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La comunicazione e i “testi” LINGUISTICA e COMUNICAZIONE (prof.ssa Iride Valenti) e-mail: [email protected] aa. 2012-2013 1

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La comunicazione e i “testi”

LINGUISTICA e COMUNICAZIONE(prof.ssa Iride Valenti)

e-mail: [email protected]. 2012-2013

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Testi di riferimento

a) R.A. DE BEAUGRANDE, W. U. DRESSLER, Introduzione alla linguistica testuale, Bologna, Il Mulino, 1981.

b) F. BRUNI, G. ALFIERI, S. FORNASIERO E S. TAMIOZZO GOLDMANN (a c. di), Manuale di scrittura e comunicazione, Zanichelli, 2006.

c) S. GENSINI, Fare comunicazione, Roma, Carocci, 2008.

d) F. SABATINI, V. COLETTI, Dizionario della lingua italiana, 2008, Sansoni.

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La linguistica testuale (Beaugrande, Dressler 1994)

• Dagli anni Sessanta, “testo” e “competenza testuale” = punto di intersezione fra ricerca comunicativa e ricerca linguistica.

• Il “testo” è il perno dello scambio comunicativo: è un messaggio che, svolgendosi intorno a un unico tema, presenta i caratteri dell’unità e della completezza, dal punto di vista formale e semantico, in una situazione concreta. Ciò avviene in rapporto a chi produce il testo (emittente) e a chi lo riceve (ricevente).

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Definizione del concetto di testo Il testo è un enunciato complesso, orale o scritto, considerato un’entità unitaria in base a proprietà particolari quali:

la compattezza morfosintattica (coesione),l’unità di significato (coerenza).

• Testo < TEXTU(M) ‘tessuto’ (metafora di Quintiliano)

V. anche, sul piano narratologico, le altre metafore di natura testuale come trama (di un romanzo, di un racconto)/ordito e intreccio.

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Definizione del concetto di testo

Il “testo” è l’unità fondamentale della nostra attività linguistica: un’unità che corrisponde a una determinata intenzione comunicativa e che si distingue dalla frase non tanto quantitativamente, quanto qualitativamente. Il testo nasce da un’esigenza di continuità e un’esigenza di progressione (di sviluppo). Il testo è un insieme di frasi, ma può consistere anche di una sola frase, purché essa sia un enunciato e rappresenti un messaggio che l’emittente considera completo.

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Tipi di “testo”• Esistono vari tipi di testo (da un ciao a un’intera

conferenza) che si distinguono in rapporto :• alla maggiore o minore incidenza dei fenomeni di

ellissi (che è ciò che li rende più rigidi o più elastici).• allo scopo della comunicazione: raccontare,

descrivere, dare informazioni, argomentare, regolamentare ecc.• al tipo di destinatari cui il testo è destinato

• In situazione, cioè nella realtà dell’enunciato:• spesso gli argomenti vengono sottintesi• avverbi, locuzioni avverbiali e pronomi vengono

impiegati con funzione testuale 6

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TIPI TESTUALI• TESTI REGOLATIVI: contengono norme, prescrizioni, istruzioni, regole di

comportamento o d’uso (manuali di giardinaggio, regolamenti, leggi dello Stato, istruzioni d’uso);

• TESTI DESCRITTIVI: contengono gli elementi necessari a descrivere qualcosa o qualcuno (curriculum vitae, guide turistiche). Tendono a tradurre verbalmente un’immagine, a fornire il più efficace ed economico percorso di osservazione di un oggetto.

• TESTI INFORMATIVI-ESPOSITIVI: contengono informazioni, dati, notizie e conoscenze (orario ferroviario, testo scolastico di topografia, notizie di agenzia prive di commento; messaggi di segreteria, avvisi, annunci, inviti)

• TESTI ARGOMENTATIVI: propongono dei ragionamenti che hanno come scopo principale quello di convincere l’interlocutore o gli interlocutori con un complesso di ragionamenti opportunamente collegati fra di loro allo scopo di convalidare o di confutare una tesi.

• TESTI NARRATIVI: contengono la narrazione di qualcosa (favola, romanzo, articolo di cronaca, resoconto di un’esperienza personale, manuale di storia). 7

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La competenza testualeEsempi

a) Luca ha preso in prestito un libro dalla biblioteca scolastica. È un libro di storia romana sul quale egli deve preparare una ricerca. Mario possiede lo stesso libro, ma non ha voluto prestarlo all’amico.

b) Il libro di Giovanna è nella libreria. Mio cugino ha perduto il suo libro. Non pare che abbiano ancora stampato il nuovo libro di Eco. Perché le hai regalato il libro più economico?

c) Ho comperato i libri scolastici di mia figlia. La bolletta del telefono è arrivata questa mattina. Domani ritirerò la macchina dal carrozziere. Mio figlio ha rotto un vetro al vicino. Le spese non finiscono mai!

d) Hai visto che pioggia? Da stamattina...non se ne può più. Io francamente ho tanta voglia di uscire. Forse ci potremmo vedere un bel film che ho registrato ieri...

e) Veni, vidi, vici

f) Arriverò domani, treno 15,30. Mario8

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Le sequenze precedenti sono collegate da inferenze di varia natura

A volte si è in presenza di frasi ben coese: fondamentale è la coesione, garantita da referenza endoforica e esoforica: es. in a) e in e).

A volte si è in presenza di frasi accostate senza alcun grado di coesione: es. in b).

A volte, sequenze totalmente prive di legami coesivi - ess. in c), d) - risultano ben formate sul piano testuale, in ragione del principio di “cooperazione” tra emittente e ricevente (Grice 1913-1988) che innesca meccanismi di elaborazione cognitiva da parte del ricevente, chiamato in causa da ogni testo perché collabori e ricostruisca ciò che manca dandovi un senso, cioè attivi conoscenze del sistema linguistico attraverso il quale il messaggio è veicolato.

A volte, il processo inferenziale è attivato dal contesto situazionale in cui viene prodotto il testo o dalle conoscenze del mondo che il parlante assume siano condivise dal ricevente: es. g). 9

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La lingua nella realtà del “testo”• Per padroneggiarla, non basta conoscere la

lingua come sistema “virtuale”, descritto dalla grammatica.

• Quando la lingua è usata per comunicare, infatti, presenta fenomeni che non si spiegano con le regole della pura grammatica, ma con quelle della comunicazione:

• Economia• Efficacia

• In questo caso, la lingua si studia da una prospettiva pragmatica e testuale 10

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Uso letterale e uso non letterale delle espressioni linguistiche

Implicature conversazionali (Grice, 1967)

• Vi sono forme di comunicazione in cui il significato non coincide con le informazioni materialmente date dalle parole usate, ma va ricostruito riconoscendo le intenzioni del parlante.

• La comunicazione si rivela allora come una forma di interazione sociale, nella quale intervengono:

• norme esterne dei comportamenti linguistici;• l’intenzionalità dei parlanti

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Le “massime” di GriceForma basilare della comunicazione è allora la “conversazione”, al cui interno i partecipanti sottostanno a delle massime:

1.PRINCIPIO DI COOPERAZIONE: i partecipanti si sentono, per così dire, obbligati a dare un loro contributo affinché la conversazione in cui sono immersi funzioni bene

2.QUANTITÀ: dare un contributo conversazionale in modo opportuno, ossia né maggiore né minore di quanto richiesto: l’evasività e la laconicità fanno smarrire

3.QUALITÀ: fornire un contributo appropriato

4.RELAZIONE: essere pertinenti

5.MODALITÀ, occorre essere perspicui. 12

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REQUISITI DI TESTUALITÀ E TIPI TESTUALI

Alle spalle dei singoli testi (occorrenze comunicative) vi sono:

• principi generali o REQUISITI DI TESTUALITÀ

• TIPI TESTUALI, che raggruppano classi di testi in base a certe caratteristiche comuni 13

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I sette principi costitutivi (requisiti) del testo secondo De Beaugrande-Dressler 1981

1. Intenzionalità

2. Accettabilità

3. Informatività

4. Situazionalità

5. Intertestualità

6. Coesione

7. Coerenza

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1-2) Intenzionalità e accettabilità

1.Intenzionalità – Intento di comunicare qualcosa: si riferisce a «tutti i mezzi utilizzati da chi produce un testo per perseguire e realizzare le proprie intenzioni».

2.Accettabilità – Concerne l’atteggiamento del ricevente, il quale si aspetta sempre che un testo soddisfi determinati requisiti.

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3. Informatività – riguarda il grado di informazione di un testo: esprime il grado in cui un testo giunge atteso o inatteso, rappresenta un fatto noto o ignoto:• la -e di velocemente è meno informativa dalla -e di

veloce, perché nel primo caso è necessaria, nel secondo si trova in opposizione a -i di veloci;• l’agg. bianco è meno informativo nel sintagma la

bianca luna (la luna non può non essere bianca), ma lo è di più nel sintagma un cavallo bianco;• gli enunciati con funzione fatica sono assai meno

informativi degli enunciati che fanno appello alla funzione poetica o a quella referenziale.

3) Informatività

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4. Situazionalità – è il trovarsi di un testo in una determinata situazione: Accendere i fari nella galleria ha un significato inequivocabile all’imbocco della galleria stessa. Esso non può non essere breve: è la situazione che lo richiede.

5. Intertestualità – è il rapporto tra un testo presente ed un testo o altri testi assenti, ma vivi nella memoria del ricevente. La forma più semplice dell’intertestualità è la citazione: Vedi che guaio, sei stato poco prudente! Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

4-5) Situazionalità - Intertestualità

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6-7) Coesione - Coerenza

6. Coesione – Concerne i rapporti grammaticali e il modo in cui sono collegati tra di loro i vari elementi di un testo. È garantita dai connettivi (v. infra) testuali.

7. Coerenza – Riguarda la connessione tra i contenuti presenti nel testo. Si esprime mediante rapporti di causalità, scopo, successione temporale ecc. e si fondo sul principio di causalità e di relazione per cui gli eventi devono sempre essere connessi secondo un ordine logico

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La coesione• collegamenti appropriati di tutte le parti di un testo (tra

singole sequenze o gruppi di sequenze, sia adiacenti che distanti), assicurati dai connettivi testuali:

desinenze e concordanze morfologiche (genere, numero, persona, tempo, aspetto, modo);preposizioni;congiunzioni (in particolare le congiunzioni testuali);pronomi (lo, la, gli, questo, quello, ecc.);commutatori (deittici, articoli determinativi, particelle avverbiali);espressioni composte da più elementi (da una parte...dall’altra);vocaboli specificamente attinenti al tema trattato;avverbi di luogo e di tempo (anche gli avverbi frasali);gerundi presenti di alcuni verbi che riguardano gli atti del “dire” e del “pensare”;segnali discorsivi, nei testi orali o che simulano il parlato (allora, cioè, vedi);altri legamenti sintattici e di significato (ripetizioni, parafrasi, ellissi).

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FORICITÀ • Tra i mezzi di coesione, rilevante è la FORICITÀ (<

gr. pherō, lat. fero ‘porto’) — subordinata alla presenza di un re-ferente da identificare:

riguarda tutti gli elementi linguistici che all’interno di un testo:

a) rinviano ad altri elementi che ricorrono nel testo stesso (referenza endoforica) e possono essere:

– elementi di cui si è già parlato (anafora) – elementi di cui presto di parlerà (catafora);

b) rinviano al contesto situazionale (enciclopedia; elementi noti al mittente e al destinatario) esterno al testo (referenza esoforica). 20

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Referenza endoforica: ANAFORA (< gr. anapherō ‘ripeto’)

È un elemento che le lingue hanno a disposizione per “legare” assieme porzioni più o meno ampie di testo. È uno dei meccanismi più importanti e delicati del testo.

Si ha quando un termine (ad es. un pronome) si riferisce ad un altro che lo precede.

Vediamo come funziona:

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Ieri uscendo di casa per andare al lavoro ho visto un gatto grigio che se ne stava vicino alla porta del garage… Quando la sera sono tornato a casa, il gatto era ancora lì… Non ci ho pensato due volte: prima che Ø1 andasse Ø2 a finire sotto qualche macchina, l’ho preso, l’ho portato in casa e gli ho dato del latte caldo. La bestiola si è subito rianimata, e per prima cosa Ø3 ha cominciato Ø4 a esplorare la casa …

Ø indica i casi di ellissi (del soggetto) e la marca di accordo del verbo (segnale anaforico).

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Forme possibili di ripresa anaforica:

• ripetizione del sintagma nominale definito: un gatto grigio … il gatto;

• sintagma nominale definito espresso:a) da un sinonimo (un gatto … il micio …);

b) da un sovraordinato (il felino … la bestiola…);

c) un nome generale (un operaio… l’uomo);

d) una perifrasi (il papa… il vescovo di Roma);

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• pronomi tonici (lui/egli/esso…) e atoni (lo, gli, ecc.);• l’ellissi in cui fa da segnalatore anaforico la marca di

accordo sul verbo;• anafora zero (in cui manca anche la marca di accordo

sul verbo (temevo che il gatto andasse Ø a finire…; Maria è entrata in cucina Ø sbadigliando);

• “incapsulatore” anaforico con antecedente frasale (Due anziani hanno tentato di togliersi la vita con i barbiturici … All’origine del gesto…), in cui il cosiddetto “incapsulatore” riassume e racchiude una porzione del testo precedente.

• anafore associative (ieri ho visto un bellissimo film: gli attori erano bravissimi e la scenografia era superba.Il regista è un giovane iraniano che...).

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Referenza endoforica: CATAFORA (< gr katapherō porto avanti’)

si ha quando un termine (ad es. un pronome) si riferisce ad un altro che lo segue:

Codesto solo oggi possiamo dirti,/ ciò che non siamo, ciò che non vogliamo (Montale);

Se lo vedi, invita anche Gianni alla festa

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Da Pirandello, Il giardinetto lassù, in Novelle per un anno, 1985, II, p. 974:

Che Ø1 voleva dirmi?L’affanno cresciuto non dava adito alle parole, che volevano certo

esser aspre, a giudicare dagli sguardi e dai gesti con cui, Ø2 tossendo, Ø3 cercava di farmi comprendere.

– Il servo? – gli domandai, cercando, angustiato, una interpretazione.

Ø4 Accennò si sì più volte col capo, irosamente; poi con la mano tremolante, Ø5 mi fece altri gesti.

– Lo caccio via?

– Sì. sì. sì, Ø6 m’accennò col capo, di nuovo.

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Per quanto l’indignazione, a cui pareva in preda il povero infermo, ora si comunicasse anche a me, al pensiero che quel servo vigliacco si fosse approfittato dei brevi momenti durante la giornata, nei quali ero costretto ad allontanarmi; pure restai perplesso. Venivo proprio ad annunziargli che, d’ora in poi, non avrei più potuto trattenermi a vegliarlo, a curarlo, come nei primi giorni della malattia.Cacciando ora il servo, poteva egli restar solo lì in casa?Mi venne in mente lì per lì di persuaderlo a Ø7 cercar ricovero o in un ospedale o i qualche casa di salute, e gliene feci la proposta. Nonno Bauer (lo chiamavo così fin da quand’ero ragazzo) mi guardò con occhi smarriti…

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A) SEMANTICI: collegano elementi contenutistici in quanto tali e quindi

istituiscono relazioni tra i “fatti” di cui si parla.

B) TESTUALI: collegano parti del testo in quanto unità di discorso

I connettivi

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collegano elementi contenutistici in quanto tali e quindi istituiscono relazioni tra i “fatti” di cui si parla. Possono rientrare tra questi:

• gli elementi che segnalano gli snodi temporali nei testi narrativi (all’improvviso, ad un tratto, d’un colpo, un giorno, una volta e sim.);

• gli elementi che mettono in relazione temporale due eventi (dopo, poi, il giorno dopo, l’anno successivo, dopo due mesi ecc.);

• la contemporaneità di due eventi (contemporaneamente, nel frattempo, in quel preciso momento ecc.);

• l’anteriorità (poco prima, l’anno prima, precedentemente ecc.).

a) Connettivi semantici

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b) Connettivi testuali (v. anche Sabatini-Coletti)

Collegano parti del testo in quanto unità di discorso: gli elementi che servono a scandire il testo in parti

(in primo luogo, in secondo luogo, per prima cosa, infine ecc.);

gli elementi che segnalano gli snodi importanti del testo, l’apertura, la chiusura dell’intero testo o di una sua parte (Vorrei cominciare, Come ho già detto, Analizzeremo adesso, Vedremo poco più sotto, In conclusione ecc.)

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I connettivi testuali possono avere molteplici funzioni:

funzione additiva quando segnalano l’aggiunta di nuove informazioni (e, anche, inoltre, oltre a ciò, possiamo inoltre aggiungere e sim.);

funzione avversativa, quando segnalano una contrapposizione (al contrario, all’opposto, anzi, ciononostante, in caso contrario, invece, nondimeno ecc.);

funzione esplicativa, correttiva, esemplificativa e riassuntiva (come ad esempio, a voler essere più precisi, infatti, in effetti, in altre parole, in breve, riassumendo);

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funzione consecutiva (così, dunque, per questi motivi ecc.);

funzione comparativa quando instaurano paragoni tra sequenze consecutive (allo stesso modo, così, più spesso ecc.);

funzione pragmatica quando si segnala l’inizio o la fine di uno scambio [demarcativi] (nel testo orale: Pronto?, bene, okay ecc.); quando si vuol richiamare l’attenzione dell’interlocutore (sai, sapessi, lo sai? ); quando si vuol puntellare il testo o riempire spazi vuoti (insomma, praticamente, niente ecc.).

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La pragmatica: atti linguistici (Austin 1955 e Searle 1969)

LA PRAGMATICA STUDIA L’USO DELLE ESPRESSIONI LINGUISTICHE. L’USO CONSISTE NELL’ESECUZIONE DI DETERMINATI ATTI LOCUTORI: produzioni di parole, sintagmi, frasi dotati di sensi e riferimenti individuabili. Tutti si possono suddividere in– ATTI PROPOSIZIONALI: riferimento a determinate

entità e predicazione di proprietà di esse;– ATTI ILLOCUTORI: l’associazione, per convenzione, di

una forza sociale: una constatazione, un ordine, un consiglio, una promessa ecc. (vi dichiaro marito e moglie);

– ATTO PERLOCUTORIO: influenza esercitata sui destinatari allo scopo di ottenere un’informazione, far compiere una certa azione ecc.

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Altri tipi di testo: SMS, e-mail, chatDifferenze tra: – Mezzi di scrittura elettronica che servono per

dialogare (e-mail, chat, instant messaging, SMS), caratterizzate da sigle, abbreviazioni, brachilogie e anglicismi;

– Pagine WEB: scritte per lo più in italiano standard o neostandard.

Centralità della dimensione dialogica

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Scrittura elettronica e italiano giovanile• Influsso dell’inglese internazionale, anche in

ordine all’uso di alcune abbreviazioni (&, @);

• Impiego di “acrofonie”: una singola lettera non è usata per indicare un solo suono, ma l’intera sequenza fonetica che costituisce il suo nome nell’alfabeto (k8 ‘cappotto’, xke ‘perché’, c6 ‘ci sei’);

• Accoglimento di varietà meno prestigiose, come dialetti locali, usati in funzione paragergale (non in tutte le regioni allo stesso modo)

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Distinzione tra scritto e parlato• I fenomeni giovanili collegati alle nuove

tecnologie (per alcuni, “devianti”) sono confinati nell’uso scritto: ne potrebbe risentire la lingua scritta, piuttosto che quella parlata.– Le abbreviazioni costituirebbero un limite per la

difficoltà stessa di elaborazione e decodifica da parte dei riceventi

– Ma non è impossibile che le abbreviazioni rappresentino l’avamposto di un futuro arricchimento delle norme grafiche.

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Comunicazione Etimo = latino communis da communicare

‘rendere comune, partecipare q.sa a q.no’

RECIPROCITÀ E circolarità del concetto antico di ‘comunicazione’

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Comunicare

• UN’INTERAZIONE LINGUISTICA fra soggetti per la condivisione di:– un sapere– una volontà.

• INSEPARABILITÀ DEL LINGUAGGIO DALLA PRATICA SOCIALE

• RAPPORTO INTERATTIVO FRA PARLANTE E ASCOLTATORE

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ComunicazionePerché si realizzi il processo di comunicazione occorrono:

–Un contenuto da comunicare– L’atto del comunicare– Gli effetti dell’aver comunicato

– L’individuazione della specificità di ogni situazione comunicativa– L’uso di diversi codici di comunicazione– La scelta dello stile adeguato– L’uso delle potenzialità espressive della lingua– L’applicazione di criteri di leggibilità e comprensibilità

Non basta produrre informazione per essere sicuri che arrivi a destinazione e produca l’effetto desiderato.

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ComunicazioneSpessore teorico e validità pratica

Affinché la comunicazione si stabilisca e abbia esito positivo:

• Produttore e ricevente devono condividere abilità, conoscenze, competenze e addestramenti

• Il produttore deve fare lo sforzo maggiore, possedere due caratteristiche:

1) Consapevolezza di dover fronteggiare la distanza, culturale, sociale, professionale, dal destinatario

2) Capacità di utilizzare alcuni accorgimenti per ridurre al minimo i rischi derivanti dalla distanza dal destinatario

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ComunicazioneA volte, il produttore identifica la comunicazione-oggetto con la comunicazione-atto/effetto

Da ciò dipende lo scarso controllo di:– Processo comunicativo e suoi effetti– Forma linguistica dell’oggetto della comunicazione

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da Aristotele (384-322 a. C), Retorica, 1358 a-b

Della retorica i generi sono in numero di tre: altrettanti infatti sono anche i tipi degli ascoltatori dei discorsi. Il discorso è costituito a sua volta da tre elementi: da colui che parla, da ciò di cui si parla e da colui a cui parla; e il fine è rivolto a quest'ultimo: l'ascoltatore. È necessario che l'ascoltatore sia o spettatore o giudice, e che il giudice decida o sul passato o sul futuro.

V'è chi decide sul futuro, come il membro dell'assemblea; quello che decide sul passato, come il giudice; quello che decide sul talento dell'oratore, cioè lo spettatore: cosicché necessariamente vi saranno tre generi della retorica: il deliberativo (rivolto al futuro: consigliare e sconsigliare), il giudiziario (rivolto al passato: accusare e difendere), l'epidittico (rivolto al presente: lodare e biasimare). 42

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Le FUNZIONI della lingua secondo Roman Jakobson

FUNZIONE ESPRESSIVA(EMITTENTE)

FUNZIONE FÀTICA(CANALE)

FUNZIONE CONATIVA

(RICEVENTE)

FUNZIONE METALINGUISTICA

(Codice)

FUNZIONE REFERENZIALE (CONTESTO)

FUNZIONE POETICA (MESSAGGIO)

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Limiti e originalità del modello di Jakobson • Limiti: nella descrizione del processo, perché in

realtà:– il MITTENTE non costruisce il suo messaggio a prescindere

dall’influenza, supposta o reale, che il destinatario esercita su di lui;– il DESTINATARIO non si limita a ricostruire l’intenzione comunicativa

del mittente, ma la interpreta in base ai propri interessi, alle proprie attese, a una gamma di presupposizioni.

• Originalità: il concetto di funzione linguistica:In ogni comunicazione verbale, ciascuno dei fattori viene rivestito di una “funzione”:

1) Emittente = funzione emotiva2) Destinatario = funzione conativa3) Canale = funzione fatica4) Messaggio = funzione poetica5) Codice = funzione metalinguistica6) Contesto = funzione referenziale 44

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Importanza della “funzione poetica” nel modello di Jakobson

Tra le FUNZIONI LINGUISTICHE messe in rilievo da Jakobson, LA FUNZIONE POETICA, l’accento posto sul messaggio stesso, è la funzione più importante.

• All’elaborazione e cura del messaggio fa riferimento la riflessione sulla comunicazione in ordine a:

1. Testi di comunicazione pubblica e istituzionale (giornalismo, politica, istituzioni)

2. Testi di comunicazione aziendale e pubblicitaria45