempo anch’esso
di produzione e non solo di riposo, il consumo del tempo diventa un “rendimento
dimostrativo” e produttivo: il tempo utilizzato per fare vacanza testimonia, in primo luogo, la
capacità di spesa dell’individuo ma anche la possibilità dell’individuo di “consumare”
sensazioni e percezioni. In questo senso la capacità di spesa per i viaggi rimane un fattore
decisivo di status ma implica la possibilità di consumi sociali rilevanti anche sul piano
dell’immaterialità. L’industria turistica ha puntato su questi bisogni materiali e immateriali
mettendo a disposizione dell’utente turista un sistema graduato in termini di prezzi e comfort
di ricettività e di trasporti e sul piano delle esperienze immateriali una vasta scelta di servizi
turistici dei più svariati tipi (villaggi, giri del mondo, terme, viaggi enogastronomici, ecc.).
La competizione consumistica della classe agiata del secolo XIX era orientata alla
differenziazione e all’accumulazione di simboli di status, mentre il consumo del XX secolo
proprio delle leisure masses è orientato al riconoscimento sociale e all’inclusione
dell’individuo eterodiretto all’interno di una comunità e all’accumulazione di simboli di
22
appartenenza e di socializzazione (Savelli, 2003). Nella fase del turismo di massa è difficile
dimostrare il proprio status di appartenenza con i “consumi dimostrativi”, mentre è
necessario dimostrare agli altri la propria partecipazione al processo di socializzazione.
Questo può avvenire attraverso il consumo dei beni immateriali che diventano di rilevanza
sociale soltanto dopo la loro consumazione. È il momento dell’“esperienza dimostrativa”.
Scrive Savelli: “L’esperienza della vicenda consumata, ciò che rimane dopo l’atto
compiuto, è dunque ciò che si offre come dimensione socialmente rilevante del consumo
immateriale. Essa viene portata a casa, tra i familiari e i conoscenti, come tra i colleghi di
lavoro, e viene dimostrata parlandone, assumendola come oggetto sul quale si ha qualcosa
da dire. Questo “aver qualcosa da dire” è alla base del riconoscimento degli altri” (Savelli,
2003). L’oggetto del consumo è dunque l’esperienza. L’esperienza dimostrativa ha valore
nell’uso che se ne farà in termini di relazione sociale, di appartenenza ad un processo
collettivo di socializzazione.
1.4 Dalle definizioni sociologiche a quelle statistiche
Il turismo è un fenomeno importante economicamente e socialmente; coinvolge milioni di
persone e crea reddito e occupazione fino ad essere, per alcuni paesi, una delle voci più
importanti nella costruzione del prodotto interno lordo. Da qui è nata l’esigenza di conoscere
in profondità il fenomeno, quantificarlo e delinearlo. È nata, infatti, la necessità da parte
delle nazioni più coinvolte turisticamente di approntare un sistema di informazioni che diano
tempestivamente il quadro della situazione e che siano nel contempo comparabili e
metodologicamente valide. Il primo passo è stato definire statisticamente il turismo per poi
approntare il sistema di raccolta, analisi e diffusione delle informazioni. Definire
statisticamente il turismo e/o il turista appare comunque complesso e non univoco.
Lo sviluppo di definizioni statistiche e metodi di indagine riconosciuti dalla comunità
internazionale ha ricalcato le fasi della discussione sociologica avvenuta nel XX secolo,
concentrandosi nel periodo tra il 1937 e il 1980: nel 1937 il Consiglio della Lega delle
Nazioni propone la definizione per scopi statistici di “turista internazionale”, riveduta
successivamente dall’Unione Internazionale delle Organizzazioni Ufficiali di Viaggio
(IUOTO) (meeting di Dublino, 1950); nel 1953, la Commissione Statistica delle Nazioni
Unite stabilisce il concetto di “visitatore internazionale”; nel 1963 alla United Nations
Conference on International Travel and Tourism svoltasi a Roma si definiscono, seguendo le
23
raccomandazioni della IUOTO, i termini “tourist” e “excursionist”. I turisti sono definiti
come “visitatori temporanei che si fermano almeno 24 ore nel paese visitato e lo scopo del
viaggio è classificato come piacere (ricreazione, vacanza, salute, studio, religione, sport) o
affari, relazioni familiari e convegni”. Per gli escursionisti la sosta nel paese straniero dura
meno di 24 ore (Istat, 2009b). Infine nel 1978, le direttive provvisorie sulle statistiche del
turismo internazionale vengono approvate dalla Commissione Statistica delle Nazioni Unite.
Negli anni 80, vista l’importanza sempre più elevata del turismo e la interdipendenza con le
attività economiche e sociali, il World Tourism Organization (UNWTO)17, in stretta
cooperazione con la divisione delle statistiche dell’ONU (United Nations Statistics Division
- UNSD), inizia un processo di revisione delle definizioni e delle classificazioni usate nella
statistica sul turismo. Le direzioni intraprese sono due: proporre modifiche alle definizioni e
alle classificazioni 1) per renderle compatibili con i sistemi statistici nazionali e
internazionali; e 2) per riuscire ad inserire gli indicatori economici sul turismo nella
contabilità nazionale18.
Di recente, nel 2008, vengono redatte dall’UNWTO le International Recommendations for
Tourism Statistics 2008 (UNWTO, 2008). L’obiettivo dell’IRTS 2008 è di presentare un
sistema univoco di definizioni, concetti, classificazioni ed indicatori, e fornire,
contemporaneamente, una guida sulle metodologie da utilizzare nella raccolta dei dati. I
concetti, le definizioni, le classificazioni e gli indicatori presentati seguono i seguenti criteri:
o l’applicabilità mondiale (sia per nazioni in via di sviluppo che per paesi sviluppati)
o la consistenza per le definizioni della contabilità nazionale di ogni paese, per la
bilancia dei pagamenti e per le statistiche sulle migrazioni,
o l’applicabilità delle statistiche e degli indicatori per una descrizione ed analisi del
turismo nazionale e subnazionale.
L’Eurostat19, nel corso degli anni, ha sviluppato un vasto numero di programmi e studi sulle
statistiche del turismo nell’Unione Europea recependo le direttive dell’UNWTO. La
17 L'Organizzazione Mondiale del Turismo è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite con sede a Madrid che si occupa del coordinamento delle politiche turistiche. Essa rileva dati sul turismo di tutti i paesi del mondo in termini sia di flussi fisici sia monetari. Sito web: http://www.unwto.org/ 18 Nascono le Recommendations on Tourism Statistics (adottate nel 1993 e pubblicate nel 1994 dall’ONU). Sono le prime raccomandazioni internazionali che disegnano un Sistema di Statistiche sul Turismo in termini di concetti, definizioni, classificazioni ed indicatori. 19 L’Eurostat è l’ufficio statistico dell’Unione Europea. Ha il compito di definire il programma statistico comunitario e di diffondere le statistiche comunitarie; inoltre, uniforma i concetti e le definizioni, definisce le classificazioni e le metodologie delle indagini. Le statistiche comunitarie sono quelle informazioni quantitative, aggregate e rappresentative tratte dalla raccolta e dall’elaborazione sistematica dei dati, prodotte dalle autorità nazionali e dall’autorità comunitaria nel quadro dell’attuazione del programma statistico comunitario.
24
Direttiva 95/57/CE del 23 novembre 1995 contiene indicazioni importanti per
l’armonizzazione delle statistiche del turismo e per il miglioramento dei dati statistici
prodotti dagli stati membri e costituisce il primo passo per creare un sistema europeo
integrato di informazioni sulla domanda ed offerta turistica.
1.5 Alcune note metodologiche
Il turismo rientra nel fenomeno più generale della mobilità delle persone: l’insieme degli
spostamenti delle persone sul territorio. Circoscrivere e definire lo spostamento risulta però
molto complesso. Ciò implica un “conteggio” di coloro che si spostano e successivamente
un approfondimento sul fenomeno che si vuole studiare. Il turismo riguarda solo alcuni
aspetti della mobilità. Compito della statistica del turismo è capire quale è la mobilità che si
configura come turismo, quali sono le connotazioni che contraddistinguono la componente
turistica rispetto alle altre mobilità, e come quantificarle. Seguendo lo Schema 1.2 di Cohen
presentato nel paragrafo 1.1, si possono enucleare i cinque aspetti statisticamente da
esaminare per delineare la mobilità come fenomeno turistico: 1) il luogo dello spostamento;
2) il modo dello spostamento; 3) la volontarietà; 4) la funzione/lo scopo; 5) la durata dello
spostamento.
1) Luogo dello spostamento: gli spostamenti degli individui si dividono in spostamenti
all’interno dell’ambiente abituale in cui la persona vive e spostamenti verso luoghi
situati all’esterno dell’ambiente abituale. Definire l’ambiente abituale porta le prime
difficoltà. In letteratura l’ambiente abituale corrisponde al luogo dove le persone
stanno stabilmente, hanno relazioni e interessi, svolgono attività lavorative, di studio,
di svago, ecc., consumano beni e servizi, ossia “vivono”. Per incasellare questo
concetto in una dimensione indagabile si utilizzano alcune interpretazioni che fanno
solitamente riferimento a criteri geografici, amministrativi o socio-economici. La
residenza (il comune di residenza, la regione, la nazione) è il concetto più diffuso di
ambiente abituale20.
Sito web: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home/ 20 Non sempre è il più corretto. La residenza è una definizione amministrativa: può non coincidere con l’ambiente abituale della persona. Per definirlo si possono utilizzare altri criteri (frequenza degli spostamenti, distanza degli spostamenti, tipo di destinazione).
25
2) Modo dello spostamento: lo spostamento può essere temporaneo (lo spostamento è
fatto con il proposito di tornare) o permanente/definitivo (lo spostamento è fatto con
il proposito di cambiare l’ambiente abituale di vita).
3) Volontarietà dello spostamento: lo spostamento può essere volontario (la decisione
libera; rientrano negli spostamenti volontari anche gli spostamenti vincolati da
obblighi di lavoro o professionali ma liberamente decisi e accettati) oppure obbligato.
4) Funzione dello spostamento: lo spostamento può essere effettuato con funzioni di
consumo nei luoghi di destinazione (consumare reddito in luoghi diversi da dove si è
prodotto) o con funzioni di produzione di reddito nei luoghi di destinazione (spostarsi
senza mezzi di sussistenza e produrre reddito nel luogo dove si va).
5) Durata dello spostamento: lo spostamento può durare da meno di 24 ore, da un
giorno fino ad un anno o più di un anno.
Il fenomeno turismo riguarda quella parte di mobilità che avviene fuori dagli spazi abituali, è
temporanea, è volontaria, ha prevalenti funzioni di consumo e ha una durata che per
convenzione non supera i 365 giorni l’anno. La mobilità escursionista è definita secondo gli
stessi criteri della mobilità turistica con una durata, però, che per convenzione non supera le
24 ore.21
Le definizioni varate dalle organizzazioni internazionali si basano su questi stessi principi22.
L’Istat definisce il viaggio come lo spostamento realizzato, per turismo di vacanza o per
ragioni di lavoro, fuori dal luogo dove si vive e che comporta almeno un pernottamento nel
luogo visitato; vengono, quindi, esclusi i viaggi e gli spostamenti effettuati nelle località
frequentate tutte le settimane con soste di uno o più pernottamenti (il fenomeno delle
seconde case), nonché i viaggi di durata superiore ad un anno: in questi casi, infatti, il
viaggio non costituisce flusso turistico poiché la località visitata viene associata al luogo
dove si vive (Istat, 2008a). Turista, allora, sarà colui che ha effettuato uno o più viaggi.
21 In base a questi criteri si possono distinguere, inoltre, la mobilità migratoria (le migrazioni avvengono fuori dall’ambiente abituale, per produrre reddito e possono essere definitive, temporanee o stagionali) e la mobilità interna (lo spostamento avviene all’interno del proprio ambiente abituale). La mobilità interna non sarà mai mobilità turistica ma spesso le attività compiute durante la mobilità interna si confondono con attività turistiche (per esempio: visitare musei, mostre, ecc.) 22 La Direttiva 95/57/CE sulle Statistiche del Turismo definisce i flussi turistici come quegli spostamenti con pernottamento effettuati fuori dall’“ambiente abituale” ovvero fuori dal luogo in cui si vive, nonché dai luoghi frequentati settimanalmente con soste di almeno un pernottamento. Da questa normativa discendono alcune sottoclassificazioni specifiche per ogni singola figura e/o evento che caratterizzano il sistema turistico. Per l’UNWTO il turismo si riferisce alle attività svolte dalle persone che viaggiano e alloggiano in luoghi diversi dall’ambiente abituale, per non più di un anno consecutivo, per motivi di vacanze, affari ed altro motivo.
26
Una prima demarcazione territoriale (Schema 1.3) distingue il turismo in “turismo
domestico”, che comprende le attività dei residenti di un paese che viaggiano unicamente
entro il paese stesso, in “turismo inbound”, che comprende le attività dei non residenti che
viaggiano in un determinato paese, e in “turismo outbound” che comprende le attività dei
residenti di un determinato paese che viaggiano al di fuori di esso. Le precedenti tre forme di
turismo, in letteratura, sono spesso combinate tra di loro per ottenere altre tre categorie di
turismo: (i) turismo interno, che comprende il “turismo domestico” e il “turismo inbound” e
rappresenta il fenomeno turistico che avviene entro i confini di un paese prodotto sia da
turisti stranieri che da turisti residenti; (ii) turismo nazionale, che comprende il “turismo
domestico” e il “turismo outbound” e rappresenta il turismo che esprime un paese indagando
sui residenti che viaggiano sia nel paese che all’estero, (iii) turismo internazionale, che
comprende il “turismo inbound” e il “turismo outbound” e rappresenta i flussi di turismo che
avvengo tra un paese e i paesi stranieri contando sia i flussi in entrata che i flussi in uscita.
Schema 1.3 – Classificazione del turismo in base all’origine-destinazione
ORIGINE
Dal paese Dall’estero
Nel paese Turismo domestico
(domestic)
Turismo ricevuto
(inbound)
DE
ST
INA
ZIO
NE
All’estero Turismo emesso
(outbound)
Turismo estraneo
Lo spostamento o flusso turistico può essere rilevato nel momento della partenza (luogo di
origine) o nel momento dell’arrivo (luogo di destinazione). La scelta del momento/luogo in
cui fare la rilevazione del turismo è cruciale e comporta diversità di tecniche di indagine, di
metodologie e soprattutto di risultati.
In tutti e due i casi una operazione banale come quella del conteggio dei turisti diventa
complicata (Pasetti, 2002). Operare il conteggio nei luoghi di destinazione crea, in primo
luogo, delle informazioni ridondanti. La metodologia più comune è quella di contare le
persone nei luoghi dove hanno pernottato almeno per una notte; ma se la persona soggiorna
27
in vari luoghi, passando almeno una notte in ogni luogo, la stessa persona può essere contata
più volte. Una sola persona-turista è contata, infatti, in tutti i luoghi visitati dove pernotta.
Tutto ciò genera un surplus di turisti-persone. Ad esempio, un turista giapponese che viene
in Europa e visita Londra, Parigi, Roma, Firenze e Venezia conta come un turista nel Regno
Unito, un turista in Francia e tre turisti in Italia, cioè da una persona è diventato cinque
turisti. È improbabile, ma possibile, incorrere nel paradosso di avere come risultato delle
analisi statistiche mondiali più turisti di quante sono le persone viventi sulla terra.
Un altro problema è generato dalla possibilità da parte del turista di compiere più viaggi e
più pernottamenti in uno stesso luogo in un arco temporale prefissato. Ad esempio, in un
periodo di tempo t si hanno n visitatori di una città: questi n visitatori possono essere
o n persone recatesi n volte, ciascuna una sola volta
o oppure m (con m<n) persone recatesi globalmente n volte, con alcune di esse recatesi
più di una volta,
o oppure una persona recatasi n volte.
Ciò avviene perché il fenomeno turismo va analizzato in un arco temporale e non in un
istante di tempo.
La scelta di rilevare il turista nel luogo di origine fissa l’attenzione sulla persona che si
sposta. In questo caso si abbraccia pienamente l’ottica di analizzare la domanda di turismo
(ad esempio di una popolazione). La persona che si sposta è il turista: cosa fa
successivamente, quali sono le tappe del viaggio, quanto spende, ecc., diventano le variabili
da osservare per definire il fenomeno, unite alle caratteristiche socio-demografiche,
economiche e familiari dell’individuo.
Confrontare i collettivi dei turisti in “uscita” con i collettivi di turisti in “entrata” non è, però,
possibile. I turisti in “entrata” (rilevati nel luogo di destinazione) contengono un gran
numero di duplicazioni rispetto ai turisti in “uscita” (rilevati nel luogo di origine). Per
definizione, i turisti in “uscita” non possono essere gli stessi dei turisti in “entrata”.
Un'altra classificazione applicata alla statistica del turismo distingue l’offerta turistica dalla
domanda. Le statistiche sull’offerta turistica delineano il fenomeno dal punto di vista degli
operatori, privati o pubblici, che provvedono a soddisfare i bisogni espressi dai turisti
attraverso beni e servizi turistici (es. numero di esercizi ricettivi, estensione di aree naturali,
prezzi dei biglietti per i musei, ecc). Le informazioni dal lato dell’offerta, ossia quelle in cui i
turisti vengono visti come utenti, fruitori di un bene, solitamente ricercati e interrogati nel
luogo di destinazione scontano problematiche metodologiche dovute alla impossibilità di
28
circoscrivere i confini in cui si manifesta l’offerta. Il bene turistico di cui usufruirà il turista,
infatti, si trova nella località turistica di destinazione del viaggio, mentre il servizio turistico
non è circoscrivibile al luogo dove viene prestato il bene, ma nasce, invece, nel posto di
provenienza e segue il turista durante il trasferimento fino alla sua destinazione (De Cantis e
Vaccina, 2008). Inoltre il bene turistico preesiste prima del turista con delle sue specificità e
caratteristiche, cresce poi di valore e prende l’aggettivo turistico quanto più utilizzatori lo
“usano”, o in altre parole quando accidentalmente o volontariamente viene a contatto con il
turista23.
Le statistiche sulla domanda di turismo rilevano il fenomeno turismo dal punto di vista delle
persone, dei turisti (propensione al turismo di un paese, caratteristiche del turista, spesa
sostenuta per la vacanza, ecc). Storicamente l’aspetto economico del turismo ha avuto il
sopravvento sulla dimensione sociale del turismo24, che infatti, è stata per molto tempo
trascurata.
In questo lavoro, l’interesse sarà posto sulle persone che fanno turismo, quindi dal lato della
domanda di turismo, e che esprimono la quota di “turismo nazionale” (“ turismo domestico”
e “turismo outbound”).
1.6 Il panorama delle statistiche italiane sul turismo
L’Italia vanta una lunga tradizione nelle statistiche turistiche ed è un “paese con buona
tradizione statistica, con robusta domanda nazionale e forti scambi internazionali nel
mondo del turismo, con grande diversificazione tipologica e territoriale della fruizione e del
mercato turistico, con forte radicamento nel grande bacino europeo di origine/destinazione
della domanda, con molte altre connotazioni e risorse che ne fanno un paese turistico per
eccellenza, ha una pluralità di situazioni e interessi in ragione dei quali realizza un sistema
di copertura statistica del fenomeno turistico di grande rilievo e qualità” (Vaccaro, 2007).
Per lunghi anni l’informazione statistica in Italia ha soddisfatto i bisogni conoscitivi per la
buona amministrazione economica e politica dello Stato. È verso gli anni ’50 che avviene un
23 In Italia le principali statistiche sull’offerta turistica sono prodotte dall’Istat attraverso “La rilevazione sulla Capacità degli esercizi ricettivi”, “ La rilevazione sul Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi” e “L’indagine sull’Attività alberghiera durante i periodi di Natale-Epifania, Pasqua, Ferragosto”. Si veda il sito web: www.istat.it alla pagina “Indagini: questionari e informazioni”. 24 Al giorno d’oggi l’attenzione è, ancora, fortemente puntata sugli aspetti economici del turismo: in particolare sulla spesa turistica (voce della bilancia dei pagamenti) e sul conto satellite del turismo (in via di definizione nei paesi con un buon sistema di statistiche ufficiali).
29
salto di qualità nella statistica ufficiale che diventa lo strumento per rendere un quadro
organico della struttura della vita sociale ed economica del paese (Facioni et al., 2004). Si
comprende, infatti, come sia inadeguato il sistema statistico per seguire le trasformazioni
sociali, ma bisogna aspettare ancora qualche decennio affinché maturi la consapevolezza che
gli indicatori tradizionali (essenzialmente economici) non sono più sufficienti a
rappresentare la realtà sociale (Istat, 2009d). I primi dati disponibili sulla domanda turistica
risalgono, infatti, al 1959, quando l’Istat rileva le informazioni sulle vacanze dei residenti in
Italia, attraverso un’indagine campionaria sulle famiglie. Lo sviluppo del settore turistico che
avviene negli anni ’60, sulla scia del boom economico, porta ad un rinnovato interesse verso
le statistiche del turismo che si traduce, da parte dell’Istat, in una serie di indagini sulle
vacanze svolte con cadenza pluriennale.
“È a partire dagli anni Settanta (…) che la marginalità delle statistiche si attenua
progressivamente, in sintonia con l’espansione dell’intervento pubblico in ambito sociale e
della nuova domanda di qualità della vita espressa dai cittadini. In altri termini, inizia a
svilupparsi quel processo che, nella società contemporanea, attribuirà all’informazione la
dignità di bene pubblico” (Istat, 2009d).
Nel prosieguo degli anni ‘80 e ‘90 la crescita delle statistiche sociali è esponenziale e con
queste anche le statistiche sul turismo. All’aspetto economico si affianca l’interesse per
l’aspetto sociale del turismo e le informazioni che vengono rilevate nelle indagini si
arricchiscono di anno in anno, dettagliando gli aspetti sociali e comportamentali del turismo
piuttosto che quelli congiunturali. Nel 1993 con il varo del nuovo Sistema di Indagini Sociali
Multiscopo, l’ambito vacanza viene identificato come un elemento necessario a capire e
descrivere lo stile di vita dei cittadini e per questo viene deciso di rilevare più in profondità il
fenomeno.
“Le rilevazioni si ampliano e si arricchiscono di nuovi contenuti, ponendo in primo piano la
qualità della vita dei cittadini. Le informazioni sugli individui vengono integrate con quelle
relative al gruppo familiare, alle reti parentali e al contesto sociale più ampio, mentre il
genere e la generazione divengono informazioni irrinunciabili per affrontare l’analisi dei
fenomeni” (Istat, 2009d).
Il sistema di indagini sociali Multiscopo rappresenta un sistema integrato di metodologie e
strumenti. Sono utilizzati, nelle sette indagini25, disegni campionari, definizioni,
25 Le sette indagini sono le seguenti: l’indagine Annuale “Aspetti della vita quotidiana”;
30
classificazioni e metodi comuni in modo da garantire la confrontabilità delle stime (Istat,
2006a).
L’indagine campionaria “Viaggi e Vacanze”26 nasce dal bisogno di implementare un sistema
di statistiche nazionali sulla domanda di turismo più efficiente per seguire le direttive
dell’Eurostat andando a rilevare il turismo domestic e outbound. Soddisfa, inoltre, l’esigenza
di raccogliere sistematicamente dati sulla domanda turistica e garantire, insieme ai dati
sull’offerta, la disponibilità di un sistema integrato di informazioni statistiche sul turismo.
L’obiettivo è quello di quantificare e analizzare i flussi turistici dei residenti in Italia, sia
verso località italiane (domestic turism) che verso destinazioni estere (outbound turism), e di
fornire informazioni sulle modalità di effettuazione dei viaggi e sulle caratteristiche socio-
demografiche delle persone che hanno viaggiato.
La dimensione campionaria è di circa 3.500 famiglie a trimestre, e la raccolta di
informazioni avviene individualmente per ogni componente familiare (per un totale di circa
11.000 individui a trimestre). La tecnica di somministrazione del questionario è telefonica
(CATI, Computer Assisted Telephone Interview). Le informazioni riportate dai rispondenti
hanno come periodo di riferimento i 3 mesi precedenti l’intervista. La raccolta dei dati
avviene nei mesi di aprile, luglio, ottobre e gennaio.
L’unità di rilevazione è la famiglia di fatto, intesa come insieme di persone coabitanti e
legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli di affettivi.
Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona (Istat, 2010c). Viene
intervistata una persona di almeno 18 anni per ogni famiglia, in grado di fornire notizie sia
per sé sia per ciascun componente della famiglia (in questo caso fornendo una risposta
proxy).
In questa indagine viene adottata una definizione di turismo che ingloba le attività e i servizi
riguardanti le persone che si sono spostate al di fuori del loro ambiente abituale, per
trascorrere un periodo di tempo in vacanza oppure per motivi di lavoro. Costituiscono,
pertanto, flusso turistico soltanto i viaggi e gli spostamenti effettuati al di fuori dell’ambiente
abituale, dove per ambiente abituale va inteso, oltre al luogo dove si vive, anche qualsiasi
l’indagine quinquennale “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”; l’indagine quinquennale “I cittadini e il tempo libero”; l’indagine quinquennale “Sicurezza dei cittadini”; l’indagine quinquennale “Famiglia e soggetti sociali”; l’indagine quinquennale “Uso del tempo”; l’indagine trimestrale “Viaggi e vacanze”. 26 La pagina web del sito dell’Istat con le informazioni riguardanti l’indagine è la seguente: http://www.istat.it/strumenti/rispondenti/indagini/famiglia_societa/viaggivacanze/
31
altra località frequentata settimanalmente con soste di almeno un pernottamento. Ai fini
dell’individuazione dei flussi turistici, vengono, pertanto, esclusi i viaggi abitualmente
effettuati con pernottamento nella stessa località con frequenza minima settimanale. I viaggi
“abituali” sono comunque rilevati dall’indagine, anche se sono esclusi dalle stime finali sui
flussi turistici (Istat, 2006c)27.
Le informazioni rilevate riguardano le caratteristiche e i comportamenti della popolazione
che viaggia e le variabili socio economiche di chi non viaggia. Ogni trimestre vengono
forniti i seguenti indicatori: numero di viaggi (interni e verso l’estero) e numero di notti e
numero di turisti; caratteristiche del viaggio e profilo del turista. Le informazioni vengono
distinte in base alle tipologie di viaggi: viaggi per vacanza di lunga durata (4 o più notti),
viaggi per vacanza di breve durata (1-3 notti) e viaggi per lavoro28.
Le informazioni raccolte vertono, quindi, sui viaggi e gli spostamenti effettuati per motivi
sia professionali che personali, con almeno un pernottamento fuori dal luogo in cui si vive e
conclusi entro il trimestre di riferimento, tornando nel luogo dove si vive.
I campioni trimestrali sono tra loro indipendenti, e ciò non consente di sommare il numero di
turisti nei trimestri per avere il numero totale annuale di turisti (ossia il numero di coloro che
hanno fatto almeno un viaggio). Una persona che è turista in un trimestre, infatti, può essere
turista anche in un altro trimestre, mentre per definire il numero annuale di turisti dovrebbe
essere contato una volta solamente.
In aggiunta, questa indagine, per quanto molto dettagliata nel descrivere i viaggi (motivi del
viaggio, organizzazione), rimane carente riguardo le informazioni necessarie a ricostruire la
famiglia di appartenenza e la situazione economica. Mancano, infatti, quelle variabili che
possano esaustivamente descrivere la tipologia familiare e lo stato socio-economico di ogni
famiglia.
Per trovare il numero effettivo di turisti in un determinato anno bisogna fare ricorso ad una
altra indagine del Sistema Indagini Multiscopo, poiché la domanda che può fornire queste
stime è stata inserita all’interno dell’indagine annuale. Ciò comporta che, una volta all’anno,
vengono rilevate le “vacanze lunghe”, cioè i soggiorni di almeno 4 notti consecutive. Non è,
infatti, agevole stimare le “vacanze brevi” e i viaggi di lavoro attraverso un quesito effettuato
una volta all’anno e che abbia come periodo di riferimento temporale i 12 mesi precedenti
l’intervista. 27 I soggiorni con durata superiore ai dodici mesi continuativi non sono rilevati. 28 Nei viaggi di vacanza sono compresi i soggiorni di piacere, riposo, svago, relax e sia i soggiorni effettuati per altri motivi come visitare parenti e/o amici, motivi religiosi o cure termali.
32
Il numero di turisti totale in un anno solare è stimato (e successivamente diffuso anche
dall’Eurostat) attraverso l’Indagine Multiscopo dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana”29.
L’indagine annuale “Aspetti della vita quotidiana” è considerata l’indagine pilastro del
sistema. Essa “fornisce ogni anno un set di indicatori di base su una serie di dimensioni
della vita dei cittadini che vengono poi sviluppate e approfondite nelle indagini a cadenza
quinquennale, consentendo di monitorare le principali trasformazioni in atto nella società
italiana (Istat, 2006a).
La tecnica di rilevazione adottata è quella Papi (Paper Assisted Personal Interview)
sviluppata attraverso una rete di rilevazione territoriale. La tecnica di indagine è, quindi,
l’intervista diretta abbinata all’autocompilazione di una parte del questionario. Il rilevatore,
infatti, intervista ciascun membro della famiglia selezionata, registrando le risposte ai quesiti
contenuti in appositi modelli di rilevazione: la scheda generale che rileva informazioni socio
demografiche degli individui e della famiglia; il questionario individuale tramite il quale si
rilevano dati dettagliati su diverse caratteristiche della persona intervistata. Sono ammesse
risposte proxy per i bambini con meno di 14 anni. Una persona adulta della famiglia, inoltre,
fornisce le risposte ai quesiti contenuti in un secondo modello di rilevazione (il questionario
familiare), tramite il quale si rilevano dati sulle caratteristiche dell’abitazione e della
famiglia. Un terzo questionario autocompilato viene consegnato in seguito alle persone
contattate.
L’indagine coinvolge un campione casuale indipendente di famiglie estratto mediante
disegno campionario complesso a due stadi30.
L’indagine è condotta con cadenza annuale dal 1993. La rilevazione si svolge nell’arco di
due settimane su un campione di circa 24.000 famiglie, cioè 60.000 individui ogni anno. La
serie storica dei dati annuali va senza soluzione di continuità dal 1993 al 2003, mentre per il
2004 il dato è mancante in quanto l’indagine, per sottostare a regolamenti europei non fu
fatta nelle settimane prestabilite (a novembre 2004) ma fu posticipata al 2005. Dal 2005 al
2009 i dati sono presenti per tutti gli anni.
29 La pagina web del sito dell’Istat con le informazioni riguardanti l’indagine è la seguente: www.istat.it/strumenti/rispondenti/indagini/famiglia_societa/vitaquotidiana/ 30 Le unità di primo stadio sono i comuni, estratti casualmente all’interno di ciascuna regione nell’ambito di strati omogenei rispetto alla dimensione demografica, mentre le unità di secondo stadio sono le famiglie estratte dalle liste anagrafiche di questi stessi comuni. Non sono ammesse sostituzioni delle famiglie non intervistate. Per la metodologia delle Indagini Multiscopo si veda la nota metodologica riferita al 2009 all’indirizzo web: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20091228_01/nota_metodologica.pdf
33
La sezione che indaga sulle vacanze è un contenuto fisso presente tutti gli anni ad eccezione
del 1996, anno per il quale i dati sulle vacanze non sono pubblicati. La definizione di turista
adottata in questa indagine è la seguente: turista è colui che compie viaggi e spostamenti di
vacanza con soste di almeno 4 pernottamenti effettuati al di fuori dell’ambiente abituale,
dove per “ambiente abituale” va inteso, oltre al luogo dove si vive, anche qualsiasi altra
località frequentata settimanalmente. Per viaggi di vacanza si intendono i soggiorni di
piacere, riposo, svago, relax, i soggiorni effettuati per altri motivi come visitare parenti e/o
amici, motivi religiosi o cure termali.
Questa indagine, integrata da altri dati ed informazioni, che saranno sviluppate e descritte in
corso d’opera, sarà la fonte principale dei dati per questo lavoro.
35
Capitolo 2 - Famiglia e turismo: implicazioni, ipotesi e ricerche.
Il sogno di viaggiare colonizza anche le altre cinquanta settimane, durante le quali non siamo in ferie
Orvar Löfgren, dal libro “Storia delle vacanze”
Scrive Costa “La connessione tra consumi familiari e vacanza è presente nei Paesi ad
economia avanzata dal secondo dopoguerra fino agli anni settanta, quando comincia ad
essere meno pervasiva (…). E’ ancora largamente diffusa seppur trasformata dai movimenti
collettivi, compreso il femminismo e dall’avvento della famiglia di ceto medio con doppio
reddito, di quelle composte da divorziati, dalle single, dalle coppie con nido vuoto, ecc”
(Costa, 2005b).
La letteratura sociologica più recente su turismo e famiglia è prevalentemente
concentrata su temi quali il mantenimento dei ruoli e della solidarietà familiare, i processi
decisionali che si instaurano quando si decide di andare in vacanza, le influenze dei genitori
e dei figli sulla decisione delle vacanze, la risoluzione dei conflitti e la soddisfazione
del viaggio (Lehto et al., 2009). Un breve excursus delle ricerche sul tema ci consentirà di
formulare ipotesi da verificare successivamente con l’analisi dei dati.
36
2.1 Famiglia e turismo: il panorama delle ricerche
Gli studiosi del fenomeno nei paesi occidentali hanno teorizzato che le attività per il tempo
libero condiviso in famiglia sono utili a stabilire e mantenere i confini del sistema familiare,
aumentare l'unità familiare, promuovere interessi collettivi e migliorare le comunicazioni tra
i membri della famiglia. Tutti questi fattori sono rilevanti per la coesione di una famiglia. Le
esperienze di “leisure”, inoltre, agiscono come input “stimolanti” e “freschi” dando energia
allo sviluppo del sistema famiglia (Lehto et al., 2009).
Minnaert, Maitland e Miller hanno dimostrato che, anche con un investimento modesto in
termini di tempo e di denaro, le vacanze possono favorire un aumento significativo nel
capitale sociale e familiare per i partecipanti, in termini di relazioni familiari, fiducia,
crescita della rete sociale e prospettiva di modifica della vita. Se, infatti, il capitale fisico è
relativamente tangibile e si concretizza in forma materiale osservabile, il capitale umano è
meno tangibile, essendo sancito dalle competenze e dalle conoscenze acquisite da un
individuo, il capitale sociale è ancora meno tangibile, perché esiste nel momento che
esistono rapporti fra le persone, ed è inteso dagli autori come uno strumento che aiuta “a
sviluppare e mantenere tratti caratteriali che sono buoni per il resto della società”
(Minnaert et al, 2009). Un concetto correlato è quello del capitale di famiglia inteso come
“quei legami tra genitori e figli che sono utili nel promuovere la socializzazione dei bambini”
(Minnaert et al, 2009). Esso riflette il tempo che i genitori passano in interazione con i
bambini e la loro attenzione verso questi. Famiglie a basso reddito o genitori con istruzione
limitata, non sono necessariamente carenti di capitale familiare.
Gibson e Yiannakis hanno rilevato come uno studio sistematico della relazione tra turismo e
ciclo di vita familiare e individuale è da molti punti di vista carente. Quanto incide il
momento temporale che si sta vivendo nel proprio ciclo di vita con le scelte turistiche? Gli
autori riconoscono che solitamente gli studi su famiglia, individui e turismo sono
principalmente studi trasversali, mentre l’effetto di coorte e dei mutamenti storici-culturali
che possono avvenire nella società non vengono contabilizzati. Alcuni esempi riportano
come il reddito e la presenza di bambini piccoli possono essere utilizzati per spiegare lo
stile turistico. Tuttavia, un’analisi dei dati per coorte di nascita ha rivelato che ci possono
essere delle differenze generazionali nelle scelte, suggerendo che i giovani, ad esempio,
37
possono diventare “turisti” in età più giovane rispetto alle generazioni precedenti. (Gibson,
Yiannakis, 2002).
Blichfeldt studia come i contesti della vita quotidiana cambiano durante il corso della vita e
come, di conseguenza, possono cambiare le motivazioni al viaggio e le aspirazioni di
vacanza. Le fasi del ciclo di vita di una famiglia sono definite da alcune variabili chiave
come l’età, lo stato civile, la condizione occupazionale del capo famiglia, l'età del più
giovane dei figli, il reddito disponibile e la composizione della famiglia. Tuttavia la studiosa
evidenzia come la maggior parte delle ricerche si riferisca al rapporto tra fasi del ciclo di vita
e consumo a livelli più generali (cioè spese per le categorie più ampie, come beni, servizi, o
cibo). Pochi ricercatori si sono concentrati sui modi in cui la composizione della
famiglia possa influenzare la propensione a fare vacanze e i modi di fare vacanza. Lo
studio empirico della Blichfeldt suggerisce che i contesti di vita quotidiana hanno un
profondo impatto sulle esperienze che le persone hanno e alle quali aspirano durante le loro
vacanze. Così, sia le motivazioni al viaggio sia le aspirazioni per le attività da svolgere sono
basati in larga misura sui contesti di vita quotidiana e soprattutto sulla fase della vita che
l'individuo (e la sua famiglia) sta vivendo (Blichfeldt, 2007).
Alcuni studi e ricerche si concentrano, invece, sui processi decisionali che portano una
famiglia a decidere un viaggio e che tipo di viaggio scegliere. Il processo decisionale per il
turismo è molto complesso: include molte sotto decisioni, che si verificano continuamente
prima di decidere “dove andare” fino al “cosa dobbiamo fare adesso che siamo qui” ed
oltre. Molte scelte sono basate su fatti contestuali, molte sono basate su percezioni, e molte
di più sono basate su giudizi valutativi di decisioni relativamente ad alto rischio, cioè, non si
sa come “buona” sarà la vacanza fino a quando non sarà sperimentata (Smallman, Moore,
2010).
Van Raaij e Francken nel 1984 sistematizzano il processo decisionale di un individuo
attraverso la “vacation sequence” (Schema 2.1). La decisione avviene in modo sequenziale
attraverso cinque passi fondamentali: 1) la prima decisione attiene alla possibilità e al
desiderio di fare una vacanza; 2) definito il primo passo, ci si adopera a cercare informazioni
sulla destinazione possibile; 3) una volta esaminate le possibili destinazioni viene presa la
decisine effettiva; 4) viene operata una pianificazione della vacanza con le relative attività;
5) si verifica il livello di soddisfazione avuto dalla vacanza, che come feedback, rientrerà
nelle decisioni per le vacanze successive.
38
Schema 2.1 – Vacation sequence (Van Raaij, Francken, 1984)
Tra gli approcci all’analisi dei processi decisionali che portano una famiglia a fare o non fare
la vacanza ricordiamo quello di Jenkins, che già alla fine degli anni 70 studiò i processi
decisionali delle famiglie americane mettendone in luce le caratteristiche di negoziato tra i
membri, di compromesso e di scelta (Jenkins, 1978, 1979). Per l’autore, la decisione del
viaggio attiene, solitamente, a una situazione di compromesso dove la lunghezza della
vacanze e il periodo prescelto sono scanditi dal lavoro dell’uomo mentre l’organizzazione
coinvolge prevalentemente la donna (la donna è l’organizzatrice materiale ma segue le
esigenze e le necessità dell’uomo).
Negli anni 80 le ricerche di Filiatraul e Ritchie rilevavano che le decisioni congiunte sono
prevalenti nelle coppie senza figli e che, dove i figli sono presenti, essi esercitano poca
influenza sulle decisioni della famiglia (Filiatraul, Ritchie, 1980).
39
Nel 1992 una ricerca di Foodness ed una di Ryan ribadivano il ruolo preminente delle donne
ed evidenziavano come iniziava ad emergere un ruolo decisivo anche dei figli nella scelta
della vacanza (Foodness, 1992 – Ryan, 1992).
Mottiar e Quinn, nel 2004, hanno trovato che, sebbene le decisioni dominanti per il processo
di consumo globale sono comuni, le mogli svolgono un ruolo significativo nella
fase iniziale del processo decisionale attraverso la raccolta delle informazioni per tutta la
famiglia. Gli autori sostengono che l’industria del turismo dovrebbe prestare attenzione
alle donne in quanto agiscono come “gatekeeper” per i prodotti turistici (Mottiar, Quinn,
2004).
In Italia una domanda del questionario dell’Indagine Multiscopo “Famiglia e Soggetti
sociali”, svolta nel 2003, chiedeva alle donne che vivono in coppia chi, tra uomo e donna,
aveva più peso nel decidere dove andare: La maggioranza delle donne riteneva di avere lo
stesso potere decisionale del partner (83,5 per cento) senza differenze di particolare rilievo
per il territorio e tra le diverse classi di età (Istat, 2006b).
Howard e Madrigal nel 1990 si sono interessati a verificare come le madri partecipano
attivamente alla decisione dell’acquisto dei servizi ricreativi per i loro bambini, e i bambini a
loro volto partecipano alle decisioni finali avallando le decisioni delle madri, in una sorta di
circolo chiuso e di coesione tra madre e figli, dove il padre è escluso (Howard, Madrigal,
1990).
Il ruolo dei figli diventa con il passare degli anni più attivo e, conseguenza o causa di questo,
il ruolo del genitore (e del genitore separato e divorziato) diminuisce di importanza: il
genitore preferisce cedere alle condizioni del figlio per godersi una vacanza in serenità. “I
bambini hanno un ruolo decisivo per chi ha la possibilità di fare le vacanze e ciò costituisce
un elemento importante per far considerare le vacanze veramente riuscite, soddisfacenti (…)
L’esperienza infantile della vacanza al mare, evidenziata da varie ricerche è persistente
proprio perché la costruzione dell’infanzia al mare con le foto, costituisce un successo della
famiglia del ceto medio che si permette consumi e svaghi (ombrelloni, secchielli, salvagenti,
gelati, costumi, ecc) perché ha una reddito disponibile e la felicità dei bambini è la felicità
della famiglia” (Costa, 2005b)
Seaton e Tagg nel 1995 concludono che il coinvolgimento dei bambini nel processo
decisionale è in grado migliorare la soddisfazione che la famiglia ha delle vacanze svolte.
Essi hanno anche osservato che più è alta l’età dei bambini più è forte l’impatto della loro
influenza sulle decisioni dei genitori (Seaton, Tagg, 2004).
40
D’altronde, negli ultimi anni i bambini e gli adolescenti hanno sempre più accresciuto il loro
ruolo di consumatori a tutti gli effetti e, anzi, hanno un ruolo centrale nel portare gli adulti
verso i nuovi strumenti di consumo (Ritzer, 2000) e verso nuovi modi di fare vacanza.
Ricercano nuove tipologie di vacanza, dai “Summer camp” ai “Campi avventura”, dai campi
natura ai ritiri sportivi, dalle vacanze studio all’estero ai parchi avventura (Corriere, 2011b),
da visitare da soli ma molto spesso coinvolgendo l’intera famiglia, e il più delle volte
arrivano alle informazioni più velocemente dei loro genitori, grazie alle nuove tecnologie di
cui sono migliori padroni (Memoli et al, 2011).
Per Small, anche se il significato che può avere una vacanza per un bambino e il ruolo della
vacanza nella costruzione della sua soggettività sono in gran parte assenti nella letteratura
sociologica, riconosce come i bambini vogliono attività, esperienze sensoriali, e luoghi dove
condividere attività e giochi con gli altri bambini: se questo è realizzato i genitori possono
godersi la vacanza in famiglia (Small, 2008).
Tra genitori e figli i fattori di spinta e di attrazione verso la vacanza non sono quasi mai gli
stessi. Johns e Gyimothy, nella loro ricerca sul turismo familiare a Legoland, un parco
avventura della Lego situato in Danimarca, descrivono i “push factors” e i “pull factors” dei
genitori e dei bambini presenti nel parco divertimenti. Per i genitori il viaggio a Legoland
rappresenta una operazione per rafforzare i rapporti familiari e soddisfare le esigenze dei
figli, come sono state percepite dai genitori, mentre per i bambini e i ragazzi il fattore di
spinta è la novità. I “pull factors” sono essenzialmente dichiarati dai ragazzi che esprimono
estrema soddisfazione, coinvolgimento, libertà, padronanza del luogo e spontaneità (Johns,
Gyimothy, 2003).
Per progettare delle sane vacanze a misura di bambino nel 2006 la Società Italiana di
Pediatria ha stilato una Carta dei diritti dei bambini in vacanza31 cercando di delineare il
tipo di viaggio adatto ai bambini e ai ragazzi in base alla loro età. Le esigenze di un bambino
piccolo o di un adolescente sono, infatti, molto diverse da quelle di un adulto. I diritti dei
bambini e dei ragazzi sanciti in questa carta sono: il diritto al rispetto, il diritto al gioco e al
riposo, il diritto ai genitori, il diritto alla sicurezza. “In vacanza i bambini hanno il diritto di
riposare, giocare e divertirsi liberamente, accantonando ogni impegno”; ed inoltre, “la
vacanza è un’ottima occasione per passare più tempo insieme ai genitori: per i più piccoli è
importante il contatto fisico con i genitori, per i più grandi e gli adolescenti è importante
giocare con loro, parlare e avere ascolto” (Società Italiana di Pediatria, 2006). 31 L’intera “Carta dei diritti dei bambini in vacanza” è riportata nell’Appendice C.
41
Non sempre però il bambino è un incentivo alla vacanza: McIntosh in una ricerca del 1986
indicava come le famiglie tendono a ridurre il loro numero di viaggi quando è presente un
bambino molto piccolo. “Non sempre quindi le famiglie privilegiano il viaggio come un bene
di cittadinanza a cui non poter rinunciare” (Costa, 2005b).
La situazione può apparire oggi ribaltata, almeno per le categorie di famiglie che possono
andare in vacanza. Il bambino ha un ruolo decisivo nella scelta della vacanza, ed è spesso il
protagonista assoluto. “Beati quelli che resistono al pressing sociale e dei figli. (…) Certo,
occorre determinazione. Perché i «piccoli tiranni domestici» sono sempre più esigenti.”
(Boerci, 2004). Anche nelle vacanze. Il periodo dell’infanzia è definito da Costa come un
“mito” socialmente costruito dalla famiglia, e nel momento in cui la famiglia è in vacanza, il
bambino rappresenta la vacanza32. In sintesi la vacanza diventa per la famiglia un momento
che celebra e fortifica i legami famigliari, una festa della famiglia durante la quale si cerca di
andare d’accordo e di trovare le condizioni migliori per ricreare solidarietà e serenità.
Quali bisogni vengono soddisfatti facendo una vacanza? Gibson e Yiannakis, attraverso il
loro studio per generazioni e ciclo di vita, mirano a identificare nel turismo il ruolo di
soddisfazione di un bisogno psicologico. L’individuo mette in atto una notevole serie di
ruoli turistici che gli permette di essere e fare ciò che a casa non è e non fa. Lontani da casa
gli individui sono in grado di perseguire sogni, interessi, e attività che consentano loro di
soddisfare tutta una gerarchia di esigenze, che vanno dagli obiettivi di profondo significato
alle passioni di sempre. (Gibson, Yiannakis, 2002).
Maslow identifica nella sua gerarchia di bisogni da soddisfare cinque categorie: 1) bisogni
fisiologici; 2) bisogni di sicurezza e protezione; 3) bisogni di appartenenza, affetto,
identificazione; 4) bisogni di stima, di prestigio, di successo e 5) bisogni di realizzazione di
sé, ossia realizzare la propria identità e le proprie aspettative e occupare una posizione
soddisfacente nel gruppo sociale.
Holden riformula la piramide di Maslow identificando la gerarchia di soddisfazione dei
bisogni del turista. Il primo step per il turista è soddisfare il bisogno di riposo. Il secondo
bisogno soddisfatto è quello della sicurezza: i turisti cercano destinazioni dove i rischi per la
salute e la sicurezza degli individui siano minimi33
. Come terzo passo il turismo provvede
32 Si veda la ricerca di Costa del 1986 sul concorso fotografico “Fotografate le vostre vacanze”. 33 Alcuni individui cercano il “rischio” proprio nel turismo andando appositamente in luoghi insicuri; tuttavia questo tipo di rischio spesso è “calcolato”, tenuto sotto controllo dal turista stesso.
42
allo sviluppo di relazioni all’interno della famiglia (rafforzandole) e con gli amici,
producendo anche nuove amicizie e conoscenze. Il quarto gradino della piramide attiene
alla autostima e alla stima sociale: attraverso diversi tipi di esperienze anche turistiche si può
costruire la fiducia in se stessi e, nel contempo, viaggiare contribuisce a creare stima sociale
nel gruppo sociale di riferimento. Il turismo infine gioca un ruolo molto importante
nell’autorealizzazione dell’individuo.
Figura 2.1 – La gerarchia dei bisogni di Maslow nel contesto del turismo (da Holden, A.
“Tourism Studies and the Social Sciences”, 2006)
Nell’ottica di verificare il valore di una vacanza familiare come elemento che unisce e
rafforza la famiglia, interessanti sono anche gli studi volti a comprendere come viene vissuta
la vacanza e soprattutto che tipo di aspettative e bisogni ha soddisfatto. Una valutazione
degli eventi va fatta in relazione alle attività turistiche fatte prima (pianificazione e
preparazione) durante (nel luogo di destinazione) e dopo il viaggio (ricordi) (Wing sun tung,
Ritchie, 2011). La vacanza familiare è un fenomeno multidimensionale che coinvolge,
appunto, la pianificazione, l’anticipazione e successivamente le esperienze di viaggio e i
Fisiologici
Bisogno di riposo, di relax
Sicurezza
Destinazioni sicure a bassa criminalità; destinazioni salubri – oppure destinazioni a “rischio” calcolato
Appartenenza
Sviluppo di nuove relazioni; rafforzamento delle relazioni esistenti
Prestigio
esperienze turistiche per costruire l’autostima e la stima sociale
Realizzazione
Il turismo gioca un ruolo importante
nell’autorealizzazione dell’individuo
43
ricordi. Tutti questi elementi contribuiscono a mettere in relazione i membri della famiglia.
Per esempio, Lehto, Choi, Lin e MacDermid citano come la vacanza in famiglia è una forma
unica di uso del tempo libero per la comunicazione specialmente con i figli grandi. Nel loro
studio è stata esaminata empiricamente l’utilità dei viaggi in famiglia per vedere se questi
siano un mezzo per migliorare il funzionamento della famiglia. I risultati indicano che la
vacanza offre delle opportunità uniche di interazione tra membri della famiglia. Inoltre,
facilita il flusso di informazioni attraverso il sistema famiglia, crea esperienze memorabili
che vengono archiviate insieme. Nel complesso, i risultati indicano che le vacanze in
famiglia contribuiscono positivamente al legame familiare, alla comunicazione e alla
solidarietà. Gli autori sottolineano però come i risultati di questa ricerca hanno dei limiti e
non sono estendibili. Il primo limite è che la ricerca include un gruppo selezionato di
famiglie: quelle con disponibilità di risorse finanziarie. Un altro potenziale problema è
che non viene affrontata l'evoluzione della struttura della famiglia, che negli ultimi anni a
portato all'aumento delle famiglie monoparentali e delle famiglie ricostituite. Questi fattori
potrebbero avere un maggiore impatto sui modelli di vacanza e di funzionamento della
famiglia (Lehto et al., 2009).
Segue, invece, l’approccio del ricordo Small, che sottolinea l'importanza della ragione
sociale prima della partenza, durante il viaggio, e del ricordo al ritorno. Lo studio mette in
evidenza che i ricordi positivi delle vacanze dell’infanzia sono associati a sentimenti di
comune divertimento, emozione, e avventura attraverso l'attività fisica e il gioco, piuttosto
che attraverso l'apprendimento e l'educazione (Small, 2008).
Il ricordo può creare esperienze memorabili. Quattro sono le dimensioni per fare del viaggio
una esperienza memorabile e per manifestare la personale importanza percepita dagli
outcome del viaggio: lo sviluppo di nuove relazioni sociali, che includono quelle con i
familiari e gli amici; lo sviluppo intellettuale, con la possibilità di vedere nuovi luoghi e
culture; la scoperta di se stessi e dei propri limiti, e di come possono avvenire anche dei
cambiamenti psicologici e fisici o lo sviluppo di skills e abilità nuove dovuti all’esperienza
turistica; il ricordo attraverso i racconti di storie, la raccolta di foto e souvenir (Wing sun
tung, Ritchie, 2011).
Sono proprio i racconti di storie, i talk delle vacanze, i principali strumenti per lo studio
dell’importanza della vacanza per McCabe e Stokoe. Per questi autori c'è bisogno quindi di
indagare in maniera empirica la relazione che c’è tra il turismo e la vita di tutti i giorni,
44
attraverso una ecologia del talk, esaminando con precisione come le vacanze e la figura del
turista vengono ripetute nelle conversazioni di tutti i giorni, e per capire come queste
interazioni rivelino nuove norme e ordini sociali. In primo luogo, la ricerca ha dimostrato
come il parlare di vacanza occupa un parte rilevante e non banale nella vita delle persone,
perché compaiono frequentemente e con regolarità talk su dove si va in vacanza, come ci si
organizza, come si è stati in vacanza, e così via. È chiaro che parlare di vacanza non è
limitato ai momenti immediatamente successivi alle esperienze vissute ma si estende per un
lungo tempo. In secondo luogo, parlare di vacanza può avere una funzione sociale nella
realizzazione di azioni sociali quali l’affiliazione. I racconti delle vacanze e del
comportamento in vacanza sono inestricabilmente legati con le istituzioni della vita sociale:
lavoro, vita familiare e tempo libero. Le vacanze dunque costituiscono una cornice
istituzionale, accanto ad altre sfere della vita sociale, attraverso cui le
persone organizzano le loro vite. In questo senso, il diritto alle vacanze (e alle ferie per i
lavoratori, il diritto al gioco e al divertimento per i bambini), come espresso nei talk è
insindacabile e legittimo. Contemporaneamente i talk delle vacanze sono formativi
dell’identità sociale di un individuo, strutturano il calendario della vita quotidiana e
facilitano il mantenimento delle relazioni sociali (McCabe, Stokoe, 2010).
Si assiste, inoltre, ad un talk non solo pervasivo della vita quotidiana, ma ad una
condivisione della vacanza con altri attraverso le tecniche di comunicazione più moderne: ad
esempio, le community on line turistiche, i blog, i social network, con effetti difficili da
prevedere per gli operatori del settore (rinforzo dell’immagine di alcune marche, creazione
di ambiti di fedeltà alle stesse, ecc.).
In un contesto dove tutto sembra evolvere molto velocemente, alcuni cambiamenti e
fenomeni comunicativi divengono importanti e pervasivi in pochissimo tempo: il “travel
2.0” o “turismo 2.0” è diventata un’espressione ormai entrata nell’uso comune degli
operatori, e coloro che sono “turisti 2.0” hanno permesso più di altri di capovolgere i tipici
flussi turistico-informativi con i clienti, gli utenti, gli stakeholder, le aziende, con estrema
facilità e senza necessità di particolari competenze tecniche (Di Vittorio, 2010).
Un altro approccio di studio lega il lavoro, e quindi il reddito, ai consumi e, di conseguenza,
al turismo. “La vacanza è un fatto privato soggetto alla libera scelta dei consumatori, alle
dinamiche della domanda e dell’offerta, alle piacevolezze dello shopping. Essa è un bene di
cittadinanza che crea distinzione sociale (dell’occupato) rispetto al disoccupato” (Costa,
45
2005b). Storicamente protagonista della società dei consumi è la famiglia nucleare composta
da due genitori e dai figli (tendenzialmente due). La famiglia va in vacanza grazie al reddito
del genitore stabilmente occupato: solitamente il marito. Le vacanze estive diventano
prerogativa e ostentazione di quelle famiglie dove c’è un uomo che ha un buon lavoro
regolare, delle ferie pagate e certamente una moglie capace di risparmiare. La
disoccupazione, paradossalmente, crea un legame ancora più solido tra lavoro, consumi e
vacanza. Come scrive Costa “il controllo sul lavoro passa attraverso i consumi” e colui che
non è andato in vacanza è soprattutto un disoccupato (Costa, 2005b). La vacanza familiare
non fa altro che legittimare la famiglia “felice” dove il reddito disponibile prodotto dal
capofamiglia viene usato per un bene di integrazione, come appunto è la vacanza. “Lui e lei
si coalizzano per difendere il diritto a mostrare gli oggetti dell’integrazione veicolati
attraverso i consumi ricreativi legati ai piacere del corpo” (Costa, 2005b).
Il turismo diventa bene di integrazione ma anche oggetto ambito che sancisce un simbolo di
status. Savelli riconosce come il turismo assume un ruolo centrale nella vita delle persone
collocandosi nella immagine diffusa come simbolo di status, “pubblica sanzione di un
prestigio ottenuto per altra via e allo stesso tempo veicolo di promozione di ascesa sociale
di incremento di potere nelle sfere economiche politiche e culturali. Vi giocano in varia
maniera le condizioni psicologiche della stima di se, le condizioni relazionali che rendono
possibile l’accesso e via via l’inserimento in determinati gruppi e strati sociali, le condizioni
di immagine che a seguito di determinate esperienze turistiche consentono di porsi in un
rapporto diverso sia nei confronti degli appartenenti al proprio strato sia nei confronti degli
altri strati sociali” (Savelli, 2003).
La vacanza, allora, diventa un bene necessario per la propria affermazione personale e
l’affermazione del proprio nucleo familiare all’interno della società.
La scelta del tipo di vacanza da effettuare, la scelta del bene da consumare, diventa, quindi,
un momento cruciale. Occorrono strumenti culturali e sociali per poter praticare le strategie
più efficaci e per rendersi, per quanto possibile, indipendenti dai vari condizionamenti.
L’individuo è libero nelle sue scelte di consumo più di quanto possa sembrare da uno
sguardo superficiale? Oppure, “forse in passato abbiamo cercato di distinguerci dagli altri,
ma ora siamo più interessati a dimostrare la nostra conformità rispetto alla maggior parte
delle altre persone” (Ritzer, 2000)?
Colui che viaggia è un consumatore e “una ‘società di consumatori’ giudica e valuta i propri
membri soprattutto in base alle loro capacità e ai loro comportamenti relativamente al
46
consumo” (Bauman, 2005). La società dei consumi si basa sulla soddisfazione dei desideri
umani: la gratificazione per un bene da consumare è allettante fin quando non si sia
consumato questo bene, o meglio sussiste il sospetto che il desiderio non sia stato soddisfatto
pienamente. Per Bauman la società dei consumi riesce a rendere permanente la non-
soddisfazione attraverso la soddisfazione delle necessità/desideri/bisogni, in modo tale da
non poter far altro che dar vita a nuove necessità/desideri/bisogni e a nuove tipologie di
viaggio e a nuovi bisogni da soddisfare in vacanza.
2.2 Famiglia e turismo: strategia della ricerca
Alcune riflessioni nascono dalle dissertazioni esaminate.
Il panorama italiano appare in gran parte carente per quel che riguarda gli studi sulla
connessione tra famiglia, trasformazioni in atto, e vacanza. Le esperienze presentate si
riferiscono in gran parte a lavori esteri. D’altra parte, ogni lavoro è valido in sé ma poco
trasportabile in altre realtà e condizioni, sia per questioni di spazio geografico, sia per limiti
intrinseci alle ricerche stesse (solitamente limiti di campionamento), sia perché il tempo è
veloce e lascia le sue tracce rapide sui fenomeni sociali. Diventa difficile, allora, stare al
passo, e investigare le connessioni tra famiglia e turismo nel momento in cui iniziano a
verificarsi e a differenziarsi. Una riflessione sulle dinamiche in atto nella nostra società sarà
affrontata essendo disponibile una banca dati “storica”, dal 1993 al 2009, riferita all’interno
territorio nazionale.
La vacanza familiare ha assunto molte forme nella discussione in letteratura. È un bene di
cittadinanza, ossia un bene per il quale l’esclusione lede un diritto socialmente riconosciuto
come necessario? È un bene di integrazione, utile ha mantenere l’unità e la solidarietà
familiare e la coesione sociale tra strati di popolazione?
Come bene di integrazione la vacanza va a migliorare l’immagine che la società ha della
famiglia, consentendo ad essa di legittimarsi presso gli appartenenti al proprio strato e nei
confronti degli altri strati sociali.
Come bene di cittadinanza la trasformazione è avvenuta storicamente. Il turismo si è
progressivamente trasformato da fenomeno elitario a forma di agire diffusa e di massa,
coinvolgendo fasce sempre più ampie e differenziate della popolazione, per diventare un
bene di cittadinanza delle società occidentali industrializzate: non tutti però riescono a
47
permetterselo. In altre parole, la “vacanza” sembra essere diventato un bene
primario/irrinunciabile nelle scelte dei comportamenti di una famiglia, ma è perseguibile da
tutte le famiglie indipendentemente dal loro tenore economico e dalla loro struttura?
Molti studi si sono concentrati, inoltre, sui ruoli giocati sotto molteplici aspetti dalle donne,
dagli uomini e dai bambini: ruoli di madri, padri, madri separate e padri separati, mogli,
mariti, figli, figli piccoli, figli adolescenti. Ogni ruolo impone una sua espressione nel gioco
delle decisioni e nell’esperienza che si ricava da una vacanza; e ogni individuo, secondo la
sua età e le sue caratteristiche sociali imposterà la vacanza con aspettative, motivazioni e
bisogni diversi. Importante sarà allora tenere in gioco ogni possibile differenza sociale,
culturale ed economica che caratterizza l’individuo o la famiglia.
Concludeva Costa nel suo lavoro del 2005 più volte citato: “Siamo verso la crisi della
vacanza familiare di ceto medio?”.
La nostra ricerca vuole analizzare se e come il mutamento della famiglia, dal punto di vista
giuridico e dal punto di vista culturale, ha influito sulle scelte di vacanza dei genitori singoli
o in coppia, con figli che convivono con loro. Ovviamente, accanto a questa ipotesi che
possiamo chiamare ipotesi principale, ci sono delle altre ipotesi derivate: verificare con una
serie di indicatori che rappresentino la situazione socio-economica, culturale, professionale e
logistica, nel senso di diffusione sul territorio, se questo eventuale mutamento si differenzia
secondo altre variabili e se è mutato rispetto al territorio.
Dal punto di vista metodologico per giungere ad una consapevolezza dell’effetto del
mutamento su famiglia e turismo, il lavoro si è diviso in più parti: le parti descrittive dove,
viene ampiamente dimostrato come le scelte turistiche si siano modificate in quest’arco di
tempo e come la famiglia sia mutata nella sua struttura e nei ruoli dei suoi componenti, e la
parte interpretativa che riguarda la connessione tra famiglia e turismo.
49
Capitolo 3 – Famiglia e turismo: come sono cambiati
Vi presento la mia famiglia, non si trucca, non si imbroglia
Giorgio Gaber, dalla canzone “La strana famiglia”
3.1 La famiglia oggi
Quando si parla di famiglia, come per ogni fenomeno sociale, si fa riferimento alla
definizione di base e alle funzioni che la famiglia assolve all'interno di una società. In
particolare, della famiglia si può parlare da più punti di vista: considerata come unità, come
un tutt’uno, quando si guarda alle sue funzioni; studiata come sistema in un sistema sociale
più ampio, quando si analizzano gli status e i ruoli dei suoi membri; analizzata dal suo
interno, se si studiano le relazioni fra i suoi membri (Bisi, 1999). Il concetto di famiglia è
centrale per la società e simbolico: ogni definizione storica viene sancita da
regolamentazioni giuridiche e culturali presenti nella società.
Dal punto di vista statistico, e in particolare ci si riferisce alla definizione adottata dalle
indagini Istat utilizzate in questo lavoro, costituisce una famiglia “l’insieme di persone
dimoranti abitualmente nella stessa abitazione e legate da vincoli di matrimonio, parentela,
50
affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi” (Istat, 2010b). Una famiglia può essere
costituita anche da una sola persona.
Dal punto di vista sociologico la famiglia può essere studiata come “istituzione”, cioè come
un’entità che assolve ad alcune funzioni di riproduzione, di socializzazione, di supporto
economico ed affettivo, di senso di appartenenza, di educazione; come “sistema sociale” cioè
come un'entità che adempie a particolari ruoli all’interno di un sistema più ampio, la società,
e contribuisce al funzionamento della stessa; come “gruppo sociale" quando l'attenzione è
rivolta ai sui componenti, cioè alle relazioni che si istituiscono tra i membri della famiglia, i
rapporti tra i coniugi, i rapporti genitori-figli (Bisi, 1999).
Sembra non esistere una definizione condivisa e condivisibile di famiglia. “Agli inizi del 21°
sec., la famiglia appare come una realtà sociale in pieno mutamento, un ambito nel quale si
registrano sensibili innovazioni socioculturali” 34. Ogni definizione di famiglia rischia di
essere parziale e cieca davanti alle plurime forme familiari che si possono osservare.
Per comprendere le diverse “famiglie” tre sono i momenti fondamentali del ciclo di una
famiglia, e in questi tre momenti si inseriscono trasformazioni, novità, che innescano
differenze e peculiarità. Il processo di formazione di una famiglia è il momento in cui la
famiglia viene costituita, da due partner che decidono di formare una coppia. Il processo di
sviluppo e di persistenza di una famiglia costituisce il momento in cui il rapporto di coppia si
fortifica, ci si mostra alla società, il momento nel quale si ottemperano alle funzioni di
riproduzione, di educazione, il momento che maggiormente sancisce la famiglia. Il processo
di rottura ed eventuale ricostruzione di una famiglia è il momento “finale” deciso non da fine
naturale della famiglia ma da scelta dei partner. Cambiamenti demografici e sociali, fattori
intrinseci alla famiglia, stimoli ed interazioni con l’ambiente esterno concorrono a spiegare il
mutamento. Fattori tuttavia che si condizionano a vicenda. Durkheim scriveva (nel 1888)
"Non esiste un modo di essere e di vivere che sia il migliore per tutti. La famiglia di oggi
non è né più né meno perfetta di quella di una volta: è diversa perché le circostanze sono
diverse."
3.2. I cambiamenti demografici
Molti sono i cambiamenti intercorsi negli ultimi decenni nel modo di fare famiglia in Italia.
Infanzia, adolescenza, giovinezza, età adulte, vecchiaia hanno subito una progressiva 34 http://www.treccani.it/enciclopedia/famiglia/
51
dilatazione, determinando profonde modificazioni (Istat, 2005b). La famiglia contemporanea
è, infatti, sottoposta a un processo di profonde trasformazioni e di ridefinizione dei suoi
caratteri salienti. I confini delle famiglie sono incerti e mobili, anche se si è assistito a una
semplificazione delle strutture familiari con una ormai residuale compresenza di più
generazioni al suo interno (Saraceno, 1998). I cambiamenti demografici diventano fattori di
diversificazione e di dinamismo delle strutture familiari.
“Le recenti trasformazioni della famiglia sono documentate da alcuni fenomeni demografici
ormai ben noti che si possono riassumere così: il calo dei matrimoni, il calo delle nascite,
l’aumento delle convivenze (o famiglie di fatto o unioni libere) e delle nascite fuori del
matrimonio, l’aumento delle separazione e dei divorzi, l’aumento delle famiglie con un solo
genitore, l’aumento delle famiglie ricomposte o ricostituite (in cui almeno uno dei coniugi o
partner proviene da una precedente unione), l’aumento delle famiglie unipersonali
(composte di una sola persona)” (Zanatta, 2003). Il calo della nuzialità, l’aumento dell’età al
matrimonio, i comportamenti riproduttivi e nuziali incidono fortemente sulla formazione
delle famiglie e sulle strutture che si vengono a comporre durante il ciclo di vita degli
individui. Ci sono variazioni di calendario, crescita di separazioni e divorzi; cambiano
essenzialmente i modi e i tempi dei ruoli che via via vengono a definirsi fisiologicamente
con il progredire dell’età. Il ricoprire il ruolo di genitore avviene in età più avanzate, mentre
il ruolo di figlio viene mantenuto per più tempo; il ruolo di partner senza figli si sviluppa in
un arco temporale maggiore; il ruolo di coniuge/convivente può subire una rottura dovuta
alla separazione e al divorzio (Sabbadini, 1999).
La tavola 3.1 riporta i principali indicatori demografici negli anni 1990, 2000 e 2009 che
hanno fatto da sfondo al processo di diversificazione delle tipologie familiari in Italia e che
sommariamente rispecchiano i veri nodi di trasformazione del concetto di famiglia in
famiglie: il ritardo dell’ingresso nell’età adulta dei giovani; il calo della nuzialità e della
fecondità; la debolezza delle unioni matrimoniali; le famiglie composte da un solo genitore;
l’aumento delle convivenze more uxorio, sintomo di crisi del matrimonio e non della coppia;
le famiglie ricostituite.
L'Italia è uno dei paesi europei con il più basso tasso di fecondità totale che si attesta intorno
all’1,40 figli per donna sia nel 1990 che nel 2009. Tra questi 20 anni il fenomeno ha subito
però un andamento in prima battuta decrescente con una successiva ripresa ancora in atto. La
tendenza all’aumento della fecondità è in atto, dalla seconda metà degli anni ’90, quando
dopo 30 anni di calo si è raggiunto il minimo storico della fecondità nel 1995 con 1,19 figli
52
per donna (Istat, 2010e). Il dato del 2000 (1,25 figli per donna) manifesta la lenta crescita
della fecondità, il dato del 2009 (1,4 figli per donna) la conferma.
L’andamento delle nascite, con valori, comunque, molto al di sotto della soglia del ricambio
generazionale, ha portato un abbassamento del numero dei componenti della famiglia, che
congiuntamente all’allungamento della vita media ha dato “lunghezza” all’istituzione
familiare: il bambino/ragazzo/giovane vive con poche persone (i genitori, qualche volta uno
solo e, al più un fratello) ma ha un legame che durerà molto più tempo di quanto poteva
durare in passato e sarà qualitativamente migliore, per le oggettive difficoltà ad uscire dalla
famiglia e per gli investimenti materiali e non materiali fatti dai genitori verso i figli.
La “famiglia allungata” si suppone sia dovuta anche a fattori strutturali, economici e culturali
e non soltanto demografici. La lunghezza del ciclo degli studi, le difficoltà del primo
ingresso nel mondo del lavoro, gli alti costi delle abitazioni, il cambiamento di relazioni
all’interno della famiglia e il permanere per molti anni del modello che fa coincidere l’uscita
dalla famiglia di origine con l’ingresso nella famiglia di procreazione, senza passare per un
periodo, più o meno lungo, di autonomia abitativa, infatti, portano il giovane a rimanere
nella famiglia d’origine molto a lungo, spesso fino a quando non vi sia disagio economico o
sociale tra il lasciare la famiglia e il formarne un’altra.
Il momento dell’uscita dalla famiglia d’origine da parte dei figli è, quindi, sempre più
ritardato e conseguentemente è posticipata la formazione di nuovi nuclei familiari e l’entrata
nella vita riproduttiva. Negli ultimi venti anni, infatti, vi è stata un sostanziale posticipazione
delle nozze. In tempi ancora più recenti (i primi anni di questo nuovo secolo) si assiste,
inoltre, a una diminuzione dei tassi di nuzialità. Nel 1990 venivano celebrati 5,5 matrimoni
ogni 1000 abitanti, nel 2009 ne sono stati celebrati 230.613 pari 3,8 matrimoni ogni 1.000
abitanti35. La tendenza alla riduzione delle nozze è in atto dal 1972, ma nel 2009 il calo è
stato particolarmente accentuato (Istat, 2011b). La diminuzione dei matrimoni è imputabile
prevalentemente alla diminuzione della primo-nuzialità. I primi matrimoni, inoltre,
avvengono in un’età maggiore di quanto non avveniva in passato: le donne si sposavano in
prime nozze negli anni 1990 a 25,6 anni, nel 2009 le donne che si sposano in prime nozze
hanno in media 30,1 anni. Per gli uomini l’età media al primo matrimonio passa da 28,4 anni
nel 1990 a 33,1 anni nel 2009.
35 Nel frattempo però è aumentata la percentuale di popolazione anziana che contribuisce limitatamente alla matrimonialità del paese.
53
Una prima interpretazione della minore propensione a sancire con il vincolo matrimoniale la
prima unione è da mettere in relazione con la progressiva diffusione delle nuove forme
familiari a cominciare dalle unioni di fatto, che superano il mezzo milione nel 2007 (Istat.
2011b).
Tavola 3.1 - Alcuni indicatori demografici – Anni 1990, 2000, 2009 INDICATORI DEMOGRAFICI 1990 2000 2009
Tasso di natalità (a) 10,0 9,3 9,5
Tasso di fecondità totale (b) 1,4 1,25 1,41
Età media alla nascita del primo figlio 26,9 28,7 30,0
% di nascite naturali 7,7%* 10,6% 22,2%
% di giovani sotto i 14 anni 15,4%** 14,3% 14,0%
% di persone con 65 anni e più 15,5%** 18,1% 20,1%
Tasso di nuzialità 5,5 4,3 3,8
Età media al primo matrimonio – Maschi (c) 28,4 32,2 33,1
Età media al primo matrimonio – Femmine (c) 25,6 29,5 30,1
% matrimoni civili 16,8% 24,4% 37,2%
% di secondi matrimoni – maschi (d) 5,0% 6,8% 9,8%
% di secondi matrimoni - femmine (d) 3,3% 5,4% 8,6%
Tasso di separazione totale (e) 129,1 228,0 286,2*** Tasse di divorzialità totale (e) 78,0 114,9 178,8***
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - www.istat.it Si vedano in bibliografia le seguenti pubblicazioni di riferimento: Istat, 2011b – Istat, 2010e – Istat, 2010d – Istat, 2006d – Istat, 2006b * Il dato si riferisce al 1996 ** Sul sito demo.istat.it Il dato disponibile meno recente è riferito al 1992 *** Ultimo dato disponibile è riferito al 2008 (a)Tasso di natalità: rapporto tra il numero dei nati vivi dell’anno e l’ammontare medio della popolazione residente, per 1.000. (b)Numero medio di figli per donna (o tasso di fecondità totale - TFT): somma dei quozienti specifici di fecondità calcolati rapportando, per ogni età feconda (15-50 anni), il numero di nati vivi all’ammontare medio annuo della popolazione femminile. (c)Età media dei celibi e delle nubili al primo matrimonio, ponderata con i quozienti specifici di nuzialità (d)Matrimoni di vedovi/e e divorziati/e sul totale (e)Tasso di separazione e divorzio totale: È l’indicatore ottenuto dalla somma, per ogni anno di calendario t, dei tassi specifici di separazione e divorzio secondo la durata del matrimonio. La somma esprime la quota di matrimoni che finiscono con una separazione o un divorzio in un anno di calendario t, con riferimento ad una coorte fittizia di 1.000 matrimoni celebrati in uno stesso anno (t o t-x).
A conferma di questo nuovo atteggiamento sono i dati che rilevano l’incidenza di bambini
nati al di fuori del matrimonio che è in continuo aumento e raggiunge il 21,7 per cento del
totale dei nati nel 2009 (nel 1990 erano 7,7 ogni cento e nel 2000 erano 10,2 ogni cento).
Una seconda interpretazione della minore propensione al matrimonio o alla sua
posticipazione mette in gioco il continuo aumento delle convivenze pre-matrimoniali. In
Italia l’affermazione di nuove forme familiari scelte dai giovani (andare a vivere come
“single” o come membri aggregati ad altre persone) e di nuovi modi di costituire le famiglie
tradizionali (coppie in convivenza, convivenze prematrimoniali e matrimoni civili) inizia a
modificare i “percorsi familiari”.
54
Una terza interpretazione che non contraddice le altre ma le affianca è che la prolungata
permanenza dei giovani nella famiglia di origine determina il rinvio delle prime nozze. Negli
anni più recenti l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà che incontrano i giovani
nell’ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso sono
diventate vincolanti nella decisione di formare o meno una famiglia (Sgritta, 2002). Si può
anche supporre che il rinvio delle nozze sia una conseguenza della maggiore libertà di
movimento e, anche, sessuale che rende meno urgente per il giovane la formazione di una
famiglia istituzionale se non nel momento di avere figli.
Se è vero che il giovane spesso non è disposto a rinunciare a benessere e libertà che gli
vengono elargiti nella famiglia d’origine, vero è, anche, che finire gli studi e trovare un
lavoro per continuare a mantenere un tenore di vita simile una volta usciti dalla casa è un
presupposto alla separazione dalla famiglia (ed è una condizione estremamente sentita che
influisce anche sul ritardo alla procreazione). In alcune zone dell’Italia e in alcune fasce
sociali di popolazione, inoltre, esiste ancora una scarsa accettazione sociale della convivenza
fra giovani (confermata da una ricerca IRP del 1999 dove i giovani dichiarano di avere
genitori contrari alla loro uscita se non attraverso il matrimonio) che è sintomo, anch’essa,
delle difficoltà che hanno i giovani nell’operare scelte diverse dal matrimonio.
La scelta di fare una famiglia avviene quindi in percorsi tardivi e più diversificati:
fidanzamenti estremamente lunghi, costituzioni di coppie living apart togheter (LAT)36,
convivenze prematrimonali, libere unioni, famiglie monogenitoriali ecc..
In questo variegato scenario, che caratterizza la dinamica demografica e sociale italiana, si
inserisce la contemporanea crescita dell'instabilità coniugale, misurata attraverso il numero
di separazioni e divorzi concessi. Questi eventi sono fortemente aumentati nell'ultimo
decennio, pur mantenendosi ancora al di sotto della media europea (Istat, 2010d). I due
fenomeni, le separazioni e i divorzi, sono in continua crescita: nel 1990 si verificavano 129
separazioni e 78 divorzi ogni 1.000 matrimoni, nel 2008 si arriva a 286 separazioni e 179
divorzi. Il fenomeno dell’instabilità coniugale presenta situazioni molto diverse sul territorio:
nel 2008 si va dal valore minimo di 186,3 separazioni per 1.000 matrimoni che caratterizza il
Sud al massimo osservato nel Nord-ovest (363,3 separazioni per 1.000 matrimoni) (Istat,
2010d).
36 Si definisce un’unione di tipo LAT quando due partner vivono ognuno in una propria casa, anche eventualmente con altre persone, ma si considerano una coppia e le persone della loro rete familiare e amicale li vedono come tale (Arcaleni, Baldazzi, 2007).
55
La maggior parte delle coppie che si separano (79,8 per cento nel 2008) e che divorziano
(62,4 per cento nel 2008) hanno figli avuti durante la loro unione. Oltre la metà (il 52,3 per
cento) delle separazioni e oltre un terzo (il 37,4 per cento) dei divorzi provengono da
matrimoni con almeno un figlio minore di 18 anni (Istat, 2010d), con una incidenza sempre
maggiore di bambini al di sotto degli 11 anni.
3.3 Le trasformazioni nella struttura della famiglia37
Il concetto di struttura della famiglia fa riferimento al tipo di vincolo che lega i membri di
una convivenza: vincoli di affinità, di consanguineità, di matrimonio e di discendenza
(Saraceno, 2001). La struttura familiare indica le regole con cui una convivenza si forma e si
trasforma, la sua composizione e la sua ampiezza; le relazioni familiari, invece, designano i
rapporti di autorità e di affetto esistenti all’interno di una gruppo di persone che vivono
insieme (Barbagli, 1984).
La struttura delle famiglie italiane è profondamente cambiata nell’ultimo ventennio (Tavola
3.2). Il numero di persone che vivono da sole ha raggiunto un traguardo elevato: 6.736mila
individui pari al 28,1 per cento di famiglie (più di una famiglia su quattro è composta da una
persona sola). Le famiglie con un nucleo (le coppie e i nuclei monogenitoriali) sono
diminuite passando dal 75,8 per cento di famiglie nel 1993 al 68,8 per cento di famiglie nel
2009.
37 Per le fonti dei dati presentati in questo paragrafo e nel successivo, si veda le seguenti pubblicazioni presenti nella bibliografia: Istat, 2010b – Istat, 2009c – Istat, 2008b – Istat, 2007a – Istat, 2007b – Istat, 2005a – Istat, 2004a – Istat, 2004b – Istat, 2003 – Istat, 2000a – Istat, 2000b.
56
Tavola 3.2 - Famiglie per tipologia - Medie 1993-1994, 1995-1996, 1997-1998, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009 (valori in migliaia e per 100 famiglie)
ANNI
1993-1994 1995-1996 1997-1998 1999-2000 2001-2002 2003-2005 2006-2007 2008-2009 TIPOLOGIA
Dati in migliaia
% Dati in migliaia
% Dati in migliaia
% Dati in migliaia
% Dati in migliaia
% Dati in migliaia
% Dati in migliaia
% Dati in migliaia
%
FAMIGLIE SENZA NUCLEI 4,739 22.9 4,651 22.3 4,957 23.4 5,435 25.2 5,886 26.9 6,283 27.8 6,592 28.4 7,220 30.1 Una persona sola 4,370 21.1 4,278 20.5 4,558 21.5 4,957 23.0 5,463 25.0 5,852 25.9 6,121 26.4 6,736 28.1 FAMIGLIE CON UN NUCLEO 15,654 75.8 15,976 76.6 16,000 75.5 15,824 73.5 15,711 71.9 16,004 70.9 16,342 70.4 16,488 68.8 Un nucleo senza altre persone 14,866 71.9 15,121 72.5 15,085 71.1 14,983 69.6 14,838 67.9 15,153 67.1 15,510 66.8 15,646 65.3 Coppie senza figli 3,863 18.7 4,087 19.6 4,160 19.6 4,129 19.2 4,164 19.0 4,461 19.8 4,687 20.2 4,779 19.9 Coppie con figli 9,436 45.7 9,454 45.3 9,351 44.1 9,201 42.7 9,001 41.2 8,923 39.5 8,957 38.6 8,926 37.2 Un solo genitore con figli 1,567 7.6 1,580 7.6 1,574 7.4 1,653 7.7 1,672 7.7 1,770 7.8 1,867 8.0 1,942 8.1 Un nucleo con altre persone 788 3.8 855 4.1 915 4.3 841 3.9 873 4.0 850 3.8 832 3.6 842 3.5 Coppie senza figli 210 1.0 242 1.2 251 1.2 247 1.2 257 1.2 285 1.3 259 1.1 254 1.1 Coppie con figli 469 2.3 498 2.4 534 2.5 468 2.2 473 2.2 423 1.9 427 1.8 438 1.8 Un solo genitore con figli 109 0.5 115 0.6 130 0.6 125 0.6 143 0.7 142 0.6 146 0.6 150 0.6 FAMIGLIE CON DUE O PIÙ NUCLEI 272 1.3 229 1.1 250 1.2 274 1.3 269 1.2 295 1.3 282 1.2 271 1.1 Totale 20,666 100.0 20,856 100.0 21,207 100.0 21,532 100.0 21,866 100.0 22,582 100.0 23,216 100.0 23,979 100.0
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
57
La perdita più importante è avvenuta tra le coppie con figli che sono diminuite di 1 milione e
500 famiglie, passando da 9.905mila coppie con figli nel biennio 1993-94 a 8.364mila
coppie con figli nel biennio 2008-2009 (dal 48 per cento delle famiglie al 39 per cento).
Dietro queste trasformazioni incide il calo della fecondità, la difficoltà ad avere figli e
l’aumentata speranza di vita alla nascita. La percentuale di anziani di 65 anni e più è
costantemente aumentata: nel 2009 una persona ogni cinque ha più di 64 anni. Una notevole
parte di anziani, soprattutto donne e vedove, forma un nucleo unipersonale.
Volendo fare una graduatoria delle tipologie familiari che si possono incontrare in Italia al
primo posto si trovavano nel 1990 le coppie con figli (48 per cento), al secondo posto le
persone sole (21 per cento), al terzo le coppie senza figli (19,7 per cento) e, per ultimi, i
nuclei monogenitoriali (8,1 per cento). Nel 2008 le posizioni rimangono stabili ma i rapporti
di forza tra le tipologie cambiano radicalmente: le coppie con figli sono il 39 per cento, le
persone sole il 28,1 per cento, le coppie senza figli il 21 per cento e i nuclei monogenitori
l’8,7 per cento.
Di conseguenza cambia il numero medio di componenti in famiglia (Tavola 3.3). Le famiglie
con quattro o più componenti erano le più numerose nel 1993-1994: il 30,4 per cento delle
famiglie (circa una ogni tre). Seguivano le famiglie con due componenti (25,3 per cento, 1
ogni 4), le famiglie con tre componenti (23,3 per cento) e per ultime le famiglie composte da
una sola persona (21,1 per cento). Nel 2008-2009 la classifica si ribalta: al primo posto ci
sono le famiglie unipersonali (28,1 per cento), seguite dalle famiglie composte da due
persone (27,3 per cento), dalle famiglie di quattro o più componenti (23,8 per cento) e per
ultime le famiglie con tre componenti (20,8 per cento).
Tavola 3.3 - Famiglie per numero di componenti - Medie 1993-94, 1995-96, 1997-98, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009 (per 100 famiglie)
ANNI NUMERO DI COMPONENTI
1993-1994 1995-1996 1997-1998 1999-2000 2001-2002 2003-2005 2006-2007 2008-2009
Uno 21.1 20.5 21.5 23.0 25,0 25.9 26.4 28.1 Due 25.3 26.3 26.3 26.2 25,8 26.8 27.5 27.3 Tre 23.2 23.3 23.5 22.7 22,7 21.8 21.8 20.8 Quattro 21.6 21.8 21.1 20.6 19,8 19.0 18.2 17.9 Cinque 6.5 6.5 6.0 5.9 5,4 5.2 4.7 4.7 Sei e più 2.3 1.7 1.7 1.7 1,4 1.3 1.4 1.2 Totale 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
Le nuove forme familiari con il passare degli anni aumentano la loro rilevanza. I nuclei
familiari costituiti da un solo genitore, anche se presentano una incidenza ancora contenuta,
58
sono in lenta ma continua crescita (GCD-SIS, 2007). Dalla tavola 3.4 si evidenzia come tra i
nuclei familiari il peso dei nuclei monogenitoriali sia passato dall’11 per cento del 1993-
1994 al 13 per cento nel 2008-2009. Tra le coppie, la percentuale di coppie non coniugate è
passata dal 1,6 per cento di coppie nel 1993-94 al 5,5 per cento nel biennio 2008-2009,
contemporaneamente la quota di coppie dove almeno uno dei partner ha avuto una
precedente esperienza di coppia è passata dal 4,2 per cento al 6,1 per cento.
Le differenze e l’emergere di nuove tipologie e approcci alla famiglia sono più evidenti in
alcune ripartizioni geografiche. Nelle regioni settentrionali e centrali la quota delle coppie
con figli supera di poco il 50 per cento (52,9 per cento nel Nord Ovest, 53,3 per cento nel
Nord-Est e 53,5 per cento nel Centro), mentre nelle regioni meridionali e nelle isole
raggiunge rispettivamente il 63,3 per cento e il 60,3 per cento. Le unioni libere
rappresentano il 7,2 per cento di coppie nel Nord Ovest, l’8 per cento nel Nord Est e il 6 per
cento nel Centro. Le famiglie ricostituite raggiungono circa il 7 per cento delle coppie nelle
regioni settentrionali e centrali. Al sud e nelle isole, questi due fenomeni sono ancora
residuali (vedi Tavola 3.5). Significativo è l’andamento della quota dei giovani di 18-30 che
vivono ancora con i genitori: nelle regioni centro-settentrionali si assiste ad una stazionarietà
del fenomeno con tuttavia dei segnali di diminuzione recenti (soprattutto nel Nord est e nel
Centro), mentre nel sud Italia e nelle isole il fenomeno è in crescita anche per il biennio
2008-2009.
Tavola 3.4 - Famiglie e nuclei familiari per tipologia - Medie 1993-94, 1995-96, 1997-98, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009
ANNI TIPOLOGIE DI FAMIGLIE
E NUCLEI FAMILIARI 1993-1994
1995-1996
1997-1998
1999-2000
2001-2002
2003-2005
2006-2007
2008-2009
Single (a) 21.1 20.5 21.5 23.0 25.0 25.9 26.4 28.1 Famiglie con almeno 5 componenti (a) 8.8 8.1 7.7 7.5 6.8 6.5 6.2 5.9 Famiglie estese (a) (c) 5.1 5.2 5.5 5.2 5.2 5.1 4.8 4.6 Coppie con figli (b) 62.5 61.6 61.0 60.2 59.4 57.6 56.8 56.3 Coppie senza figli (b) 26.5 27.5 28.0 28.1 28.6 30.2 30.6 30.7 Monogenitore (b) 11.0 10.9 11.0 11.6 12.0 12.3 12.7 13.0 Coppie non coniugate (d) 1.6 1.8 2.2 2.7 3.5 4.1 4.6 5.5 Famiglie ricostituite (d) 4.2 3.9 3.6 4.3 4.7 4.7 5.6 6.1 Figli celibi e nubili di (18 -30) anni (e) 68.5 70.5 71.5 73.0 73.5 72.7 72.8 72.5 (a) Per 100 famiglie. (b) Per 100 nuclei familiari (c) Famiglie composte da 2 o più nuclei o da un nucleo familiare con altre persone aggregate (d) Per 100 coppie (e) Per 100 giovani di 18-30anni
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
59
Tavola 3.5 - Famiglie e nuclei familiari per tipologia e ripartizione geografica- Medie 1993-94, 1995-96, 1997-98, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009
ANNI TIPOLOGIE DI FAMIGLIE
E NUCLEI FAMILIARI 1993-1994
1995-1996
1997-1998
1999-2000
2001-2002
2003-2005
2006-2007
2008-2009
NORD-OVEST
Single (a) 24.3 23.4 24.4 26.0 27.4 29.2 28.8 30.5 Famiglie con almeno 5 componenti (a) 4.8 4.5 4.1 4.0 3.9 3.9 3.8 3.6 Famiglie estese (a) (c) 3.8 3.8 4.0 3.8 3.7 3.6 3.5 3.5 Coppie con figli (b) 58.7 58.1 57.0 55.8 54.8 53.9 52.7 52.9 Coppie senza figli (b) 29.2 30.5 31.8 32.0 33.1 33.7 34.6 34.5 Monogenitore (b) 12.1 11.3 11.2 12.2 12.0 12.4 12.6 12.6 Coppie non coniugate (d) 2.1 2.5 3.0 3.4 5.1 5.0 5.9 7,2 Famiglie ricostituite (d) 4.9 4.7 4.8 5.3 6.5 5.7 7.2 7.1 Figli celibi e nubili di (18 -30) anni (e) 68.0 70.3 69.4 70.3 70.7 71.6 69.3 69.6
NORD-EST Single (a) 20.5 20.9 21.1 23.7 25.2 26.3 27.5 28.7 Famiglie con almeno 5 componenti (a) 6.8 6.8 5.9 5.7 5.3 5.5 5.0 4.8 Famiglie estese (a) (c) 6.9 7.4 7.5 6.5 5.9 6.0 5.0 5.2 Coppie con figli (b) 59.5 58.8 58.4 56.8 56.6 54.2 53.8 53.3 Coppie senza figli (b) 29.6 29.6 30.0 31.3 31.6 34.0 33.5 35.0 Monogenitore (b) 10.9 11.6 11.6 11.9 11.8 11.9 12.7 11.7 Coppie non coniugate (d) 2.3 3.1 3.2 4.3 5.3 6.8 6.8 8,0 Famiglie ricostituite (d) 4.4 4.5 4.0 4.8 5.6 6.2 6.4 7.5 Figli celibi e nubili di (18 -30) anni (e) 69.9 71.7 71.2 71.2 71.9 68.7 69.8 66.5
CENTRO Single (a) 23.0 21.6 23.8 24.3 27.6 27.4 27.3 30.1 Famiglie con almeno 5 componenti (a) 6.7 6.1 6.0 6.2 5.5 5.2 5.4 5.2 Famiglie estese (a) (c) 7.1 6.7 7.2 6.8 7.1 6.7 6.3 6.0 Coppie con figli (b) 60.1 57.6 57.6 57.5 56.9 54.7 55.0 53.5 Coppie senza figli (b) 28.6 31.1 31.2 30.5 30.3 32.6 31.8 32.1 Monogenitore (b) 11.3 11.3 11.1 12.0 12.7 12.7 13.2 14.4 Coppie non coniugate (d) 1.4 1.6 2.5 2.8 3.2 4.3 4.8 6,0 Famiglie ricostituite (d) 4.3 3.9 3.9 4.5 4.4 5.3 5.7 7.1 Figli celibi e nubili di (18 -30) anni (e) 70.8 70.6 72.3 74.5 75.7 72.7 73.6 71.8
SUD Single (a) 16.8 16.6 16.9 18.6 20.7 21.0 22.1 23.3 Famiglie con almeno 5 componenti (a) 16.2 14.3 13.9 13.6 11.7 10.7 10.2 9.5 Famiglie estese (a) (c) 4.7 4.7 5.1 5.1 5.5 5.1 5.4 4.8 Coppie con figli (b) 68.9 68.5 68.2 67.6 66.6 64.5 62.6 63.3 Coppie senza figli (b) 21.1 21.7 21.9 21.7 21.7 23.6 24.8 23.8 Monogenitore (b) 10.0 9.8 9.8 10.7 11.6 11.9 12.5 12.9 Coppie non coniugate (d) 0.7 0.6 0.9 1.1 1.1 1.7 1.9 2,1 Famiglie ricostituite (d) 3.3 3.0 2.3 3.2 2.6 3.0 3.7 3.5 Figli celibi e nubili di (18 -30) anni (e) 69.5 71.3 72.8 75.7 75.8 76.3 77.1 78.0
ISOLE Single (a) 19.6 18.2 19.6 20.7 22.1 23.8 25.1 26.5 Famiglie con almeno 5 componenti (a) 11.1 11.2 11.0 10.3 9.1 8.9 7.5 8.4 Famiglie estese (a) (c) 2.7 3.3 3.5 3.5 3.9 4.2 3.9 3.8 Coppie con figli (b) 67.5 67.2 66.2 66.5 64.8 62.9 62.6 60.3 Coppie senza figli (b) 22.7 22.5 22.5 22.8 23.6 24.6 25.3 25.8 Monogenitore (b) 9.7 10.3 10.4 10.7 11.5 12.5 12.2 14.0 Coppie non coniugate (d) 1.4 0.8 1.1 1.1 2.0 1.7 2.7 3,3 Famiglie ricostituite (d) 3.7 2.7 2.4 3.0 3.4 2.6 4.3 4.6 Figli celibi e nubili di (18 -30) anni (e) 62.2 67.1 71.9 72.5 72.7 72.7 73.2 74.7 (a) Per 100 famiglie. (b) Per 100 nuclei familiari (c) Famiglie composte da 2 o più nuclei o da un nucleo familiare con altre personeaggregate(d) Per 100 coppie (e) Per 100 giovani di 18-30 anni
60
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
Tavola 3.6 - Coppie con figli per numero di figli – Medie 1993-94, 1995-96, 1997-98, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009 (dati in migliaia e per 100 coppie con figli)
Numero di figli
Uno
Due
Tre e più
Totale ANNI
Dati assoluti (in migliaia) %
Dati assoluti (in migliaia) %
Dati assoluti (in migliaia) %
Dati assoluti (in migliaia) %
1993-1994 4,434 43.8 4,304 42.5 1,392 13.7 10,129 100.0 1995-1996 4,432 43.8 4,406 43.5 1,291 12.8 10,128 100.0 1997-1998 4,552 45.2 4,315 42.9 1,204 12.0 10,071 100.0 1999-2000 4,406 44.7 4,223 42.8 1,236 12.5 9,865 100.0 2001-2002 4,460 46.2 4,125 42.7 1,073 11.1 9,658 100.0 2003-2005 4,375 45.8 4,100 42.9 1,078 11.3 9,553 100.0 2006-2007 4,496 46.8 4,064 42.4 1,037 10.8 9,597 100.0 2008-2009 4,457 46.5 4,120 43.0 1,010 10.5 9,588 100.0
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
Tavola 3.7 - Coppie con figli per classe di età della donna – Medie 1993-94, 1995-96, 1997-98, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009 (per 100 coppie con figli) CLASSI DI ETÀ DELLA DONNA
1993-1994 1995-1996 1997-1998 1999-2000 2001-2002 2003-2005 2006-2007 2008-2009
15-24 2.3 1.7 1.4 1.1 1.2 1.1 1.0 1.1 25-34 22.4 21.6 20.0 18.1 17.0 16.1 15.5 14.6 35-44 31.8 31.2 32.3 33.1 33.4 34.3 34.2 34.3 44-54 26.5 27.0 27.1 28.1 27.8 27.1 26.8 28.0 55-64 13.1 13.9 14.2 14.0 14.8 15.4 16.0 15.5 65-74 3.4 4.0 4.4 4.7 5.1 5.1 5.3 5.5 75 e più 0.5 0.6 0.6 0.9 0.9 0.9 1.2 1.1 Totale (in migliaia)
10,129 10,128 10,071 9,865 9,658 9,553 9,597 9,588
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
Tavola 3.8 - Coppie con figli per classe di età del figlio più piccolo – Medie 1993-94, 1995-96, 1997-98, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009 (per 100 coppie con figli) CLASSI DI ETÀ DEL FIGLIO PIU’ PICCOLO
1993-1994 1995-1996 1997-1998 1999-2000 2001-2002 2003-2005 2006-2007 2008-2009
Fino a 5 26.8 26.2 25.8 25.4 25.7 26.4 26.5 27.1 6-13 24.0 23.8 23.6 23.6 23.8 23.3 23.1 23.5 14-17 13.4 12.2 11.8 11.4 10.8 11.3 11.3 11.3 18-24 22.5 21.9 21.1 20 18.5 17.5 17.0 16.9 25 e più 13.3 16.0 17.8 19.6 21.3 21.6 22.1 21.3 Totale (in migliaia)
10,129
10,128
10,071 9,865
9,658 9,553 9,597 9,588
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
61
Il mutamento che è avvenuto tra le coppie con figli è riportato nelle tavole 3.6, 3.7 e 3.8.
Nell’ultimo biennio considerato la quota di coppie con tre o più figli è del 10,5 per cento,
quota che è scesa di 3 punti percentuali circa rispetto al 1993-94; costante è invece rimasta la
percentuale di coppie con due figli, mentre è in aumento la quota di coppie con un figlio
(46,5 per cento nel 2008-09 contro il 43,8 per cento del 1993-94).
Altro aspetto da rilevare è l’aumentato peso delle coppie i cui figli più piccoli hanno un’età
superiore ai 24 anni (21,3 per cento nel 2008-2009) o sono maggiorenni (38,2 per cento nel
2008-09) e lo scarso peso delle coppie giovani dove la donna ha una età compresa tra 15 e 34
anni, che sono pari al 15,7 per cento nel 2008-09 (erano il 24,7 per cento nel 1993-1994).
I nuclei monogenitoriali risultano essere nel biennio 2008-09 circa 2 milioni e 213 mila e
rappresentano il 13 per cento del complesso dei nuclei familiari (Tavole 3.9, 3.10 e 3.11). La
maggioranza di essi è composta da donne per effetto essenzialmente dell’affidamento
esclusivo prevalentemente alla madre, o dell’affido condiviso.
Nella maggior parte dei nuclei monogenitoriali vive un solo figlio (70,0 per cento), quota
che è andata aumentando negli anni (nel 1993-94 erano 67 ogni 100 nuclei monogenitoriali).
L’aumento dell’instabilità coniugale si riflette nella percentuale di nuclei monogenitoriali
dove sono presenti figli minori: sono il 35,4 per cento nel 2008-09 mentre erano il 27,7 per
cento nel 1993-94.
Tavola 3.9 - Nuclei monogenitoriali per numero di figli – Medie 1993-94, 1995-96, 1997-98, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009 (per 100 nuclei monogenitore)
Numero di figli ANNI
Uno Due Tre e più Totale
1993-1994 66.8 26.0 7.2 100.0 1995-1996 68.7 25.0 6.3 100.0 1997-1998 68.3 26.5 5.2 100.0 1999-2000 68.6 26.0 5.4 100.0 2001-2002 67.5 26.7 5.8 100.0 2003-2005 68.8 25.5 5.7 100.0 2006-2007 68.8 26.2 5.0 100.0 2008-2009 70.0 25.5 4.5 100.0
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
Nel contesto di socializzazione molte di queste trasformazioni incidono fortemente sulla vita
di uomini e donne. “La famiglia vive all’interno di una fitta rete di rapporti e scambi tra
parenti, tra famiglie e tra individui di diverse famiglie, rapporti che si esprimono in una
pluralità di direzioni, in un intrecciarsi di scambi” (Sabbadini, 1996) oltreché di aspettative.
62
La promozione dell’uguaglianza nell’accesso agli studi di ragazzi e ragazze porta le donne
ad investire maggiormente negli studi: ciò diventa il presupposto per un nuovo rapporto con
il mondo del lavoro. L’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro
favorisce l’emergere di nuovi modelli di relazioni familiari: più aspettative esterne alla
famiglia, più tempo dedicato al lavoro e meno tempo “domestico”. Questo diverso status
delle donne nella famiglia insieme ad un controllo migliore e socialmente accettato sulla
procreazione, ha contribuito a non fare del matrimonio e della maternità l’unica aspirazione
femminile.
Cambia, anche, il modello di condivisione dei carichi familiari, anche se più lentamente di
quanto non stia avvenendo sul piano delle strutture familiari, e per effetto delle strategie che
le donne attuano per svolgere nel migliore modo possibile i molti ruoli che devono ricoprire.
Le donne, soprattutto quelle con figli, continuano a essere sovraccariche di lavoro familiare
in tutte le zone del Paese e in tutte le classi sociali. Negli ultimi anni, però, hanno fatto fronte
alla difficoltà di conciliare il lavoro e la famiglia e alle esigenze imposte da nuovi stili di
vita, comprimendo il tempo dedicato al lavoro familiare e operandone una redistribuzione
interna: dedicano più tempo ai figli, anche se sono meno numerosi che in passato, e riducono
l’impegno nei servizi domestici (Istat, 2005b).
“La famiglia post-moderna, sempre più autonoma, sempre più indipendente, fatica però a
trovare un nuovo assetto. Poco sorretta dalle istituzioni, si muove alla ricerca di un punto di
equilibrio che concili la realtà dei rapporti intrafamiliari e un immaginario sociale,
veicolato dai media, che da un lato esalta la visione idilliaca e sdolcinata della coppia unita
con figlio bravo e bello, e dall’altro rappresenta una realtà falsificata che serve solo a far
circolare immagini: immagini di corpi sempre belli, sempre snelli e flessuosi, immagini
stereotipate di uomini e donne dalle vite dense, densissime di avvenimenti di ogni genere, e
che ben riproducono gli stereotipi correnti. Si alimenta così la creazione continua di
bisogni, con la logica, conseguente creazione di tensioni psicologiche e di frustrazioni”
(Bisi, 1999).
E proprio il tempo, la condivisione dei ruoli tra i genitori, il rapporto genitori-figli e le
interazioni tra famiglia e società diventano variabili importanti nello studio della relazione
tra turismo & famiglia: tempo più parcellizzato, disponibilità di ferie limitata, difficoltà a
gestire le vacanze scolastiche dei figli, ruolo decisionale dei partner, aspettative sociali e
culturali.
63
Tavola 3.10 - Nuclei monogenitoriali per sesso del genitore – Medie 1993-94, 1995-96, 1997-98, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009 (dati in migliaia e per 100 genitori soli)
1993-1994 1995-1996 1997-1998 1999-2000 2001-2002 2003-2005 2006-2007 2008-2009 SESSO DEL GENITORE
Dati assoluti
(in migliaia)
%
Dati assoluti
(in migliaia)
%
Dati assoluti
(in migliaia)
%
Dati assoluti
(in migliaia)
%
Dati assoluti
(in migliaia)
%
Dati assoluti
(in migliaia)
%
Dati assoluti
(in migliaia)
%
Dati assoluti
(in migliaia)
%
Maschi 272 15.3 302 16.9 293 16.2 287 15.1 277 14.2 335 16.4 326 15.2 369 16.7 Femmine 1,503 84.7 1,487 83.1 1,516 83.8 1,615 84.9 1,675 85.8 1,700 83.6 1,818 84.8 1,844 83.3 Totale 1,775 100.0 1,789 100.0 1,809 100.0 1,902 100.0 1,952 100.0 2,035 100.0 2,144 100.0 2,213 100.0
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
Tavola 3.11 - Nuclei monogenitoriali con figli per età del figlio più piccolo – Medie 1993-94, 1995-96, 1997-98, 1999-2000, 2001-2002, 2003-2005, 2006-2007, 2008-2009 (per 100 nuclei monogenitore)
CLASSI DI ETÀ DEL FIGLIO PIU’ PICCOLO 1993-1994 1995-1996 1997-1998 1999-2000 2001-2002 2003-2005 2006-2007 2008-2009
Fino a 5 6.8 7.7 7.4 9.1 9.9 9.9 10.7 11.2 6-13 11.5 11.2 10.9 12.0 12.3 14.1 14.3 13.4 14-17 9.4 8.5 8.3 7.0 9.1 9.2 8.1 10.8 18-24 24.9 21.4 20.1 17.5 16.8 15.4 16.1 16.2 25 e più 47.5 51.2 53.2 54.4 51.9 51.4 50.8 48.4 Totale (in migliaia) 1,775 1,789 1,809 1,902 1,952 2,035 2,144 2,213
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
64
3.4 La propensione al turismo dal 1993 al 2009 in Italia
Negli ultimi venti anni il turismo è stato caratterizzato da un costante aumento del numero di
arrivi e di viaggiatori a livello mondiale. Solamente nel 2009 l’organizzazione mondiale del
turismo (UNWTO38) ha segnalato una flessione nel numero degli arrivi, fenomeno che si è
ribaltato nell’anno successivo con una ulteriore riconferma positiva nei primi due mesi del
2011 date le ultime informazioni reperibili. Il 2010 ha fatto registrare un incremento negli
arrivi internazionali del 6,7 per cento; nei primi due mesi del 2011 l’incremento è stato del 5
per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Alcuni fattori hanno influenzato la spinta all’aumento dei viaggi e dei viaggiatori in questi
ultimi anni: una contrazione spazio-temporale delle reti di collegamento internazionali
abbinata all’abbattimento dei costi del trasporto internazionale ha portato ad una
accelerazione degli scambi; l’uso sempre più massiccio delle tecnologie informatiche e di
internet nella programmazione, organizzazione e prenotazione del viaggio ha innescato una
rincorsa all’abbassamento dei costi della vacanza grazie all’internet booking e alle formule
come i viaggi low-cost e le offerte last-minute; l’autodeterminazione delle scelte
dell’individuo-turista che possiede una flessibilità maggiore dei suoi tempi di lavoro e di
vacanza e più capacità e possibilità, lo hanno portato ad auto-organizzare il viaggio per
soddisfare pienamente le sue peculiari caratteristiche (avvento di pacchetti personalizzati).
In Italia le persone che hanno effettuato un viaggio di vacanza di almeno 4 notti consecutive
sono state nel 2009 il 47,5 per cento della popolazione, pari a circa 28 milioni 356 mila
individui. Il fenomeno dal 1993 ad oggi si è manifestato con periodi di crescita alternati a
momenti di stasi se non addirittura di avvisaglie di decrementi (Tavola 3.12). Nel 1993 il
45,3 per cento della popolazione (pari a 25 milioni 740 mila individui) era andato in
vacanza, gli anni successivi la percentuale era andata aumentando fino a raggiungere il 47,8
per cento nel 1997. Dopo un periodo di stasi durato 2 anni (1998, 1999) la crescita era
continuata raggiungendo un massimo nel 2003 quando più della metà della popolazione
aveva effettuato almeno un viaggio (51 per cento). Successivamente la situazione si è
assestata intorno al 50 per cento e soltanto nel 2009 si è registrato un calo dei viaggiatori
(come si è registrato anche nelle statistiche internazionali e nelle altre fonti di dati italiane39).
38 Il sito con i dati sul turismo internazionale disseminati dall’UNWTO è: www.unwto.org/statistics 39 L’indagine Viaggi e Vacanze registra nel 2009, rispetto all’anno precedente, una diminuzione del numero di viaggi (sia brevi che lunghi) dell’8 per cento. Nel 2009 i viaggi con pernottamento effettuati dai residenti in Italia, sono stati 113 milioni e 46 mila (Istat, 2010a). Nel 2010 questa stessa indagine registra una ulteriore
65
Negli anni si manifesta il fenomeno dello spezzettamento dei viaggi in più periodi. Non più
una unica vacanza molto lunga, ma dove e quando possibile più periodi di vacanza di entità
più breve che solitamente sommano un numero totale di giorni sempre più piccolo: la
vacanza si spacchetta in più periodi per un numero totale di giorni inferiore al passato
(Touring Club Italiano, 2008). Nel 1993 tre viaggiatori ogni quattro compivano una sola
vacanza, nel 2009 il 64,6 per cento effettua una sola vacanza mentre il 22,3 per cento viaggia
per due periodi e 13,1 per cento per tre o più periodi (Grafico 3.1). Tra il 1993 e il 2009
emerge, quindi, la tendenza graduale ma costante a passare da un modello tradizionale di
vacanze organizzate su di un unico periodo ad modello più articolato spezzettando le
vacanze nell’arco dell’anno.
Tavola 3.12 - Persone andate in vacanza negli ultimi 12 mesi per numero di periodi e persone non andate in vacanza per motivi prevalenti della non vacanza - Anni 1993-2009 (per 100 persone)
ANNI Andati in vacanza
(a) Per un periodo
(b) Per due periodi
(b)
Tre e più periodi
(b)
Non andati in vacanza per motivi economici
(c)
Non andati in vacanza per mancanza di
abitudine (c)
1993 45.3 75.3 17.3 7.4 42.8 17.7 1994 47.3 74.7 17.1 8.2 38.2 17.0 1995 47.1 74.0 17.7 8.3 40.0 17.5 1997 47.8 73.1 17.7 9.2 42.7 17.2 1998 46.2 71.7 18.6 9.7 44.5 17.6 1999 45.0 71.3 18.1 10.6 44.3 17.0 2000 47.8 70.5 19.9 9.6 39.3 17.3 2001 49.3 67.3 20.6 12.1 33.1 19.0 2002 50.2 69.8 19.4 10.8 36.8 15.3 2003 51.0 67.9 19.9 12.2 38.0 15.2 2005 49.9 65.1 21.3 13.6 43.5 17.0 2006 50.4 66.3 20.5 13.2 45.4 16.9 2007 50.7 65.3 21.7 13.0 46.6 17.3 2008 50.3 65.5 21.2 13.3 50.4 13.4 2009 47.5 64.6 22.3 13.1 50.6 13.8 (a) Per almeno quattro notti consecutive negli ultimi 12 mesi. (b) Per 100 persone andate in vacanza per almeno quattro notti consecutive negli ultimi 12 mesi (c) Per 100 persone non andate in vacanza negli ultimi 12 mesi
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
diminuzione del numero di viaggi (-12,4 per cento) rispetto all’anno precedente. Nel 2010 i viaggi con pernottamento effettuati dai residenti in Italia sono stimati in 99 milioni e 997 mila (Istat, 2011a).
66
Grafico 3.1 - Percentuale di persone andate in vacanza per numeri di periodi e anni.
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
Tra i motivi che inducono a non effettuare vacanze, il più ricorrente è legato ai problemi
economici. La quota di coloro che hanno dichiarato questa motivazione ha seguito con un
andamento contrario all’andamento della propensione alla vacanza: negli anni di aumento
del numero di viaggiatori si riscontra una diminuzione di chi dichiara la motivazione
economica tra coloro che non viaggiano; negli anni di diminuzione dei viaggiatori
aumentano coloro che indicano il motivo economico come causa del non aver fatto vacanze
tra coloro che non viaggiano. È come se una piccola parte del collettivo dei viaggiatori, nei
momenti meno favorevoli economicamente si escluda dalla vacanza, non la vada ad
effettuare, mentre una grande parte dei viaggiatori mantenga costante la propria propensione.
La mancanza di abitudine, invece, è una motivazione che sta pian piano perdendo interesse e
risulta spesso dichiarata dalle persone più anziane. Nel 2009 al motivo economico seguono i
motivi familiari (22,7 per cento), la mancanza di abitudine (13,8 per cento), i motivi legati
alla salute (10,2 per cento), i motivi legati all’età e gli impegni lavorativi o di studio
(entrambi indicati dall’11,8 per cento). La motivazione indicata con meno frequenza è il
fatto di essere già residente in una località di villeggiatura (3,4 per cento) (Istat, 2010b).
Uno sguardo limitato al 2009 della incidenza della propensione al viaggio tra le varie fasce
d’età fa emergere la maggiore propensione a viaggiare tra i giovani (dai 6 anni) e tra gli
adulti (fino a 44 anni). Dopo i 65 anni il viaggio diventa affare per pochi (Tavola 3.13).
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Tavola 3.13 - Persone andate in vacanza negli ultimi 12 mesi per numero di periodi e classe di età - Anno 2009 (per 100 persone della stessa classe di età)
CLASSI DI ETÀ Persone andate
in vacanza (a)
Per un periodo
(b)
Per due periodi
(b)
Numero medio di periodi
Fino a 5 49.0 67.7 20.1 1.7 6-10 57.8 60.9 22.7 1.8 11-14 58.2 62.1 25.4 1.7 15-17 54.1 63.0 20.4 1.8 18-19 57.7 61.2 23.1 1.9 20-24 53.6 67.1 23.8 1.6 25-34 56.1 67.4 20.6 1.6 35-44 56.5 64.0 23.2 1.7 45-54 49.7 63.4 23.9 1.7 55-59 44.9 63.6 23.3 1.7 60-64 42.8 60.9 22.2 1.9 65-74 33.8 64.7 19.9 1.9 75 e più 18.8 70.5 20.3 1.6 Totale 47.5 64.6 22.3 1.7 (a) Per almeno quattro notti consecutive negli ultimi 12 mesi. (b) Per 100 persone della stessa classe di età andate in vacanza per almeno quattro notti consecutive negli ultimi 12 mesi
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
I residenti nel Nord e nel Centro Italia hanno presentato e tuttora presentano una maggiore
propensione a viaggiare per vacanza rispetto a coloro che vivono al Sud e nelle Isole. Nel
2009 nel Nord-ovest si registra la quota più alta di persone che sono andate in vacanza (62,9
per cento), mentre nel Sud e nelle Isole si riscontrano i livelli più bassi, rispettivamente 31,5
e 25,4 per cento (Tavola 3.14). Le regioni dove si va più in vacanza sono la Lombardia (67,6
per cento) e il Trentino Alto Adige (61,7 per cento), quelle dove si va meno la Calabria (22
per cento) e la Sicilia (23,5 per cento) (Istat, 2010b). L’andamento nel tempo è stato
abbastanza discontinuo in tutte e cinque le ripartizioni: nel Sud l’anno durante il quale gli
individui hanno effettuato più vacanze è stato il 2003 (35,6 per cento di persone), per le Isole
il 2007 (30,2 per cento). Il Grafico 3.2 mostra come il trend di crescita, seppure intervallato
con una fase negativa corrispondente alla fine degli anni ’90, è stato presente fino al 2008,
registrando nel 2009 un ulteriore evidente calo.
La scelta di distribuire le vacanze su due o più periodi è più diffusa nelle regioni centro
settentrionali; nel Meridione e nelle Isole tra il 1993 e il 2009, il fenomeno è comunque
raddoppiato (rispettivamente si è passati dal 15,2 per cento al 25,4 per cento e dal 14,8 per
cento al 28,1 per cento).
68
Grafico 3.2 - Percentuale di persone andate in vacanza per ripartizione e anni.
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
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Tavola 3.14 - Persone andate in vacanza negli ultimi 12 mesi per numero di periodi e persone non andate in vacanza per motivi prevalenti della non vacanza e ripartizione geografica – Anni 1993-2009 (per 100 persone della stessa zona)
ANNI Andati in vacanza (a)
Per un periodo (b)
Per due periodi (b)
Tre e più periodi
(b)
Non andati in vacanza per motivi
economici (c)
Non andati in vacanza per mancanza di
abitudine (c)
NORD-OVEST
1993 62.4 71.2 19.2 9.6 36.4 17.9 1994 65.1 71.3 18.2 10.5 31.0 18.2 1995 63.7 70.6 19.0 10.4 31.8 18.2 1997 64.4 68.9 19.7 11.4 35.7 17.2 1998 64.0 66.6 20.7 12.7 36.0 16.9 1999 61.7 69.2 18.7 12.1 35.8 16.8 2000 64.2 65.5 22.0 12.5 30.6 17.5 2001 65.7 62.1 22.5 15.4 27.7 18.6 2002 65.6 66.0 20.8 13.2 30.1 14.4 2003 66.7 63.8 20.6 15.5 30.4 15.8 2005 64.5 61.5 22.1 16.3 35.4 17.2 2006 65.1 62.2 22.0 15.7 35.2 17.3 2007 66.4 61.6 23.9 14.5 38.4 18.7 2008 64.5 61.7 22.7 15.6 39.7 13.2 2009 62.9 62.3 22.3 15.4 44.3 14.0
NORD-EST 1993 52.7 71.3 19.9 8.8 33.7 22.3 1994 53.5 71.0 19.3 9.7 28.1 21.4 1995 53.9 70.9 20.6 8.5 28.9 24.7 1997 55.8 68.3 20.9 10.8 32.4 22.8 1998 55.9 67.1 22.0 10.9 30.7 23.5 1999 54.6 67.9 20.9 11.2 34.4 22.4 2000 57.0 67.7 22.7 9.6 29.2 21.2 2001 58.3 64.0 23.0 13.0 22.0 24.6 2002 59.7 65.5 21.9 12.6 28.7 19.0 2003 59.5 63.2 24.0 12.9 30.0 17.5 2005 58.7 61.5 24.0 14.5 35.1 20.5 2006 59.2 61.6 23.2 15.2 37.0 18.8 2007 58.3 61.5 23.7 14.8 34.7 20.0 2008 60.8 61.8 23.9 14.4 41.6 16.8 2009 55.6 61.6 24.7 13.8 41.6 18.9 (segue) (a) Per almeno quattro notti consecutive. (b) Per 100 persone andate in vacanza per almeno quattro notti consecutive negli ultimi 12 mesi. (c) Per 100 persone non andate in vacanza negli ultimi 12 mesi.
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
70
Tavola 3.14 (segue) - Persone andate in vacanza negli ultimi 12 mesi per numero di periodi e persone non andate in vacanza per motivi prevalenti della non vacanza e ripartizione geografica - Anni 1993-2009 (per 100 persone della stessa zona)
ANNI Andati in vacanza (a)
Per un periodo (b)
Per due periodi (b)
Tre e più periodi (b)
Non andati in vacanza per motivi
economici (c)
Non andati in vacanza per mancanza di abitudine
(c)
CENTRO
1993 48.8 76.1 17.6 6.3 41.1 17.3 1994 52.9 76.5 16.8 6.7 35.1 18.6 1995 52.1 75.1 18.1 6.8 36.4 17.2 1997 51.0 74.6 17.4 8.0 40.1 17.5 1998 48.2 72.9 18.4 8.7 42.5 16.1 1999 47.7 69.4 19.1 11.5 42.2 16.7 2000 51.5 69.1 20.7 10.2 38.1 18.5 2001 53.6 68.4 20.9 10.7 28.8 19.1 2002 55.1 71.5 19.0 9.4 33.2 15.6 2003 54.9 70.6 19.6 9.8 36.0 14.2 2005 56.0 64.5 22.7 12.8 41.3 17.2 2006 54.3 66.9 21.3 11.8 42.9 16.5 2007 53.9 67.8 20.7 11.5 41.4 18.4 2008 54.3 64.7 21.0 14.3 47.3 14.8 2009 51.1 61.9 26.0 12.2 48.9 13.6
SUD 1993 29.7 84.8 11.6 3.6 46.8 17.8 1994 31.1 82.5 13.2 4.3 42.8 14.9 1995 31.7 80.8 12.3 6.9 46.5 17.0 1997 33.4 83.5 11.4 5.1 46.2 17.9 1998 30.7 84.9 11.0 4.1 49.3 18.3 1999 28.2 80.5 13.5 6.0 50.0 16.5 2000 31.0 83.0 12.7 4.3 44.6 17.0 2001 32.7 78.9 13.9 7.1 38.3 19.4 2002 33.3 78.5 14.8 6.6 42.3 15.6 2003 35.6 75.7 15.0 9.3 42.7 16.2 2005 34.4 75.0 15.7 9.3 47.5 17.4 2006 35.1 76.0 15.1 8.9 51.1 17.0 2007 34.4 70.7 17.2 12.1 55.0 16.7 2008 33.1 76.6 16.1 7.3 58.5 12.9 2009 31.5 74.6 15.9 9.5 55.5 13.4
ISOLE 1993 22.6 85.2 11.0 3.8 52.6 13.5 1994 23.1 81.3 14.0 4.7 49.2 13.8 1995 23.8 83.0 13.7 3.3 50.2 11.2 1997 24.2 79.6 14.0 6.4 55.7 10.6 1998 20.5 79.3 14.7 6.0 58.1 13.5 1999 23.4 79.1 13.4 7.5 54.2 13.5 2000 25.4 80.6 14.7 4.7 49.9 13.0 2001 26.2 74.4 17.4 8.3 43.6 14.2 2002 27.9 77.0 15.8 7.1 44.4 11.9 2003 27.3 77.5 15.0 7.5 46.6 11.7 2005 24.3 74.0 16.9 9.0 54.8 13.0 2006 27.6 76.9 14.7 8.4 56.6 15.0 2007 30.2 75.4 18.0 6.7 56.7 13.3 2008 28.8 74.0 17.5 8.5 58.0 10.1 2009 25.4 72.0 17.9 10.2 59.2 9.1
(a) Per almeno quattro notti consecutive. (b) Per 100 persone andate in vacanza per almeno quattro notti consecutive negli ultimi 12 mesi. (c) Per 100 persone non andate in vacanza negli ultimi 12 mesi.
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT - Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana – Anni 1993, 1994, 1995, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009
71
Capitolo 4: I dati e la metodologia
La famiglia così ha più agio di andare in montagna e al mare, fare viaggi. In quest’aria diffusamente progressista,
la famiglia di oggi ha trovato il suo habitat. Paola Mastrocola,
dal libro “Togliamo il disturbo”
4.1 La fonte dei dati: Indagine Multiscopo Istat “Aspetti della vita quotidiana”
La banca dati sul turismo illustrata nel capitolo 1, costituita dai dati dell’indagine Multiscopo
“Aspetti della vita quotidiana” sarà l’appropriato supporto per le analisi quantitative; è
richiesto però uno sforzo metodologico per analizzare congiuntamente grandi masse di dati. I
dati delle Indagine multiscopo sono stati studiati a partire dai file di microdati che
contengono le caratteristiche strutturali dell’unità individuale e di quella familiare,
congiuntamente alle informazioni relative ai viaggi e alle vacanze. I microdati hanno
permesso l’utilizzo delle tecniche di analisi multivariata. Lo spazio di riferimento comune
sarà dato dalle informazioni sui viaggi e sulla struttura della famiglia, e le occasioni
temporali analizzate saranno i diversi anni con una attenzione particolare agli anni di inizio e
fine della serie storica, il 1993 e il 2009.
72
Come già specificato nel primo capitolo, in questa indagine è adottata la seguente
definizione di turismo: “il turismo è rappresentato da quelle attività e servizi riguardanti le
persone che si sono spostate al di fuori del loro “ambiente abituale”, per trascorrere un
periodo di tempo in vacanza oppure per motivi di lavoro. Costituiscono, flusso turistico,
soltanto i viaggi40 e gli spostamenti con soste di almeno 4 pernottamenti effettuati al di fuori
dell’ambiente abituale, dove per “ambiente abituale” va inteso, oltre al luogo dove si vive,
anche qualsiasi altra località frequentata settimanalmente”.
La struttura della domanda cardine per stimare il numero di turisti è la seguente:
Negli ultimi 12 mesi si è recato in vacanza per un periodo di almeno 4 notti
consecutive?
• NO
• SÌ, quante volte? (indicare il numero)
(Se SÌ) Potrebbe indicare se è stato in vacanza solo in Italia, solo all’estero o sia in Italia
sia all’estero? Faccia riferimento a vacanze di almeno 4 notti consecutive
• Solo in Italia
• Solo all’estero
• Sia in Italia, sia all’estero
(Se non si è recato in vacanza)
Per quali motivi? (possibili più risposte)
• Per ragioni economiche
• Per motivi di lavoro o di studio
• Per mancanza di abitudine
• Perché già residente in località di villeggiatura
• Per motivi di famiglia
• Per motivi di salute
• Per l'età
• Per altri motivi
40 Nei viaggi di vacanza sono compresi i soggiorni di piacere, riposo, svago, relax e sia i soggiorni effettuati per altri motivi come visitare parenti e/o amici, motivi religiosi o cure termali. I soggiorni con durata superiore ai dodici mesi continuativi non sono rilevati.
73
Per alcuni anni di rilevazione sono richiesti e diffusi anche il numero di giorni di vacanza in
Italia, all’estero e in totale.
L’indagine Aspetti della vita quotidiana stima quindi le vacanze lunghe41. Non sarebbe,
infatti, agevole stimare le vacanze brevi e i viaggi di lavoro con una domanda posta una
volta all’anno e riguardante un periodo di ricordo di 12 mesi. La possibilità di ricordare i
viaggi brevi (meno di 4 notti di pernottamento) nell’arco di 12 mesi risulta essere, infatti,
problematica. A distanza di tempo l’effetto ricordo non permette all’individuo di ricordare
con precisione durata e periodo dell’anno in cui si è effettuato un viaggio breve, mentre
solitamente un viaggio abbastanza lungo viene ricordato più correttamente ed collocato
temporalmente in maniera idonea perché caratterizzato da alcuni aspetti più rimarchevoli (a
cominciare dal costo economico fino all’investimento sociale e culturale che è stato
necessario per intraprendere il viaggio).
La disponibilità di dati dal 1993 al 2009, estratti, rilevati e diffusi secondo le stesse modalità,
con un approccio metodologico campionario uguale, permetterà l’uso dei dati in serie
storica. I dati sono presenti continuativamente per i seguenti anni: 1993, 1994, 1995, 1996,
1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2005, 2006, 2007, 2008 e 2009. I dati del 1996
presentano alcune problematiche: la sezione sul turismo fu rilevata, per la prima e unica
volta, attraverso una tabellone complesso dove venivano richieste informazioni su tutti i
viaggi svolti nei dodici mesi precedenti (sia vacanze lunghe che vacanze brevi) di lavoro e di
svago e a tutti i componenti della famiglia. Questa scelta, operata dall’Istat, non fu molto
felice perché portò a molti errori, sottostime e complicazioni. Per il 1996 il dato della serie
storica sulle vacanze lunghe non è quindi mai stato diffuso dall’Istat. I dati del 2004 non
sono, anche’essi, presenti perché la rilevazione non fu eseguita. Fino al 2003, infatti, la
rilevazione veniva svolta nel mesi di novembre, dal 2005 la rilevazione è, invece, svolta nel
mese di marzo, e questo ha fatto si che la rilevazione del 2004 fosse posticipata al 2005,
perdendo un anno di calendario nella serie storica.
4.2 La metodologia della ricerca
Per capire a fondo come e con che tipo di sicurezza si possano utilizzare i dati delle Indagine
Multiscopo è importante verificare brevemente la metodologia campionaria utilizzata.
41 Sono definite vacanze brevi i soggiorni con 1, 2 o 3 pernottamenti. I viaggi di un giorno, che non prevedono pernottamenti, sono definiti escursioni.
74
La metodologia di campionamento è articolata in più fasi. L’universo di riferimento
dell’indagine è il totale delle famiglie, come in precedenza definite, residenti in abitazioni
private in Italia. Per ogni regione viene sviluppato un piano di campionamento. L’indagine
ha, infatti, la finalità di fornire stime valide per l’intero territorio nazionale e per le venti
regioni italiane. Nell’ambito di ciascuna regione, quindi, vengono definiti i Comuni
Autorappresentativi (AR), quelli di maggiore dimensione demografica e che vanno a formare
strato a sé, e i Comuni non autorappresentativi (NAR) che vengono stratificati in base alla
dimensione demografica. Nei Comuni AR viene estratto direttamente un campione di
famiglie dalle liste anagrafiche. Nei restanti strati si procede con un campionamento a due
stadi: nel primo stadio si estrae un comune da ogni strato; nel secondo stadio, in ogni
Comune estratto viene eseguita l’estrazione delle famiglie. Per far sì che le stime a livello
regionale siano attendibili e lo siano contemporaneamente quelle a livello nazionale, posti i
vincoli di non oltrepassare le 24.000 famiglie intervistate, per motivi di costo, e i 900
Comuni estratti, per motivi organizzativi, si perviene alla definizione della numerosità
campionaria per approssimazioni successive.
Il totale delle famiglie intervistate è stato di 19.749 nel 1993 e di 19.127 nel 2009, e il
numero degli individui è stato di 55.844 nel 1993 e di 47.603 nel 2009 (Tavola 4.1).
Tavola 4.1 : Numerosità campionaria effettiva nei vari anni d’indagine – Indagine Multiscopo Aspetti della vita quotidiana
ANNI Numero effettivo di individui intervistati
Numero effettivo di famiglie intervistate
1993 55.844 19.749 1994 61.053 21.462 1995 60.890 21.630 1996 61.241 21.795 1997 58.326 20.920 1998 77.443 28.782 1999 55.581 20.197 2000 58.653 21.718 2001 53.113 19.920 2002 55.294 20.927 2003 53.708 20.574 2005 49.288 18.944 2006 48.834 19.303 2007 48.253 19.170 2008 48.861 19.573 2009 47.603 19.127
75
Il riporto del campione alla popolazione prevede un sistema di ponderazione che utilizza
quattro pesi: il peso base, cioè l’inverso della probabilità di entrare a far parte del campione;
il peso che compensa la mancata risposta, in considerazione del fatto che il numero teorico
delle famiglie campione non viene realizzato quasi mai o per rifiuti a collaborare o per
irreperibilità; e dei pesi che tengono conto di alcuni parametri della popolazione studiata in
modo da avere l’uguaglianza tra le stime campionarie e i totali noti della distribuzione della
popolazione regionale per sesso e classi d’età riferita all’anno precedente la rilevazione e
della distribuzione della popolazione regionale raggruppata in alcune classi di ampiezza
comunale riferita sempre all’anno precedente.
Per studiare gli aspetti peculiari alla famiglia e alla vacanza sono state esaminate le seguenti
sezioni dei questionari:
- la “Scheda Generale” presente nelle prime due pagine del questionario individuale a
intervista che definisce la situazione familiare in base alle relazione di parentela, allo
stato civile, al sesso, all’età, all’anno di nascita, alla situazione precedente un
eventuale matrimonio, all’occupazione, al titolo di studio;
- la sezione sulle vacanze inserita nel questionario individuale somministrato attraverso
intervista faccia a faccia;
- la sezione sulla condizione economica della famiglia, inserita nel questionario
familiare somministrato attraverso intervista faccia a faccia, a cui risponde una sola
persona maggiorenne della famiglia.
4.3 Gli indicatori selezionati
Dai file di microdati sono stati creati 23 indicatori, sui quali verranno applicate le procedure
di analisi mulivariata, seguendo il modello concettuale riportato nello Figura 1 della parte
introduttiva (pag. ii).
Le prime procedure statistiche utilizzate vertono essenzialmente sulla “Propensione alla
vacanza” che discrimina tra coloro che vanno in vacanza e coloro che non vanno in vacanza.
Gli indicatori si riconducono alle proprietà contestuali che riguardano essenzialmente il
contesto di vita dei giovani tra 0 e 29 anni esplicitato attraverso le condizioni economiche ed
abitative; alle proprietà relazionali che attengono alle diverse strutture familiari e alle
relazioni familiari che si manifestano all’interno della famiglia; alle proprietà individuali
76
che, in questo specifico caso, ricalcano una caratteristica fondamentale dell’individuo che è
l’età anagrafica, particolarmente importante nel processo di decisione della vacanza e nella
possibilità di effettuare tipologie diverse di vacanza.
Tra le proprietà relazionali ritroviamo gli
a) indicatori sulla tipologia familiare e sulla presenza di fratelli.
Tra gli indicatori di contesto annoveriamo gli:
b) indicatori sulla condizione abitativa della famiglia;
c) indicatori sulla condizione economica della famiglia.
Soddisfano sia delle proprietà relazionali che di contesto gli
d) indicatori sullo status socio-economico della famiglia.
Tra coloro che vanno in vacanza saranno esaminati i modelli di scelte di vacanza attraverso
gli
e) indicatori sulle vacanze.
Tra coloro che non vanno in vacanza saranno esaminati gli
f) indicatori dei motivi della non vacanza.
Data la grande massa di dati, si è deciso di prendere in esame in questa descrizione degli
indicatori usati, il primo e l’ultimo anno della serie, e cioè il 1993 e il 2009, ponendo
nell’Appendice le tavole complete per tutti gli anni della serie storica42.
4.4 Indicatori relazionali
4.4.1 Indicatore “Tipologia familiare”
La variabile “Tipologia familiare” indica la percentuale di bambini, ragazzi e giovani che
vivono nella famiglia di origine e con quali genitori. Tra il 1993 e il 2009 la quota di ragazzi
tra 0 e 29 anni che vivono con la famiglia d’origine è aumentata dall’85,6 per cento all’89,3
per cento: ciò è avvenuto sostanzialmente negli anni ’90 mentre dal 2000 al 2009 la
percentuale di giovani che vivono in famiglia è rimasta pressoché costante. L’aumento,
inoltre, è imputabile alla accresciuta propensione dei ragazzi di 20-24 anni e dei giovani di
25-29 anni a rimanere in famiglia (rispettivamente nel 1993 viveva ancora con almeno uno
42 Nelle tavole successive e nelle analisi seguenti altri 4 indicatori sono stati utilizzati: l’età in classi dei giovani; la ripartizione geografica di residenza; l’effettuazione del viaggio da parte di tutta la famiglia; l’effettuazione del viaggio da parte di tutti i figli presenti in famiglia.
77
dei genitori l’83,9 per cento dei 20-24enni e il 47,2 per cento dei 25-29enni, contro l’86,2
per cento e il 59,1 per cento nel 2009).
Tra coloro che vivono in famiglia cambia la quota di coloro che vivono con entrambi i
genitori e coloro che vivono con un solo genitore (solitamente la madre). Ciò avviene
soprattutto per i bambini più piccoli: l’aumentata instabilità coniugale si riflette nello
scioglimento delle unioni e nel successivo affidamento dei bambini ad uno dei genitori. Nel
2009 circa 1 bambino di 0-4 anni ogni 10 vive con un solo genitore, mentre nel 1993 questo
fenomeno riguardava solo il 3,8 per cento dei bambini fino a 4 anni d’età. Per i ragazzi più
grandi (dopo i 20 anni di età) l’andamento del fenomeno risulta simile per il 1993 e il 2009
(Tavola 4.2).
4.4.2 Indicatore “Presenza di fratelli”
L’indicatore “Presenza di fratelli” (Tavola 4.3) esamina la presenza o meno di figure di pari
all’interno della famiglia con cui interagire, giocare, vivere. Il declino della fecondità
avvenuto negli anni ’90 e la successiva ripresa negli anni che vanno dal 1996 ad oggi (il
tasso di fecondità totale era di 1,4 figli per donna nel 1990, ha raggiunto i 1,25 figli per
donna nel 2000 per risalire fino a 1,41 figli per donna nel 2009 – si veda la Tavola 3.1 del
capitolo 3) comporta una presenza più elevata di figli “unici” che non hanno o non vivono
con i fratelli per i ragazzi di 10-19 anni nel 2009.
La quota di coloro che hanno 2 o più fratelli subisce una perdita costante con il passare degli
anni: è passata dal 25,6 per cento nel 1993 al 20,8 nel 2009. Il passaggio dal primo figlio ai
figli di ordine successivo, infatti, è divenuto negli anni ’90 sempre meno frequente: i secondi
figli sono divenuti sempre più rari e le nascite successive una eccezione. La sostanziale
uguaglianza nelle percentuali tra il 1993 e il 2009 nelle fasce d’età più basse è l’effetto di
una ripresa della fecondità avvenuta, appunto, in tempi più recenti e che ha riguardato sia le
nascite dei primogeniti sia i figli del secondo ordine, seppure in misura molto più contenuta.
(Istat, 2006d).
4.4.3 Indicatore “Famiglie diverse”
Il terzo indicatore che studia le relazioni interfamiliari è l’indicatore chiamato “Famiglie
diverse” (Tavola 4.4). L’instabilità coniugale e l’accettazione della convivenza prima del
matrimonio, e anche come stile di tutta una vita, hanno fatto crescere la quota di bambini e
78
ragazzi che vivono in tipologie familiari definite come “nuove” o “innovative” nei 17 anni
esaminati.
Nel 2009 quasi un bambino su 4 nasce in famiglie ricostituite, in unioni libere o in nuclei
monogenitoriali; nel 1993 solo l’8 per cento dei bambini di 0-4 anni si trovava in questa
condizione. L’aumento è dovuto sia alla quota di bambini che vivono con un solo genitore
(che è raddoppiata) che a causa di coloro che vivono in famiglie ricostituite e in unioni libere
(la quota è triplicata). Il fenomeno si manifesta per i bambini e i ragazzi, mentre non si
assiste ad una stessa dinamica di incremento per i giovani tra 20 e 29 anni.
79
Tavola e Grafico 4.2: Indicatore “Tipologia familiare” – Percentuale di giovani per tipologia di famiglia (dati assoluti in migliaia)
Con chi vive?
Classe d'età Numerosità
% giovani che vivono in famiglia
Con entrambi i
genitori Con il padre
Con la madre
Giovani che vivono in famiglia
ANNO 1993 0-4 anni 2.762 99.7 96.2 0.5 3.3 2.755
5-9 anni 2.886 99.8 94.1 0.7 5.3 2.880
10-14 anni 3.116 99.6 94.1 0.9 5.0 3.102
15-19 anni 3.955 98.3 91.1 1.8 7.1 3.888
20-24 anni 4.376 83.9 85.9 2.5 11.6 3.671
25-29 anni 4.301 47.2 81.0 2.8 16.3 2.029
Totale 21.396 85.6 16.618 275 1.432 18.325
90.7 1.5 7.8 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 2.661 99.9 91.1 0.9 8.0 2.659
5-9 anni 2.815 99.8 91.1 1.4 7.6 2.810
10-14 anni 2.723 99.7 88.5 1.2 10.3 2.715
15-19 anni 3.000 98.5 85.6 2.3 12.1 2.955
20-24 anni 3.001 86.2 85.0 3.1 11.9 2.588
25-29 anni 3.464 59.1 83.9 3.6 12.5 2.047
Totale 89.3 13.830 317 1.627 15.774
17.664
87.7 2.0 10.3 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
80
Tavola e Grafico 4.3: Indicatore “Presenza di fratelli” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per presenza di fratelli (dati assoluti in migliaia)
Con chi vive?
Classe d'età senza fratelli con un fratello con 2 o più fratelli
è presente almeno un
figlio con 10 anni o meno Totale
ANNO 1993 0-4 anni 41.9 43.3 14.8 100.0 2.755
5-9 anni 19.7 57.0 23.3 100.0 2.880
10-14 anni 16.8 52.1 31.0 54.3 3.102
15-19 anni 17.8 50.6 31.6 19.0 3.888
20-24 anni 26.0 47.1 26.9 4.7 3.671
25-29 anni 37.8 40.7 21.5 0.4 2.029
Totale 4.660 8.974 4.691 8.237 18.325
25.4 49.0 25.6 45.0 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 42.3 43.9 13.8 100.0 2.659
5-9 anni 21.0 58.9 20.1 100.0 2.810
10-14 anni 18.8 56.1 25.1 51.4 2.715
15-19 anni 21.5 53.4 25.0 18.5 2.955
20-24 anni 27.6 50.4 22.0 5.8 2.588
25-29 anni 36.3 45.8 17.9 1.4 2.047
Totale 4.321 8.165 3.288 7.589 15.774
27.4 51.8 20.8 48.1 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
81
Tavola e Grafico 4.4: Indicatore “Famiglie diverse” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per stato civile dei genitori (dati assoluti in migliaia)
Con chi vive?
Classe d'età Con genitori
coniugati Con un solo
genitore
In famiglie ricostituite o unioni libere Totale
ANNO 1993
0-4 anni 92.0 3.8 4.3 2.755
5-9 anni 90.8 6.0 3.3 2.880
10-14 anni 91.1 5.9 3.0 3.102
15-19 anni 88.2 8.9 2.9 3.888
20-24 anni 82.5 14.1 3.4 3.671
25-29 anni 79.0 19.0 2.0 2.029
Totale 16.038 1.707 580 18.325
87.5 9.3 3.2 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 78.3 8.9 12.8 2.659
5-9 anni 84.0 8.9 7.1 2.810
10-14 anni 81.7 11.5 6.8 2.715
15-19 anni 78.9 14.4 6.7 2.955
20-24 anni 79.8 15.0 5.2 2.588 25-29 anni 80.1 16.1 3.8 2.047 Totale 12.695 1.943 1.135 15.774
80.5 12.3 7.2 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
82
4.5 Indicatori di contesto: indicatori sulla condizione economica e abitativa della
famiglia
I successivi quattro indicatori delineano la condizione economica e abitativa delle famiglie.
Due indicatori sono oggettivi; due invece descrivono percezioni soggettive dell’andamento
economico a disposizione delle famiglia.
4.5.1 Indicatore “Titolo di godimento dell’abitazione”
La maggioranza delle famiglie residenti in Italia fruisce di una casa in proprietà senza
rilevanti differenze per regione (Istat, 2010). Più interessanti sono le differenze presenti tra
famiglie di giovane formazione (con figli minori) e famiglie meno “giovani” (con figli
maggiorenni): nel 2009 il 63,9 per cento dei bambini più piccoli vive in case di proprietà
mentre tra coloro che hanno 25-29 anni coloro che vivono in case di proprietà sono l’80,8
per cento.
Si assiste, inoltre, ad un “miglioramento” della condizione abitativa intermini di proprietà
riscontrabile per i ragazzi più giovani: la percentuale di bambini 0-4enni che vivono in case
di proprietà assume nel tempo un andamento altalenante aumentando comunque dal 1993 al
2009 di 4 punti percentuali (Tavola 4.5).
4.5.2 Indicatore “Presenza di disagi”
Il secondo indicatore oggettivo di situazione economica/abitativa è la “Presenza di disagi”. I
disagi contabilizzati riguardano le spese per l'abitazione (se troppo alte), l'ampiezza
dell'abitazione (se troppo piccola), la distanza dell'abitazione da altri familiari (se troppo
distante) e le condizioni dell'abitazione (se cattive).
Dall’analisi della Tavola 4.6 e della Tavola corrispondente nell’Appendice A, emerge un
andamento ballerino negli anni senza però differenze significative tra famiglie con figli di
fasce d’età diverse. La maggioranza delle famiglie dichiara di subire un disagio (47 per cento
nel 1993 e 47,8 per cento nel 2009) seguita dalle famiglie che dichiarano di non averne
nessuno (28,7 per cento nel 1993 e 24,6 per cento nel 2009) o di averne due (19,1 per cento
nel 1993 e 21,4 per cento nel 2009).
83
4.5.3 Indicatore “Situazione economica”
Il primo indicatore percettivo della situazione economica è denominato “Situazione
economica”. La domanda somministrata alla famiglia chiede: “Confrontando la situazione
economica della famiglia con quella di un anno fa, lei ritiene che sia: 1) Molto migliorata,
2) Un po’ migliorata, 3) Rimasta più o meno la stessa, 4) Un po’ peggiorata, 5) Molto
peggiorata”. Esprime, quindi, una autovalutazione delle proprie difficoltà e risorse
economiche disponibili. Insieme al successivo indicatore, definisce un quadro chiaro del
pregresso economico vissuto dalla famiglia.
Le famiglie con figli risultano avere un atteggiamento critico e pessimista riguardo la loro
situazione economica: nel 2009 più del 14 per cento di famiglie ritengono che la loro
situazione economica sia molto peggiorata (senza differenze per età dei figli) ed il 36,9 per
cento dichiara che sia peggiorata (contro il 33,4 per cento del 1993). Nel 2009 una famiglia
su due vede un peggioramento più o meno accentuato nella propria situazione economica,
mentre nel 1993 una famiglia su due dichiarava una sostanziale invarianza economica
(Tavola 4.7).
Analizzando la serie storica dei dati si nota come alla fine degli anni ’90 e nei primi anni del
nuovo secolo la situazione economica percepita dalla famiglie era indubbiamente positiva.
Possiamo considerare il 2001 come l’anno “migliore” per le famiglie: il 13,8 per cento di
famiglie dichiarava di avere una situazione economica migliorata, per il 65,2 per cento era
rimasta uguale, per il 17,1 per cento era peggiorata e soltanto il 2,8 per cento la percepiva
molto peggiorata. Dal 2002 iniziava un periodo pessimista che ha raggiunto i valori negativi
più elevati nel 2008 e nel 2009.
4.5.4 Indicatore “Risorse economiche”
La domanda a cui fa riferimento l’indicatore è la seguente: “Con riferimento agli ultimi 12
mesi e tenendo presente le esigenze di tutti i componenti familiari, come sono state le risorse
economiche complessive della famiglia? 1) Ottime 2) Adeguate 3) Scarse 4) Assolutamente
insufficienti”. Questo indicatore manifesta negli anni esaminati lo stesso andamento
riscontrato per l’indicatore precedente della situazione economica, con una crescita nella
percezione delle risorse disponibili avvenuta dal 1993 al 2001 ed una successiva decrescita.
Le risorse economiche sono considerate tuttavia ancora adeguate dal 53,1 per cento degli
individui (Tavola 4.8). Da notare come, nel 2009, circa 1 milione e 300 mila bambini e
84
ragazzi vivano in famiglie che dichiarano di avere avuto risorse economiche insufficienti
(erano circa 900 mila nel 1993).
85
Tavola e Grafico 4.5: Indicatore “Titolo di godimento dell’abitazione” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per titolo di godimento dell’abitazione (dati assoluti in migliaia)
Titolo di godimento dell'abitazione
Classe d'età
Casa di proprietà della
famiglia Altro tipo di
contratto Totale ANNO 1993 0-4 anni 59.2 40.8 2.755
5-9 anni 63.9 36.1 2.880
10 -14 anni 70.2 29.8 3.102
15-19 anni 73.7 26.3 3.888
20-24 anni 74.1 25.9 3.671
25-29 anni 75.6 24.4 2.029
Totale 12.768 5.557 18.325
69.7 30.3 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 63.9 36.2 2.659
5-9 anni 69.4 30.6 2.810
10 -14 anni 69.8 30.2 2.715
15-19 anni 72.1 28.0 2.955
20-24 anni 77.0 23.0 2.588
25-29 anni 80.8 19.2 2.047
Totale 11.319 4.455 15.774
71.8 28.2 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
86
Tavola e Grafico 4.6: Indicatore “Presenza di disagi” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per presenza di disagi nell’abitazione (dati assoluti in migliaia)
Presenza di disagi nell'abitazione
Nessun disagio Un disagio Due disagi
Tre o più disagi Totale
Classe d'età ANNO 1993 0-4 anni 30.6 45.0 19.0 5.4 2755
5-9 anni 29.1 45.4 20.5 5.0 2880
10-14 anni 27.9 47.0 19.6 5.5 3102
15-19 anni 29.0 46.5 19.3 5.3 3888
20-24 anni 27.1 49.5 18.5 4.9 3671
25-29 anni 29.2 48.6 16.8 5.5 2029
Totale 5258 8615 3490 962 18325
28.7 47.0 19.1 5.3 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 23.3 44.5 24.7 7.5 2659
5-9 anni 26.0 45.1 22.2 6.8 2810
10-14 anni 23.0 48.2 23.2 5.6 2715
15-19 anni 23.6 49.1 20.0 7.3 2955
20-24 anni 24.7 50.5 19.3 5.5 2588
25-29 anni 27.5 49.6 18.7 4.3 2047
Totale 3874 7532 3382 986 15774
24.6 47.8 21.4 6.3 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
I disagi considerati sono 4 e riguardano: le spese per l'abitazione troppo alte, l'ampiezza dell'abitazione troppo piccola, la
distanza dell'abitazione da altri familiari, le cattive condizioni dell'abitazione.
87
Tavola e Grafico 4.7: Indicatore “Situazione economica” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per percezione della propria situazione economica (dati assoluti in migliaia)
Situazione economica rispetto all'anno precedente (a ) Migliorata
(c) Rimasta
uguale Peggiorata Molto
peggiorata Totale Classe d'età ANNO 1993 0-4 anni 11.4 52.1 29.0 6.4 2.755
5-9 anni 7.0 51.3 32.3 8.4 2.880
10 -14 anni 6.5 49.6 34.4 8.8 3.102
15-19 anni 5.4 50.0 34.6 9.3 3.888
20-24 anni 5.2 48.8 35.3 9.9 3.671
25-29 anni 6.5 50.8 34.1 8.0 2.029
Totale 1.250 9.215 6.126 1.578 18.325
6.8 50.3 33.4 8.6 99.2(b)
ANNO 2009 0-4 anni 8.2 42.7 34.5 13.6 2.659
5-9 anni 6.8 45.5 33.1 13.7 2.810
10 -14 anni 4.4 44.8 35.9 14.3 2.715 15-19 anni 3.9 41.9 38.8 14.4 2.955
20-24 anni 3.8 39.8 39.8 16.1 2.588 25-29 anni 3.5 41.6 40.0 14.3 2.047 Totale 815 6.748 5.818 2.273 15.774
5.2 42.8 36.9 14.4 99.3* Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
Il totale della percentuali per riga può non fare 100 per la presenza di valori mancanti non
riportati nella tabella
La modalità “Molto migliorata” è stata accorpata alla modalità “Un po’ migliorata” visto il
numero molto limitato di risposte
88
Tavola e Grafico 4.8: Indicatore “Risorse economiche” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per percezione della disponibilità delle risorse economiche della famiglia (dati assoluti in migliaia)
Risorse economiche (a)
Adeguate o
ottime (c) Scarse Insufficienti Totale (Valori
assoluti)
Classe d'età ANNO 1993 0-4 anni 63.3 30.5 5.0 2.755
5-9 anni 58.9 34.7 5.4 2.880
10 -14 anni 58.4 35.0 5.7 3.102
15-19 anni 56.3 37.4 5.3 3.888
20-24 anni 56.9 37.1 5.1 3.671
25-29 anni 60.8 35.0 3.6 2.029
10.766 6.451 936 18.325 Totale (Valori assoluti)
58.8 35.2 5.1 99.1(b)
ANNO 2009 0-4 anni 55.4 36.6 7.4 2.659
5-9 anni 57.0 35.4 7.0 2.810
10 -14 anni 53.0 38.0 8.3 2.715
15-19 anni 50.7 38.8 9.4 2.955
20-24 anni 49.7 39.8 9.7 2.588
25-29 anni 52.6 39.3 7.4 2.047
8.372 5.982 1.298 15.774 Totale (Valori assoluti)
53.1 37.9 8.2 99.2(b)
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
Il totale della percentuali per riga può non fare 100 per la presenza di valori mancanti non riportati
nella tabella
La modalità “Ottime” è stata accorpata alla modalità “Adeguate” visto il numero molto limitato di
risposte
89
4.6 Indicatori relazionali e di contesto: indicatori sullo status socio-economico
della famiglia
I successivi tre indicatori delineano lo status socio-economico della famiglia, andando ad
esaminare il titolo di studio, la condizione occupazionale e la professione dei genitori.
4.6.1 Indicatore “Livello d’istruzione”
Il primo indicatore “Livello d’istruzione” (Tavola 4.9) considera il titolo di studio più alto
conseguito dai genitori in coppia oppure il titolo di studio dell’unico genitore presente nella
famiglia. Determinate scelte di consumo si manifestano, infatti, in modo e maniera differente
secondo il capitale culturale che è presente nell’ambito familiare. Con il titolo di studio
conseguito si identifica in letteratura il capitale culturale istituzionalizzato, anche se a
comporre il capitale culturale convergono non solo le conoscenze, ma anche le competenze e
le modalità d’uso delle informazioni e delle conoscenze e competenze stesse. La
metodologia adottata43 tiene conto che nell’ambito delle coppie esistono analogie per quanto
riguarda il livello di istruzione: “il 60 per cento dei partners ha lo stesso livello di istruzione,
mentre quando questo differisce, nel 26 per cento dei casi la coppia è caratterizzata dal
binomio medio-basso e solo nel 2 per cento si osserva l’abbinamento alto-basso livello di
istruzione” (Istat, 2006d). L’aumentata scolarizzazione avvenuta negli ultimi anni si
manifesta nelle percentuali molto differenti che si ottengono nel 1993 e nel 2009. Se nel
1993 il 25,6 per cento dei bambini e ragazzi viveva in una famiglia dove i genitori avevano
la licenza elementare, nel 2009 la quota di questi bambini e ragazzi è scesa al 6,1 per cento;
nel contempo sono aumentate tutte le percentuali riguardanti i titoli di studio più elevati
posseduti da almeno un genitore ed in particolare il 40,9 per cento dei ragazzi vive in
famiglie con almeno un genitore con la licenza media, il 36,8 per cento con un genitore
diplomato e il 16,1 per cento con un genitore laureato. I bambini più piccoli sono inseriti
ovviamente in famiglie dove i genitori hanno titoli di studio più alti.
4.6.2 Indicatore “Condizione occupazionale”
Un secondo indicatore denominato “Condizione occupazionale” (Tavola 4.10) considera
l’occupazione principale dei genitori. Le modalità accorpano le condizioni occupazionali dei
genitori in coppia o dell’unico genitore presente classificando i ragazzi in base
43 La struttura di questo indicatore è la stessa utilizzata dall’OECD nelle indagini Pisa (Programme for International Student Assessment).
90
all’inserimento in una famiglia dove 1) tutti e due i genitori sono occupati, 2) dove il padre
lavora e la madre è casalinga, 3) dove lavora un solo genitore (e l’altro o non è presente o è
in altra condizione) e 4) dove non lavora nessun genitore (il/i genitore/i è/sono in altra
condizione occupazionale). Il sistema familiare odierno è fortemente influenzato dal mondo
del lavoro, nelle scelte e nei bisogni dei membri della famiglia. Non ultimo ne è influenzato
anche il fare vacanza, sempre più diventato un bisogno per chi lavora (diritto di fare le due
settimane di ferie in estate, o anche dovere per chiusure aziendali) ed un limite condizionante
per la decisione del periodo e della durata della vacanza. Inoltre, come si vede dai dati, la
famiglia basata su ruoli complementari (padre lavoratore e madre casalinga) sta lasciando il
posto alla “nuova famiglia”, un modello “a due lavoratori”, con una divisione più simmetrica
del lavoro remunerato e di quello non remunerato (Bisi, 1999).
Nascere nel 1993 e negli anni immediatamente successivi voleva dire avere una probabilità
più alta di avere una mamma casalinga ed un padre lavoratore; nascere dal 1998 fino al 2009
vuol dire avere una probabilità più alta di avere due genitori entrambi occupati.
Particolare è l’interpretazione delle percentuali riferite alla modalità “nessun genitore lavora”
che raccoglie, per i bambini più piccoli, la situazione di precarietà lavorativa che stanno
vivendo i loro giovani genitori che stentano ad entrare nel mondo del lavoro.
4.6.3 Indicatore “Condizione professionale”
Il terzo indicatore “Condizione professionale” (Tavola 4.11) considera la professione più
elevata svolta dai genitori in coppia oppure la professione svolta dall’unico genitore
occupato/presente nella famiglia. Le stesse analogie ritrovate per il titolo di studio si
ritrovano quando si considera la posizione nella professione. “Nel caso in cui entrambi i
membri della coppia siano occupati, il 57,7 per cento di loro ha lo stesso livello nella
classificazione per posizione nella professione. Quando si riscontrano differenze, si tratta o
di una coppia in cui la donna ha una posizione nella professione intermedia e l’uomo alta
(14,3 per cento), oppure lei media e lui bassa (14,1 per cento dei casi). Solo nel 3 per cento
delle coppie si osserva l’abbinamento alta-bassa posizione nella professione” (Istat, 2006d).
Dalla Tavola 4.11 si evidenza un costante e leggero aumento dei ragazzi con almeno un
genitore dirigente o libero professionista (dal 9 per cento del 1993 al 15,6 per cento del
2009)
91
Tavola e Grafico 4.9: Indicatore “Livello d’istruzi one” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per livello di istruzione più alto conseguito da uno dei genitori (dati assoluti in migliaia)
Titolo di studio più alto conseguito da un genito re
Licenza Elementare
Licenza Media
Diploma superiore Laurea Totale Classe
d'età ANNO 1993 0-4 anni 4.9 41.5 38.0 15.7 2755
5-9 anni 9.4 42.0 36.1 12.4 2880
10 -14 anni 17.4 42.6 28.8 11.2 3102
15-19 anni 29.2 38.9 23.7 8.2 3888
20-24 anni 41.3 34.1 17.3 7.3 3671
25-29 anni 54.0 26.3 14.1 5.7 2029
Totale 4692 6971 4823 1840 18325
25.6 38.0 26.3 10.0 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 2.7 32.6 41.5 23.2 2659
5-9 anni 2.1 38.5 41.7 17.7 2810
10 -14 anni 3.0 40.5 40.1 16.3 2715
15-19 anni 5.0 44.9 35.9 14.2 2955
20-24 anni 9.7 46.2 31.2 13.0 2588
25-29 anni 17.4 43.0 28.3 11.3 2047
Totale 968 6450 5810 2546 15774
6.1 40.9 36.8 16.1 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
92
Tavola e Grafico 4.10: Indicatore “Condizione occupazionale” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per condizione occupazionale dei genitori (dati assoluti in migliaia)
Condizione occupazionale dei genitori
Classe d'età
tutti e 2 i genitori
occupati
padre occupato,
madre casalinga
un solo genitore
occupato
nessun genitore
occupato Totale
ANNO 1993 0-4 anni 39.7 43.4 8.7 8.1 2.755
5-9 anni 38.9 45.4 8.1 7.5 2.880
10-14 anni 37.1 46.2 9.7 6.9 3.102
15-19 anni 30.5 45.2 12.8 11.5 3.888
20-24 anni 22.9 37.3 16.1 23.6 3.671
25-29 anni 12.1 27.0 15.5 45.4 2.029
Totale 5.638 7.615 2.180 2.892 18.325
30.8 41.6 11.9 15.8 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 42.8 30.5 15.6 11.1 2.659
5-9 anni 43.9 31.2 16.1 8.9 2.810
10-14 anni 42.0 30.0 16.1 11.9 2.715
15-19 anni 35.8 30.0 20.1 14.0 2.955
20-24 anni 30.3 29.6 20.4 19.7 2.588
25-29 anni 18.6 22.9 20.4 38.1 2.047
Totale 5.733 4.623 2.843 2.574 15.774
36.4 29.3 18.0 16.3 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
93
Tavola e Grafico 4.11: Indicatore “Condizione professionale” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per condizione professionale più elevata di uno dei genitori (dati assoluti in migliaia)
Professione più elevata del/i genitore/i occupato/i
Classe d'età
Dirigente, imprenditore,
libero professionista
Impiegato, quadro Operaio
Lavoratore in proprio
In altra condizione
ma non occupato Totale
ANNO 1993 0-4 anni 11.6 37.9 27.8 14.5 8.1 2.755
5-9 anni 9.1 37.2 29.5 16.7 7.5 2.880
10-14 anni 9.0 35.2 29.9 19.0 6.9 3.102
15-19 anni 8.1 30.2 33.0 17.2 11.5 3.888
20-24 anni 8.9 20.5 27.9 19.1 23.6 3.671
25-29 anni 7.3 11.8 18.8 16.6 45.4 2.029
Totale 1.651 5.370 5.234 3.179 2.892 18.325
9.0 29.3 28.6 17.4 15.8 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 18.7 32.7 28.4 9.1 11.1 2.659
5-9 anni 16.7 33.6 29.3 11.5 8.9 2.810
10-14 anni 16.7 32.5 27.7 11.3 11.9 2.715
15-19 anni 14.9 33.3 27.3 10.5 14.0 2.955
20-24 anni 13.6 29.9 26.8 10.1 19.7 2.588
25-29 anni 11.9 21.3 18.0 10.6 38.1 2.047
Totale 2.454 4.886 4.198 1.661 2.574 15.774
15.6 31.0 26.6 10.5 16.3 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
94
4.7 Indicatori sulle vacanze
L’indicatore “Vacanza” esprime la quota di bambini/ragazzi/giovani che hanno fatto almeno
un periodo di vacanza di 4 o più notti consecutive e sarà trattato nel paragrafo 4.7.1.
Dal paragrafo 4.7.2 l’analisi dei dati verterà su coloro che hanno fatto almeno un periodo di
vacanza44, mentre il paragrafo 4.8, la tavola e il grafico 4.19 tratteranno coloro che non
hanno fatto vacanze per i motivi della non vacanza.
4.7.1 Indicatore “Vacanza”
La percentuale di coloro che hanno fatto almeno una vacanza sale dal 51,3 per cento nel
1993 al 56,1 per cento nel 2009. L’andamento negli anni riflette ciò che si era visto nel
capitolo precedente con momenti di crescita, momenti di stagnazione e momenti di
decrescita. Gli anni che presentano le quote maggiori di giovani viaggiatori sono il 2006 e il
2007 (rispettivamente con il 60,8 per cento e il 61,7 per cento di giovani che hanno fatto
almeno una vacanza). Rispetto alla popolazione totale la propensione alla vacanza dei
giovani e dei bambini rimane in tutti gli anni esaminati una loro prerogativa sviluppando
percentuali maggiori rispetto alla media generale.
Le fasce di età che si avvantaggiano di più sono proprio le fasce dei ragazzi più giovani: tra
il 1993 e il 2009 i 10-14enni aumentano di quasi 8 punti percentuali, seguiti dai 5-9enni che
aumentano di 6,5 punti percentuali. L’incremento dei bambini molto piccoli si attesta di 4,5
punti percentuali. Aumenta inoltre la quota di ragazzi che vanno più volte in vacanza: dal
12,5 per cento nel 1993 al 19,7 per cento nel 2009. Diminuisce tra le due occasioni di
confronto il numero di giorni, in tendenza con quanto avviene nel turismo più in generale: da
una media di 20 giorni di vacanza nel 1993, si arriva ad una media di 15 giorni nel 2009.
Coloro che non fanno neanche un periodo di vacanza diminuiscono in percentuale dal 48,7
per cento del 1993 al 43,9 per cento del 2009.
La ricerca della vacanza familiare si dimostra, con il passare degli anni, ancora di più un
fenomeno collettivo, che riguarda tutti i figli presenti nella famiglia e sempre più spesso la
famiglia nel suo complesso. Nel 1993 il 45,8 per cento dei ragazzi andava in vacanza
insieme ai suoi fratelli (se presenti) ed il 36,8 per cento con tutta la famiglia; nel 2009 il 50,5
per cento dei ragazzi parte insieme ai fratelli e il 42,7 per cento insieme a tutti i membri della
44 Gli indicatori calcolati su coloro che hanno fatto almeno un periodo di vacanza sono stati sviluppati soltanto per il 1993 e il 2009 poiché negli altri anni della serie storica non è sempre stata chiesta la totalità delle informazioni. Le informazioni presenti per tutti gli anni sono l’aver fatto almeno una vacanza e i motivi della non vacanza.
95
famiglia. Il viaggio familiare accomuna maggiormente i bambini e i ragazzi tra i 5 e i 14 anni
d’età. I risultati sono in linea con quanto riportato anche dall’Indagine Multiscopo “Viaggi e
Vacanze” dove viene rilevato che la quota di partner in coppia che vanno in vacanza con
tutta la famiglia decresce al crescere dell’età dei partner (Baiocchi, Dattilo, 2009) e di
conseguenza al crescere dell’età dei figli.
96
Tavola e Grafico 4.12: Indicatore “Vacanza” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per compimento di almeno una vacanza (dati assoluti in migliaia)
Almeno una vacanza
Classi d'età % Una sola Più di una
vacanza
Numero medio di giorni di vacanza
Nessuna vacanza
Tutta la famiglia è andata in vacanza
Tutti i figli sono
andati in vacanza Totale
ANNO 1993 0-4 anni 46.3 36.4 9.9 22,4 giorni 53.7 42.9 45.5 2.755
5-9 anni 52.0 38.7 13.3 22,0 giorni 48.0 46.1 49.8 2.880
10-14 anni 51.2 38.7 12.5 21,8 giorni 48.8 41.9 47.6 3.102
15-19 anni 50.1 37.7 12.4 20,6 giorni 49.9 34.7 43.1 3.888
20-24 anni 53.6 41.0 12.6 17,8 giorni 46.4 29.1 44.5 3.671
25-29 anni 55.0 40.6 14.5 17,7 giorni 45.0 25.5 45.7 2.029
Totale 9.394 7.110 2.284 20,4 giorni 8.932 6.747 8.400 18.325
51.3 38.8 12.5 48.7 36.8 45.8 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 50.8 35.6 15.2 18,6 giorni 49.2 47.7 49.2 2.659
5-9 anni 58.5 36.2 22.3 18,6 giorni 41.6 53.6 56.1 2.810
10-14 anni 59.1 36.9 22.3 17,8 giorni 40.9 50.0 55.3 2.715 15-19 anni 55.8 35.4 20.4 17,5 giorni 44.2 39.9 48.3 2.955
20-24 anni 54.5 36.7 17.9 14,0 giorni 45.5 32.0 45.6 2.588 25-29 anni 57.9 38.3 19.6 13,8 giorni 42.1 29.1 47.8 2.047 Totale 8.845 5.745 3.100 15,7 giorni 6.929 6.734 7.969 15.774
56.1 36.4 19.7 43.9 42.7 50.5 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
97
La vacanza è un fenomeno geograficamente disomogeneo sul territorio italiano. La distanza
nella propensione a fare vacanza tra il centro-nord e il sud d’Italia rimane ampia, anche se
nel 2009 il gap tra ripartizioni diminuisce (Tavola 4.13). La minima differenza si riscontra
tra i residenti nel Centro e quelli nel Sud con 21 punti percentuali in meno (erano 25 nel
1993), mentre la massima differenza si trova tra i residenti nel Nord-ovest e quelli nelle
Isole con 44 punti percentuali in meno (erano 48 nel 1993).
Di importanza rilevante sono però i progressi che si sono avuti nelle regioni meridionali: la
percentuale di aumento del fenomeno è stata del 27,8 per cento per le Isole e del 17,2 per
cento per il Sud (gli aumenti percentuali per le altre ripartizione non superano il 5 per cento).
Grafico 4.13: Indicatore “Vacanza” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per compimento di almeno una vacanza e ripartizione geografica
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
98
Tavola 4.13: Indicatore “Vacanza” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per compimento di almeno una vacanza e ripartizione geografica (dati assoluti in migliaia)
Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole Totale
Totale
Persone
% Andate in
vacanza Totale
Persone
% Andate in
vacanza Totale
Persone
% Andate in
vacanza Totale
Persone
% Andate in
vacanza Totale
Persone
% Andate in
vacanza Totale
Persone
% Andate in
vacanza ANNO 1993 0-4 anni 622 68.5 426 63.6 469 54.5 852 29.8 386 18.0 2.755 46.3 5-9 anni 596 78.5 425 65.8 501 61.5 908 36.0 450 25.4 2.880 52.0
10-14 anni 675 70.8 464 66.9 522 61.1 1.009 35.2 432 29.2 3.102 51.2 15-19 anni 887 73.3 622 61.3 663 57.5 1.216 34.3 501 23.9 3.888 50.1
20-24 anni 960 73.3 681 65.5 696 58.3 903 33.3 432 25.8 3.671 53.6 25-29 anni 506 72.0 394 63.8 444 66.5 482 32.7 203 23.7 2.029 55.0 Totale 4.247 72,8 3.011 64,4 3.295 59,6 5.370 33,7 2.404 24,5 18.325 51,3 23.2 16.4 18.0 29.3 13.1
ANNO 2009 0-4 anni 694 69.1 529 60.4 503 52.8 659 34.3 274 22.0 2.659 50.8
5-9 anni 704 78.5 522 73.2 553 61.4 681 39.8 350 27.9 2.810 58.5 10-14 anni 654 78.9 476 74.4 491 64.0 771 37.9 323 40.0 2.715 59.1
15-19 anni 730 77.3 511 66.8 476 59.6 823 40.3 415 31.0 2.955 55.8 20-24 anni 574 75.7 406 63.0 489 62.3 787 40.1 331 30.4 2.588 54.5
25-29 anni 437 72.7 328 64.4 420 68.9 598 45.3 264 36.5 2.047 57.9 Totale 3.793 75,5 2.772 67,2 2.931 61,3 4.320 39,5 1.957 31,3 15.774 56.1 24.1 17.6 18.6 27.4 12.4
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
99
4.7.2 Indicatore “Periodi di vacanza”
Nel dettaglio dei “Periodi di vacanza” si nota come è aumentata la quota di coloro che hanno
la possibilità di fare più vacanze: nel 2009, 1 giovane ogni 3 fa almeno due periodi di
vacanza mentre, nel 1993, 1 giovane ogni 4 poteva fare più di una vacanza. In termini
assoluti più di un milione di bambini e ragazzi va da tre a più volte in vacanza, e circa 2
milioni almeno 2 volte (Tavola 4.14).
4.7.3 Indicatore “Luogo di vacanza”
Il luogo di destinazione varia anch’esso molto nelle due occasioni temporali. Se nel 1993 il
viaggio all’estero era limitato a pochi eletti e avveniva più frequentemente, seppure ancora
con valori molto limitati, dopo i 15 anni, nel 2009 andare all’estero è diventato più frequente
anche per i bambini più piccoli oltre che per i giovani. Nel 2009, circa il 25 per cento dei
bambini al di sotto dei quattro anni fa un viaggio all’estero (1 bambino ogni 4) mentre nel
1993 solo il 10 per cento viaggiava oltre il confine italiano (Tavola 4.15).
4.7.4 Indicatore “Tempo della vacanza”
Il tempo delle vacanze si riduce dal 1993 al 2009. Aumentano i periodi di vacanza ma
diminuiscono i giorni di vacanza, a delineare come le vacanze si sono fatte più corte, e come,
anche nella vita di un bambino o ragazzo, gli impegni (familiari) sono tali da permettere
prevalentemente vacanze corte (da 4 a 7 giorni), e dove c’è la possibilità, ripetute nel tempo.
Se nel 1993 più della metà dei bambini e dei ragazzi faceva vacanze per più di 15 giorni, nel
2009 più della metà dei bambini e dei ragazzi fa vacanze per un totale massimo di 14 giorni
(Tavola 4.16).
4.7.5 Indicatori “Vacanze in Italia” e “Vacanze all’estero”
La combinazione dell’indicatore “Luogo della vacanza” e dell’indicatore “Tempo della
vacanza” genera due altri indicatori che illustrano rispettivamente il tempo speso per vacanze
in Italia e il tempo speso per vacanze all’estero. Come già evidenziato precedentemente
diminuiscono i viaggi in Italia e diminuisce il tempo delle vacanze in Italia (Tavola 4.17).
Dall’altra parte, aumentano il numero di viaggi all’estero, e vengono preferiti dal collettivo
dei bambini e dei ragazzi i viaggi di una settimana o al massimo di 2 settimane (Tavola
4.18).
100
Tavola e Grafico 4.14: Indicatore “Periodi di vacanza” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine e che hanno fatto almeno una vacanza per numero di periodi di vacanza (dati assoluti in migliaia)
Un periodo di vacanza
Due periodi di vacanza
Più di due periodi di vacanza
Totale persone andate in vacanza
Classi d'età ANNO 1993 0-4 anni 78.7 15.6 5.7 1.276
5-9 anni 74.4 18.7 6.9 1.497
10-14 anni 75.5 16.2 8.3 1.589
15-19 anni 75.2 16.5 8.3 1.949
20-24 anni 76.5 16.5 7.0 1.968
25-29 anni 73.7 19.5 6.8 1.116
Totale 7.110 1.600 683 9.394
75.7 17.0 7.3 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 70.1 19.4 10.5 1.351
5-9 anni 61.9 23.5 14.6 1.643
10-14 anni 62.3 24.2 13.5 1.605
15-19 anni 63.5 21.3 15.2 1.649
20-24 anni 67.2 24.4 8.3 1.411
25-29 anni 66.1 21.0 12.9 1.186
Totale 5.745 1.981 1.119 8.845
65.0 22.4 12.7 100.0 Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
101
Tavola e Grafico 4.15: Indicatore “Luogo della vacanza” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine e che hanno fatto almeno una vacanza per luogo di destinazione (dati assoluti in migliaia)
Vacanza solo in
Italia Vacanza solo
all'estero
Vacanza sia in Italia che all'estero Totale
Classi d'età ANNO 1993 0-4 anni 90.7 4.6 4.7 1.276
5-9 anni 89.4 3.8 6.8 1.497
10-14 anni 85.1 7.5 7.4 1.589
15-19 anni 81.7 7.6 10.6 1.949
20-24 anni 71.6 16.1 12.4 1.968
25-29 anni 65.6 21.3 13.1 1.116
Totale 7.580 937 877 9.394
80.7 10.0 9.3 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 74.5 15.7 9.8 1.351
5-9 anni 73.6 13.9 12.5 1.643
10-14 anni 70.0 14.2 15.8 1.605
15-19 anni 63.6 19.0 17.5 1.649
20-24 anni 61.7 23.1 15.2 1.411
25-29 anni 55.7 25.9 18.5 1.186
Totale 5.917 1.614 1.313 8.845
66.9 18.3 14.9 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
102
Tavola e Grafico 4.16: Indicatore “Tempo della vacanza” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine e che hanno fatto almeno una vacanza per durata delle vacanze (dati assoluti in migliaia)
Fino a 7 giorni di vacanza
Da 8 a 14 giorni di vacanza
Oltre 15 giorni di vacanza Totale
Classi d'età ANNO 1993 0-4 anni 12.8 17.5 69.7 1.276
5-9 anni 12.7 16.5 70.8 1.497
10-14 anni 13.5 17.2 69.3 1.589
15-19 anni 16.2 17.6 66.2 1.949
20-24 anni 17.6 21.2 61.2 1.968
25-29 anni 17.3 21.3 61.4 1.116
Totale 1.422 1.742 6.230 9.394
15.1 18.5 66.3 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 26.8 24.6 48.6 1.351
5-9 anni 27.1 23.7 49.2 1.643
10-14 anni 28.0 24.8 47.2 1.605
15-19 anni 29.8 22.8 47.5 1.649
20-24 anni 37.2 27.2 35.7 1.411
25-29 anni 36.9 26.8 36.2 1.186
Totale 2.709 2.197 3.939 8.845
30.6 24.8 44.5 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
103
Tavola e Grafico 4.17: Indicatore “Vacanze in Italia” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine e che hanno fatto almeno una vacanza per destinazione (dati assoluti in migliaia)
Nessuna vacanza in
Italia
Fino a 7 giorni di
vacanza in Italia
Da 8 a 14 giorni di
vacanza in Italia
Oltre 15 giorni di
vacanza in Italia
Totale persone andate in vacanza
Classe d'età ANNO 1993 0-4 anni 4.6 13.1 17.3 65.0 1.276
5-9 anni 3.8 13.5 16.3 66.4 1.497
10-14 anni 7.5 13.6 16.1 62.8 1.589
15-19 anni 7.6 16.8 17.4 58.2 1.949
20-24 anni 16.1 17.7 20.2 46.0 1.968
25-29 anni 21.3 18.0 17.2 43.4 1.116
Totale 937 1.462 1.650 5.344 9.394
10.0 15.6 17.6 56.9 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 15.7 27.5 22.2 34.6 1.351
5-9 anni 13.9 27.8 20.0 38.3 1.643
10-14 anni 14.2 28.4 20.6 36.8 1.605
15-19 anni 19.0 28.4 17.5 35.2 1.649
20-24 anni 23.1 33.7 19.4 23.7 1.411
25-29 anni 25.9 33.5 19.1 21.5 1.186
Totale 1.614 2.627 1.748 2.856 8.845
18.3 29.7 19.8 32.3 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
104
Tavola e Grafico 4.18: Indicatore “Vacanze all’estero” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine e che hanno fatto almeno una vacanza per destinazione (dati assoluti in migliaia)
Nessuna vacanza
all'estero
Fino a 7 giorni di vacanza
all'estero
Da 8 a 14 giorni di vacanza
all'estero
Oltre 15 giorni di vacanza
all'estero
Totale persone
andate in vacanza
Classe d'età ANNO 1993 0-4 anni 90.7 1.4 2.0 5.9 1.276
5-9 anni 89.4 3.1 3.0 4.5 1.497
10-14 anni 85.1 3.6 4.1 7.3 1.589
15-19 anni 81.7 5.3 4.1 8.8 1.949
20-24 anni 71.6 6.1 7.3 14.9 1.968
25-29 anni 65.6 8.1 7.5 18.9 1.116
Totale 7.580 437 443 934 9.394
80.7 4.7 4.7 9.9 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 74.5 8.1 5.2 12.3 1.351
5-9 anni 73.6 10.5 7.1 8.8 1.643
10-14 anni 70.0 13.0 7.5 9.5 1.605
15-19 anni 63.6 16.0 9.1 11.3 1.649
20-24 anni 61.7 20.4 7.8 10.2 1.411
25-29 anni 55.7 20.5 12.0 11.9 1.186
Totale 5.917 1.286 709 933 8.845
66.9 14.5 8.0 10.6 100.0
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
105
4.8 Indicatori sui “Motivi della non vacanza”: motivo economico, di lavoro o studio, mancanza di abitudine, residenza in luogo di vacanza, motivo familiare, età, altro motivo È interessante notare le motivazioni che esprimono coloro che non hanno svolto neanche un
periodo di vacanza. La domanda che viene loro posta permette di dare più risposte alla scelta
di non aver fatto vacanze.
Il motivo economico è il più segnalato sia nel 1993 (48,7 per cento) che soprattutto nel 2009
dove viene indicato da più del 50 per cento dei ragazzi. È proprio negli ultimi 3 anni
considerati che la motivazione economica ha raggiunto di nuovo quote elevate, mentre in
precedenza si era attestata intorno al 40 per cento e anche meno (36,6 per cento nel 2001).
La motivazione “lavoro e studio” ha una doppia interpretazione: lavoro indica gli impegni
lavorativi dei genitori che a volte impediscono anche ai figli di fare delle vacanze, e studio
indica più propriamente gli impegni di studio dei ragazzi più grandi. Nel 2009 questo motivo
coinvolge il 14,9 per cento dei bambini e dei ragazzi, aumentando la sua importanza e
rimarcando la crescente difficoltà a conciliare lavoro, studio e tempo libero.
La motivazione “mancanza di abitudine” è residuale, solitamente coinvolge fasce di età più
anziane che non sono presenti ovviamente in questo sottocampione.
Il motivo “residenza in luogo di villeggiatura” riporta un numero anch’esso limitato di
preferenze, a dimostrazione che anche se si vive in una località di villeggiatura, la necessità
di una vacanza è universalmente intesa (i valori dell’intero collettivo raggiungono soltanto il
3,4 per cento dell’intera popolazione residente in Italia che non ha fatto neanche un periodo
di vacanza - Istat, 2010).
I motivi “familiare”, “età” e “altro motivo” per questo sottocampione possono essere
considerati insieme, poiché nel 1993 non era previsto il motivo “età” e molte risposte
(soprattutto per i bambini più piccoli) si posizionavano nei motivi familiari o nell’altro
motivo. Tra i più giovani, infatti, l’età viene menzionata come motivo di non vacanza per le
oggettive complicazioni che si devono affrontare quando si viaggia con dei bambini molto
piccoli (Tavola 4.19). Queste modalità sommano tra il 40 e il 45 per cento dei casi in tutti gli
anni considerati.
106
Tavola e Grafico 4.19: Indicatore “Motivi della non vacanza” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine e che non hanno fatto almeno una vacanza per motivi della non vacanza (dati assoluti in migliaia)
Nessuna vacanza Motivi della non vacanza (% sul totale di chi non v a in vacanza)(a)
Persone % sul totale Economico
Lavoro o studio
Mancanza di
abitudine
Residenza in luogo di
vacanza Familiare Età (b)
Altro motivo
Classe d'età ANNO 1993 0-4 anni 1479 53.7 28.6 1.4 3.9 4.2 43.2 15.7
5-9 anni 1383 48.0 40.5 3.2 6.1 5.8 45.1 7.6
10-14 anni 1513 48.8 45.8 4.7 8.1 5.3 40.3 8.0
15-19 anni 1940 49.9 45.8 12.9 8.1 5.6 29.3 10.9
20-24 anni 1704 46.4 46.5 16.9 9.8 5.1 19.0 14.6
25-29 anni 913 45.0 44.8 15.4 10.1 9.4 18.4 18.3
Totale 8.932 48.7 3.765 815 680 463 2.931 1.083
42.2 9.1 7.6 5.2 32.8 12.1
ANNO 2009 0-4 anni 1308 49.2 36.8 2.3 1.6 2.3 34.9 27.8 5.5
5-9 anni 1168 41.6 49.5 6.7 2.9 4.0 39.8 12.5 4.6
10-14 anni 1110 40.9 53.6 11.6 5.6 2.8 35.1 9.6 3.8
15-19 anni 1306 44.2 58.0 17.5 5.4 4.1 28.9 5.2 3.5
20-24 anni 1177 45.5 58.8 27.6 6.1 4.4 18.3 0.2 4.1
25-29 anni 861 42.1 56.5 28.1 8.8 8.5 12.7 0.0 7.1
Totale 6.929 43.9 3.589 1.033 334 233 2.012 687 323
51.8 14.9 4.8 3.4 29.0 9.9 4.7
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
(a) La somma delle percentuali di riga può dare più di 100 per cento poiché i rispondenti potevano fornire più risposte
(b) Modalità non presente nel 1993
107
Capitolo 5 - La propensione alla vacanza
Non programmare viaggi troppi lunghi, più breve è il viaggio, maggiori sono le possibilità di completarlo
Zygmunt Bauman, dal libro “La società dell’incertezza”
5.1 Il modello di regressione logistica binomiale45
La regressione logistica binomiale è un caso particolare di modello lineare generalizzato. Si
tratta di un modello di regressione applicato nei casi in cui la variabile dipendente y sia di
tipo dicotomico riconducibile ai valori 0 e 1, come è la propensione alla vacanza espressa, in
questo caso, esclusivamente con due valori: si o no (si=1; no=0), dove il “si” indica l’aver
fatto almeno un periodo di vacanza di 4 notti consecutive, il “no” indica non aver fatto
nessun periodo di vacanza. Il modello di regressione logistica modella la relazione tra l’esito
dicotomico da esaminare (la propensione alla vacanza) e un set di variabili che possono
essere sia dicotomiche (ad. esempio presenza di figli con 10 anni o meno: si/no) che
categoriche (ad esempio: ripartizione geografica: Nord-Ovest; Nord-Est, Centro, Sud, Isole).
45 Per la metodologia si veda il testo di Agresti A., Finlay B. (2009) “Statistica per le scienze sociali”, Pearson.
108
Nel nostro caso, considerando come variabile dipendente l’aver effettuato almeno un viaggio
di 4 notti consecutive, sono stati applicati alcuni modelli di regressione logistica binomiale
sui dati del 1993 e del 2009 per valutare gli effetti di ciascun indicatore considerato sulla
propensione al verificarsi dell’evento di interesse.
5.2 Dal 1993 al 2009: lo scenario di fondo
Il modello logistico applicato, in due occasioni al 1993 e al 2009, consente di valutare la
probabilità che un bambino, ragazzo e giovane ha di compiere un periodo di vacanza di
almeno 4 notti consecutive (chiamata “Propensione alla vacanza”), esaminata in riferimento
ad ogni singolo indicatore considerato.
Il modello presentato è frutto di alcune scelte statistiche derivate dalla costruzione di modelli
che non saranno qui esposti ma che hanno portato ad eliminare dall’analisi le variabili non
significativamente “correlate” al fenomeno: sono stati eliminati gli indicatori “Titolo di
godimento dell’abitazione” e “Presenza di disagi”. Ciò sta a significare che le due variabili
non distinguono per la propensione a viaggiare.
Il modello stima la probabilità che ha un bambino/ragazzo/giovane di fare almeno un viaggio
in riferimento ad alcune variabili esplicative: quelle che riguardano la struttura familiare
(“Tipologia familiare”, “Presenza di fratelli”, “Famiglie diverse”, “Presenza di figli con 10
anni e meno”); quelle che riguardano la condizione socio-economica dei genitori (a
cominciare dal “Livello d’istruzione dei genitori”, la “Condizione occupazionale dei
genitori” e la “Condizione professionale dei genitori”, e gli indicatori economici di
percezione della “Situazione economica” e delle “Risorse economiche”), ed infine due
variabili che risulteranno essere altamente discriminanti che sono la “Ripartizione geografica
di residenza” e la “Classe d’età”.
5.2.1. Anno 1993: i risultati
I risultati ottenuti per il 1993 (Tavola 5.1) individuano nella Ripartizione geografica di
residenza e a seguire nel titolo di studio posseduto dai genitori e nella classe d’età del
ragazzo i fattori che risultano essere maggiormente “correlati” con la propensione a
viaggiare. Significative sono inoltre la professione esercitata dai genitori e la percezione
della disponibilità di risorse economiche. Un impatto più debole ha l’indicatore Presenza di
109
fratelli, mentre le varabili che rilevano i differenti modi di fare famiglia non risultano
significative.
La propensione al viaggio è fortemente caratterizzata a livello territoriale: la probabilità di
fare un viaggio è più elevata per coloro che vivono nel Settentrione e nel Centro rispetto a
chi vive nelle regioni meridionali ed insulari. Le odds46 di propensione alla vacanza (Grafico
5.1) per i bambini e ragazzi che vivono nel Nord-Ovest sono di 9 volte superiori (8,889) le
odds di chi vive nelle Isole; nel caso in cui si risieda nel Nord-est il rapporto è di 5 volte
superiore (5,851), per chi risiede nel centro Italia è di 4 volte (4,448), mentre coloro che
vivono al sud hanno una probabilità di 1 volta e mezza maggiore (1,703). La probabilità di
fare una vacanza, al netto dell’effetto degli altri fattori, è di 4 volte maggiore tra coloro che
hanno almeno un genitore con una istruzione elevata (Laurea) rispetto a coloro i cui genitori
abbiano soltanto la licenza elementare; è di 3 volte superiore per coloro che hanno almeno
un genitore in possesso del diploma di scuola superiore; ed è infine di 1 volta e mezza
superiore per chi ha i genitori con il titolo di studio più alto Licenza media.
La probabilità di viaggiare per i ragazzi più grandi è significativamente più elevata: 3 volte
superiore per i giovani tra 25 e 29 anni, 2 volte e mezzo per i giovani di 20-24 anni, 2 volte
per i giovani di 15-19 anni, fino a 1 volta e mezza per i ragazzi più piccoli rispetto ai
bambini di 0-4 anni.
Relativamente alla dimensione familiare un impatto significativo si osserva per coloro che
sono figli unici e per coloro che hanno un solo fratello rispetto a coloro che hanno 2 o più
fratelli: la probabilità di fare almeno una vacanza risulta essere rispettivamente maggiore del
40 per cento per i figli unici e del 28 per cento per i ragazzi cha hanno un solo fratello.
La condizione occupazionale risulta nel complesso significativa anche se per tale fattore non
tutti gli effetti risultano essere significativi: la probabilità dei ragazzi che vivono con genitori
entrambi occupati è maggiore del 31 per cento rispetto ai ragazzi che vivono in una famiglia
con ruoli più tradizionali, dove la madre è casalinga e il padre è occupato. La probabilità di
fare un viaggio per i ragazzi con un genitore imprenditore o libero professionista risulta
superiore dell’86 per cento rispetto ai ragazzi dove il lavoro del/i genitore/i è quello
dell’operaio, ed è inoltre più probabile fare una vacanza se un genitore si dichiara impiegato.
46 L’odds ratio è il rapporto tra la frequenza con la quale un evento si verifica in un gruppo (ad esempio nei ragazzi residenti nel Nord.-Ovest) e la frequenza con la quale lo stesso evento si verifica in un gruppo di riferimento (in questo caso i ragazzi residenti nelle Isole).
110
Tavola 5.1 - Modello di regressione logistica. Variabile risposta Propensione alla vacanza. Anno 1993
INDICATORI MODALITA' Stima (a) Probabilità relativa (b) Pr > ChiSq
intercetta -3.5421 <.0001 CLASSE D'ETA' (ref. 0-4 anni) 5-9 anni 0.5002 1.649 <.0001
10-14 anni 0.5816 1.789 <.0001
15-19 anni 0.6852 1.984 <.0001
20-24 anni 0.9174 2.503 <.0001
25-29 anni 1.1057 3.021 <.0001
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA (ref. Isole) Nord-Ovest 2.1848 8.889 <.0001
Nord-Est 1.7665 5.851 <.0001
Centro 1.4925 4.448 <.0001
Sud 0.5326 1.703 <.0001
TIPOLOGIA FAMILIARE (ref. Con entrambi i genitori) Con il padre -0.0209 0.979 0.9065
Con la madre -0.1412 0.868 0.2442 PRESENZA DI FRATELLI (ref. 2 o più fratelli) Nessun fratello 0.3417 1.407 <.0001
1 fratello 0.2431 1.275 <.0001
PRESENZA DI FIGLI <=10 ANNI (ref. Non sono presenti) Sono presenti -0.0245 0.976 0.6946 FAMIGLIE DIVERSE (ref. Coppie ricostituite o unioni libere) Coppie coniugate -0.151 0.86 0.1369 LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI (ref. Licenza elementare) Licenza media 0.4164 1.516 <.0001
Diploma superiore 1.0969 2.995 <.0001
Laurea 1.4512 4.268 <.0001 CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI (ref. Padre occupato, madre casalinga) tutte e due i genitori occupati 0.2663 1.305 <.0001
un solo genitore occupato 0.0395 1.04 0.5378
nessun genitore occupato -0.0996 0.905 0.1289 CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI (ref. operaio)
dirigente/imprenditore/libero professionista 0.6199 1.859 <.0001
impiegato/direttivo/quadro 0.5777 1.782 <.0001
Lavoratore in proprio 0.1091 1.115 0.0355 SITUAZIONE ECONOMICA (ref. Molto peggiorata) Uguale -0.0498 0.951 0.514
Migliorata 0.0387 1.04 0.697
peggiorata -0.0502 0.951 0.4992
RISORSE ECONOMICHE (ref. Insufficienti) Adeguate/ottime 1.0623 2.893 <.0001
Scarse 0.5782 1.783 <.0001 Fonte: Nostra elaborazione su dati Istat (a) Stime dei parametri del modello di regressione logistica (b) Rispetto al valore della modalità di riferimento
111
Le risorse economiche complessive della famiglia incidono significativamente sulla
propensione a fare una vacanza: tra i ragazzi che hanno dichiarato che le risorse sono state
adeguate o ottime la probabilità a partire è stata di quasi 3 volte superiore (2,893) rispetto ai
ragazzi con risorse insufficienti: il rapporto scende a 1,783 volte per i ragazzi che dichiarano
di avere avuto a disposizione risorse scarse. La percezione della situazione economica non
ha, invece, effetti significativi.
Nel 1993, in conclusione, la propensione a viaggiare dei bambini, dei ragazzi e dei giovani
risulta essere più correlata ad alcuni comportamenti definiti e assimilati sul territorio
(bisogno e necessità di fare una vacanza per coloro che vivono nel Nord e nel Centro Italia);
consequenziale all’età (cresce la propensione al viaggio al crescere dell’età); spiegata
economicamente dalle risorse disponibili (risorse adeguate = più alta probabilità di
viaggiare) ma non dal miglioramento della situazione economica; motivata culturalmente
dall’inserimento dei ragazzi in nuclei con genitori più istruiti (se almeno un genitore
possiede una laurea la propensione al viaggio è più alta) e, in ultimo, legata alla presenza di
fratelli (colui che è figlio unico ha una probabilità più alta di fare vacanze mentre
all’aumentare del numero di fratelli diminuisce la probabilità di fare un viaggio – in questo
caso spesso le famiglie destinano le risorse disponibili per la vacanza del figlio più grande di
età “sacrificando” i figli più piccoli).
112
Grafico 5.1 - Modello di regressione logistica. Odds delle variabili rispetto alla variabile di rif erimento. Anno 1993
Fonte: Nostra elaborazione su dati Istat
113
5.2.2 Anno 2009: i risultati
Il modello è stato ricalcolato per l’anno 2009 mantenendo gli stessi indicatori precedenti.
Alcuni sviluppi risultano essere, però, molto interessanti.
I risultati ottenuti (Tavola 5.2) individuano una graduatoria diversa negli indicatori
maggiormente “correlati” con la propensione a viaggiare: la Ripartizione geografica di
residenza risulta molto significativa, a seguire la percezione della disponibilità di risorse
economiche, il titolo di studio posseduto dai genitori, la condizione professionale dei
genitori e, infine, la classe d’età del ragazzo.
Significativo è, inoltre, l’indicatore Presenza di fratelli, mentre, anche in questo caso, le
varabili che rilevano i differenti modi di fare famiglia non risultano significative.
La propensione al viaggio, anche se caratterizzata a livello territoriale, ha un effetto meno
discriminante: la probabilità di fare un viaggio è più elevata per coloro che vivono nel
Settentrione (di 6 volte circa per chi vive nelle regioni del Nord-Ovest e di 4 volte circa per
chi vive nelle regioni del Nord-Est) e nel Centro (di 3 volte circa) rispetto a chi vive nelle
regioni meridionali ed insulari.
Al netto dell’effetto degli altri fattori, la probabilità di fare una vacanza è di 3 volte maggiore
tra coloro che hanno almeno un genitore con una istruzione elevata (Laurea) rispetto a coloro
i cui genitori abbiano soltanto la licenza elementare (era di 4 volte superiore nel 1993); è di 2
volte superiore per coloro che hanno almeno un genitore in possesso del diploma di scuola
superiore (era di 3 volte nel 1993); mentre non risulta significativo l’effetto di avere un
genitore che possiede la licenza media rispetto alla licenza elementare come titolo di studio
più alto posseduto.
La classe d’età continua, anche nel 2009, ad esercitare un discrimine nella probabilità di
andare in vacanza. La probabilità di viaggiare per i ragazzi più grandi è più elevata: 2 volte
superiore per i giovani tra 25 e 29 anni (era di 3 volte nel 1993), una volta e mezzo circa per
tutte le altre classe d’età rispetto ai bambini di 0-4 anni (Grafico 5.2).
Relativamente alla dimensione familiare l’impatto della presenza o meno dei fratelli si
manifesta con gli stessi effetti avuti nel 1993: si osserva che per coloro che sono figli unici e
per coloro che hanno un solo fratello la probabilità di fare almeno una vacanza risulta essere
rispettivamente maggiore del 41 per cento per i figli unici e del 39 per cento per i ragazzi che
hanno un solo fratello rispetto a coloro che hanno 2 o più fratelli.
114
La condizione professionale dei genitori risulta nel complesso significativa. La probabilità di
fare un viaggio per i ragazzi con un genitore imprenditore o libero professionista risulta
superiore di 2 volte rispetto ai ragazzi dove il lavoro del/i genitore/i è quello dell’operaio; i
ragazzi con un genitore impiegato hanno una probabilità più alta del 67 per cento di fare una
vacanza, ed è inoltre, risulta significativa anche l’appartenenza ad una famiglia dove un
genitore è un lavoratore in proprio (la probabilità di fare un viaggio è maggiore del 35 per
cento).
La percezione della disponibilità delle risorse economiche incide significativamente sulla
propensione a fare una vacanza con risultati simili al 1993: per i ragazzi che hanno
dichiarato che le risorse sono state adeguate o ottime la probabilità a partire è stata di quasi 3
volte superiore (2,876) rispetto ai ragazzi con risorse insufficienti: il rapporto scende a 1,622
volte per i ragazzi che dichiarano di avere avuto a disposizione risorse scarse. La percezione
della situazione economica ha, nel 2009, effetti significativi per la modalità “situazione
economica peggiorata rispetto all’anno precedente”: l’effetto è positivo, ossia la probabilità
di fare una vacanza, al netto degli altri fattori, risulta essere maggiore per i ragazzi che hanno
dichiarato una situazione nel complesso peggiorata rispetto a coloro che hanno dichiarato
che la situazione economica era molto peggiorata. Ciò sta a significare che nel 2009 gli
sforzi economici delle famiglie, anche di quelle con situazione economica decisamente
peggiorata sono stati tali da consentire ai propri figli di fare almeno una vacanza.
115
Tavola 5.2 - Modello di regressione logistica. Variabile risposta Propensione alla vacanza. Anno 2009
INDICATORI MODALITA' Stima (a) Probabilità relativa (b) Pr > ChiSq
intercetta -3.5368 <.0001
CLASSE D'ETA' (ref. 0-4 anni) 5-9 anni 0.4974 1.644 <.0001
10-14 anni 0.6239 1.866 <.0001
15-19 anni 0.548 1.73 <.0001
20-24 anni 0.5735 1.774 <.0001
25-29 anni 0.8133 2.255 <.0001
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA (ref. Isole) Nord-Ovest 1.8921 6.633 <.0001
Nord-Est 1.4333 4.192 <.0001
Centro 1.0864 2.964 <.0001
Sud 0.3938 1.483 <.0001
TIPOLOGIA FAMILIARE (ref. Con entrambi i genitori) Con il padre 0.2261 1.254 0.1829
Con la madre 0.1279 1.136 0.2263
PRESENZA DI FRATELLI (ref. 2 o più fratelli) Nessun fratello 0.3439 1.411 <.0001
1 fratello 0.3275 1.387 <.0001
PRESENZA DI FIGLI <=10 ANNI (ref. Non sono presenti) Sono presenti 0.0382 1.039 0.6071
FAMIGLIE DIVERSE (ref. Coppie ricostituite o unioni libere) Coppie coniugate 0.0899 1.094 0.2676 LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI (ref. Licenza elementare) Licenza media 0.3162 1.372 0.0006
Diploma superiore 0.6847 1.983 <.0001
Laurea 1.2511 3.494 <.0001 CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI (ref. Padre occupato, madre casalinga) tutte e due i genitori occupati 0.2678 1.307 <.0001
un solo genitore occupato -0.0244 0.976 0.7222
nessun genitore occupato 0.159 1.172 0.0335
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI (ref. operaio)
dirigente/imprenditore/libero professionista 0.7032 2.02 <.0001
impiegato/direttivo/quadro 0.5138 1.672 <.0001
Lavoratore in proprio 0.301 1.351 <.0001
SITUAZIONE ECONOMICA (ref. Molto peggiorata) Uguale 0.2034 1.226 0.0058
Migliorata 0.3061 1.358 0.0066
peggiorata 0.2789 1.322 <.0001
RISORSE ECONOMICHE (ref. Insufficienti) Adeguate/ottime 1.0564 2.876 <.0001
Scarse 0.4834 1.622 <.0001 Fonte: Nostra elaborazione su dati Istat (a) Stime dei parametri del modello di regressione logistica (b) Rispetto al valore della modalità di riferimento
116
Grafico 5.2 - Modello di regressione logistica. Odds delle variabili rispetto alla variabile di rif erimento. Anno 1993
Fonte: Nostra elaborazione su dati Istat
117
5.2.3. Confronto 1993 e 2009: i cambiamenti
Tra il 1993 e il 2009 sono mutate le implicazioni tra famiglia e viaggio. Nel passaggio dal
1993 al 2009 alcuni comportamenti definiti e assimilati risultano essere meno incisivi e più
distribuiti sul territorio, ne sono emersi di nuovi ed altri ancora si sono accentuati.
Si attenuano le differenze territoriali, in proporzione aumentano i viaggi per i giovani del sud
e delle isole. Il bisogno di fare una vacanza evidenziato, nel 1993, per coloro che vivono nel
Nord e nel Centro Italia diventa una necessità sempre più crescente anche per coloro che
vivono nel Sud e nelle Isole nel 2009.
L’inserimento dei ragazzi in nuclei con genitori più istruiti discrimina, verso la propensione
alla vacanza, coloro che hanno genitori meno istruiti; questo indicatore risulta, comunque,
essere meno incisivo nel 2009 rispetto al 1993. E’ da notare come nel 2009 sono ormai pochi
i ragazzi che hanno genitori con al massimo la licenza elementare, e nel contempo, avere
genitori con il possesso della licenza media non discrimina significativamente.
L’unico indicatore riguardante il modo di fare famiglia che risulta essere significativo in
entrambi gli anni è la presenza di fratelli: avere 2 o più fratelli è un ostacolo al viaggiare,
mentre chi ha un solo fratello o è figlio unico ha una più alta probabilità di fare delle
vacanze. Nel 2009 essere figlio unico o avere un fratello sono due condizioni che
manifestano la stessa probabilità alla propensione al viaggio.
La propensione a viaggiare dei bambini, dei ragazzi e dei giovani risulta essere meno
correlata all’età: infatti, la propensione a viaggiare per i bambini più piccoli si è accresciuta
nel tempo. L’appartenenza ad una fascia d’età piuttosto che ad una altra genera una maggior
probabilità di viaggiare per i ragazzi più grandi: nel 2009 rispetto al 1993, l’impatto di
questa variabile è diminuito, ma è effettivamente aumentata la quota di bambini più piccoli
che hanno viaggiato. L’atteggiamento dei genitori è quello di non essere più condizionati
nelle vacanze dall’età dei figli, ma di portarli con se in ogni circostanza. Gli anni precedenti
al 2009 sono stati manifestazione maggiore di questo fenomeno: la quota di bambini piccoli
(con meno di 5 anni) andati in vacanza è stata del 56,6 per cento nel 2006, del 56,7 per cento
nel 2007 e del 54,2 per cento nel 2008 (vedi Appendice A).
La condizione professionale dei genitori risulta nel complesso significativa: le differenze,
passando dal 1993 al 2009 si sono accentuate.
In ultimo, la propensione al viaggio rimane significativamente spiegata dalle risorse
economiche disponibili (risorse adeguate = più alta probabilità di viaggiare): è interessante
notare come assume significatività nel 2009 la propensione a viaggiare anche per coloro che
118
dichiarano di avere avuto una situazione economica peggiorata e di poter contare su delle
risorse economiche scarse.
Le evidenze importanti si possono così riassumere:
1) si assiste ad una omogeneizzazione sul territorio dei comportamenti verso la propensione
alla vacanza;
2) emerge un comportamento più omogeneo anche per quel che riguarda il livello
d’istruzione dei genitori; la propensione alla vacanza tende a diventare un comportamento
non più elitario ma condiviso da ogni classe sociale della popolazione; i comportamenti si
sono livellati al di là delle disponibilità economiche e culturali;
3) l’aumento generale riscontrato tra il 1993 e il 2009 della propensione alla vacanza si
manifesta anche per una tendenza sempre più forte dei genitori a portare in vacanza i
bambini fin da piccolissimi;
4) si conferma un comportamento verso il viaggiare che è poco condizionato dalla
percezione della propria situazione economica ma che si evidenzia a prescindere da essa: una
famiglia, anche quando le risorse sono scarse e la situazione economica è peggiorata, vuole e
cerca comunque di far effettuare una vacanza ai propri figli; la vacanza è, allora, vista come
un valore imprescindibile per il quale le famiglie sono disposte a fare sacrifici economici;
5) si conferma la difficoltà di mandare i figli in vacanza da parte delle famiglia numerose
(con 3 o più figli), mentre non risulta discriminante per un ragazzo far parte di un nucleo
monogenitoriale, o di una famiglia ricostituita o di una coppia di fatto rispetto ad appartenere
ad una famiglia coniugata tradizionale.
Questi risultati illustrano le differenze nella propensione alla vacanza intercorse dal 1993 al
2009 e saranno approfondite nelle successive analisi. Tra coloro che fanno almeno un
periodo di vacanza si andranno ad individuare le scelte di vacanza che vengono compiute
dalle famiglie per interpretare i fattori che inducono le famiglie a mandare i figli in vacanza,
anche quando le condizioni economiche, sociali e culturali dovrebbero sconsigliarlo.
119
Capitolo 6 - Chi va in vacanza: caratteristiche e novità
I viaggi sono i viaggiatori. Fernando Pessoa,
dal libro “Il libro dell’inquietudine”
6.1. L’analisi delle corrispondenze multiple47
L’analisi delle corrispondenze multiple (ACM) consente di ridurre la rappresentazione delle
osservazioni da uno spazio a k dimensioni ad uno spazio a k* dimensioni in cui k*< k,
procedendo per combinazioni lineari di variabili e avendo come obiettivo la minor perdita di
variabilità possibile. Le k* dimensioni costituiscono dei fattori ciascuno dei quali sintetizza
un aspetto dell’insieme multivariato di informazione raccolta eliminando al tempo stesso la
ridondanza di informazione. L’ACM richiede la costruzione di una matrice disgiunta dei
dati, essendo stata ideata per essere applicata a variabili di qualsiasi scala (anche nominale).
Per questo motivo l’ACM è particolarmente utile quando si abbiano dati qualitativi, come in
questo caso.
47 Per la metodologia si vedano i seguenti testi: Bolasco S. (1999) “Analisi multidimensionale dei dati - Metodi, strategia e criteri d’interpretazione”, Carocci, Roma; Fabbris L. (1997) “Statistica multivariata - Analisi esplorativa dei dati”, McGraw-Hill Libri Italia, Milano
120
È stata applicata, infatti, l’ACM sui dati ad inizio periodo di osservazione (1993) e a fine
periodo (2009) sul collettivo dei bambini e ragazzi, tra 0 e 19 anni d’età, che sono andati in
vacanza. La scelta metodologica è consistita nell’applicare un’ACM, mettendo in gioco tutti
gli indicatori selezionati, facendo però agire come variabili attive soltanto quelle che
rappresentano le scelte di comportamento in vacanza mentre le variabili demografiche, di
struttura, di condizionamento ambientale e le variabili di condizione e percezione
economiche sono state utilizzate come variabili illustrative per interpretare i risultati
dell’analisi. Successivamente, utilizzando i nuovi fattori, emersi dall’ACM, è stata applicata
una procedura di clusterizzazione.
6.2. Anno 1993: i risultati dell’ACM
L’ACM è il primo passo per la costruzione successiva dei gruppi: la Cluster Analysis è stata
infatti applicata sui primi due fattori espressi dall’ACM che in totale raccolgono il 35,4 per
cento della varianza spiegata. Brevemente illustreremo i risultati più importanti in questo
paragrafo, riportando la totalità dell’analisi (grafici e tabelle) nell’Appendice B.
Il primo fattore espresso, che chiameremo la destinazione del viaggio, è caratterizzato per la
contrapposizione di due destinazioni per la vacanza: l’Italia e l’estero. Il collettivo si
distingue tra coloro che fanno vacanze in Italia (semiasse negativo) e coloro che vanno
all’estero (semiasse positivo). Ha, infatti, un peso rilevante la modalità “viaggi solo
all’estero” che caratterizza fortemente il semiasse positivo. La modalità “fare viaggi sia in
Italia che all’estero” si proietta anch’essa sul semiasse positivo, indicando una maggiore
vicinanza di comportamento con chi va soltanto all’estero (Tavola 6.1).
Le variabili illustrative che si proiettano sugli assi sono riportate nell’Appendice B. Il
supporto all’interpretazione dato da questi indicatori sarà soprattutto utilizzato nell’analisi
dei gruppi.
Il secondo asse è il fattore del tempo trascorso in vacanza: illustra quante volte e per quanti
giorni è stata effettuata la vacanza (Tavola 6.2). Nella parte negativa si attestano gli
indicatori che descrivono la possibilità di fare più periodi di vacanza (due periodi e anche più
di due periodi) e, conseguentemente, gli indicatori che delineano un tempo di vacanza lungo
(anche oltre 15 giorni). Nella parte positiva dell’asse si proiettano le variabili che indicano
un tempo più limitato di vacanza, sia per i periodi (un solo periodo) che per i giorni spesi
(una settimana). Si può, quindi, classificare come il fattore del durata della vacanza.
121
Tavola 6.1 - Indicatori (variabili attive) maggiormente correlati con il primo fattore. INDICATORE Modalità Coordinata
SEMIASSE NEGATIVO
VACANZE ALL'ESTERO no -0.37
LUOGO DI VACANZA solo in Italia -0.37
VACANZE IN ITALIA 1-7 giorni -0.27
VACANZE IN ITALIA 8-14 giorni -0.22
VACANZE IN ITALIA oltre 15 giorni -0.21
SEMIASSE POSITIVO
LUOGO DI VACANZA solo all'estero 3.45
VACANZE IN ITALIA nessuna vacanza 3.45
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni 2.64
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni 2.09
VACANZE ALL'ESTERO 1-7 giorni 1.86
LUOGO DI VACANZA Italia e estero 1.40
PERIODI DI VACANZA più di due periodi 0.45
PERIODI DI VACANZA Due periodi 0.29
VACANZE PER TUTTI I FIGLI no 0.21
Tavola 6.2 - Indicatori (variabili attive) maggiormente correlati con il secondo fattore. INDICATORE Modalità coordinata
SEMIASSE NEGATIVO
PERIODI DI VACANZA più di due periodi -1.25
LUOGO DI VACANZA Italia e estero -1.15
PERIODI DI VACANZA Due periodi -0.80
VACANZE IN ITALIA oltre 15 giorni -0.59
GIORNI DI VACANZA oltre 15 giorni -0.54
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni -0.39
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni -0.37
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA si -0.23
SEMIASSE POSITIVO
GIORNI DI VACANZA 1-7 giorni 1.76
VACANZE PER TUTTI I FIGLI no 1.61
VACANZE IN ITALIA 1-7 giorni 1.53
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA no 1.03
LUOGO DI VACANZA solo all'estero 0.88
VACANZE IN ITALIA nessuna vacanza 0.88
GIORNI DI VACANZA 8-14 giorni 0.72
VACANZE IN ITALIA 8-14 giorni 0.55
PERIODI DI VACANZA Un periodo 0.30
123
Attraverso lo studio del piano cartesiano costruito dall’incrocio tra il primo e il secondo asse
si riescono ad evidenziare alcune caratteristiche combinate tra gli indicatori esaminati
(Grafico 6.1).
La possibilità per tutta la famiglia, e per tutti i figli, di fare una vacanza è delimitata da
coloro che effettuano più periodi di vacanza e per più tempo (terzo quadrante), mentre il
viaggio limitato ad una sola settimana si proietta vicino al coloro che non riescono ad andare
in vacanza con tutta la famiglia. I periodi di vacanza ripetuti e il tempo più lungo in giorni
speso in vacanza limitatamente ai viaggi in Italia, si allineano parallelamente al secondo asse
(dal quarto al secondo quadrante), mentre il tempo speso all’estero si proietta intorno al
semiasse positivo, indicando un investimento più lungo in termini di tempo per coloro che
vanno all’estero (anche se solo per un periodo).
6.3 Anno 2009: i risultati dell’ACM
Trascorsi i 17 anni tra il 1993 e il 2009 studiamo il grafico dato dall’incrocio dei primi due
assi che sommano complessivamente il 36,9 per cento della varianza spiegata. La situazione
che si evidenzia (Grafico 6.2), mostra come, pur rimanendo il secondo asse (Tavola 6.4)
fortemente caratterizzato dal tempo e dai periodi passati in vacanza, il primo asse (Tavola
6.3) si polarizza maggiormente mettendo in contrasto la vacanza all’estero che dura più di 15
giorni (semiasse positivo) con la vacanza in Italia limitata ad una settimana (semiasse
negativo). L’analisi successiva sui gruppi farà emergere ancora di più le differenze tra i due
anni presi in esame.
124
Tavola 6.3 - Indicatori (variabili attive) maggiormente correlati con il primo fattore – Anno 2009 INDICATORE Modalità coordinata
SEMIASSE NEGATIVO
VACANZE IN ITALIA 1-7 giorni -0.61
LUOGO DI VACANZA solo in Italia -0.60
VACANZE ALL'ESTERO nessuna vacanza -0.60
VACANZE IN ITALIA 8-14 giorni -0.49
GIORNI DI VACANZA 1-7 giorni -0.46
SEMIASSE POSITIVO
VACANZE IN ITALIA nessuna vacanza 1.90
LUOGO DI VACANZA solo estero 1.90
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni 1.86
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni 1.38
VACANZE ALL'ESTERO 1-7 giorni 1.04
LUOGO DI VACANZA Italia e estero 0.86
PERIODI DI VACANZA più di due periodi 0.50
Tavola 6.4 - Indicatori (variabili attive) maggiormente correlati con il secondo fattore – Anno 2009 INDICATORE Modalità coordinata
SEMIASSE NEGATIVO
PERIODI DI VACANZA più di due periodi -1.33
LUOGO DI VACANZA Italia e estero -1.08
VACANZE IN ITALIA oltre 15 giorni -0.97
GIORNI DI VACANZA oltre 15 giorni -0.73
PERIODI DI VACANZA Due periodi -0.71
SEMIASSE POSITIVO
VACANZA PER TUTTI I FIGLI no 1.22
GIORNI DI VACANZA 1-7 giorni 1.13
LUOGO DI VACANZA solo all'estero 1.10
VACANZE IN ITALIA nessuna vacanza 1.10
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA no 0.90
VACANZE IN ITALIA 1-7 giorni 0.72
PERIODI DI VACANZA Un periodo 0.53
126
6.4. I risultati della Cluster Analysis
Utilizzando i nuovi fattori emersi dall’ACM (i primi 2 per ogni anno), è stata applicata una
procedura di clusterizzazione capace di evidenziare tipologie diverse di vacanzieri. Sono
emerse cinque tipologie per i bambini e i ragazzi nell’anno 1993 e cinque tipologie anche per
l’anno 2009.
6.4.1. Anno 1993 - I gruppo: “Lo standard di riferimento” (51,2 per cento)
Nel 1993 circa la metà del collettivo (51,2 per cento) si riunisce in un solo gruppo che
abbiamo denominato “Lo standard di riferimento”. Il gruppo è caratterizzato dalla scelta
univoca della destinazione, l’Italia, attraverso uno o più viaggi, che sommano un totale
molto alto di giorni di vacanza (più di 15) dove è coinvolta tutta la famiglia, questa
caratterizzata dalla presenza di figli al di sotto dei 10 anni (Tavola 6.5). È un tipo di vacanza
presente soprattutto per quei bambini e ragazzi che vivono nelle regioni più popolose del
centro nord Italia, che hanno genitori piuttosto istruiti (più del 60 per cento possiede almeno
il diploma superiore), con risorse economiche adeguate e ottime, in famiglie dove sono
presenti entrambi i genitori, e con un modello di occupazione a 2 redditi, ossia con la madre
impegnata in un lavoro retribuito. Essendo il modello espresso dai ragazzi che vivono in
città, da coloro che sono più piccoli d’età e che vivono in famiglie tradizionali lo abbiamo
denominato come standard di riferimento, come cioè quel modello di vacanza strutturato su
una famiglia comune, formata da 2 coniugi e 2 figli, a cui l’enorme bacino di famiglie
comunque simili possa tendere.
6.4.2. Anno 1993 - II gruppo: “La vacanza come bene di cittadinanza” (21 per
cento)
Il secondo gruppo raccoglie il 21 per cento della popolazione di bambini e ragazzi (Tavola
6.6). Anch’esso è caratterizzato dal viaggio che ha per meta l’Italia. Il viaggio però è unico e
dura all’incirca 2 settimane. La metà dei ragazzi viaggiano da soli, l’altra metà con la
famiglia; per il 60 per cento si tratta di ragazzi con più di 10 anni di età; il 54 per cento vive
con i genitori che possiedono come titolo di studio più alto la licenza media. Nonostante il
32 per cento dei ragazzi dichiari che le risorse economiche familiari siano scarse, e il 40 per
cento che la situazione economica sia peggiorata rispetto all’anno precedente, la vacanza è
127
comunque stata effettuata. In virtù di questo abbiamo identificato questo tipo di vacanza
come un bene di cittadinanza a cui le famiglie non rinunciavano già nel 1993.
6.4.3. Anno 1993 - III gruppo: “Con sacrificio ma che sia vacanza” (14,2 per
cento)
Continuando ad esaminare i gruppi che sono caratterizzati dalla vacanza in Italia, il terzo è
formato dal 14,2 per cento dei bambini e ragazzi (Tavola 6.7). Questo gruppo è simile al
precedente, ma l’impatto della scarsità delle risorse economiche (31 per cento dichiara che
sono scarse e il 4 per cento che sono insufficienti) e della situazione economica peggiorata
(per il 28 per cento, mentre per circa il 10 per cento del collettivo è molto peggiorata) si
manifesta facendo effettuare ai propri figli una vacanza più breve (al massimo di una
settimana). Per questo il gruppo è stato chiamato “Con sacrificio ma che sia una vacanza”. I
ragazzi si differenziano per l’età più alta (il 38 per cento ha tra i 15 e i 19 anni) e per la
presenza di più figli all’interno della famiglia (il 23 per cento ha 2 o più fratelli).
6.4.4. Anno 1993 - IV gruppo: “Le multi vacanze” (7,5 per cento)
Gli ultimi due gruppi raccolgono, invece, coloro che sono andati prevalentemente all’estero.
Il gruppo più numeroso (denominato il gruppo delle “multi vacanze”) è composto dal 7,5 per
cento del collettivo (Tavola 6.8) ed è caratterizzato dai bambini e ragazzi che sono stati in
vacanza sia in Italia che all’estero. I periodi di vacanza sono molti: il 59 per cento viaggia
per 2 periodi, il 31 per cento per più di 2 periodi. Tra tutte queste vacanze, una vacanza è
sicuramente effettuata insieme a tutta la famiglia. Una ragazzo su dieci vive in un nucleo
monogenitoriale, un ragazzo ogni tre non ha fratelli. Il livello d’istruzione dei genitori (o del
monogenitore) è elevato (il 33 per cento possiede un diploma di laurea) e le condizioni
economiche sono più che adeguate.
6.4.5. Anno 1993 - V gruppo: “La vacanza come investimento all’estero” (6,1
per cento)
Il quinto e ultimo gruppo è composto dal 6,1 per cento dei ragazzi (Tavola 6.9): sono qui
presenti coloro che effettuano prevalentemente un solo viaggio (91 per cento) ed
esclusivamente all’estero, per un numero di giorni più che consistente (il 60 per cento sta via
per più di 15 giorni). Le risorse economiche della famiglia sono più che adeguate, i livelli
128
professionali dei genitori sono elevati. Due ragazzi ogni tre hanno tra i 10 e i 19 anni d’età.
Abbiamo identificato in questa tipologia di viaggio all’estero un “bene d’investimento”
sviluppato da famiglie benestanti che riescono a fare svolgere ai loro figli una vacanza
formativa per il loro futuro.
Tavola 6.5 - GRUPPO 1 - Lo standard di riferimento (51.2 per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% della modalità
nella classe
% della classe nella
modalità
VACANZA IN ITALIA oltre 15 giorni 100.00 81.66
TEMPO DELLA VACANZA oltre 15 giorni 100.00 74.41
VACANZE ALL'ESTERO nessuna 100.00 59.37
LUOGO DELLA VACANZA solo in Italia 100.00 59.37
VACANZA CON TUTTA LA FAMIGLIA si 97.72 61.16
VACANZA PER TUTTI I FIGLI si 100.00 55.30
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI impiegato/direttivo/quadro 51.51 57.70
PRESENZA DI FIGLI <= 10 ANNI si 67.65 55.58
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-Ovest 36.57 58.40
PERIODI DI VACANZA Due periodi 19.63 59.89
CLASSE D'ETA' 0-4 anni 23.22 58.78
LIVELLO ISTRUZIONE GENITORI Diploma superiore 43.20 55.84
PERIODI DI VACANZA più di due periodi 9.36 64.38
REGIONE Lombardia 23.67 58.39
REGIONE Campania 13.29 60.25
REGIONE Lazio 11.82 60.71
REGIONE Piemonte 10.60 61.34
CLASSE D'ETA' 5-9 anni 26.25 56.63
RISORSE ECONOMICHE Adeguate/ottime 72.89 52.92
LIVELLO ISTRUZIONE GENITORI Laurea 19.20 57.07
CONDIZIONE OCCUPAZIONE DEI GENITORI
tutti e 2 i genitori occupati 49.45 53.66
129
Tavola 6.6 - GRUPPO 2 - La vacanza come bene di cittadinanza (21.1 per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% della modalità
nella classe
% della classe nella
modalità
VACANZA IN ITALIA 8-14 giorni di vacanza 65.86 82.53
TEMPO DELLA VACANZA 8-14 giorni 66.50 81.23
VACANZA CON TUTTA LA FAMIGLIA no 44.72 51.64
VACANZE ALL'ESTERO nessuna 99.36 24.26
LUOGO DELLA VACANZA solo in Italia 99.36 24.26
PERIODI DI VACANZA un periodo 90.78 25.21
VACANZA PER TUTTI I FIGLI no 14.40 40.64
LIVELLO ISTRUZIONE GENITORI Licenza Media 43.01 25.95
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI Lavoratore in proprio 18.54 28.09
RISORSE ECONOMICHE scarse 32.04 25.60
LIVELLO ISTRUZIONE GENITORI Licenza elementare 11.75 29.81
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI operaio 27.11 25.10
CONDIZIONE OCCUPAZIONE DEI GENITORI
nessun genitore occupato 6.01 27.80
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI in altra condizione ma non occupati 6.01 27.80
REGIONE Toscana 7.78 25.99
REGIONE Puglia 6.09 26.69
130
Tavola 6.7 - GRUPPO 3 – Con sacrificio ma che sia vacanza (14,2 per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% della modalità
nella classe
% della classe nella
modalità
TEMPO DELLA VACANZA 1-7 giorni 90.57 91.94
VACANZA IN ITALIA 1-7 giorni di vacanza 91.07 89.51
PERIODI DI VACANZA un periodo 99.37 18.63
VACANZA PER TUTTI I FIGLI no 23.27 44.33
VACANZE ALL'ESTERO nessuna 99.37 16.37
LUOGO DELLA VACANZA solo in Italia 99.37 16.37
VACANZA CON TUTTA LA FAMIGLIA no 37.91 29.54
LIVELLO ISTRUZIONE GENITORI Licenza elementare 15.31 26.21
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Isole 13.19 27.53
REGIONE Sicilia 9.49 28.13
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI Lavoratore in proprio 20.07 20.52
CLASSE D'ETA' 15-19 anni 37.89 17.43
SITUAZIONE ECONOMICA molto peggiorata 9.62 23.31
PRESENZA DI FRATELLI con 2 o più fratelli 23.17 18.73
LIVELLO ISTRUZIONE GENITORI Licenza Media 41.30 16.81
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI operaio 28.04 17.52
REGIONE Marche 4.09 27.34
RISORSE ECONOMICHE insufficienti 4.19 26.09
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Sud 26.21 17.37
REGIONE Sardegna 3.70 26.10
CONDIZIONE OCCUPAZIONE DEI GENITORI padre occupato, madre casalinga 43.11 16.11
RISORSE ECONOMICHE scarse 30.89 16.66
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-Est 23.53 16.99
131
Tavola 6.8 - GRUPPO 4 – Le multi vacanze (7,5 per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% della modalità
nella classe
% della classe nella
modalità
LUOGO DELLA VACANZA Italia e estero 100.00 97.08
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni di vacanza 42.02 46.31
VACANZE ALL'ESTERO 1-7 giorni di vacanza 30.26 63.29
PERIODI DI VACANZA Due periodi 59.17 26.43
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni di vacanza 27.72 60.81
PERIODI DI VACANZA più di due periodi 31.28 31.48
TEMPO DELLA VACANZA oltre 15 giorni 92.06 10.03
LIVELLO ISTRUZIONE GENITORI Laurea 32.55 14.17
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI dirigente/imprenditore/libero professionista 26.02 14.83
PRESENZA DI FIGLI <= 10 ANNI no 51.74 10.28
REGIONE Lombardia 31.86 11.50
VACANZA CON TUTTA LA FAMIGLIA si 90.35 8.28
CLASSE D'ETA' 15-19 anni 42.02 10.19
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-Ovest 42.77 10.00
TITOLO DI GODIMENTO DELL'ABITAZIONE casa di proprietà 80.71 8.46
SITUAZIONE ECONOMICA uguale 62.07 8.58
VACANZA IN ITALIA 8-14 giorni di vacanza 22.24 9.92
VACANZA PER TUTTI I FIGLI si 95.99 7.77
PRESENZA DI FRATELLI figlio unico 33.17 9.17
PRESENZA DI DISAGI nessun disagio 32.21 9.11
FAMIGLIE DIVERSE Con un solo genitore 9.54 11.09
VACANZA IN ITALIA 1-7 giorni di vacanza 18.45 9.56
TIPOLOGIA FAMILIARE Con la madre 8.20 11.25
132
Tavola 6.9 - GRUPPO 5 – La vacanza all’estero come bene d’investimento (6,1per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% della modalità
nella classe
% della classe nella
modalità
LUOGO DELLA VACANZA solo estero 100.00 100.00
VACANZA IN ITALIA no 100.00 100.00
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni di vacanza 60.05 53.69
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni di vacanza 21.39 38.06
VACANZE ALL'ESTERO 1-7 giorni di vacanza 18.56 31.50
PERIODI DI VACANZA un periodo 90.56 7.26
PRESENZA DI FIGLI <= 10 ANNI no 54.95 8.86
VACANZA PER TUTTI I FIGLI no 13.49 11.00
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI dirigente/imprenditore/libero professionista 20.59 9.52
RISORSE ECONOMICHE Adeguate/ottime 78.75 6.79
VACANZA CON TUTTA LA FAMIGLIA no 25.39 8.47
CLASSE D'ETA' 15-19 anni 38.83 7.64
LIVELLO ISTRUZIONE GENITORI Laurea 22.90 8.08
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-Est 25.55 7.89
FAMIGLIE DIVERSE In famiglie ricostituite o unioni libere 6.24 11.07
CLASSE D'ETA' 10-14 anni 30.96 7.47
TEMPO DELLA VACANZA 1-7 giorni 18.56 8.06
133
6.4.6. Anno 2009 - I gruppo: “Lo standard di riferimento” (34,4 per cento)
Nel 2009 si inseriscono nel gruppo che possiamo continuare a chiamare lo “standard di
riferimento” il 34,4 per cento del collettivo.
Il gruppo è sempre caratterizzato dalla scelta quasi esclusiva verso un viaggio o più viaggi in
Italia, che sommano un totale molto alto di giorni di vacanza (più di 15) dove è coinvolta
tutta la famiglia. L’età dei ragazzi è disomogenea, essendo rappresentati in questo gruppo
tutti i ragazzi, dai più piccoli ai più grandi (Tavola 6.10). È un tipo di vacanza presente
soprattutto per quei bambini e ragazzi che hanno genitori piuttosto istruiti (più del 30 per
cento possiede il diploma di laurea), con risorse economiche adeguate e ottime, in famiglie
dove sono presenti entrambi i genitori (90 per cento dei ragazzi, ma solo l’80 per cento del
totale vive con i genitori regolarmente coniugati). È crescente la quota di ragazzi che vive in
nuclei monogenitoriali (10 per cento). Il modello di occupazione è a 2 redditi (circa il 60 per
cento), ossia con la madre impegnata in un lavoro retribuito.
Lo standard turistico di riferimento non è più espresso, quindi esclusivamente, dalle famiglie
tradizionali. Alcune nuove tipologie familiari, i nuclei monogenitoriali, le famiglie
ricostituite e le unioni libere stanno avviandosi a questo modello di turismo, espresso per il
2009 essenzialmente dai ragazzi che possono contare su due redditi, e su un livello di
istruzione elevato dei genitori.
Cambiano le famiglie ma queste tendono ad assumere gli stessi comportamenti di quelle
tradizionali per quanto riguarda i figli: in termini percentuali, però, il gruppo si riduce
rispetto al 1993.
6.4.7. Anno 2009 - II gruppo: “La vacanza (in Italia) come bene di cittadinanza”
(15,5 per cento) Il secondo gruppo raccoglie nel 2009 il 15,5 per cento della popolazione di bambini e ragazzi
(Tavola 6.11). I confini di questo gruppo e del successivo risultano meno definiti e netti
rispetto al 1993.
Si distinguono, infatti, per il tempo speso per la vacanza prevalentemente in Italia. Il viaggio
è unico e dura all’incirca 2 settimane. L’età dei ragazzi è disomogenea essendo rappresentati
tutti i ragazzi e i bambini. Un ragazzo ogni 4 viaggia da solo, il resto con la famiglia.
Nonostante il 36 per cento dei ragazzi dichiari che le risorse economiche familiare siano
scarse, e il 36 per cento che la situazione economica sia peggiorata rispetto all’anno
precedente, la vacanza è comunque stata effettuata. La vacanza ha forse ancora i connotati di
134
un bene di cittadinanza, stavolta condiviso con la famiglia, ma come bene di cittadinanza
non è appannaggio solo dei ragazzi che sono raccolti in questo gruppo.
6.4.8. Anno 2009 - Terzo gruppo: “Con sacrificio ma che sia vacanza” (23,5 per
cento)
Come detto in precedenza nel 2009 il secondo e il terzo gruppo risultano più simili per età
dei ragazzi (sono rappresentate tutte le età), per condizioni economiche difficili (il 40 per
cento dichiara di avere una situazione peggiorata) per tipologia di viaggio (quasi
esclusivamente in Italia).
Il gruppo, composto dal 23,5 per cento dei ragazzi, si distingue per i giorni di vacanza: al
massimo una settimana. Non si evidenziano particolari peculiarità riguardo alla presenza dei
figli (il 58 per cento ha un fratello), mentre sono circa il 40 per cento coloro che vivono nelle
regioni meridionali ed insulari. È effettivamente la situazione economica più precaria, che si
ha nel 2009, a fare diminuire i giorni della vacanza (e a fare aumentare la quota di ragazzi in
questo gruppo).
6.4.9. Anno 2009 - IV gruppo: “Le multi vacanze” (11 per cento)
Il gruppo denominato delle “multi vacanze” è composto dall’11 per cento del collettivo
(Tavola 6.13) ed è caratterizzato dai bambini e ragazzi che sono stati in vacanza sia in Italia
che all’estero.
I periodi di vacanza sono molti: il 55 per cento viaggia per più di 2 periodi, il 43 per cento
per 2 periodi. Il 16 per cento dei ragazzi vive in un nucleo monogenitoriale, il 10 per cento in
coppie ricostituite o unioni libere. Un ragazzo ogni tre non ha fratelli. Il livello d’istruzione
dei genitori (o del monogenitore) è molto elevato (il 44 per cento possiede un diploma di
laurea) e le condizioni economiche sono più che adeguate (il 38 per cento ha un genitore in
posizione dirigenziale, il 47 per cento in posizioni impiegatizie). Il 44 per cento vive nel
Nord-Ovest dell’Italia, il 24 per cento nel Nord-Est e il 22 per cento al centro. Coloro che
vivono al sud e nelle isole sono praticamente esclusi da questa tipologia turistica.
Nonostante le difficoltà sono aumentati i fruitori di multivacanze ed è interessante vedere
che il fatto è legato alle famiglie monogenitoriali o ricostituite. Sarà che ogni genitore
organizza a modo suo la vacanza di sua competenza?
135
6.4.10. Anno 2009 - V gruppo: “La vacanza come investimento (bene di
cittadinanza) all’estero” (15,7 per cento)
Il quinto e ultimo gruppo è composto dal 15,7 per cento dei ragazzi (Tavola 6.14): sono qui
presenti coloro che effettuano prevalentemente un solo viaggio (84 per cento) e quasi
esclusivamente all’estero, per un numero di giorni più che consistente (il 45 per cento sta via
per più di 15 giorni, il 23 per cento per un periodo di 8-14 giorni).
Le risorse economiche della famiglia sono scarse e insufficienti per il 40 per cento dei
ragazzi. Un ragazzo ogni tre vive in una coppia dove la madre è casalinga. I livelli
professionali dei genitori sono di medio entità: il 26 per cento ha almeno un genitore
impiegato, il 36 per cento operaio. Un ragazzo ogni tre vive nel Nord-Est. Sono presenti
ragazzi di tutte le età (anche i bambini con 0-4 anni che sono il 22 per cento).
Questa tipologia di viaggio all’estero è sicuramente un “bene d’investimento” sviluppato da
famiglie non più estremamente benestanti, ma piuttosto di medio livello economico. Per i
ragazzi più grandi il viaggio all’estero formativo diventa così un bene di cittadinanza.
136
Tavola 6.10 - GRUPPO 1 - Lo standard di riferimento (34,4 per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% della modalità
nella classe
% della classe nella
modalità
VACANZE IN ITALIA oltre 15 giorni 81.70 77.46
GIORNI DI VACANZA oltre 15 giorni 81.84 58.53
VACANZE ALL'ESTERO nessuna vacanza 93.89 46.00
LUOGO DI VACANZA solo in Italia 93.89 46.00
PERIODI DI VACANZA Due periodi 42.07 65.16
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA si 96.97 39.25
VACANZA PER TUTTI I FIGLI si 99.02 36.62
PERIODI DI VACANZA più di due periodi 19.94 50.57
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Laurea 30.76 43.01
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI tutti e 2 i genitori occupati 57.94 38.17
TITOLO DI GODIMENTO DELL'ABITAZIONE casa di proprietà 80.28 36.40
REGIONE Lombardia 26.79 40.83
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI impiegato/direttivo/quadro 45.01 38.67
RISORSE ECONOMICHE Adeguate/ottime 70.89 36.55
RIPARTIZIONE Nord-Ovest 37.36 38.02
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI dirigente/imprenditore/libero professionista 25.33 39.16
SITUAZIONE ECONOMICA uguale 51.36 36.84
PRESENZA DI DISAGI un disagio 47.27 36.85
REGIONE Emilia-Romagna 9.96 41.69
REGIONE Campania 10.89 41.12
CLASSE D'ETA' 5-9 anni 28.92 37.84
PRESENZA DI DISAGI nessun disagio 28.12 37.52
137
Tavola 6.11 - GRUPPO 2 – La vacanza come bene di cittadinanza (15,5 per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% della modalità
nella classe
% della classe nella
modalità
VACANZE IN ITALIA 8-14 giorni 79.90 61.84
GIORNI DI VACANZA 8-14 giorni 84.00 54.21
PERIODI DI VACANZA Un periodo 91.54 22.02
VACANZE ALL'ESTERO nessuna vacanza 93.92 20.66
LUOGO DI VACANZA solo in Italia 93.92 20.66
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA no 28.98 29.86
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Licenza media 38.66 19.41
REGIONE Campania 13.68 23.18
VACANZA PER TUTTI I FIGLI no 10.39 23.01
RISORSE ECONOMICHE scarse 33.14 17.57
SITUAZIONE ECONOMICA molto peggiorata 11.83 19.42
Tavola 6.12 - GRUPPO 3 – Con sacrificio ma che sia vacanza (23,5 per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% della modalità
nella classe
% della classe nella
modalità
GIORNI DI VACANZA 1-7 giorni 96.99 81.42
VACANZE IN ITALIA 1-7 giorni 96.99 81.14
PERIODI DI VACANZA Un periodo 100.00 36.55
LUOGO DI VACANZA solo in Italia 99.74 33.34
VACANZE ALL'ESTERO nessuna vacanza 99.74 33.34
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA no 24.94 39.04
VACANZA PER TUTTI I FIGLI no 13.78 46.37
RIPARTIZIONE Isole 13.02 45.88
REGIONE Sicilia 10.19 49.92
RIPARTIZIONE Sud 25.93 33.93
REGIONE Puglia 8.37 44.84
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI
padre occupato, madre casalinga
31.18 29.63
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Licenza media 37.15 28.33 CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI operaio 25.65 28.24
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI
lavoratore in proprio 12.41 29.61
RISORSE ECONOMICHE scarse 32.67 26.33 CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI nessun genitore occupato 8.47 30.35
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI
nessun genitore occupato 8.47 30.35
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Diploma superiore 46.38 25.18
REGIONE Marche 3.10 34.16
138
Tavola 6.13 - GRUPPO 4 – Le multi vacanze (11 per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% dela modalità
nella classe
% della classe nella
modlaità
LUOGO DI VACANZA Italia e estero 100.00 77.73
GIORNI DI VACANZA oltre 15 giorni 97.11 22.09
PERIODI DI VACANZA più di due periodi 55.02 44.39
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni 32.80 49.09
VACANZE ALL'ESTERO 1-7 giorni 37.51 33.97
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni 29.69 31.31
PERIODI DI VACANZA Due periodi 42.68 21.03
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Laurea 44.10 19.62
VACANZE IN ITALIA oltre 15 giorni 54.68 16.49
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI
dirigente/imprenditore/libero professionista
38.16 18.77
RISORSE ECONOMICHE Adeguate/ottime 79.15 12.98
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA si 93.21 12.00
REGIONE Lombardia 32.34 15.68
RIPARTIZIONE Nord-Ovest 44.20 14.31
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI
tutti e 2 i genitori occupati 60.58 12.70
VACANZA PER TUTTI I FIGLI si 96.95 11.41
SITUAZIONE ECONOMICA migliorata 10.99 17.60 TITOLO DI GODIMENTO DELL'ABITAZIONE casa di proprietà 82.17 11.85
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI
impiegato/direttivo/quadro 47.00 12.85
PRESENZA DI FIGLI <=10 ANNI no 41.64 13.02
CLASSE D'ETA' 15-19 anni 31.70 13.15
SITUAZIONE ECONOMICA uguale 53.94 12.31
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI un solo genitore occupato 20.72 13.72
PRESENZA DI FRATELLI nessun fratello 32.10 12.86
VACANZE IN ITALIA 8-14 giorni 24.08 13.21
139
Tavola 6.14 - GRUPPO 5 – La vacanza come investimento (bene di cittadinanza) all’estero (15,7 per cento del collettivo)
INDICATORI Modalità caratterizzanti
% dela modalità
nella classe
% della classe nella
modlaità
LUOGO DI VACANZA solo all'estero 99.78 100.00
VACANZE IN ITALIA nessuna vacanza 99.78 100.00
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni 45.31 68.67
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni 23.44 50.42
VACANZE ALL'ESTERO 1-7 giorni 31.25 40.69
PERIODI DI VACANZA Un periodo 84.47 20.69 CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI
operaio 35.59 26.27
TITOLO DI GODIMENTO DELL'ABITAZIONE casa non di proprietà 38.36 25.02
PRESENZA DI DISAGI tre o più disagi 12.63 27.02
PRESENZA DI FRATELLI nessun fratello 34.03 19.59
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI
padre occupato, madre casalinga
31.03 19.76
CLASSE D'ETA' 15-19 anni 32.02 19.09
RISORSE ECONOMICHE insufficienti 6.18 26.72
PRESENZA DI FIGLI <=10 ANNI no 40.33 18.12
REGIONE Piemonte 11.96 21.22
RIPARTIZIONE SRIP=Nord-Est 26.73 18.81
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Licenza media 35.53 18.17
REGIONE Marche 3.68 27.19
RISORSE ECONOMICHE scarse 33.41 18.05
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA no 18.28 19.18
VACANZA PER TUTTI I FIGLI no 9.31 21.00
REGIONE Trentino Alto Adige 3.77 24.25
140
6.5. Confronto 1993 e 2009: i cambiamenti
La suddivisione in classi delle tipologie di ragazzi in vacanza, confrontata negli anni 1993 e
2009, fa emergere alcuni comportamenti interessanti. Se nel 1993 la metà dei bambini e
ragazzi si aggregava nel gruppo dove il comportamento vacanziero risultava più tradizionale
(ossia caratterizzato da un/due soggiorno/i in Italia, abbastanza lungo/hi, più di15 giorni,
espresso da una categoria di bambini piccoli, da 0 a 9 anni, che viaggiava con tutta la
famiglia, composta da genitori con un istruzione media alta, con risorse economiche
adeguate ed entrambi occupati), nel 2009 la quota di bambini inserita nel gruppo con le
caratteristiche più simili scende a circa il 34 per cento.
Aumenta la quota di bambini e ragazzi nei due rimanenti gruppi che viaggiano
prevalentemente in Italia ma soprattutto cambia la distribuzione dei ragazzi. Nel 2009
aumenta la difficoltà economica di alcune famiglie con un tessuto socioeconomico più
debole e collocate nel meridione; come conseguenza aumenta la quota percentuale di giovani
inseriti nel gruppo denominato “Con sacrificio ma che sia vacanza” dove sono presenti i
ragazzi in condizioni più disagiate. In contemporanea diminuiscono in percentuale coloro
che vanno a formare il gruppo della “Vacanza come bene di cittadinanza”. La variabile che
gioca e diventa la chiave di volta per effettuare una vacanza è la durata del viaggio: nel 2009
le famiglie investono in viaggi in Italia sempre più corti.
Si diversificano, perciò, i comportamenti di viaggio, poiché si differenziano
contemporaneamente le caratteristiche familiari e sociali degli individui, e aumentano i
divari economici tra le famiglie, si ampliano e aumentano le richieste e le esigenze di coloro
che viaggiano e cresce e si diversifica il ventaglio di mete, tipologie, strutture e durate.
Nel 1993 due gruppi si caratterizzano per i viaggi all’estero: un gruppo (che raccoglieva il 6
per cento dei ragazzi) formato da giovani (prevalentemente compresi tra i 10 e i 19 anni
d’età) che viaggiavano esclusivamente all’estero dove mediamente andavano una volta per
un numero di giorni solitamente maggiore di 15. Le famiglie di questi ragazzi erano
benestanti, le risorse economiche adeguate.
Il ragazzi, anch’essi di solito abbastanza grandicelli, del secondo gruppo (che raccoglieva il
7.5 per cento dei giovani) si caratterizzavano per dei soggiorni multipli, sia in Italia che
all’estero, che sommavano quindi un totale di giorni di vacanza elevato, dove anche gli altri
componenti della famiglia erano viaggiatori, e dove le caratteristiche culturali ed
economiche dei genitori indicavano situazioni di benessere esteso sia per le risorse quasi
141
sempre adeguate, sia per le professioni maggiormente presenti di tipo dirigenziale ed
impiegatizio, sia per il livello di istruzione elevato generalizzato.
Nel 2009, come si vede in maniera molto chiara nei grafici successivi (Grafici 6.3 e 6.4)
raddoppiano i giovani che esprimono questi comportamenti di vacanza in tutti e due i gruppi
raggiungendo rispettivamente il 11 e l’15 per cento per ogni gruppo (per un totale del 26 per
cento dei ragazzi). Inoltre, mentre le caratteristiche del gruppo che viaggia sia in Italia che
all’estero risultano simili (anche se più accentuate risultano le differenze economiche e di
status sociale), molto profondi sono i mutamenti che ritroviamo nel gruppo di chi va soltanto
all’estero. Questo tipo di comportamento si manifesta, nel 2009, anche per quei ragazzi che
hanno una situazione economica familiare non buona: le risorse economiche vengono
definite scarse o insufficienti; la madre di un ragazzo su tre è casalinga e non percepisce un
reddito, la professione del padre è di minor prestigio (sono presenti in questo gruppo anche
ragazzi con padre operaio). Diminuiscono i giorni di vacanza, diminuisce l’età dei ragazzi, o
meglio questo comportamento, ossia fare una sola vacanza ma all’estero, inizia a diventare
un fenomeno riscontrabile anche tra i ragazzi più piccoli (tra i 10 e i 14 anni
prevalentemente). Le famiglie economicamente più in difficoltà non rinunciano a mandare i
loro figli in vacanza, purché questa vacanza sia “produttiva” per il futuro, sia in qualche
modo un investimento “lavorativo” da esprimersi successivamente nella vita futura del
figlio. Perde, quindi, di appeal l’Italia, come destinazione per svagarsi ma anche come
destinazione che forma l’identità di un giovane.
145
Conclusioni
Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
Nonostante il cambiamento delle strutture familiari - avvenuto in questi ultimi anni in
maniera lenta all’inizio del periodo di osservazione, molto più velocemente nell’ultimo
decennio - il viaggiare in famiglia è percepito come un importante costruttore di benessere
familiare e sociale. Le famiglie con figli continuano ad essere un mercato di “vacanzieri”,
con dei primi segnali di crisi, evidenziatisi nel 2009, anno che presenta percentuali di
bambini e ragazzi viaggianti inferiori ai dati del 2008.
Le evidenze più importanti emerse dall’analisi descrittiva dei dati e dai modelli di
regressione logistica mostrano un’omogeneizzazione della propensione alla vacanza sul
territorio. Le regioni del Sud e le Isole hanno “guadagnato” quote considerevoli di turismo
infantile, adolescenziale e giovanile. È presente, inoltre, una propensione alla vacanza più
egualitaria anche per ciò che riguarda il livello d’istruzione, la condizione occupazione e
professionale dei genitori: fare almeno un periodo di vacanza è percepito come un
146
comportamento non più elitario ma condiviso dalla popolazione. Il viaggio per le famiglie, o
soltanto limitato ai suoi componenti più giovani, è diventato una necessità più che un lusso.
Il mercato delle vacanze si sposta verso individui con età più giovani. I bambini più piccoli
sono i “nuovi” consumatori del prodotto vacanza: se piccolissimi insieme ai genitori o ad
uno dei due genitori, dai 10 anni in poi anche da soli. D’altra parte il tempo che intercorre tra
la fine della scuola e l’inizio del nuovo anno scolastico è di due/tre mesi e le famiglie si
organizzano su più versanti per riuscire a “coprirlo” (Corriere della sera, 2011a). I campi
residenziali, le gite scolastiche, i viaggi studio, i campi sportivi residenziali e i campi
parrocchiali sono le principali alternative per chi viaggia senza genitori, e l’età media in cui
si inizia a viaggiare da soli varia al variare della tipologia di viaggio: 10 anni per chi
frequenta i campi residenziali, 15 per i viaggi studio (Iscom Group, 2011). Un’alternativa
sono le case-vacanze e i campi estivi organizzati dai Comuni o i buoni vacanza che
esprimono la richiesta di “turismo sociale” espressa dalla popolazione, nel nostro caso i
bambini ed i ragazzi.
“Il turismo sociale è essenzialmente una modalità di organizzare il turismo promuovendo
pratiche accessibili fisicamente ed economicamente anche alle persone che per motivi
diversi non possono esercitare il diritto inalienabile alla vacanza48. È un turismo
espressione del bisogno di socializzare e vivere momenti di incontro, di relazione e di
scambio di esperienze reciproche, finalizzato all’approfondimento delle relazioni umane,
alla crescita della persona, al rispetto dell’ambiente, e fautore di coesione sociale e di
arricchimento culturale” (Aiccon, 2010).
Il turismo sociale è la faccia di una stessa medaglia: l’altra faccia è costituita dalle famiglie
che nonostante le difficoltà economiche crescenti si autofinanziano la vacanza o la
finanziano ai loro figli per permettere loro di godere di questo diritto ormai irrinunciabile.
Proprio per questo, con il passare degli anni, il viaggiare risulta essere poco condizionato
dalla percezione della propria situazione economica, anzi la propensione a fare una vacanza
si manifesta a prescindere da essa. Nel 2009 una famiglia riesce, seppure con molti sacrifici
e diminuendo i giorni, cambiando i modi e le tipologie di vacanza, a far effettuare un viaggio 48 Il diritto alla vacanza è sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948 con l’Articolo 24 che recita “Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite”.
147
di svago e di piacere ai propri figli. Nonostante il calo reale della capacità di spesa, le
famiglia italiane hanno “professionalizzato” i loro consumi e si sono organizzate in modo
tale da mantenere il più possibile lo stile di vita precedente. La vacanza è vista, allora, come
un valore imprescindibile, un bene di cittadinanza, considerato come diritto da usufruire, per
il quale le famiglie sono disposte a fare sacrifici economici.
L’unico ostacolo si manifesta nelle famiglie numerose, che hanno 3 o più figli; mentre essere
figlio unico o avere un fratello non implica differenza nella propensione al viaggio. Altre
indagini confermano queste indicazioni. Per l’Osservatorio sul turismo giovanile i nuclei
familiari che non vanno in vacanza sono soprattutto quelli con tutti i figli maggiorenni, che
manifestano una propensione più bassa delle famiglie dove sono presenti due figli piccoli.
“È pertanto evidente che la quantità di bambini (fino a due) con cui viaggiare non è un
deterrente, anzi, funge da incentivo” (Iscom Group, 2011).
Inoltre, la presenza di un figlio in età molto piccola non rappresenta più un ostacolo
insuperabile ad andare in vacanza, anche verso mete estere. Esiste una differenza tra chi
accede al turismo e chi no, ma questa differenza si è attenuata con il tempo e nuove
categorie, come i bambini più piccoli, sono diventati consumatori di vacanze.
Tra coloro che fanno vacanze, la differenziazione significativa che emerge fa riferimento
agli stili di consumo e non più ai generi, e ciò separa i viaggiatori per strati riconducendoli
alla loro capacità di spesa. Ciò è evidente nella clusterizzazione sviluppata sui dati del 1993
e, in particolare, del 2009.
Il comportamento prevalente nel 1993 (intrapreso dalla metà del collettivo) era di un turismo
tradizionale, cioè uno o due periodi di soggiorno in Italia per un tempo totale abbastanza
lungo (più di 15 giorni), dove a viaggiare era tutta la famiglia.
Le famiglie che fruivano di questo tipo di vacanza erano benestanti, composte da due
genitori, di cui almeno uno dei due con istruzione mediamente alta, entrambi occupati e con
risorse economiche adeguate. La quota di bambini e ragazzi presenti in questa tipologia di
vacanza diminuisce nel 2009 al 34 per cento. In generale, perde di appeal l’Italia per i
ragazzi e i bambini di tutte le età.
Si diversificano, allora, ancora di più i modi di fare vacanza: l’estero, nel 2009, diventa una
delle mete preferite da molti ragazzi e bambini e non è più appannaggio soltanto delle
famiglie agiate.
148
Riuscire a fare più periodi di vacanza sia in Italia che all’estero diventa prerogativa di coloro
che hanno una ampia disponibilità economica ed una alta propensione alla multi-vacanza,
mentre il viaggio all’estero (spesso l’unico viaggio intrapreso) diventa fattibile anche per
quei ragazzi che hanno una situazione economica familiare non ottima, con risorse
economiche scarse o addirittura insufficienti e tipologie socio economiche tradizionali (la
madre di un ragazzo su tre che fa un periodo di vacanza all’estero è casalinga e non
percepisce reddito).
Il metodo adottato dalle famiglie per riuscire ad operare una scelta economica di questo tipo
consiste, in primo luogo, nella riduzione dei giorni di pernottamento (che è un trend ormai in
consolidamento per tutti i turisti); in secondo luogo con il ricorso ad offerte economiche più
vantaggiose (migliore qualità-prezzo e offerte last-minute e low-cost) e con la riduzione
delle spese accessorie e di quelle per il trasporto.
Le famiglie economicamente più in difficoltà non rinunciano a mandare i loro figli in
vacanza (anche all’estero), ma adottano i mezzi più vari per contenere le spese, purché, però
la vacanza del figlio sia “produttiva”, sia un investimento “lavorativo” per la sua vita futura.
In conclusione, il mutamento della famiglia inteso dal punto di vista giuridico, con
l’aumento delle separazioni e dei divorzi e l’incremento consequenziale dei nuclei
monogenitoriali e dell’affidamento congiunto49, non ha influito sulla propensione alla
vacanza di bambini e ragazzi. Ciò che sorprende positivamente è che la frequenza di vacanza
espressa dai bambini/ragazzi/giovani sia che vivano in famiglie con genitori coniugati, in
famiglie ricostituite, in unioni libere o i famiglie monogenitoriali, si esprime nelle stesse
percentuali e propone lo stesso bisogno di vacanza. L’unico freno familiare alla vacanza,
come detto in precedenza, è rappresentato dalla presenza di 3 o più figli.
Il cambiamento socio-culturale avvenuto nella società in questi ultimi due decenni è
testimoniato dai profondi mutamenti demografici avvenuti e dai diversi ruoli coperti dai
genitori e dai figli all’interno del nucleo familiare: ruoli di monogenitore, di nuovo genitore
49 L’affidamento dei figli minori nei procedimenti di separazione e divorzio fino al 15 marzo 2006 era disciplinato dal codice civile (art. 155) e dalla legge n. 898 del 1 dicembre 1970 come modificata dalla legge n. 74 del 6 marzo 1987 (art. 6). La legge n. 54 dell’8 febbraio 2006 (in vigore dal 16 marzo 2006) ha stabilito che, nelle cause di separazione e divorzio, il giudice deve valutare prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori oppure stabilire a quale di essi affidarli, determinando i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore, fissando altresì la misura e il modo con cui ciascuno di essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all'istruzione e all'educazione dei figli (Istat, 2010d)
149
in famiglie ricostituite, di madri e padri che sperimentano la maternità e le paternità in età
più avanzate; ruoli di uomini e donne più istruiti; ruoli di donne occupate e portatrici di
reddito; ruoli di figli unici. Tutto ciò ha influito sulle scelte di vacanza finendo con il far
assumere alla vacanza la valenza di un bene di cittadinanza.
Le scelte della tipologia di viaggio, giorni e luoghi di vacanza, mostrano una differenza di
stili di consumo del bene vacanza dovuto ad esigenze economiche della famiglia, che riesce
con una professionalizzazione dei consumi a ridistribuire il suo reddito per consentire al
figlio o ai figli di fare una vacanza considerata, in virtù di questo investimento economico,
non solo come periodo di svago ma anche come bene produttivo per il bambino o ragazzo.
152
Tavola A.1 - Indicatore “Tipologia familiare” - Per centuale di giovani per tipologia di famiglia (dati assoluti in migliaia)
Con chi vive?
Classe d'età Numerosità
% giovani che vivono in famiglia
Con entrambi i genitori Con il padre
Con la madre
Giovani che vivono in famiglia
ANNO 1993 0-4 anni 2762 99.7 96.2 0.5 3.3 2755
5-9 anni 2886 99.8 94.1 0.7 5.3 2880
10 -14 anni 3116 99.6 94.1 0.9 5.0 3102
15-19 anni 3955 98.3 91.1 1.8 7.1 3888
20-24 anni 4376 83.9 85.9 2.5 11.6 3671
25-29 anni 4301 47.2 81.0 2.8 16.3 2029
Totale 21396 85.6 16618 275 1432 18325
90.7 1.5 7.8 100.0
ANNO 1994 0-4 anni 2806 99.5 96.1 0.4 3.5 2792
5-9 anni 2927 99.5 94.5 0.9 4.6 2911
10 -14 anni 3008 99.8 92.8 1.0 6.2 3001
15-19 anni 3800 98.5 90.3 1.8 7.9 3743
20-24 anni 4549 86.0 87.0 2.1 11.0 3914
25-29 anni 4355 50.8 80.4 3.7 16.0 2213
Totale 21444 86.6 16779 296 1497 18572
90.3 1.6 8.1 100.0
ANNO 1995 0-4 anni 2700 99.7 95.6 0.6 3.9 2691
5-9 anni 2813 99.7 95.2 0.3 4.4 2804
10 -14 anni 2995 99.6 94.3 1.2 4.6 2983
15-19 anni 3613 98.9 90.4 2.1 7.6 3574
20-24 anni 4226 87.6 88.2 2.6 9.2 3700
25-29 anni 4397 51.3 81.9 3.3 14.8 2256
Totale 20743 86.8 16393 303 1313 18009
91.0 1.7 7.3 100.0
ANNO 1996 0-4 anni 2699 99.9 95.5 0.3 4.1 2696
5-9 anni 2845 99.9 92.8 0.8 6.4 2842
10 -14 anni 2888 99.8 93.4 1.2 5.5 2882
15-19 anni 3487 98.9 91.5 1.3 7.2 3449
20-24 anni 4104 88.7 87.1 2.0 10.9 3642
25-29 anni 4421 54.6 82.8 3.1 14.1 2413
Totale 20443 87.7 16232 260 1433 17925
90.6 1.5 8.0 100.0
ANNO 1997 0-4 anni 2698 99.8 95.4 0.8 3.9 2691
5-9 anni 2815 99.7 94.0 1.0 5.1 2806
10 -14 anni 2924 99.7 93.6 1.2 5.3 2916
15-19 anni 3276 98.4 90.9 1.5 7.6 3222
20-24 anni 4005 87.9 87.7 2.6 9.7 3520
25-29 anni 4267 56.0 82.3 3.7 13.9 2390
Totale 19984 87.8 15912 311 1321 17545
90.7 1.8 7.5 100.0
153
Con chi vive?
Classe d'età Numerosità
% giovani che vivono in famiglia
Con entrambi i genitori Con il padre
Con la madre
Giovani che vivono in famiglia
ANNO 1998 0-4 anni 2668 99.9 95.7 0.3 4.0 2641
5-9 anni 2834 99.7 95.0 0.8 4.2 2814
10 -14 anni 2869 99.6 93.4 1.0 5.6 2847
15-19 anni 3226 98.7 90.4 1.9 7.7 3179
20-24 anni 3889 87.5 87.5 2.5 10.1 3398
25-29 anni 4252 57.9 81.3 2.6 16.1 2454 Totale 19739 88.1 15703 267 1363 17332
90.6 1.5 7.9 100.0
ANNO 1999 0-4 anni 2650 98.5 94.2 0.5 5.4 2609
5-9 anni 2807 99.3 93.7 0.5 5.8 2787
10 -14 anni 2873 99.1 92.9 1.2 6.0 2847
15-19 anni 3141 98.1 91.7 1.8 6.5 3081
20-24 anni 3704 87.7 88.3 2.0 9.7 3247
25-29 anni 4276 60.3 82.2 3.8 14.0 2579
Totale 19451 88.2 15522 279 1349 17149
90.5 1.6 7.9 100.0
ANNO 2000 0-4 anni 2614 99.7 93.4 0.6 6.1 2606
5-9 anni 2803 99.9 93.9 0.5 5.6 2801
10 -14 anni 2894 99.8 91.6 0.8 7.7 2888
15-19 anni 3161 98.4 90.2 2.0 7.8 3108
20-24 anni 3458 89.9 88.2 2.6 9.2 3109
25-29 anni 4256 59.4 83.1 3.3 13.6 2527
Totale 19185 88.8 15352 279 1408 17039
90.1 1.6 8.3 100.0
ANNO 2001 0-4 anni 2741 99.6 93.5 0.4 6.1 2621
5-9 anni 2687 99.9 92.3 1.1 6.7 2656
10 -14 anni 2922 99.3 91.3 1.4 7.4 2877
15-19 anni 3068 98.8 88.7 1.7 9.6 3005
20-24 anni 3323 88.4 87.9 2.2 9.9 2911
25-29 anni 3996 62.0 82.1 3.2 14.8 2465
Totale 18736 89.5 14773 271 1490 16534
89.4 1.6 9.0 100.0
ANNO 2002 0-4 anni 2676 99.8 93.9 0.6 5.5 2527
5-9 anni 2754 99.6 93.3 0.8 5.9 2702
10 -14 anni 2901 99.7 92.2 1.0 6.8 2868
15-19 anni 3047 97.9 88.6 1.4 10.0 2972
20-24 anni 3362 86.3 87.1 2.3 10.7 2879
25-29 anni 4036 61.0 82.7 3.3 14.0 2450
Totale 18776 88.7 14707 253 1439 16399
89.7 1.5 8.8 100.0
ANNO 2003 0-4 anni 2662 99.9 92.7 0.8 6.5 2514
5-9 anni 2718 99.7 92.3 0.4 7.3 2671
10 -14 anni 2965 99.5 89.3 1.7 9.1 2927
15-19 anni 3129 97.6 88.3 1.9 9.8 3043
20-24 anni 3267 86.8 87.3 2.2 10.6 2821
25-29 anni 3905 59.9 83.9 3.0 13.1 2330
Totale 18644 88.8 14515 269 1523 16306 89.0 1.7 9.3 100.0
154
Con chi vive?
Classe d'età Numerosità
% giovani che vivono in famiglia
Con entrambi i genitori Con il padre
Con la madre
Giovani che vivono in famiglia
ANNO 2005 0-4 anni 2728 100.0 93.2 1.0 5.8 2579
5-9 anni 2700 99.7 92.9 0.6 6.5 2648
10 -14 anni 2892 99.7 89.9 1.4 8.8 2845
15-19 anni 2904 99.3 88.1 2.2 9.8 2856
20-24 anni 3141 87.6 86.9 3.2 10.0 2732
25-29 anni 3718 60.3 82.5 3.8 13.8 2230
Totale 18082 89.5 14149 310 1431 15890
89.1 2.0 9.0 100.0
ANNO 2006 0-4 anni 2716 99.8 93.2 0.8 6.0 2711
5-9 anni 2748 99.9 91.4 0.7 7.8 2746
10 -14 anni 2838 99.7 89.4 1.0 9.6 2831
15-19 anni 2963 99.0 87.9 1.7 10.4 2934
20-24 anni 3054 88.3 85.8 2.3 12.0 2698
25-29 anni 3600 59.1 84.0 3.4 12.6 2126
Totale 17919 89.5 14247 254 1543 16045
88.8 1.6 9.6 100.0
ANNO 2007 0-4 anni 2799 99.8 91.3 1.3 7.4 2607
5-9 anni 2721 99.8 91.7 1.0 7.4 2670
10 -14 anni 2845 99.7 89.0 1.3 9.8 2807
15-19 anni 2973 98.8 87.9 1.7 10.4 2922
20-24 anni 3015 87.3 85.7 2.5 11.8 2605
25-29 anni 3506 59.0 84.1 3.4 12.4 2046
Totale 17858 89.5 13846 281 1529 15656
88.4 1.8 9.8 100.0
ANNO 2008 0-4 anni 2824 99.8 92.5 0.5 7.0 2641
5-9 anni 2747 99.9 91.9 0.8 7.2 2681
10 -14 anni 2869 99.7 89.5 1.5 9.0 2814
15-19 anni 3015 98.7 86.6 1.6 11.8 2959
20-24 anni 2981 86.8 84.8 3.0 12.2 2565
25-29 anni 3411 59.7 83.2 3.8 13.0 2007
Totale 17846 89.8 13835 277 1556 15667
88.3 1.8 9.9 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 2661 99.9 91.1 0.9 8.0 2659
5-9 anni 2815 99.8 91.1 1.4 7.6 2810
10 -14 anni 2723 99.7 88.5 1.2 10.3 2715
15-19 anni 3000 98.5 85.6 2.3 12.1 2955
20-24 anni 3001 86.2 85.0 3.1 11.9 2588
25-29 anni 3464 59.1 83.9 3.6 12.5 2047
Totale 89.3 13830 317 1627 15774
17664
87.7 2.0 10.3 100.0
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni dal 1993 al 2009
155
Tavola A.2 - Indicatore “Presenza di fratelli” - Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per presenza di fratelli (dati assoluti in migliaia)
Con chi vive?
Classe d'età senza fratelli con un fratello con 2 o più fratelli
è presente almeno un figlio
con 10 anni o meno Totale
ANNO 1993 0-4 anni 41.9 43.3 14.8 100.0 2755 5-9 anni 19.7 57.0 23.3 100.0 2880 10-14 anni 16.8 52.1 31.0 54.3 3102 15-19 anni 17.8 50.6 31.6 19.0 3888 20-24 anni 26.0 47.1 26.9 4.7 3671 25-29 anni 37.8 40.7 21.5 0.4 2029 Totale 4660 8974 4691 8237 18325 25.4 49.0 25.6 45.0 100.0
ANNO 1994 0-4 anni 41.7 43.2 15.1 100.0 2792 5-9 anni 18.2 57.9 23.9 100.0 2911 10-14 anni 15.3 53.2 31.6 53.3 3001 15-19 anni 17.2 51.5 31.3 18.5 3743 20-24 anni 26.3 46.5 27.2 5.3 3914 25-29 anni 34.0 42.1 23.9 0.6 2213 Totale 4579 9160 4833 8215 18572 24.7 49.3 26.0 44.2 100.0
ANNO 1995 0-4 anni 40.2 46.0 13.8 100.0 2691 5-9 anni 20.5 58.1 21.4 100.0 2804 10-14 anni 15.5 57.0 27.5 50.6 2983 15-19 anni 17.5 52.8 29.6 17.8 3574 20-24 anni 24.6 49.3 26.1 5.0 3700 25-29 anni 37.6 42.1 20.4 0.7 2256 Totale 4502 9229 4278 7837 18009 25.0 51.3 23.8 43.5 100.0
ANNO 1996 0-4 anni 42.3 44.7 13.0 100.0 2696 5-9 anni 20.7 57.4 22.0 100.0 2842 10-14 anni 15.7 54.2 30.2 51.9 2882 15-19 anni 17.6 51.7 30.8 19.6 3449 20-24 anni 24.5 48.8 26.7 5.5 3642 25-29 anni 37.4 44.6 18.0 0.6 2413 Totale 4582 9033 4310 7927 17925 25.6 50.4 24.0 44.2 100.0
ANNO 1997 0-4 anni 40.8 45.8 13.4 100.0 2691 5-9 anni 20.5 58.6 20.9 100.0 2806 10-14 anni 15.9 56.7 27.4 52.6 2916 15-19 anni 18.6 54.0 27.5 19.1 3222 20-24 anni 26.5 50.3 23.2 4.9 3520 25-29 anni 39.1 41.0 19.9 1.2 2390 Totale 4604 9019 3922 7844 17545 26.2 51.4 22.4 44.7 100.0
156
Con chi vive?
Classe d'età senza fratelli con un fratello con 2 o più fratelli
è presente almeno un figlio
con 10 anni o meno Totale
ANNO 1998 0-4 anni 40.0 46.2 13.8 100.0 2641 5-9 anni 21.4 56.7 21.9 100.0 2814 10-14 anni 15.3 57.3 27.4 52.2 2847 15-19 anni 17.7 52.4 30.0 19.4 3179 20-24 anni 25.6 49.5 24.8 6.3 3398 25-29 anni 37.3 44.5 18.2 1.2 2454 Totale 4442 8884 4005 7800 17332 25.6 51.3 23.1 45.0 100.0
ANNO 1999 0-4 anni 39.2 46.0 14.8 100.0 2609 5-9 anni 21.1 54.8 24.1 100.0 2787 10-14 anni 13.7 55.8 30.5 53.4 2847 15-19 anni 17.0 53.3 29.7 19.5 3081 20-24 anni 24.6 50.4 25.0 6.9 3247 25-29 anni 36.2 44.4 19.5 1.8 2579 Totale 4252 8740 4157 7788 17149 24.8 51.0 24.2 45.4 100.0
ANNO 2000 0-4 anni 41.2 44.2 14.6 100.0 2606 5-9 anni 21.9 56.8 21.4 100.0 2801 10-14 anni 14.8 56.1 29.1 53.0 2888 15-19 anni 18.7 51.7 29.7 20.0 3108 20-24 anni 25.8 50.0 24.2 6.7 3109 25-29 anni 35.3 45.5 19.2 1.1 2527 Totale 4386 8672 3982 7794 17039 25.7 50.9 23.4 45.7 100.0
ANNO 2001 0-4 anni 41.5 44.1 14.5 100.0 2621 5-9 anni 20.4 58.4 21.2 100.0 2656 10-14 anni 17.5 56.6 25.9 51.0 2877 15-19 anni 18.1 55.1 26.8 19.6 3005 20-24 anni 26.8 51.5 21.7 6.2 2911 25-29 anni 38.1 45.1 16.8 1.0 2465 Totale 4398 8600 3536 7539 16534 26.6 52.0 21.4 45.6 100.0
ANNO 2002 0-4 anni 40.7 45.5 13.8 100.0 2527 5-9 anni 20.9 58.6 20.5 100.0 2702 10-14 anni 16.1 56.2 27.8 51.9 2868 15-19 anni 18.3 52.1 29.5 20.2 2972 20-24 anni 24.9 51.4 23.7 5.7 2879 25-29 anni 37.8 45.2 16.9 1.3 2450 Totale 4244 8482 3673 7514 16399 25.9 51.7 22.4 45.8 100.0
ANNO 2003 0-4 anni 40.4 45.2 14.4 100.0 2514 5-9 anni 20.8 58.8 20.4 100.0 2671 10-14 anni 16.4 57.5 26.1 51.0 2927 15-19 anni 17.9 55.6 26.5 19.3 3043 20-24 anni 24.2 51.2 24.6 6.1 2821 25-29 anni 36.1 45.6 18.3 1.6 2330 Totale 4119 8590 3597 7472 16306 25.3 52.7 22.1 45.8 100.0
157
Con chi vive?
Classe d'età senza fratelli con un fratello con 2 o più fratelli
è presente almeno un figlio
con 10 anni o meno Totale
ANNO 2005 0-4 anni 40.1 45.3 14.6 100.0 2579 5-9 anni 19.5 57.9 22.6 100.0 2648 10-14 anni 17.0 55.3 27.7 52.7 2845 15-19 anni 19.3 53.1 27.6 19.4 2856 20-24 anni 25.7 50.6 23.7 5.1 2732 25-29 anni 36.8 45.2 18.0 0.9 2230 Totale 4109 8181 3601 7438 15890 25.9 51.5 22.7 46.8 100.0
ANNO 2006 0-4 anni 41.0 43.3 15.7 100.0 2711 5-9 anni 20.7 57.7 21.6 100.0 2746 10-14 anni 18.2 56.3 25.5 51.5 2831 15-19 anni 17.9 57.4 24.6 17.9 2934 20-24 anni 26.6 52.1 21.4 5.6 2698 25-29 anni 37.9 46.2 15.8 1.2 2126 Totale 4247 8423 3374 7615 16045 26.5 52.5 21.0 47.5 100.0
ANNO 2007 0-4 anni 40.0 44.3 15.7 100.0 2607 5-9 anni 20.9 58.4 20.7 100.0 2670 10-14 anni 18.9 55.0 26.2 49.4 2807 15-19 anni 19.0 54.4 26.6 18.7 2922 20-24 anni 27.3 50.3 22.5 6.8 2605 25-29 anni 39.0 45.9 15.1 1.9 2046 Totale 4197 8094 3366 7427 15656 26.8 51.7 21.5 47.4 100.0
ANNO 2008 0-4 anni 40.5 46.6 12.9 100.0 2641 5-9 anni 19.7 59.4 20.9 100.0 2681 10-14 anni 19.4 56.8 23.9 49.8 2814 15-19 anni 20.1 57.0 22.9 18.3 2959 20-24 anni 25.0 55.1 19.9 4.7 2565 25-29 anni 36.1 46.5 17.5 1.5 2007 Totale 4105 8453 3109 7414 15667 26.2 54.0 19.9 47.3 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 42.3 43.9 13.8 100.0 2659 5-9 anni 21.0 58.9 20.1 100.0 2810 10 -14 anni 18.8 56.1 25.1 51.4 2715 15-19 anni 21.5 53.4 25.0 18.5 2955 20-24 anni 27.6 50.4 22.0 5.8 2588 25-29 anni 36.3 45.8 17.9 1.4 2047 Totale 4321 8165 3288 7589 15774 27.4 51.8 20.8 48.1 100.0
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni dal 1993 al 2009
158
Tavola A.3 - Indicatore “Famiglie diverse” - Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per stato civile dei genitori (dati assoluti in migliaia)
Con chi vive?
Classe d'età Con genitori
coniugati Con un solo
genitore
In famiglie ricostituite o unioni libere Totale
ANNO 1993 0-4 anni 92.0 3.8 4.3 2755 5-9 anni 90.8 6.0 3.3 2880 10-14 anni 91.1 5.9 3.0 3102 15-19 anni 88.2 8.9 2.9 3888 20-24 anni 82.5 14.1 3.4 3671 25-29 anni 79.0 19.0 2.0 2029 Totale 16038 1707 580 18325 87.5 9.3 3.2 100.0
ANNO 1994 0-4 anni 91.0 3.9 5.1 2792 5-9 anni 91.0 5.5 3.6 2911 10-14 anni 89.3 7.2 3.6 3001 15-19 anni 87.0 9.7 3.3 3743 20-24 anni 84.5 13.0 2.5 3914 25-29 anni 78.7 19.6 1.7 2213 Totale 16169 1793 611 18572 87.1 9.7 3.3 100.0
ANNO 1995 0-4 anni 92.1 4.5 3.5 2691 5-9 anni 92.1 4.8 3.2 2804 10-14 anni 91.1 5.8 3.1 2983 15-19 anni 87.8 9.6 2.5 3574 20-24 anni 85.3 11.9 2.8 3700 25-29 anni 80.0 18.1 2.0 2256 Totale 15878 1616 515 18009 88.2 9.0 2.9 100.0
ANNO 1996 0-4 anni 91.4 4.5 4.1 2696 5-9 anni 89.2 7.2 3.7 2842 10-14 anni 90.5 6.6 2.8 2882 15-19 anni 89.2 8.5 2.3 3449 20-24 anni 84.7 12.9 2.4 3642 25-29 anni 81.4 17.2 1.4 2413 Totale 15734 1693 498 17925 87.8 9.4 2.8 100.0
ANNO 1997 0-4 anni 90.0 4.7 5.3 2691 5-9 anni 90.7 6.1 3.2 2806 10-14 anni 91.3 6.4 2.3 2916 15-19 anni 88.5 9.1 2.4 3222 20-24 anni 85.7 12.3 2.0 3520 25-29 anni 80.4 17.7 1.9 2390 Totale 15417 1633 495 17545 87.9 9.3 2.8 100.0
159
Con chi vive?
Classe d'età Con genitori
coniugati Con un solo
genitore
In famiglie ricostituite o unioni libere Totale
ANNO 1998 0-4 anni 90.9 4.3 4.8 2641 5-9 anni 91.2 5.0 3.8 2814 10-14 anni 90.3 6.6 3.2 2847 15-19 anni 87.4 9.6 3.0 3179 20-24 anni 85.1 12.5 2.4 3398 25-29 anni 79.6 18.7 1.8 2454 Totale 15159 1629 543 17332 87.5 9.4 3.1 100.0
ANNO 1999 0-4 anni 88.6 5.8 5.6 2609 5-9 anni 89.4 6.3 4.4 2787 10-14 anni 89.1 7.2 3.8 2847 15-19 anni 88.6 8.3 3.1 3081 20-24 anni 85.5 11.8 2.8 3247 25-29 anni 80.5 17.8 1.7 2579 Totale 14917 1628 604 17149 87.0 9.5 3.5 100.0
ANNO 2000 0-4 anni 87.9 6.6 5.5 2606 5-9 anni 90.2 6.1 3.8 2801 10-14 anni 88.5 8.4 3.0 2888 15-19 anni 86.7 9.8 3.4 3108 20-24 anni 86.1 11.8 2.1 3109 25-29 anni 81.7 16.9 1.4 2527 Totale 14805 1688 546 17039 86.9 9.9 3.2 100.0
ANNO 2001 0-4 anni 86.3 6.5 7.2 2621 5-9 anni 86.6 7.7 5.7 2656 10-14 anni 87.3 8.8 3.9 2877 15-19 anni 85.5 11.3 3.3 3005 20-24 anni 85.5 12.1 2.4 2911 25-29 anni 79.7 17.9 2.3 2465 Totale 14096 1761 677 16534 85.3 10.7 4.1 100.0
ANNO 2002 0-4 anni 86.7 6.1 7.2 2527 5-9 anni 89.1 6.7 4.2 2702 10-14 anni 87.5 7.8 4.7 2868 15-19 anni 84.6 11.4 4.0 2972 20-24 anni 83.8 12.9 3.3 2879 25-29 anni 80.8 17.3 2.0 2450 Totale 14014 1692 692 16399 85.5 10.3 4.2 100.0
ANNO 2003 0-4 anni 86.0 7.3 6.7 2514 5-9 anni 87.7 7.7 4.6 2671 10-14 anni 85.8 10.7 3.4 2927 15-19 anni 84.6 11.7 3.8 3043 20-24 anni 83.6 12.8 3.7 2821 25-29 anni 82.0 16.1 2.0 2330 Totale 13856 1791 659 16306 85.0 11.0 4.0 100.0
160
Con chi vive?
Classe d'età Con genitori
coniugati Con un solo
genitore
In famiglie ricostituite o unioni libere Totale
ANNO 2005 0-4 anni 85.8 6.8 7.5 2579
5-9 anni 87.7 7.1 5.2 2648
10-14 anni 84.9 10.1 5.0 2845
15-19 anni 83.4 11.9 4.6 2856
20-24 anni 83.4 13.1 3.5 2732
25-29 anni 80.0 17.5 2.5 2230
Totale 13392 1741 757 15890
84.3 11.0 4.8 100.0
ANNO 2006 0-4 anni 83.0 6.8 10.2 2711
5-9 anni 85.2 8.6 6.2 2746
10-14 anni 83.0 10.6 6.5 2831
15-19 anni 82.5 12.1 5.4 2934
20-24 anni 81.1 14.3 4.7 2698
25-29 anni 81.3 16.0 2.7 2126
Totale 13277 1797 970 16045
82.8 11.2 6.1 100.0
ANNO 2007 0-4 anni 83.0 8.7 8.4 2607
5-9 anni 85.5 8.3 6.2 2670
10-14 anni 83.0 11.0 5.9 2807
15-19 anni 82.7 12.1 5.1 2922
20-24 anni 81.2 14.3 4.5 2605
25-29 anni 81.2 15.9 3.0 2046
Totale 12970 1810 876 15656
82.8 11.6 5.6 100.0
ANNO 2008 0-4 anni 81.5 7.5 11.1 2641
5-9 anni 86.0 8.1 6.0 2681
10-14 anni 84.0 10.5 5.5 2814
15-19 anni 82.4 13.4 4.2 2959
20-24 anni 80.8 15.2 4.0 2565
25-29 anni 80.3 16.9 2.9 2007
Totale 12941 1832 894 15667
82.6 11.7 5.7 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 78.3 8.9 12.8 2659
5-9 anni 84.0 8.9 7.1 2810
10-14 anni 81.7 11.5 6.8 2715
15-19 anni 78.9 14.4 6.7 2955
20-24 anni 79.8 15.0 5.2 2588
25-29 anni 80.1 16.1 3.8 2047
Totale 12695 1943 1135 15774
80.5 12.3 7.2 100.0
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni dal 1993 al 2009
161
Tavola A.4 - Indicatore “Livello d’istruzione” - Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per livello di istruzione più alto conseguito da uno dei genitori (dati assoluti in migliaia)
Titolo di studio più alto conseguito da un genitore
Classe d'età Licenza
Elementare Licenza Media Diploma
superiore Laurea Totale ANNO 1993
0-4 anni 4.9 41.5 38.0 15.7 2755 5-9 anni 9.4 42.0 36.1 12.4 2880 10 -14 anni 17.4 42.6 28.8 11.2 3102 15-19 anni 29.2 38.9 23.7 8.2 3888 20-24 anni 41.3 34.1 17.3 7.3 3671 25-29 anni 54.0 26.3 14.1 5.7 2029 Totale 4692 6971 4823 1840 18325 25.6 38.0 26.3 10.0 100.0
ANNO 1994 0-4 anni 4.7 42.9 38.8 13.7 2792 5-9 anni 8.3 43.1 35.4 13.2 2911 10 -14 anni 15.7 43.1 29.8 11.5 3001 15-19 anni 27.7 40.1 22.1 10.1 3743 20-24 anni 40.1 33.7 18.3 7.9 3914 25-29 anni 50.4 27.6 15.4 6.7 2213 Totale 4565 7175 4889 1943 18572 24.6 38.6 26.3 10.5 100.0
ANNO 1995 0-4 anni 3.9 41.7 40.9 13.5 2691 5-9 anni 6.9 44.2 36.3 12.5 2804 10 -14 anni 12.7 45.6 29.7 11.9 2983 15-19 anni 23.5 42.3 23.3 10.8 3574 20-24 anni 36.4 38.3 17.6 7.7 3700 25-29 anni 50.3 29.4 13.8 6.5 2256 Totale 4003 7312 4803 1890 18009 22.2 40.6 26.7 10.5 100.0
ANNO 1996 0-4 anni 3.4 39.7 42.6 14.2 2696 5-9 anni 6.0 41.9 39.1 13.0 2842 10 -14 anni 11.4 41.4 34.8 12.4 2882 15-19 anni 21.8 39.8 28.1 10.3 3449 20-24 anni 35.0 35.3 21.6 8.1 3642 25-29 anni 47.7 28.1 17.1 7.1 2413 Totale 3770 6789 5432 1933 17925 21.0 37.9 30.3 10.8 100.0
ANNO 1997 0-4 anni 3.5 40.2 42.5 13.8 2691 5-9 anni 5.3 40.5 39.9 14.4 2806 10 -14 anni 9.6 43.4 33.8 13.2 2916 15-19 anni 17.1 45.6 25.6 11.8 3222 20-24 anni 30.4 38.7 22.2 8.8 3520 25-29 anni 44.1 29.7 17.7 8.5 2390 Totale 3191 7024 5280 2051 17545 18.2 40.0 30.1 11.7 100.0
162
Titolo di studio più alto conseguito da un genitore
Classe d'età Licenza
Elementare Licenza Media Diploma
superiore Laurea Totale ANNO 1998
0-4 anni 2.9 39.3 43.1 14.7 2641 5-9 anni 4.6 42.2 38.6 14.6 2814 10 -14 anni 8.7 45.6 33.6 12.2 2847 15-19 anni 17.3 43.3 28.7 10.7 3179 20-24 anni 29.2 39.4 22.5 9.0 3398 25-29 anni 43.6 31.4 17.6 7.5 2454 Totale 3059 7007 5293 1973 17332 17.7 40.4 30.5 11.4 100.0
ANNO 1999 0-4 anni 2.8 40.2 43.9 13.1 2609 5-9 anni 5.6 42.7 37.9 13.8 2787 10 -14 anni 7.9 46.5 33.0 12.6 2847 15-19 anni 16.2 45.0 28.8 10.1 3081 20-24 anni 26.9 40.0 24.6 8.5 3247 25-29 anni 39.9 34.3 19.1 6.7 2579 Totale 2857 7132 5316 1844 17149 16.7 41.6 31.0 10.8 100.0
ANNO 2000 0-4 anni 3.4 37.2 43.7 15.7 2606 5-9 anni 4.2 41.2 40.1 14.5 2801 10 -14 anni 8.3 43.4 36.1 12.2 2888 15-19 anni 14.9 42.6 31.5 11.0 3108 20-24 anni 24.6 42.1 24.1 9.3 3109 25-29 anni 34.4 37.3 19.7 8.6 2527 Totale 2542 6951 5531 2015 17039 14.9 40.8 32.5 11.8 100.0
ANNO 2001 0-4 anni 2.1 38.8 43.4 15.7 2621 5-9 anni 3.5 43.0 39.0 14.4 2656 10 -14 anni 7.2 45.2 36.2 11.5 2877 15-19 anni 13.1 44.9 31.1 10.9 3005 20-24 anni 22.0 42.3 25.7 10.0 2911 25-29 anni 35.5 35.6 21.3 7.7 2465 Totale 2263 5422 16534 13.7 32.8 100.0
ANNO 2002 0-4 anni 2.6 36.7 45.0 15.7 2527 5-9 anni 4.0 40.6 41.2 14.2 2702 10 -14 anni 6.7 44.0 36.9 12.3 2868 15-19 anni 10.9 45.8 32.8 10.6 2972 20-24 anni 21.0 43.3 26.7 9.1 2879 25-29 anni 35.2 35.9 20.6 8.3 2450 Totale 2158 5555 16399 13.2 33.9 100.0
ANNO 2003 0-4 anni 3.0 37.5 43.2 16.3 2514 5-9 anni 4.7 42.3 37.7 15.3 2671 10 -14 anni 6.5 43.2 36.7 13.6 2927 15-19 anni 9.6 47.8 32.5 10.2 3043 20-24 anni 16.7 46.9 25.8 10.6 2821 25-29 anni 28.9 40.8 22.7 7.7 2330 Totale 1830 5411 16306 11.2 33.2 100.0
163
Titolo di studio più alto conseguito da un genitore
Classe d'età Licenza
Elementare Licenza Media Diploma
superiore Laurea Totale ANNO 2005
0-4 anni 2.1 36.5 44.1 17.3 2579 5-9 anni 2.6 40.2 42.2 15.0 2648 10 -14 anni 4.9 45.5 36.8 12.8 2845 15-19 anni 8.8 47.1 32.9 11.2 2856 20-24 anni 14.9 45.5 29.4 10.2 2732 25-29 anni 26.2 40.3 24.5 9.0 2230 Totale 1507 6788 5590 2005 15890 9.5 42.7 35.2 12.6 100.0
ANNO 2006 0-4 anni 2.8 31.9 44.7 20.6 2711 5-9 anni 2.9 41.2 40.4 15.6 2746 10 -14 anni 4.0 44.7 39.3 12.0 2831 15-19 anni 6.7 44.2 36.2 12.9 2934 20-24 anni 11.4 44.6 31.8 12.2 2698 25-29 anni 25.0 39.4 25.3 10.4 2126 Totale 1304 6596 5891 2254 16045 8.1 41.1 36.7 14.1 100.0
ANNO 2007 0-4 anni 3.8 33.6 41.9 20.7 2607 5-9 anni 4.4 37.5 40.1 17.9 2670 10 -14 anni 5.1 40.3 39.6 15.0 2807 15-19 anni 8.6 42.6 36.0 12.8 2922 20-24 anni 12.0 43.5 32.4 12.1 2605 25-29 anni 18.8 38.9 30.2 12.1 2046 Totale 1307 6183 5792 2373 15656 8.4 39.5 37.0 15.2 100.0
ANNO 2008 0-4 anni 2.5 30.8 44.6 22.1 2641 5-9 anni 2.3 38.2 42.6 17.0 2681 10 -14 anni 4.2 40.6 40.9 14.2 2814 15-19 anni 6.2 45.4 35.9 12.5 2959 20-24 anni 9.4 47.8 31.3 11.5 2565 25-29 anni 18.2 42.0 27.8 12.0 2007 Totale 1033 6393 5897 2345 15667 6.6 40.8 37.6 15.0 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 2.7 32.6 41.5 23.2 2659 5-9 anni 2.1 38.5 41.7 17.7 2810 10 -14 anni 3.0 40.5 40.1 16.3 2715 15-19 anni 5.0 44.9 35.9 14.2 2955 20-24 anni 9.7 46.2 31.2 13.0 2588 25-29 anni 17.4 43.0 28.3 11.3 2047 Totale 968 6450 5810 2546 15774 6.1 40.9 36.8 16.1 100.0
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni dal 1993 al 2009
164
Tavola A.5 - Indicatore “Condizione occupazionale” - Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per condizione occupazionale dei genitori (dati assoluti in migliaia)
Condizione occupazionale dei genitori
Classe d'età
tutti e 2 i genitori
occupati
padre occupato,
madre casalinga
un solo genitore
occupato nessun genitore
occupato Totale ANNO 1993 0-4 anni 39.7 43.4 8.7 8.1 2755 5-9 anni 38.9 45.4 8.1 7.5 2880 10 -14 anni 37.1 46.2 9.7 6.9 3102 15-19 anni 30.5 45.2 12.8 11.5 3888 20-24 anni 22.9 37.3 16.1 23.6 3671 25-29 anni 12.1 27.0 15.5 45.4 2029 Totale 5638 7615 2180 2892 18325 30.8 41.6 11.9 15.8 100.0
ANNO 1994 0-4 anni 39.6 44.7 9.5 6.3 2792 5-9 anni 35.9 46.2 10.6 7.3 2911 10 -14 anni 35.4 46.3 10.7 7.7 3001 15-19 anni 30.0 42.8 12.9 14.3 3743 20-24 anni 21.4 36.7 13.4 28.5 3914 25-29 anni 11.6 25.0 15.2 48.2 2213 Totale 5425 7573 2240 3335 18572 29.2 40.8 12.1 18.0 100.0
ANNO 1995 0-4 anni 39.2 45.4 9.5 5.9 2691 5-9 anni 38.5 45.8 10.3 5.4 2804 10 -14 anni 38.0 45.5 10.2 6.3 2983 15-19 anni 32.8 42.2 12.7 12.3 3574 20-24 anni 24.1 36.4 15.1 24.4 3700 25-29 anni 12.4 23.9 14.9 48.9 2256 Totale 5610 7255 2197 2946 18009 31.2 40.3 12.2 16.4 100.0
ANNO 1996 0-4 anni 38.8 45.8 9.8 5.6 2696 5-9 anni 36.8 46.6 9.6 7.0 2842 10 -14 anni 37.4 43.3 10.0 9.3 2882 15-19 anni 31.3 42.7 12.9 13.1 3449 20-24 anni 23.2 35.2 15.2 26.5 3642 25-29 anni 12.3 24.8 14.8 48.2 2413 Totale 5391 7156 2180 3197 17925 30.1 39.9 12.2 17.8 100.0
ANNO 1997 0-4 anni 41.2 42.9 9.5 6.5 2691 5-9 anni 41.4 42.3 10.1 6.2 2806 10 -14 anni 38.1 42.3 11.6 8.0 2916 15-19 anni 33.2 40.6 12.7 13.6 3222 20-24 anni 24.5 33.7 16.5 25.3 3520 25-29 anni 12.4 24.3 17.4 45.9 2390 Totale 5609 6647 2284 3005 17545 32.0 37.9 13.0 17.1 100.0
165
Condizione occupazionale dei genitori
Classe d'età
tutti e 2 i genitori
occupati
padre occupato,
madre casalinga
un solo genitore
occupato nessun genitore
occupato Totale ANNO 1998 0-4 anni 44.7 39.2 10.1 6.0 2641 5-9 anni 42.9 40.7 10.5 5.9 2814 10 -14 anni 37.6 42.3 11.9 8.2 2847 15-19 anni 32.5 39.4 15.0 13.1 3179 20-24 anni 25.0 33.8 16.0 25.3 3398 25-29 anni 11.7 23.3 17.9 47.1 2454 Totale 5628 6358 2360 2986 17332 32.5 36.7 13.6 17.2 100.0
ANNO 1999 0-4 anni 41.6 39.1 11.5 7.8 2609 5-9 anni 40.3 41.6 10.8 7.3 2787 10 -14 anni 37.5 41.4 13.0 8.2 2847 15-19 anni 32.7 40.1 14.5 12.7 3081 20-24 anni 24.5 33.6 17.3 24.7 3247 25-29 anni 12.6 23.3 17.4 46.8 2579 Totale 5402 6282 2427 3038 17149 31.5 36.6 14.2 17.7 100.0
ANNO 2000 0-4 anni 43.0 39.1 10.9 7.1 2606 5-9 anni 44.4 38.4 11.8 5.4 2801 10 -14 anni 37.9 42.0 12.0 8.2 2888 15-19 anni 34.8 40.1 13.8 11.3 3108 20-24 anni 26.8 34.6 16.6 22.0 3109 25-29 anni 16.7 26.0 17.3 40.1 2527 Totale 5797 6283 2340 2620 17039 34.0 36.9 13.7 15.4 100.0
ANNO 2001 0-4 anni 45.1 34.8 12.3 7.8 2621 5-9 anni 43.1 37.0 13.2 6.8 2656 10 -14 anni 37.0 39.6 13.9 9.6 2877 15-19 anni 32.9 38.4 15.4 13.4 3005 20-24 anni 27.2 31.5 16.1 25.2 2911 25-29 anni 15.4 22.8 16.4 45.4 2465 Totale 5549 5667 2406 2912 16534 33.6 34.3 14.6 17.6 100.0
ANNO 2002 0-4 anni 45.2 37.1 12.4 5.3 2527 5-9 anni 43.5 39.8 11.2 5.4 2702 10 -14 anni 42.4 39.0 12.2 6.4 2868 15-19 anni 37.7 36.2 14.3 11.9 2972 20-24 anni 29.2 33.9 15.2 21.8 2879 25-29 anni 16.4 24.8 16.8 42.1 2450 Totale 5895 5787 2242 2475 16399 36.0 35.3 13.7 15.1 100.0
ANNO 2003 0-4 anni 46.5 37.0 10.5 6.0 2514 5-9 anni 43.3 39.5 10.6 6.7 2671 10 -14 anni 40.1 39.5 12.3 8.1 2927 15-19 anni 36.4 37.3 15.1 11.3 3043 20-24 anni 31.0 31.6 17.2 20.2 2821 25-29 anni 17.8 25.0 20.3 36.9 2330 Totale 5893 5751 2322 2340 16306 36.1 35.3 14.2 14.4 100.0
166
Condizione occupazionale dei genitori
Classe d'età
tutti e 2 i genitori
occupati
padre occupato,
madre casalinga
un solo genitore
occupato nessun genitore
occupato Totale ANNO 2005 0-4 anni 45.2 35.8 12.8 6.3 2579 5-9 anni 45.6 36.9 11.9 5.6 2648 10 -14 anni 42.7 35.8 13.4 8.1 2845 15-19 anni 38.3 37.0 14.0 10.7 2856 20-24 anni 30.0 31.2 18.1 20.7 2732 25-29 anni 18.1 21.7 18.3 41.9 2230 Totale 5906 5311 2328 2345 15890 37.2 33.4 14.7 14.8 100.0
ANNO 2006 0-4 anni 46.7 33.2 12.2 8.0 2711 5-9 anni 43.0 36.5 13.4 7.1 2746 10 -14 anni 39.9 36.9 15.4 7.9 2831 15-19 anni 37.6 35.0 15.5 11.9 2934 20-24 anni 30.2 31.7 18.5 19.5 2698 25-29 anni 20.7 23.1 19.2 37.0 2126 Totale 5933 5315 2497 2299 16045 37.0 33.1 15.6 14.3 100.0
ANNO 2007 0-4 anni 48.2 31.0 14.0 6.8 2607 5-9 anni 47.9 34.2 12.5 5.5 2670 10 -14 anni 46.4 33.1 13.0 7.5 2807 15-19 anni 37.4 35.4 16.1 11.1 2922 20-24 anni 33.5 29.0 20.5 17.0 2605 25-29 anni 20.3 22.3 23.4 34.0 2046 Totale 6219 4896 2545 1996 15656 39.7 31.3 16.3 12.8 100.0
ANNO 2008 0-4 anni 45.9 33.0 13.7 7.4 2641 5-9 anni 46.7 31.6 14.9 6.7 2681 10 -14 anni 44.2 31.7 15.7 8.4 2814 15-19 anni 37.3 32.4 17.9 12.4 2959 20-24 anni 30.2 30.0 19.3 20.6 2565 25-29 anni 20.9 21.9 19.1 38.1 2007 Totale 6003 4779 2613 2273 15667 38.3 30.5 16.7 14.5 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 42.8 30.5 15.6 11.1 2659 5-9 anni 43.9 31.2 16.1 8.9 2810 10 -14 anni 42.0 30.0 16.1 11.9 2715 15-19 anni 35.8 30.0 20.1 14.0 2955 20-24 anni 30.3 29.6 20.4 19.7 2588 25-29 anni 18.6 22.9 20.4 38.1 2047 Totale 5733 4623 2843 2574 15774 36.4 29.3 18.0 16.3 100.0
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni dal 1993 al 2009
167
Tavola A.6 - Indicatore “Condizione professionale” - Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per condizione professionale più elevata di uno dei genitori (dati assoluti in migliaia)
Professione più elevata del/i genitore/i occupato/i
Classe d'età
Dirigente, imprenditore,
libero professionista
Impiegato, quadro Operaio
Lavoratore in proprio
In altra condizione ma non occupato Totale
ANNO 1993 0-4 anni 11.6 37.9 27.8 14.5 8.1 2755 5-9 anni 9.1 37.2 29.5 16.7 7.5 2880 10 -14 anni 9.0 35.2 29.9 19.0 6.9 3102 15-19 anni 8.1 30.2 33.0 17.2 11.5 3888 20-24 anni 8.9 20.5 27.9 19.1 23.6 3671 25-29 anni 7.3 11.8 18.8 16.6 45.4 2029 Totale 1651 5370 5234 3179 2892 18325 9.0 29.3 28.6 17.4 15.8 100.0
ANNO 1994 0-4 anni 12.0 35.5 31.1 15.2 6.3 2792 5-9 anni 11.8 35.9 29.0 16.0 7.3 2911 10 -14 anni 9.4 34.8 31.5 16.5 7.7 3001 15-19 anni 8.5 29.4 29.9 17.9 14.3 3743 20-24 anni 7.6 22.2 23.4 18.3 28.5 3914 25-29 anni 7.6 13.6 17.0 13.6 48.2 2213 Totale 1742 5350 5069 3076 3335 18572 9.4 28.8 27.3 16.6 18.0 100.0
ANNO 1995 0-4 anni 10.4 39.4 29.9 14.4 5.9 2691 5-9 anni 10.2 38.1 31.6 14.7 5.4 2804 10 -14 anni 9.5 37.2 31.4 15.5 6.3 2983 15-19 anni 9.5 30.7 30.4 17.1 12.3 3574 20-24 anni 8.4 21.9 27.5 17.8 24.4 3700 25-29 anni 7.0 11.3 16.0 16.9 48.9 2256 Totale 1655 5404 5093 2911 2946 18009 9.2 30.0 28.3 16.2 16.4 100.0
ANNO 1996 0-4 anni 12.3 39.2 29.1 13.8 5.6 2696 5-9 anni 12.0 38.2 28.5 14.3 7.0 2842 10 -14 anni 12.6 35.8 28.4 14.0 9.3 2882 15-19 anni 10.6 30.8 29.7 15.7 13.1 3449 20-24 anni 9.7 22.7 25.3 15.8 26.5 3642 25-29 anni 7.6 14.3 15.3 14.7 48.2 2413 Totale 1936 5406 4732 2653 3197 17925 10.8 30.2 26.4 14.8 17.8 100.0
ANNO 1997 0-4 anni 12.7 39.6 27.2 14.0 6.5 2691 5-9 anni 13.1 39.3 27.6 13.8 6.2 2806 10 -14 anni 12.6 37.4 26.0 16.1 8.0 2916 15-19 anni 11.0 32.4 27.2 15.9 13.6 3222 20-24 anni 9.8 26.0 22.6 16.2 25.3 3520 25-29 anni 9.4 16.4 13.4 15.0 45.9 2390 Totale 1998 5611 4258 2673 3005 17545 11.4 32.0 24.3 15.2 17.1 100.0
168
Professione più elevata del/i genitore/i occupato/i
Classe d'età
Dirigente, imprenditore,
libero professionista
Impiegato, quadro Operaio
Lavoratore in proprio
In altra condizione ma non occupato Totale
ANNO 1998 0-4 anni 13.3 41.1 27.8 11.8 6.0 2641 5-9 anni 13.4 40.4 28.0 12.3 5.9 2814 10 -14 anni 11.9 37.8 29.2 12.9 8.2 2847 15-19 anni 10.9 34.5 27.9 13.7 13.1 3179 20-24 anni 9.2 28.8 22.5 14.3 25.3 3398 25-29 anni 7.5 15.5 15.3 14.6 47.1 2454 Totale 1910 5751 4380 2305 2986 17332 11.0 33.2 25.3 13.3 17.2 100.0
ANNO 1999 0-4 anni 12.3 38.3 29.7 11.9 7.8 2609 5-9 anni 13.5 37.4 28.5 13.3 7.3 2787 10 -14 anni 10.9 37.1 30.1 13.8 8.2 2847 15-19 anni 10.9 32.4 29.4 14.6 12.7 3081 20-24 anni 9.4 27.5 24.3 14.2 24.7 3247 25-29 anni 7.1 15.7 16.9 13.6 46.8 2579 Totale 1828 5392 4557 2335 3038 17149 10.7 31.4 26.6 13.6 17.7 100.0
ANNO 2000 0-4 anni 14.5 38.6 28.5 11.4 7.1 2606 5-9 anni 14.3 39.6 28.9 11.9 5.4 2801 10 -14 anni 14.3 36.3 29.8 11.4 8.2 2888 15-19 anni 12.5 34.3 30.0 11.8 11.3 3108 20-24 anni 10.3 27.8 26.5 13.4 22.0 3109 25-29 anni 10.4 20.2 16.7 12.6 40.1 2527 Totale 2161 5606 4593 2059 2620 17039 12.7 32.9 27.0 12.1 15.4 100.0
ANNO 2001 0-4 anni 13.6 38.2 28.3 12.1 7.8 2621 5-9 anni 14.4 35.6 27.7 15.6 6.8 2656 10 -14 anni 12.3 35.3 28.0 14.8 9.6 2877 15-19 anni 12.2 34.0 27.4 13.0 13.4 3005 20-24 anni 10.3 28.2 23.1 13.4 25.2 2911 25-29 anni 8.0 18.5 17.3 10.8 45.4 2465 Totale 1956 5258 4205 2203 2912 16534 11.8 31.8 25.4 13.3 17.6 100.0
ANNO 2002 0-4 anni 15.2 37.3 30.8 11.3 5.3 2527 5-9 anni 14.2 38.3 31.3 10.8 5.4 2702 10 -14 anni 13.7 36.9 31.4 11.6 6.4 2868 15-19 anni 12.5 35.2 27.8 12.7 11.9 2972 20-24 anni 10.2 29.6 25.2 13.2 21.8 2879 25-29 anni 8.8 19.1 18.0 12.1 42.1 2450 Totale 2042 5402 4518 1962 2475 16399 12.5 32.9 27.6 12.0 15.1 100.0
ANNO 2003 0-4 anni 15.5 37.9 30.3 10.2 6.0 2514 5-9 anni 14.6 35.0 31.1 12.6 6.7 2671 10 -14 anni 15.3 35.2 28.6 12.8 8.1 2927 15-19 anni 13.1 33.8 29.0 12.8 11.3 3043 20-24 anni 12.6 30.2 24.2 12.9 20.2 2821 25-29 anni 10.1 22.2 18.7 12.1 36.9 2330 Totale 2220 5316 4428 2002 2340 16306 13.6 32.6 27.2 12.3 14.4 100.0
169
Professione più elevata del/i genitore/i occupato/i
Classe d'età
Dirigente, imprenditore,
libero professionista
Impiegato, quadro Operaio
Lavoratore in proprio
In altra condizione ma non occupato Totale
ANNO 2005 0-4 anni 15.6 37.6 30.1 10.5 6.3 2579 5-9 anni 16.0 37.0 30.1 11.3 5.6 2648 10 -14 anni 14.9 34.8 29.6 12.6 8.1 2845 15-19 anni 13.0 35.3 29.0 12.0 10.7 2856 20-24 anni 13.8 30.6 23.5 11.4 20.7 2732 25-29 anni 10.4 22.2 15.3 10.3 41.9 2230 Totale 2227 5277 4224 1816 2345 15890 14.0 33.2 26.6 11.4 14.8 100.0
ANNO 2006 0-4 anni 16.9 38.9 26.0 10.2 8.0 2711 5-9 anni 15.7 35.8 29.9 11.4 7.1 2746 10 -14 anni 15.4 34.7 28.9 13.1 7.9 2831 15-19 anni 13.7 34.3 27.7 12.3 11.9 2934 20-24 anni 13.3 31.2 24.3 11.7 19.5 2698 25-29 anni 10.8 22.7 17.9 11.6 37.0 2126 Totale 2319 5352 4193 1882 2299 16045 14.5 33.4 26.1 11.7 14.3 100.0
ANNO 2007 0-4 anni 15.5 38.4 30.6 8.7 6.8 2607 5-9 anni 16.1 35.8 31.6 11.1 5.5 2670 10 -14 anni 14.8 37.5 29.7 10.5 7.5 2807 15-19 anni 14.8 33.7 30.3 10.1 11.1 2922 20-24 anni 13.7 32.0 27.0 10.4 17.0 2605 25-29 anni 11.7 24.7 18.6 11.0 34.0 2046 Totale 2278 5335 4441 1606 1996 15656 14.6 34.1 28.4 10.3 12.8 100.0
ANNO 2008 0-4 anni 17.0 34.8 30.0 10.8 7.4 2641 5-9 anni 17.9 34.4 28.3 12.7 6.7 2681 10 -14 anni 16.8 33.5 28.4 12.9 8.4 2814 15-19 anni 15.4 30.2 30.1 11.9 12.4 2959 20-24 anni 13.7 28.8 23.5 13.5 20.6 2565 25-29 anni 11.2 21.3 17.9 11.5 38.1 2007 Totale 2433 4840 4204 1918 2273 15667 15.5 30.9 26.8 12.2 14.5 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 18.7 32.7 28.4 9.1 11.1 2659 5-9 anni 16.7 33.6 29.3 11.5 8.9 2810 10 -14 anni 16.7 32.5 27.7 11.3 11.9 2715 15-19 anni 14.9 33.3 27.3 10.5 14.0 2955 20-24 anni 13.6 29.9 26.8 10.1 19.7 2588 25-29 anni 11.9 21.3 18.0 10.6 38.1 2047 Totale 2454 4886 4198 1661 2574 15774 15.6 31.0 26.6 10.5 16.3 100.0
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni dal 1993 al 2009
170
Tavola A.7 - Indicatore “Titolo di godimento dell’abitazione” - Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per titolo di godimento dell’abitazione (dati assoluti in migliaia)
Titolo di godimento dell'abitazione
Classe d'età Casa di proprietà
della famiglia Altro tipo di
contratto Totale ANNO 1993 0-4 anni 59.2 40.8 2755 5-9 anni 63.9 36.1 2880 10 -14 anni 70.2 29.8 3102 15-19 anni 73.7 26.3 3888 20-24 anni 74.1 25.9 3671 25-29 anni 75.6 24.4 2029 Totale 12768 5557 18325 69.7 30.3 100.0
ANNO 1994 0-4 anni 57.2 42.8 2792 5-9 anni 62.4 37.6 2911 10 -14 anni 69.1 30.9 3001 15-19 anni 73.9 26.1 3743 20-24 anni 75.4 24.6 3914 25-29 anni 77.6 22.4 2213 Totale 12922 5650 18572 69.6 30.4 100.0
ANNO 1995 0-4 anni 56.1 43.9 2691 5-9 anni 60.3 39.7 2804 10 -14 anni 67.4 32.6 2983 15-19 anni 73.7 26.3 3574 20-24 anni 75.2 24.8 3700 25-29 anni 77.6 22.4 2256 Totale 12379 5630 18009 68.7 31.3 100.0
ANNO 1996 0-4 anni 58.9 41.1 2696 5-9 anni 61.7 38.3 2842 10 -14 anni 67.2 32.9 2882 15-19 anni 71.7 28.3 3449 20-24 anni 76.3 23.7 3642 25-29 anni 77.5 22.5 2413 Totale 12400 5525 17925 69.2 30.8 100.0
ANNO 1997 0-4 anni 57.4 42.6 2691 5-9 anni 63.4 36.7 2806 10 -14 anni 68.2 31.8 2916 15-19 anni 73.7 26.3 3222 20-24 anni 77.0 23.1 3520 25-29 anni 80.8 19.2 2390 Totale 12324 5221 17545 70.2 29.8 100.0
171
Titolo di godimento dell'abitazione
Classe d'età Casa di proprietà
della famiglia Altro tipo di
contratto Totale ANNO 1998 0-4 anni 59.0 41.0 2641 5-9 anni 62.3 37.7 2814 10 -14 anni 67.0 33.0 2847 15-19 anni 71.0 29.0 3179 20-24 anni 74.3 25.7 3398 25-29 anni 79.3 20.8 2454 Totale 11945 5387 17332 68.9 31.1 100.0
ANNO 1999 0-4 anni 57.5 42.5 2609 5-9 anni 61.4 38.6 2787 10 -14 anni 67.0 33.1 2847 15-19 anni 70.8 29.2 3081 20-24 anni 75.0 25.0 3247 25-29 anni 76.1 23.9 2579 Totale 11696 5453 17149 68.2 31.8 100.0
ANNO 2000 0-4 anni 58.9 41.1 2606 5-9 anni 64.4 35.6 2801 10 -14 anni 67.3 32.7 2888 15-19 anni 71.3 28.7 3108 20-24 anni 75.6 24.4 3109 25-29 anni 80.3 19.7 2527 Totale 11878 5162 17039 69.7 30.3 100.0
ANNO 2001 0-4 anni 60.1 40.0 2621 5-9 anni 65.9 34.1 2656 10 -14 anni 68.4 31.6 2877 15-19 anni 74.8 25.2 3005 20-24 anni 79.6 20.4 2911 25-29 anni 78.7 21.3 2465 Totale 11799 4735 16534 71.4 28.6 100.0
ANNO 2002 0-4 anni 60.7 39.3 2527 5-9 anni 65.4 34.6 2702 10 -14 anni 69.7 30.3 2868 15-19 anni 72.9 27.1 2972 20-24 anni 77.6 22.4 2879 25-29 anni 80.0 20.0 2450 Totale 11661 4738 16399 71.1 28.9 100.0
ANNO 2003 0-4 anni 61.7 38.4 2514 5-9 anni 63.1 36.9 2671 10 -14 anni 68.7 31.3 2927 15-19 anni 74.5 25.6 3043 20-24 anni 77.6 22.5 2821 25-29 anni 81.4 18.6 2330 Totale 11597 4708 16306 71.1 28.9 100.0
172
Titolo di godimento dell'abitazione
Classe d'età Casa di proprietà
della famiglia Altro tipo di
contratto Totale
ANNO 2005 0-4 anni 61.2 38.8 2579
5-9 anni 68.4 31.6 2648
10 -14 anni 71.3 28.7 2845
15-19 anni 71.0 29.0 2856
20-24 anni 77.5 22.5 2732
25-29 anni 82.6 17.4 2230
Totale 11405 4485 15890
71.8 28.2 100.0
ANNO 2006 0-4 anni 64.6 35.4 2711
5-9 anni 65.6 34.4 2746
10 -14 anni 70.2 29.8 2831
15-19 anni 71.6 28.4 2934
20-24 anni 76.8 23.2 2698
25-29 anni 81.1 18.9 2126
Totale 11433 4611 16045
71.3 28.7 100.0
ANNO 2007 0-4 anni 64.0 36.1 2607
5-9 anni 69.5 30.5 2670
10 -14 anni 71.8 28.2 2807
15-19 anni 74.4 25.6 2922
20-24 anni 79.0 21.0 2605
25-29 anni 83.5 16.5 2046
Totale 11476 4180 15656
73.3 26.7 100.0
ANNO 2008 0-4 anni 65.7 34.4 2641
5-9 anni 69.6 30.4 2681
10 -14 anni 69.6 30.4 2814
15-19 anni 69.6 30.4 2959
20-24 anni 74.9 25.1 2565
25-29 anni 80.8 19.2 2007
Totale 11158 4510 15667
71.2 28.8 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 63.9 36.2 2659
5-9 anni 69.4 30.6 2810
10 -14 anni 69.8 30.2 2715
15-19 anni 72.1 28.0 2955
20-24 anni 77.0 23.0 2588
25-29 anni 80.8 19.2 2047
Totale 11319 4455 15774
71.8 28.2 100.0
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana – Anni dal 1993 al 2009
173
Tavola A.8 - Indicatore “Presenza di disagi” - Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per presenza di disagi nell’abitazione (dati assoluti in migliaia)
Presenza di disagi nell'abitazione
Classe d'età Nessun disagio Un disagio Due disagi
Tre o più disagi Totale
ANNO 1993 0-4 anni 30.6 45.0 19.0 5.4 2755 5-9 anni 29.1 45.4 20.5 5.0 2880 10 -14 anni 27.9 47.0 19.6 5.5 3102 15-19 anni 29.0 46.5 19.3 5.3 3888 20-24 anni 27.1 49.5 18.5 4.9 3671 25-29 anni 29.2 48.6 16.8 5.5 2029 Totale 5258 8615 3490 962 18325 28.7 47.0 19.1 5.3 100.0
ANNO 1994 0-4 anni 34.9 41.3 18.7 5.2 2792 5-9 anni 33.6 44.4 17.7 4.3 2911 10 -14 anni 32.9 43.2 19.1 4.8 3001 15-19 anni 32.5 46.0 17.6 3.9 3743 20-24 anni 31.8 45.6 18.9 3.6 3914 25-29 anni 32.7 46.0 17.2 4.1 2213 Totale 6125 8266 3391 791 18572 33.0 44.5 18.3 4.3 100.0
ANNO 1995 0-4 anni 32.7 43.0 19.2 5.2 2691 5-9 anni 30.0 45.7 19.5 4.8 2804 10 -14 anni 29.6 45.6 19.9 4.9 2983 15-19 anni 29.1 46.9 18.9 5.1 3574 20-24 anni 29.8 47.9 18.5 3.9 3700 25-29 anni 31.1 48.7 17.2 3.0 2256 Totale 5449 8343 3402 815 18009 30.3 46.3 18.9 4.5 100.0
ANNO 1996 0-4 anni 29.4 46.7 18.4 5.5 2696 5-9 anni 30.3 45.3 19.6 4.8 2842 10 -14 anni 28.8 47.4 19.6 4.2 2882 15-19 anni 29.7 47.4 18.4 4.5 3449 20-24 anni 28.5 48.0 19.1 4.4 3642 25-29 anni 31.0 48.1 17.0 3.9 2413 Totale 5293 8456 3357 819 17925 29.5 47.2 18.7 4.6 100.0
ANNO 1997 0-4 anni 31.0 41.9 20.3 6.9 2691 5-9 anni 29.6 44.9 19.7 5.8 2806 10 -14 anni 28.5 44.5 20.5 6.5 2916 15-19 anni 28.1 48.3 18.2 5.4 3222 20-24 anni 29.2 48.0 17.9 5.0 3520 25-29 anni 31.0 49.9 15.2 3.9 2390 Totale 5168 8121 3278 978 17545 29.5 46.3 18.7 5.6 100.0
174
Presenza di disagi nell'abitazione
Classe d'età Nessun disagio Un disagio Due disagi
Tre o più disagi Totale
ANNO 1998 0-4 anni 29.7 45.5 19.4 5.4 2641 5-9 anni 28.1 48.9 18.1 4.9 2814 10 -14 anni 26.2 48.5 20.6 4.7 2847 15-19 anni 25.7 50.1 19.4 4.8 3179 20-24 anni 28.4 50.1 17.4 4.2 3398 25-29 anni 28.3 51.1 16.6 4.1 2454 Totale 4797 8505 3224 806 17332 27.7 49.1 18.6 4.7 100.0
ANNO 1999 0-4 anni 26.2 47.8 19.4 6.6 2609 5-9 anni 25.9 45.8 22.0 6.3 2787 10 -14 anni 25.4 47.5 21.3 5.7 2847 15-19 anni 26.2 47.8 20.5 5.5 3081 20-24 anni 24.3 51.2 19.8 4.8 3247 25-29 anni 26.4 52.1 18.0 3.5 2579 Totale 4407 8351 3463 928 17149 25.7 48.7 20.2 5.4 100.0
ANNO 2000 0-4 anni 28.8 44.6 20.2 6.5 2606 5-9 anni 29.1 44.3 20.2 6.4 2801 10 -14 anni 28.5 46.1 20.0 5.4 2888 15-19 anni 26.6 48.3 19.3 5.9 3108 20-24 anni 29.5 47.9 17.7 4.9 3109 25-29 anni 30.5 47.8 18.5 3.2 2527 Totale 4902 7934 3287 917 17039 28.8 46.6 19.3 5.4 100.0
ANNO 2001 0-4 anni 29.5 43.3 21.7 5.6 2621 5-9 anni 31.6 43.0 19.6 5.8 2656 10 -14 anni 28.4 44.8 21.2 5.5 2877 15-19 anni 30.3 47.7 17.9 4.2 3005 20-24 anni 30.8 47.5 17.3 4.5 2911 25-29 anni 31.0 48.6 15.2 5.3 2465 Totale 5001 7575 3114 844 16534 30.2 45.8 18.8 5.1 100.0
ANNO 2002 0-4 anni 30.6 42.4 21.0 6.0 2527 5-9 anni 29.5 43.2 20.3 7.0 2702 10 -14 anni 28.8 45.8 18.9 6.5 2868 15-19 anni 28.8 46.6 18.9 5.7 2972 20-24 anni 30.0 46.7 17.7 5.7 2879 25-29 anni 29.4 49.0 17.5 4.2 2450 Totale 4836 7480 3122 961 16399 29.5 45.6 19.0 5.9 100.0
ANNO 2003 0-4 anni 26.5 45.1 20.7 7.7 2514 5-9 anni 27.2 45.6 18.8 8.4 2671 10 -14 anni 27.6 44.4 21.1 7.0 2927 15-19 anni 24.8 48.4 20.2 6.7 3043 20-24 anni 26.7 50.3 17.9 5.1 2821 25-29 anni 26.1 53.1 16.7 4.1 2330 Totale 4315 7778 3147 1066 16306 26.5 47.7 19.3 6.5 100.0
175
Presenza di disagi nell'abitazione
Classe d'età Nessun disagio Un disagio Due disagi
Tre o più disagi Totale
ANNO 2005 0-4 anni 24.3 45.2 23.5 7.1 2579
5-9 anni 25.2 44.8 22.4 7.6 2648
10 -14 anni 25.8 46.9 21.3 6.0 2845
15-19 anni 24.7 46.4 22.7 6.2 2856
20-24 anni 25.5 50.7 19.4 4.4 2732
25-29 anni 24.3 53.9 17.8 4.1 2230
Totale 3974 7601 3377 938 15890
25.0 47.8 21.3 5.9 100.0
ANNO 2006 0-4 anni 22.7 47.5 22.9 6.9 2711
5-9 anni 22.5 48.4 22.1 7.0 2746
10 -14 anni 23.1 50.0 20.3 6.6 2831
15-19 anni 21.9 51.2 20.7 6.2 2934
20-24 anni 22.2 53.2 18.3 6.2 2698
25-29 anni 24.4 53.0 18.1 4.5 2126
Totale 3649 8098 3284 1014 16045
22.7 50.5 20.5 6.3 100.0
ANNO 2007 0-4 anni 20.9 46.3 23.3 9.6 2607
5-9 anni 21.5 49.2 22.7 6.5 2670
10 -14 anni 22.9 47.1 23.1 6.9 2807
15-19 anni 22.8 50.3 20.9 6.0 2922
20-24 anni 24.8 51.6 19.0 4.7 2605
25-29 anni 24.1 53.7 18.7 3.6 2046
Totale 3564 7755 3350 987 15656
22.8 49.5 21.4 6.3 99.3
ANNO 2008 0-4 anni 19.3 45.8 25.3 9.6 2641
5-9 anni 19.8 48.5 24.2 7.6 2681
10 -14 anni 21.2 48.8 23.0 7.0 2814
15-19 anni 21.0 49.7 22.0 7.4 2959
20-24 anni 19.6 52.4 21.5 6.5 2565
25-29 anni 23.6 53.1 18.1 5.1 2007
Totale 3237 7761 3528 1140 15667
20.7 49.5 22.5 7.3 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 23.3 44.5 24.7 7.5 2659
5-9 anni 26.0 45.1 22.2 6.8 2810
10 -14 anni 23.0 48.2 23.2 5.6 2715
15-19 anni 23.6 49.1 20.0 7.3 2955
20-24 anni 24.7 50.5 19.3 5.5 2588
25-29 anni 27.5 49.6 18.7 4.3 2047
Totale 3874 7532 3382 986 15774
24.6 47.8 21.4 6.3 100.0
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni dal 1993 al 2009
I disagi considerati sono 4 e riguardano: le spese per l'abitazione troppo alte, l'ampiezza dell'abitazione troppo piccola, la distanza
dell'abitazione da altri familiari, le cattive condizioni dell'abitazione.
176
Tavola A.9 - Indicatore “Situazione economica” Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per percezione della propria situazione economica (dati assoluti in migliaia)
Situazione economica rispetto all'anno precedente
Classe d'età Migliorata Rimasta
uguale Peggiorata Molto
peggiorata Totale*
ANNO 1993 0-4 anni 11.4 52.1 29.0 6.4 2755
5-9 anni 7.0 51.3 32.3 8.4 2880
10 -14 anni 6.5 49.6 34.4 8.8 3102
15-19 anni 5.4 50.0 34.6 9.3 3888
20-24 anni 5.2 48.8 35.3 9.9 3671
25-29 anni 6.5 50.8 34.1 8.0 2029
Totale 1250 9215 6126 1578 18325
6.8 50.3 33.4 8.6 99.2
ANNO 1994 0-4 anni 12.9 57.3 23.0 6.2 2792
5-9 anni 9.9 58.2 26.3 5.1 2911
10 -14 anni 8.5 54.5 29.7 6.6 3001
15-19 anni 7.0 56.4 29.1 7.1 3743
20-24 anni 7.0 56.1 29.5 6.6 3914
25-29 anni 6.3 59.6 27.1 6.6 2213
Totale 1577 10555 5139 1189 18572
8.5 56.8 27.7 6.4 99.4
ANNO 1995 0-4 anni 12.4 55.2 26.1 5.5 2691
5-9 anni 12.2 52.8 27.1 7.1 2804
10 -14 anni 9.1 53.3 29.9 7.4 2983
15-19 anni 7.2 50.6 32.7 8.8 3574
20-24 anni 7.6 54.6 29.8 7.4 3700
25-29 anni 6.5 55.2 31.1 6.6 2256
Totale 1632 9629 5325 1304 18009
9.1 53.5 29.6 7.2 99.3
ANNO 1996 0-4 anni 10.5 54.9 28.0 5.9 2696
5-9 anni 8.5 55.0 28.9 7.0 2842
10 -14 anni 6.9 52.5 31.9 8.1 2882
15-19 anni 5.8 50.1 34.4 9.2 3449
20-24 anni 6.9 51.1 32.4 9.2 3642
25-29 anni 5.5 52.5 33.2 8.6 2413
Totale 1305 9413 5663 1454 17925
7.3 52.5 31.6 8.1 99.5
ANNO 1997 0-4 anni 14.2 59.9 21.2 4.1 2691
5-9 anni 13.4 60.0 21.6 4.5 2806
10 -14 anni 9.7 59.3 25.5 5.3 2916
15-19 anni 8.7 56.9 27.7 6.2 3222
20-24 anni 8.0 58.2 27.5 5.9 3520
25-29 anni 6.9 60.4 26.0 6.5 2390
Totale 1766 10352 4403 955 17545
10.1 59.0 25.1 5.4 99.6
177
Situazione economica rispetto all'anno precedente
Classe d'età Migliorata Rimasta
uguale Peggiorata Molto
peggiorata Totale* ANNO 1998
0-4 anni 15.6 58.6 21.4 4.0 2641
5-9 anni 14.3 61.0 19.6 4.7 2814
10 -14 anni 11.0 60.9 22.7 5.3 2847
15-19 anni 10.2 58.3 25.8 5.3 3179
20-24 anni 10.1 58.6 25.3 5.3 3398
25-29 anni 10.1 58.6 25.9 4.9 2454
Totale 2042 10276 4079 858 17332
11.8 59.3 23.5 5.0 99.6
ANNO 1999 0-4 anni 14.0 60.9 19.3 5.1 2609
5-9 anni 13.5 61.6 19.7 4.7 2787
10 -14 anni 11.1 58.1 25.4 4.8 2847
15-19 anni 8.9 59.1 26.4 4.6 3081
20-24 anni 9.4 59.1 26.0 5.1 3247
25-29 anni 8.4 60.8 24.0 6.0 2579
Totale 1853 10268 4050 860 17149
10.8 59.9 23.6 5.0 99.3
ANNO 2000 0-4 anni 16.5 59.0 19.8 3.4 2606
5-9 anni 14.5 61.2 19.1 3.8 2801
10 -14 anni 11.6 62.7 20.8 3.7 2888
15-19 anni 10.8 61.0 21.6 5.0 3108
20-24 anni 10.5 61.0 22.9 4.4 3109
25-29 anni 8.5 61.8 24.2 4.0 2527
Totale 2046 10419 3648 697 17039
12.0 61.2 21.4 4.1 98.7
ANNO 2001 0-4 anni 17.4 63.4 15.3 2.8 2621
5-9 anni 15.9 65.5 14.2 3.1 2656
10 -14 anni 14.1 66.9 15.3 2.8 2877
15-19 anni 12.4 64.4 19.5 2.9 3005
20-24 anni 11.5 65.1 19.5 2.7 2911
25-29 anni 12.0 66.0 18.8 2.3 2465
Totale 2284 10780 2834 459 16534
13.8 65.2 17.1 2.8 98.9
ANNO 2002 0-4 anni 12.2 54.6 25.0 7.0 2527
5-9 anni 10.0 53.5 28.3 7.1 2702
10 -14 anni 9.4 49.9 32.1 7.8 2868
15-19 anni 6.8 50.2 33.1 9.2 2972
20-24 anni 7.1 50.1 33.6 8.2 2879
25-29 anni 6.4 49.7 33.8 8.4 2450
Totale 1409 8410 5097 1305 16399
8.6 51.3 31.1 8.0 98.9
ANNO 2003 0-4 anni 9.7 47.0 31.7 10.8 2514
5-9 anni 9.1 46.3 30.9 13.0 2671
10 -14 anni 7.8 44.0 34.2 12.9 2927
15-19 anni 6.1 40.9 37.5 15.0 3043
20-24 anni 5.8 43.9 35.0 14.6 2821
25-29 anni 5.8 40.7 38.0 14.6 2330
Totale 1197 7135 5637 2204 16306
7.3 43.8 34.6 13.5 99.2
178
Situazione economica rispetto all'anno precedente
Classe d'età Migliorata Rimasta
uguale Peggiorata Molto
peggiorata Totale*
ANNO 2005 0-4 anni 11.5 48.2 28.2 10.6 2579
5-9 anni 9.2 46.3 31.7 11.5 2648
10 -14 anni 6.8 45.8 34.7 11.4 2845
15-19 anni 6.3 42.5 35.3 14.7 2856
20-24 anni 5.6 44.6 36.4 12.1 2732
25-29 anni 6.8 43.8 36.6 11.4 2230
Totale 1216 7177 5371 1908 15890
7.7 45.2 33.8 12.0 98.6
ANNO 2006 0-4 anni 8.8 50.0 32.7 8.0 2711
5-9 anni 8.5 53.0 28.9 9.2 2746
10 -14 anni 7.3 51.6 31.4 9.0 2831
15-19 anni 6.1 48.8 33.1 11.4 2934
20-24 anni 6.0 48.1 34.4 11.1 2698
25-29 anni 5.5 47.9 35.9 10.1 2126
Totale 1134 8020 5230 1568 16045
7.1 50.0 32.6 9.8 99.4
ANNO 2007 0-4 anni 9.8 50.5 29.7 9.3 2607
5-9 anni 8.8 53.5 28.5 8.5 2670
10 -14 anni 6.4 50.6 32.1 10.5 2807
15-19 anni 6.5 49.5 32.6 10.6 2922
20-24 anni 6.3 49.2 34.5 9.2 2605
25-29 anni 5.7 51.2 32.4 9.9 2046
Totale 1141 7938 4952 1511 15656
7.3 50.7 31.6 9.7 99.3
ANNO 2008 0-4 anni 7.8 39.6 35.8 16.0 2641
5-9 anni 7.3 37.6 36.7 17.5 2681
10 -14 anni 4.3 37.4 38.3 18.9 2814
15-19 anni 4.2 38.2 37.6 18.7 2959
20-24 anni 4.2 35.2 39.6 19.7 2565
25-29 anni 3.7 37.6 39.4 18.4 2007
Totale 827 5892 5926 2848 15667
5.3 37.6 37.8 18.2 98.9
ANNO 2009 0-4 anni 8.2 42.7 34.5 13.6 2659
5-9 anni 6.8 45.5 33.1 13.7 2810
10 -14 anni 4.4 44.8 35.9 14.3 2715
15-19 anni 3.9 41.9 38.8 14.4 2955
20-24 anni 3.8 39.8 39.8 16.1 2588
25-29 anni 3.5 41.6 40.0 14.3 2047
Totale 815 6748 5818 2273 15774
5.2 42.8 36.9 14.4 99.3
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni dal 1993 al 2009
Il totale della percentuali per riga può non fare 100 per la presenza di valori mancanti non riportati nella
tabella
La modalità “Molto migliorata” è stata accorpata alla modalità “Un po’ migliorata” visto il numero molto
limitato di risposte
179
Tavola A.10 - Indicatore “Risorse economiche” - Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per percezione della disponibilità delle risorse economiche della famiglia (dati assoluti in migliaia)
Risorse economiche
Classe d'età Adeguate o
ottime Scarse Insufficienti Totale *
ANNO 1993 0-4 anni 63.3 30.5 5.0 2755
5-9 anni 58.9 34.7 5.4 2880
10 -14 anni 58.4 35.0 5.7 3102
15-19 anni 56.3 37.4 5.3 3888
20-24 anni 56.9 37.1 5.1 3671
25-29 anni 60.8 35.0 3.6 2029
10766 6451 936 18325 Totale (Valori assoluti)
58.8 35.2 5.1 99.1
ANNO 1994 0-4 anni 66.0 29.0 4.3 2792
5-9 anni 64.4 30.9 3.9 2911
10 -14 anni 61.8 32.9 4.5 3001
15-19 anni 61.3 32.6 5.4 3743
20-24 anni 61.0 33.3 4.8 3914
25-29 anni 63.3 31.7 4.2 2213
11649 5922 850 18572 Totale (Valori assoluti)
62.7 31.9 4.6 99.2
ANNO 1995 0-4 anni 65.7 28.7 4.5 2691
5-9 anni 61.5 32.5 5.1 2804
10 -14 anni 61.8 32.7 4.9 2983
15-19 anni 58.4 34.9 5.9 3574
20-24 anni 61.0 33.4 4.9 3700
25-29 anni 63.1 32.2 3.8 2256
11105 5867 890 18009 Totale (Valori assoluti)
61.7 32.6 4.9 99.2
ANNO 1996 0-4 anni 64.3 29.5 5.0 2696
5-9 anni 62.8 31.5 5.1 2842
10 -14 anni 60.9 32.2 6.1 2882
15-19 anni 57.4 35.7 6.1 3449
20-24 anni 60.6 32.9 5.9 3642
25-29 anni 62.9 32.1 4.5 2413
10977 5819 991 17925 Totale (Valori assoluti)
61.2 32.5 5.5 99.2
ANNO 1997 0-4 anni 66.9 27.9 4.7 2691
5-9 anni 67.2 27.6 4.5 2806
10 -14 anni 62.3 33.1 4.3 2916
15-19 anni 61.6 33.0 5.0 3222
20-24 anni 62.4 32.6 4.5 3520
25-29 anni 65.1 31.1 3.6 2390
11239 5440 781 17545 Totale (Valori assoluti)
64.1 31.0 4.5 99.6
180
Risorse economiche
Classe d'età Adeguate o
ottime Scarse Insufficienti Totale *
ANNO 1998 0-4 anni 69.1 26.7 3.5 2641
5-9 anni 66.0 29.5 3.8 2814
10 -14 anni 63.0 31.8 4.9 2847
15-19 anni 59.9 33.5 6.0 3179
20-24 anni 63.3 31.4 4.4 3398
25-29 anni 65.0 30.6 3.6 2454
11120 5318 768 17332 Totale (Valori assoluti)
64.2 30.7 4.4 99.3*
ANNO 1999 0-4 anni 66.2 29.1 4.0 2609
5-9 anni 66.6 28.4 4.5 2787
10 -14 anni 61.4 34.0 4.0 2847
15-19 anni 62.6 32.8 3.4 3081
20-24 anni 62.6 33.0 3.8 3247
25-29 anni 63.2 32.6 3.4 2579
10923 5440 660 17149 Totale (Valori assoluti)
63.7 31.7 3.9 99.3*
ANNO 2000 0-4 anni 70.1 25.4 3.1 2606
5-9 anni 69.5 25.7 3.3 2801
10 -14 anni 67.4 27.5 3.6 2888
15-19 anni 63.8 30.9 3.6 3108
20-24 anni 66.3 28.9 3.6 3109
25-29 anni 69.0 26.5 3.2 2527
11507 4702 577 17039 Totale (Valori assoluti)
67.5 27.6 3.4 98.5*
ANNO 2001 0-4 anni 75.5 22.1 1.5 2621
5-9 anni 74.9 21.9 1.9 2656
10 -14 anni 72.6 23.6 2.4 2877
15-19 anni 70.8 25.3 2.8 3005
20-24 anni 70.9 25.2 2.6 2911
25-29 anni 74.0 23.6 1.5 2465
12070 3913 357 16534 Totale (Valori assoluti)
73.0 23.7 2.2 98.8*
ANNO 2002 0-4 anni 68.0 27.0 3.9 2527
5-9 anni 63.9 31.0 4.0 2702
10 -14 anni 63.0 31.7 4.5 2868
15-19 anni 60.3 33.5 5.4 2972
20-24 anni 62.6 32.2 4.3 2879
25-29 anni 63.6 30.0 4.7 2450
10400 5085 730 16399 Totale (Valori assoluti)
63.4 31.0 4.5 98.9*
ANNO 2003 0-4 anni 63.3 31.0 4.6 2514
5-9 anni 60.7 31.8 6.5 2671
10 -14 anni 58.8 33.8 6.1 2927
15-19 anni 55.2 37.3 6.8 3043
20-24 anni 57.6 35.0 6.2 2821
25-29 anni 58.6 34.2 6.0 2330
9602 5537 985 16306 Totale (Valori assoluti)
58.9 34.0 6.0 98.9*
181
Risorse economiche
Classe d'età Adeguate o
ottime Scarse Insufficienti Totale*
ANNO 2005 0-4 anni 59.0 32.7 6.5 2579
5-9 anni 58.8 32.8 6.6 2648
10 -14 anni 55.2 37.8 5.6 2845
15-19 anni 51.9 40.0 6.7 2856
20-24 anni 57.6 34.9 5.8 2732
25-29 anni 58.7 33.2 6.3 2230
9014 5627 989 15890 Totale (Valori assoluti)
56.7 35.4 6.2 98.4
ANNO 2006 0-4 anni 58.7 35.1 5.6 2711
5-9 anni 58.9 33.6 6.8 2746
10 -14 anni 58.5 33.8 6.9 2831
15-19 anni 56.5 35.6 7.1 2934
20-24 anni 56.3 36.0 6.8 2698
25-29 anni 55.7 37.7 5.7 2126
9220 5646 1048 16045 Totale (Valori assoluti)
57.5 35.2 6.5 99.2
ANNO 2007 0-4 anni 56.9 35.4 6.7 2607
5-9 anni 61.6 32.3 5.2 2670
10 -14 anni 56.0 36.5 6.8 2807
15-19 anni 54.7 37.3 6.9 2922
20-24 anni 57.1 35.8 6.3 2605
25-29 anni 61.1 32.2 5.2 2046
9032 5489 975 15656 Totale (Valori assoluti)
57.7 35.1 6.2 99.3
ANNO 2008 0-4 anni 50.3 39.7 9.1 2641
5-9 anni 50.3 39.0 9.4 2681
10 -14 anni 48.5 39.9 10.3 2814
15-19 anni 46.1 42.3 10.0 2959
20-24 anni 46.1 41.3 11.0 2565
25-29 anni 48.8 39.9 10.0 2007
7566 6330 1563 15667 Totale (Valori assoluti)
48.3 40.4 10.0 98.7
ANNO 2009 0-4 anni 55.4 36.6 7.4 2659
5-9 anni 57.0 35.4 7.0 2810
10 -14 anni 53.0 38.0 8.3 2715
15-19 anni 50.7 38.8 9.4 2955
20-24 anni 49.7 39.8 9.7 2588
25-29 anni 52.6 39.3 7.4 2047
8372 5982 1298 15774 Totale (Valori assoluti)
53.1 37.9 8.2 99.2
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 1993, 2009
Il totale della percentuali per riga può non fare 100 per la presenza di valori mancanti non riportati nella
tabella
La modalità “Ottime” è stata accorpata alla modalità “Adeguate” visto il numero molto limitato di risposte
182
Tavola A.11 - Indicatore “Vacanza” - Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine per compimento di almeno una vacanza (dati assoluti in migliaia)
Almeno una vacanza
Classi d'età % Una sola Più di una
vacanza Nessuna vacanza
Tutta la famiglia è andata in vacanza
Tutti i figli sono
andati in vacanza Totale
ANNO 1993 0-4 anni 46.3 36.4 9.9 53.7 42.9 45.5 2755
5-9 anni 52.0 38.7 13.3 48.0 46.1 49.8 2880
10-14 anni 51.2 38.7 12.5 48.8 41.9 47.6 3102
15-19 anni 50.1 37.7 12.4 49.9 34.7 43.1 3888
20-24 anni 53.6 41.0 12.6 46.4 29.1 44.5 3671
25-29 anni 55.0 40.6 14.5 45.0 25.5 45.7 2029
Totale 9394 7110 2284 8932 6747 8400 18325
51.3 38.8 12.5 48.7 36.8 45.8 100.0
ANNO 1994 0-4 anni 49.4 37.9 11.6 50.6 45.5 48.3 2792
5-9 anni 54.8 40.6 14.2 45.2 48.3 52.7 2911
10-14 anni 52.3 39.8 12.5 47.7 41.7 47.8 3001
15-19 anni 51.8 38.5 13.3 48.2 35.1 44.4 3743
20-24 anni 54.8 41.5 13.3 45.2 30.3 44.7 3914
25-29 anni 57.8 44.2 13.7 42.2 28.6 47.9 2213
Totale 9903 7472 2431 8669 7061 8785 18572
53.3 40.2 13.1 46.7 38.0 47.3 100.0
ANNO 1995 0-4 anni 50.1 37.2 12.9 49.9 46.7 49.5 2691
5-9 anni 53.7 38.6 15.0 46.3 46.7 51.3 2804
10-14 anni 55.0 39.9 15.1 45.0 43.7 50.2 2983
15-19 anni 53.2 38.8 14.3 46.9 36.4 46.6 3574
20-24 anni 55.1 43.0 12.1 44.9 31.2 45.2 3700
25-29 anni 58.4 42.5 15.9 41.6 30.3 48.9 2256
Totale 9749 7212 2538 8259 7002 8709 18009
54.1 40.1 14.1 45.9 38.9 48.4 100.0
ANNO 1997 0-4 anni 50.4 36.8 13.6 49.6 46.4 49.1 2691
5-9 anni 56.7 42.4 14.3 43.3 49.8 54.0 2806
10-14 anni 56.8 39.9 16.9 43.2 44.1 51.6 2916
15-19 anni 53.3 38.3 15.0 46.7 35.4 45.8 3222
20-24 anni 53.8 40.2 13.6 46.2 30.5 44.3 3520
25-29 anni 58.3 43.5 14.9 41.7 29.5 48.9 2390
Totale 9611 7032 2579 7933 6852 8539 17545
54.8 40.1 14.7 45.2 39.1 48.7 100.0
ANNO 1998 0-4 anni 52.2 39.4 12.8 47.8 47.0 50.9 2641
5-9 anni 54.3 38.3 16.0 45.7 48.8 52.3 2814
10-14 anni 52.8 37.1 15.7 47.2 43.0 48.2 2847
15-19 anni 50.5 35.6 14.9 49.5 34.0 42.4 3179
20-24 anni 51.5 38.8 12.8 48.5 28.9 41.9 3398
25-29 anni 54.5 40.2 14.3 45.5 27.4 44.7 2454
Totale 9105 6611 2494 8227 6576 8057 17332
52.5 38.1 14.4 47.5 37.9 46.5 100.0
183
Almeno una vacanza
Classi d'età % Una sola Più di una
vacanza Nessuna vacanza
Tutta la famiglia è andata in vacanza
Tutti i figli sono
andati in vacanza Totale
ANNO 1999 0-4 anni 47.8 34.9 12.9 52.2 43.4 46.2 2609
5-9 anni 52.7 35.8 16.8 47.4 47.4 50.5 2787
10-14 anni 50.6 35.7 14.9 49.4 40.3 45.9 2847
15-19 anni 48.8 35.1 13.7 51.2 32.5 40.8 3081
20-24 anni 51.4 39.1 12.3 48.6 27.7 40.8 3247
25-29 anni 53.4 40.2 13.2 46.6 26.4 44.1 2579
Totale 8702 6312 2391 8447 6184 7640 17149
50.7 36.8 13.9 49.3 36.1 44.6 100.0
ANNO 2000 0-4 anni 50.2 35.8 14.4 49.8 45.4 48.4 2606
5-9 anni 56.5 39.2 17.3 43.5 50.9 54.8 2801
10-14 anni 55.9 39.2 16.8 44.1 46.2 51.6 2888
15-19 anni 54.2 38.3 16.0 45.8 38.0 46.3 3108
20-24 anni 54.4 39.5 14.9 45.6 28.1 43.1 3109
25-29 anni 56.8 42.7 14.1 43.2 29.0 47.4 2527
Totale 9317 6659 2658 7722 6729 8263 17039
54.7 39.1 15.6 45.3 39.5 48.5 100.0
ANNO 2001 0-4 anni 51.8 34.7 17.1 48.2 48.0 49.7 2621
5-9 anni 58.1 37.8 20.3 41.9 52.1 55.2 2656
10-14 anni 58.2 39.4 18.8 41.8 48.5 54.4 2877
15-19 anni 57.5 38.2 19.3 42.5 40.0 49.8 3005
20-24 anni 60.2 40.0 20.2 39.8 34.7 50.9 2911
25-29 anni 61.5 40.1 21.4 38.5 32.7 52.4 2465
Totale 9573 6350 3223 6961 7054 8599 16534
57.9 38.4 19.5 42.1 42.7 52.0 100.0
ANNO 2002 0-4 anni 53.5 39.3 14.2 46.5 50.1 51.9 2527
5-9 anni 60.0 42.5 17.5 40.1 54.0 57.7 2702
10-14 anni 59.7 41.2 18.4 40.4 48.6 54.8 2868
15-19 anni 57.9 39.6 18.3 42.2 40.8 50.0 2972
20-24 anni 57.9 42.4 15.5 42.1 33.7 48.9 2879
25-29 anni 61.4 42.5 18.9 38.7 32.2 51.7 2450
Totale 9573 6762 2811 6826 7092 8604 16399
58.4 41.2 17.1 41.6 43.3 52.5 100.0
ANNO 2003 0-4 anni 56.3 39.7 16.6 43.7 51.9 54.6 2514
5-9 anni 60.2 40.6 19.6 39.8 53.8 57.9 2671
10-14 anni 60.2 40.1 20.1 39.8 49.0 56.0 2927
15-19 anni 57.9 39.6 18.3 42.1 40.5 49.8 3043
20-24 anni 59.6 41.1 18.4 40.4 33.0 48.8 2821
25-29 anni 65.0 44.8 20.2 35.0 34.3 55.6 2330
Totale 9743 3076 7140 16306
59.8 18.9 43.8 100.0
184
Almeno una vacanza
Classi d'età % Una sola Più di una
vacanza Nessuna vacanza
Tutta la famiglia è andata in vacanza
Tutti i figli sono
andati in vacanza Totale
ANNO 2005 0-4 anni 52.1 34.5 17.6 47.9 46.6 49.1 2579
5-9 anni 61.5 39.3 22.2 38.5 55.6 59.2 2648
10-14 anni 58.9 39.5 19.4 41.1 48.1 54.1 2845
15-19 anni 58.3 37.6 20.7 41.8 40.7 51.2 2856
20-24 anni 60.8 39.6 21.2 39.2 35.0 51.0 2732
25-29 anni 65.5 43.7 21.8 34.5 35.0 56.6 2230
Totale 9431 6181 3250 6459 6946 8490 15890
59.4 38.9 20.5 40.7 43.7 53.4 100.0
ANNO 2006 0-4 anni 56.6 41.1 15.5 43.4 49.0 53.7 2711
5-9 anni 61.6 38.6 22.9 38.4 55.5 59.5 2746
10-14 anni 60.6 38.8 21.8 39.4 51.1 57.0 2831
15-19 anni 61.4 40.5 20.9 38.6 42.2 53.1 2934
20-24 anni 61.3 40.4 20.9 38.7 36.0 52.9 2698
25-29 anni 63.9 42.9 21.0 36.1 30.6 54.0 2126
Totale 9754 6465 3289 6291 7152 8837 16045
60.8 40.3 20.5 39.2 44.6 55.1 100.0
ANNO 2007 0-4 anni 56.7 38.2 18.5 43.4 51.4 54.5 2607
5-9 anni 64.7 42.7 22.0 35.3 57.6 62.4 2670
10-14 anni 62.6 40.0 22.6 37.4 52.8 58.5 2807
15-19 anni 58.0 36.8 21.2 42.0 42.2 52.2 2922
20-24 anni 63.6 41.0 22.6 36.4 35.1 52.6 2605
25-29 anni 65.6 41.5 24.0 34.5 35.5 57.0 2046
Totale 9654 6252 3402 6002 7233 8789 15656
61.7 39.9 21.7 38.3 46.2 56.1 99.3
ANNO 2008 0-4 anni 54.2 37.4 16.8 45.9 49.8 52.2 2641
5-9 anni 63.2 40.6 22.7 36.8 57.4 60.7 2681
10-14 anni 61.6 38.5 23.1 38.4 52.7 57.6 2814
15-19 anni 58.1 36.7 21.3 41.9 42.2 51.6 2959
20-24 anni 57.0 36.9 20.0 43.0 33.2 47.5 2565
25-29 anni 61.3 41.0 20.3 38.7 31.6 51.6 2007
Totale 9268 6014 3255 6399 7071 8406 15667
59.2 38.4 20.8 40.8 45.1 53.7 100.0
ANNO 2009 0-4 anni 50.8 35.6 15.2 49.2 47.7 49.2 2659
5-9 anni 58.5 36.2 22.3 41.6 53.6 56.1 2810
10-14 anni 59.1 36.9 22.3 40.9 50.0 55.3 2715
15-19 anni 55.8 35.4 20.4 44.2 39.9 48.3 2955
20-24 anni 54.5 36.7 17.9 45.5 32.0 45.6 2588
25-29 anni 57.9 38.3 19.6 42.1 29.1 47.8 2047
Totale 8845 5745 3100 6929 6734 7969 15774
56.1 36.4 19.7 43.9 42.7 50.5 100.0
Fonte: elaborazioni su dati Istat - Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni dal 1993 al 2009
185
Tavola A.12 - Indicatore “Motivi della non vacanza” – Percentuale di giovani che vivono con la famiglia di origine e che non hanno fatto almeno una vacanza per motivi della non vacanza (dati assoluti in migliaia)
Nessuna vacanza Motivi della non vacanza (% sul totale di chi non v a in vacanza)*
Classe d'età Persone % sul totale Economico
Lavoro o studio
Mancanza di abitudine
Residenza in luogo di
vacanza Familiare Età** Altro
motivo ANNO 1993
0-4 anni 1479 53.7 28.6 1.4 3.9 4.2 43.2 15.7
5-9 anni 1383 48.0 40.5 3.2 6.1 5.8 45.1 7.6
10-14 anni 1513 48.8 45.8 4.7 8.1 5.3 40.3 8.0
15-19 anni 1940 49.9 45.8 12.9 8.1 5.6 29.3 10.9
20-24 anni 1704 46.4 46.5 16.9 9.8 5.1 19.0 14.6
25-29 anni 913 45.0 44.8 15.4 10.1 9.4 18.4 18.3
Totale 8932 49 3765 815 680 463 2931 1083
42.2 9.1 7.6 5.2 32.8 12.1
ANNO 1994 0-4 anni 1412 50.6 28.1 1.4 3.4 3.3 43.3 18.0
5-9 anni 1317 45.2 38.9 2.7 5.6 6.3 42.9 10.9
10-14 anni 1432 47.7 41.5 6.9 6.7 6.7 38.2 9.6
15-19 anni 1805 48.2 40.1 15.3 7.2 7.2 29.0 12.7
20-24 anni 1770 45.2 41.9 18.9 6.7 7.2 18.8 18.4
25-29 anni 933 42.2 42.3 22.1 9.0 6.3 15.9 14.6
Totale 8669 8669 3364 972 549 542 2728 1226
46.7 38.8 11.2 6.3 6.3 31.5 14.1
ANNO 1995 0-4 anni 1343 49.9 31.1 1.2 3.8 2.8 42.4 18.4
5-9 anni 1299 46.3 39.1 2.9 5.4 4.8 45.0 8.7
10-14 anni 1341 45.0 47.4 5.8 6.6 5.1 36.9 8.5
15-19 anni 1675 46.9 45.0 11.1 6.9 4.9 31.3 11.0
20-24 anni 1663 44.9 44.1 18.3 9.2 5.1 20.9 15.0
25-29 anni 938 41.6 44.0 19.2 10.3 4.1 19.0 14.6
Totale 8259 8259 3460 801 576 373 2698 1044
45.9 41.9 9.7 7.0 4.5 32.7 12.6
ANNO 1997 0-4 anni 1334 49.6 30.9 0.8 3.4 2.9 45.1 19.9 3.0
5-9 anni 1215 43.3 41.0 4.2 4.7 5.9 44.1 9.9 0.7
10-14 anni 1258 43.2 44.3 7.8 7.6 7.1 39.9 8.7 0.7
15-19 anni 1505 46.7 50.5 16.1 7.4 7.4 29.7 4.7 3.1
20-24 anni 1626 46.2 51.2 24.7 8.9 6.6 19.1 0.1 6.2
25-29 anni 996 41.7 49.9 28.6 11.3 5.3 16.8 0.1 4.2
Totale 7933 7933 3556 1088 566 472 2564 570 246
45.2 44.8 13.7 7.1 6.0 32.3 7.2 3.1
ANNO 1998 0-4 anni 1262 47.8 28.7 1.7 2.4 2.9 40.8 28.6 3.8
5-9 anni 1285 45.7 40.7 5.8 6.2 4.1 43.4 15.2 1.3
10-14 anni 1343 47.2 45.0 9.6 7.8 6.0 40.9 11.6 2.0
15-19 anni 1574 49.5 51.9 17.8 10.4 5.4 33.5 5.9 3.3
20-24 anni 1647 48.5 53.1 26.2 9.3 6.9 20.4 0.9 7.0
25-29 anni 1115 45.5 49.7 31.2 9.2 5.8 21.2 0.0 3.1
Totale 8227 8227 3736 1283 634 433 2722 820 293
47.5 45.4 15.6 7.7 5.3 33.1 10.0 3.6
186
Nessuna vacanza Motivi della non vacanza (% sul totale di chi non v a in vacanza)*
Classe d'età Persone % sul totale Economico
Lavoro o studio
Mancanza di abitudine
Residenza in luogo di
vacanza Familiare Età** Altro
motivo
ANNO 1999 0-4 anni 1362 52.2 30.1 2.1 2.9 3.1 38.6 20.2 3.1
5-9 anni 1320 47.4 42.4 4.8 4.9 4.0 40.5 11.9 1.4
10-14 anni 1407 49.4 47.2 9.3 6.7 5.7 36.4 9.8 1.1
15-19 anni 1579 51.2 46.7 17.7 9.5 5.7 28.6 5.8 2.7
20-24 anni 1578 48.6 51.6 26.0 8.4 4.5 18.1 0.3 5.2
25-29 anni 1201 46.6 51.1 29.8 8.1 5.3 12.9 0.0 3.4
Totale 8447 8447 3799 1269 579 398 2464 666 241
49.3 45.0 15.0 6.9 4.7 29.2 7.9 2.9
ANNO 2000 0-4 anni 1297 49.8 26.2 1.9 3.0 3.7 38.4 25.3 4.5
5-9 anni 1219 43.5 38.1 4.8 6.2 4.4 44.0 12.8 1.7
10-14 anni 1273 44.1 41.7 8.1 6.8 5.5 37.8 11.6 1.3
15-19 anni 1424 45.8 47.5 16.2 9.9 6.0 24.6 5.8 3.9
20-24 anni 1418 45.6 47.2 30.5 9.4 5.3 16.2 0.3 4.7
25-29 anni 1092 43.2 45.2 33.4 9.7 6.3 15.4 0.0 3.8
Totale 7722 7722 3174 1214 581 400 2262 718 259
45.3 41.1 15.7 7.5 5.2 29.3 9.3 3.4
ANNO 2001 0-4 anni 1262 48.2 25.5 2.8 5.0 2.0 34.0 22.5 6.3
5-9 anni 1112 41.9 32.2 4.6 9.1 4.2 42.9 12.5 1.6
10-14 anni 1203 41.8 35.6 9.7 8.4 3.9 40.8 10.2 2.3
15-19 anni 1277 42.5 42.2 15.3 12.6 3.7 28.1 5.1 3.9
20-24 anni 1158 39.8 41.8 28.2 11.0 4.3 17.9 0.4 4.8
25-29 anni 949 38.5 43.8 28.7 11.2 4.0 19.0 0.0 4.4
Totale 6961 6961 2547 996 660 254 2143 615 272
42.1 36.6 14.3 9.5 3.7 30.8 8.8 3.9
ANNO 2002 0-4 anni 1175 46.5 28.4 1.4 2.2 3.4 38.8 19.5 13.6
5-9 anni 1082 40.1 40.7 3.4 6.6 4.7 38.5 10.1 9.3
10-14 anni 1157 40.4 41.4 5.8 7.4 4.7 38.9 6.8 11.5
15-19 anni 1253 42.2 44.2 14.2 6.9 4.9 29.3 6.3 12.3
20-24 anni 1212 42.1 46.0 24.7 9.9 4.1 18.6 0.5 15.0
25-29 anni 947 38.7 41.9 26.7 8.5 5.2 15.8 0.0 15.4
Totale 6826 6826 2760 849 469 306 2063 501 874
41.6 40.4 12.4 6.9 4.5 30.2 7.3 12.8
ANNO 2003 0-4 anni 1100 43.7 29.4 1.3 2.9 2.7 39.5 21.1 11.4
5-9 anni 1063 39.8 41.3 4.6 5.5 4.7 39.0 10.4 8.2
10-14 anni 1164 39.8 36.9 7.0 7.0 6.4 38.8 9.8 8.1
15-19 anni 1282 42.1 43.9 15.1 6.9 5.7 29.8 3.9 11.7
20-24 anni 1140 40.4 46.1 26.3 6.4 5.8 16.4 0.5 13.2
25-29 anni 814 35.0 46.0 28.0 9.5 4.8 14.8 0.0 13.8
Totale 6563 6563 2655 866 410 331 1989 513 719
40.3 40.5 13.2 6.3 5.0 30.3 7.8 11.0
187
Nessuna vacanza Motivi della non vacanza (% sul totale di chi non v a in vacanza)*
Classe d'età Persone % sul totale Economico
Lavoro o studio
Mancanza di abitudine
Residenza in luogo di
vacanza Familiare Età** Altro
motivo
ANNO 2005 0-4 anni 1236 47.9 34.6 2.7 4.0 3.0 37.0 27.2 7.1
5-9 anni 1020 38.5 47.0 5.9 4.4 4.2 40.0 14.0 2.9
10-14 anni 1169 41.1 46.1 10.0 9.8 5.0 35.0 11.5 3.8
15-19 anni 1192 41.8 49.8 18.0 10.1 5.3 28.4 6.4 5.1
20-24 anni 1071 39.2 53.3 30.1 8.3 5.9 16.0 0.5 6.5
25-29 anni 770 34.5 49.5 33.1 9.2 5.2 17.8 0.0 5.7
Totale 6459 6459 2991 1002 489 304 1921 695 336
40.7 46.3 15.5 7.6 4.7 29.8 10.8 5.2
ANNO 2006 0-4 anni 1175 43.4 38.4 1.5 3.1 1.3 34.3 28.8 4.6
5-9 anni 1055 38.4 52.7 6.5 6.5 2.8 35.9 13.1 2.9
10-14 anni 1116 39.4 52.3 7.8 5.6 3.3 35.3 9.2 3.7
15-19 anni 1132 38.6 53.4 16.9 10.9 3.7 28.5 4.5 3.3
20-24 anni 1044 38.7 53.7 29.9 6.0 3.2 20.0 0.3 4.0
25-29 anni 768 36.1 47.7 34.0 9.2 4.1 16.8 0.1 5.7
Totale 6291 6291 3122 937 425 188 1835 635 248
39.2 49.6 14.9 6.8 3.0 29.2 10.1 4.0
ANNO 2007 0-4 anni 1130 43.4 39.2 1.1 2.9 2.3 34.2 28.5 2.8
5-9 anni 942 35.3 50.7 8.3 6.0 4.1 37.6 13.7 2.0
10-14 anni 1051 37.4 54.3 11.7 8.1 4.0 32.6 10.3 2.3
15-19 anni 1226 42.0 57.2 18.5 8.9 6.8 25.0 8.5 3.3
20-24 anni 949 36.4 54.4 31.7 7.7 5.5 17.2 - 4.7
25-29 anni 705 34.5 53.3 30.6 10.5 6.7 18.0 0.2 3.6
Totale 6002 6002 3083 956 431 291 1679 664 185
38.3 51.4 15.9 7.2 4.8 28.0 11.1 3.1
ANNO 2008 0-4 anni 1211 45.9 42.7 2.2 2.1 1.9 30.3 26.3 3.4
5-9 anni 986 36.8 55.0 6.9 3.5 3.2 33.8 14.1 2.9
10-14 anni 1080 38.4 54.9 8.7 4.1 2.6 34.4 10.3 2.5
15-19 anni 1241 41.9 59.2 14.5 5.4 4.3 27.5 7.0 3.8
20-24 anni 1104 43.0 61.9 26.1 7.6 3.1 14.3 0.4 4.5
25-29 anni 778 38.7 56.7 26.9 8.7 4.2 11.1 0.1 6.5
Totale 6399 6399 3509 866 322 203 1655 661 244
40.8 54.8 13.5 5.0 3.2 25.9 10.3 3.8
ANNO 2009 0-4 anni 1308 49.2 36.8 2.3 1.6 2.3 34.9 27.8 5.5
5-9 anni 1168 41.6 49.5 6.7 2.9 4.0 39.8 12.5 4.6
10-14 anni 1110 40.9 53.6 11.6 5.6 2.8 35.1 9.6 3.8
15-19 anni 1306 44.2 58.0 17.5 5.4 4.1 28.9 5.2 3.5
20-24 anni 1177 45.5 58.8 27.6 6.1 4.4 18.3 0.2 4.1
25-29 anni 861 42.1 56.5 28.1 8.8 8.5 12.7 0.0 7.1
Totale 6929 6929 3589 1033 334 233 2012 687 323
43.9 51.8 14.9 4.8 3.4 29.0 9.9 4.7
*La somma delle percentuali di riga può dare più di 100% poiché i rispondenti potevano fornire più risposte ** modalità non presente nel 1993, 1994, 1995
190
Analisi delle corrispondenze multiple Anno 1993 Collettivo di bambini e ragazzi da 0 a 19 anni che hanno fatto almeno un viaggio
Tavola B.1 - Varianza spiegata dai primi 3 assi - ACM, anno 1993
Tavola B.2 - Indicatori (variabili attive) maggiormente correlati con il primo fattore - ACM, anno 1993 INDICATORE Modalità coordinata
SEMIASSE NEGATIVO
VACANZE ALL'ESTERO no -0.37
LUOGO DI VACANZA solo in Italia -0.37
VACANZE IN ITALIA 1-7 giorni -0.27
VACANZE IN ITALIA 8-14 giorni -0.22
VACANZE IN ITALIA oltre 15 giorni -0.21
SEMIASSE POSITIVO
LUOGO DI VACANZA solo all'estero 3.45
VACANZE IN ITALIA nessuna vacanza 3.45
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni 2.64
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni 2.09
VACANZE ALL'ESTERO 1-7 giorni 1.86
LUOGO DI VACANZA Italia e estero 1.40
PERIODI DI VACANZA più di due periodi 0.45
PERIODI DI VACANZA Due periodi 0.29
VACANZE PER TUTTI I FIGLI no 0.21
Fattore Autovalore Varianza spiegata
Varianza spiegata cumulata
1 0.3817 19.09 19.09
2 0.3258 16.29 35.37
3 0.2719 13.60 48.97
191
Tavola B.3 - Indicatori (variabili illustrative) ma ggiormente correlati con il primo fattore - ACM, anno 1993 INDICATORE Modalità
SEMIASSE NEGATIVO
PRESENZA DI FIGLI<=10 ANNI si
REGIONE Campania
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Sud
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI operaio
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Licenza media
RISORSE ECONOMICHE scarse
CLASSE D'ETA' 5-9 anni
FAMIGLIE DIVERSE genitori coniugati
CLASSE D'ETA' 0-4 anni
PRESENZA DI FRATELLI 2 o più fratelli
TIPOLOGIA FAMILIARE Con entrambi i genitori
PRESENZA DI DISAGI due disagi
SITUAZIONE ECONOMICA peggiorata
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI Padre occupato, madre casalinga
SITUAZIONE ECONOMICA molto peggiorata
PRESENZA DI DISAGI tre o più disagi
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI licenza elementare
SEMIASSE POSITIVO
PRESENZA DI FIGLI<=10 ANNI no
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI dirigente/imprenditore/libero professionista
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Laurea
CLASSE D'ETA' 15-19 anni
RISORSE ECONOMICHE Adeguate/ottime
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-Est
FAMIGLIE DIVERSE in famiglie ricostituite o unioni libere
PRESENZA DI DISAGI nessun disagio
FAMIGLIE DIVERSE monogenitore
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI in altra condizione ma non occupato
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI nessun genitore occupato
PRESENZA DI FRATELLI figlio unico
TIPOLOGIA FAMILIARE Con la madre
REGIONE Friuli-Venezia Giulia
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-Ovest
REGIONE Marche
SITUAZIONE ECONOMICA uguale
192
Tavola B.4 - Indicatori (variabili attive) maggiormente correlati con il secondo fattore - ACM, anno 1993 INDICATORE Modalità coordinata
SEMIASSE NEGATIVO
PERIODI DI VACANZA più di due periodi -1.25
LUOGO DI VACANZA Italia e estero -1.15
PERIODI DI VACANZA Due periodi -0.80
VACANZE IN ITALIA oltre 15 giorni -0.59
GIORNI DI VACANZA oltre 15 giorni -0.54
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni -0.39
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni -0.37
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA si -0.23
SEMIASSE POSITIVO
GIORNI DI VACANZA 1-7 giorni 1.76
VACANZE PER TUTTI I FIGLI no 1.61
VACANZE IN ITALIA 1-7 giorni 1.53
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA no 1.03
LUOGO DI VACANZA solo all'estero 0.88
VACANZE IN ITALIA nessuna vacanza 0.88
GIORNI DI VACANZA 8-14 giorni 0.72
VACANZE IN ITALIA 8-14 giorni 0.55
PERIODI DI VACANZA Un periodo 0.30
193
Tavola B.5 - Indicatori (variabili illustrative) ma ggiormente correlati con il secondo fattore - ACM, anno 1993 INDICATORE Modalità
SEMIASSE NEGATIVO
LIVELLO DI ISTRUZIONE DEI GENITORI Laurea
RIPARTIZIONE Nord-Ovest
REGIONE Lombardia
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI impiegato/direttivo/quadro
LIVELLO DI ISTRUZIONE DEI GENITORI Diploma superiore
RISORSE ECONOMICHE Adeguate/ottime
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI dirigente/imprenditore/libero professionista
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI tutti e 2 i genitori occupati
PRESENZA DI FRATELLI nessun fratello
REGIONE Lazio
PRESENZA DI FIGLI<=10 ANNI si
CLASSE D'ETA' 5-9 anni
REGIONE Piemonte
CLASSE D'ETA' 0-4 anni eta
SEMIASSE POSITIVO
LIVELLO DI ISTRUZIONE DEI GENITORI Licenza Elementare
RIPARTIZIONE Isole
LIVELLO DI ISTRUZIONE DEI GENITORI Licenza media
REGIONE Sicilia
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI lavoratore in proprio
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI operaio
CLASSE D'ETA' 15-19 anni
PRESENZA DI FRATELLI con 2 o più fratelli
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI padre occupato, madre casalinga
RISORSE ECONOMICHE scarse
RIPARTIZIONE Sud
REGIONE Sardegna
SITUAZIONE ECONOMICA molto peggiorata
REGIONE Marche
PRESENZA DI FIGLI<=10 ANNI no
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI nessun genitore occupato
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI nessun genitore occupato
194
Analisi delle corrispondenze multiple Anno 2009 Collettivo di bambini e ragazzi da 0 a 19 anni che hanno fatto almeno un viaggio
Tavola B.6 - Varianza spiegata dai primi 3 assi - ACM, anno 2009
Tavola B.7 - Indicatori (variabili attive) maggiormente correlati con il primo fattore - ACM, anno 2009
INDICATORE Modalità coordinata
SEMIASSE NEGATIVO
VACANZE IN ITALIA nessuna vacanza -1.90
LUOGO DI VACANZA solo estero -1.90
VACANZE ALL'ESTERO oltre 15 giorni -1.86
VACANZE ALL'ESTERO 8-14 giorni -1.38
VACANZE ALL'ESTERO 1-7 giorni -1.04
LUOGO DI VACANZA Italia e estero -0.86
PERIODI DI VACANZA più di due periodi -0.50
SEMIASSE POSITIVO
VACANZE IN ITALIA 1-7 giorni 0.61
LUOGO DI VACANZA solo in Italia 0.60
VACANZE ALL'ESTERO nessuna vacanza 0.60
VACANZE IN ITALIA 8-14 giorni 0.49
GIORNI DI VACANZA 1-7 giorni 0.46
Fattore Autovalore Varianza spiegata
Varianza spiegata cumulata
1 0.3878 19.39 19.39
2 0.3494 17.47 36.86
3 0.2674 13.37 50.23
195
Tavola B.8 - Indicatori (variabili illustrative) ma ggiormente correlati con il primo fattore - ACM, anno 2009
INDICATORE Modalità
SEMIASSE NEGATIVO
TITOLO DI GODIMENTO DELL'ABITAZIONE casa non di proprietà
PRESENZA DI FRATELLI nessun fratello
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-Ovest
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI dirigente/imprenditore/libero professionista
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Laurea
CLASSE D'ETA' 15-19 anni eta
PRESENZA DI FIGLI<=10 ANNI no
PRESENZA DI DISAGI tre o più disagi
REGIONE Veneto
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Nord-Est
REGIONE Lombardia
FAMIGLIE DIVERSE monogenitore
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI operaio
REGIONE Piemonte
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI almeno un reddito
TIPOLOGIA FAMILIARE Con la madre
REGIONE Trentino Alto Adige
SEMIASSE POSITIVO
REGIONE Campania
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Sud
TITOLO DI GODIMENTO DELL'ABITAZIONE casa proprietà
CONDIZIONE PROFESSIONALE DEI GENITORI impiegato
RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Isole
REGIONE Sicilia
PRESENZA DI FRATELLI con un fratello
PRESENZA DI FIGLI<=10 ANNI si
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Licenza media
TIPOLOGIA FAMILIARE Con entrambi i genitori
FAMIGLIE DIVERSE coniugata
REGIONE Puglia
PRESENZA DI DISAGI nessun disagio
CLASSE D'ETA' 5-9 anni eta
196
Tavola B.9 - Indicatori (variabili attive) maggiormente correlati con il secondo fattore - ACM, anno 2009 INDICATORE Modalità coordinata
SEMIASSE NEGATIVO
PERIODI DI VACANZA più di due periodi -1.33
LUOGO DI VACANZA Italia e estero -1.08
VACANZE IN ITALIA oltre 15 giorni -0.97
GIORNI DI VACANZA oltre 15 giorni -0.73
PERIODI DI VACANZA Due periodi -0.71
SEMIASSE POSITIVO
VACANZA PER TUTTI I FIGLI no 1.22
GIORNI DI VACANZA 1-7 giorni 1.13
LUOGO DI VACANZA solo all'estero 1.10
VACANZE IN ITALIA nessuna vacanza 1.10
VACANZE CON TUTTA LA FAMIGLIA no 0.90
VACANZE IN ITALIA 1-7 giorni 0.72
PERIODI DI VACANZA Un periodo 0.53
197
Tavola B.10 - Indicatori (variabili illustrative) m aggiormente correlati con il secondo fattore - ACM, anno 2009 INDICATORE Modalità
SEMIASSE NEGATIVO
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Laurea
REGIONE Lombardia
RIPARTIZIONE Nord-Ovest
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI tutti e 2 i genitori occupati
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI dirigente/imprenditore/libero professionista
RISORSE ECONOMICHE Adeguate/ottime
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI impiegato/direttivo/quadro
TITOLO DI GODIMENTO DELL'ABITAZIONE casa di proprietà
TIPO DI COMUNE Comune periferia dell'area metropolitana
SITUAZIONE ECONOMICA uguale
CLASSE D'ETA' 5-9 anni
PRESENZA DI DISAGI nessun disagio
PRESENZA DI FIGLI <=10 ANNI si
PRESENZA DI DISAGI un disagio
REGIONE Lazio
PRESENZA DI FRATELLI nessun fratello
SEMIASSE POSITIVO
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI operaio
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Licenza media
CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI padre occupato, madre casalinga
RIPARTIZIONE Sud
RIPARTIZIONE Isole
TITOLO DI GODIMENTO DELL'ABITAZIONE casa non di proprietà
REGIONE Sicilia
RISORSE ECONOMICHE scarse
REGIONE Abruzzo
CONDIZIONE PROFESSIONALE GENITORI lavoratore in proprio
REGIONE Puglia
RISORSE ECONOMICHE insufficienti
REGIONE Marche
PRESENZA DI DISAGI tre o più disagi
CLASSE D'ETA' 15-19 anni
LIVELLO D'ISTRUZIONE DEI GENITORI Licenza Elementare
199
Appendice C
Carta dei diritti dei bambini in vacanza
Realizzata dalla Società Italiana di Pediatria
200
Carta dei diritti dei bambini in vacanza
Realizzata dalla Società Italiana di Pediatria
DIRITTO AL RISPETTO
Per un bambino piccolo la prima esigenza è il rispetto dei suoi tempi, in particolare per
quanto riguarda l’alimentazione e il riposo: andare a letto possibilmente alla solita ora,
mantenere il riposino pomeridiano, non variare di troppo l’orario dei pasti, evitare viaggi
defaticanti, considerando che un bambino si stanca prima e più di un adulto.
Fino a tre-quattro anni un bambino non è ancora in grado di apprezzare luoghi e situazioni in
cui viene condotto, per cui una vacanza che richieda spostamenti frequenti e anche faticosi
rischia di rappresentare per lui solo una fonte di stanchezza e disagio, senza il beneficio
compensativo che può derivare dal fare o vedere qualcosa che piace o interessa.
Un adolescente è già in grado di apprezzare le bellezze di un viaggio in posti nuovi o di una
città d’arte, ma ha anche una grande esigenza di socializzazione, per cui sarebbe sempre
opportuno garantirgli una vacanza in cui abbia anche a possibilità di stare in compagnia non
solo di adulti.
DIRITTO AL GIOCO E AL RIPOSO
Durante l’anno i bambini sono spesso eccessivamente carichi di impegni, che si aggiungono
a quello scolastico, vissuti in modo competitivo (essere bravo nello sport, nell’imparare a
suonare uno strumento musicale, nella danza, ecc…). In vacanza hanno anche loro il diritto
di riposare, giocare e divertirsi liberamente, accantonando ogni impegno.
DIRITTO...AI GENITORI
Nel corso dell’anno lavorativo e scolastico è molto frequente che i momenti di aggregazione
familiare siano scarsi. Per lo più ridotti al pasto serale, durante il quale è spesso la
televisione a farla da padrona. La vacanza è un’ottima occasione per passare più tempo
insieme: per i più piccoli è importante il contatto fisico con i genitori, per quelli i più grandi
e gli adolescenti giocare con loro, parlare e avere ascolto.
201
DIRITTO ALLA SICUREZZA
Se si viaggia in macchina utilizzare sempre il seggiolino appropriato all’età del bambino e,
quando ha superato l’età del seggiolino, farlo sedere sui sedili posteriori, assicurandolo con
la cintura di sicurezza. Viaggiare con un bambino in braccio è molto pericoloso!
Evitare di far viaggiare in macchina un bambino, specie se non si ha l’aria condizionata,
durante le ore calde della giornata e, se il viaggio è lungo, prevedere comunque delle soste.
Se si va all’estero, informarsi presso i Centri di Medicina dei Viaggi (presenti un tutta Italia
presso le ASL) sulle vaccinazioni o le profilassi che è prudente effettuar prima di partire,
tenendo presente che tempi e forme di intervento per i bambini possono essere diverse
rispetto a quelle per gli adulti.
Informarsi se nel posto dove si va in vacanza c’è una assistenza pediatrica in loco o nelle
vicinanze.
DIRITTO ALL’ATTENZIONE
Un bambino va esposto al sole gradualmente e mai durante le ore centrali della giornata
(dalle 11.00 alle 17.00). Va comunque protetto sempre con un cappellino e con creme solari
ad alta protezione, anche se sta sotto l’ombrellone. Dopo ogni bagno, in mare o in piscina, va
nuovamente applicata la crema protettiva.
Cercare di proteggerlo dalle punture degli insetti, in particolare durante le ore di riposo, e se
è molto piccolo possibilmente mediante l’uso di una zanzariera sulla culla.
Farlo bere spesso, specie se fa caldo: bevande non gasate, non zuccherate e a temperatura
ambiente o al massimo fresche. Fargli mangiare molta frutta e verdure fresche.
203
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209
Indice
Obiettivi e organizzazione della ricerca ……………………………………….…….. i
Capitolo 1 - Turismo e società: aspetti sociologici e definitori…………………… 1
1.1 Turismo e turista: la ricerca di una definizione condivisa………………….. 3
1.2 Dinamica storica e sociale del turismo……………………………………… 8
1.3 Temi e approcci della sociologia del turismo………………………………. 13
1.3.1 Turismo e popolazioni locali…………………………………….. 14
1.3.2 Turismo e motivazioni…………………………………………... 16
1.3.3 Turismo, tempo libero e loisir…………………………………… 19
1.3.4 Turismo e consumo……………………………………………… 20
1.4 Dalle definizioni sociologiche a quelle statistiche………………………… 22
1.5 Alcune note metodologiche……………………………………………….. 24
1.6 Il panorama delle statistiche italiane sul turismo…………………………. 28
Capitolo 2 – Famiglia e turismo: implicazioni, ipotesi e ricerche………………. 35
2.1 Famiglia e turismo: il panorama delle ricerche …………………………… 36
2.2 Famiglia e turismo: strategia della ricerca ………………………………… 46
Capitolo 3 – Famiglia e turismo: come sono cambiati…………………………… 49
3.1 La famiglia oggi……………………………………………………………. 49
3.2 I cambiamenti demografici………………………………………………… 51
3.3 Le trasformazioni nella struttura della famiglia…………………………… 55
3.4 La propensione al turismo dal 1993 al 2009 in Italia……………………… 64
Capitolo 4 – I dati e la metodologia………………………………………………… 71
4.1 La fonte dei dati: Indagine Multiscopo Istat “Aspetti della vita quotidiana” 71
4.2 La metodologia della ricerca………………………………………………. 73
4.3 Gli indicatori selezionati…………………………………………………… 75
4.4 Indicatori relazionali ……………………………………………………. 76
4.4.1 Indicatore “Tipologia familiare”…………………………………. 76
4.4.2 Indicatore “Presenza di fratelli”………………………………….. 77
210
4.4.3 Indicatore “Famiglie diverse”……………………………………… 77
4.5 Indicatori di contesto: indicatori sulla condizione economica e abitativa della famiglia……………………………………………………………………………. 82
4.5.1 Indicatore “Titolo di godimento dell’abitazione”………………….. 82
4.5.2 Indicatore “Presenza di disagi”……………………………………. 82
4.5.3 Indicatore “Situazione economica”………………………………… 82
4.5.4 Indicatore “Risorse economiche”…………………………………… 83
4.6 Indicatori relazionali e di contesto: indicatori sullo status socio-economico della famiglia……………………………………………………………………………. 88
4.6.1 Indicatore “Livello d’istruzione”…………………………………... 88
4.6.2 Indicatore “Condizione occupazionale”…………………………… 88
4.6.3 Indicatore “Condizione professionale”…………………………….. 89
4.7 Indicatori sulle vacanze……………………………………………………… 93
4.7.1 Indicatore “Vacanza”………………………………………………. 93
4.7.2 Indicatore “Periodi di vacanza”……………………………………. 98
4.7.3 Indicatore “Luogo di vacanza”……………………………………. 98
4.7.4 Indicatore “Tempo della vacanza”…………………………………. 98
4.7.5 Indicatori “Vacanze in Italia” e “Vacanze all’estero”…………….. 98
4.8 Indicatori sui “Motivi della non vacanza”: motivo economico, di lavoro o studio, mancanza di abitudine, residenza in luogo di vacanza, motivo familiare, età, altro motivo……………………………………………………………………………. 104
Capitolo 5 – La propensione alla vacanza…………………………………………… 107
5.1 Il modello di regressione logistica binomiale……………………………….. 107
5.2 Dal 1993 al 2009: lo scenario di fondo……………………………………… 108
5.2.1. Anno 1993: i risultati……………………………………………… 108
5.2.2 Anno 2009: i risultati ………………………………………………. 113
5.2.3. Confronto 1993 e 2009: i cambiamenti……………………………. 117
Capitolo 6 – Chi va in vacanza: caratteristiche e novità…………………………… 119
6.1. L’analisi delle corrispondenze multiple…………………………………….. 119
6.2. Anno 1993: i risultati dell’ACM…………………………………………….. 120
6.3. Anno 2009: i risultati dell’ACM……………………………………………. 123
6.4. I risultati della Cluster Analysis ……………………………………………. 126
211
6.4.1. Anno 1993 - I gruppo: “Lo standard di riferimento”……………… 126
6.4.2. Anno 1993 - II gruppo: “La vacanza come bene di cittadinanza” .. 126
6.4.3. Anno 1993 - III gruppo: “Con sacrificio ma che sia vacanza”.…… 127
6.4.4. Anno 1993 - IV gruppo: “Le multi vacanze”……………………… 127
6.4.5. Anno 1993 - V gruppo: “La vacanza come investimento
all’estero”………………………………………………………………….. 127
6.4.6. Anno 2009 - I gruppo: “Lo standard di riferimento” …………… … 133
6.4.7. Anno 2009 - II gruppo: “La vacanza (in Italia)
come bene di cittadinanza” ………………………………………………. 133
6.4.8. Anno 2009 - Terzo gruppo: “Con sacrificio ma che sia vacanza”… 134
6.4.9. Anno 2009 - IV gruppo: “Le multi vacanze” …………………….. 134
6.4.10. Anno 2009 - V gruppo: “La vacanza come investimento
(bene di cittadinanza) all’estero”……………………………………….. … 135
6.5. Confronto 1993 e 2009: i cambiamenti……………………………………… 140
Conclusioni……………………………………………………………………….……. 145
Appendice A - Indicatori in serie storica…………………………………………….. 151
Appendice B – Analisi delle corrispondenze multiple………………………………. 189
Appendice C - Carta dei diritti dei bambini in vacanza……………………………. 199
Riferimenti bibliografici………………………………………………………………. 203
Indice ……………………………………………………………………………………. 209