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Tutela e valorizzazione ambientale TA Assessorato all’Area metropolitana, Casa, Demanio Direzione Centrale Decentramento e Servizi al Cittadino Direzione di progetto Area Metropolitana e Municipalità DOSSIER 06 CITTÀ METROPOLITANA MILANO

Dossier 06

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TA - Tutela e valorizzazione ambientale

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Tutela e valorizzazione ambientaleTA

Assessorato all’Area metropolitana, Casa, Demanio

Direzione Centrale Decentramento e Servizi al Cittadino

Direzione di progetto Area Metropolitana e Municipalità

DOSSIER 06

CITTÀ METROPOLITANA

MIL

ANO

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

Il presente documento “Dossier 06 - Tutela e valorizzazione ambientale” è stato realizzato nel novembre 2013 dal Centro Studi PIM nell’ambito dell’Attività istituzionale a favore del Comune di Milano – Programma di Collaborazione 2012, avente per oggetto il “Progetto Città Metropolitana” (IST_14_12). Tale documento è stato revisionato alla luce dell’approvazione della L. 7 aprile 2014, n° 56 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”, nell’ambito dell’Attività istituzionale a favore del Comune di Milano – Programma di Collaborazione 2013-2014, avente per oggetto il “Progetto Milano Città Metropolitana e Municipalità” (IST_13_13). Il piano dell’opera è composto dai seguenti dossier: 00 [QR] Quadro di riferimento 01 [ES] Promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale 02 [PT] Pianificazione territoriale 03 [SP] Sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici 04 [TP] Programmazione delle reti infrastrutturali e servizi trasporto pubblico 05 [RV] Programmazione delle reti di viabilità 06 [TA] Tutela e valorizzazione ambientale Nell’ambito dell’attività è stato inoltre realizzato il documento: “Allegato - Ricognizione di Enti pubblici, società partecipate ed Enti di diritto privato controllati”. I dossier e le relative sintesi sono scaricabili dai siti web: www.milanocittametropolitana.org www.pim.mi.it Il gruppo di lavoro incaricato della realizzazione dei dossier e dell’allegato è composto da: Franco Sacchi (Direttore Responsabile e capo progetto) Francesca Boeri, Dario Corvi, Piero Nobile, Paola Pozzi, Maria Evelina Saracchi (staff PIM) Cesare Benzi (collaboratore esterno PIM) Comunicazione e gestione piattaforma web (www.milanocittametropolitana.org): Francesco Locatelli (collaboratore esterno PIM) Referente per il Comune di Milano (Direzione di Progetto Area metropolitana e Municipalità): Piergiorgio Monaci giugno 2014

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Dossier 06 Tutela e valorizzazione ambientale Sommario Introduzione ............................................................................................................................................................ 3

A) IL SISTEMA PAESISTICO E DELLE AREE PROTETTE ...................................................................................... 51. Le competenze attuali: funzioni, livelli di governo e riferimenti normativi .................................................... 5

1.1. Quadro normativo e pianificatorio generale .............................................................................................. 51.2. Strumenti di tutela e valorizzazione ambientale ........................................................................................ 8

2. L’agenda della Città metropolitana di Milano ................................................................................................ 21

2.1. I caratteri del territorio milanese .............................................................................................................. 212.2. Piani, politiche e progetti: lo stato dell’arte ............................................................................................. 242.3. Temi e problemi ........................................................................................................................................ 31

3. Le funzioni della Città metropolitana di Milano nel quadro delle competenze interistituzionali: tracce

per la discussione ............................................................................................................................................. 33 4. Riferimenti normativi ...................................................................................................................................... 38 B) QUALITA' DELL'ARIA .............................................................................................................................. 401. Le competenze attuali: funzioni, livelli di governo e riferimenti normativi .................................................. 40 2. L'agenda della Città metropolitana di Milano ................................................................................................ 44

2.1 I caratteri del territorio milanese .............................................................................................................. 442.2 Piani, politiche e progetti: lo stato dell’arte ............................................................................................. 462.3 Temi e problemi ........................................................................................................................................ 48

3. Le funzioni della Città metropolitana di Milano nel quadro delle competenze interistituzionali: tracce

per la discussione ............................................................................................................................................. 49 4. Riferimenti normativi ...................................................................................................................................... 51 C) DIFESA DEL SUOLO, ATTIVITÀ ESTRATTIVE E BONIFICHE DEI SUOLI ......................................................... 521. Le competenze attuali: funzioni, livelli di governo e riferimenti normativi .................................................. 52 2. L'agenda della Città metropolitana di Milano ................................................................................................ 57

2.1 I caratteri del territorio milanese .............................................................................................................. 572.2 Piani, politiche e progetti: lo stato dell’arte ............................................................................................. 592.3 Temi e problemi ........................................................................................................................................ 61

3. Le funzioni della Città metropolitana di Milano nel quadro delle competenze interistituzionali: tracce

per la discussione ............................................................................................................................................. 62 4. Riferimenti normativi ...................................................................................................................................... 64

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Introduzione Obiettivo del presente lavoro è quello di supportare il processo costitutivo della Città metropolitana attraverso un lavoro finalizzato alla preparazione di dossier tematico/territoriali, che siano in grado di mettere a fuoco e declinare le questioni che si porranno in merito al conferimento e alla gestione delle nuove funzioni attribuite alla Città metropolitana di Milano dalla L. 7 aprile 2014, n° 56 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”. Oltre alla predisposizione dei dossier, è stato messo a punto il documento “Allegato - Ricognizione di Enti pubblici, società partecipate ed Enti di diritto privato controllati”, che si incarica di dar conto della costellazione di consorzi, associazioni, agenzie e - più in generale - delle strutture pubbliche partecipate dagli Enti locali milanesi. Sempre nell’ambito di tale lavoro, si sta svolgendo, attraverso il supporto di una piattaforma web, di social network e di canali di comunicazione innovativi, un’attività di informazione e publicizzazione, rivolta non solo ai soggetti coinvolti nel processo, ma anche ai cittadini, al fine di stimolare una discussione consapevole entro un processo aperto e partecipato (www.milanocittametropolitana.org). Più in dettaglio, il progetto si compone dei seguenti dossier, relativi alle nuove funzioni attribuite alla Città metropolitana, ricalibrati anche in ragione dei caratteri propri dell’area metropolitana milanese. 00 [QR] Quadro di riferimento 01 [ES] Promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale 02 [PT] Pianificazione territoriale 03 [SP] Sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici 04 [TP] Programmazione delle reti infrastrutturali e servizi trasporto pubblico 05 [RV] Programmazione delle reti di viabilità 06 [TA] Tutela e valorizzazione ambientale Ciascun dossier è organizzato in tre sezioni fondamentali. La prima parte definisce, per ciascun tematismo, il quadro delle attuali competenze, con l’individuazione del livello di governo a cui vengono esercitate le funzioni oggi. Più in dettaglio, viene effettuato un inquadramento tematico e normativo, declinando le competenze specifiche attribuite e/o concretamente esercitate dalla attuale Provincia e dai Comuni, nel quadro delle funzioni di indirizzo, programmazione e coordinamento svolte dalla Regione ed eventualmente dallo Stato o da altre istituzioni/attori. La seconda parte si propone di definire una possibile agenda per l’esercizio delle funzioni della Città metropolitana di Milano: come e da chi vengono concretamente esercitate le funzioni; qual è lo stato dell’arte (piani, politiche e progetti esistenti); quali sono i temi e problemi in agenda, il cui efficace trattamento risulta cruciale ai fini di un adeguato governo metropolitano. La terza parte ha carattere propositivo, incaricandosi di fornire tracce per la discussione che dovrà svilupparsi tra i molteplici soggetti interessati. Essa prova a definire il quadro di potenziale redistribuzione delle funzioni tra i differenti livelli di governo, cercando di individuare eventuali elementi di criticità emergenti sia dal quadro della distribuzione di competenze tra i vari livelli di governo sia tra gli “snodi” dei medesimi livelli, con particolare riferimento al riassetto delle relazioni tra Regione, Città metropolitana, Province e Comuni. Attenzione viene infine posta alle potenziali incompatibilità con le normative vigenti, in particolare quelle regionali, che potrebbero richiedere correzioni e modifiche. A conclusione di ciascuna parte, viene fornita una tabella riepilogativa, in grado di restituire in forma immediata il quadro emerso.

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Costituisce eccezione rispetto a questa struttura il Dossier 00 – Quadro di riferimento, in quanto esso si incarica di restituire gli elementi essenziali relativi all’iter e ai contenuti dei provvedimenti legislativi finalizzati a riordinare l’assetto di governo degli Enti locali nel nostro Paese, mettendo in luce temi e problemi in agenda. Per ciascun dossier è stata realizzata una sintesi, che restituisce i principali contenuti del documento.

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A) IL SISTEMA PAESISTICO E DELLE AREE PROTETTE 1. Le competenze attuali: funzioni, livelli di governo e riferimenti normativi

1.1. Quadro normativo e pianificatorio generale

La Convenzione Europea del Paesaggio (CEP) nel 2000 ha richiamato l'attenzione di amministrazioni pubbliche, tecnici e cittadini sul fatto che tutto il territorio è paesaggio e merita, pertanto, attenzione paesistica "globale". L'azione pubblica deve essere in tal senso indirizzata verso strategie e politiche complesse e diffuse atte a: salvaguardare i caratteri connotativi dei diversi paesaggi; gestire i processi di sviluppo governando le trasformazioni paesaggistiche da essi provocati; pianificare le azioni volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi. Uno sforzo propositivo e strategico, quello richiesto, che ora impegna più che mai tutte le amministrazioni italiane essendo stata ratificata la Convenzione a livello nazionale con la legge n.14 del 9 gennaio 2006. Più nel dettaglio il Codice dei Beni culturali e del paesaggio (D. Lgs 42 del gennaio 2004 e succ. mod. e integr.) ha recepito a livello nazionale il principio di una pianificazione paesaggistica estesa all'intero territorio ed ha aperto interessanti spazi al confronto e all'integrazione delle politiche del paesaggio con le altre pianificazioni che interessano il territorio stesso, anche ai fini della riqualificazione delle aree degradate e della prevenzione di possibili rischi di futura compromissione. In realtà, la Regione Lombardia si è posta in un'ottica di diffusa tutela e valorizzazione del paesaggio già nella seconda metà degli anni '90, con la redazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), definitivamente approvato nel 2001 dal Consiglio regionale, e con una serie di atti di indirizzo e orientamento verso i soggetti che intervengono a vario titolo sul territorio. La tutela e valorizzazione paesaggistica dell'intero territorio regionale è quindi la scelta di fondo operata, coinvolgendo e responsabilizzando l'azione di tutti gli enti con competenze territoriali in termini pianificatori, programmatori e progettuali nel perseguimento delle finalità di tutela così esplicitate: - conservazione dei caratteri che definiscono l'identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia,

attraverso il controllo dei processi di trasformazione, finalizzato alla tutela delle preesistenze e dei relativi contesti;

- miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli interventi di trasformazione del territorio; - diffusione della consapevolezza dei valori del paesaggio e la loro fruizione da parte dei cittadini. In stretta coerenza con questi principi, la Regione Lombardia ha emanato in questi anni una serie di provvedimenti di elevata significatività e che vanno ora ad integrare ed aggiornare il Piano del paesaggio: - i criteri relativi ai contenuti paesaggistici dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PTCP)

(dicembre 2007) volti a far sì che sia garantita su tutto il territorio un'attenta e articolata disciplina paesaggistica sovracomunale, precedentemente prevista in Lombardia solo all'interno dei parchi regionali;

- le Linee guida per l'esame paesistico dei progetti che hanno dato operatività, a partire dal novembre 2002, a quella attenzione alla qualità paesistica degli interventi che il piano vuole sia presente su tutto il territorio, e quindi anche dove non si sia in presenza di ambiti tutelati per legge;

- gli specifici criteri regionali che, nelle due successive versioni del 1997 e del 2006, hanno accompagnato la subdelega agli enti locali delle funzioni amministrative per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche, negli ambiti assoggettati a tutela paesaggistica di legge, codificando indirizzi metodologici, contenuti della relazione e documenti di corredo, modulistica procedurale;

- le modalità per la pianificazione comunale, che danno ampio spazio ai contenuti paesaggistici del Piano di Governo del Territorio (PGT) (gennaio 2006). Vengono valorizzate, in termini di politica paesistica locale, le specificità del nuovo strumento di pianificazione comunale e il ruolo dei Comuni, fondamentale tanto

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per la declinazione locale delle indicazioni della pianificazione sovraordinata quanto per le possibilità di renderla attiva tramite un'azione puntuale coordinata di pianificazione, programmazione e valutazione dei progetti.

In questi anni si è inoltre sviluppato un intenso lavoro con le Commissioni provinciali per l'individuazione dei beni paesaggistici, al fine di precisare il quadro delle tutele di legge ed arricchendolo con specifici documenti di disciplina paesaggistica puntuale e criteri di gestione degli interventi. La linea seguita, coerente nel tempo, si muove quindi sempre più verso un approccio strategico e integrato, che trova, nell'attuale quadro normativo, un ulteriore punto di forza e convergenza nell'attenta considerazione degli aspetti paesaggistici all'interno del percorso di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) di piani e programmi, che costituisce per i nuovi Piani Territoriali di Coordinamento e i nuovi Piani di Governo del Territorio un momento fondamentale e sostanziale del confronto allargato, chiamando in causa i diversi enti nell'individuazione delle migliori sinergie paesaggistiche attivabili. L'obiettivo è quindi portare l'attenzione al paesaggio e alla qualità paesistica dei luoghi in modo più incisivo in tutti i piani, programmi e progetti che vanno ad agire sul territorio, vale a dire fare sì che si affermi una diffusa consapevolezza rispetto ai valori paesaggistici esistenti, che si vogliono tutelare e/o valorizzare, e rispetto a quelli nuovi che si vogliono costruire. Consapevolezza che deve essere assunta all'interno dei normali percorsi progettuali e pianificatori, che non possono ignorare il proprio insito ruolo di percorsi di costruzione di paesaggio, né possono ignorare che il paesaggio è un bene collettivo la cui gestione richiede confronto e condivisione. Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato nel 2010, in applicazione dell’art. 19 della L.R. 12/05, ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale (Dlgs.n.42/2004) . Il PTR in tal senso recepisce consolida e aggiorna il Piano Territoriale Paesistico Regionale vigente in Lombardia dal 2001, integrandone e adeguandone contenuti descrittivi e normativi e confermandone impianto generale e finalità di tutela. Il Piano Paesaggistico Regionale diviene così sezione specifica del PTR, disciplina paesaggistica dello stesso, mantenendo comunque una compiuta unitarietà ed identità. Le indicazioni regionali di tutela dei paesaggi di Lombardia, nel quadro del PTR, consolidano e rafforzano le scelte già operate dal PTPR pre-vigente in merito all’attenzione paesaggistica estesa a tutto il territorio e all’integrazione delle politiche per il paesaggio negli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, ricercando nuove correlazioni anche con altre pianificazioni di settore, in particolare con quelle di difesa del suolo, ambientali e infrastrutturali. Le misure di indirizzo e prescrittività paesaggistica si sviluppano in stretta e reciproca relazione con le priorità del PTR al fine di salvaguardare e valorizzare gli ambiti e i sistemi di maggiore rilevanza regionale : laghi, fiumi, navigli, rete irrigua e di bonifica, montagna, centri e nuclei storici, geositi, siti UNESCO, percorsi e luoghi di valore panoramico e di fruizione del paesaggio. L’approccio integrato e dinamico al paesaggio si coniuga con l’attenta lettura dei processi di trasformazione dello stesso e l’individuazione di strumenti operativi e progettuali per la riqualificazione paesaggistica e il contenimento dei fenomeni di degrado, anche tramite la costruzione della rete verde. Il PPR contiene così una serie di elaborati che vanno ad integrare ed aggiornare il Piano Territoriale Paesistico Regionale approvato nel 2001, assumendo gli aggiornamenti apportati allo stesso dalla Giunta Regionale nel corso del 2008, tenendo conto degli atti con i quali in questi anni la Giunta ha definito compiti e contenuti paesaggistici di piani e progetti e precisando, in tal senso, ruolo e contenuti paesaggistici delle pianificazioni locali provinciali, di parco e comunali. La tutela dei beni ambientali e paesaggistici rappresenta uno degli elementi dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PTCP) con efficacia prescrittiva e prevalente sugli atti degli Enti Locali, che si

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esercita in attuazione dell'art. 77 della L.R. 12/2005, ovvero conformando e adeguando gli strumenti di pianificazione alle prescrizioni dettate dal Piano Paesaggistico Regionale, "introducendo, ove necessario, ulteriori previsioni conformative di maggiore definizione che, alla luce delle caratteristiche specifiche del territorio, risultino utili ad assicurare l’ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici individuati dal PPR". Nella fase di adeguamento del PTCP della Provincia di Milano alle disposizioni immediatamente operative e alle prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale, con riferimento al'obiettivo della valorizzazione degli ambiti e degli elementi di rilevanza paesistico-ambientale, naturale e di interesse storico culturale, l'attenzione è stata posta in particolare a: - individuazione delle unità tipologiche di paesaggio, nonché degli ambiti e degli elementi di interesse

storico-paesistico e naturalistico-ambientale e degli ambiti di degrado e compromissione paesaggistica; - attuazione della rete verde e della rete ecologica provinciale; - ricomposizione dei fronti e delle frange urbane e riqualificazione dei contesti degradati; - rinaturalizzazione e riqualificazione dei corsi d'acqua; - salvaguardia delle infrastrutture idrografiche artificiali, con particolare riferimento a navigli e fontanili; - valorizzazione delle emergenze storico-architettoniche e dei beni diffusi caratterizzanti il territorio; - realizzazione di circuiti turistico-culturali e percorsi paesistici; - tutela delle emergenze naturalistiche e geomorfologiche. L'Allegato A alla D.G.R. n. 8/1681 del 29/12/2005 disciplina i contenuti paesaggistici del PGT, che devono confrontarsi ed adeguarsi con i diversi atti che compongono il PPR e con le indicazioni paesaggistiche del PTCP vigente. Il PGT ha il compito di dettagliare il quadro conoscitivo, normativo e programmatico individuati a scala vasta dal PPR. Al Documento di Piano viene assegnato il compito di individuazione delle strategie paesaggistiche da attivare sull'intero territorio comunale, tenendo conto delle peculiarità esistenti, ma anche in funzione dei processi di sviluppo da governare. Nello stesso documento occorre definire gli obiettivi di qualità paesaggistica da perseguire e individuare le azioni da promuovere e gli strumenti più idonei per metterli in atto. Al Piano delle Regole spetta il compito di declinare gli obiettivi paesaggistici in indicazioni specifiche, sia in riferimento al paesaggio urbano che a quello extraurbano. Al Piano dei Servizi spetta il compito di contribuire al miglioramento del paesaggio, con riferimento alla qualificazione della "città pubblica", al sistema del verde e degli spazi di pubblica fruizione, tramite i propri atti programmatori ed azioni progettuali. Per quanto attiene al sistema delle aree protette la Lombardia è stata la prima regione in Italia a dotarsi di un sistema organico di parchi e riserve naturali. Già nel 1973, con L.R. n.58, venivano dettate le prime norme per l’istituzione di parchi e riserve naturali, e sulla base di questa legge furono istituiti negli anni settanta i primi parchi regionali (Parco del Ticino, Parco delle Groane e Parco dei Colli di Bergamo). Con la L.R. 86/83, è stata avviata la costruzione di un sistema completo di aree naturali, individuando una serie di zone di alto valore naturalistico e paesaggistico, distribuite su tutto il territorio regionale. A seconda delle loro caratteristiche dimensionali, le aree individuate sono state classificate in parchi, riserve e monumenti naturali sottoposti ad un regime di tutela per garantirne la conservazione, dettando nel contempo le regole per una gestione adeguata. Anche la categoria dei Parchi Locali d’Interesse Sovraccomunale (PLIS) è stata istituita dalla stessa legge regionale; la Provincia li riconosce su richiesta degli enti locali interessati e la Regione li assiste con un piano annuale di sovvenzionamento. La legge 86/83 ha anticipato di ben 8 anni i contenuti della normativa nazionale (legge 394/91): negli anni successivi sono stati così istituiti e dotati di un proprio regime di tutela, cioè di un ente gestore e di una serie di

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regole che indicano le attività consentite nelle aree protette, una gran parte dei parchi e tutte le riserve e i monumenti naturali individuati dalla legge stessa. Negli anni ’90 è continuato l’ampliamento del territorio naturale lombardo protetto con l’individuazione e l’istituzione di nuove aree, mentre il sistema di tutela è stato reso operativo e funzionale con adeguati strumenti gestionali che, nel caso di parchi e riserve naturali, corrispondono rispettivamente ai piani territoriali di coordinamento ed ai piani di gestione. Questi piani sono gli strumenti fondamentali per tutelare le caratteristiche naturali e paesaggistiche e per ripristinare gli equilibri naturali nelle aree protette; inoltre essi costituiscono lo strumento principale di programmazione per la gestione dell’area protetta poiché contengono le indicazioni operative degli interventi necessari per la riqualificazione ambientale e la regolamentazione delle attività antropiche, compatibili con le finalità di tutela dell’area naturale. I PTC regolamentano anche l’utilizzo delle aree protette per finalità didattiche e ricreative rispettose dell’ambiente naturale. Un ruolo importante ha avuto anche l’approvazione della legge regionale n.11 del 2000, con la quale sono stati riesaminati i regimi di tutela delle aree naturali regionali alla luce di quanto stabilito dalla normativa nazionale. La L.R. 11/00, in adempimento ai dispositivi della "Legge quadro sulle aree protette" (L. 394/91) ha definito, all'interno dei perimetri dei Parchi regionali già istituiti, la distinzione delle aree a maggior contenuto naturalistico, individuate come "parco naturale", dalle restanti aree a parco regionale, distinguendo i percorsi di approvazione dei rispettivi strumenti di pianificazione. L'approvazione degli atti di pianificazione relativi alle aree a parco naturale è demandata al Consiglio regionale, mentre la pianificazione della restante parte del parco viene approvata con Delibera di Giunta regionale. Con la L.R. 7/2010 è stato introdotto il Piano Regionale delle Aree Protette (PRAP), attualmente in fase di approvazione, che costituirà l'atto fondamentale di indirizzo per la gestione e la pianificazione tecnico-finanziaria regionale delle Aree protette, nonchè l'atto di orientamento della pianificazione e gestione degli enti gestori. Il Piano Regionale della Aree Protette nasce con la fondamentale e imprescindibile finalità di tutelare le biodiversità, coinvolgendo, in un approccio multidisciplinare, tutte le attività che incidono con i loro effetti sul territorio lombardo. Il PRAP costituirà un passo fondamentale per sostenere l'operato della Aree protette, partendo dal presupposto che sia necessario pensare ad un sistema coordinato delle stesse, che renda organica ed armonica la loro gestione e che valorizzi i risultati ottenuti. Il PRAP è deliberato dalla Giunta Regionale, previa acquisizione del parere del Consiglio delle Autonomie Locali della Lombardia e trasmesso al Consiglio Regionale, che lo approva con propria deliberazione. Il PRAP può essere aggiornato annualmente mediante il documento di programmazione economico-finanziaria regionale. Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 8/6238 del 19/12/2007 sono state approvate le Linee Guida per l'elaborazione del Piano. La proposta di PRAP presentata nel 2012 non è ancora stata approvata. 1.2. Strumenti di tutela e valorizzazione ambientale

L’elemento preponderante per la protezione dell’ambiente in Lombardia – certamente per l’ampiezza delle superfici interessate - è costituito dai Parchi regionali. La loro funzione è legata all’esigenza di tutelare l’ambiente, il paesaggio, le attività agricole, silvicole e pastorali e di promuovere il recupero delle colture tradizionali strettamente collegate al territorio rurale. L’ampia diversificazione morfologica e strutturale del territorio lombardo ha comportato la scelta di classificare i parchi regionali in base alle caratteristiche ambientali e territoriali prevalenti: parchi fluviali, parchi montani, parchi agricoli, parchi forestali, parchi di cintura metropolitana. In particolare in Provincia di Milano troviamo le seguenti fattispecie.

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- I Parchi fluviali (Parco del Ticino e Parco dell'Adda nord) sono istituiti per tutelare gli ambienti rivieraschi dei principali corsi d’acqua della regione nei loro tratti planiziali e pedemontani, con specifico riguardo alla tutela delle zone umide e dei complessi boschivi di ripa, al recupero delle aree degradate ed alla ricostruzione della continuità dell’ambiente naturale lungo l’asta del corso d’acqua, alla difesa dai fenomeni di inquinamento e di degrado ecologico degli ecosistemi fluviali, al consolidamento idrogeologico ed alla regimazione delle acque nel rispetto delle dinamiche naturali del fiume.

- I Parchi agricoli ( Parco Agricolo Sud Milano) sono destinati al mantenimento ed alla valorizzazione dei tipici caratteri ambientali e paesaggistici della aree rurali e dei loro valori naturali e seminaturali tradizionali, mediante la salvaguardia, la qualificazione ed il potenziamento delle attività agro-silvo-colturali, in quanto funzionali alla tutela, al ripristino, alla valorizzazione delle potenzialità naturali ed estetiche della campagna, nonché alla prevenzione degli effetti nocivi di origine antropica, alla fruizione educativa, culturale, scientifica e ricreativa.

- I Parchi forestali (Parco delle Groane) sono finalizzati alla tutela, al miglioramento ed al potenziamento dei boschi, mediante interventi che ne assicurino la funzione ecologica e l’evoluzione verso un equilibrio naturale tra vegetazione e condizioni ambientali, valorizzandone al contempo le attitudini prevalenti in funzione naturalistica, protettiva, faunistica, paesaggistica, ricreativa e produttiva.

- I Parchi di cintura metropolitana (Parco Nord) sono intesi quali zone di importanza strategica per l’equilibrio ecologico dell’area metropolitana, per la tutela ed il recupero paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra città e campagna, per la connessione delle aree esterne dei sistemi del verde urbani, per la ricreazione ed il tempo libero dei cittadini, mediante la più efficace gestione del paesaggio, con particolare riguardo alla continuazione ed al potenziamento delle attività agro-silvo-colturali.

La gestione dei Parchi regionali è affidata ad un organismo consortile “obbligatorio” a cui partecipano, di norma, gli enti locali territoriali (Comuni, Comunità Montane e Province) compresi all’interno dei confini del Parco. Con l'entrata in vigore della L.R. 12 del 4/08/2011 ("Nuova organizzazione degli enti gestori delle aree regionali protette e modifiche alle leggi regionali 30 novembre 1983, n.86 e 16 luglio 2007, n.16"), i Consorzi di Gestione dei parchi regionali, istituiti alla data di entrata in vigore delle legge ed individuati dalla L.R. 16 del 16/07/2007 sono trasformati in "enti di diritto pubblico, ai sensi dell'art. 22 della L.R. 86/1983, così come modificata dalla presente legge". Sono organi dell'Ente il Presidente, il Consiglio di Gestione, la Comunità del Parco e il revisore dei conti. Il Presidente, il consiglio di gestione, il revisore dei conti restano in carica per cinque anni. Il Presidente è eletto dalla Comunità del Parco, composta da un rappresentante ciascuno degli enti territorialmente interessati, nonchè di quelli volontariamente aderenti, nella persona del Sindaco o del Presidente degli enti stessi, o loro delegato, purché Consigliere o Assessore. Il Consiglio di gestione è composto dal Presidente e da due o quattro membri, eletti dalla Comunità del Parco, uno dei quali eletto su designazione della Giunta Regionale, tra amministratori, esperti o personalità di rilievo del territorio degli enti locali interessati dal Parco. Le riserve naturali sono zone destinate prevalentemente alla conservazione e alla protezione degli habitat e delle specie presenti, e caratterizzate da un’estensione territoriale sensibilmente più ridotta di quella dei parchi. La classificazione è articolata in tre tipologie: riserve naturali integrali, riserve orientate e riserve parziali. Nelle riserve integrali il regime di tutela prevede la esclusiva protezione delle risorse naturali presenti e conseguentemente il divieto di esercitare qualsiasi attività in contrasto con le finalità di tutela, ad eccezione della ricerca scientifica.

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Le riserve orientate sono istituite per preservare e favorire l’evoluzione degli eventi naturali, pur consentendo il mantenimento delle attività antropiche, in particolare quelle agricole e artigianali, che abbiano radici tradizionali legate al territorio e che siano comunque rispettose dell’ambiente. Le riserve parziali consentono una più diversificata possibilità di fruizione da parte della popolazione e sono indirizzate alla tutela di specifiche peculiarità paesaggistiche e biologiche. Le riserve naturali possono essere funzionalmente classificate anche in base alle caratteristiche del territorio interessato: paludi e torbiere, boschi, sorgenti e fontanili, garzaie, laghi. Le riserve naturali di interesse regionale sono istituite con deliberazione del Consiglio regionale, che stabilisce la delimitazione della riserva stessa, il soggetto a cui è affidata la gestione, le modalità per l'elaborazione e approvazione del piano della riserva, le modalità di finanziamento. La gestione delle riserve è affidata alla Provincia o alla Comunità montana o ai comuni, singoli o associati, competenti per territorio, ovvero ad un ente di diritto pubblico. La gestione può essere altresì affidata, in base ad apposita convenzione stipulata con la Regione, all'Azienda Regionale delle Foreste, ad istituti scientifici legalmente riconosciuti e ad associazioni naturalistiche che forniscano adeguate garanzie sul piano organizzativo e tecnico scientifico. Le riserva naturali all'interno dei parchi regionali sono gestite dall'ente gestore del parco stesso. I monumenti naturali sono costituiti da singoli elementi o da piccole superfici dell’ambiente naturale di particolare valore naturalistico, per i quali la normativa prevede la conservazione nella loro integrità. Sono individuati con deliberazione della Giunta regionale. Come per i parchi e le riserve naturali, anche per i monumenti naturali è previsto un regime proprio di gestione, con l’individuazione di un ente gestore responsabile della vigilanza e delle opere di conservazione e ripristino necessarie. Tale ente può essere la Comunità montana o l'ente gestore del parco o della riserva, per i monumenti naturali ricadenti nel proprio territorio, il Comune nei restanti casi. Con la legge regionale 86/83 sono stati individuati ed istituiti 13 monumenti naturali a carattere prevalentemente geomorfologico: 11 sono massi erratici, gli altri due sono una grotta ed una cascata. geologiche. Ad oggi vi sono 29 monumenti naturali riconosciuti in Regione Lombardia; di questi nessuno è situato in Provincia di Milano. Il sistema delle aree protette in Lombardia include anche i Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS), previsti dall’articolo 34 della legge regionale 86/83. La gestione di questa forma di tutela coinvolge direttamente i Comuni, singoli e associati, che provvedono all’istituzione del Parco, con apposita deliberazione consiliare, alla sua identificazione nello strumento urbanistico e alla sua conduzione. I Comuni definiscono la forma più idonea di gestione, optando per il convenzionamento fra i Comuni interessati, eventualmente allargato agli enti del sistema regionale, o per la costituzione di un apposito consorzio di servizi. Il riconoscimento dell'interesse sovracomunale è effettuato dalla Provincia, in conformità agli indirizzi del Piano Regionale delle Aree Protette, valutata la compatibilità con il proprio PTCP e in coerenza con la rete ecologica regionale e provinciale, su richiesta dei comuni territorialmente interessati. La Deliberazione di riconoscimento determina i criteri di pianificazione e di gestione del PLIS, nonché la sua perimetrazione. A questo proposito, allo scopo di "uniformare" e "coordinare" l'istituzione e il riconoscimento dei PLIS, Regione Lombardia, con Deliberazione della Giunta Regionale n. 8/6148 del 12/12/2007, ha stabilito i "criteri per

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l'esercizio da parte delle Province della delega in funzioni di materia di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale" La Regione e le Provincie concorrono alla realizzazione degli interventi previsti dai piani pluriennali, redatti dall'ente gestore del PLIS. I PLIS hanno la funzione di incentivare il contatto diretto tra l’ambiente naturale e la popolazione locale che può così fruire delle potenzialità ricreative e naturalistiche del proprio territorio. I PLIS costituiscono un elemento decisivo per la connessione e l’integrazione tra il sistema del verde urbano e quello delle aree protette d’interesse regionale, contribuendo al potenziamento della maglia dei corridoi biologici. La dimensione media dei PLIS lombardi attualmente istituiti è di circa 350 ettari. In attuazione delle Direttive Europee "Habitat" (92/43/CEE) e "Uccelli" (79/409/CEE), la L.R. 86/83 disciplina l'adozione delle misure di salvaguardia della biodiversità mediante la gestione della Rete ecologica europea Natura 2000, di cui fanno parte: - le Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuate ai sensi della Direttiva 79/409/CEE relativa alla

conservazione degli uccelli selvatici; - i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), i proposti Siti di Importanza Comunitaria (pSIC) e le Zone Speciali di

Conservazione (ZSC), individuate ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

La Regione concorre alla definizione della Rete Natura 2000 in ambito regionale, emanando indirizzi e misure generali di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario; individua, con deliberazione della Giunta, gli Enti gestori dei siti; effettua la Valutazione di Incidenza dei Piani territoriali, urbanistici e di settore e dei programmi di livello regionale e provinciale. Le Province, le Comunità Montane e i Comuni territorialmente interessati dai siti della Rete Natura 2000 individuano, nei propri strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, la presenza dei siti. La Provincia effettua la Valutazione di Incidenza di tutti gli atti del Piano di Governo del Territorio e sue varianti, anteriormente all'adozione del Piano. Le Valutazioni di incidenza degli atti di pianificazione vengono espresse da Regione o Provincia, previo parere degli Enti gestori dei Siti. Con l'entrata in vigore della L.R. 12 del 4/08/2011 ("Nuova organizzazione degli enti gestori delle aree regionali protette e modifiche alle leggi regionali 30 novembre 1983, n.86 e 16 luglio 2007, n.16"), viene "normata", all'art. 3ter, la Rete Ecologica Regionale (RER), costituita dalle Aree Regionali protette e da aree, con valenza ecologica, di collegamento tra le stesse e che, sebbene esterne alle aree protette regionali e ai siti della Rete Natura 2000, per la loro struttura lineare e continua o il loro ruolo di collegamento ecologico, sono funzionali alla distribuzione geografica, allo scambio genetico di specie vegetali e animali e alla conservazione di popolazioni vitali. La RER è individuata nel Piano Territoriale Regionale, riconosciuta come Infrastruttura Prioritaria per la Lombardia e inquadrata, insieme alla Rete Verde Regionale negli Ambiti D dei "Sistemi a Rete".

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Figura 1a: Piano Territoriale Regionale, Tav. 3 Infrastrutture Prioritarie per la Lombardia - Estratto Rete Ecologica Regionale, Regione Lombardia, 2010

Le modalità per l'attuazione della RER sono state disciplinate anteriormente alla L.R. 12/2011, tramite Deliberazione della Giunta Regionale n. 8/8515 del 26/11/2008. Le Province controllano, in sede di verifica di compatibilità dei Piani di Governo del Territorio e delle loro varianti, eventuali incompatibilità fra previsioni urbanistiche e RER e, tenendo conto della strategicità degli elementi della RER nello specifico contesto in esame, possono introdurre prescrizioni vincolanti. La RER è definita e dettagliata nei Piani Territoriali Regionali d'Area (PTRA), nei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PTCP), nei Piani di Governo del Territorio (PGT) e nei Piani Territoriali dei Parchi (PTC). Elemento di specificazione a scala intermedia della RER è costituito dalla Rete Ecologica Provinciale (REP), i cui obiettivi specifici sono: - fornire alla Pianificazione Territoriale di Coordinamento un quadro integrato delle sensibilità naturalistiche

esistenti ed uno scenario di riferimento per la valutazione dei punti di forza e di debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio governato, al fine di poter effettivamente ed efficacemente svolgere una funzione di coordinamento rispetto a strumenti settoriali in grado di stravolgere gli equilibri ambientali;

- fornire alla pianificazioni provinciali di settore in materia di attività estrattive, di smaltimento rifiuti, di viabilità extraurbana un quadro organico dei condizionamenti di natura naturalistica ed ecosistemica;

- fornire alle autorità ambientali e agli uffici responsabile delle procedure di VAS e VIA uno strumento coerente da assumere come riferimento per le valutazioni;

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- fornire alle pianificazioni comunali un quadro di riferimento spazializzato per le scelte localizzative e le eventuali decisioni compensative.

Infine, ad una scala di maggior dettaglio, troviamo la Rete Ecologica Comunale (REC), che trova realizzazione nei Piani di Governo del Territorio: - recependo le indicazioni di livello regionale e provinciale; - riconoscendo gli ambiti e gli habitat di valore presenti sul territorio comunale, da sottoporre a tutela al fine

di garantire la loro conservazione; - definendo azioni concrete per l'attuazione del progetto di rete ecologica. Il Piano di Indirizzo Forestale trova il suo più recente riferimento nella LR 31/2008 all'art. 47, che prevede due livelli di pianificazione forestale: - il piano generale di indirizzo forestale, di seguito denominato “Piano di indirizzo forestale” (P.I.F.); - il piano pluriennale di assestamento e di utilizzazione dei beni silvo-pastorali, di seguito denominato

“Piano di assestamento forestale” (P.A.F.). Rispetto ai Piani di Assestamento Forestale (P.A.F.), volti per definizione alla gestione di una singola proprietà silvo-pastorale, pubblica o più raramente privata, il Piano di Indirizzo Forestale mira a pianificare ed a delineare le linee di gestione di un ambito territoriale decisamente più esteso, coincidente di norma col territorio di una Comunità Montana, di un Parco o di una Provincia, comprendente pertanto tutte le proprietà forestali, private e pubbliche. I “Piani di Indirizzo Forestale” sono quindi strumenti di pianificazione settoriale concernente l’analisi e la pianificazione del territorio forestale, necessari all’estrinsecarsi delle scelte di politica forestale, quindi attuativi della più generale pianificazione territoriale urbanistica con valenza paesistico – ambientale di raccordo tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale, e di supporto per le scelte di politica forestale. In base alla LR 11/98 la Provincia, insieme ai Parchi Regionali e alle Comunità Montane, è riconosciuta Autorità forestale e ad essa sono state trasferite tutte le funzioni amministrative in materia forestale. Nell’ambito delle competenze assegnate, la Provincia predispone i Piani di Indirizzo Forestale, con il quale vengono definiti obiettivi e strumenti per la programmazione degli interventi in campo silvicolo. Nell’ambito delle potestà di pianificazione ai vari livelli territoriali, dalle Regioni, alle Province, ai Parchi Regionali, Comunità Montane, Comuni ed in base alle diverse competenze settoriali, il PIF tiene conto delle loro strategie nel rispetto reciproco delle singole competenze e peculiarità, in un ottica di cooperazione tra enti. In questo senso, il Piano di Indirizzo Forestale redatto dalle Province si configura strumentalmente come Piano di settore dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali. La Provincia esercita, nelle aree di propria competenza esterne ai parchi regionali e alle riserve regionali, le seguenti funzioni: - il rilascio delle autorizzazioni di mutamento di destinazione d’uso dei terreni sottoposti a vincolo

idrogeologico; - il rilascio delle autorizzazioni di mutamento di destinazione di aree a bosco; - autorizzazioni in deroga alle Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale; - il rilascio di autorizzazioni paesistiche per aree boscate. Al PIF è demandata: - l’identificazione delle superfici forestali ai sensi della normativa vigente; - la caratterizzazione delle superfici secondo il modello dei Tipi forestali della Lombardia; - il riconoscimento e la valutazione delle funzioni delle superfici forestali; - la definizione di indirizzi e modalità gestionali delle superfici forestali.

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Figura 2a: Piano di Indirizzo Forestale, Carta dei boschi e degli elementi minori, Provincia di Milano, Decennio 2004-2014 (stralcio zona ovest Milano)

Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 della Regione Lombardia (Direzione Generale Agricoltura) è lo strumento che traduce in azioni concrete le scelte politiche fatte dall'Unione Europea per governare lo sviluppo del sistema agroalimentare degli Stati membri dell'Unione stessa. Approvato per la prima volta dalla Commissione Europea il 16 ottobre 2007 con Decisione n. 4663, è stato successivamente adeguato in coerenza alle mutate esigenze del settore agricolo e secondo le priorità dettate dalla riforma della Politica Agricola Comune 2009 (Health Check) e dalla strategia europea anticrisi (European Economic Recovery Plan). Il PSR declina regole e limiti imposti dall'Unione Europea attraverso la Politica Agricola Comune (PAC) e ne utilizza le risorse. La PAC è la politica dell'Unione europea che promuove un'agricoltura sostenibile, produttiva e competitiva, attraverso una serie di norme e meccanismi che regolano la produzione, gli scambi e la lavorazione dei prodotti agricoli nell'ambito dell'Unione. I fondi europei destinati alla PAC sono pari a circa il 40% del bilancio totale dell'UE: il finanziamento per l'Italia è di 5,5 miliardi di €, di cui 550 milioni di € sono destinali alla Regione Lombardia. Il raggiungimento delle finalità della PAC è attuato anche attraverso l'organizzazione comune di mercato (OCM), insieme di norme e meccanismi comunitari che, anche attraverso aiuti finanziari, regolano il mercato dei prodotti agricoli in vista del raggiungimento degli obiettivi della politica agricola comune. In Lombardia il 20% del bilancio della PAC viene speso per lo sviluppo rurale, per aiutare gli agricoltori a modernizzare le loro aziende e diventare più competitivi, proteggendo nel contempo l'ambiente e le comunità rurali.

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Le linee di azione del PSR 2007-2013 di Regione Lombardia sono declinate in 4 assi e in 22 misure più l'approccio Leader. Ogni misura riguarda una determinata categoria di interventi destinati prevalentemente alle aziende agricole della Lombardia: - il miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale; - la valorizzazione dell'ambiente e dello spazio rurale; - il miglioramento dello qualità della vita nelle zone rurali e la diversificazione dell'economia rurale; - attuazione dell'approccio "Leader" che mira ad attuare strategie locali di sviluppo rurale attraverso

partenariati i locali pubblico-privato. La Regione predispone il Piano Agricolo triennale (LR 31/2008, art. 3) degli interventi, delle iniziative e delle risorse da attivare a sostegno del sistema rurale, silvo-pastorale e agroalimentare in funzione del bilancio triennale e in coerenza con gli obiettivi definiti dal PSR, per armonizzare la programmazione di settore con la politica agricola e forestale nazionale e dell'Unione europea e per garantire l'omogeneo ed efficace esercizio delle funzioni conferite. La Provincia partecipa all'attività di programmazione attraverso forme di consultazione, nonchè mediante la predisposizione di linee guida per lo sviluppo, la promozione e la tutela dei sistemi agricoli provinciali. Con L.R. 11/1998 "Riordino delle competenze regionali e conferimento di funzioni in materia di agricoltura" e successive modifiche sono state trasferite e delegate alle Province diverse funzioni amministrative. Fra queste si sottolineano: - il coordinamento, la vigilanza e il controllo sugli enti, aziende, consorzi ed organizzazioni locali operanti in

materia di agricoltura e foreste; - le attività di assistenza tecnica, di informazione e di divulgazione di livello provinciale, nonché di

formazione professionale; - le azioni di interesse locale per la promozione agroalimentare, anche relative alle produzioni biologiche; - la rilevazione e il controllo dei dati sul fabbisogno alimentare e l’attuazione dei programmi provinciali

d’intervento relativi all’educazione alimentare ed alle politiche nutrizionali, ivi comprese quelle biologiche; - la gestione del sistema informativo agricolo di livello provinciale e le rilevazioni statistiche agricole

previste dal programma statistico nazionale e dagli analoghi programmi regionali, in raccordo con i sistemi informativi attivati presso le camere di commercio, industria, artigianato ed agricoltura (Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombardia (SIARL) e Sistema Informativo Nazionale (SIAN).

Nel frattempo la Regione Lombardia ha dato avvio alla creazione dei distretti agricoli (nati in Italia con il D.Lgs. 228/01 "Orientamento e modernizzazione del settore agricolo”) come importante strumento di rilancio delle produzioni agricole e di rafforzamento delle filiere, approvando la L.R. n. 1 del 2007 e la successiva delibera di Giunta n. 10085 del 7 agosto 2009 che ne ha definito i requisiti. Con la costituzione dei distretti, infatti, si intende in primo luogo promuovere nuovi fattori di competitività in campo agricolo attraverso la facilitazione delle relazioni tra imprese, la promozione di programmi per l'innovazione e l'internazionalizzazione e l'implementazione di servizi di sviluppo aziendale a livello di distretto. In secondo luogo, l'istituzione dei distretti agricoli mira a sviluppare un metodo di pianificazione e di programmazione degli interventi integrato e partecipato a livello di intera filiera e/o di territorio. Il distretto è dunque un luogo in cui avviene il confronto tra gli attori locali ed un mezzo privilegiato per partecipare efficacemente alla programmazione e all’attuazione delle politiche di sviluppo rurale. La Regione Lombardia, con la L.R. 1/2007 ha deciso, quindi, di dare l’opportunità anche alle aziende del suo territorio di sfruttare le potenzialità dei distretti agricoli distinguendoli in tre categorie: distretti rurali, distretti agroalimentari di qualità, distretti di filiera. Attualmente sono stati accreditati in Regione Lombardia 8 distretti, di cui 2 rurali, 2 agroalimentari di qualità e 4 di filiera. Il Distretto Rurale Agricolo Milanese interessa direttamente il territorio rurale del Comune di Milano.

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Il Decreto Legislativo n°42 del 22 gennaio 2004 – “Testo unico dei beni culturali e del paesaggio” definisce le norme per la conservazione, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale, costituito da: - i beni culturali, rappresentati dalle cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico,

archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà;

- i beni paesaggistici, ossia gli immobili e le aree costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio.

Successivamente la Regione Lombardia, con l’entrata in vigore della nuova Legge Regionale di Governo del Territorio n. 12 dell’11/03/2005, ha ulteriormente rivisto la propria normativa di tutela e valorizzazione dei beni paesaggistici, emanando, con la D.G.R. n°8/2121 del 15 marzo 2006, i nuovi “Criteri e procedure per l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di tutela dei beni paesaggistici”. In tale documento vengono richiamati i beni e le aree assoggettati a specifica tutela paesaggistica, con riferimento a quanto già individuato agli artt. 136 e 142 del D.Lgs. n°42/2004 stesso, al fine di assicurare che in tali ambiti non avvengano trasformazioni territoriali in assenza della necessaria autorizzazione (ai sensi degli artt. 146 e 159 del D.Lgs. n°42/2004 e dell'art. 80 della L.R. n°12/2005). In dettaglio, i beni paesaggistici sono i seguenti. - I beni ed aree di notevole interesse pubblico (cosiddetti “vincoli storico-architettonici” e “vincoli

ambientali e paesistici”) definiti all’art. 136 del D.Lgs. n°42/2004 (ex D.Lgs. 490/99 art.139 e segg., già L. 1497/39 sulle Bellezze naturali), quali:

a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si

distinguono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e

tradizionale; d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere,

accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. - Le fasce ed aree di territorio di interesse paesaggistico definite per categorie geografiche a contenuto

prevalentemente naturalistico indicate all’art. 142 del D.Lgs. n°42/2004 (ex D.Lgs. 490/99 art.146, già L. 431/85 “Galasso”), quali:

a) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto n°1775 dell’11 dicembre 1933, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; per il territorio lombardo si fa riferimento all’elenco allegato alla Deliberazione della Giunta Regionale n°4/12028 del 25 luglio 1986, tenendo ulteriormente in conto la Sentenza del Consiglio di Stato, Sez. VI n°657 del 4 febbraio 2002 sull’edificabilità dei suoli in prossimità dei fiumi, che dichiara comunque assoggettate a vincolo paesistico tutte le acque denominate “fiume” o “torrente”;

b) i parchi e le riserve nazionali o regionali (istituiti ai sensi dell’art. 2 della Legge quadro sulle aree protette n°394 del 6/12/1991 e dell’art. 11 della L.R. n°86/83), nonché i territori di protezione esterna dei parchi; per tali ambiti valgono le prescrizioni degli atti istitutivi e dei piani di gestione laddove esistenti;

c) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del D.Lgs. n°227 del 18/05/2001 e dalla L.R. n° 27 del 28/10/2004 di “Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’economia forestale”;

d) le zone umide (di interesse internazionale) incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n° 448 del 13/03/1976.

e) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata del D.Lgs. n°42/2004 stesso.

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Con riferimento alla disciplina di controllo e gestione dei beni paesaggistici: - all’art. 152 del D.Lgs. n°42/2004 vengono specificati gli interventi attuabili soggetti a particolari

prescrizioni, quali, ad esempio, l’apertura di strade e di cave, per le quali Regione e Ministero hanno facoltà di chiedere varianti ai progetti i in corso d'esecuzione;

- all'art. 146 del D.Lgs. n°42/2004 viene segnalato l’obbligo di “sottoporre alla Regione o all'ente locale al quale la Regione ha affidato la relativa competenza, i progetti di opere, che potrebbero avere impatti sui beni paesaggistici, corredati della opportuna documentazione prevista, al fine di ottenere la preventiva autorizzazione".

Figura 3a: PTCP Provincia di Milano - Adeguamento alla L.R. 12/05 - Approvato con deliberazione consiliare n. 93 del 17/12/2013, Tav. 5 "Ricognizione delle aree assoggettate a Tutela"

I beni culturali (cosiddetti “vincoli monumentali”) sono, invece, quelli definiti agli artt. 10, 11 e 12 del D.Lgs. n°42/2004 (ex D.Lgs.490/99 art.2 e segg., già L. 1089/39 sulle Cose d'interesse artistico o storico), quali: - art.10 – f) le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico; - art.10 – g) le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico; - art.10 – l) le tipologie di architettura rurale aventi interesse storico od etnoantropologico quali

testimonianze dell'economia rurale tradizionale; - art.11 – a) gli affreschi, gli stemmi, i graffiti, le lapidi, le iscrizioni, i tabernacoli e gli altri ornamenti di

edifici, esposti o non alla pubblica vista, di cui all'articolo 50, comma 1 del D.Lgs. n°42/2004; - art.11 – c) le aree pubbliche di cui all'articolo 52 del D.Lgs. n°42/2004;

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- art. 12 – le cose immobili e mobili indicate all'articolo 10, comma 1, che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni.

Nel D.Lgs. n°42/04 vengono specificate le misure di protezione per tali beni, definendo gli interventi vietati, gli interventi soggetti ad autorizzazione e le prescrizioni di tutela indiretta. Oltre a quanto finora indicato, sono oggetto di vincolo di tutela anche: - i beni storico-architettonici vincolati dalla pianificazione comunale o dai PTC dei Parchi, ulteriori rispetto a

quelli di cui all’art. 136 del D.Lgs. n°42/2004; - gli alberi monumentali, quali elementi del patrimonio naturale e storico, assoggettati alla L.R. n°10 del

31/03/2008 – “Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea”.

Tabella 1a – Le competenze attuali (funzioni, livelli di governo e riferimenti normativi)

Macrofunzione Funzione Livello di esercizio della funzione Livello di Governo e normativa

Regione Provincia Comuni

Sistema paesistico e

Aree protette

Parchi Regionali

Programmazione

Piano Regionale delle aree protette (PRAP)

L.R. 7/2010 (art. 32) Approvazione dei PTC dei Parchi Regionali e

relativa variante - Deliberazione Giunta

Regionale L.R. 11/2010 (art. 1)

Approvazione individuazione zone a

parco naturale - Deliberazione

Consiglio regionale L.R. 11/2010 (art. 1)

Gestione

Designazione della Giunta Regionale di un membro del Consiglio di gestione degli enti

parco L.R. 12/2011 (art. 6)

Partecipazione del Presidente della

Provincia o di un suo delegato alla

Comunità del Parco, in quanto ente

territorialmente interessato

L.R. 12/2011 (art. 6)

Partecipazione del Sindaco o di un suo delegato

alla Comunità del Parco, in quanto ente

territorialmente interessato

L.R. 12/2011 (art. 6)

Risorse

Definizione del quadro finanziario delle

risorse da destinare agli enti gestori delle

aree protette L.R. 86/83 (art. 3- art.41bis)

Contribuzione fissa L.R. 12/2011 (art. 6)

Contribuzione fissa

L.R. 12/2011 (art. 6)

Riserve naturali

Programmazione

Istituzione e approvazione Piano delle riserve naturali di interesse regionale con deliberazione del

Consiglio regionale L.R. 86/83 (art. 12)

Gestione

Gestione delle riserve naturali in quanto

ente competente per territorio

L.R. 86/83 (art. 13)

Gestione delle riserve naturali in quanto ente

competente per territorio

L.R. 86/83 (art. 13)

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Macrofunzione Funzione Livello di esercizio della funzione Livello di Governo e normativa

Regione Provincia Comuni

Risorse

Definizione delle modalità di

finanziamento delle attività connesse alle finalità delle riserve

L.R. 86/83 (art. 12)

Contribuzione per la gestione in quanto

ente competente per territorio

L.R. 86/83 (art. 13)

Contribuzione per la gestione in quanto ente

competente per territorio

L.R. 86/83 (art. 13)

Monumenti naturali

Programmazione

Individuazione dei Monumenti naturali

con Deliberazione Giunta Regionale

L.R. 86/83 (art. 24)

Gestione

Comunità Montane o Ente Gestore Parco:

gestione dei monumenti naturali ricadenti nel proprio

territorio L.R. 86/83 (art. 24

Gestione dei monumenti

naturali ricadenti nel

proprio territorio

L.R. 86/83 (art. 24)

Risorse

Comunità Montane o Ente Gestore Parco: contribuzione per la

gestione dei monumenti naturali ricadenti nel proprio

territorio L.R. 86/83 (art. 24

Contribuzione per la gestione dei monumenti

naturali ricadenti nel

proprio territorio

L.R. 86/83 (art. 24)

PLIS

Programmazione

Riconoscimento dei PLIS tramite

Deliberazione Consiglio Provinciale

L.R. 12/11 (art. 6)

Istituzione dei PLIS

L.R. 12/11 (art. 6)

Gestione

Gestione dei PLIS ricadenti

nel proprio territorio

L.R. 12/11 (art. 6)

Risorse

Concorso alla realizzazione degli

interventi previsti dai Piani Pluriennali dei

PLIS L.R. 12/11 (art. 6)

Concorso alla realizzazione degli

interventi previsti dai Piani Pluriennali dei

PLIS L.R. 12/11 (art. 6)

Contribuzione per la gestione

dei PLIS ricadenti nel

proprio territorio

L.R. 12/11 (art. 6)

Rete Natura 2000

Programmazione

Concorso alla definizione della Rete

Natura 2000 L.R. 7/2010 (art. 32)

Recepimento dei siti Rete Natura 2000 nei

propri strumenti di pianificazione

L.R. 7/2010 (art. 32)

Recepimento dei siti Rete Natura 2000 nei propri

strumenti di pianificazione

L.R. 7/2010 (art. 32)

Gestione

Individuazione degli enti gestori dei siti Rete Natura 2000 L.R. 7/2010 (art. 32)

Risorse

Definizione del quadro finanziario delle

risorse da destinare agli enti gestori

L.R. 86/83 (art. 3- art.41bis)

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Macrofunzione Funzione Livello di esercizio della funzione Livello di Governo e normativa

Regione Provincia Comuni

Rete ecologica

Programmazione

Individuazione della Rete Ecologica

Regionale L.R. 12/2011 (art. 6)

Individuazione della Rete Ecologica

Provinciale nei PTCP L.R. 12/2011 (art. 6)

Individuazione della Rete Ecologica

Comunale nei PGT

L.R. 12/2011 (art. 6)

Gestione

La Giunta regionale formula criteri per la

gestione e manutenzione della

RER L.R. 12/2011 (art. 6)

Formulazione di criteri per la gestione e

manutenzione della REP nei PTCP

Formulazione di criteri per la gestione e

manutenzione della REC

Risorse

Formulazione di criteri per il recepimento di

risorse per la realizzazione della REP

nei PTCP

Formulazione di criteri per il

recepimento di risorse per la realizzazione

della REC

Beni culturali e del paesaggio

Programmazione Individuazione dei

beni paesaggistici nei PTCP

Individuazione dei beni

paesaggistici nei PGT

Gestione

Criteri e procedure per l'esercizio delle

funzioni amministrative in

materia di tutela dei beni paesaggistici

D.G.R. 8/2121 del 15/03/2006

Piano Indirizzo Forestale

Programmazione La Provincia è

riconosciuta Autorità forestale L.R. 11/98

Gestione

Esercizio di funzioni autorizzatorie nelle

aree di propria competenza

L.R. 11/98

Agricoltura

Programmazione

Predisposizione del Programma di

Sviluppo Rurale (PSR) Redazione del Piano Agricolo Triennale

Predisposizione di linee guida per lo

sviluppo, la promozione e la tutela

dei sistemi agricoli provinciali.

Individuazione Ambiti Agricoli Strategici

Individuazione Ambiti Agricoli Strategici nei

PGT

Gestione Distretti agricoli Distretti agricoli

Risorse Distribuzione di risorse tramite il PSR

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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2. L’agenda della Città metropolitana di Milano 2.1. I caratteri del territorio milanese

Nel territorio milanese il sistema delle aree protette può ritenersi sufficientemente definito: le aree di grande interesse naturale o paesistico sono sostanzialmente identificate e perimetrate e le iniziative dei comuni e della Provincia a difesa dei residui di naturalità nell'area o degli spazi aperti di una certa consistenza sono numerosi. Le grandi aree protette, rappresentando il limite alla diffusione delle strutture urbane, ne delineano i margini costituendo una sorta di "cintura verde": i grandi parchi regionali a protezione delle aste fluviali (Ticino e Adda) costituiscono le spalli forti del sistema. A nord del nucleo metropolitano, a partire dal primo arco collinare, si colloca una serie di aree protette che penetrano nell'area più densamente popolata a difesa degli spazi residui di naturalità. Questi parchi recuperano e proteggono aree boscate, brughiere o aste fluviali minori, mantenendo e rinforzando la copertura arborea intaccata ed indebolita dalla tendenza della conurbazione metropolitana milanese a collegarsi con quella dei poli regionali pedemontani. Sono i parchi della Pineta di Tradate, il Parco delle Groane, il parco della Brughiera Briantea, il parco della Valle del Lambro, le iniziative di livello sovracomunale (PLIS del Lura, Molgora, Rio Vallone).

Figura 4a: Sistema del Verde, Provincia di Milano

Tutte queste aree protette si trovano sostanzialmente al di sopra della linea tracciata dal Canale Villoresi e dell'area centrale densa, all'interno o al limite della pianura asciutta, dove l'agricoltura ha ormai perso la sua importanza sotto il profilo produttivo.

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Al di sotto della linea del Villoresi, escludendo Milano e i comuni di prima cintura, inizia la grande fascia agricola produttiva, la cui geografia è interamente costruita dalla rete irrigua storica e recente e i cui residui di naturalità sono concentrati attorno al sistema delle risorgive. La necessità di proteggere questa grande area e le sue capacità e strutture produttive ha pertanto determinato la istituzione del Parco di cintura metropolitano Agricolo Sud Milano. Il sistema si completa con il Parco Nord Milano e i numerosi PLIS, nati su iniziative sovracomunali, allo scopo di conservare o recuperare aree ancora libere ai margini dei territori comunali. I primi parchi locali traggono origine da tutele paesistiche o naturalistiche dei corsi d'acqua minori (torrente Molgora), di aree boscate (Rio Vallone) o di ambiti particolari della storia agraria del territorio (Roccolo), ma in seguito si sono estesi soprattutto alla difesa e riprogettazione paesistica di aree agricole interstiziali rispetto all'espansione dell'edificato, e sono rivolti alla conservazione e valorizzazione degli spazi aperti. Si sottolinea, infine, il doppio ruolo svolto dai grandi "parchi territoriali urbani" che circondano la città di Milano, da una parte "ponte" fra la realtà urbana e i parchi regionali, dall'altra occasione di recupero e qualificazione di ambiti di periferia. Il Boscoincittà, il Parco delle Cave, il Parco di Trenno, il Parco Lambro, il Forlanini con l'Idroscalo sono realtà note e riconosciute che hanno cambiato l'assetto delle aree di margine della città, creando nuove centralità ambientali, con un bacino d'utenza che travalica i confini amministrativi della città di Milano. Grande è la varietà di "funzioni" presenti in questi parchi, spesso in antitesi fra loro: aree per il tempo libero e lo sport, aree a forte naturalità, aree con attrezzature per lo spettacolo, posti di ristoro, luoghi di aggregazione sociale.

I siti d'importanza comunitaria (SIC) sono riconosciuti dalla Unione Europea, nel quadro della direttiva "Habitat" per la tutela degli ambienti naturali e delle specie di maggiore vulnerabilità e rilevanza a livello continentale. L'UE, dopo una istruttoria coordinata con i Governi e le Regioni durata diversi anni, ha individuato una rete capillare di siti che hanno rilevanza per le specie e per gli habitat che la direttiva stessa indica. In Provincia di Milano, nonostante l'elevata urbanizzazione, sono stati rilevati diversi SIC, localizzati, ad eccezione dell'Oasi WWF Bosco di Vanzago, all'interno dei parchi regionali. In particolare si tratta di:

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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- Turbigaccio, boschi di Castelletto e Lanca di Bernate, Basso corso e sponde del Ticino, Boschi della Fagiana nel Parco della Valle del Ticino;

- Boschi delle Groane e Pineta di Cesate nel Parco delle Groane; - Le Foppe di Trezzo nel Parco Adda Nord; - Bosco di Cusago, Fontanile Nuovo, Oasi di Lacchiarella e Sorgenti della Muzzetta nel Parco Agricolo Sud

Milano. Sono, inoltre, riconosciute come Riserve naturali: - Oasi WWF, Bosco di Vanzago, riserva naturale parziale forestale e zoologica. Si tratta di un bosco planiziale

a latifoglia, caratterizzato dall’associazione vegetale originale di farnia-rovere-carpino, un tempo riserva di caccia, lasciata in eredità dal proprietario a WWF Italia, che tuttora la gestisce;

- Fontanile Nuovo di Bareggio, riserva naturale parziale biologica, gestita dalla Provincia di Milano, in qualità di Ente Gestore del Parco Agricolo Sud Milano. Si tratta di una formazione di verde lineare, che si snoda in mezzo a campi di mais, grano e prati stabili e contorna la testa e il canale del "Fontanile Nuovo";

- le "Sorgenti della Muzzetta", riserva parziale biologica, sono localizzate sui territori comunali di Rodano e Settala, nella parte est del Parco Agricolo Sud Milano, e costituiscono un elemento superstite del paesaggio lombardo della fascia delle risorgive, caratterizzato dalla presenza di 7 fontanili. I fontanili Molino Vallazza e Regelada formano, con l'adiacente bosco igrofilo, il cuore della riserva. I restanti fontanili Nuovo, Busca, Boscana e Schenone, in posizione più periferica, completano il paesaggio della riserva introducendo ulteriori elementi di diversificazione ambientale. La Riserva è gestita dalla Provincia di Milano, in qualità di Ente Gestore del Parco Agricolo Sud Milano.

Figura 5a: Individuazione di SIC e ZPS. Elaborazione Centro Studi PIM su dati Regione Lombardia

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Nonostante il quadro delle tutele precedentemente descritto, la profonda artificializzazione del territorio milanese ha provocato un elevato livello di frammentazione ecologica, banalizzando la qualità naturalistica diffusa e pregiudicando le funzioni di recupero e di riequilibrio, anche nei confronti degli impatti di origine antropica. La distruzione generalizzata degli habitat e le relative perdite locali di specie, comporta, fra l’altro, la riduzione delle difese contro specie animali e vegetali invasive, capaci di produrre danni di diversa natura. Gli elevati livelli di frammentazione comportano, inoltre, minori interscambi nelle popolazioni delle specie presenti, con conseguente erosione progressiva delle specie autoctone e diminuzione della loro capacità di rispondere agli stress ambientali. Per recuperare questa situazione di degrado è necessario individuare una rete ecologica, fondata su uno schema portante di habitat capaci di fornire livelli sufficienti di biodiversità da consolidare, su nuovi elementi di naturalità da creare negli ambiti di maggiore carenza, e su un sistema di fasce di connessione che li mettano in comunicazione. Nell'ambito della regione urbana milanese le maggiori potenzialità sono rappresentate da alcuni elementi di "base": - il sistema delle acque, costituito non solo dalle grandi aste fluviali in direzione nord-sud, ma anche dai

navigli e canali principali che stabiliscono collegamenti est-ovest (Naviglio Grande, Martesana, Villoresi) e dalla rete minuta del sistema irriguo derivato;

- gli ambiti naturalità compresi nei parchi e nelle riserve regionali; - i PLIS quali elementi di potenziale ricostruzione di ambiti di naturalità; - i sistemi di verde urbano in contatto con gli spazi aperti; - il sistema della percorribilità "lenta" del territorio. 2.2. Piani, politiche e progetti: lo stato dell’arte

I Parchi Regionali in Provincia di Milano sono stati istituiti nel corso degli anni con specifiche leggi regionali e ordinati nel quadro delle L.R. 86/83 e successive modifiche “Piano generale delle Aree Protette”. La Provincia di Milano contribuisce in modo determinante alla vita dei parchi regionali sul proprio territorio. Il Parco Agricolo Sud Milano è gestito direttamente dalla Provincia stessa. Gli altri quattro parchi sono gestiti da "enti di diritto pubblico", nei quali le quote di partecipazione provinciale sono:

Quote di partecipazione provinciale

ente % di partecipazione provinciale tipo di parco

Parco Nord Milano 40% cintura metropolitana

Parco Groane 21,6% Provincia di Milano 18,4% Provincia di Monza e Brianza

cintura metropolitana e forestale

Parco Adda nord 11,95% fluviale, agricolo e forestale

Parco Valle del Ticino 4,8% fluviale, agricolo e forestale

Il Parco Agricolo Sud Milano, istituito con L.R.23 aprile 1990 n.24 e la cui gestione è affidata alla Provincia di Milano, è classificato come “parco regionale agricolo e di cintura metropolitana” e ricomprende, all’interno di un territorio per la maggior parte agricolo, anche alcune riserve naturali protette, aree a parco naturale, aree verdi attrezzate di rilevanza sovracomunale, boschi e ambiti di alto interesse paesistico ambientale. Inoltre, diversamente da altri parchi regionali, le aree urbane di tutti i 61 comuni del Parco sono esterne al suo perimetro.

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Con la legge regionale vengono definite le sue finalità, tra le quali: - tutela e recupero paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra città e campagna e connessione

delle aree esterne ai sistemi di verde urbano; - equilibrio ecologico dell'area metropolitana; - salvaguardia, riqualificazione e potenziamento delle attività agro-silvocolturali; - fruizione culturale e ricreativa dell'ambiente da parte dei cittadini. Sono Organi dell'Ente Gestore il Consiglio Provinciale, il Consiglio Direttivo, i cui membri sono nominati dal Consiglio Provinciale, e il Presidente. Il Consiglio Direttivo è presieduto dal Presidente della Provincia di Milano o dall'Assessore da lui permanentemente delegato. Fanno, inoltre, parte del Consiglio Direttivo: a. il Sindaco del Comune di Milano o un suo delegato permanente, con funzioni di Vicepresidente; b. tre Consiglieri Provinciali eletti dal Consiglio Provinciale, di cui uno espresso dalla minoranza; c. quattro membri di cui uno espresso dalla minoranza, rappresentanti dei Comuni facenti parte del Parco,

designati dall'Assemblea dei Sindaci, o loro delegati, nel proprio seno, di cui uno con funzioni di Vice Presidente;

d. due membri scelti tra i soggetti indicati, rispettivamente, dalle organizzazioni degli agricoltori e dalle associazioni ambientaliste.

Il Parco è dotato di Piano Territoriale di Coordinamento approvato con Delibera della Giunta Regionale della Lombardia del 3/08/2000 n. 7/818. Con Deliberazione del Consiglio Direttivo del Parco n. 27/2010 del 30/09/2010 è stato avviato il procedimento di variante generale al PTC del Parco; procedimento resosi necessario alla luce delle nuove disposizioni normative e al fine di pervenire alla coerenza con le norme del Piano Paesaggistico Regionale e all'integrazione della Rete Ecologica Regionale, di cui il Parco Agricolo Sud Milano è parte integrante. Il Parco Nord Milano è nato con l'intento di riqualificare i quartieri della periferia nord Milano. L'idea risale alla fine degli anni '60 e il primo riconoscimento ufficiale lo si ha nel 1970 con il decreto prefettizio istitutivo del Parco di interesse pubblico Nord Milano. Nel 1975 la Regione Lombardia lo designa quale Parco Regionale (legge regionale 78 del 11/06/1975) inserendolo tra le aree protette regionali anche nella Legge Quadro 83/86. La legge istitutiva prevedeva che la gestione del Parco fosse affidata ad un Consorzio tra la Provincia di Milano e i Comuni territorialmente interessati (Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Bresso, Cormano, Cusano Milanino). In seguito alla trasformazione dei consorzi di gestione dei parchi regionali in enti di diritto pubblico, la costituzione e composizione, la sede, la finalità e le funzioni, nonchè l'organizzazione e gli organi dell'ente hanno trovato espressa disciplina nell'attuale Statuto approvato con delibera di Giunta Regionale del 22 dicembre 2011 - n. IX/2718. La Comunità del Parco è costituita dal Presidente della Provincia (o da un consigliere provinciale suo delegato) e dai Sindaci dei Comuni del Parco (o consiglieri comunali loro delegati). Il Consiglio di Gestione è nominato dalla Comunità del Parco ed è composto dal Presidente e da altri quattro membri, di cui uno nominato direttamente dalla Regione. Il Parco Nord sorge in un contesto tra i più densamente urbanizzati d'Europa, caratterizzato dalla presenza di storiche fabbriche (oggi quasi del tutto scomparse a seguito della de-industrializzazione) e grandi quartieri edilizi che, nel tempo, hanno saldato la periferia nord di Milano al suo hinterland. Grazie all'istituzione del Parco, i residui appezzamenti agricoli condannati a scomparire in breve tempo, sono stati in parte bonificati, rinverditi ed attrezzati per la fruizione pubblica; in parte sono rimasti intatti, a testimonianza delle profonde modificazioni subite dal territorio.

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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I primi significativi interventi di forestazione risalgono al 1983, quando furono messe a dimora alcune migliaia di pianticelle che oggi mostrano già un buon livello di crescita. La zona della "montagnetta" sorge sulla ex discarica delle scorie d'altoforno delle vicine acciaierie Breda, ed è uno dei luoghi più rappresentativi del Parco: non solo per la portata dell'intervento di bonifica e successivo recupero ambientale che ha impegnato il Consorzio dall'86 all'88, ma anche per il valore simbolico che ha assunto agli occhi dei cittadini: quella che un tempo era una zona abbandonata e degradata, oggi è una collina fiorita aperta alla fruizione di tutti i cittadini. Il Parco Nord Milano attualmente può contare su circa 350 ettari di verde, organizzati in zone boschive, radure, filari, macchie arbustive, siepi e piccoli specchi d'acqua. Il Parco Nord é disciplinato dal Piano Territoriale di Coordinamento, di cui é stata approvata nel 2002 la Variante, con Deliberazione della Giunta regionale n. 7/10206 del 6/08/2002. Attualmente é in fase di elaborazione un ulteriore aggiornamento. Il Parco delle Groane occupa il più continuo ed importante terreno semi naturale dell'alta pianura lombarda a nord ovest di Milano. Si tratta di un territorio di brughiera di peculiare interesse geologico, costituito da ripiani argillosi "ferrettizzati" che determinano una specificità ambientale e floristica. La vegetazione dei luoghi è caratterizzata da estese brughiere, che si evolvono gradatamente verso il bosco di pini silvestri e betulle, fino a maturare in boschi alti di querce e carpini. Notevoli gli elementi di interesse storico-artistico, quali il Castellazzo di Bollate, la Valera di Arese, Villa Borromeo a Senago, Cascina Mirabella a Lentate sul Seveso e le testimonianze di archeologia industriale (ex Fornaci). Il Parco delle Groane è stato istituito nel 1976 e nel 1980 è nato il suo Consorzio di gestione (ora Ente di Diritto Pubblico Parco delle Groane) fra la Provincia di Milano, la Provincia di Monza e Brianza e 17 comuni (Milano, Arese, Barlassina, Bollate, Bovisio Masciago, Ceriano Laghetto, Cesano Maderno, Cesate, Cogliate, Garbagnate Milanese, Lazzate, Lentate sul Seveso, Limbiate, Misinto, Senago, Seveso, Solaro). Occupa una superficie di oltre 3.400 ettari ad ovest della valle del Seveso e per metà circa del suo territorio appartiene alla Provincia di Monza e Brianza. Circa 1.200 ettari della sua superficie hanno un elevato valore naturalistico, tanto da formare due siti d'importanza comunitaria ai fini della direttiva "Habitat"; la Pineta di Cesate e i Boschi delle Groane. Con L.R. 29 aprile 2011, n. 7 é stata approvata l’Istituzione del Parco naturale delle Groane e l’ampliamento dei confini del Parco regionale. Con Deliberazione della Giunta regionale 25 luglio 2012 n. IX/3814, é stata approvata la Variante generale al piano territoriale di coordinamento del Parco delle Groane. Il Parco dell'Adda Nord comprende i territori rivieraschi dell'Adda, lungo il tratto che attraversa l'alta pianura, a valle del lago di Como, dai laghi di Garlate ed Olginate fino a Trucazzano, oltre il quale inizia il Parco Adda sud. In questo tratto il fiume si snoda tra rive incassate, con tipici affioramenti del "ceppo" e costituisce un paesaggio caratteristico che alterna zone a tratti fittamente boscate ed aree più antropizzate. I grandi boschi, che fino al secolo scorso ricoprivano ancora in larga parte il territorio circostante il fiume, sono stati, infatti, in seguito fortemente ridimensionati dalla presenza stabile e sempre più robusta delle comunità umane, cresciute unitamente allo sviluppo delle attività produttive agricole e industriali. Il fiume e il territorio circostante sono ricchi di significative testimonianze storiche che rimandano alle epoche più diverse e lontane. Particolarmente rilevanti gli aspetti archeologici e monumentali, con le opere di ingegneria idraulica di inizio secolo come le chiuse di Leonardo (Trezzo sull'Adda), il ponte di Paderno e il villaggio operaio di Crespi d'Adda.

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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La Comunità del Parco é composta da un rappresentante per ciascuno degli Enti territoriamente interessati, ovvero le Province di Milano, Lecco e Bergamo e i 34 comuni rivieraschi su entrambe le sponde da Lecco a Truccazzano. Con Deliberazione della Giunta regionale 22 dicembre 2000 n. 7/2869, é stato approvato il Piano territoriale di coordinamento del Parco. Il Parco del Ticino si estende, lungo il fiume omonimo, su due regioni: Piemonte e Lombardia e - amministrativamente - è composto da due enti: il piemontese Parco Naturale della Valle del Ticino e il Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il Parco piemontese ha un’estensione limitata e interessa la sola fascia fluviale senza comprendere le aree urbanizzate, valorizzando perciò i soli elementi naturali. Il Parco lombardo, che si snoda dal Lago Maggiore fino al Po, comprende invece l’intero territorio di quarantasette comuni. Una scelta questa per estendere la competenza in termini di tutela e valorizzazione non solo sull’ambiente, ma anche su aspetti storici, archeologici, architettonici, agricoli presenti sul territorio, con un’opera di conservazione che ha anche l’obiettivo di non frenare le attività compatibili. Il paesaggio del Parco del Ticino è fortemente caratterizzato dal fiume e dalla sua valle, che costituiscono un unicum di grande rilievo e bellezza. Accanto alla valle fluviale, il paesaggio della pianura irrigua testimonia le rapide trasformazioni che l’uomo ha praticato su questi territori. La presenza di numerosi fontanili, di grandi opere idrauliche, di antichi sistemi di coltivazioni e di altri elementi che caratterizzano il paesaggio agrario costituiscono un riferimento costante e di grande panoramicità nella valle del Ticino. I segni distintivi sono i Navigli, i canali di irrigazione e ad uso industriale, le dighe, le marcite, le cascine lombarde, i mulini, le risaie, i campi coltivati a prato stabile o a cereali, le coltivazioni di pioppi. Il territorio del Parco è governato attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento, con il quale l'intera area è sottoposta a tutela e indirizzata verso un modello di sviluppo ecocompatibile. Con Deliberazione della Giunta regionale 2 agosto 2001 n. 7/5983, é stata approvata la Variante generale al Piano. Con Deliberazione del Consiglio regionale 26 novembre 2003 n. 7/919, é stata approvata la "Disciplina del Piano Territoriale di coordinamento del Parco Naturale della Valle del Ticino, ai sensi dell'art. 18, comma 2-bis, della L.R. 86/83 e successive modifiche ed integrazioni". In Provincia di Milano sono riconosciuti attualmente 17 PLIS (di cui 9 interprovinciali), che interessano complessivamente 40 comuni milanesi ed una superficie di circa 8.560 ettari.

I Parchi locali provinciali

Nome Parco Provincia Comune

Alto Martesana Milano Inzago, Melzo, Pozzuolo Martesana

Balossa Milano Cormano, Novate Milanese

Basso Olona Milano Pogliano Milanese, Pregnana Milanese, Rho, Vanzago

Cascine Milano Pioltello

Gelso Milano Marcallo con Casone, Mesero, S.Stefano Ticino

Mulini Milano Canegrate, Legnano, Nerviano, Parabiago, San Vittore Olona

Roccolo Milano Arluno, Busto Garolfo, Canegrate, Casorezzo, Nerviano, Parabiago

Roggie Milano Arconate, Dairago, Magnago

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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I Parchi locali interprovinciali

Nome Parco Provincia Comune

Alto Milanese Milano Varese

Legnano (MI); Busto Arsizio (VA), Castellanza (VA)

Bosco del Rugareto Milano Varese

Rescaldina (MI); Cislago (VA), Gorla Minore (VA), Marnate (VA)

Collina di San Colombano

Milano Pavia Lodi

San Colombano al Lambro (MI); Sant'Angelo Lod. (LO), Graffignana (LO); Miradolo Terme (PV), Inverno Monteleone (PV)

Est delle Cave Milano Monza

Carugate (MI), Cologno Monzese (MI), Cernusco s/N. (MI), Vimodrone (MI); Brugherio (MB)

Grugnotorto Villoresi

Milano Monza

Cinisello Balsamo (MI), Cusano Milanino (MI), Paderno Dugnano (MI); Muggiò (MB), Nova Milanese (MB), Varedo (MB), Bovisio Masciago (MB)

Lura Milano Como Varese

Lainate (MI); Rovello P. (CO) Rovellasca (CO), Lomazzo (CO), Bregnano (CO), Cermenate (CO), Cadorago (CO), Guanzate (CO), Bulgarograsso (CO), Cassina Rizzardi (CO); Caronno P. (VA), Saronno (VA)

Media Valle del Lambro

Milano Monza

Cologno Monzese (MI), Sesto San Giovanni (MI); Brugherio (MB)

Molgora Milano Monza

Bussero (MI), Carugate (MI), Pessano con Bornago (MI); Agrate Brianza (MB), Burago Molgora (MB), Caponago (MB), Carnate (MB), Usmate Velate (MB), Vimercate (MB)

Mughetti Milano Varese

Cerro Maggiore (MI), Origgio (VA), Uboldo (VA). I territori della Provincia di Varese sono in fase di riconoscimento.

Rio Vallone Milano Monza Lecco

Basiano (MI), Cambiago (MI), Gessate (MI), Masate (MI); Aicurzio (MB), Bellusco (MB), Busnago (MB), Cavenago Brianza (MB), Mezzago (MB), Ornago (MB), Sulbiate (MB); Verderio Inferiore (LC)

I PLIS nascono sulla base di proposte di Comuni, singoli o associati, e vengono riconosciuti dalla Provincia a seguito della delega regionale del 2001; la pianificazione dei PLIS è affidata in ogni caso ai Comuni, riuniti in consorzio o con semplice convenzione. Il PTCP della Provincia di Milano (Adeguamento alla L.R. 12/05 - Approvato con deliberazione consiliare n. 93 del 17/12/2013) individua nella Tavola 4 la Rete Ecologica Provinciale (REP), sistema polivalente di rango provinciale costituito da elementi di collegamento (corridoi ecologici e direttrici di permeabilità) tra ambienti naturali e ambienti agricoli diversificati tra loro da differenti caratteristiche ecosistemiche: matrice naturale primaria, gangli primari e secondari e varchi. Essa contribuisce a porre le basi della Rete Ecologica Regionale (RER) e ne declina gli elementi a scala provinciale. Gli obiettivi del PTCP per la realizzazione della Rete ecologica sono: - realizzare un sistema funzionale interconnesso di unità naturali di diverso tipo per il riequilibrio ecologico

di area vasta e locale che ponga in collegamento i siti della Rete Natura 2000; - ridurre il degrado attuale e le pressioni antropiche future attraverso il miglioramento delle capacità di

assorbimento degli impatti da parte del sistema complessivo; - offrire nuove opportunità di fruizione e di miglioramento della qualità paesistico ambientale;

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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- orientare prioritariamente gli interventi compensativi nelle zone comprese all'interno dei varchi perimetrati e della Dorsale verde nord, come definiti agli articoli 46 e 48 delle Norme di Attuazione del PTCP.

Per la realizzazione della rete ecologica valgono i seguenti indirizzi: - prevedere opere di mitigazione e di inserimento ambientale dei progetti di opere che determinino

ulteriore frammentazione della rete ecologica, in grado di garantire sufficienti livelli di continuità ecologica;

- favorire la realizzazione di nuove unità ecositemiche, mediante compensazioni ambientali coerenti con le finalità della rete ecologica provinciale.

Il Progetto di Rete Ecologica si propone di connettere funzionalmente le aree più interessanti dal punto di vista naturalistico mediante la riqualificazione di ambiti territoriali individuati quali “corridoi ecologici”, secondo gli obiettivi di: tutela degli ambiti naturali ancora presenti sul territorio; riequipaggiamento delle aree agricole e di quelle periurbane con siepi, filari e aree boscate; riconnessione funzionale di ecosistemi ora parzialmente o completamente isolati; integrazione delle esigenze dell’ambiente naturale con le richieste delle attività produttive, urbanistiche e infrastrutturali. La rete ecologica si fonda su uno schema portante di habitat capaci fornire livelli sufficienti di biodiversità da consolidare, su nuovi elementi di naturalità da creare negli ambiti di maggiore carenza, e su un sistema di fasce di connessione che li mettano in comunicazione. In adeguamento alle norme del PPR, il PTCP della Provincia di Milano individua, anche, nella Tavola 3, gli ambiti e le aree di degrado, per le quali definisce i seguenti obiettivi: - favorire gli interventi di recupero e riqualificazione, eventualmente puntuali, dei contesti e dei beni

degradati ai fini di reintegrare, reinterpretare o realizzare nuovi valori paesaggistici; - conseguire il miglioramento complessivo della qualità paesistica dei luoghi e dei beni degradati nei

progetti di recupero delle situazioni di degrado esistenti.

Con riferimento alle situazioni di degrado/compromissione in essere o a rischio determinate da processi di urbanizzazione, infrastrutturazione, pratiche e usi urbani, valgono i seguenti indirizzi: - prevedere recuperi e ripristini di cave sulla base di progetti riferiti all’intero ambito di cava finalizzati al

miglioramento della qualità paesistica dei luoghi e alla rinaturazione, con riferimento al Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico-ambientali;

- prevedere nei piani e progetti di nuove aree e impianti industriali, di poli logistici e grandi impianti tecnologici una specifica quota della superficie scoperta da riservare ad interventi di mitigazione e di inserimento paesistico e ambientale, ricadenti anche all’esterno delle aree di pertinenza, ma preferibilmente in stretta correlazione;

- ove non possano aver sede nel sottosuolo, minimizzare l’impatto degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (impianti FER), dei nuovi impianti tecnologici a rete in soprassuolo, ricorrendo alle tipologie di minor impatto disponibili;

- prevedere scenari di recupero/reversibilità/riconversione già in fase di progettazione e assenso urbanistico degli interventi;

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Figura 6a: PTCP Provincia di Milano - Adeguamento alla L.R. 12/05 - Approvato con deliberazione consiliare n. 93 del 17/12/2013, Tav. 4"Rete Ecologica"

Analogamente, l'individuazione degli ambiti destinati all'attività agricola di interesse strategico (definiti come "parti del territorio provinciale che presentano contemporaneamente una particolare rilevanza dell'attività agricola, un'adeguata estensione e continuità territoriale nonché un'elevata produttività dei suoli") costituisce uno dei principali contenuti del PTCP della Provincia di Milano. Con la L.R. 12/2005, gli ambiti agricoli iniziano a rivestire grande rilievo quale fondamentale risorsa fisica ed economica da tutelare e valorizzare. Le politiche agricole comunitarie e regionali di settore riconoscono il ruolo produttivo primario dell'attività agricola, richiamando altresì il carattere multifunzionale dell'agricoltura, il suo valore paesistico-ambientale e il suo ruolo di presidio del territorio. Il PTCP della Provincia di Milano detta, inoltre, specifiche norme per la valorizzazione, l'uso e la tutela degli ambiti agricoli di interesse strategico, individuati, una volta acquisite le proposte dei Comuni, analizzando le caratteristiche, le risorse naturali e le funzioni del territorio e in conformità con i criteri regionali contenuti nella D.G.R. 8/8059 del 19/09/2008. Il 16/11/2010 il Consiglio Regionale ha approvato il Piano Territoriale Regionale d'Area dei Navigli Lombardi, che si prefigge l’obiettivo di promuovere la valorizzazione e lo sviluppo equilibrato del territorio dei comuni rivieraschi.

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Si tratta del primo Piano d'Area elaborato in Lombardia ai sensi della L.R. n. 12 del 2005, ed ha acquistato piena efficacia con la pubblicazione dell’avviso della sua approvazione sul BURL di Regione Lombardia. Il Piano si configura nel Piano Territoriale Regionale quale strumento di governance e di programmazione dello sviluppo del territorio ed è ritenuto prioritario proprio per la complessità delle azioni che concorrono alla definizione delle componenti ambientali e paesaggistiche, nonché per la promozione della competitività regionale e per il riequilibrio dei territori. I Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale e i Piani di Governo del Territorio delle Province e dei Comuni compresi nell’ambito del Piano d’area sono soggetti ad una verifica regionale di coerenza rispetto ai contenuti del Piano stesso, così come previsto dall’art. 20, comma 6 della L.R. n.12/2005. Inoltre, per l’effetto prescrittivo della fascia di tutela dei 100mt dalle sponde dei Navigli, limitatamente alle aree esterne agli ambiti dichiarati di notevole interesse pubblico, ai sensi dell’art.136 del D. Lgs n. 42 del 2004, i Comuni, qualora in tale fascia siano previsti interventi non assentiti (permesso di costruire) o programmi di trasformazione non ancora convenzionati, sono tenuti a trasmetterli in Regione per la verifica di compatibilità con il PTRA stesso. 2.3. Temi e problemi

Il crescere dell'urbanizzazione, che ha caratterizzato negli ultimi decenni l'area metropolitana milanese, ha portato ad una situazione di compromissione, congestione, saturazione dell'uso del suolo, tale da richiedere nuovi sforzi e nuovo impegno volti alla tutela del suolo libero, divenuto risorsa scarsa. Inoltre, alle gravose condizioni cui sono sottoposte le risorse primarie dell'ambiente (aria, acqua e suolo) si accompagna un

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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paesaggio agrario ormai frammentato e un paesaggio urbano di frangia in continua erosione/trasformazione e persino degrado. La salvaguardia/valorizzazione degli spazi non costruiti e l’introduzione di forme di controllo/regolazione del consumo di suolo, in chiave di sviluppo sostenibile, sono dunque diventati obiettivo centrale di molti piani e politiche pubbliche di organizzazione delle funzioni umane sul territorio. Sotto questo profilo, molteplici paiono le questioni in agenda. In primo luogo, la realizzazione di dorsali verdi, la contiguità dei parchi e dei corridoi ecologici, deve superare la logica dei confini istituzionali e i limiti della molteplicità degli enti decisori. In questo senso, si apre un vasto campo d’azione per la Città Metropolitana di Milano, quale organismo dotato di poteri sovralocali. Allo stesso modo, vista la grande affluenza di persone e la dimensione ormai metropolitana dei grandi "parchi territoriali urbani" (Boscoincittà, Parco delle Cave, Parco di Trenno, Parco Lambro, Forlanini, ecc.), si può ipotizzare un passaggio di competenze istituzionali dall'ambito prettamente comunale, all'organismo della Città Metropolitana. Un altro aspetto rilevante, riguarda il carattere puramente "difensivo" delle politiche ambientali di tutela del paesaggio, che se da un lato rallentano il degrado o il cattivo utilizzo degli spazi aperti, dall’altro non sono da sole sufficienti a garantirne la sopravvivenza, possibile solo attraverso interventi a carattere propositivo e progettuale. In questa prospettiva, le politiche ambientali di tutela, per migliorare l’efficacia dei propri risultati, devono essere accompagnate da progetti e programmi in grado di creare nuovi valori paesistici con il coinvolgimento delle comunità locali. Analogamente, si pone il problema di ripensare la funzione della agricoltura metropolitana, da una parte, incentivandone la funzione produttiva tramite nuove pratiche di consumo che sviluppino intrecci fra città e campagna (dal "chilometro zero" ai Gruppi di Acquisto Solidale). Dall’altra, occorre ripensare l’agricoltura anche in termini di presidio di paesaggio, mantenimento del sistema idrogeologico, preservazione della biodiversità, conservazione di cultura e saperi tradizionali, gestione degli spazi liberi e luogo di fruizione, di didattica e fin anche di una “pedagogia” ambientale. Le politiche di tutela e valorizzazione del “non costruito” non possono però fare a meno di strategie complementari di sviluppo. In particolare, lo sviluppo urbano e la progettazione di nuove infrastrutture non può avvenire senza una attenta valutazione dei caratteri, delle connessioni e dell’evoluzione del territorio nel suo complesso. Occorre implementare le sensibilità e le capacità progettuali che negli ultimi anni si sono andate formando, basate su un approccio progettuale che ricerca soluzioni equilibrate di appartenenza al paesaggio in cui si collocano i nuovi insediamenti e le nuove infrastrutture, realizzando in questo modo nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli esistenti e non semplici soluzioni mitigative che "nascondano l'oggetto impattante". Analogamente, gli ambiti di naturalità "residua" sono tutti sottoposti a strumenti di tutela, preposti alla loro conservazione e valorizzazione. Nonostante ciò, nel corso pluriennale di gestione dei parchi regionali, molte sono state le istanze di modifica dei loro confini. Ne è un esempio il Parco Agricolo Sud Milano, alla cui gestione la Città Metropolitana di Milano sarà direttamente chiamata in causa. In questo caso specifico, diventa necessario individuare principi e strumenti che consentano di confrontarsi con le molteplici istanze di sviluppo, che la dimensione di un territorio tanto esteso come quello del Parco Sud inevitabilmente comporta, per riconoscere e valutare in modo obiettivo quelle rigorosamente compatibili o comunque in grado di realizzare evidenti benefici sul piano della pubblica utilità.

Page 35: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

33

3. Le funzioni della Città metropolitana di Milano nel quadro delle competenze interistituzionali: tracce per la discussione

La Legge 56/14, in materia di tutela e valorizzazione ambientale, non prevede per la Città Metropolitana funzioni "rafforzate" rispetto a quelle attribuite alla Provincia1. Pertanto, il quadro distributivo delle funzioni tra i diversi livelli di governo non sembra destinato a mutare significativamente con l'istituzione della Città Metropolitana. La REGIONE continuerà a svolgere le funzioni di programmazione e di coordinamento su tali temi, mentre resteranno funzioni dei COMUNI quelle attualmente esercitate in materia di aree protette. Analogamente, la CITTÀ METROPOLITANA erediterà le molteplici funzioni in materia di tutela e valorizzazione dell'ambiente, attribuite alla Provincia. Pertanto, le specifiche competenze che la CITTÀ METROPOLITANA di Milano svolgerà, al di là della partecipazione alla gestione delle aree protette, in quanto Ente territorialmente interessato, riguardano: - funzione di Ente Gestore del Parco Agricolo Sud Milano, attualmente affidato alla Provincia di Milano; - funzioni in materia di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale: riconoscimento con Deliberazione dell’istituzione del PLIS o della modifica del perimetro previa verifica

della valenza sovracomunale; determinazione, con deliberazione, dei contenuti minimi del Programma Pluriennale degli Interventi

anche su proposta degli Enti proponenti il PLIS; erogazione di contributi ai PLIS nei limiti delle risorse appositamente stanziate dalla Regione e/o con

propri mezzi di bilancio, compatibilmente con il quadro di bilancio complessivo dell’ente; - funzioni in materia di Rete Ecologica, quali controllo, in sede di verifica di compatibilità dei Piani di

Governo del Territorio e delle loro varianti, di eventuali incompatibilità fra previsioni urbanistiche e RER, e declinazione della RER nei Piani Territoriali;

- funzioni in materia forestale, con particolare riferimento ai Piani di Indirizzo Forestale; - funzioni in materia agricola delegate in base alla l.r. 11/98. Ulteriori funzioni potrebbero essere attribuite dallo Stato e dalle Regioni alla Città metropolitana nell’ambito del processo di riordino delle funzioni delle Province2, nonché in attuazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza di cui al primo comma dell’articolo 118 della Costituzione3. Altre funzioni possono essere delegate alla Città metropolitana dai Comuni (e viceversa), mediante convenzione4. Fra queste potrebbe rientrare la gestione dei grandi Parchi territoriali urbani, vista la dimensione ormai metropolitana che questi hanno assunto.

1 Ai sensi del comma 44 e dei commi 85, 86, 88 della L. 56/14. 2 Ai sensi dei commi da 85 a 97 della L. 56/14. 3 Ai sensi del comma 46 della L. 56/14 4 Ai sensi del comma 11, lett. b) della L. 56/14.

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Tabella 2a – Le funzioni della Città metropolitana di Milano nel quadro delle competenze interistituzionali

Macrofunzione Funzione Livello di esercizio

della funzione

Nuovo livello di Governo (il testo colorato indica il livello di Governo dal quale sono state assunte le funzioni trasferite: VERDE=Regione, BLU=Provincia, ROSSO=Comuni, ARANCIO=nuova funzione propria della Città

metropolitana) Temi e

questioni aperte

Regione Città

metropolitana di Milano

Comuni (singoli o in forma

associata)

Sistema paesistico e

Aree protette

Parchi Regionali

Programma-zione

Piano Regionale delle aree

protette (PRAP) Approvazione dei

PTC dei Parchi Regionali e

relativa variante - Deliberazione

Giunta Regionale Approvazione individuazione zone a parco

naturale - Deliberazione

Consiglio regionale

Gestione

Designazione della Giunta

Regionale di un membro del Consiglio di

gestione degli enti parco

Partecipazione del Sindaco della

Città Metropolitana di

Milano o di un suo delegato alla

Comunità del Parco, in quanto

ente territorialmente

interessato

Partecipazione del Sindaco o di

un suo delegato alla Comunità del

Parco, in quanto ente

territorialmente interessato

Risorse

Definizione del quadro

finanziario delle risorse da

destinare agli enti gestori delle

aree protette

Contribuzione fissa, in quanto

ente territorialmente

interessato

Contribuzione fissa, in quanto

ente territorialmente interessato

Riserve naturali

Programma-zione

Istituzione e approvazione

Piano delle riserve naturali

di interesse regionale con

deliberazione del Consiglio regionale

Gestione

Gestione delle riserve naturali, in quanto ente

competente per territorio

Gestione delle riserve

naturali, in quanto ente competente per territorio

Page 37: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

35

Macrofunzione Funzione Livello di esercizio

della funzione

Nuovo livello di Governo (il testo colorato indica il livello di Governo dal quale sono state assunte le funzioni trasferite: VERDE=Regione, BLU=Provincia, ROSSO=Comuni, ARANCIO=nuova funzione propria della Città

metropolitana) Temi e

questioni aperte

Regione Città

metropolitana di Milano

Comuni (singoli o in forma

associata)

Risorse

Definizione delle modalità di

finanziamento delle attività connesse alle finalità delle

riserve

Contribuzione per la gestione, in quanto ente

competente per territorio

Contribuzione per la gestione, in quanto ente

competente per territorio

Monumenti naturali

Programma-zione

Individuazione dei Monumenti

naturali con Deliberazione

Giunta Regionale

Gestione

Ente Gestore Parco, a cui la

Città Metropolitana di

Milano partecipa:

gestione dei monumenti

naturali ricadenti nel proprio territorio

Gestione dei monumenti

naturali ricadenti nel

proprio territorio

Risorse

Ente Gestore Parco, a cui la

Città Metropolitana di

Milano partecipa:

contribuzione per la gestione dei monumenti

naturali ricadenti nel proprio territorio

Contribuzione per la gestione dei monumenti

naturali ricadenti nel

proprio territorio

PLIS

Programma-zione

Riconoscimento dell'interesse

sovracomunale dei PLIS

Istituzione dei PLIS

Supporto di Città

Metropolitana di

Milano agli uffici tecnici

dei PLIS nella fase di pianificazio-ne/program

mazione interventi

Gestione Gestione dei PLIS ricadenti

nel proprio territorio

Risorse

Concorso alla realizzazione

degli interventi previsti dai Piani Pluriennali dei

PLIS

Concorso alla realizzazione

degli interventi previsti dai Piani Pluriennali dei

PLIS

Contribuzione per la gestione

dei PLIS ricadenti nel

proprio territorio

Page 38: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Macrofunzione Funzione Livello di esercizio

della funzione

Nuovo livello di Governo (il testo colorato indica il livello di Governo dal quale sono state assunte le funzioni trasferite: VERDE=Regione, BLU=Provincia, ROSSO=Comuni, ARANCIO=nuova funzione propria della Città

metropolitana) Temi e

questioni aperte

Regione Città

metropolitana di Milano

Comuni (singoli o in forma

associata)

Parchi territoriali

urbani

Programma-zione

Gestione Gestione dei

parchi, in quanto ente competente

per territorio

Convenzioni tra Comuni

e Città Metropolita

na

Risorse

Contribuzione per la gestione, in quanto ente

competente per territorio

Trasferimento di risorse dai Comuni

alla Città Metropolita

na

Rete Natura 2000

Programma-zione

Concorso alla definizione della

Rete Natura 2000

Recepimento dei siti Rete Natura 2000 nei propri

strumenti di pianificazione

Recepimento dei siti Rete Natura 2000

nei propri strumenti di

pianificazione

Gestione Individuazione

degli enti gestori dei siti Rete

Natura

Risorse

Definizione del quadro

finanziario delle risorse da

destinare agli enti gestori

Rete ecologica

Programma-zione

Individuazione della Rete Ecologica Regionale

Individuazione della Rete

Ecologica nei piani territoriali

Individuazione della Rete Ecologica

Comunale nei PGT

Gestione

La Giunta regionale

formula criteri per la gestione e manutenzione

della RER

Formulazione di criteri per la gestione e

manutenzione della Rete ecologica

Formulazione di criteri per la

gestione e manutenzione

della REC

Risorse

Formulazione di criteri per il

recepimento di risorse per la realizzazione

della RE nei Piani territoriali

Formulazione di criteri per il

recepimento di risorse per la realizzazione

della REC

Beni culturali e del paesaggio

Programma-zione

Individuazione dei beni

paesaggistici nei Piani territoriali

Individuazione dei beni

paesaggistici nei PGT

Page 39: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

37

Macrofunzione Funzione Livello di esercizio

della funzione

Nuovo livello di Governo (il testo colorato indica il livello di Governo dal quale sono state assunte le funzioni trasferite: VERDE=Regione, BLU=Provincia, ROSSO=Comuni, ARANCIO=nuova funzione propria della Città

metropolitana) Temi e

questioni aperte

Regione Città

metropolitana di Milano

Comuni (singoli o in forma

associata)

Gestione

Criteri e procedure per l'esercizio delle

funzioni amministrative

in materia di tutela dei beni paesaggistici

Progetti di

valorizzazione e

fruizione

Piano Indirizzo Forestale

Programma-zione

Città Metropolitana di

Milano è riconosciuta

Autorità forestale

Predispone i PIF

Gestione

Esercizio di funzioni

autorizzatorie nelle aree di

propria competenza

Agricoltura

Programma-zione

Predisposizione del Programmo

di Sviluppo Rurale (PSR)

Redazione del Piano Agricolo

Triennale

Predisposizione di linee guida per

lo sviluppo, la promozione e la tutela dei sistemi

agricoli provinciali.

Individuazione Ambiti Agricoli

Strategici

Individuazione Ambiti Agricoli Strategici nei

PGT

Gestione Distretti agricoli Distretti agricoli

Risorse Distribuzione di risorse tramite il

PSR

Page 40: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

38

4. Riferimenti normativi Normativa Europea • Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della

fauna selvatiche • Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici Normativa nazionale • Legge 6 dicembre 1991, n. 394 “Legge quadro sulle aree protette” • Legge 9 gennaio 2006, n.14 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione Europea sul Paesaggio, fatta a

Firenze il 20 ottobre 2000” • Legge 7 aprile 2014, n° 56 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di

comuni”. • D.Lgs. 18 maggio 2001, n. 228 “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo” • D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 "Codice dei beni culturali e del paesaggio" Normativa regionale • L.R. 11 giugno 1975, n. 78 “Istituzione del parco di interesse regionale Nord-Milano” • L.R. 5 aprile 1976, n. 8 “Legge forestale regionale” • L.R. 30 novembre 1983, n. 86 “Piano regionale delle aree regionali protette. Norme per l'istituzione e la

gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale”

• L.R. 22 dicembre 1989, n. 80 “Integrazioni e modifiche della L.R. 5 aprile 1976, n. 8 "Legge forestale regionale" e dell’art. 4 della L.R. 27 gennaio 1977, n. 9 "Tutela della vegetazione nei parchi istituiti con Legge Regionale"

• L.R. 23 aprile 1990, n. 24 “Istituzione del parco regionale di cintura metropolitana Parco Agricolo Sud Milano"

• L.R. 4 luglio 1998, n. 11 “Riordino delle competenze regionali e conferimento di funzioni in materia di agricoltura”

• L.R. 28 febbraio 2000, n. 11 “Nuove disposizioni in materia di aree regionali protette” • L.R. 11 marzo 2005, n. 12 “Legge per il governo del territorio” • L.R. 2 febbraio 2007, n. 1 “Strumenti di competitività per le imprese e per il territorio della Lombardia” • L.R. 16 luglio 2007, n. 16 “Testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi” • L.R. 31 marzo 2008 n. 10 “Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e

della vegetazione spontanea” • L.R. 5 febbraio 2010, n. 7 “Interventi normativi per l'attuazione della programmazione regionale e di

modifica ed integrazione di disposizioni legislative” • L.R. 29 aprile 2010, n. 7 “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 16 luglio 2007, n. 16 (Testo unico

delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi) - Istituzione del Parco naturale delle Groane e ampliamento dei confini del Parco regionale”

• L.R. 4 agosto 2011, n. 12 “Nuova organizzazione degli enti gestori delle aree regionali protette e modifiche alle leggi regionali 30 novembre 1983, n. 86 e 16 luglio 2007, n. 16”

• D.G.R. 3 agosto 2000, n. 7/818 “Approvazione del Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Agricolo Sud Milano”

Page 41: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

39

• D.G.R. 22 dicembre 2000, n. 7/2869 “Approvazione del Piano Territoriale di Coordinamento del Parco regionale Adda Nord”

• D.G.R. 2 agosto 2001, n. 7/5983 “Approvazione della variante generale al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Lombardo della Valle del Ticino”

• D.G.R. 6 agosto 2002, n. 7/10206 “Approvazione della variante al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco regionale Nord Milano”

• D.G.R. 29 dicembre 2005, n. 8/1681 “Modalità per la pianificazione comunale” • D.G.R. 15 marzo 2006, n. 8/2121 "Criteri e procedure per l'esercizio delle funzioni amministrative in

materia di tutela dei beni paesaggistici in attuazione alla L.R. 12/2005" • D.G.R. 12 dicembre 2007, n. 8/6148 “Criteri per l'esercizio da parte delle Province della delega di funzioni

in materia di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale” • D.G.R. 19 dicembre 2007, n. 8/6238 “Piano Regionale delle Aree Protette – Linee guida per il processo

condiviso di pianificazione strategica” • D.G:R. 19 settembre 2008, n. 8/8059 “Criteri per la definizione degli ambiti destinati all'attività agricola di

interesse strategico nei Piani Territoriali di Coordinamento provinciale” • D.G.R. 26 novembre 2008, n. 8/8515 "Modalità per l'attuazione della Rete Ecologica Regionale in raccordo

con la programmazione territoriale degli Enti locali" • D.G.R. 25 luglio 2012, n. 9/3814 “Approvazione della variante generale al Piano Territoriale di

Coordinamento del Parco delle Groane” Normative diverse • D.C.R. 26 novembre 2003, n.7/919 “Disciplina del Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Naturale

della Valle del Ticino”

Page 42: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

40

B) QUALITA' DELL'ARIA 1. Le competenze attuali: funzioni, livelli di governo e riferimenti normativi Il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria (PRIA) costituisce il nuovo strumento di pianificazione e di programmazione per Regione Lombardia in materia di qualità dell’aria, aggiornando ed integrando gli strumenti di pianificazione/programmazione regionale esistenti (PRQA, MSQA, misure annuali di cui ai Piani e Programmi trasmesse annualmente al Ministero dell’Ambiente) in attuazione della L.R. 24/06 “Norme per la prevenzione e la riduzione delle emissioni in atmosfera a tutela della salute e dell’ambiente”, della delibera del Consiglio Regionale n. 891 del 6/10/2009, “Indirizzi per la programmazione regionale di risanamento della qualità dell’aria”, che ne individuano gli ambiti specifici di applicazione e del D.lgs. 155/2010, che ne delinea la struttura e i contenuti. Con D.G.R. n. 2603 del 30/11/2011 la Giunta ha avviato il procedimento per l’approvazione del PRIA, comprensivo della Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Con D.G.R. n. 4384 del 7/11/2012 la Giunta ha preso atto della proposta di Piano, unitamente alla Proposta di Rapporto Ambientale, Sintesi non tecnica e Studio di incidenza, pubblicati sul BURL del 13/11/2012 e depositati fino al 07.01.2013 per la presentazione delle osservazioni da parte del pubblico Con d.d.s. 22 luglio 2013 n. 6951 "Valutazione ambientale (VAS) del Piano regionale degli interventi per la qualità dell'aria (PRIA) - formulazione del parere motivato" l'Autorità competente per la procedura di VAS- Direzione generale Territorio, Urbanistica e Difesa del Suolo - Struttura Fondamenti, Strategie per il governo del territorio e VAS - ha formulato parere positivo circa la compatibilità ambientale della proposta di Piano individuando prescrizioni e indicazioni. Nella seduta del 6 settembre 2013, con delibera n. 593, la Giunta ha approvato definitivamente il PRIA. L’obiettivo strategico, previsto nella d.C.R. 891/09 e coerente con quanto richiesto dalla norma nazionale, è raggiungere livelli di qualità dell’aria che non comportino rischi o impatti negativi significativi per la salute umana e per l’ambiente. Gli obiettivi generali della pianificazione e programmazione regionale per la qualità dell’aria sono pertanto: - rientrare nei valori limite nelle zone e negli agglomerati ove il livello di uno o più inquinanti superi tali

riferimenti. La nuova suddivisione del territorio regionale in zone e agglomerati è stata approvata nel mese di novembre 2011 con D.G.R. n. 2605, come richiesto dal d.lgs. 155/2010, art. 3.

Figura 1b: Zonizzazione del territorio regionale per tutti gli inquinanti (eccetto ozono) - Regione Lombardia 2011

Page 43: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

41

- preservare da peggioramenti nelle zone e negli agglomerati in cui i livelli degli inquinanti siano stabilmente al di sotto dei valori limite.

Ne deriva che l’obiettivo immediato dell’azione regionale è quello di migliorare costantemente e progressivamente lo stato della qualità dell’aria mettendo in campo misure che riducano le emissioni dai diversi comparti. La riduzione delle emissioni e il miglioramento conseguente della qualità dell’aria rappresenta il primo obiettivo diretto del PRIA. Nel PRIA sono previste attuazioni intermedie delle misure e quindi riduzioni intermedie delle emissioni e delle relative concentrazioni per le zone o agglomerati in cui si verifichino casi di superamento. Tale articolazione temporale è funzionale al carattere diffuso del fenomeno dell’inquinamento atmosferico nonché dei riflessi che ciò comporta nella individuazione di interventi differenziati per i vari comparti e settori responsabili (gradualità dell’intervento delle singole azioni e della tempistica prevista). Il PRIA è rivolto e produce effetti diretti su tutti gli inquinanti normati dal D. lgs. 155/10 anche se si rivolge prioritariamente a quegli inquinanti per i quali non si è ancora conseguito il rispetto del limite, con particolare riferimento al particolato (PM10 e PM2.5) e al biossido di azoto (NO2). L’orizzonte temporale individuato per la verifica dei risultati prodotti sulla qualità dell’aria è il 2020, con un primo step al 2015. Gli strumenti con cui possono essere attuate le linee strategiche del PRIA si possono ricondurre alle seguenti macro tipologie: programmazione strategica, normativa e regolamentazione, incentivi e fiscalità di scopo, innovazione e ricerca, organizzazione e controllo, formazione e informazione. A fianco degli indirizzi stabiliti dal Consiglio Regionale (Deliberazione di Consiglio Regionale n. VIII/891 del 06/10/09), con l’obiettivo di massimizzare l’efficacia degli interventi sulle sorgenti stazionarie, sull’uso razionale dell’energia, sul sistema di trasporto stradale e sulla mobilità, nonché sul settore agricolo e forestale, sono stati individuati interventi a carattere trasversale e con essi ambiti di intervento integrati tra la programmazione per la qualità dell’aria e la programmazione in settori e ambiti diversi (energia, mobilità, commercio, …).

Figura 2b: Linee d'azione del PRIA - Settore Traffico privato - Regione Lombardia 2012

Page 44: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

42

Obiettivi di tutela dell’ambiente ed in particolare della qualità dell’aria erano già stati inseriti da Regione Lombardia, negli anni scorsi, all’interno di diversi Piani settoriali, fra i quali il Piano Energetico Regionale (PER) del 2003 con il quale vi è stretta sinergia per la trasversalità delle misure, le due versioni del Piano d’Azione per l’Energia (PAE, 2007 e 2008), il Piano Strategico delle Tecnologie per la Sostenibilità Energetica in Lombardia (2009) ed il Piano Lombardia Sostenibile (PLS, 2010). Quest’ultimo, in particolare, ha mostrato l’integrazione dell’azione programmatica regionale, offrendo già una visione di interventi in grado di determinare ad un tempo co-benefici per il miglioramento della qualità dell’aria, l’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali, la concreta promozione del risparmio energetico, la diffusione delle fonti energetiche rinnovabile e la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Anche il Piano Territoriale Regionale (PTR) del 2010 ha individuato, tra i suoi obiettivi tematici, quello di “migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni climalteranti ed inquinanti” (TM 1.1), coniugando per la prima volta questa duplice strategia ambientale con i caratteri più tradizionalmente ambientali e paesistici delle sue finalità. Nello sviluppo futuro delle politiche di tutela della qualità dell’aria impostate dal PRIA vi è la stringente necessità che questa sinergia tra i diversi ambiti di programmazione settoriale si esprima al massimo grado. Il PRIA ha quindi anche il compito di individuare misure che avranno anche carattere trasversale, in grado di concorrere al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti. Tali azioni hanno la caratteristica di toccare più settori e comparti del sistema produttivo e territoriale lombardo e saranno oggetto di specifica pianificazione settoriale. La revisione degli strumenti di pianificazione e di programmazione di settore dovrà pertanto agganciarsi al PRIA nel dare piena attuazione a tali misure. Ricadono all’interno di questa categoria i seguenti strumenti di pianificazione: il Piano Territoriale Regionale (PTR), il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), il Piano Regionale Gestione Rifiuti (PRGR), il Piano dei Trasporti, il Programma Regionale per l'Edilizia Residenziale Pubblica, il Piano di Sviluppo Rurale (PSR), il Piano del Commercio e il Piano Socio-Sanitario Regionale.

Page 45: Dossier 06

Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

43

Nell’ambito territoriale si procederà ad inserire obiettivi di orientamento e azioni sulla riduzione delle emissioni e volti al risparmio energetico all’interno del PTR. Le ricadute dirette di questa azione avverranno al livello dei Piani Provinciali e Comunali: Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali e Piani di Governo del Territorio. Gli Enti Locali si troveranno quindi di fronte ad un quadro che risulterà più coerente e completo rispetto alle politiche legate alla qualità dell’aria. Nell’ambito del più ampio e condiviso percorso di VAS che ha accompagnato la stesura del PRIA sono state individuate le misure attuabili nel breve, medio e lungo periodo nonché l’ambito di applicazione delle stesse. Complessivamente le misure individuate sono 91 suddivise in: • 40 misure relativamente al macrosettore “Trasporti su strada e mobilità”; • 37 misure relativamente al macrosettore “Sorgenti stazionarie e Uso razionale dell’energia”; • 14 misure relativamente al macrosettore “Attività agricole e forestali”. Il PRIA valuta, per le misure individuate, sia l'efficacia in termini di riduzione delle emissioni e di miglioramento della qualità dell'aria, sia la fattibilità tecnico/economica e la sostenibilità. Per quanto riguarda le competenze proprie provinciali, l'attuale legislazione (Dlgs.152/06, art.269 e L.R. 24/2006) prevede che la Provincia operi nelle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera da parte di aziende ed attività produttive e nella campagna di controllo dei gas di scarico dei veicoli. Tabella 1b – Le competenze attuali (funzioni, livelli di governo e riferimenti normativi)

Macrofunzione Funzione Livello di esercizio

della funzione Livello di Governo e normativa

Regione Provincia Comuni

Qualità dell'aria

Programmazione

Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria

(PRIA) DLgs 155/2010

Inserimento di obiettivi di

orientamento e di azioni volte alla riduzione delle emissioni e al

risparmio energetico all’interno dei Piani

Territoriali di Coordinamento

Inserimento di obiettivi di

orientamento e di azioni volte alla riduzione

delle emissioni e al risparmio energetico

all’interno dei Piani di Governo

del Territorio.

Gestione

Rilascio di autorizzazioni alle

emissioni in atmosfera da parte di aziende ed

attività produttive Dlgs.152/06 (art.269)

Effettuazione di campagne di controllo

dei gas di scarico L.R. 24/2006

Politiche e misure di

limitazione del traffico

Risorse

Promozione di misure di

incentivazione economica per la

riduzione delle emissioni inquinanti

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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2. L'agenda della Città metropolitana di Milano 2.1 I caratteri del territorio milanese

Nel mese di novembre 2011 con D.G.R. n. 2605, è stata approvata la nuova suddivisione del territorio regionale in zone e agglomerati come richiesto dal d.lgs. 155/2010, art. 3. La precedente suddivisione del territorio prevedeva le seguenti zone: • ZONA A: agglomerati urbani (A1) e zona urbanizzata (A2); • ZONA B: zona di pianura; • ZONA C: area prealpina e appenninica (C1) e zona alpina (C2). Il D. lgs. 155/2010 richiedeva come primo atto l’individuazione degli agglomerati, individuati sulla base dell’assetto urbanistico, della popolazione residente e della densità abitativa (popolazione superiore a 250.000 abitanti, densità abitativa per km2superiore a 3.000 abitanti). Le altre zone sono poi individuate, principalmente, sulla base di aspetti come il carico emissivo, le caratteristiche orografiche, le caratteristiche meteo-climatiche e il grado di urbanizzazione del territorio. Sono stati individuati tre agglomerati: • Agglomerato di Milano; • Agglomerato di Bergamo; • Agglomerato di Brescia. Gli agglomerati sono caratterizzati, oltre che da un’elevata densità abitativa e di traffico, dalla presenza di attività industriali e da elevate densità di emissioni di PM10 primario, NOX e COV. Inoltre si tratta di aree che presentano maggiore disponibilità di trasporto pubblico locale organizzato (TPL). Individuati gli agglomerati, sono state quindi delimitate le quattro zone, di seguito descritte sinteticamente: Zona A – Pianura ad elevata urbanizzazione: area caratterizzata da densità abitativa ed emissiva comunque elevata, tuttavia inferiore a quella degli agglomerati, e da consistente attività industriale. Zona B – Zona di Pianura: area caratterizzata da densità emissiva inferiore rispetto alla zona A e da concentrazioni elevate di PM10, con componente secondaria percentualmente rilevante. Essendo una zona con elevata presenza di attività agricole e di allevamento, è interessata anche da emissioni di ammoniaca. Zona C – Montagna: area è caratterizzata da minore densità di emissioni di PM10 primario, NOX, COV antropico e NH3, ma importanti emissioni di COV biogeniche. Zona D - Fondovalle

: Tale zona comprende le porzioni di territorio poste sotto 500 m di quota s.l.m. dei Comuni ricadenti nelle principali Vallate delle Zone C e A (Valtellina, Val Chiavenna, Val Camonica, Val Seriana e Val Brembana). In essa si verificano condizioni di inversione termica frequente, tali da giustificare la definizione di una zona diversificata sulla base della quota altimetrica. Le densità emissive sono superiori a quelle della zona di montagna e paragonabili a quelle della zona A.

La Rete di Rilevamento della Qualità dell’Aria regionale è attualmente composta da 158 stazioni fisse (tra stazioni pubbliche e stazioni private, queste ultime situate in prossimità di grandi impianti industriali come centrali termoelettriche, raffinerie, inceneritori) che, per mezzo di analizzatori automatici, forniscono dati in continuo ad intervalli temporali regolari (generalmente a cadenza oraria ad eccezione del particolato, in genere con cadenza giornaliera). La Tabella seguente individua le specie di inquinanti monitorate con indicazione del numero di postazioni in grado di monitorare un particolare tipo di inquinante. A seconda del contesto ambientale (urbano, industriale, da traffico, rurale, etc.) nel quale è attivo il monitoraggio, infatti, diversa è la tipologia di inquinanti che è necessario rilevare:

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Le postazioni sono distribuite su tutto il territorio regionale in funzione della densità abitativa territoriale e del livello di inquinamento riscontrato nella zona (superamento delle soglie di valutazione stabilite dal D. lgs. 155/2010), considerando le caratteristiche orografiche e climatiche, in modo da poter avere una valutazione della qualità dell’aria rappresentativa per tutte le zone. Nello specifico, la Rete di Rilevamento è suddivisa in 11 sottoreti provinciali. Ogni sottorete, in termini di manutenzione e analisi dati, fa riferimento in generale ai singoli Dipartimenti Provinciali di ARPA Lombardia. I dati forniti dalle centraline fisse vengono integrati con quelli rilevati durante campagne temporanee di misura mediante 12 laboratori mobili e 55 campionatori gravimetrici per il rilevamento del particolato fine. Nel territorio della Provincia di Milano e di Monza e Brianza la rete pubblica di monitoraggio della qualità dell’aria, di proprietà dell’ARPA e gestita dal Dipartimento ARPA di Milano Città, è costituita da 35 stazioni fisse (di cui 4 per la misura dei soli parametri meteorologici), 2 postazioni mobili e alcuni campionatori gravimetrici per la misura di PM10 e PM2.5. Sono operanti inoltre 13 stazioni fisse private (3 posizionate fuori dal territorio provinciale) di proprietà di EDIPOWER di Turbigo, A2A di Cassano d’Adda, PRIMA di Trezzo sull’Adda e BUSTO ACCAM di Busto Arsizio. Le stazioni sono dotate di strumenti di misura per le concentrazioni di diverse tipologie di inquinanti, tra cui 21 con strumentazione di misura per l’O3, 10 per il PM10, 14 per l’SO2 e 3 per il Benzene (Milano-Senato, Milano-Zavattari e Trezzo sull’Adda). Una delle principali fonti di informazione per la qualità dell’aria è la banca dati regionale INEMAR, aggiornata all’anno 2010. Si tratta di un inventario delle emissioni in atmosfera in grado di fornire i valori stimati delle emissioni a livello regionale, provinciale e comunale suddivise per macrosettori di attività. Gli inquinanti presi in considerazione sono SO2, NOX, COV, metano CH4, CO, CO2, N2O, NH3, PM10, PM2.5, PTS. I dati sono elaborati allo scopo di definire i contributi delle singole sorgenti all’emissione dei principali inquinanti atmosferici. Nella Provincia di Milano il trasporto su strada costituisce la principale fonte di inquinamento per buona parte degli inquinanti, contribuendo ad oltre la metà delle emissioni di PM10 e PM2.5 (circa 55%), alla maggior parte di quelle di NOx (70%) e CO (64%), nonché a circa un terzo delle emissioni di CO2 (33%). L’agricoltura, invece, riveste la maggior importanza per le emissioni di ammoniaca (93%).

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Figura 3b: Distribuzione percentuale delle emissioni in provincia di Milano nel 2010, INEMAR ARPA LOMBARDIA

I Rapporti sullo Stato dell’Ambiente redatti dalla Provincia di Milano e da Arpa Lombardia individuano il PM10 e l’Ozono come gli inquinanti che causano le maggiori criticità in termini di inquinamento “acuto”, rispettivamente nel periodo invernale ed estivo, e il PM10 e l’SO2 come maggiori responsabili dell’inquinamento “cronico”. Per il PM10 permangono situazioni di criticità in tutta l'area metropolitana con numerosi superamenti del limite annuale e del limite sulle 24h, pur senza evidenziare un trend peggiorativo negli ultimi 10 anni. Per l'Ozono si registra negli ultimi anni, dopo anni di trend crescente delle concentrazioni, una inversione di tendenza, mettendo in evidenza l’efficacia delle azioni territoriali e/o ambientali messe in campo per invertire l’andamento storico. Per il biossido di zolfo, o anidride solforosa (SO2), la cui presenza in atmosfera è da ricondursi alla combustione di combustibili fossili contenenti zolfo, si evidenzia una diminuzione delle concentrazioni al di sotto dei valori limiti legislativi previsti. Ciò quali è stato possibile grazie alla tecnologia, che ha reso disponibili combustibili a basso tenore di zolfo, il cui utilizzo è stato imposto dalla normativa. 2.2 Piani, politiche e progetti: lo stato dell’arte

Regione Lombardia ha adottato negli ultimi anni misure, prima temporanee e successivamente strutturali permanenti, volte a limitare la circolazione dei veicoli più inquinanti in corrispondenza dei periodi più critici dell’anno in cui, complice la situazione meteo-climatica, si ha il maggiore accumulo di inquinanti nell’atmosfera. Le limitazioni progressive alla circolazione in ampie porzioni del territorio regionale, durante il periodo invernale, hanno riguardato inizialmente gli autoveicoli di classe emissiva EURO 0 benzina e diesel ed EURO 1 diesel; successivamente, dal 2009, anche gli autoveicoli EURO 2 diesel e dal 2011 anche i motocicli e ciclomotori a 2 tempi EURO 0. Anche per gli autobus del TPL fino alla classe emissiva EURO 2 vige il fermo permanente a partire dal 2009.

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Attualmente la Low Emission Zone regionale riguarda 209 comuni investendo un territorio pari a 2.600 kmq su cui risiedono circa 4.700.000 abitanti. In accompagnamento alle misure di limitazione della circolazione per i veicoli più inquinanti sono state introdotte misure di incentivazione alla sostituzione o alla trasformazione di tali veicoli. L’incentivazione è stata sia di natura economica che normativa puntando prevalentemente verso motorizzazioni a basso impatto emissivo (alimentazione elettrica , ibrida e a metano) nonché verso l’installazione di efficaci dispositivi antiparticolato per la riduzione del particolato primario emesso dai motori diesel, considerati, sulla base delle risultanze scientifiche acquisite negli anni, come maggiormente inquinanti. L’incentivazione economica per il rinnovo del parco veicolare è stata diretta anche a beneficio degli Enti Locali. Le politiche regionali si sono concentrate sulla promozione dei carburanti alternativi (metano e gpl) per il trasporto privato, anche attraverso norme, semplificazioni amministrative, incentivi finanziari e accordi con gli operatori di settore per l’ampliamento della rete distributiva. Oggi Regione Lombardia ha una delle reti di distribuzione di metano per veicoli più estesa e capillare di tutta Italia ed Europa. Regione Lombardia ha inoltre attivato anche diverse iniziative per la promozione della trazione elettrica: incentivi finanziari per l’acquisto di mezzi elettrici (ciclomotori/motocicli/veicoli elettrici/ibridi), progetti sperimentali con installazione di colonnine di ricarica presso i supermercati (adesione al progetto Ricarica), introduzione di veicoli elettrici nelle flotte nell’ambito del progetto di Car-sharing “e-vai”. Sul fronte della gestione della domanda di mobilità, è stato riconosciuto alla figura del Mobility Manager un ruolo di interlocutore privilegiato per piani e progetti contenenti misure per il miglioramento della mobilità (L.R. 24/2006, art. 15, comma 5) e nell’ambito della definizione e programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale (l.r. 6/2012). Per la promozione e rilancio di questa figura è attiva una segreteria tecnica permanente con il compito di censire le nomine esistenti e promuoverne la crescita, favorire lo scambio di conoscenze e valorizzare le esperienze più significative, individuare aree in cui coinvolgere imprese, gestori di reti di mobilità e pubbliche amministrazioni locali per individuare soluzioni migliorative. La riduzione delle emissioni in atmosfera è uno degli obiettivi perseguiti anche dalle politiche regionali per il coordinamento e l’amministrazione dei tempi delle città (L.R. 28/2004), tese a promuovere l’adozione da parte dei Comuni dei Piani Territoriali degli Orari, strumenti d’indirizzo strategico per l’armonizzazione dei tempi urbani al fine di migliorare la qualità della vita, la vivibilità delle città, la qualità e la fruibilità del territorio. Il PTCP della Provincia di Milano, ai fini del miglioramento della qualità dell'aria, si pone l'obiettivo strategico di sviluppare in modo coordinato la pianificazione territoriale e la programmazione della mobilità, attraverso la definizione di indirizzi ed obiettivi specifici declinati secondo principi di sviluppo sostenibile, quali: a) sviluppare il sistema dei trasporti secondo modalità economicamente, socialmente ed ambientalmente

sostenibili, riducendo la necessità di spostamento, favorendo le relazioni di vicinato ed orientando la domanda di trasporto verso scelte modali e tecnologie meno impattanti;

b) utilizzare tecnologie e sistemi sostenibili al fine di minimizzare le pressioni ambientali, e indirizzando i fornitori di servizi di trasporto verso standard energetici sostenibili;

c) orientare i sistemi tariffari sulla base dell’impatto ambientale dei differenti sistemi; d) favorire lo sviluppo di una rete ciclabile di supporto agli spostamenti operativi quotidiani, connessa ai nodi

di interscambio del trasporto pubblico e ai principali generatori di traffico; e) promuovere l’attività di mobility management a favore di uno sviluppo sostenibile e

diffusione/incentivazione di sistemi di trasporto alternativi (car-sharing, car-pooling). Il Comune di Milano ha istituito nel gennaio 2012 "Area C", zona a traffico limitato, corrispondente alla Cerchia dei Bastioni, con l'obiettivo di: • riduzione del traffico nella ZTL;

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• maggior efficacia delle reti di trasporto pubblico; • miglioramento della qualità urbana, attraverso la riduzione del numero di incidenti, delle situazioni di

sosta selvaggia e dell'inquinamento acustico e atmosferico. Attraverso l'utilizzo di diversi indicatori (flussi traffico, emissioni principali inquinanti) viene misurata costantemente l'efficacia del provvedimento e vengono periodicamente pubblicati i report elaborati da Amat (Agenzia Mobilità Ambiente Territorio) sulla base dei dati monitorati, nell'ambito dell'ampia volontà di trasparenza e comunicazione dell’Amministrazione nei confronti dei cittadini. Analogamente, i principali centri intermedi della regione urbana milanese hanno adottato politiche di regolazione del traffico e della sosta volte, tra l'altro, a ridurre le emissioni inquinanti. 2.3 Temi e problemi

Nello sviluppo futuro delle politiche di tutela della qualità dell’aria impostate dal PRIA vi è la necessità della massima sinergia tra i diversi Enti istituzionali, per una azione di coordinamento stabile nella lotta all'inquinamento atmosferico. Nonostante, infatti, i significativi risultati conseguiti negli ultimi anni in termini di riduzione dei principali inquinanti, persistono situazioni di criticità relativamente al particolato fine e agli ossidi di azoto. Occorrerà, pertanto, proseguendo le iniziative già in parte intraprese dalla Provincia di Milano, garantire il coordinamento e la condivisione delle azioni adottate dai Comuni ricadenti nel territorio della Città Metropolitana di Milano, attraverso la convocazione di Tavoli Istituzionali e Tavoli Tecnici per la Qualità dell’Aria. La condivisione di azioni comuni per il miglioramento della qualità dell’aria da parte di tutti i Comuni della Provincia di Milano facilita l’attuazione di strategie omogenee, intese a implementare le politiche di miglioramento continuo ed ulteriore della qualità dell’aria, sia rispetto all’applicazione uniforme su tutto il territorio provinciale delle misure adottate, sia rispetto alla verifica concreta dei risultati conseguiti dalle predette misure. In questo senso, l'attuazione di politiche per l'abbattimento dell'inquinamento atmosferico e soprattutto l'adozione di misure restrittive in situazioni di emergenza (superamento dei limiti di attenzione imposti dalla normativa vigente), deve superare la logica dei confini istituzionali e i limiti della molteplicità degli enti decisori, ipotizzando un passaggio di competenze istituzionali dall'ambito prettamente comunale, all'organismo della Città Metropolitana., quale organismo dotato di poteri sovralocali. Le principali questioni in agenda riguardano: - il rafforzamento di misure di contenimento del traffico veicolare, tramite la promozione e l’incentivazione

del trasporto pubblico locale, la promozione dell'utilizzo di veicoli elettrici e a basso impatto inquinante, l’incentivazione della mobilità ciclabile, ecc.;

- il sostegno all'innovazione tecnologica (es. utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, rinnovo degli impianti di riscaldamento, ecc.);

- la sensibilizzazione della popolazione verso comportamenti eco-compatibili, con particolare riferimento alle modalità di spostamento, all'utilizzo di risorse rinnovabili, alla riduzione di emissioni, al contenimento della produzione di rifiuti, ecc.

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3. Le funzioni della Città metropolitana di Milano nel quadro delle competenze interistituzionali: tracce per la discussione

La tutela della qualità dell'aria, rientrando nel campo più ampio della tutela e valorizzazione dell'ambiente, non è tra le funzioni fondamentali proprie della Città Metropolitana, ma lo è in quanto eredità della Provincia a cui succede5. Trattandosi di eredità provinciale, circoscritta alle competenze provinciali in vigore al momento del trasferimento, atti e procedimenti utilizzabili sono tutti già presenti nella normativa statale e regionale (cfr. cap.1). Nel caso specifico le norme vigenti designano funzioni prevalentemente autorizzatorie, di controllo e sanzionatorie. La REGIONE continuerà a svolgere le funzioni di programmazione e di coordinamento su tale tema (cfr. cap. 1). I COMUNI continueranno a svolgere azioni di promozione e di orientamento verso l’utilizzo di “buone pratiche” volte alla riduzione delle emissioni e al risparmio energetico (low emission zone, “domeniche a spasso”, car sharing, bike sharing, premialitá volumetriche per applicazione classi energetiche A, ecc.). Per quanto attiene la qualità dell'aria, la CITTÀ METROPOLITANA DI MILANO svolgerà le funzioni attribuite alla Provincia, relative al rilascio delle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera da parte di aziende ed attività produttive e alle campagne di controllo dei gas di scarico dei veicoli. Ulteriori funzioni potrebbero essere attribuite dallo Stato e dalle Regioni alla Città metropolitana nell’ambito del processo di riordino delle funzioni delle Province6, nonché in attuazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza di cui al primo comma dell’articolo 118 della Costituzione7. Altre funzioni possono essere delegate alla Città metropolitana dai Comuni (e viceversa), mediante convenzione8. Tabella 2b – Le funzioni della Città metropolitana di Milano nel quadro delle competenze interistituzionali

Macrofunzione Funzione Livello di esercizio

della funzione

Nuovo livello di Governo (il testo colorato indica il livello di Governo dal quale sono state assunte le funzioni trasferite: VERDE=Regione, BLU=Provincia, ROSSO=Comuni, ARANCIO=nuova funzione propria della Città

metropolitana) Temi e

questioni aperte

Regione Città

metropolitana di Milano

Comuni (singoli o in forma

associata)

Qualità dell'aria Programma-zione

Piano Regionale degli Interventi per la qualità

dell’Aria (PRIA)

Inserimento di obiettivi di

orientamento e azioni volti alla riduzione delle emissioni e al

risparmio energetico

all’interno del Piano Territoriale

Inserimento di obiettivi di

orientamento e di azioni volti alla riduzione

delle emissioni e al risparmio

energetico all’interno dei

Piani di Governo del Territorio.

Città metropolitana coordina

azioni dei Comuni per il migliora-

mento della qualità

dell'aria e promuove

innovazione tecnologica

e buone pratiche

collettive ed individuali

5 Ai sensi del comma 44 e dei commi 85, 86, 88 della L. 56/14. 6 Ai sensi dei commi da 85 a 97 della L. 56/14. 7 Ai sensi del comma 46 della L. 56/14 8 Ai sensi del comma 11, lett. b) della L. 56/14.

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Macrofunzione Funzione Livello di esercizio

della funzione

Nuovo livello di Governo (il testo colorato indica il livello di Governo dal quale sono state assunte le funzioni trasferite: VERDE=Regione, BLU=Provincia, ROSSO=Comuni, ARANCIO=nuova funzione propria della Città

metropolitana) Temi e

questioni aperte

Regione Città

metropolitana di Milano

Comuni (singoli o in forma

associata)

Gestione

Rilascio di autorizzazioni

alle emissioni in atmosfera da

parte di aziende ed attività

produttive) Campagne di

controllo dei gas di scarico Politiche e misure di

limitazione del traffico

Risorse

Promozione di misure di

incentivazione economica per la

riduzione delle emissioni inquinanti

Reperimen-to risorse

per finanziare

innovazione tecnologica

e green economy

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4. Riferimenti normativi Normativa nazionale • D.Lgs. 03 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” • D.Lgs. 13 agosto 2010, n. 155 “Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria

ambiente e per un'aria più pulita in Europa” Normativa regionale • L.R. 11 dicembre 2006, n. 24 “Norme per la prevenzione e la riduzione delle emissioni in atmosfera a

tutela della salute e dell’ambiente” • D.C.R. 6 ottobre 2009, n. 891 “Indirizzi per la programmazione regionale di risanamento della qualità

dell’aria” • D.G.R. 30 novembre 2011, n. 9/2605 “Zonizzazione del territorio regionale in zone e agglomerati per la

valutazione della qualità dell’aria ambiente ai sensi dell’art. 3 del D.Lgs. 13 agosto 2010, n. 155”

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C) DIFESA DEL SUOLO, ATTIVITÀ ESTRATTIVE E BONIFICHE DEI SUOLI 1. Le competenze attuali: funzioni, livelli di governo e riferimenti normativi Difesa del suolo Il principale riferimento normativo in materia di difesa del suolo è costituito dalla legge 183 del 18 maggio 1989 "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo", con la quale vennero istituite le Autorità di Bacino, fra cui quella del fiume Po, che interessa la Regione Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. L'attività di studio e di predisposizione del Piano di Bacino, della programmazione, del coordinamento e del controllo dei relativi Piani Stralcio a livello di sottobacino, per effetto della Legge 183/89, costituisce l'attività precipua dell'Autorità di Bacino. Il "Piano Stralcio delle Fasce Fluviali" del 1995, rappresenta il primo atto pianificatorio a livello di bacino ed introduce per la prima volta la suddivisione delle pertinenze fluviali in fasce aventi diverso grado di interesse da parte dei fenomeni di deflusso: fascia A o di deflusso della piena ordinaria, fascia B o di esondazione per la piena di riferimento (Tr= 200 anni), fascia C o inondazione per piena catastrofica (Tr= 500 anni). Fatto ancor più significativo, all'interno di tali fasce sono state normate le attività ammesse e vietate, mettendo quindi definitivamente un freno alle pericolose intromissioni urbanistiche negli ambiti di pertinenza fluviale ed alle attività antropiche che spesso, nel recente passato, hanno messo a rischio l'equilibrio dei corsi d'acqua. Le attività iniziate col P.S.F.F. sono proseguite col "Piano per l'Assetto Idrogeologico" (PAI, 2001) che, inglobando i contenuti dei precedenti piani stralcio, ha preso organicamente in esame tutte le varie situazioni di criticità idrogeologica del bacino. Dal 2003, con quattro leggi approvate dai Consigli Regionali di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, è stata istituita l'Agenzia Interregionale per il fiume Po – AIPo, ente strumentale delle quattro Regioni, che cura la gestione del reticolo idrografico principale del maggiore bacino idrografico italiano, occupandosi, essenzialmente, di sicurezza idraulica, di demanio idrico e di navigazione fluviale. A partire dal 2004, dopo la legge 308/2004 recante Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione, il sistema delle Autorità di bacino è stato interessato da un ampio riordino della legislazione in materia ambientale per adeguarla ai principi ormai consolidati a livello comunitario (Direttiva Quadro sulle Acque, 2000/60/Ce). Con il decreto legislativo 152/2006 Norme in materia ambientale, emanato in attuazione della delega, si compie un ulteriore passo verso il modello europeo, con la ripartizione del territorio nazionale in otto distretti idrografici, in generale come aggregazione dei bacini preesistenti, mentre per il Po la corrispondenza territoriale fra bacino e distretto é rimasta invariata. Stante l'attuale quadro normativo e ripartizione delle competenze, la Regione Lombardia, nell'ambito della difesa del suolo, ha negli ultimi anni intrapreso un articolato processo per l'implementazione e la diffusione delle conoscenze, creando una vasta banca dati con particolare riguardo agli aspetti geologici e idrogeologici. Parallelamente ha definito le linee generali di assetto del territorio lombardo (DGR 7582/01) e i contenuti in materia di assetto idrogeologico e difesa del suolo per gli strumenti di pianificazione di livello provinciale e comunale. Infine, con i programmi pluriennali di interventi di difesa del suolo, Regione Lombardia finanzia interventi finalizzati alla mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, tramite manutenzioni e messa in sicurezza di versanti e corsi d'acqua su tutto il territorio regionale, con particolare attenzione alle aree vincolate e alle aree segnalate dagli Enti locali e dalle Sedi Territoriali. Per la parte inerente la difesa del territorio il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (LR 12/05, art. 56): - concorre alla definizione del quadro conoscitivo del territorio regionale; - definisce l'assetto idrogeologico del territorio in coerenza con le direttive regionali e dell'Autorità di Bacino;

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- censisce ed identifica cartograficamente le aree soggette a tutela o classificate a rischio idrogeologico e sismico.

La componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio è rappresentata da uno studio redatto in conformità ai criteri formulati con DGR n.2616/2011 "Aggiornamento dei criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT" . Lo studio geologico è contenuto integralmente nel Documento di Piano, ove rappresenta una delle componenti del quadro conoscitivo del territorio comunale e costituisce base per le scelte pianificatorie (art. 8, comma 1, lettera c della l.r.12/05) Le fasi di sintesi/valutazione e di proposta (Carte di sintesi, dei vincoli, di fattibilità e Norma geologiche di Piano) costituiscono parte integrante anche del Piano delle Regole nel quale sono individuate le aree a pericolosità e vulnerabilità geologica, idrogeologica e sismica, nonché le norme e le prescrizioni a cui le medesime sono assoggettate (art. 10, comma 1, lettera d della l.r.12/05).

Attività estrattive L’attività estrattiva di cava in Lombardia, è disciplinata dalla legge regionale 8 agosto 1998, n. 14, “Nuove norme per la disciplina della coltivazione delle sostanze minerali di cava”, che assegna alla Regione compiti di programmazione e pianificazione, espletati attraverso l’approvazione dei Piani cave provinciali, e coordinamento, attraverso l’emanazione di indirizzi e disposizioni tecniche. Sono inoltre assegnate alla Regione specifiche competenze in materia di attività estrattive, qualora non previste nei Piani cave, quali: • autorizzazione all’estrazione di sostanze di cava per la realizzazione di opere pubbliche; • autorizzazione al riassetto di cave cessate; • autorizzazione alla realizzazione di interventi estrattivi in fondi agricoli. La Legge 14/98, infine, individua il catasto delle cave attive e cessate, quale strumento indispensabile all’attività di programmazione e di pianificazione territoriale, stabilisce competenze in materia di raccolta di dati statistici e di vigilanza e disciplina l’attività di ricerca. Sempre in materia di attività estrattiva, occorre ricordare le disposizioni regionali normative più recenti: • D.g.r. n. 8/11347 del 10 febbraio 2010 - Revisione dei “Criteri e direttive per la formazione dei Piani delle

Cave Provinciali di cui al primo comma dell’art. 2 e al primo comma dell’art. 5 della l. r. n. 14/1998 in materia di cave";

• D.g.r. n. IX/2752 del 22 dicembre 2011 - Revisione della normativa tecnica di riferimento per la formazione dei piani provinciali delle cave, ai sensi del terzo comma dell’art. 2 e del secondo comma, lettera g), dell’art. 6 della l.r. 8 agosto 1998, n. 14.

La L.R. 14/98 prevede che, sulla base dei criteri e direttive emanati dalla Regione, ogni Provincia rediga, adotti e proponga un Piano cave. La pianificazione provinciale è effettuata sulla base dei bacini d’utenza e dei relativi fabbisogni di materiale previsti, dell’ubicazione e della consistenza dei giacimenti, delle caratteristiche del territorio e della pianificazione territoriale già in essere. I Piani possono essere articolati per i diversi settori merceologici (sabbia e ghiaia, argilla, pietre ornamentali, rocce per usi industriali, pietrisco e torba) e hanno durata massima ventennale per il settore lapideo e decennale per gli altri settori. I Piani localizzano le aree in cui è prevista l’attività di cava (Ambiti Territoriali Estrattivi – ATE, ed eventuali cave di riserva per opere pubbliche e cave di recupero) e ne individuano le principali caratteristiche, quali le quantità massime estraibili, la tipologia di estrazione (in falda o a secco), la profondità massima raggiungibile, la destinazione finale delle aree al termine del recupero ambientale, l’eventuale presenza di vincoli e altre eventuali prescrizioni.

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I Piani cave, infine, comprendono la normativa tecnica, che contiene, tra l’altro, norme generali e particolari per la coltivazione di cava e norme relative al recupero ambientale. La L.R. 14/98 delega ai Comuni le seguenti competenze per i rispettivi territori:

a) vigilanza sull'esercizio delle attività esplicate entro gli ATE; b) esecuzione d'ufficio delle opere di recupero ambientale; c) sospensione e cessazione dell'attività estrattiva, nei casi previsti dalla legge, sentita la Provincia

territorialmente competente; d) determinazione e irrogazione delle sanzioni amministrative di loro competenza; e) determinazione della destinazione d'uso dell'area al termine della coltivazione del giacimento.

Bonifiche dei suoli La disciplina relativa alla bonifica dei siti contaminati è determinata dal D. Lgs. 152/2006, che ha assegnato alle Regioni gli adempimenti tecnico-amministrativi per la bonifica dei siti contaminati. La Regione Lombardia, con L.R. 27 dicembre 2006, n. 30, ha successivamente trasferito ai Comuni le funzioni amministrative inerenti gli interventi di bonifica di siti contaminati che ricadono interamente nel territorio comunale. Alla Regione viene posta a carico la responsabilità del procedimento per i siti contaminati ricadenti sul territorio di due o più comuni. Il procedimento prevede sempre l’approvazione del piano della caratterizzazione, del progetto operativo e dell’analisi di rischio sito-specifica. Ogni singola fase procedimentale si conclude con il documento amministrativo che prende atto delle conclusioni raggiunte nella Conferenza di Servizi, convocata ai sensi dell’art. 14 della L. 241 7/08/1990 e s.m.i. E’ facoltà della Regione e del Comune determinare l’entità della garanzia finanziaria fino a un massimo del 50% della stima dei costi di bonifica. La garanzia è prestata a favore di Regione Lombardia per i siti regionali e a favore dei Comuni per i siti comunali. In base alla normativa vigente (D.Lgs.152/06), i compiti direttamente e indirettamente a capo della Provincia relativamente alla bonifica dei siti contaminati, sono i seguenti: - individuazione del responsabile della contaminazione ed emissione delle ordinanze (art. 244 c. 2 e art. 245

c. 2). La Provincia svolge le indagini per l'individuazione del responsabile dell'evento di superamento e, sentito il Comune, emette ordinanza a carico del responsabile della contaminazione;

- indagini e attività istruttorie (art. 242 c.12). La Provincia svolge le indagini e le attività istruttorie in seguito alla comunicazione da parte del responsabile della contaminazione, dell'esistenza di una potenziale contaminazione ed alla presentazione di un Piano di Caratterizzazione (art. 242 c.11). La Provincia nell'espletamento delle sue funzioni, coordinandosi con le altre amministrazioni, potrà avvalersi di Arpa;

- espressione di parere sui Piani di Caratterizzazione (art. 242 c.3), sui documenti di Analisi di Rischio e sui piani di monitoraggio (art. 242 c.4), sui Progetti di Bonifica (art. 242 c.13) nell'ambito delle Conferenze di Servizio convocate dalla Regione, in qualità di ente procedente;

- controlli (art. 248 c.1). La Provincia esegue i controlli sulle attività previste dal Piano della Caratterizzazione, dal Progetto Operativo nonché dalle misure di riparazione e dai monitoraggi;

- certificazione degli interventi (art. 242 c.13). La Provincia rilascia la certificazione di avvenuta bonifica, che dovrà accertare la conformità al progetto approvato degli interventi di bonifica, di messa in sicurezza permanente e di messa in sicurezza operativa, sulla base di una relazione tecnica predisposta dall'ARPA territorialmente competente (art. 248 c.2).

Allo Stato spetta il riconoscimento dei Siti di Interesse Nazionale (SIN), riconosciuti tali in funzione delle caratteristiche del sito, delle caratteristiche degli inquinanti e della loro pericolosità, del rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali.

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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I Siti di Interesse Nazionale sono stati riconosciuti a partire dal 1998 con la legge n. 426 del 9/12/1998, che prevedeva l’adozione del Programma Nazionale di bonifica e identificava un primo elenco di interventi di bonifica di interesse nazionale. Successivamente, con DM n. 468, del 18/09/2001, è stato adottato un ulteriore programma di finanziamento e l’istituzione di nuovi SIN.

Tabella 1c – Le competenze attuali (funzioni, livelli di governo e riferimenti normativi)

Macrofunzione Funzione Livello di esercizio della funzione Livello di Governo e normativa

Regione Provincia Comuni

Difesa del suolo

Programmazione

Emanazione di indirizzi e

disposizioni tecniche

Individuazione di obiettivi, indirizzi e

previsioni con efficacia prevalente

per l'assetto idrogeologico e

sismico nel PTCP L.R. 12/05

Definizione della componente

geologica, idrogeologica e sismica nei PGT DGR n.2616/2011

Risorse

Definizione dei programmi

pluriennali di interventi di difesa

del suolo

Attività estrattive

Programmazione

Emanazione di indirizzi e

disposizioni tecniche L.R. 14/98

Approvazione Piani Cave Provinciali

L.R. 14/98

Redazione e adozione del Piano Provinciale

Cave L.R. 14/98

Gestione

Vigilanza sull'esercizio e

determinazione sanzioni

amministrative per attività di cava sul proprio territorio

L.R. 14/98

Bonifiche suoli

Programmazione

Pubblicazione periodica degli elenchi dei siti contaminati e

bonificati

Gestione

Funzioni tecnico amministrative per la bonifica dei siti

contaminati regionali

D.Lgs. 152/06

Funzioni tecnico amministrative per la

bonifica dei siti contaminati D.Lgs. 152/06

Funzioni tecnico amministrative per la bonifica dei siti

contaminati comunali

L.R. 30/2006

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Macrofunzione Funzione Livello di esercizio della funzione Livello di Governo e normativa

Regione Provincia Comuni

Risorse

Definizione di un quadro finanziario

delle risorse da destinare alla

bonifica dei siti contaminati

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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2. L'agenda della Città metropolitana di Milano 2.1 I caratteri del territorio milanese

I suoli della Provincia di Milano possono inizialmente essere classificati a seconda dei pedopaesaggi: il valore prevalente risulta essere quello della media pianura idromorfa, che ne rappresenta il 22.4% (Sud), mentre procedendo verso nord si trovano suoli classificati come alta pianura ghiaiosa, terrazzi antichi e anfiteatri morenici. Queste tipologie di suoli sono indicatori dell’origine alluvionale della pianura. Dal punto di vista geologico il territorio è costituito da depositi fluvioglaciali localmente interrotti da depositi alluvionali affioranti in prossimità dei corsi d’acqua; tale successione plio-quaternaria ricopre in discordanza un substrato costituito da rocce carbonatiche e terrigene, ad eccezione del colle di San Colombano che forma un lembo isolato di pertinenza appenninica con la presenza di rocce di età mioplicenica. Dal punto di vista delle granulometrie si possono distinguere, da nord a sud, delle fasce a granulometria decrescente, così schematizzabili: zone a ghiaie prevalenti con ciottoli grossolani (fino a 30 cm) e ghiaie; zone a ghiaie e sabbie con una maggiore percentuale di sabbie, rispetto alla precedente; zone a sabbie prevalenti, zone ad argille prevalenti. Per quanto riguarda la componente idrogeologica, nel territorio della Provincia di Milano è stata individuata una vasta area, che si sviluppa a nord della linea di monte dei fontanili, in cui la struttura del sottosuolo e la natura dei terreni affioranti consentono l'infiltrazione delle acque verso le falde idriche: in tale contesto predomina la funzione di ricarica delle acque sotterranee anche grazie all'apporto dei corsi d'acqua naturali e artificiali, come il Canale Villoresi. In particolare, l'analisi condotta ha definito l'ambito di ricarica dell'acquifero tradizionale quello in cui ha sede sia la falda superficiale che quella più profonda.

Le cave rappresentano un fattore di pressione ambientale molto importante in quanto comportano trasformazioni profonde degli ambiti interessati in funzione dello sfruttamento economico della risorsa mineraria. I Comuni con cave attive sono prevalentemente distribuiti nella parte settentrionale della provincia e intorno a Milano. I comuni interessati dalle maggiori volumetrie di materiali scavati, ed anche dalle maggiori estensioni di superficie di cava, sono Peschiera Borromeo, Zibido San Giacomo, Pozzuolo Martesana e Gaggiano. Le aree interessate dall'attività di escavazione sono parti di territorio oggi evidentemente compromesse dallo stato d'uso, che potranno tuttavia avere un importante sviluppo futuro in termini di riqualificazione ambientale: il ripristino al termine dell'attività di escavazione costituisce un'interessante possibilità per la creazione di nuovi ambienti di elevata qualità. L'attuale quadro legislativo si è, infatti, evoluto attraverso una progressiva affermazione del concetto di recupero ambientale.

La presenza di siti contaminati rappresenta un problema ambientale di prioritaria importanza per le amministrazioni pubbliche e private. L'inquinamento del suolo è un fenomeno di alterazione della composizione chimica naturale del suolo causato, principalmente, dall'attività umana. L'alterazione dell'equilibrio chimico-fisico e biologico del suolo, lo predispone all‘erosione e agli smottamenti e può comportare l'ingresso di sostanze dannose nella catena alimentare fino all'uomo. Le sostanze che raggiungono le falde acquifere sotterranee, inoltre, possono danneggiare il loro equilibrio. Le interferenze con queste ultime possono manifestarsi e, di conseguenza, causare alterazioni pericolose nelle acque potabili.

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Gli eventi accidentali, gli sversamenti e lo scarico abusivo di rifiuti nel suolo e nel sottosuolo costituiscono le cause principali dei maggiori casi di inquinamento rilevati sul territorio lombardo, inquinamento che interessa in maggiore o minore misura tutte le matrici ambientali (aria, suolo, sottosuolo, acque di falda e superficiali). Solo in Regione Lombardia sono più di 800 i siti contaminati, dove sono in corso le attività di bonifica per il risanamento ambientale, e 1396 i siti bonificati. E’ opportuno evidenziare che l’obbligo di bonifica decorre dalla necessità di porre in essere sul sito operazioni per il raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti dal progetto di bonifica approvato dall’Amministrazione procedente. Regione Lombardia pubblica periodicamente gli elenchi dei siti contaminati e bonificati, elenchi che sono in continuo aggiornamento da parte dell’Ufficio Regionale per la Bonifica delle aree contaminate, ma vogliono comunque rappresentare lo stato dell’arte sul territorio lombardo. Va precisato che i siti censiti da Regione Lombardia si distinguono: - siti con contaminazione di suolo e falda; - siti con contaminazione o di solo suolo o di sola falda; - siti con contaminazione di falda e bonifica dei suoli conclusa. Attualmente in Provincia di Milano sono presenti: - 23 siti regionali, che interessano due o più comuni; - almeno un sito contaminato "comunale" in circa 100 comuni. In Provincia di Milano sono stati riconosciuti 4 Siti di Interesse Nazionale, la cui perimetrazione è stata definita ed approvata con decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare, dopo un iter di concertazione tra gli Enti locali interessati e la Regione: - Sesto San Giovanni (MI). Il perimetro del Sito comprende un territorio di circa 255 ha e include

interamente le aree occupate a partire dal 1906 dall’attività dagli stabilimenti siderurgici della Società Falck (dismessa nel 1995) e una parte delle aree dismesse della Breda e della Marelli;

- Pioltello-Rodano: il SIN include interamente il Polo chimico industriale ubicato tra i due comuni; - Bovisa (MI): il sito ex-Gasometri, denominato anche Officina del gas della Bovisa, è localizzato nella parte

Nord Ovest di Milano, alla confluenza linee ferroviarie per Varese e Novara; - Cerro al Lambro (MI), aree inquinate interessate da discariche abusive, poste in sponda destra del fiume

Lambro.

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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2.2 Piani, politiche e progetti: lo stato dell’arte

Il PTCP della Provincia di Milano disciplina le norme in materia di prevenzione di rischi geologici, idrogeologici e sismici, recependo le finalità di cui al D.Lgs 152/2006 e successive modifiche e integrazioni, svolgendo specifici approfondimenti conoscitivi e individuando le disposizioni per orientare in modo sostenibile le scelte progettuali. Il PTCP individua alla Tavola 7 gli Ambiti a rischio idrogeologico, costituiti dagli ambiti in cui si possa verificare un dissesto idrogeologico, e riporta le fasce fluviali del Piano per l'Assetto Idrogeologico (PAI) e le Aree a Vincolo Idrogeologico, recependo i contenuti del PAI vigente e le relative disposizioni.

Figura 1c: PTCP Provincia di Milano - Adeguamento alla L.R. 12/05 - Approvato con deliberazione consiliare n. 93 del 17/12/2013, Tav. 7"Difesa del suolo"

In Provincia di Milano è attualmente in vigore il Piano Cave approvato dalla Regione Lombardia il 16 maggio 2006 (D.C.R. 16 maggio 2006 n° VIII/166) predisposto sulla base dei criteri determinati dalla Giunta Regionale (D.G.R. 26/02/1999 n. 6/41714). Il Piano comprende anche il territorio della Provincia di Monza e Brianza, che sta solo attualmente elaborando un proprio piano cave. Nel territorio provinciale i materiali inerti estratti sono ghiaia, sabbia e argilla; i materiali lapidei non sono presenti. Il Piano cave provinciale identifica gli ambiti territoriali nei quali è consentita l'attività estrattiva, determina tipi e quantità di sostanze di cava estraibili nonché le modalità di escavazione e le norme tecniche da osservare nell'esercizio dell'attività. Il Piano inoltre individua le destinazioni finali delle aree al termine della coltivazione e ne detta i criteri per il ripristino. Il Piano distingue fra

• Ambiti Territoriali Estrattivi (ATE), che corrispondono all’unità territoriale di riferimento in cui è consentita l’attività estrattiva nel periodo di validità del Piano;

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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• cave di recupero (Rg), cave cessate in cui è consentita la temporanea ripresa dell’attività estrattiva al solo fine di consentirne il recupero ambientale;

• cave di riserva (Pg), cave destinate alla produzione di materiali inerti da utilizzare esclusivamente per le occorrenze di opere pubbliche;

• giacimenti sfruttabili (G), parte del territorio provinciale interessata dalla presenza di risorse minerali di cava priva di vincoli non eliminabili e ostacoli che ne impediscono lo sfruttamento.

Figura 2c: Distribuzione degli ambiti estrattivi in Provincia di Milano, Piano Cave Provinciale Esso ha durata decennale e prevede, nell’arco temporale di validità, l'estrazione di 57.757.000 mc di sabbia e ghiaia, oltre ad una modesta quantità di argilla (1.124.000 mc). Particolare attenzione viene, infine, attribuita ai recuperi ed ai ripristini ambientali degli ambiti estrattivi, finalizzati a garantire, sulla base di specifici progetti, la compatibilità ambientale e paesaggistica delle aree al termine delle coltivazioni. Il PTCP della Provincia di Milano rafforza il ruolo del recupero ambientale degli ambiti di cava; rimandando al Piano Cave per ciò che concerne le procedure e prescrizioni degli interventi di recupero, il PTCP prevede l'attuazione di recuperi e ripristini di cave "sulla base di progetti riferiti all'intero ambito di cava finalizzati al miglioramento della qualità paesistica dei luoghi e alla rinaturazione, con riferimento al Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico-ambientali." (comma 2, lett. a), art. 35 - Aree e ambiti di degrado e compromissione paesaggistica o a rischio di degrado, NdA del PTC approvato nel dicembre 2013).

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Il PTCP stabilisce, inoltre, che costituiscono obiettivi specifici per gli ambiti di cava: a. limitare e razionalizzare l’apertura di nuove cave, anche ai fini del contenimento del consumo di suolo; b. tutelare le acque, sia superficiali che sotterranee, da potenziali fenomeni di inquinamento; c. favorire gli interventi di recupero delle cave dismesse, integrandole nel contesto locale, disciplinando

adeguatamente l’attività estrattiva. d. recuperare le cave cessate ricomprese negli ambiti golenali, favorendo, ove possibile, la laminazione delle

piene fluviali. Un piano triennale 2012-2014 per aiutare i Comuni nelle operazioni di bonifica, ripristino e riqualificazione ambientale dei siti inquinati è stato approvato con deliberazione della Giunta regionale lombarda alla scadenza della passata Amministrazione regionale. Con questo strumento finanziario vengono messi a disposizione oltre 43 milioni di euro; sono fondi che permetteranno di portare a compimento gli interventi di bonifica di almeno 15 siti contaminati, alcuni dei quali sono già in corso (es. Lacchiarella/Mi), mentre per altri casi si tratta di interventi totalmente nuovi (es. Canegrate/Mi). La delibera prevede che 2,5 milioni di euro siano destinati a Province e ARPA per procedere alla ricerca delle sorgenti di inquinamento delle acque sotterranee. Scopo del piano è, da una parte, incentivare i privati (se non responsabili dell'inquinamento) a farsi carico delle bonifiche e della riqualificazione dei siti, e dall'altra, finanziare i casi più gravi in cui i Comuni hanno dovuto o devono sostituirsi d'ufficio ai privati che hanno inquinato. 2.3 Temi e problemi

Nell'ambito delle politiche per la programmazione/gestione delle attività estrattive e delle bonifiche dei suoli, si manifestano alcune questioni destinate ad alimentare l’agenda della futura Città Metropolitana. - Per la difesa del suolo risultano ormai sufficientemente definite le normative di riferimento e le

competenze dei diversi organi di governo. A seguito dell'estesa urbanizzazione che ha interessato negli ultimi decenni il territorio lombardo - ed in particolare il bacino Lambro-Seveso-Olona - il sistema di difesa idraulica, messo in atto sia dallo Stato che da Regione ed Enti locali, si è però mostrato ancora insufficiente. Per una corretta gestione del territorio è necessario, pertanto, affrontare le problematiche della sicurezza idraulica e della riqualificazione dei corsi d'acqua in un'ottica di bacino idrografico, in linea con il quadro generale previsto dal Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico del bacino del Po (PAI), e con la partecipazione di tutti i soggetti territorialmente interessati.

- Per le attività estrattive si rileva una decisa crisi del mercato che, in alcuni casi, può portare ad una drastica diminuzione della domanda di materiale di cava, con la conseguente necessità di riconsiderare gli obiettivi del Piano vigente.

- Nell'ambito delle bonifiche dei suoli, permane la richiesta di risorse agli Enti sovralocali per il ripristino e la riqualificazione ambientale dei siti inquinati, che, in ragione delle attuali difficoltà della finanza locale, potrebbe generare situazioni di difficoltà.

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3. Le funzioni della Città metropolitana di Milano nel quadro delle competenze interistituzionali: tracce per la discussione

La difesa del suolo, l'attività estrattiva e le bonifiche suoli non sono tra le funzioni fondamentali proprie della Città Metropolitana, ma lo è in quanto eredità della Provincia, come riformata, a cui succede9. Nell'ambito della difesa del suolo la CITTÀ METROPOLITANA DI MILANO svolgerà le funzioni attribuite alle Province, che sulla base delle normative regionali declinano norme di prevenzione in campo geologico, idrogeologico e sismico all'interno dei propri Piani territoriali. Per quanto attiene le attività estrattive, la CITTÀ METROPOLITANA DI MILANO svolgerà le funzioni attribuite alle Province, che sulla base dei criteri e direttive emanati dalla Regione, redigono, adottano e propongono un proprio Piano cave. Per quanto riguarda la bonifica dei siti contaminati la CITTÀ METROPOLITANA DI MILANO svolgerà le funzioni, direttamente e indirettamente a capo della Provincia in base alla normativa vigente (cfr. cap. 1). La REGIONE continuerà a svolgere le funzioni di programmazione, indirizzo e di coordinamento su tali temi (cfr. cap. 1), mentre resteranno funzioni dei COMUNI quelle attualmente esercitate in materia di pianificazione della componente geologica a livello comunale e di controllo e vigilanza sulle attività di cava svolte nei propri territori e sui siti contaminati rilevati all'interno dei confini comunali. Ulteriori funzioni potrebbero essere attribuite dallo Stato e dalle Regioni alla Città metropolitana nell’ambito del processo di riordino delle funzioni delle Province10, nonché in attuazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza di cui al primo comma dell’articolo 118 della Costituzione11. Altre funzioni possono essere delegate alla Città metropolitana dai Comuni (e viceversa), mediante convenzione12.

9 Ai sensi del comma 44 e dei commi 85, 86, 88 della L. 56/14. 10 Ai sensi dei commi da 85 a 97 della L. 56/14. 11 Ai sensi del comma 46 della L. 56/14. 12 Ai sensi del comma 11, lett. b) della L. 56/14.

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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Tabella 2c – Le funzioni della Città metropolitana di Milano nel quadro delle competenze interistituzionali

Macrofunzione Funzione Livello di esercizio

della funzione

Nuovo livello di Governo (il testo colorato indica il livello di Governo dal quale sono state assunte le funzioni trasferite: VERDE=Regione, BLU=Provincia, ROSSO=Comuni, ARANCIO=nuova funzione propria della Città

metropolitana) Temi e

questioni aperte

Regione Città

metropolitana di Milano

Comuni (singoli o in forma

associata)

Difesa del suolo

Programmazione

Emanazione di indirizzi e

disposizioni tecniche

Individuazione di obiettivi, indirizzi e previsioni con

efficacia prevalente per

l'assetto idrogeologico e sismico nei Piani

territoriali

Definizione della

componente geologica,

idrogeologica e sismica nei PGT

Risorse

Definizione dei programmi

pluriennali di interventi di

difesa del suolo

Attività estrattive

Programma-zione

Emanazione di indirizzi e

disposizioni tecniche

Approvazione Piani Cave Provinciali

Redazione e adozione del Piano Cave

Metropolitano

Verifica del

reale ed attuale

fabbisogno

Gestione

Vigilanza sull'esercizio e determinazion

e sanzioni amministrative per attività di

cava sul proprio

territorio

Bonifiche suoli

Programma-zione

Pubblicazione periodica degli elenchi dei siti contaminati e

bonificati

Gestione

Funzioni tecnico amministrative per la bonifica

dei siti contaminati

regionali

Funzioni tecnico amministrative per la bonifica

dei siti contaminati

Funzioni tecnico

amministrative per la bonifica

dei siti contaminati

comunali

Risorse

Definizione di un quadro

finanziario delle risorse da

destinare alla bonifica dei siti

contaminati

Reperimen-to risorse

per attuare i progetti di

bonifica

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Dossier 06 – Tutela e valorizzazione ambientale

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4. Riferimenti normativi Normativa nazionale • Legge 18 maggio 1989, n. 183 "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo" • Legge 9 dicembre 1998, n. 426 “Nuovi interventi in campo ambientale” • D.M. 18 settembre 2001, n. 468 “Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti

inquinati” • D.Lgs. 03 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” Normativa regionale • L.R. 8 agosto 1998, n. 14 “Nuove norme per la disciplina della coltivazione delle sostanze minerali di cava” • L.R. 27 dicembre 2006, n. 30 “Disposizioni legislative per l’attuazione del documento di programmazione

economico-finanziaria regionale, ai sensi dell’articolo 9 ter della L.R. 31 marzo 1978, n. 34” • D.G.R. 26 febbraio 1999, n. 6/41714 “Determinazione, ai sensi del primo comma dell'art. 5 della L.R. 8

agosto 1998, n. 14, dei criteri per la formazione dei piani cave provinciali” • L.R. 11 marzo 2005, n. 12 “Legge per il governo del territorio” • D.G.R. 10 febbraio 2010, n. 8/11347 “Revisione dei criteri e direttive per la formazione dei Piani delle Cave

Provinciali di cui al primo comma dell’art. 2 e al primo comma dell’art. 5 della L.R. n. 14/1998 in materia di cave"

• D.G.R. 30 novembre 2011 n. 9/2616 "Aggiornamento dei criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT"

• D.G.R. 22 dicembre 2011, n. 9/2752 “Revisione della normativa tecnica di riferimento per la formazione dei piani provinciali delle cave, ai sensi del terzo comma dell’art. 2 e del secondo comma, lettera g), dell’art. 6 della L.R. 8 agosto 1998, n. 14”

Normative diverse • D.C.R. 16 maggio 2006, n. 8/166 “Piano cave della provincia di Milano – Settori merceologici della sabbia,

ghiaia e dell’argilla”

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