Manzoni francese. 1805-1810: dall'Illuminismo al Romanticismo by Mario SansoneReview by: Raffaele de CesareAevum, Anno 70, Fasc. 3 (settembre-dicembre 1996), pp. 814-815Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860695 .
Accessed: 15/06/2014 14:59
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814 ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
sulla fondazione della Chiesa trentina, en tro in polemica con il francescano Bene detto Bonelli e poi col Vescovo di Trento) il materiale raccolto per gli esempi fu in
particolare tratto dai Padri della Chiesa, da
gli antichi scrittori di storia ecclesiastica, talvolta dal Nuovo Testamento. Tartarotti, dopo la pubblicazione dell'o
pera, non manco di andare segnalando su
un suo esemplare correzioni e aggiunte: ne rende ora conto (nell'appendice finale, pp. 1-28) con scrupolo e attenzione il curatore del volumetto, Rinaldo Filosi, dal quale si attende Fedizione critica delYArte critica in tre libri, opera del Tartarotti rimasta mano scritta e incompiuta tra le sue carte.
Edoardo Barbieri
rammirazione per il severo esempio morale
che essi offrivano nella loro resistenza politi ca a Napoleone; la natura ed il diverso signi ficato dei tentativi poetici che si susseguono in questo quinquennio (dai versi In morte di Carlo Imbonati all' Urania; dai progetti di un poema eroico sulle origini di Venezia a quel lo idillico della Vaccina) in una difficile ri cerca delle piii vere voci della propria ispira zione poetica; la conversione religiosa che, pur
maturatasi al ritorno a Milano, s'era prepo tentemente affacciata allo spirito di Manzoni fin dalla primavera del 1810, rappresentano le fasi piu importanti di questa crisi esistenziale che trasformo completamente il Manzoni. II
quale, partito per Parigi con un buon bagaglio culturale italiano (o, forse, piu propriamente, lombardo) torno a Milano arricchito di un pa trimonio europeo; disincantato dagli adorna
menti e dai diletti formali di quel tardo e stan co neoclassicismo in cui s'era fino ad allora
compiaciuto, anelo alia concezione di una poe sia rigenerata che cantasse la ?realta dell'uo
mo? e fosse ?scritta per l'uomo? e trovasse
?l'equilibrio tra la finalita estetica e la fina lita morale deH'arte?; messo da canto quel va
go deismo ? moralistico quanto si voglia, ma
pur sempre fondamentalmente tinto di indif ferentismo ? si senti penetrato da una piena
consapevolezza religiosa e cattolica.
Non e possibile soffermarsi qui sui modi particolari e sulla varia portata dei fatti che
caratterizzano quest'esperienza. Basti averli
sommariamente elencati e basti dire che ognu no di essi e scrutato (per quanto lo consente
una documentazione purtroppo molto lacuno
sa) con intelligenza e con sensibilita. E basti aggiungere che l'inchiesta piu suggestiva del Sansone (il quale, pur riducendo 1'influenza esercitata dagli Ideologi sul Manzoni nel l'ambito filosofico-teoretico, la riafferma in
vece sul piano pratico, morale e politico) si
sviluppa sull'analisi delle Reflexions premes se dal Fauriel alia sua traduzione della Parthe
nais del Baggesen. E questo, infatti, un testo
che bisogna essere grati al Sansone di avere
sottoposto ad un attento esame. Esso non e
solo un'opera-chiave per valutare l'importan za e la novita del pensiero estetico del Fau
riel, ma e di un indispensabile soccorso per misurare 1'influsso che le idee faurieliane eb
bero sul Manzoni e per illuminare i nuovi oriz
zonti che aprirono alia mente di lui. Grazie ad esse, Fauriel ? come qui e molto ben detto
? non solo aiuto il giovane scrittore italiano
Mario Sansone, Manzoni francese. 1805
1810: dalVIlluminismo al Romanticismo, Roma-Bari, Laterza, 1993. Un vol. di pp. 188.
In poco meno di duecento pagine, il com
pianto Autore ricostruisce la storia degli anni del noviziato francese di Alessandro Manzo ni fra il giugno 1805 ed il giugno 1810: cin que anni di permanenza parigina che, appena interrotti dal viaggio in Isvizzera del giugno agosto 1806, dal viaggio fra Genova, Milano,
Brusuglio, Torino del febbraio-maggio 1807 e da quello di Brusuglio del settembre 1807-giu gno 1808, costituiscono la prima, fecondissi
ma esperienza transalpina di uno scrittore che,
grazie ad essa, individua ora, per la prima vol
ta, le vie maestre di quello che sara il suo per corso umano, intellettuale e spirituale.
La funzione, veramente esplosiva, esercita
ta sul giovane Manzoni dal soggiorno nella
capitale francese e ben nota ed e gia stata stu
diata a piu riprese. Ma, nuovamente analizza
ta qui, con sagacia e con penetrante lucidita
in ogni suo risvolto, acquista una sua piu chia
ra e piu plausibile evidenza sia in molti epi sodi particolari sia nella sua complessa tota
lita. L'incontro con la madre, un ritrovato affet
to familiare ed il culto di virtu domestiche ca re alia memoria materna; ramicizia, sempre
piii intima, di Claude Fauriel; la conoscenza
personale del gruppo degli Ideologi, la presa di contatto con le loro opere e, soprattutto,
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ANNUNZI BIBLIOGRAFICI 815
?a liberarsi dei limiti che una secolare (ma an
che illustre) cultura e retorica ancora, in cer
ta parte, occupava la sua mente, ma offri alia
sua vigile meditazione una nuova concezione
della letteratura, della poesia e, al fondo, del
la vita stessa. E gli propose il tema del rap porto tra poesia e storia sulla via che poi Man
zoni percorrera per conto suo...?.
In un ambito piu episodico sono anche da
segnalare le acute osservazioni intorno alle cir
costanze della morte di Carlo Imbonati e al
l'atmosfera umana che si creo intorno ad es
se; l'annotazione sul ritardo con cui avvenne
la conoscenza personale del Fauriel (quindici sedici mesi dopo rarrivo a Parigi); le spiega zioni delle ragioni del rifiuto dell' Urania, ?opera di estrema eleganza? ma le cui ?forme
decorative? non soddisfacevano piu le esigen ze estetiche del Manzoni; ed infine l'accenno alia parte avuta dal Botta nell'ideazione del
poema storico sulle origini di Venezia ed al si
gnificato di esso che ?pur rimanendo un fug
gevole episodio, pud apparire come un sicuro
presagio nella carriera poetica del Manzoni?.
Per ultimo ? ma non perche ultimo ? val
ga sottolineare il piacere che un lettore non
specialista, come chi scrive, prova di fronte
all'esposizione pacata e colloquiale che da a
queste pagine un suo accattivante carattere di
conversazione dotta, ma non pedante ne arti
ficiosamente contorta cosi come e praticata da
tanti giovani e giovanissimi critici.
Raffaele de Cesare
Air interne- dell'elegia leopardiana Del l'Aquila individua la costante presenza di un sentimento di esclusione ? intesa come
privazione ?, causa dell'infelicita amorosa
del poeta, la quale genera la grande poesia degli idilli; alia luce di questo sentimento si spiega la linea d'ombra del titolo, che e una linea di confine, il solco piu o meno
profondo tra speranza e disillusione. L'e
sclusione leopardiana (dalla vita, dall'amo re, dalla felicita) si precisa e si arricchisce di sempre nuove sfumature: dapprima qua si sensazione fisica di privazione della vi ta, accompagnata dalla scoperta del destino nemico (Ultimo canto di Saffo), si declina
poi come perdita di possesso di cose e per sone amate, tramonto delle speranze della
giovinezza, tristezza dell'oblio, fino alia maturita espressiva dei grandi idilli (Alia Primavera, La sera del di di festa, L'infi nite, Alia luna).
La linea d'ombra si fa piu marcata nel passaggio da idillio a elegia, e la caratteri stica di quest'ultima e lo scivolamento dal la speranza delusa alia disillusione e al ci nismo e dal lamento alia protesta, disincan
tata perche ormai freddamente intellettuale. Tuttavia la linea d'ombra resta linea di
confine, e come tale continuamente attra
versabile. Cosi accade che in alcuni mo menti privilegiati il disincanto e il freddo intellettualismo siano vinti dalle ragioni e dai desideri del cuore che impongono la speranza, anche se consciamente illusoria, e riaprono la via al dolore: intelligere et pa ti ? l'accettazione della vita ?, come ri
corda piu volte 1'autore, sembra essere il
destino del poeta. II passaggio dalla disil lusione alia ripresa delle giovanili speran ze, illuminate pero da una consapevolezza
piu razionale, e fisicamente individuabile negli anni di silenzio poetico che vanno da Alia sua donna e // risorgimento fino alia
profondita nuova di A Silvia. Le ukime liriche analizzate (Aspasia, II
passero solitario, le due 'sepolcrali', // tra monto della lund) denunciano 1'approfon dirsi del sentimento di esclusione. In tutti questi versi, in cui sono riconoscibili spun ti autobiografici, si assiste al trionfo della disillusione amorosa, al passaggio dal cre
puscolo, in cui la linea dell'orizzonte e an cora visibile, aH'ombra piena dove il desi derio e spento e resta solo il rimpianto per la gioventu non vissuta. Ma la pretesa di
Michele Dell'Aquila, La linea d'ombra.
Note sull'elegia di Leopardi, Fasano, Schena Editore, 1994 (La Meridiana, 4). Un vol. di pp. 244.
In questo volumetto di saggi DelFAqui la ci propone un percorso guidato attraver so la piu nota poesia leopardiana. L'autore rivela le proprie intenzioni nella Premessa: si tratta di ?una interpretazione della poe sia leopardiana, della sua zona piu propria
mente 'elegiacaV Elegia ?alla maniera de
gli antichi, ed anche di taluni moderni?, ?strazio e protesta per una esclusione,
un'assenza, una perdita di possesso, reale o
illusorio non importa?; interpretazione ?nel significato che il termine ha per gli esecu tori di musica? (E. Bonora).
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