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Giuseppe Parini, un aristocratico anti-aristocratico

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Un articolo, con l'intento di costituire un ausilio per gli studenti del penultimo anno dei licei, volto a presentare i testi di Parini, da "Il Giorno" alle "Odi", che risultano essere di vario argomento: un autore interessante per la sua sferzante critica alla nobiltà frivola del Settecento, un uomo che si fa portavoce, sia pure da religioso qual era (portò infatti sempre l'abito talare con estrema dignità), di un Illuminismo lombardo, molto più critico di quello veneziano goldoniano. L'ironia pariniana ne "Il Giorno", il poemetto incompiuto, è talvolta feroce. Parini, un autore affascinante, anche se non si presta ad una facile e piana lettura testuale, e questo anche perché l'abate brianzolo, culturalmente, si è sempre dimostrato, come emerge anche dalle sue 19 "Odi", un aristocratico, che da tale vuole "pungere" la raffinata quanto vacua aristocrazia a lui contemporanea.

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GIUSEPPE PARINI- IL GIORNONel Giorno Parini si finge maestro di consuetudini di un giovane aristocratico (il "giovinsignore"). Con sagace ironia descrive le occupazioni del nobile durante tutto l'arco dellagiornata. Parini pubblicò Il "Mattino" (1763) ed il "Mezzogiorno" (1765), mentre la terzaparte dell'opera, la "Sera", articolata nel "Vespro" e nella "Notte", fu pubblicata postu-ma (1804). Sulla satira pariniana dobbiamo notare che è profonda e triste: si pens: allarievocazione del cocchio in corsa, che travolge il plebeo, macchiando di "sangue plebeo"le ruote del carro.IL MATTINO (1763)Il mattino ha inizio con il risveglio del giovin signore. quando il sole è già alto. Egli. in-fatti. non può alzarsi all'alba, come i contadini e gli artigiani. poiché è rientrato "a tardasera" in "aureo cocchio", dopo aver gustato. durante la serata. bevande toscane ed un-ghereSI prelibate (''l'ongarese bottiglia"). Non osi Febo Apollo, dio del Sole, disturbare ilrisveglio di questo semidio terreno. Potrà fare colazione come meglio crede: potrà gustare"in preziosa tazza" caffè pròvenienti dal Guatemala e dai Caraibi e pensare a quanteguerre Cortes. Pizzarro ed altri conquistadores hanno cornbattutto contro le popolazionilocali ("generosi Incassi", cioè gli Incas) per portare tali delizie al palato del giovin SI-gnore. Non osi disturbarlo un servo indiscreto per presentargli un sarto che. non soddi-sfatto della retrlbuztone. viene a chiedere il saldo. Entrino invece i maestri di canto. bal-lo e francese per intrattenerlo in piacevoli pettegolezzi durante le complicate pettinatureed incipriature. A questo punto Parini introduce la favola della cipria, introdotta da Amo-re per eliminare ogni segno di differenza tra i suoi seguaci di diversa età. Trascorsa COSIla mattinata. il giovin signore SI prepara per andare a pranzo dalla dama: corre sul coc-chio, ed il "memore cocchier" non badi se travolge qualche plebeo durante la corsa; al-tre volte. purtroppo, afferma Parini con tragica ironia. il cocchio del giovin signore è do-vuto correre con le ruote sporche di "sangue plebeo".IL MEZZOGIORNO (1765)Il giovin signore va a pranzo dalla sua dama. Parini introduce qui la favola del piacere:nobili mangiano per piacere. mentre i plebei mangiano per necessità ("A variar la terrafu inviato il Piacere"). Nel "Mezzogiorno" è presente il celebre episodio della verginecuccia. Durante Il pranzo si distinguono alcuni commensali, tra cui un formidabile man-giatore ed un vegetariano, che biasima la crudelta degli uomini che sacrificano poverianimali per la propria gola. Le parole del vegetariano fanno piangere la dama. che ricor-da il triste giorno nel quale la sua cagnolina, una "semi dea terrena". la "vergine cucciade le Grazie alunna". fu presa a calci da un servo per un piccolo morso. Il servo fu cac-ciato dalla casa e gettato sul lastrico insieme alla moglie ed ai figli. nonostante avessereso alla dama immensi servizi per vent'anni. anche quelli di intermediario con gli amantidella signora. Durante il pranzo, il giovin signore stia attento affinché la dama non vengatroppo corteggiata da altri, e parli pure delle dottrine dei filosofi francesi. ma solo diquelle che disprezzano la religione e non di quelle che parlano dell'uguaglianza degliuominiIL VESPRO (1804)Dopo noiose visite di cortesia ad un amico uscito dalla malattia, il cavaliere e la damasi recano al corso: passino per prime le carrozze dei nobili che hanno titoli nobiliari piùalti. Il giovin signore si intrattiene in piacevoli conversazioni con altre donne per fare in-gelosire la sua dama, ma intanto anche il cocchio della dama è circondato da altri si-gnori. Scende Infine la notte, "uguale per tutti" (per nobili e per plebei). •LA NOTTE (1804)Una "folla d'eroi" (di cicisbei e di rammolliti, di effeminati): l'intenditore dei cavalli.quello delle donne e la "matrona del loco", ovvero la vecchia aristocratica (guardi benela disposizione degli invitati nei vari tavoli, in modo da non suscitare gelosie o Invidie orisentimenti tra nobili di diverso grado nobiliare. che magari si trovano accostati). Tra icicisbei Parini rroruzza in modo particolare sulla figura dello sfilacciatore di arazzi, chepenserà, disfando un arazzo rappresentante la guerra di Troia, di stare combattendo an-che lui una guerra di Troia durata 10 anni (il tempo Impiegato per unire i vari fili). Que-sta parte dell'opera è incompiuta.

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-2-LE ODI1)LA SALUBRITÀ DELL'ARIA (1759)SI contrappone decisamente la citta alla campagna: la campagna è pace rasserenatricedei sensi e dello spirito. Il bel paese della Brianza (Bosisio, luogo natale del poeta), ri-parato dai monti. non è disturbato dall' "Austro scortese" (lo SCirocco, vento che portaumido e pioggia). La gente "de' miei colli" non è afflitta dalle nuvole e dall'umidita diMilano, ma "è vegeta e robusta". A Milano il letame è ammucchiato alto e "fermenta";l'aria è ammorbata e ristagna di cattivi odori. Si definisce "stolto" il cittadino che nonconsidera come propri i danni comuni e che resta indifferente2)L'EDUCAZIONE (1764)L'ode è dedicata a Carlo Imbonati, figlio del conte Pietro, direttore dell'Accademia deiTrasformati, presso la quale Parini scrisse le Odi. Parini è precettore di Carlo e vuole quifesteggiare due avvenimenti: 1 )Ia guarigione di Carlo, appena uscito da una malattia:2)il compleanno di Carlo (compie 11 anni). Il poeta si rammarica del fatto che, a causadella sua povertà, non possa fare un regalo a Carlo, e pertanto gli dedica quest'ode.Brillano come scintille le vivaci pupille di Carlo, e la guancia; "tondeggiando" sul viso,riprende colore. I capelli vengono di nuovo liberati e scendono biondi sulle spalle. similiad un ruscello d'oro. Il fanciullo torna a correre irrequieto (si ritrae una caratteristica ditutti i fanciulli, l'Irrequietezza). Il fanciullo. "cura e diletto" del poeta, compie oggi 11anni: il poeta invita i suoi versi a cantare sotto il sole tali avvenimenti ed a scenderedolci e musicali sul cuore del giovinetto. come se fossero alati Il poeta vorrebbe somi-gliare al centauro Chi rane. che curò l'educazione di Achille, figlio di Tetide (similitudine).Le opere lodevoli sono possibili solo se l'anima viene educata. L'ultima parte dell'ode ri-prende molto dalla mitologia greca.3)LA CADUTA (1785-86)Il poeta immagina di camminare zoppicando m una via affollata da carrozze (Parini eraclaudicante), durante le intemperie. Il poeta, o per un sasso sporgente, o per il passo in-certo. cade in terra. Passa un fanciullo e ride, per la caduta del poeta, ma subito il risosi muta in pianto. Passa un altro, meno crudele, che aiuta il poeta a rialzarsi raccoglien-do anche il "vano bastone" ed il "cappel lordo" (infangato) Questa persona riconosce ilpoeta, colui che deve "porre fine al Giorno" Il poeta è famoso per I suoi versi, non perville, né per ricchezze, né per parenti altolocati. L'interlocutore invita il poeta a lasciarela sua Musa o a fare come gli altri. ovvero ad asservirla ai voleri dei potenti. Il poeta ri-sponde al passante una frase destinata a diventare celebre: "Umano sei, non giusto".Sdegnato, il poeta si allontana, e con il "dubitante piè" torna al "suo tetto". L'ode hacarattere morale ed autobiografico: il poeta ribadisce il valore della libertà di coscienzae di espressione, iniziando così a segnare la fine del mecenatismo. É una delle odi piùcelebri del Parini4 )IL DONO (1790)Prende spunto da un regalo ricevuto dalla marchesa Paola Castigliani. che aveva regala-to al Parini I sei volumi delle tragedie dell'Alfieri. Quest'ode e dedicata e indirizzata allamarchesa. Si nota il contrasto fra due sensazioni diverse: 1 )l'immagine cupa dell'Alfieri;2)la figura sorridente della marchesa, che fa quasi da contrasto. La marchesa quasi di-vinizzata, è paragonata ad una Grazia (è questo il germe della divinizzazione della donnache si compirà nel Foscolo).5)IL MESSAGGIO (1793)E un vero capolavoro, che SI sofferma sul tema del destino umano. L'ode è dedicataall'inclita Nice, sotto il qual nome arcadico si nascondeva Maria di Castel barco sorellaminore della marchesa Paola Castigliani. Il motivo perde tutto ciò che poteva avere diesteriorita galante e si chiude con un inno all'eterna bellezza. Il tono è piuttosto malin-conico' il poeta, che si sente vicino alla morte, serberà in se Il senso della bellissimadonna. Il poeta e a letto ammalato, per le sue gambe deboli, ma appena sente il nomedi Paola Castigliani Il suo cuore palpita ("Rapido il sangue fluttua"). Segue una deSCri-zione della donna (il sorriso sembra esserle donato da Venere). Questo secolo (il Sette-cento), afferma Parini, sta per chiudersi. e sta per chiudersi anche la sua vita, ma l'ideadella bellezza potrà quasi rendere viva la sua polvere Inerte (i I suo corpo morto). Sonomotivi che saranno ripresi da Foscolo.

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-3-6)SUL VESTIRE ALLA GHIGLIOTTINA (1795)L'ode. dedicata ad una generica Silvia (forse un'amica del poeta). prende di mira unamoda diffusa prima a Parigi e poi a Milano: tale moda fu detta "alla ghigliottina" perchépresentava un'acconciatura simile a quella dei condannati alla ghigliottina (erano scoper-te le spalle ed il collo) Il poeta vede in questa moda la corruzione dei costumi. Il Pariniinvita l'ingenua Silvia a lasciare tale moda alle donne stupide; e una "perversa indole".segno di una società in rapido dissolvimento. La pudicizia è il vanto particolare delladonna. Lo stile dell'ode è semplice, e retorico In più punti. Non è tra le odi più celebridi Parini Si consideri che Parini si era fatto sacerdote solo per poter proseguire gli studie per quanto non avesse una sincera vocazione, portò sempre l'abito tal are con dignità.7)ALLA MUSA (1795)E l'ultima ode del Parini ed è dedicata al marchese Febo d'Adda, ex alunno del poeta. Iltono è solenne e pacato. L'arte. in quest'ode, è concepita come facoltà purificatrice.consolatrice, educatrice. Il poeta si rammarica che Febo d'Adda non scriva più versi. co-me un tempo. Il Parini, in conclusione. si definisce "itallco cigno". che, dall'alto. disprez-za il "vile volgo maligno" (riprende Orazio, che in un'ode aveva affermato "Odio il volgoprofano e sto in disparte"). Sui poeti d'occasione Parini afferma la superiorità del suoideale poetico. Emerge quindi una concezione aristocratica della poesia. concezione cherisponde anche al tono del Giorno ed alla figura del poeta.

P.S. Carattere delle odi del PariniParini ha scritto 19 odi (l'ultima è "Alla Musa"). non tutte ugualmente importanti. Sonopresenti i sgg. motivi: autobiografici (relativi alla sua funzione di precettore dei figli del-le famiglie nobili), morali, estetici (petrarchismi e raffinatezze auliche, latinismi), arcadi-ci. retoriciDefinizione di "ode": poesia scritta per essere ascoltata. L'ode ebbe origine In Grecia. maha avuto notevole diffusione fino a tutto l'Ottocento. con Parini. Foscolo e Manzoni.