4
Les visions de la vie de cour dans la littérature française de la fin du Moyen Age by Jacques Lemaire Review by: Raffaele de Cesare Aevum, Anno 69, Fasc. 2 (maggio-agosto 1995), pp. 455-457 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20860525 . Accessed: 16/06/2014 04:47 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.79.21 on Mon, 16 Jun 2014 04:47:41 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Les visions de la vie de cour dans la littérature française de la fin du Moyen Ageby Jacques Lemaire

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Les visions de la vie de cour dans la littérature française de la fin du Moyen Ageby Jacques Lemaire

Les visions de la vie de cour dans la littérature française de la fin du Moyen Age by JacquesLemaireReview by: Raffaele de CesareAevum, Anno 69, Fasc. 2 (maggio-agosto 1995), pp. 455-457Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860525 .

Accessed: 16/06/2014 04:47

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

.

Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR todigitize, preserve and extend access to Aevum.

http://www.jstor.org

This content downloaded from 62.122.79.21 on Mon, 16 Jun 2014 04:47:41 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 2: Les visions de la vie de cour dans la littérature française de la fin du Moyen Ageby Jacques Lemaire

RECENSIONI 455

vincente che se avesse estremizzato la sua

tesi. Non ho difficolta a confessare che, quando ho letto per la prima volta ?Di ri dere ho gran voglia? nel nuovo testo di Pancheri, ero piuttosto scettico; rileggendo attentamente le sue misurate considerazio

ni, mi sono convinto di due cose, a due li velli diver si: la frottola e ? questo senza Pombra di un dubbio ? attribuibile a Pe trarca; che sia sua, risulta, in base alle ar

gomentazioni di Pancheri, assai probabile. Quali sono queste argomentazioni? Pre messo che mancano del tutto ?termini di paragone omogenei per metro e registro stilistico? e che in particolare anche ?Mai non vo' piu cantar? del Canzoniere e

?quasi totalmente inutilizzabile? ai fini della dimostrazione di autenticita, Pancheri si fonda ovviamente, per cominciare, sulla testimonianza dei codici, che e, come si e

detto, univoca; certo si potrebbe pensare a una falsa attribuzione a livello dell'archeti po di tutti questi codici; ma l'esistenza del Par chetipo, abbiam visto, e indimostrabile ed anzi la fenomenologia variantistica orienta piuttosto verso Pipotesi di una pro pagazione a par tire da un autografo in progress.

Secondo argomento: il verso 25 della frottola dice ?veramente fallace e la spe ranza?, che e identico al v. 14 di ?Soleasi nel mio cor?, sonetto 249 dei Rerum vul garium fragmenta. Difficile pensare che sia stata proprio questa isolata identita a in

durre i copisti ad attribuire la frottola a Petrarca; piu probabilmente Petrarca stes

so, incline a riutilizzare materiali di scarto, ha fatto doppio uso del verso. Comunque sia, Pargomento e ambivalente, controver

tibile: la ripresa letterale puo essere inter

pretata o come indizio di plagio o come prova di autenticita (in un recente conve

gno su Guittone Lino Leonardi ha ricorda to il ritorno a distanza, nelle rime di que sto autore e in contesti paralleli, di un ver

so identico, ?che picciol e per mia morte dannaggio?; e casi simili occorrono qua e la anche in altri poeti). E questa Punica vera 'citazione': alia quale fanno invece

corona rispondenze molto meno macrosco

piche, molto piu sottili, alcune delle quali, proprio per questa loro impalpabilita, sono

impressionanti: come non pensare a Pe

trarca quando si leggono versi come

questi:

Si bionda ha ancor la chioma una donna gentile,

che mai non torna april ch'io non sospiri?

Non per la biondezza, topica e troppo vistosamente petrarchesca e quindi imitabi le, ma per Pallusione alia data dell'inna

moramento, che si riconnette al filo molto meno scoperto dei riferimenti cronologici del Canzoniere. O come il parallelo che Pancheri scova tra, da una parte, i versi

26-29 della frottola, dove il protagonista prende la decisione di non partire fisica mente, bensi di visitare Damasco e Cipro con gli occhi della fantasia, ?con picciolet ta carta?; e, d'altro lato, il brano delle Se

nili in cui analogamente Petrarca decide di non viaggiare, bensi di ?per brevissimam cartam... proficisci?? O ancora, come con

sider are casuale il fatto che la frottola usi l'espressione oraziana ?andare col fieno

sul corno? (cioe aver le corna smussate, o

meglio imbottite di fieno per non ferire) e che sull'Orazio laurenziano appartenuto a

Petrarca il verso latino corrispondente sia affiancato dai trattini verticali e puntini con i quali Petrarca era solito segnalare i notabilial Certo non era il solo a farlo, ne certo il solo a farlo in quel modo: tuttavia...

In conclusione: e o non e di Petrarca la

frottola? La ragione filologica inclina al si; se poi sono intervenuti, a indurre in errore la ragione, fattori per noi imprevedibili: primo, probabilmente non lo sapremo mai; secondo, il filologo, che non e un indovi

no, meritera comunque il paradiso perche avra fatto onestamente il proprio mestiere.

Aldo Menichetti

Jacques Lemaire, Les visions de la vie de com dans la litterature frangaise de la fin du Moyen Age, Paris, Klincksieck, 1994. Un vol. di pp. 579.

Una analisi, seria ed esauriente, del tema della Corte e della vita a Corte nella valu tazione, nelle riflessioni e nei giudizi lette ran del Medio Evo francese e una impre sa, a dir poco, disperante. Allo studioso che vi si voglia dedicare

immenso e anzitutto il materiale documen tario che si spiega davanti; e la massa del

la documentazione (che pervade altresi

This content downloaded from 62.122.79.21 on Mon, 16 Jun 2014 04:47:41 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 3: Les visions de la vie de cour dans la littérature française de la fin du Moyen Ageby Jacques Lemaire

456 RECENSIONI

ogni angolo dei piu disparati generi lettera ri) non costituisce che il primo ostacolo ad una soddisfacente esplorazione delPar

gomento. Non meno ardua da superare e difatti la

seconda difficolta che si affaccia allo stu dioso e che consiste nella straordinaria complessita e nella varieta di questo stesso materiale. Dei molti e diver si caratteri che assumono gli atteggiamenti procuriali o anticuriali che si avvicendano, si sovrap

pongono e si contraddicono, non e sempre facile cogliere significato e ragioni. Ed a parte il concetto stesso di Corte (cosi mu tevole nei suoi volti che, secondo il sarca

stico detto di Gualtiero Map, poteva esser conosciuto solo da Dio!) risulta assai ma lagevole, in ogni riferimento in cui ci si imbatte, sceverare quanto la condanna o il

panegirico della vita a Corte sia frutto di una spontanea e convinta persuasione mo

rale o intellettuale e quanto invece dipenda da un partito preso, obbedisca alle leggi di un interesse leso o, piu semplicemente, ap

partenga ad una convenzione letteraria, al

gioco di un puro esercizio stilistico. Le soluzioni che ogni studioso e in dove

re di dare a qualsiasi problema egli affron ti sono pertanto rese qui ardue dall'intrec

cio, singolarmente complicato, di un tale

argomento ed esigono non solo una perfet ta conoscenza degli avvenimenti storici che

fanno da cornice all'oggetto della ricerca e

degli innumerevoli testi letterari che ne for mano la sostanza, ma doti di ponderato

giudizio e di acuta e sottile sensibilita che sappiano interpretare situazioni sfuggenti e, spesso, equivoche.

Anche se circoscritto alia fine del Medio Evo, fra il 1328 e il 1498 (come ha fatto il Lemaire che ha fissato entro questi limiti Pambito della sua ricerca) il tema non ces sa dalPessere imponente. Le trasformazioni politiche, sociali, morali, di costume attra verso cui passa la Corte francese dei primi Valois sono copiose e, sotto Luigi XI, ad dirittura radicali; il numero delle Corti principesche che si affiancano a quella rea le (e con essa contrastano) e notevole, ed

ognuna di esse ? piccoli regni in miniatu

ra, come e stato detto ? ha i suoi fasti

politici e culturali, fa delle sue citta di resi denza centri privilegiati di Lettere ed Arti: la Corte del duca di Berry a Bourges; la Corte del duca d'Orleans a Blois; la Corte

di Rene d'Anjou, ex re di Sicilia, ad An gers e, poi, ad Aix-en-Provence; la Corte

del duca di Borgogna ? la piu potente, la

piu splendida e la piu minacciosa di tutte ? a Digione e nelle citta del Brabante e delle Fiandre K

Infine, la polifonia letteraria, favorevole o contraria alia Corte, che si leva e si fa udire a voce spiegata durante questo secolo e mezzo, appartiene (per rimanere nelPim

magine) ad una cantoria fra le piu insigni. Basta pensare che intervengono nel dibatti to curiale, in un senso o nell'altro, gli scrittori piu celebri della letteratura medio francese: fra i poeti, i narratori, i trattati

sti, Guillaume de Machaut, Eustache De schamps, Christine de Pisan, Alain Char tier, Antoine de la Sale, Georges Chaste lain, Martin Le Franc, Martial d'Auver

gne, Pierre Michault, Octovien de Saint Gelais; fra gli storici, i cronisti, i memoria listi, Jean Froissart, Philippe de Commy nes, Jean Juvenel des Ursins. Per non par lare delle voci latine che si aggiungono al coro e che sono quelle dei primi umanisti,

Nicolas de Clamanges, Jean Muret, Jean

de Montreuil, Pierre d'Ailly, Jean Gerson, Gontier Col, Robert Gaguin, Guillaume Fichet.

Stando cosi le cose, il primo sentimento

che si prova verso Pautore del presente vo

lume e quello di una sincera ammirazione

per il coraggio che lo ha animato ad intra prendere ed a condurre a porto una tale

impresa. L' altro sentimento ? a lettura ultimata

? e quello dell'apprezzamento per la felice

riuscita del tentativo, per il modo con cui lo studioso ha saputo tessere una cosi

complessa tela e per la convincente eviden za con cui ha messo in risalto i risultati a cui e pervenuto.

Grazie ad una vigile documentazione della vastissima letteratura che, direttamen

te o indirettamente, di proposito o di sfug gita, tratta della Corte, ne descrive i mec canismi che la regolano e Pesistenza che vi si conduce, ne commenta i mezzi per per venirvi non meno di quelli per signoreg

1 E ad esse va aggiunta ? sia pure con con

notazioni particolari che ne fanno un unicum ?

la Corte papale di Avignone che, per piu di mezzo secolo, dara incomparabile magnificenza ad una intera regione della Francia.

This content downloaded from 62.122.79.21 on Mon, 16 Jun 2014 04:47:41 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 4: Les visions de la vie de cour dans la littérature française de la fin du Moyen Ageby Jacques Lemaire

RECENSIONI 457

giarvi, il Lemaire si muove con agevolezza entro i meandri della vita curiale. E grazie al possesso di un metodo di ricerca orga nizzato e disciplinato, ricostruisce con chiarezza la successione di queste ?visions

de la Cour? quali si presentano nel paesag gio letterario dai primi decenni del XIV se colo agli ultimi anni del XV. In altre paro le, egli riesce a darci un quadro generale ed eloquente non solo delPidea che poeti, romanzieri, moralisti, storiografi, memo

rialisti, cronisti si facevano, nel bene e nel male, della vita curiale, ma anche delle ra

gioni che suggerivano loro le diverse, op

poste valutazioni.

II libro, organicamente costruito, si arti

cola in due grandi sezioni. La prima (La mentalite medievale: idealisme et foi dans le progres moral) si divide a sua volta in due parti. La prima parte espone ?Pexalta

tion de la vie de Cour? e di essa presenta le forme e i caratteri lungo tutta la dina stia dei primi Valois, da Filippo VI a Car lo VIII. L'analisi degli elog! della cavalle ria, della cortesia, della gentilezza, dell'ar

dimento che formano (o dovrebbero for

mare) le ragioni di essere della vita curia lis, che fanno la ?joie de la Cour? e la trasformano in un luogo privilegiato, ?de

lectable?, un vero e proprio ?paradis terre

stre? (cosi Molinet, a proposito della Corte di Borgogna) costituisce il centro ideale di questa prima parte e si irraggia nella illu strazione delle ragioni, piu o meno perso

nali, piu o meno interessate, della lode del Principe, del suo modo di vita e della sua cerchia di dignitari. La seconda parte elen ca e discute gli aspetti della critica alia so cieta curiale nelle diverse motivazioni reli

giose, morali, sociali che essa via via assu

me. E la volta delle accuse ad un mondo

che viene visto non piu come un luogo di delizie, ma come una selva impraticabile o

un mare in tempesta dove dominano, nel

lusso piu smoderato, Pipocrisia, la maldi cenza, la menzogna, la vanita, la vanaglo

ria, il libertinaggio, la lussuria: insomma, un 'monde a Penvers', ricettacolo d'ogni vizio.

L'altra grande sezione in cui, come si e

detto, si articola il libro (La mentalite hu maniste: pessimisme et repli sur soi) identi fica e commenta un altro aspetto della cri

tica anticuriale: quello che si manifesta

(sulla scia di Petrarca) presso i primi uma

nisti francesi, che nasce da una postulazio ne piu intima e spirituale e che, traendo le sue prime mosse dalla Corte papale di Avi gnone, si estende ben presto a Parigi e coinvolge la Corte reale. Qui, le ragioni che sollecitano taluni dei maggiori umani sti francesi (sia in latino sia in volgare) a

manifestare la loro opposizione sono diver se da quelle precedentemente registrate e rampollano da una visione pessimistica di natura psicologica (o affermata per tale) o da un bisogno di raccoglimento e di ripie gamento in se stesso. Esse vedono soprat tutto nella Corte un centro di tribolazioni politiche da cui e meglio star lontani, un luogo di dissipazione morale, di dispersio ne intellettuale che e indispensabile evitare se si vuoi raggiungere una perfetta concen

trazione delPanimo, Pacme degli studi e della saggezza. II ?sii solo e sarai tutto tuo? diventera la bandiera di questa cro ciata anticuriale dove allo sfarzo vano del la reggia son contrapposti Yotium cum lit teris, Yaurea mediocritas, la vita solitaria o simplex o rustica. Su queste posizioni si va insomma disegnando, fin dal XV secolo quel mito della operosa solitudine, della serena vita campestre, contrapposto allo

sterile affaccendarsi del consorzio cittadi no, mito che avra vita lunga nel successivo

svolgimento della letteratura francese.

Dipanate piu che rapidamente le fila principali con le quali si intesse la ricerca del Lemaire bastera, per concludere, espri mere questo solo giudizio. Dire, cioe, che

si tratta di un'opera eccellente, che investe un intero settore della vita letteraria fran cese (e non di essa soltanto) fin qui imper fettamente studiato, con perizia e con sa

gacia. Essa reca agli studi medio francesi un contributo di primo ordine di cui sara impossibile, d'ora in avanti, fare a meno.

Raffaele de Cesare

Reginald Hyatte, The Arts of Friend ship. The Idealization of Friendship in

Medieval and Early Renaissance Litera ture, Leiden - New York -

Koln, E.J.

Brill, 1994. (Brill's Studies in Intellectual History, 50). Un vol. di pp. XI-249.

In una breve premessa l'autore fissa al cuni paletti che delimitano i confini della sua ricerca entro uno spazio che risulta un

This content downloaded from 62.122.79.21 on Mon, 16 Jun 2014 04:47:41 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions