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POLITICA SOCIALE MODULO 2 TESINA SULLA FAMIGLIA (Manfrin Nicole 535320, Zannato Valentina, Tamburello Carla) INTRODUZIONE La parola italiana famiglia deriva dal latino “familia”, letteralmente insieme dei famuli, ossia di coloro i quali hanno un rapporto di dipendenza dal capofamiglia. La moderna famiglia occidentale deriva, in larga misura, da quella ebraica che era patriarcale, così come patriarcale e ricca di precetti religiosi era quella di origine greco-romana; solamente con la riforma protestante, la visione religiosa del matrimonio è stata soppiantata da una più laica e civile che caratterizza quella moderna. Con il termine famiglia si è soliti indicare tre differenti e distinte realtà: - un gruppo di individui che vivono insieme nella medesima abitazione, le regole con le quali si forma tale gruppo, la sua ampiezza e la sua composizione, e modalità secondo cui si trasforma, si sviluppa e si divide; in questo caso il termine più adatto è “struttura famigliare”. - i rapporti di affetto o autorità esistenti in tale gruppo e le dinamiche con le quali i co-residenti sotto il medesimo tetto interagiscono e le emozioni che provano l’uno per l’altro; in questo caso il termine più adatto è ”relazioni famigliari”. - i legami e i rapporti esistenti fra distinti gruppi di co-residenti tra i quali vi siano dei rapporti di parentela e tutto ciò che intercorre fra di loro (aiuto,frequenza degli incontri ecc..); in questo caso il termine più adatto è “rapporto di parentela”. Secondo l’ISTAT (1998) per famiglia s'intende un insieme di persone tra loro coabitanti qualunque sia il vincolo di parentela, affinità, di amicizia che le lega e può essere costituita anche da una persona sola; per nucleo famigliare s'intende un insieme di persone tra loro coabitanti che sono legate dal vincolo di coppia e/o dal rapporto genitori-figli. Dai dati Istat riferiti al censimento del 1981, emerge una panoramica dei vari tipi di famiglia, questo andamento viene confermato anche dai dati riferiti agli anni successivi (vedere grafico):

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POLITICA SOCIALE MODULO 2

TESINA SULLA FAMIGLIA (Manfrin Nicole 535320, Zannato Valentina, Tamburello Carla)

INTRODUZIONE

La parola italiana famiglia deriva dal latino “familia”, letteralmente insieme dei famuli, ossia di coloro i quali hanno un rapporto di dipendenza dal capofamiglia. La moderna famiglia occidentale deriva, in larga misura, da quella ebraica che era patriarcale, così come patriarcale e ricca di precetti religiosi era quella di origine greco-romana; solamente con la riforma protestante, la visione religiosa del matrimonio è stata soppiantata da una più laica e civile che caratterizza quella moderna. Con il termine famiglia si è soliti indicare tre differenti e distinte realtà:

- un gruppo di individui che vivono insieme nella medesima abitazione, le regole con le quali si forma tale gruppo, la sua ampiezza e la sua composizione, e modalità secondo cui si trasforma, si sviluppa e si divide; in questo caso il termine più adatto è “struttura famigliare”.

- i rapporti di affetto o autorità esistenti in tale gruppo e le dinamiche con le quali i co-residenti sotto il medesimo tetto interagiscono e le emozioni che provano l’uno per l’altro; in questo caso il termine più adatto è ”relazioni famigliari”.

- i legami e i rapporti esistenti fra distinti gruppi di co-residenti tra i quali vi siano dei rapporti di parentela e tutto ciò che intercorre fra di loro (aiuto,frequenza degli incontri ecc..); in questo caso il termine più adatto è “rapporto di parentela”.

Secondo l’ISTAT (1998) per famiglia s'intende un insieme di persone tra loro coabitanti qualunque sia il vincolo di parentela, affinità, di amicizia che le lega e può essere costituita anche da una persona sola; per nucleo famigliare s'intende un insieme di persone tra loro coabitanti che sono legate dal vincolo di coppia e/o dal rapporto genitori-figli. Dai dati Istat riferiti al censimento del 1981, emerge una panoramica dei vari tipi di famiglia, questo andamento viene confermato anche dai dati riferiti agli anni successivi (vedere grafico):

1. l'aumento delle famiglie unipersonali (tipo A); 2. l'aumento delle famiglie di coppia senza figli (tipo B);

3. la diminuzione (percentuale) delle famiglie nucleari in senso proprio (cioè genitori e figli più eventuali membri aggregati) (tipo C);

4. il crollo delle famiglie estese e allargate (tipo D); 5. la progressiva scomparsa di persone aggregate alla famiglia anagrafica (non parenti).

La contrazione numerica media della famiglia, e la diminuzione percentuale della classica famiglia nucleare completa con bambini (che rappresenta il fenomeno più evidente di questo cambiamento), può essere sintetizzata dai seguenti dati, riferiti alle variazioni percentuali di alcuni tipi di famiglie tra il 1977 e il 1991.

 

In Demografia, la Famiglia di Censimento è l'insieme delle persone abitualmente conviventi qualsivoglia siano i vincoli che li uniscono (di matrimonio, di parentela, di affinità, di adozione, di affetto, di lavoro, ecc.). La definizione dell’ ONU, a fini censuari, di famiglia, dovrebbe essere definita in senso stretto di nucleo familiare, cioè le persone entro un aggregato domestico che sono tra loro legate come marito e moglie, o genitore e figlio/i (di sangue o adozione) celibe o nubile. Perciò un nucleo famigliare comprende una coppia sposata senza o con figli celibi/nubili di qualsiasi età, o un genitore solo senza o con figli celibi o nubili di qualsiasi età. L’espressione «coppia sposata» dovrebbe includere ove possibile coppie che dichiarano di vivere in unione consensuale e, dove possibile, si dovrebbero dare dati distinti sulle coppie legalmente sposate e quelle consensuali. Una donna che vive con i propri figli celibi o nubili deve essere considerata come facente parte dello stesso nucleo dei figli, anche se essa stessa è nubile e se vive con i propri genitori. Lo stesso vale per un uomo in situazione analoga. Per «figli» si intendono anche i figli del coniuge/convivente e i figli adottivi, ma non i figli in affidamento. In sociologia il termine famiglia sta a indicare il gruppo sociale fondamentale, presente in ogni società storicamente conosciuta. Le strutture e le funzioni di essa variano nel tempo e da una società all’altra. In base alla sua struttura la famiglia può essere "nucleare" (composta cioè da marito e moglie con o senza figli), "estesa" (che comprende anche altri parenti), "multipla" (composta da due o più unità familiari), "senza

struttura" (composta da individui che non hanno rapporti coniugali, quali ad esempio due amici o due fratelli). In diritto è quel rapporto tra due o più persone che trova origine nel matrimonio; secondo l’art. 29 della costituzione, la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio ed esso è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare. Il diritto interviene, infatti, regolando la vita famigliare e le relazioni tra moglie e marito e tra genitori e figli. Nel diritto romano la famiglia comprendeva tutte le persone che erano sottomesse al capofamiglia, il vincolo di sangue non era determinante tanto che anche lo schiavo ne faceva parte, e solo con l’avvento del cristianesimo cambia l’idea di famiglia e di matrimonio che diventa l’unione basata su affetto e amore in vista della procreazione. La famiglia che, da sempre e ancora oggi, nonostante i mutamenti sociali, sembra prevalente ed è riconosciuta come tale è quella nucleare che consiste in due genitori e il loro figli legali, composizione che la rende ben distinta dalla famiglia estesa. La sua origine è spiegabile attraverso due linee di studio: la nascita della società finanziaria e mercantile dei capitali e dei beni mobili e divisibili e il processo di urbanizzazione e di migrazione lungo le direzioni campagna/città. Essa forma l’unità di base famigliare di ogni società. È tipica di quelle società in cui le persone risultano relativamente mobili (cacciatori e raccoglitori) ma anche di quelle a stampo industriale. Col passare del tempo però la famiglia “tipo” si sta spostando verso l’idea di una pacifica coppia divorziata con la custodia congiunta dei figli. Nel 1970, infatti, è stata introdotta la legge sul divorzio che, nei casi espressamente previsti dalla legge, consente di sciogliere il vincolo matrimoniale e di crearsi una nuova famiglia. Nel 1975 vi è la riforma del diritto di famiglia ispirata alla parità di diritti e doveri fra uomo e donna. Essa sancisce il dovere di esser fedeli, la parità di trattamento dei figli nati dentro e fuori il matrimonio, il dovere di occuparsi dei figli esercitando un potere di istruzione, educazione e controllo (potestà) e amministrare il patrimonio del minore. Si forma così la famiglia monoparentale in cui un’unica persona è responsabile di tutti i compiti (organizzazione domestica, educazione dei figli, intensità del lavoro) che nelle altre famiglie vengono assunti da due adulti e nell’ 80% dei casi sono a carico della donna che diventa così più vulnerabile. Dopo la legge sul divorzio si è sviluppata la consuetudine di affidare,in caso di separazione o divorzio, la prole alla mamma riducendo l legami dei figli verso il padre a un orario limitato. Inoltre, sono più i casi di donne nubili che vivono con i propri figli. Per questo nel 2006 è stata promulgata la legge sull’affido condiviso che ha l’obiettivo di garantire il principio di bigenitorialità. Il genitore solo è per lo più una donna che cerca di sbarcare il lunario,innanzitutto nell’interesse dei figli e, soltanto dopo, nel proprio interesse. Questa donna proviene spesso da una situazione sociale profondamente perturbata,spesso con precedenti educativi molto marginali. La madre sola ha, molto spesso, i suoi bambini ad un’età molto giovane e questo le ha impedito di completare la sua istruzione e di farsi una qualche esperienza di lavoro. La tipica madre sola è spesso disoccupata o ha un impiego a tempo parziale con scarse possibilità di successo lavorativo o di un miglioramento dell’idoneità all’impiego; questo in parte è causato dalla mancanza di adeguata politica da parte delle autorità. Il Parlamento Europeo,alla luce dei fatti,si è occupato del caso delle famiglie monoparentali con varie proposte di risoluzione. Si osserva che la struttura famigliare nell’Unione Europea sta sostanzialmente cambiando anche a causa dell’attuale cambiamento demografico e la famiglia monoparentale rappresenta,oggi,il 10% dei nuclei famigliari dell’Unione Europea (circa 1 milione di famiglie monoparentali nel Regno Unito); le politiche sociali e previdenziali devono tenere conto di questi cambiamenti dal momento che questi nuovi tipi di famiglia percepiscono redditi sostanzialmente inferiori e sono pertanto più soggette a situazioni di indigenza e di emarginazione sociale. In questi ultimi anni, le istituzioni europee si sono occupate della situazione dei genitori soli e hanno formulato suggerimenti sulle misure da adottare.

INTERVISTE: FAMIGLIA NUCLEARE

Intervista numero 1

L’Intervistata è la figlia e i componenti della famiglia sono quattro. Il padre ha 48 anni e la madre 43,il fratello, invece, ne ha 16 e lei 19. Riferisce che i genitori si sono sposati 19 anni fa. La mamma fa la casalinga e il papà l’elettricista. La ragazza sta finendo il liceo scientifico e suo fratello fa la seconda superiore in una scuola professionale. Non è sicura ma pensa che genitori siano stati insieme per sei o sette anni prima di sposarsi. Racconta che avevano un amico in comune che li ha fatti conoscere perchè non erano dello stesso quartiere e si sono sposati in chiesa e,anche se non lo sa,pensa che non abbiano avuto problemi economici.L’intervistata dice che è la mamma ad occuparsi della casa in generale e,quando è a casa, per esempio durante le vacanze, o non ha molto da studiare, l’aiuta pure lei. Tutte le incombenze quotidiane (lavoro domestico) sono a carico della mamma (pulizia della casa,spesa) mentre per quanto riguarda la spese varie, il pagamento delle bollette e la gestione del budget famigliare i due genitori si aiutano a vicenda. Il fratello fa poco a casa. Il papà, invece, provvede al cane e al giardino e la mamma,dice l’intervistata, in famiglia fa da “jolly”. L’intervistata afferma che i nonni vivono nell’appartamento sotto al suo con gli zii, ma sono autosufficienti e comunque se c’è bisogno sua mamma è casalinga quindi provvede lei. Per quanto riguarda i rapporti con i genitori e il fratello racconta che lei e suo fratello sono in perenne conflitto ma crede sia normale e che dipenda anche dall’età (se stiamo per pochi giorni distanti uno dall’altro ci manchiamo a vicenda). Con suo padre non parla molto, c’è poco dialogo,invece con sua mamma si confida e parla di tutto. Non sa dire se sono genitori moderni, a volte in certe situazioni non li capisce. Per quanto riguarda l’orario di ritorno, per esempio, si fidano e la lasciano libera,in fatto di relazioni,anche se vogliono la sua felicità e dicono che accetteranno qualsiasi persona al suo fianco, a volte, si intromettono. Con il fratello, spesso, è una reciproca sopportazione. Relativamente alle amicizie e alle reti sociali dice di aver pochi amici e di preferirne pochi ma buoni perché, dopo tante delusioni,ora fa fatica a stringere amicizie vere. Suo fratello esce con i suoi compagni di classe anche se preferisce uscire con le ragazze. Afferma che avere pochi amici forse è un’esigenza: vuolemantenere poche amicizie ma vere. I genitori escono prevalentemente con gli zii,ossia con la sorella della mamma e suo marito e con la coppia di amici che,tanti anni fa,li ha fatti conoscere.La fonte del reddito famigliare sono entrambi i genitori: la mamma va a far le pulizie e il papà fa l’elettricista. Anche per la gestione ci pensano entrambi. Relativamente alla quantità di soldi a disposizione, l’intervistata dice che bastano per condurre una vita dignitosa e che non ci sono problemi, anche se soldi in più fanno sempre comodo. Dice che forse sarebbe meglio avere meno tasse, o pagare per dei servizi che poi effettivamente ci siano. Per quanto riguarda i progetti, lei vuole andare all’università, ma contemporaneamente vorrebbe anche lavorare soprattutto per avere un po’ di indipendenza.Suo fratello, invece, vorrebbe smettere di studiare e cercare lavoro come cuoco.Lei vorrebbe sposarsi e pensa di farlo in chiesa perché è tradizione, ma sarebbe contenta anche di una cerimonia civile visto che non è d’accordo con tutti i precetti imposti dalla chiesa cattolica. Vorrebbe un figlio solo. Per un po’ vorrebbe convivere anche perché pensa che una persona prima di sposarla la si deve conoscere. Le piacerebbe far carriera ma con un lavoro che la soddisfi. Per quanto riguarda progetti per il futuro e necessità dei genitori dice che non se ne è mai avuta l’occasione di parlarne e che quindi non sa rispondere. L’intervistata dice che più che altro in famiglia si parla dei progetti suoi e del fratello. Entrambi mirano ad andar via di casa presto,non perché non si stia bene, ma per una indipendenza e i genitori approvano questa scelta.

Intervista numero 2

L’intervistata è la figlia; lei ha 44 anni e vive ancora in casa in una famiglia composta da lei e dai genitori. Lei fa l’impiegata amministrativa,mentre i genitori sono due pensionati. Il padre ha sempre fatto il camionista mentre la madre la casalinga.Racconta che i genitori si sono sposati nel 1961 e che si sono conosciuti perché avevano solo due anni di differenza e abitavano nello stesso quartiere. Il matrimonio è avvenuto dopo 6 anni di fidanzamento perché il padre,anche se era il più vecchio di 7 figli,ha lasciato che si sposassero prima i fratelli e le sorelle. I primi tempi non si sono potuti permettere di più di una camera da letto e di debiti; la casa non aveva il bagno(una volta era così) e per andare a dormire si doveva uscire. Dopo due anni sono riusciti a far costruire una

casa,che è quella in cui vivono tuttora. Al matrimonio non hanno fatto il pranzo di nozze perché non c’erano soldi,ma hanno preferito fare il viaggio di nozze anche se a 5km da casa.Per quanto riguarda il lavoro domestico si è sempre occupata la mamma,essendo casalinga e lei riesce a dare una mano solo qualche volta perché il lavoro che fa le porta via molto tempo e ritorna spesso a casa tardi la sera. Il padre ha la gestione dell’orto e del giardino.In famiglia i rapporti sono buoni,si parla di tutto e non si fanno acquisti e spese grosse senza comunicarlo o senza chiedere consiglio agli altri. Ogni spesa è divisa per i tre componenti. L’intervistata dice che il suo stipendio viene diviso in tre parti: pagamento delle spese famigliari,pagamento dei suoi hobbies e delle sue spese e una parte viene accantonata per il futuro. Il reddito famigliare proviene dalle pensioni dei genitori e dal suo stipendio ed è adeguato visto che lei è riuscita anche a comprarsi un appartamento per lei che è quasi pronto per esser abitabile.I rapporti in famiglia sono basati sul dialogo e sulla negoziazione. In generale si parla molto e, prima di prendere una decisione, si chiede l’opinione degli altri. I genitori,dice l’intervistata,sono,data l’età,inevitabilmente di altri tempi anche se quando lei era giovane aveva molta libertà ed erano dei genitori molto tolleranti. Lei parla molto con la madre,mentre con il padre non c’è molto dialogo poiché,anche per le minime cose,ci sono sempre dei contrasti. Lei dice che preferisce parlare con amici,più che con i genitori che,soprattutto perché sono di un’altra generazione,non la possono sempre capire.Relativamente alle reti sociali l’intervistata dice che,per molto tempo,non ha avuto molti amici,ma ora,grazie alla passione per la musica,per i concerti e per i libri,è riuscita a stringere molte amicizie. Fino a poco tempo fa,dopo grandi delusioni,l’intervistata racconta che,per scelta aveva deciso di porsi un po’ fuori dalla società,poi per una serie di circostanze,è riuscita a conoscere molte persone e ora intrattiene con loro rapporti molto solidi. Il padre ha molti amici di vecchia data con cui passa la maggioranza del tempo o al bar o al circolo sportivo dove giocano a bocce ma lei pensa che non sia l’amicizia,nel senso in cui la intendiamo noi,ma che sia un rapporto basato sul passare il tempo insieme e sulla necessità di aver qualcuno nel momento del bisogno. Ritiene che le amicizie dei suoi genitori,non siano come le sue,basate sul confidarsi,sul chiedere consigli e sul raccontare cose private per avere sostegno e aiuto. Si tratta di un rapporto più distaccato di quello che lei ha con i suoi amici. La madre, invece, passa molto tempo con la sorella,ma non ha molte amicizie,intrattiene più che altro rapporti di conoscenza con vicini di casa e compaesani.Per quanto riguarda il reddito le fonti sono le pensioni dei genitori e il suo stipendio. L’intervistata dice che ci sono troppe tasse da pagare per dei servizi o che non poi di qualità o che,a volte,non ci sono proprio. Vorrebbe anche cambiare lavoro,anche se sa che non è opportuno farlo,alla sua età e in tempi,come i nostri,in cui c’è scarsità di occupazione. Non si tratta del fatto che il suo lavoro non le piace ma del fatto che non è più motivata come una volta e che anche se ora fa il “jolly” in azienda,non le viene riconosciuto un “pagamento simbolico” in soddisfazioni e che non corrono buoni rapporti con i superiori,con cui sempre più spesso ci sarebbero contrasti. Per quanto riguarda il futuro lei vorrebbe lavorare in una biblioteca anche se sa che si tratta di un sogno. Non ha particolari bisogni o necessità: il lavoro le dà una buona posizione all’interno dell’azienda e uno stipendio alto. Spera che a breve riuscirà ad andare ad abitare da sola,nell’appartamento vicino ai suoi genitori e di trovare una relazione stabile anche se non ha nessuna intenzione di sposarsi e forse nemmeno di convivere in quanto è sempre più difficile trovare,alla sua età,la forza e il coraggio per dividere la casa con un’altra persone e lasciare buona parte dei propri spazi e abitudini in favore di un amore che non si sa se dura.

Intervista numero 3

L’intervistata ha 49 anni ed è il genitore. Fa parte di una famiglia composta da tre persone (coniugi e una figlia). Il marito ha 50 anni e lavora come operaio presso un comune limitrofo a quello di residenza. Lei è insegnante di scuola primaria. La figlia ha 20 anni e frequenta il secondo anno di università presso la facoltà di Scienze Sociologiche a Padova. Racconta che si sono sposati nel 1982, dopo 4 anni di fidanzamento, e solo dopo 17 anni, grazie anche e soprattutto all’aiuto finanziario dei suoi genitori, sono riusciti ad acquistare un appartamento di loro proprietà, pagando anche un mutuo. Per quanto riguarda l’organizzazione della famiglia è lei ad occuparsi della gestione della casa (lavori domestici, spesa, pagamento delle bollette,cura della casa ecc…) ed è stata lei ad occuparsi anche della figlia (crescita,studi,rapporti con professori e reti sociali). La figlia la aiuta nelle piccole cose di casa o nell’organizzazione del lavoro scolastico,soprattutto quando è in vacanza o nel periodo in cui non ha esami o non ha corsi da frequentare. Il marito, invece, si occupa esclusivamente della parte esterna della casa (giardino,piccoli interventi alla casa..) e fa ore straordinarie nel posto di lavoro,ma non dà contributi nei lavori domestici. I genitori del marito sono morti,mentre l’intervistata ha solo la mamma in vita,di cui si occupa

giornalmente,anche se essendo autosufficiente è in grado di gestirsi da sola e vive con un figlio,sua moglie e i suoi figli.Nell’ambito dei rapporti famigliari l’intervistata afferma che con la figlia ha dei buoni rapporti,una grande stima per lei. Dice che parlano di tutto e si confidano vicendevolmente e accettano l’una i consigli dell’altra,visto che la fiducia è molto alta. Con il marito i rapporto sono molto distaccati da un po’ di tempo. Fra di loro,infatti,non ci sono più interessi in comune e poche cose da condividere e anche se ritiene sia una persona onesta e gran lavoratore,non c’è più l’amore di una volta. Vi è solo stima e fiducia. Anche la figlia,racconta l’intervistata,non ha mai avuto grossi rapporti con il padre e adesso non c’è dialogo poiché sono troppo diversi e troppo uguali e i rapporti sono molto freddi e limitati a quanto è necessario.Nei rapporti amicali,l’intervistata dice di non avere molti rapporti con la comunità in cui vive (parrocchia, compaesani,coscritti ecc..) che con il tempo sono sfumati ma intrattiene rapporti di amicizia con colleghe di lavoro e genitori di alunni. Il marito ha relazioni di amicizia poiché frequenta spesso un campo sportivo e gioca a tennis e con colleghi di lavoro anche se i rapporti sono relativi esclusivamente all’orario lavorativo. La figlia ha poche amicizie perché ritiene che in amicizia bisogna esser selettivi : “pochi ma buoni”. Col tempo ha cambiato molte compagnie e ha subito molte delusioni e ora fa più fatica a stringere rapporti di amicizia. Ora un paio di volte al mese si ritrova in Emilia Romagna per concerti,con amici e amiche,conosciuti grazie alla passione musicale in comune,che vivono sparsi per tutta Italia. Ha molte conoscenze all’università ma pochi amici veramente fidati.Per quanto riguarda il reddito,l’intervistata dice che è medio-basso e non permette grandi cose (ferie, vacanze, viaggi, macchina nuova,particolari spese per vizi ecc..). Ci sono notevoli spese per l’università della figlia,per il mutuo,per le varie bollette e tasse e per acquistare accessori per la casa che,acquistati 15-20 anni fa,ora iniziano a rompersi. La fonte comunque è quella sua e di suo marito,la figlia,studiando,preferisce non lavorare,per laurearsi entro i tempi stabiliti.L’intervistata rivela che le piacerebbe in futuro prendersi una macchina nuova che,essendo datata 1991,inizia a dare segni di stanchezza, e trovare dei tempi e degli spazi per lei. Per quanto riguarda i progetti,racconta che le piacerebbe che la figlia si realizzasse nel mondo lavorativo e che riuscisse a trovare un impiego che le possa dare soddisfazione,un buon reddito e anche la possibilità di far carriera. Vorrebbe diventare nonna anche se sa che le principali aspirazioni della figlia non sono farsi una famiglia e avere figli. Le piacerebbe che sua figlia riuscisse anche a trasferirsi in Emilia Romagna,visto che è il suo sogno, e che riuscisse a farsi una vita là.

Intervista numero 4

L’intervistata è uno dei due coniugi. Ha 41 anni e vive in una famiglia composta da lei,il marito e una figlia. La figlia ha 15 anni e mezzo mentre il marito ha 43 anni. La figlia frequenta la 1° liceo della comunicazione a indirizzo sportivo presso una scuola privata e nel tempo libero corsi di danza e pianoforte. Lei fa l’insegnante di scuola primaria ma esercita anche attività propedeutiche musicali per la scuola materna e dirige corsi per insegnanti sempre in ambito musicale, mentre il marito è responsabile di una ditta e segue l’ufficio e il magazzino.L’intervistata racconta che si è sposata dopo 4 anni e mezzo di fidanzamento e che, ora,stanno insieme da 19 anni. Lei e suo marito sono andati a vivere in una casa singola nuova,nel suo paese.Per quanto riguarda i lavori domestici è lei ad occuparsene anche se,da un po’ di tempo,si fa aiutare una volta alla settimana da una donna delle pulizie. Nel resto del tempo anche il marito la aiuta nelle incombenze quotidiane e spesso è lui a cucinare,sia perché gli piace e sia perché lei è spesso al lavoro, anche durante la pausa pranzo nelle mense scolastiche e talvolta,infatti,suo marito e la figlia vanno a pranzare dai suoi genitori. Insieme al marito segue la figlia sia in ambito scolastico e sia in ambito del tempo libero. Entrambi vanno agli incontri con i professori,si occupano dei bisogni relativi alla sua formazione e la accompagnano,anche con l’aiuto dei nonni,alle attività che svolge nel pomeriggio. Il marito fa spesso ore straordinarie al lavoro e quindi torna a casa tardi la sera.Relativamente al reddito medio famigliare,l’intervistata dice che permette di vivere bene,fare buone ferie e avere qualche “capriccio” anche se non si possono fare tanti “salti mortali”. Le spese sono comunque tante: le bollette,le spese varie,la scuola privata della figlia,i pagamenti per i corsi di danza e pianoforte…In famiglia c’è molto dialogo e di conseguenza ci sono anche piccoli conflitti: si preferisce discutere e litigare piuttosto che tacere perché insieme si può sempre trovare una soluzione.In ambito di rapporti sociali l’intervistata intrattiene rapporti di amicizia con colleghe di lavoro e con chi partecipa al coro di cui fa parte,mentre il marito con colleghi di lavoro. Capita comunque poco che si vada fuori a cena o nel tempi libero con amici,che spesso sono tali solo in ambito lavorativo. La figlia invece ha una compagnia formata da compagni di classe. Con la comunità l’intervistata e il marito hanno pochi rapporti e si tratta soprattutto di semplici conoscenze di vecchia data o di compaesani che si incontrano durante le feste di paese o in parrocchia.

Per quanto riguarda i problemi,forse, si lavora troppo e quindi resta poco tempo da dedicare ai propri spazi e al proprio tempo libero. Abbiamo poco tempo per noi stessi e ne derivano stanchezza,stress e nervosismo che poi sfociano in tensioni all’interno della famiglia. L’intervistata dice che si sente la necessità di gustarsi la vita che, troppo spesso, scorre senza che noi ce ne accorgiamo. A volta c’è poco tempo anche per parlare e per passare del tempo con i figli che hanno sempre più bisogno dei genitori nella fase della crescita.Relativamente ai progetti futuri,l’intervistata vorrebbe avere meno impegni lavorativi e mira a far sì che la figlia abbia un futuro sereno sia economico che affettivo e di riuscire a ritagliare del tempo libero per lei e suo marito. In famiglia si sta anche pensando di ultimare delle parti della casa,che appena è possibile,si faranno.

Intervista numero 5

La signora protagonista di questa intervista,ha 45 anni ,si chiama Edda e lavora da parecchio tempo alle poste,prima in qualità di postina e successivamente come impiegata. Suo marito,di nome Salvatore,ha 65 anni ed è andato in pensione dopo 35 anni di servizio fatti nell’arma dei carabinieri. Si sono sposati nel 1980 dopo 2 anni di fidanzamento, e adesso hanno 5 figlie:una di 25 anni, 3 gemelle di 20 e una ragazzina di 13 anni. Tutte frequentano l’università, a parte la più piccola che va alle medie. Per quanto riguarda l’organizzazione dei compiti all’interno della cerchia famigliare,una volta,quando le figlie erano piccole, risultavano più precisi e specifici:il padre si occupava delle incombenze domestiche e della cura delle figlie,mentre la madre si dedicava al lavoro.Oggi, invece,in questo senso vige “uno stato di totale disordine e confusione”. Questo è dovuto al fatto che ogni giorno la maggior parte dei membri della famiglia,soprattutto per ragioni legate allo studio,si ritrova a dover stare gran parte del tempo fuori casa. Così facendo,i turni prestabiliti per la pulizia della cucina e dei piatti,spesso saltano,generando un’atmosfera caotica all’interno della casa e litigi tra i soggetti che vivono all’interno di essa .Inoltre ,spesso,è come se alcuni ruoli fossero stabiliti tacitamente .Se cioè ad esempio,è necessario lavare il bagno oppure i vetri,toccherà ad una persona piuttosto di un’altra,che con passare del tempo si è “specializzata” in quella determinata mansione. Secondo Edda una situazione simile contribuisce a creare disparità,in quanto”c’è chi fa di più e chi,invece, approfittando di questa confusione,fa fare i propri compiti agli altri”. All’interno del nucleo famigliare,le negoziazioni tra i soggettici sono,anche se spesso arrivare ad un accordo comune risulta difficile perché ognuno vuole fare valere la propria opinione. Questo tante volte contribuisce a creare conflitti e discussioni vivaci soprattutto la domenica,uno delle poche occasioni settimanali in cui ci si ritrova a pranzare tutti insieme. Nonostante questo,se un membro si trova in uno stato di bisogno o difficoltà, quest’ultimo ha la consapevolezza di trovare nella famiglia stessa una solida ancora di salvataggio sulla quale poter fare in ogni momento affidamento . Il dialogo tra genitori e figlie non è sempre costante,anzi, a volte ci sono periodi in cui esso in parte manca e in cui le incomprensioni si moltiplicano. Il legame tra la sorelle è invece generalmente buono,anche se non manca di tanto in tanto qualche litigata. I rapporti con la cerchie parentali di origine sono sempre stati stretti ,e hanno rappresentato un punto di riferimento saldo e insostituibile in particolar modo dopo la nascita delle gemelle. La pensione di Salvatore e lo stipendio di Edda, sono le risorse economiche dalle quali deriva il sostentamento della famiglia e responsabili della loro gestione delle sono appunto i genitori,i quali con una certa abilità e un lavoro di squadra,riescono a far quadrare i conti alla fine del mese nonostante le innumerevoli spese. Edda mi riferisce che per la maggior parte ,coloro che compongono la sua rete amicale e quella di suo marito ,sono soggetti conosciuti molto tempo addietro oppure in ambito lavorativo.I legami dei genitori con la comunità non sono eccessivamente estesi, in quanto c’è un po’ una tendenza a chiudersi verso l’esterno. Le figlie invece attraverso l’università e la scuola , hanno allargato il raggio delle proprie amicizie e conoscenze. Edda verso il futuro in certi momenti prova un sentimento di incertezza,ma è anche ottimista,in quanto sa che la famiglia rimanendo unita, riuscirà ad affrontare qualsiasi situazione

Intervista numero 6

L’interlocutrice di quest’ultima intervista,si chiama Luisa e ha 21 anni. Lavora come commessa con i suoi genitori,Teresa di 42 anni e Alberto di 44 anni, nell’azienda famigliare di fiori e piante della quale sono entrambi proprietari. La sua unica sorella si chiama Alessandra ,ha quasi 18 anni e frequenta il liceo poco distante da casa .I genitori di Luisa si sono sposati nel 1985 dopo 2 anni di fidanzamento. Il legame con la cerchia parentale è sempre stato positivo ed importantissimo soprattutto quando le bimbe erano piccole e i genitori avevano problemi ad accudirle a causa dell’impegno lavorativo .Le relazioni tra i membri sono buone,ma non sempre caratterizzate dalla collaborazione .Infatti il lavoro di cura e pulizia della casa è quasi sempre svolto da Luisa e sua madre,mentre il padre si limita a fare la spesa .Alessandra,invece si esonera

sempre dalle incombenze domestiche con qualsiasi scusa ritrovandosi alla fine sempre fuori casa con compagne di classe e conoscenti. Luisa possiede con i genitori un diverso rapporto rispetto la sorella minore. La prima è maggiormente disposta al dialogo e confronto con loro,è più incline ad ascoltarli .La seconda,al contrario, è ribelle e strafottente, non accetta le limitazioni che le vengono imposte e soprattutto che le venga dato qualche ordine .I conflitti in questo caso sono più accesi e maggiormente frequenti .Anche il rapporto tra le sorelle non è molto buono,perché dal punto di vista caratteriale sono praticamente opposte .Infatti ognuna sa poco della vita sociale dell’altra. Tra i genitori invece vige un rapporto basato sul dialogo e sulla comunicazione . Alberto e Teresa si occupano della gestione delle risorse economiche che derivano dai guadagni del negozio,dei quali sono soddisfatti, mentre Luisa i soldi che prende li utilizza per le proprie spese quotidiane e mensili .Grazie al lavoro in negozio ,Luisa e i suoi genitori,quotidianamente entrano a contatto con moltissime persone,ma è anche a causa di esso che non riescono a dedicarsi ad altre attività perché sorbisce loro gran parte della giornata .Teresa e Alberto possiedono per lo più amicizie di vecchia data,mentre le figlie si avvalgono di una rete amicale estesa,soprattutto Alessandra .Luisa dopo le vacanze estive, vorrebbe cominciare un corso di aerobica, mentre ai suoi genitori desidererebbero ristrutturare il negozio anche se consapevoli che questo porterà a fare delle rinunce .

INTERVISTE: FAMIGLIA MONOPARENTALE

INTERVISTE ALLE FAMIGLIE MONOPARENTALI

Intervista numero 1

Cristian è un ragazzo di 30 anni e vive con la mamma Mirella di 62 anni. Ha accettato di essere intervistato e mi ha invitato a casa sua il 30 Maggio. La sua famiglia si compone di due persone,lui e la madre, che dopo la morte del padre nel 1997, si è costituita trovando un nuovo equilibrio. Cristian è uno studente di medicina all’università di Padova mentre la madre percepisce la pensione del marito. Mirella ha altri tre figli già sposati,le gemelle Paola e Valeria e Daniele. Precedentemente a quanto detto,tutti i figli ed entrambi i genitori vivevano assieme con i nonni paterni nello stesso paese ma in una casa diversa da quella attuale. Poi si sono trasferiti tutti nella presente dimora e qui, dopo varie vicissitudini come l’uscita dei primi tre figli di casa e la morte dei nonni e del padre, si è formata la famiglia in questione. Tornando alla situazione odierna, la vita famigliare è organizzata in questo modo :Mirella si occupa delle faccende domestiche e accudisce i suoi sei nipoti,mentre Cristian è impegnato nei suoi studi, fa l’allenatore di atletica ad una squadra di ragazzi e di disabili e fa volontariato alla croce verde di Vicenza. Le relazioni tra i due sono particolarmente tranquille e senza scontri o conflitti. Non c’è un grande dialogo ma sono molto legati, proteggendosi e sostenendosi a vicenda. Quotidianamente le figlie e i generi pranzano dalla madre. È una famiglia con una salda rete di relazione e aiuto parentale. Mirella poi segue varie attività della parrocchia: partecipa al coro, fa parte del gruppo addetto alle pulizie della Chiesa, segue le attività ACR….Mentre Cristian ha la sua cerchia di amici con cui suona musica rock e ha la morosa da circa un paio di anni. La fonte del reddito famigliare deriva dalle pensione di reversibilità del padre e qualche soldo dagli allenamenti di Cristian: ”Non sono abbastanza ma in qualche modo devono bastare,la rate universitarie sono alte…ma si riesce comunque a trovare qualcosa per lo svago”. I soldi vengono gestiti dalla madre. Per quanto riguarda le prospettive future, Cristian è in attesa di finire gli studi per poi iscriversi alla specialistica in chirurgia. Mentre per quanto riguarda le necessità, un maggiore reddito sarebbe auspicabile.

Intervista numero 2

Andrea è un ragazzo di 22 anni che vive a Vicenza con la madre Lorella di 44 anni, e il fratello, Christian di 17 anni. Mi ha concesso questa intervista e ci siamo incontrati il 31 Maggio. Andrea racconta: ”Vivo con mia mamma e mio fratello dal ’97,data in cui i miei genitori hanno deciso di separarsi per i litigi continui che rendevano impossibile una vita famigliare serena”. Lorella attualmente lavora come commessa mentre i figli sono entrambi studenti. Il più piccolo frequenta il liceo, mentre il più grande ingegneria a Padova. Prima della separazione abitavano in affitto, successivamente hanno acquistato casa, poco prima della separazione. Possedevano un’attività commerciale propria e in seguito alla vendita hanno comperato la casa suddetta. I due figli sono stati affidati alla madre, mentre con il padre si trovano una volta ogni due settimane. Per quanto riguarda la situazione attuale, Lorella ha da cinque anni un nuovo compagno che però vive a Torino e

quindi si vedono sporadicamente. I compiti famigliari vengono divisi tra i componenti, anche se la madre si assume un carico più cospicuo di lavoro domestico. Le relazioni tra i membri non sono molto affiatate. Andrea ci dice: “Con mia mamma è impossibile parlare, quindi il dialogo è quasi nullo. Ognuno ha i propri impegni ed io non sono quasi mai a casa”. Col fratello, invece, c’è maggiore complicità e si sostengono a vicenda. Le reti famigliari coinvolgono i nonni anche se non c’è un rapporto quotidiano, nel caso del bisogno ci si aiuta. Mentre per quanto riguarda le reti amicali, ognuno ha la propria cerchia di amici. Il reddito deriva dallo stipendio di Lorella, oltre all’assegno famigliare versato dal padre. I soldi vengono gestiti dalla madre, anche se non sono molto adeguati alle esigenze della famiglia. Le prospettive future per Andrea sono quelle di laurearsi e vivere qualche anno all’estero per fare nuove esperienze e raggiungere una propria autonomia.

Intervista numero 3

Micaela ci ha permesso di fare questa intervista, raccontandoci la sua esperienza famigliare. Lei ha 31 anni e vive con il fratello Marco, 30 anni, e la madre Laura, 57 anni. Micaela lavora come impiegata in un centro orafo, Marco fa l’operaio e la madre la casalinga. Nel 1999 si è costituita la famiglia in questione , con la morte del padre. Micaela è diplomata in ragioneria, mentre il fratello ha il diploma di scuola media inferiore. Il padre lavorava all’AIM. Ora entrambi i figli vivono con Laura. Micaela ha il moroso da qualche anno, Marco, invece, è single. Quest’ultimo ha superato da poco la lunga riabilitazione causata da un grave incidente stradale che l’ha costretto a letto per molti mesi. In casa la madre si occupa dei lavori domestici con la collaborazione dei figli, soprattutto durante il periodo successivo alla perdita del padre. Infatt,i nei momenti difficili, Micaela sosteneva la madre e si occupava lei dell’organizzazione in famiglia, affrontando i problemi e spesso assumendo il ruolo di capo famiglia. Questo dovuto anche dal forte carattere che ha Micaela e dalla determinazione nell’affrontare i momenti di crisi. Laura nel 2005 ha trovato un nuovo compagno che però non vive con loro. La relazione tra madre e figlia è sempre stata di amicizia e sostegno. Marco,invece, è molto chiuso in famiglia, soprattutto dopo la morte del padre, dato che era la persona con cui si confidava maggiormente. Micaela ha sempre fatto da mediatrice tra il fratello e la madre. Le relazioni parentali esterne invece sono saltuarie e prevalentemente emergenziali. Il reddito famigliare proviene sostanzialmente dal lavoro dei figli e dalla pensione del padre. Economicamente sono abbastanza tranquilli anche se non mancano i momenti di difficoltà. La gestione del reddito non è affidata ad una persona in particolare, tutti collaborano e gestiscono la loro parte. In futuro Micaela ha in progetto do andare a vivere con il moroso Luca. Loro stanno già cercando casa. Quindi gli obbiettivi sono quelli di trovare una propria autonomia e crearsi una famiglia. Marco, invece, non ha ancora dei progetti da concretizzare nell’immediato. Laura, invece, grazie anche al nuovo compagno, è riuscita a trovare un proprio equilibrio e soddisfazione personale.

Intervista numero 4 Giordana ha 31 anni e vive con la madre, Tina , di 63 anni. Vivono insieme da sette mesi. Prima , infatti, Giordana ha convissuto con un ragazzo per quattro anni. Questa era la seconda convivenza per lei, perché precedentemente ne aveva avuta un’altra per cinque anni. Giordana lavora come barista, consulente legale alla cgl e come pubblicista. Lei è originaria di Roma e successivamente ha vissuto a Ferrara, un anno a Parigi, e sette mesi fa si è trasferita a Vicenza. Tina l’ha raggiunta poi per problemi economici. Giordana ha avuto una storia famigliare e una vita molto movimentata. È andata a vivere con il primo compagno già a venti anni. La madre conviveva con un compagno che dieci anni fa è morto. Il vero padre di Giordana non l’ha mai riconosciuta e quindi lei ha sempre vissuto con la madre. In casa, attualmente, la madre si occupa delle faccende domestiche, mentre Giordana lavora. Infatti, lei non è mai a casa, un po’ perché sempre occupata nel lavoro, ma anche perché lei e la madre non vanno assolutamente d’accordo e sono costrette a convivere per una situazione finanziaria difficile. I rapporti tra le due, infatti, sono molto tesi. Il clima in casa è di continuo conflitto con tentativi di negoziazione che falliscono sistematicamente. Non c’è dialogo né complicità. Ognuna ha le proprie relazioni all’esterno. Non ci sono parenti stretti che possano aiutarle in questa situazione precaria. L’unica fonte del reddito proviene dal lavoro di Giordana, visto che la madre non percepisce alcuna pensione, ed effettua qualche lavoretto saltuariamente. Quando chiedo a Giordana riguardo i suoi progetti futuri, mi dice : “ Vivo giorno per giorno senza pensare al futuro visto la situazione attuale in cui vivo. Sinceramente, sto affrontando un periodo molto difficile e questa convivenza impossibile con mia madre non mi da un minimo di pace e tranquillità “. Il loro problema principale è quello economico che non gli permette di trovare una autonomia a entrambe.

Intervista numero 5

La donna , che gentilmente si è prestata a partecipare alla mia intervista,si chiama Sara. Ha 48 anni e vive a Schio(VI) in un piccolo appartamento fuori dal centro con suo figlio Riccardo di 12 anni e la gattina di 2 .Lei lavora da parecchi anni presso l’ufficio postale, distante pochi km da casa sua come impiegata,mentre il ragazzino frequenta la prima media nella città in cui abita. Sara,nel momento in cui inizia a raccontarmi della sua vita sentimentale, si dimostra un po’ tesa e leggermente imbarazzata. Mi dice di essersi sposata piuttosto giovane all’età di 16 anni perché rimasta incinta. Il matrimonio dura solo 6 anni. Successivamente ha un’altra relazione di circa 3 anni e mezzo dalla quale nasce Riccardo che purtroppo si conclude negativamente con la separazione. Nel periodo successivo quest’ultima,Sara mi confessa di aver vissuto un periodo complesso e difficile durante il quale ha potuto contare sul sostegno provvidenziale della sua famiglia e dei suoi cari che le ha permesso di guardare al futuro con maggior speranza e ottimismo. Ancora oggi questo legame con la cerchia parentale risulta saldo, e i rapporti con l’ex sono buoni. Per quanto riguarda il lavoro domestico è Sara a doversi occupare di ogni i cosa,dalla spesa alla pulizia e il bucato. Riccardo essendo ancora piccolo aiuta la madre facendo cose semplici,come ad esempio scaldare il latte o apparecchiare la tavola .Il padre si occupa del figlio limitatamente,passando con lui qualche giornata e una parte delle vacanze estive. Avendo entrambi carattere impulsivo madre e figlio spesso si trovano a litigare,ma Sara essendo molto permissiva di fronte le richieste del figlio non riesce ad opporsi accontentandolo così in ogni cosa e in qualsiasi modo. Inoltre organizza numerose gite per trascorrere con Riccardo più tempo ,dato che lavora sei ore al giorno sei giorni la settimana. Il legame tra i 2 componenti della famiglia è stretto e carico di sostegno reciproco.Le reti amicali sono abbastanza estese e considerate da sempre una risorsa essenziale e fondamentale alla quale appellarsi .L’intervistata tuttavia mi confessa “di avere difficoltà a condividere certi momenti con famiglie normali”. Secondo lei esse “sono restie ad aprirsi,è come se si bastassero” .Riguardo le risorse economiche,Sara “si sente completamente sola”. I soldi che guadagna mensilmente non sono sufficienti a causa dell’affitto di 500 euro. L’ex versa per il figlio un assegno di circa 200 euro(una volta era di 150 euro),ma che sfortunatamente non basta. Inoltre dal punto di vista economico la sua famiglia non si dimostra molto solidale. Nonostante questo Sara ha sempre cercato di mantenere un rapporto staccato con i soldi, non li ha mai considerati la cosa più importante nella vita. Per quanto riguarda il futuro lei vorrebbe più appoggio e maggiore aiuto, si sente un po’ spaventata e impaurita perché la sua vita è caratterizzata dall’instabilità. Anche nei prossimi mesi continuerà ad andare dallo psicologo e in questo modo cerca di affrontare certe crisi che si manifestano da parte del figlio. Nei suoi interessi ci sarebbe anche quello di instaurare maggiori rapporti con la comunità e con le persone che la compongono,e magari dedicarsi anche un po’ al volontariato,un’attività che l’ha sempre attratta ma che finora non ha mai concretamente intrapreso.

Intervista numero 6

Protagonista di questa intervista è Giulia,una giovane ragazza di quasi 21 anni che vive accanto alla madre Giovanna,di 57 anni. Il loro nucleo famigliare si compone di 2 persone e un gatto.La prima studia a Venezia presso la facoltà di lettere e filosofia ed è iscritta a Conservazione dei beni culturali a indirizzo demo-etno antropologico. La seconda,invece,occupa una posizione media lavorando in qualità di impiegata in un’azienda amministrativa con contratto part-time a tempo indeterminato. Tra la madre e il padre, la relazione dura ben 15 anni. Non vigeva alcun vincolo matrimoniale, e la separazione risale a circa 5 anni fa,anche se ufficiosamente da molto tempo il rapporto si era incrinato e mostrava segni di cedimento. Il periodo successivo è carico di crisi e instabilità,il rapporto tra madre e figlia un po’ si fa difficile,carico di molti e accesi conflitti. Giulia infatti pretende di sapere a tutti i costi come sono andate realmente le cose,è convinta che questo sia un suo diritto,ma la madre non è disposta ad affrontare l’argomento e respinge le sue richieste. La famiglia di origine di Giovanna,essendo all’antica e di vecchio stampo,inizialmente non accetta la situazione percependo tutto ciò come un fallimento. In seguito essa si rivela, assieme alla cerchia amicale, essenziale e primaria per continuare ad andare avanti e costruirsi una nuova esistenza,e quindi il legame con essa si rinsalda e fortifica.Il rapporto con il padre e la sua famiglia con il tempo si raffredda e si allenta:le occasioni per trovarsi sono sempre meno e questo contribuisce a perdersi di vista quasi totalmente. La fase successiva la rottura è carica di trasformazioni e mutamenti:dal trasferimento in un’abitazione molto meno spaziosa e con meno comfort,all’acquisto di materiali che non si possiedono più,e quindi la necessità di investire parecchio denaro. Dal punto di vista dell’organizzazione domestica e dei compiti non c’è una suddivisione specifica e precisa delle competenze,ma flessibile,nel senso che tra madre e figlia esiste molta solidarietà. Anzi,adesso che Giulia rimane quasi tutta la settimana a Venezia per questioni di studio,è come se sua madre vivesse da sola e quando si ritrovano il fine settimana”è come tornare ai vecchi tempi e la collaborazione è ancora maggiore”

.”La situazione ha mutato in meglio i rapporti” .Le risorse economiche vengono gestite da Giovanna che percepisce oltre ad uno stipendio mensile anche una pensione di invalidità,che risulta essenziale. Lei cerca di posticipare il più possibile l’età della pensione,sia perché quest’ultima è inferiore allo stipendio,sia per dare modo alla figlia di diventare più autonoma. Il padre non ha mai avuto l’obbligo di pagare gli alimenti,e in passato si è semplicemente limitato a provvedere al pagamento della retta scolastica quando Giulia frequentava le superiori. Con l’università madre e figlia hanno deciso di fare a meno del suo appoggio economico,perché questo comportava dei vincoli morali. Ora comunque Giulia attraverso la borsa di studio riesce ad avere un introito utile. Se ci sono in vista spese importanti si decide insieme,e in caso di piccole spese autonome ognuna si gestisce con il proprio patrimonio. I legami con la comunità sono piuttosto floridi e sviluppati,soprattutto dopo la separazione .Prima il desiderio di svolgere attività sociali e di volontariato era ostacolato dalla figura maschile della famiglia. Ora Giovanna,invece, è assorbita in diverse attività: dedica il suo tempo libero alla pro loco organizzando mostre e feste per la comunità ,fa la segretaria all’interno della scuola di teologia del suo paese e infine svolge turni come volontaria in ospedale. Anche Giulia un ruolo attivo all’interno della parrocchia:ogni anno fa l’animatrice ai campi scuola estivi,e questo le permette di relazionarsi con molti bambini e coetanei,oltre che arricchire il bagaglio delle proprie esperienze personali .L’equilibrio raggiunto da madre e figlia è buono e stabile. Tra i progetti in vista per Giovanna c’è la pensione,come risarcimento ai molti sacrifici fatti,mentre per Giulia la possibilità di studiare all’estero con il progetto Erasmus.

COMMENTI ALLE INTERVISTE

Osservando i vari casi presi in esame, notiamo che c’è una netta differenza fra le famiglie monoparentali e quelle nucleari; inoltre, all’interno di ognuna delle tipologie, esistono discordanze. Ci sono,infatti,delle variabili legate alla storia famigliare che influenzano l’organizzazione della famiglia e della natura dei rapporti all’interno della famiglia stessa. In linea generale, le differenze più marcate si evidenziano all‘interno della famiglia monoparentale nella situazione di divorzio/separazione o di un lutto. Infatti, in situazioni di lutto si tende a instaurare un rapporto di maggiore sostegno e collaborazione tra i membri che,affrontando insieme il dolore e cercando di superarlo,si legano maggiormente e instaurano una relazione di intimità e di complicità più intensa e duratura. Invece, in caso di divorzio o separazione, i figli si sentono profondamente turbati, confusi, sono delusi e arrabbiati perché affrontano un cambiamento di realtà e un delicato passaggio da una situazione famigliare all’altra; molto,comunque, dipende anche dal carattere, dalla personalità e dal temperamento individuale e dalle relazioni figli-genitori instaurate precedentemente. Successivamente, questo sentimento di ostilità tende a sfumare, creando un nuovo equilibrio. Tuttavia,la fine di un matrimonio è necessaria per evitare un clima di perenne litigiosità e di discordanza che è molto più dannoso per i figli. Nelle famiglie monoparentali, pur non essendoci particolari problemi di relazione tra i coniugi, i figli, spesso, non riescono a instaurare rapporti di negoziazione, sostegno, dialogo e reciproca collaborazione con i genitori. Nonostante questo, notiamo discrepanze tra le famiglie con più figli e famiglie con figli unici:nelle prime ,infatti, la presenza in famiglia di più componenti determina,inevitabilmente, una maggiore collaborazione. In entrambe le famiglie si può sottolineare che i figli hanno un maggiore conflitto con il padre: nella famiglia monoparentale questo accade perché essi vengono, nella maggioranza dei casi, affidati alla madre e quindi perdono il rapporto con la figura paterna; nella famiglia nucleare questo avviene perché, spesso, il padre rappresenta l’autorità e per questo i figli,mirando a trovare una propria indipendenza e libertà,si pongono con esso in una posizione di opposizione. Tuttavia, spesso, i figli,essendo affidati alla madre, hanno a disposizione poco tempo per relazionarsi con il padre e per questo,il poco tempo da passare viene sfruttato al meglio,dando vita a un bel rapporto. In caso di divorzio o separazione, abbiamo notato che le figlie,rispetto ai figli maschi, instaurano con la madre un rapporto quasi di amicizia,esse si relazionano, infatti, aumentando la reciprocità,la fiducia e la confidenza; i figli maschi,invece,essendo per natura più autonomi e indipendenti,tendono a esser più distaccati e più freddi. Osserviamo che crescere in una famiglia incompleta può indurre a un comportamento protettivo maggiore per il fatto che manca uno dei genitori: come dire che, a volte,chi è separato guarda con un occhio speciale il figlio. Aumentano, così, i timori di non fare abbastanza e di non essere all’altezza; per questo si cerca di colmare il vuoto accontentando i figli in tutti i modi,riempiendoli di attenzioni e spesso dando loro, più che affetto e amore,beni materiali. In questo caso il genitore a cui il figlio non è stato affidato ha la peggio: i figli si sentono “comprati” e questo aumenta il divario all’interno della relazione.Per quanto riguarda le relazioni con la comunità, le famiglie monoparentali si contraddistinguono per la vastità della cerchia sociale con cui interagiscono e vivono esperienze sociali molto più differenziate. Persone di riferimento diverse possono colmare il vuoto lasciato dal genitore assente. Infatti, nei casi specifici, abbiamo evidenziato che le persone intervistate si impegnano maggiormente in ambito di

volontariato e di lavoro sociale. Inoltre, proprio perché nelle famiglie monoparentali il genitore affidatario necessita di maggiori aiuti e collaborazioni,si sviluppano maggiormente relazioni amicali e affettive. I nonni soprattutto acquisiscono una grossa importanza all’interno del gruppo famigliare. Abbiamo riscontrato che nelle famiglie nucleari sono quasi assenti le reti sociali con l’esterno; la famiglia si chiude in se stessa e i coniugi mantengono semplici conoscenze con amici di vecchia data e collaboratori di lavoro,ma non un’amicizia che si possa definire tale. Vi è una tendenza,infatti,all’isolamento e a mantenere rapporti e relazioni solamente con famigliari. La secolarizzazione e il distacco dalla comunità religiosa,inoltre,non dà più la possibilità di incontrare e conoscere persone e quindi anche le relazioni amicali sono più difficili da instaurare. La maggior parte delle conoscenze e delle relazioni per quanto riguarda le persone adulte sono collegate ai rapporti lavorativi e sono limitate a orari e tempi limitati o nascono soprattutto per una passione messa in comune con altre persone. Avere un rapporto di amicizia serve nelle famiglie monoparentali a superare la crisi dopo una separazione o un divorzio; nelle famiglie nucleari invece si tende più a isolarsi e mantenere relazioni esclusivamente con i famigliari.Abbiamo notato che l’organizzazione famigliare è diversa nelle due tipologie di famiglia:nella famiglia monoparentale la collaborazione è maggiore perché tutti i compiti sono a carico di un genitore e quindi i figli sono costretti a dare una mano e a dividere i compiti. Nelle famiglie nucleari,a volte,la figura materna è spesso casalinga perché il reddito famigliare lo permette e quindi le incombenze quotidiane sono tutte a suo carico e l’aiuto dei figli è quindi marginale. In queste famiglie se i due genitori lavorano, spesso, si ricorre a un aiuto esterno,a una donna delle pulizie che aiuti nella faccende domestiche in quanto la famiglia se lo può permettere, visto il budget finanziario. Nelle famiglie nucleari, abbiamo notato, che sono soprattutto le donne a prendersi cura dei figli,della casa,dei genitori e della gestione di spese,nonostante esse spesso lavorino e in tal modo devono assumersi un doppio lavoro; i mariti,invece,per arrotondare il reddito famigliare,spesso,fanno ore lavorative straordinarie,ma in casa danno poco il loro contributo. Abbiamo rilevato,tuttavia,che,nel caso in cui il figlio non lavori, la madre viene aiutata di più. Per quanto riguarda l’organizzazione dei ruoli,essa è meno fissa e più intercambiabile: mancando,infatti, una figura all’interno della famiglia,i compiti sono divisi meno rigidamente e c’è più flessibilità. Nelle famiglie nucleari,invece, il lavoro domestico,di cura della casa,di educazione e crescita dei figli è diviso nei vari componenti.Per quanto riguarda l’ambito finanziario le famiglie monoparentali sono in netto svantaggio. Esse percepiscono redditi inferiori e spesso non corrispondenti alle loro necessità essenziali. Abbiamo notato che i figli di famiglie monoparentali entrano prima nel mondo del lavoro e, sovente, scelgono curricoli formativi più corti. Le ragioni devono esser ricercate in una formazione scolastica di livello inferiore che limita le prospettive professionali future e da una esigenza primordiale di percepire un reddito il più rapidamente possibile,sia per dare un sostegno familiare e sia perché la condizione economica famigliare precaria ha permesso che loro sviluppassero un senso di responsabilità maggiore. Inoltre,se le madri sole sono più vulnerabili e più soggette a indigenza perché faticano a trovare lavoro,anche a causa di pregiudizi,anche i genitori non affidatari,costretti dai giudici a dare un mantenimento anche all’ex coniuge oltre che al figlio,si trovano in condizioni di difficoltà economica. Per quanto riguarda le famiglie nucleari si rileva,invece,che i redditi famigliari sono sufficienti per il mantenimento della famiglia anche se ci sono sempre grosse spese: il mutuo,l’istruzione dei figli,le tasse ecc… Queste famiglie,tuttavia,pur non potendosi permettersi grandi cose,hanno un budget finanziario che permette loro di coprire le spese essenziali e di togliersi anche qualche sfizio. In diversi casi,comunque,anche nelle famiglie nucleari i figli lavorano o mirano a finire presto gli studi; questo non per contribuire finanziariamente al sostentamento della famiglia come nel caso delle famiglie monoparentali ma per una propria indipendenza personale.

CONCLUSIONI

Alla luce delle interviste fatte e della ricerca svolta, riteniamo che le famiglie monoparentali,pur essendo nettamente diverse da quelle nucleari,non diano un’educazione e una formazione peggiore ai figli. Alcune ricerche hanno messo in luce che la famiglia nucleare è la migliore, tra tutte le alternative, nell’assicurare ai membri delle generazioni successive il dovuto supporto emotivo e per aiutarli a trovare le loro strade. Questo potrebbe essere vero, ma intanto i risultati statistici ottenuti dal governo britannico possono supportare la tesi per cui l’evoluzione della famiglia verso forme più estese non comporta eccessivi svantaggi per i componenti e potrebbe, comunque, aiutare a mantenere intatte le unità nucleari. Il senso di responsabilità,di cooperazione e il grado di collaborazione si sviluppano meglio e sono superiori nei figli dei separati o divorziati,a volte,rispetto a quelli dei figli delle famiglie unite. I genitori soli hanno uno stile educativo democratico basato maggiormente sulla condivisione e la negoziazione in situazioni di conflitto. Nella famiglia monoparentale le competenze femminili e maschili sono assunte apertamente e si forma una rappresentazione più paritaria per quanto concerne la distribuzione dei compiti nella coppia. Se si guarda, per esempio, l’andamento scolastico non c’è differenza. I figli di famiglie monoparentali sono perfettamente in grado di conquistare un titolo di studio al pari dei compagni che hanno entrambi i genitori a casa e,al contrario,considerano lo studio una sfida che non vogliono e non possono perdere. Non esistono quindi svantaggi per i figli di separati o divorziati. A volte accade che, proprio perché il tempo da passare con il genitore assente è poco, si sviluppi un rapporto migliore e più intenso. Se i genitori non mettono i figli l’uno contro l’altro e se fanno in modo, reciprocamente, che si mantenga un rapporto civile,i figli possono trarre da ciò numerosi vantaggi. Non è detto che essi siano più fragili e più vulnerabili; questo,infatti, può accadere sia nelle famiglie separate o divorziate come in quelle tradizionali. I figli delle coppie divorziate e separate sono anche più abili nell’arrangiarsi, meno dipendenti dal consenso sociale, più distaccati dalle regole del gioco scolastico e per questi motivi vivono in maniera diversa il successo personale. Di sicuro nella vita adulta affronteranno situazioni conflittuali senza perdere immediatamente la sicurezza in se stessi e anzi,dimostreranno un grado di maturità psicologica e una stabilità superiore ai coetanei. Infatti,se i genitori non colpevolizzano il figlio,se non lo usano e non lo strumentalizzano,il bambino dopo un primo contraccolpo torna a trovare il suo equilibrio e fa di questa esperienza una molla per rendersi più forte.Numerosi stati membri dell’Unione Europea, a fronte delle trasformazioni in ambito della famiglia e dell’aumento di famiglie monoparentali, hanno cercato di rivedere le politiche sociali e di attuare piani che riguardano soprattutto i genitori soli, considerando che gli stanziamenti destinati alla previdenza sociale costituiscono un’ampia parte dei bilanci pubblici,che la spesa pubblica non può gravare sulle famiglie più deboli e che tutti hanno diritto a condurre una vita dignitosa e all’aiuto di indennità/reddito minimo in particolari situazioni. Riteniamo, come il Parlamento Europeo, che essere o diventare un genitore solo non sia una scelta o una situazione che volontariamente danneggia il sistema; per questo siamo concordi nell’affermare che sia compito delle istituzioni consentire ai genitori soli di godere del massimo livello possibile di indipendenza sociale ed economica. Pensiamo che sia compito delle autorità individuare e riconoscere gli ostacoli che la maggior parte dei genitori soli,desiderosi di inserirsi o reinserirsi nella vita attiva, devono affrontare per non dover più dipendere dalla previdenza sociale. Le istituzioni dovrebbero avere il coraggio di informarci sugli ostacoli al cambiamento e sul livello di investimenti necessari soprattutto per quanto riguarda le strutture di assistenza dei bambini, dal momento che esse costituiscono il requisito preliminare per attuare con successo altre iniziative a sostegno del reinserimento dei genitori soli nel mercato del lavoro. Le madri sole ma anche i padri soli potranno avere pari accesso la mercato del lavoro solo se si effettuano sforzi significativi per investire in tutte le scuole pubbliche o riconosciute dallo stato in strutture finanziariamente accessibili di assistenza ai bambini e di doposcuola, senza le quali è impossibile per un genitore solo conciliare la propria vita privata con quella lavorativa. Un genitore solo, infatti, perché possa lavorare e ricevere un adeguato salario, deve possedere sufficienti qualità e formazione dal punto di vista dell’istruzione. Si potrebbe, inoltre, indagare se e in quale misura i datori di lavoro diano prova di una ingiustificata reticenza o si rendano colpevoli di discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle madri sole e dei padri soli. La cosa essenziale , quindi, è dare la possibilità di accedere, ragionevolmente, a strutture pre e post scolastiche per dare la possibilità al genitore solo di frequentare corsi di aggiornamento e di formazione o di qualifica professionale o di lavorare. Se non vi è questa premessa riteniamo che anche le altre misure di sostegno possano trasformarsi in risorse sprecate. Gli interventi riguardanti le famiglie monoparentali non possono essere disgiunti dal contesto più generale della politica familiare. La politica familiare deve dunque proporre, innanzitutto, delle misure globali e coordinate che creino le condizioni quadro favorevoli all'essere famiglia e in secondo luogo delle misure di aiuto mirato alla famiglia in difficoltà , con l'intendimento però di responsabilizzarla , sostenendola a ritrovare nel più breve lasso di tempo possibile, la sua piena funzionalità . Le misure di politica familiare devono tener conto di tutte le interrelazioni tra la famiglia e la società : informazione e consulenza , scuola e formazione, mondo del lavoro , alloggio , pianificazione del territorio e protezione dell'ambiente , fiscalità , politica

sanitaria , assegni famigliari , protezione della maternità , assicurazioni sociali , ecc. Gli interventi dovrebbero essere diretti e mirati alle famiglie in difficoltà ,nel senso di garantir loro, per un certo periodo , un sostegno finanziario che integri il reddito al fine di raggiungere almeno uno standard minimo di vita dignitosa , devono costituire un diritto e non un aiuto assistenziale. Si tratta dunque di interventi sussidiari dello Stato il quale deve preoccuparsi dello studio della problematica familiare e del coordinamento delle misure di politica familiare. Relativamente alle politiche sociali da attuare crediamo siano di fondamentale importanza anche gli enti e le associazioni private,non solo quelli pubblici. Ricordiamo la presenza,soprattutto in Emilia Romagna di centri per le famiglie che offrono informazione su tutti i servizi, le risorse e le opportunità istituzionali e informali che il territorio cittadino offre a bambini e famiglie (educative, sociali, sanitarie, scolastiche, del tempo libero) con particolare attenzione alle famiglie monoparentali, immigrate e con figli disabili; gli stessi organizzano attività di promozione culturale e supporto ai genitori, anche attraverso seminari e corsi con esperti di mediazione familiare a favore di coppie in fase di separazione o divorzio per superare conflitti e recuperare un rapporto positivo nell’interesse dei figli. Esse puntano su forme di aiuto economico (i prestiti sull’onore) a genitori soli con figli e in situazione di difficoltà temporanea, come quella in cui si trovano spesso le donne dopo una separazione o un divorzio e di sostegno nei casi di affido familiare e adozione in collaborazione con le associazioni impegnate nel settore per promuovere una cultura dell’accoglienza.Inoltre,a fronte dell’ indifferenza,del fatto di essere, a volte, addirittura additati (nel caso soprattutto delle ragazze madri), della paura e dello sconcerto di trovarsi da soli a gestire la crescita di un figlio, essendo fragili e provati, col rischio di sbagliare,un genitore solo ha pensato di dare vita all’Associazione Genitori Soli che lavora anche su internet grazie a un forum,una mailing list e la possibilità di appelli di richieste di aiuto (lavoro,alloggi,articoli per bambini..). C’è una sezione in cui si possono trovare l’elenco delle agevolazioni per il genitore solo in Italia, regione per regione. C’è un vasto spazio dedicato alle notizie, notizie sull’Associazione Genitori Soli, notizie sull’argomento in genere e notizie non legate a questo tema ma di interesse comune. Riteniamo che non ci sia abbastanza attenzione da parte dell’opinione pubblica e soprattutto delle istituzioni, per le famiglie monoparentali né dal punto di vista psicologico/morale, né dal punto di vista pratico e che questi provvedimenti possano premere perché le famiglie monoparentali,che sono in aumento,possano avere una politica sociale dedicata alle loro necessità e ai loro problemi.Dopo aver iniziato a divulgare la campagna di sensibilizzazione,l’Associazione Genitori soli,ha raccolto numerosi messaggi di solidarietà dalla gente e anche tantissimi messaggi di persone nella situazione di genitori soli che si sentono abbandonati: privi di un sostegno di carattere economico,psicologico,morale,sono soli di fronte alla vita.Reputiamo che la questione delle indennità per i genitori soli debba costituire un punto essenziale nei dibattiti nel merito di politiche sociali e in favore di progetti per ridurre i costi della previdenza sociale. Si dovrebbe cercare di aiutare i genitori soli ad integrarsi in un terreno di parità nella società allo scopo di ottimizzare l’utilizzazione delle risorse umane, dal punto di vista tanto della società quanto soprattutto degli stessi genitori soli e dei loro figli.Riteniamo, inoltre, che un modello di politica sociale come quello statunitense sia sbagliato; esso è volto a costringere le madri sole a lavorare,negando loro le indennità a meno che esse non abbiano un’occupazione. L’obiettivo è di incoraggiare le persone a inserirsi nel mercato del lavoro e a uscire dalla dipendenza degli aiuti sociali. L’etica che sta sotto a questa politica sociale è quella della disciplina e responsabilità attraverso il lavoro. I genitori soli non saranno più considerati vittime delle carenze delle società ma validi contribuenti nei confronti di essa e con questo acquisiranno diritti. Questa politica viene attuata,però, rifiutando di erogare aiuti alle madri sole in buone condizioni fisiche che non lavorano,senza possibilità di retrocedere e senza eccezioni. Sono state per questo quadruplicate le strutture pre e post scolastiche. Questo ha visto come conseguenza il moltiplicarsi di famiglie monoparentali senza alloggio e che devono fare affidamento su istituti di beneficenza privati. Un ampio numero di donne e di bambini vivono in condizioni di povertà. Noi pensiamo che non si tratta di rendere le madri sole colpevoli per una fine di un matrimonio: questo va contro con le basi della solidarietà e della cooperazione. Inoltre riteniamo utile che la questione delle famiglie monoparentali e dei genitori soli debba prender piede nei dibattiti nazionali e internazionali. Più del 40% della popolazione del nord dell’Unione Europea non vive più in una struttura famigliare tradizionale e quindi sarebbe utile che la legislazione riflettesse su questo. Essa dovrebbe mutare in ambito di tassazione,assicurazione,sicurezza sociale,alloggi,diritti e doveri del matrimonio,diritti pensionistici. Si dovrebbe prendere in considerazione l’idea di rivedere la politica in materia di istruzione,trasporti e servizi pubblici.Il Parlamento Europeo ha approvato risoluzioni che riguardano le famiglie monoparentali legate al miglioramento delle condizioni psicologiche,economiche delle madri sole e dei padri soli in riferimento a alloggi,servizi,assegni famigliari,accesso al lavoro. Tuttavia,nonostante siano state approvate misure per risolvere tali problemi, il Parlamento Europeo non è rimasto del tutto soddisfatto e ritiene ci sia molto altro da fare.