Sant'Agostino - La Genesi Alla Lettera (ITA)

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  • 7/29/2019 Sant'Agostino - La Genesi Alla Lettera (ITA)

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    LA GENESI ALLA LETTERATutte le Opere - versione italiana > Esegetici >

    La Genesi alla lettera

    LIBRO PRIMO

    Senso letterale e senso figurato nella sacra Scrittura.

    1. 1. La sacra Scrittura nel suo complesso divisa in due parti,come indica il Signore quando afferma che uno scriba istruito nellecose del Regno di Dio come un padre di famiglia che trae fuori dalsuo tesoro cose nuove e cose antiche 1, come si chiamano anche idue Testamenti. In tutti i Libri sacri si devono poi distinguere leverit eterne che vi sono inculcate e i fatti che vi sono narrati, glieventi futuri che vi sono predetti, le azioni che ci si comanda oconsiglia di compiere. Rispetto dunque al racconto dei fatti sorge laquestione se tutto dev'essere inteso in senso figurato oppure sideve affermare e sostenere anche l'autenticit dei fatti attestati.

    Poich nessun cristiano oser affermare che nessun passo [dellaScrittura] dev'essere inteso in senso figurato qualora consideriattentamente le parole dell'Apostolo: Tutte queste cose peraccaddero loro in figura 2, e ci che sta scritto nella Genesi: Esaranno due in una sola carne 3, ch'egli dichiara essere una granverit misteriosa in rapporto a Cristo e alla Chiesa 4.

    Significato di "principio", "cielo e terra".

    1. 2. Se dunque la Scrittura dev'essere interpretata in entrambi ipredetti sensi, in qual senso, all'infuori di quello allegorico, statodetto: Nel principio Dio cre il cielo e la terra 5? Forse "all'inizio deltempo" o perch furono fatti "prima di tutte le cose" oppure "nelPrincipio, ch' il Verbo di Dio, suo unico Figlio"? Inoltre, in qualmodo potrebbe dimostrarsi che Dio crea esseri mutevoli e temporalisenza subire alcun mutamento di se stesso? E che cosa potrebbeessere indicato con le parole "cielo" e "terra"? Ha forse il nome di"cielo e terra" la creatura spirituale e corporale o soltanto quella

    corporale? Bisognerebbe allora pensare che la Scrittura in questolibro ha passato sotto silenzio la creatura spirituale e ha usatol'espressione cielo e terra per indicare l'insieme delle creature

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    corporali, sia quelle superiori che quelle inferiori? O forse statachiamata "cielo e terra" la materia informe delle une e delle altrecreature: cio da una parte la vita spirituale, quale pu essere in sprima di volgersi verso il Creatore - proprio grazie a questo suo

    volgersi verso il Creatore essa viene formata e resa perfetta, marimane informe se non si volge verso di Lui -; da un'altra parte lavita corporale, se fosse possibile concepirla interamente priva dellepropriet corporee che appaiono nella materia formata, quando icorpi hanno gi le forme specifiche percettibili con la vista o con unaltro senso.

    Che significa "cielo e terra".

    1. 3. Oppure per "cielo" si deve intendere forse la creaturaspirituale, perfetta e beata per sempre fin dal primo istante dellasua creazione, per "terra" al contrario la materia corporea ancoraimperfetta? Infatti la terra - detto - erainvisibile e confusa e letenebre erano sopra l'abisso 6, parole con cui [la Scrittura] sembraindicare lo stato informe della sostanza corporea. O forse conqueste ultime parole della frase viene indicato anche lo statoinforme di entrambe le creature, cio della corporea, per il fattoch' detto: La terra era invisibile e confusa; di quella spirituale,

    invece, per il fatto ch' detto: Le tenebre erano sopra l'abisso?Inquesto caso, l'abisso tenebroso sarebbe un'espressione metaforicaper denotare la natura della vita ch' informe, se non si volge versoil Creatore, poich solo in questo modo pu assumere la forma percessare d'essere abisso, e pu venire illuminata per cessared'essere tenebrosa. Inoltre, in qual senso detto: Le tenebre eranosopra l'abisso?Forse perch non c'era ancora la luce? Poich, se laluce fosse esistita, sarebbe stata sopra l'abisso e, per cos dire,diffusa sulla sua superficie: ci avviene nella creatura spiritualequando si volge alla luce immutabile e incorporea che Dio.

    Creazione della luce.

    2. 4. Inoltre, in qual modo Dio disse: Vi sia la luce 7?Nel tempo onell'eternit del Verbo? Ma se lo disse nel tempo, lo disse anche nelmutamento. In qual modo, allora, si potrebbe pensare che Diopronunci questa frase se non mediante una creatura? Egli infatti immutabile. Ma se Dio disse: Vi sia la luce mediante una creatura,in qual modo la luce sarebbe la prima creatura, se gi esistevaun'altra creatura per mezzo della quale Dio potesse dire: Vi sia la

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    luce?O forse la luce non sarebbe la prima creatura poich era gistato detto: Nel principio Dio cre il cielo e la terra8? Inoltre, sisarebbe potuto pronunciare l'ordine: Vi sia la luce mediante unacreatura celeste nel tempo e nel mutamento? Se la cosa sta cos,

    questa luce fisica che noi vediamo con gli occhi del corpo, Dio l'hafatta dicendo: Vi sia la luce mediante una creatura spirituale, creatagi prima da lui quando nel principio cre il cielo e la terra, in modoche, in virt d'un interno e misterioso impulso di tale creaturaimpressole da Dio, questi avrebbe potuto dire: Vi sia la luce?

    La voce di Dio nel creare la luce.

    2. 5. O forse la voce di Dio rison anche materialmente allorch

    disse: Vi sia la luce, allo stesso modo che rison materialmente lavoce di Dio quando disse: Tu sei il Figlio mio prediletto9? E ci[avvenne forse] per mezzo d'una creatura fisica che Dio avrebbecreata quando nel principio cre il cielo e la terra, prima che vifosse la luce, che fu creata quando rison questa voce? Ma se lacosa sta cos, in quale lingua rison questa voce allorch Dio disse:Vi sia la luce, dato che non c'era ancora la diversit delle lingueavvenuta in seguito durante la costruzione della torre dopo ildiluvio 10? Qual era quell'unica e sola lingua, in cui Dio pronunzi:

    Vi sia la luce?E chi era colui al quale potesse una tale parola esserrivolta e che avrebbe dovuto ascoltarla e capirla? O non forse,questa, un'idea e un'ipotesi illogica e carnale?

    La voce di Dio e il Verbo di Dio nel creare la luce.

    2. 6. Che diremo dunque? Conviene forse che per "voce di Dio"s'intenda il senso espresso dalla voce che dice: Vi sia la luce?e nonlo stesso suono materiale? Inoltre la stessa voce non appartiene

    forse alla natura del suo Verbo di cui detto: In principio era ilVerbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio 11? Quando infattila Scrittura afferma che: Tutto stato fatto per mezzo di Lui12,dimostra assai chiaramente che anche la luce fu fatta per mezzo diLui, allorch Dio disse: Vi sia la luce. Se la cosa sta cos, la parola:Vi sia la luce, detta da Dio, eterna, poich il Verbo di Dio, Dio inDio, Figlio unico di Dio, coeterno col Padre, sebbene la creatura,fatta per mezzo di quella Parola di Dio pronunciata nel suo Verboeterno, sia temporale. Anche se, quando noi diciamo "quando" e"un giorno", queste sono parole relative al tempo, tuttavia, nelVerbo di Dio, fissato dall'eternit "quando" una cosa dev'esser

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    fatta e viene fatta "allorquando" fissato che si sarebbe dovutafare per mezzo del Verbo, in cui non c' n "quando" n "un giorno"poich il Verbo il "Tutto eterno".

    Natura della luce creata da Dio.3. 7. Ma cos' propriamente la luce che fu creata? forse qualcosadi spirituale o di materiale? Se infatti spirituale, essa potrebbeessere la prima creatura resa ormai perfetta da questa Parola,mentre dapprima fu chiamata "cielo", quando fu detto: Nel principioDio cre il cielo e la terra13. In tal modo le parole: Dio disse: Vi siala luce. E vi fu la luce 14, potrebbero essere intese nel senso che sivolse verso di Lui e fu illuminata nel momento in cui il Creatore la

    richiam a s.Forse Dio cre "dicendo" nel suo Verbo?

    3. 8. E perch mai la Scrittura dice: Nel principio Dio cre il cielo ela terra e non: "Nel principio Dio disse: "Vi sia il cielo e la terra"? "E vi furono il cielo e la terra", allo stesso modo ch' narrato aproposito della luce: Dio disse: Vi sia la luce. E vi fu la luce?Forseche prima con l'espressione "cielo e terra" bisognava abbracciare e

    affermare genericamente ci che Dio aveva fatto e di poi spiegarein particolare come lo aveva fatto, dicendo per ogni creazione: Diodisse, nel senso che tutto ci che Dio fece lo fece mediante il suoVerbo?

    Come vien creata la creatura informe.

    4. 9. O forse non era conveniente usare l'espressione: Dio disse: Visia... nell'atto che veniva creata la materia informe, tanto la

    spirituale quanto la corporale, poich l'imperfezione non imita laforma del Verbo sempre unito al Padre, cio del Verbo per mezzodel quale Dio chiama eternamente all'esistenza tutte le cose, noncon il far risonare delle parole, n mediante il pensiero che si svolgenella durata delle parole pronunciate, ma in virt della luce dellaSapienza da lui generata e a lui coeterna? Essendo dissimile da chi"" in sommo grado e in modo originario, la materia, per una sortad'informit, tende verso il nulla; [la creatura] invece imita la formadel Verbo sempre e immutabilmente unita al Padre, quando

    anch'essa col volgersi, in modo proporzionato al suo genere, versoChi veramente ed eternamente, cio verso il Creatore dellapropria sostanza, ne riceve la somiglianza e diventa perfetta? In tal

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    modo quanto narra la Scrittura: E Dio disse: Vi sia... potremmointenderlo come la parola incorporea di Dio emanante dalla naturadel suo Verbo coeterno, che richiama a s la creatura ancoraimperfetta affinch non resti informe ma riceva la forma adatta a

    ciascuno degli esseri che la Scrittura espone successivamente. Pervia di questa conversione e formazione ciascuna creatura, secondola propria capacit, imita il Verbo di Dio, ossia il Figlio di Diosempre unito al Padre in virt della sua piena somiglianza edell'uguale essenza per cui egli e il Padre sono uno 15, ma non imitaquesta forma del Verbo se, allontanandosi dal Creatore, restainforme ed imperfetta; per questo motivo il Figlio ricordato nonperch Verbo ma solo perch principio quando detto: Nel principioDio cre il cielo e laterra 16; poich viene indicato l'esordio della

    creatura nello stato informe dell'imperfezione. Del Figlio invece, inquanto anche il Verbo, si fa menzione nella frase: E Dio disse: Visia... Per conseguenza, quando si fa menzione del Figlio comeprincipio, la Scrittura ci mostra un esordio della creatura che riceveda lui un'esistenza ancora imperfetta, mentre, quando lo menzionacome Verbo, essa ci mostra la perfezione della creatura richiamataverso di lui per assumere la sua forma unendosi al Creatore eimitando, in proporzione del suo grado di essere, la Formaeternamente e immutabilmente unita al Padre, dal quale essariceve subito d'essere ci ch' lui stesso.

    Rapporto tra il Verbo (la Sapienza) e la creatura.

    5. 10. Il Verbo, Figlio [di Dio], non ha una vita informe, poich perlui non solo l'essere lo stesso che il vivere ma il vivere per lui anche lo stesso che vivere nella sapienza e nella felicit. Lacreatura, al contrario, sebbene spirituale e intelligente o razionale,che pare pi vicina al Verbo, pu avere una vita informe poich peressa il vivere non lo stesso che vivere nella sapienza e nellafelicit, come l'essere per essa la medesima cosa che il vivere.Essa infatti, una volta allontanatasi dall'immutabile Sapienza, vivenella stoltezza e nella miseria, e questo stato corrisponde alla suainformit. Essa invece riceve la sua forma quando si volge versol'immutabile luce della Sapienza ch' il Verbo di Dio: per vivereinfatti sapiente e felice essa si volge verso Colui dal quale statatratta all'esistenza per avere l'essere e una vita come che sia. Il

    principio della creatura intelligente infatti l'eterna Sapienza; dimodo che, pur rimanendo in se stesso immutabile, questo principionon cesserebbe mai di parlare, con la voce misteriosa della sua

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    ispirazione, alla creatura di cui il principio, perch si volgesseverso Colui dal quale ha l'essere, poich in altro modo non potrebbericevere la forma e la perfezione. Ecco perch, essendogli statochiesto chi egli fosse, [Cristo] rispose: Io sono il Principio e per

    questo vi parlo17

    ."Acqua": materia corporea o vita spirituale fluttuante?

    5. 11. Ora, ci che dice il Figlio, lo dice il Padre poich, quandoparla, il Padre pronuncia il suo Verbo ch' il Figlio; parlando nel suomodo eterno di essere - se pur si pu parlare di modo di essere -Dio pronuncia il Verbo a lui coeterno. In Dio infatti [per suaessenza] la somma, santa, giusta benevolenza e uno speciale

    amore verso le proprie opere non derivante dalla necessit ma dallasua bont. Ecco perch la frase della Scrittura: Dio disse: Vi sia laluce 18 preceduta da quest'altra: E lo Spirito di Dio si portavasopra le acque 19. Con il termine "acqua" la Scrittura ha volutoindicare una di queste due cose: o l'insieme della materia fisicafacendo cos vedere ci di cui sono fatte e formate tutte le cose chenoi ormai possiamo distinguere quanto alla loro specie - la Scritturachiama acqua la materia poich noi vediamo tutte le cose sullaterra formarsi e crescere, secondo le varie loro specie, grazie

    all'elemento umido - oppure denota una sorta di vita spiritualeindeterminata e, per cos dire, allo stesso fluido prima di ricevere lasua forma col volgersi verso Dio. Di certo per loSpirito di Dio siportava al di sopra [della materia], poich alla buona volont delCreatore soggiaceva tutto ci a cui aveva cominciato a dar forma eperfezione di modo che, dicendo Dio, mediante il suo Verbo: Visiala luce, l'essere creato sarebbe stato permanente, secondo lacapacit della sua specie, nel beneplacito di Dio, sarebbe ciocontinuato a piacergli. quindi buono ci ch' piaciuto a Dio, poichla Scrittura dice: Evi fu la luce. E Dio vide che la luce buona 20.

    La Trinit operante nell'origine e nella perfezione dellacreatura.

    6. 12. In tal modo la Trinit del Creatore presentata proprioall'inizio della creazione appena abbozzata; essa ricordata con iltermine di "cielo e terra" in vista di ci che doveva esser portato atermine a partire da essa - poich quando la Scrittura dice: Nelprincipio Dio cre il cielo e la terra 21, con il nome di "Dio" noiintendiamo il Padre, con il nome di "Principio" il Figlio, ch' principio

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    non del Padre, ma anzitutto e soprattutto della creatura spiritualecreata da Lui e per conseguenza lo anche di tutte le altre creature-; quando invece la Scrittura dice: Lo Spirito di Dio si portava sulleacque 22, noi riconosciamo la menzione completa della Trinit;

    ugualmente nell'atto con cui la creatura si volge a Dio e viene resaperfetta in modo che vengono distinte le diverse specie degli esseri,ci viene fatta conoscere la medesima Trinit e cio da una parte ilVerbo di Dio e Colui che genera il Verbo, quando la Scrittura dice: EDio disse, e dall'altra la santa Bont - per la quale a Dio piacequalunque essere gli piace d'aver reso perfetto nei limiti dellacapacit della sua natura - quando la Scrittura dice: Dio vide ch'una cosa buona 23.

    Che vuol dire: Lo Spirito aleggiava sulle acque.

    7. 13. Ma perch mai menzionata prima la creatura ancoraimperfetta e poi lo Spirito di Dio? La Scrittura infatti prima disse: Laterra per era invisibile e caotica e le tenebre erano sopral'abisso 24, e dopo soggiunse: e lo Spirito di Dio si portava al disopra delle acque 25. Forse perch l'amore indigente e bisognoso[delle cose amate] ama in modo da rimanere soggetto alle cose cheama, perci quand'era menzionato lo Spirito di Dio, nella cui

    persona si lascia intendere la sua santa bont e amore, la Scritturadice che si portava al di sopra, perch non si pensasse che Diofosse portato ad amare le opere, che avrebbe fatto, per la necessitdei bisogno anzich per la sovrabbondanza della sua bont?Memore di ci l'Apostolo, sul punto di parlare della carit, dice chemostrer una via sovreminente 26, e in un altro passo parla dellacarit di Cristo ch' al di sopra d'ogni conoscenza 27. Dovendosidunque indicare lo Spirito di Dio col dire che si portava al di sopra,era pi conveniente che prima fosse presentato qualcosa soloappena avviato, al di sopra del quale si potesse dire ch'Egli silibrava non per la posizione ma per la sua potenza che sorpassa etrascende ogni cosa.

    Dio ama le sue creature perch esistano e sussistano.

    8. 14. Cos pure, dopo che le cose appena abbozzate furonoportate alla perfezione e ricevettero la loro forma, Dio vide ch' unacosa buona 28; egli infatti si compiacque di ci ch'era stato fattograzie alla medesima bont con cui gli era piaciuto di farlo. Poichdue sono i motivi per cui Dio ama la propria creazione: perch

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    esista e perch sussista. Affinch dunque esistesse la creazionecapace di sussistere, loSpirito di Dio si portava al di sopradell'acqua 29, affinch invece sussistesse Dio vide ch' buona. E cich' detto della luce detto di tutte le altre creature. Esse infatti

    sussistono, alcune soggette a Dio in gran santit dopo essersielevate al di sopra del volgere d'ogni tempo, altre invece seguendola misura del tempo loro assegnato, venendosi cos a tessere, conla recessione e successione delle cose, la bellezza dei secoli.

    Quando Dio pronunci: Vi sia la luce?

    9. 15. La frase che disse Dio: Visia la luce! E la luce fu fatta 30, fudunque pronunciata in un giorno determinato o prima di qualunque

    giorno? Se infatti Dio la pronunci mediante il suo Verbo coeterno,certamente la pronunci fuori del tempo; se invece la pronunci neltempo, non la pronunci mediante il suo Verbo coeterno ma permezzo di qualche creatura temporale. La luce quindi non sar laprima creatura, poich ce n'era gi un'altra mediante la qualesarebbe stato detto nel tempo: Visia la luce! Sicomprende inoltreche ci di cui detto: Nel principio Dio cre ilcielo e la terra 31, fucreato prima di qualsiasi giorno, di modo che con il termine "cielo"s'intende la creatura spirituale gi fatta e formata e che , per cos

    dire, il cielo di questo cielo che occupa il grado pi alto tra i corpi.In realt solo nel secondo giorno fu fatto il firmamento che Diochiam di nuovo "cielo". Col termine invece di "terra invisibile ecaotica" e di "abisso tenebroso" fu denotata la sostanza materialeancora imperfetta, con cui sarebbero stati fatti gli esseri temporali,dei quali la prima sarebbe stata la luce.

    Di che specie era la "voce" di Dio con cui cre la luce?

    9. 16. In qual modo per nel tempo Dio pot dire: Vi sia la luce 32servendosi d'una creatura fatta prima del tempo, difficilescoprirlo. Noi non pensiamo affatto che quella fosse una parolaprodotta dal suono d'una voce, poich ogni parola di tal genere ilprodotto d'un corpo. O forse con quella sostanza imperfetta feceuna voce corporea con cui far sentire la parola: Vi sia la luce?Sarebbe dunque stata creata e formata una voce corporale primadella luce. Ma se la cosa sta cos, esisteva gi il tempo attraverso ilquale scorreva la voce e passavano gli intervalli dei suoni che sisuccedevano. Ora, se esisteva gi il tempo prima che fosse creatala luce, in quale tempo fu creata la voce capace di far sentire: Vi sia

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    la luce?A qual giorno apparteneva quel tempo? Poich comincia adesser contato come "uno" ed insieme come "il primo" quel giorno incui fu creata la luce. O forse fa parte dello stesso giorno tutto lospazio di tempo sia quello in cui fu creata la voce fisica mediante la

    quale risonasse: Vi sia la luce, sia quello in cui fu creata la stessaluce? Ma qualsiasi voce di tal genere proferita da uno che parlaaffinch giunga al senso fisico d'un altro che ascolta, poich questosenso fatto in modo da percepire i suoni attraverso le vibrazionidell'aria. Aveva forse, dunque, un siffatto udito quella materiainvisibile e disordinata, quale ch'essa fosse, alla quale potesse in talmodo far sentire la sua voce e dire: Vi sia la luce?Lungi perci,dall'animo di chi pensa, quest'ipotesi assurda!

    La parola di Dio fu pronunciata nel tempo o fuori del tempo?

    9. 17. Forse era dunque spirituale, ma tuttavia temporale, ilmovimento con cui intendiamo sia stata detta l'espressione: Vi siala luce prodotto dall'eterno Dio mediante il Verbo a lui coeternonella creatura spirituale da lui gi creata quando la Scrittura dice:Nel principio Dio creil cielo e la terra 33, cio nel cielo del cielo?Oppure si pu intendere che questa parola, non solo senza alcunsuono ma anche senza alcun movimento temporale della creatura

    spirituale, fu in qualche modo fissata e impressa nella sua mente enella sua ragione dal Verbo coeterno al Padre e, in conseguenza diquella parola, la sostanza corporea imperfetta, inferiore etenebrosa, si sarebbe mossa e volta verso la sua Forma e sarebbediventata luce? Ma se l'ordine di Dio non dato in modo temporalee se la creatura spirituale che, mediante la contemplazione dellaverit, trascende qualsiasi tempo, non lo ascolta in un modotemporale, ma trasmette alle creature inferiori, come enunciatiintelligibili, le ragioni in essa impresse intellettualmentedall'immutabile Sapienza di Dio, estremamente difficilecomprendere come si possa affermare che si formano movimenti dinatura temporale negli esseri temporali affinch siano formati ogovernati. Se invece si deve intendere che la luce, la prima[creatura] di cui fu detto: Vi sia e: Vi fu, ha pure la preminenzasulle altre creature, la stessa vita intellettuale che, se non sivolgesse verso il Creatore per essere illuminata, rimarrebbefluttuante e informe. Ma una volta rivoltasi [a Dio] e illuminata che

    fu, allora fu creato ci ch'era stato detto mediante il Verbo di Dio:Vi sia la luce.

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    Da Gen1, 5pare che la luce fu creata nello spazio di ungiorno.

    10. 18. Cionondimeno, allo stesso modo che questo fu detto al di

    fuori del tempo, in quanto il Verbo coeterno al Padre non soggettoal tempo, si potrebbe porre il quesito se anche quell'opera fu fattaal di fuori del tempo. Ma come si pu intendere una simile cosa, dalmomento che dopo la creazione della luce, la sua separazione dalletenebre e dopo la denominazione di "giorno" e di "notte", laScrittura afferma: Efu sera e fu mattina: un giorno 34? Da questotesto pare che quell'opera di Dio fu compiuta nello spazio d'ungiorno, trascorso il quale si giunse alla sera, ch' l'inizio della notte.Parimenti, trascorso lo spazio della notte, fu completato l'intero

    giorno e, per conseguenza, il mattino diede inizio ad un altrogiorno, in cui Dio port successivamente a termine altre opere.

    Creazione istantanea della luce e sua separazione dalletenebre.

    10. 19. Ma se Dio disse: Vi sia la luce 35 mediante la ragione eternadel suo Verbo senza alcun intervallo di sillabe, assai strano comemai la luce fu creata in un s gran lasso di tempo, fin tanto cio che

    passasse lo spazio d'un giorno e venisse la sera. O forse lacreazione della luce fu, s, istantanea, ma la durata del giorno passmentre la luce veniva separata dalle tenebre e a tutt'e due lecreature separate veniva assegnato il proprio nome? Ma sarebbestrano se anche ci pot esser fatto da Dio in tanto spazio di tempoquanto quello in cui lo diciamo noi. Poich la distinzione della lucedalle tenebre risult dall'atto stesso con cui fu creata la luce; la luceinfatti non ci sarebbe potuta essere, se non fosse stata separatadalle tenebre.

    Dio chiam luce il giorno, cio nelle ragioni eterne della suaSapienza.

    10. 20. Rispetto per al fatto che Dio chiam la luce giorno e letenebre notte 36, in quanto spazio di tempo poteva fare ci, anchese l'avesse fatto pronunciando vocalmente le parole sillaba persillaba, se non quanto occorre anche a noi per dire: "La luce sichiami giorno e le tenebre si chiamino notte"? Salvo che uno sia per

    caso tanto insensato da pensare che, siccome Dio pi granded'ogni cosa, le sillabe pronunciate dalla bocca di Dio - quantunque

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    assai poche - poterono riempire tutto lo spazio d'un giorno. A cis'aggiunge il fatto che Dio chiam giorno la luce e notte le tenebreservendosi non del suono d'una voce corporea ma del Verbo a luicoeterno, cio delle ragioni interne ed eterne della sua immutabile

    Sapienza. D'altra parte, se Dio avesse usato le parole di cui ciserviamo noi, di nuovo sorge il quesito in quale lingua parl e qualebisogno c'era d'una successione di suoni ove non esisteva l'uditofisico di nessuno, e a tale quesito non si trova risposta.

    Il giorno e la notte si avvicendano lungo il percorso del solenelle 24 ore.

    10. 21. Si deve forse dire che, pur essendo stata quest'opera di Dio

    compiuta in un istante, la luce perdur senza che sopraggiungessela notte finch non fosse compiuto lo spazio d'un giorno e che lanotte, succedendo al giorno, dur tanto a lungo finch nonpassasse lo spazio della notte e si facesse il mattino del giornoseguente dopo ch'era passato il primo e unico giorno? Ma se io dircos, ho paura d'essere deriso sia da coloro che hanno nozioniscientifiche molto esatte sia da coloro che assai facilmente possonoosservare che quando da noi notte, la presenza della luce illuminale altre parti del mondo che il sole percorre prima di tornare dalla

    parte ove tramonta a quella ove sorge; per questo motivo nellospazio di tutte le ventiquattro ore c' sempre, lungo il percorsocircolare del sole, una parte [della terra] ov' giorno e un'altra ov'notte. Collocheremo dunque Dio in una parte di questo percorsoove per lui fosse sera quando la luce lasciasse quella parte perandare in un'altra? In realt nel libro chiamato Ecclesiaste stascritto: Ilsole sorge e il sole tramonta e ritorna al proprio luogo 37,cio nel luogo d'onde sorge. Subito dopo infatti detto: Ilsolesorgendo va verso il Sud e poi gira verso Settentrione 38. Quandodunque le regioni australi hanno il sole, per noi giorno, quandoinvece il sole, facendo il suo giro, attraversa le regionisettentrionali, per noi notte. Non tuttavia da credere che nonsia giorno nelle altre regioni ove c' il sole, salvo che le finzionipoetiche c'inducano a credere che il sole s'immerge nel mare e,dopo essersi bagnato, risorge la mattina dalla parte opposta.D'altronde anche se fosse cos, lo stesso abisso sarebbe illuminatodalla presenza del sole e vi sarebbe il giorno. Esso infatti potrebbe

    illuminare anche le acque, dal momento che il sole non potrebbeessere spento da esse. Ma il solo immaginare [possibile] una cosa

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    simile un'assurdit. E che dire del fatto che il sole ancora nonc'era?

    Luce spirituale o luce fisica?

    10. 22. Se dunque la luce spirituale fu creata il primo giorno,tramont forse perch le succedesse la notte? Se invece era unaluce fisica, qual mai la luce che non possiamo vedere dopo iltramonto del sole, dato che non esistevano ancora n la luna n lestelle? Oppure, se quella luce si trova sempre nella parte del cieloov' il sole senz'essere la luce del sole ma, per cos dire, la suacompagna e ad esso tanto strettamente unita da non potersidistinguere e discernere, si torna alla difficolt della presente

    questione che si deve risolvere. Poich anche questa luce, allostesso modo che il sole, di cui sembra esser la compagna, nel suopercorso, dal luogo ove tramonta ritorna a quello dove sorge ed in un'altra parte del mondo al momento che questa parte, ovesiamo noi, si copre di tenebre per la notte. Da ci si dovrebbeconcludere - cosa inammissibile - che Dio si sarebbe trovato in unluogo d'onde questa luce si sarebbe separata affinch per luipotesse essere sera. O forse Dio aveva creato la luce solo in quellaregione in cui aveva intenzione di creare l'uomo e perci [la

    Scrittura] dice ch'era sera quando la luce, allontanatasi perrisorgere il mattino seguente dopo aver compiuto il suo percorso,fosse in un'altra regione?

    La luce primordiale o la successione dei giorni?

    11. 23. Perch dunque il sole fu creato per essere a capo delgiorno 39 e per illuminare la terra se, a produrre il giorno, erasufficiente la luce ch'era stata chiamata anche "giorno"? Quella luce

    primordiale illuminava forse regioni superiori tanto lontane dallaterra da non poter essere percepita sulla terra e cos era necessariofosse creato il sole affinch per mezzo suo il giorno apparisse alleregioni inferiori del mondo? Si potrebbe anche dire che lo splendoredel giorno fu accresciuto con l'aggiunta del sole, e perci sipotrebbe credere, che in virt di quella sola luce, il giorno sarebbestato meno splendente di quanto adesso. Io so che da un esegeta stata proposta anche un'altra soluzione: tra le opere del Creatoresarebbe stata prodotta dapprima la sostanza della luce quando[Dio] disse: Visia la luce, e vi fu la luce 40; in seguito invece,quando si parla dei luminari [del cielo], la Scrittura avrebbe

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    ricordato quali corpi [luminosi] furono creati con la stessa lucesecondo l'ordine dei giorni in cui il Creatore decise di compiere tuttele sue opere. Ma dove sia andata a finire quella sostanza luminosaquando fu sera, quell'esegeta non l'ha detto e penso che non

    facile poterlo sapere. Non si pu, infatti, credere ch'essa si fossespenta perch prendessero il suo posto le tenebre della notte, e sifosse accesa di nuovo perch ricominciasse il mattino prima chefosse prodotto per mezzo del sole questo avvicendamento checominci dal quarto giorno, come attesta la stessa Scrittura.

    Luce e ombra: giorno e notte prima della creazione del sole.

    12. 24. Ma difficile trovare e spiegare con qual percorso circolare

    - prima della comparsa del sole - si sarebbe potuta avere lasuccessione di tre giorni e di tre notti, se continuava a risplenderequella luce creata all'origine [delle cose], supposto ch'essa sia daintendere come una luce materiale. Uno per potrebbe avanzarel'ipotesi che l'ammasso delle terre e delle acque, prima che questefossero separate le une dalle altre - cosa che la Scrittura diceavvenuta solo il terzo giorno - Dio lo chiam "tenebre" a causa delladensit pi spessa del suo volume impenetrabile alla luce o a causadell'oscurit assai fitta d'un ammasso s grande che, se occupava

    uno degli emisferi di questa sostanza materiale, necessariamentel'altro era illuminato. Poich nella parte d'un corpo qualunque, allaquale la sua massa non permette ch'arrivi la luce, c' l'oscurit; ciinfatti che si chiama oscurit non altro che la mancanza di lucesopra una superficie che sarebbe illuminata, se non lo impedisse uncorpo posto davanti ad essa. Se questo corpo talmentevoluminoso da occupare tanta superficie della terra quanta neoccupa la luce dalla parte opposta, l'oscurit si chiama notte. Manon ogni specie di tenebre notte. Cos nella profondit dispelonche assai vaste, ove la luce non pu penetrare a causa dellamassa di terra interposta, ci sono - vero - le tenebre, poich nonc' la luce e tutto quello spazio ne privo, tuttavia siffatte tenebrenon si chiamano "notte" ma solo quelle che sottentrano in unaparte della terra dalla quale se n' andata la luce. Cos pure nonogni specie di luce chiamata "giorno" - c' infatti anche la lucedella luna, delle stelle, delle lampade, dei lampi e di tutto ci chesplende allo stesso modo - ma si chiama "giorno" solo la luce alla

    quale, allorch si ritira, succede la notte.Con qual luce si succedevano i tre giorni e le tre notti?

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    12. 25. Ma se quella luce primordiale ricopriva da ogni parte laterra attorno alla quale era diffusa, sia che restasse ferma sia chele girasse attorno, non c'era regione da cui permettesse che lesuccedesse la notte, poich non si allontanava da nessun luogo per

    farle posto. O forse la luce era stata creata in una sola parte [dellaterra] in modo che, nel compiere il suo percorso circolare, lasciassecompiere successivamente il percorso circolare dall'altra parteanche alla notte? Dato infatti che l'acqua ricopriva ancora tutta laterra, nulla impediva che su una faccia di questa massa sfericad'acqua producesse il giorno la presenza della luce e che nell'altrafaccia l'assenza della luce producesse la notte che, a cominciar dallasera, succedesse sulla faccia dalla quale la luce s'allontanava versol'altra faccia.

    Dove si raccolsero le acque che coprivano la terra?

    12. 26. In qual luogo dunque si raccolsero le acque, se primaoccupavano tutta quanta la terra? In qual luogo cio si raccolsero leacque che si ritirarono affinch la terra fosse messa a nudo? Seinfatti v'era gi qualche parte nuda della terra, ove le acquepotessero ammassarsi, la terra appariva gi asciutta e l'abisso nonne occupava l'intera superficie; se invece le acque ne coprivano

    tutta la superficie, qual era il luogo in cui potevano raccogliersiaffinch apparisse la terra asciutta? Si radunarono forse verso l'altocome avviene quando la messe, dopo essere stata trebbiata, vienelanciata in alto per essere vagliata e, raccolta cos in un mucchio,sgombra il luogo che aveva ricoperto quando era sparsa? Chipotrebbe asserire una simile cosa quando vede il mare che siestende dappertutto come una superficie tutta piana, poich anchequando le acque agitate si alzano a guisa d'un monte, si appiananodi nuovo dopo essersi placate le tempeste? Inoltre, se le spiaggesono messe a nudo per larghi tratti, non pu dirsi che le acqueritirandosi non vadano ad occupare altre terre, dalle quali tornanopoi ad occupare di nuovo i luoghi donde s'erano ritirate. Ma poichtutta la terra era completamente coperta dall'acqua, ove maiquesta si sarebbe ritirata per lasciare scoperte alcune regioni? Oforse l'acqua meno densa copriva le terre come una nuvola ma poidivenne pi densa nell'ammassarsi per mettere a nudo, tra molteregioni, quelle in cui potesse apparire la terra ferma? Sennonch

    anche la terra, abbassandosi in vaste estensioni, avrebbe potutooffrire delle depressioni in cui si sarebbero potute raccogliere leacque che, affluendo, vi si sarebbero precipitate in massa e sarebbe

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    potuta apparire asciutta nelle regioni dalle quali l'acqua si sarebberitirata.

    12. 27. Ma la materia non sarebbe del tutto informe, se poteva

    apparire anche sotto una forma nebulosa.Quando furono create la terra e l'acqua sotto forma visibile?

    13. 27. Ecco perch pu sollevarsi anche il quesito in qualmomento Dio cre le forme visibili e le propriet delle acque e delleterre, poich ci non si trova ricordato in nessuno dei sei giorni[della creazione]. Ammettiamo pertanto che Dio le cre prima cheiniziassero i giorni, allo stesso modo che prima della menzione di

    quei giorni sta scritto: Nel principio Dio cre il cielo e la terra41

    , inmodo che mediante il nome di "terra" noi intendiamo la terra giformata con il suo aspetto esteriore, ricoperta dalle acque gimostrate chiaramente nella loro propria forma visibile; in tal caso,riguardo a ci che la Scrittura soggiunge dicendo: La terra per erainvisibile e confusa e le tenebre erano sopra l'abisso: e lo Spirito silibrava al di sopra delle acque 42, non dobbiamo pensare a unostato informe della materia, ma alla terra e all'acqua prive di luce -che ancora non era stata fatta - ma create con le propriet che

    ormai conoscono tutti. Per conseguenza la terra chiamata"invisibile" nel senso che, essendo coperta dalle acque, non potevaessere vista, anche se ci fosse stato uno che potesse vedere; poidetta "confusa" perch non era ancora separata dal mare ncircondata di spiagge n adornata dei suoi prodotti e animali. Sedunque cos, perch mai queste forme - che senza dubbio sonomateriali - furono create prima di qualsiasi giorno? Per qual motivola Scrittura non dice: "Dio disse: "Vi sia la terra". E vi fu la terra", ecos pure: "Dio disse: "Vi sia l'acqua". E vi fu l'acqua", o anche,

    accomunando entrambi gli elementi - essendo essi uniti per cosdire dalla legge che assegna loro il gradino pi basso -: "Dio disse:"Vi sia la terra e l'acqua". E cos fu?".

    L'essere mutevole proviene da materia informe creata daDio.

    14. 27. Per qual motivo, dopo la creazione di questi elementi, laScrittura non dice: "Dio vide ch' una cosa buona"?

    14. 28. A persuaderci basta la seguente considerazione: chiaroche ogni essere mutevole formato a partire da uno stato

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    d'informit; nello stesso tempo non solo la fede cattolica cicomanda di credere, ma anche la ragione c'insegna con solidiargomenti che la materia di tutte le nature non sarebbe potutaesistere se non per opera di Dio, primo autore e creatore non solo

    delle nature formate, ma anche di quelle formabili. Di questamateria parla a lui anche l'agiografo che dice: Tuhai creato ilmondo dalla materia informe 43. Questa considerazione c'insegnainoltre che la Scrittura, secondo lo spirito della Sapienza, peradattarsi anche a lettori o a uditori piuttosto tardi di mente, faallusione a questa materia con le parole che precedonol'enumerazione dei giorni, allorch dice: Nel principio Dio cre ilcielo e la terra ecc. fino alle parole: E Dio disse, venendo in seguitoesposto il racconto ordinato degli altri esseri formati.

    Sono concreate la materia e la forma delle cose.

    15. 29. Non si deve pensare per che la materia informe siaanteriore in ordine di tempo alle cose formate, essendo statoconcreato simultaneamente sia ci da cui una cosa fatta, sia cich' fatto. Cos, per esempio, la voce la materia delle parole e leparole invece indicano la voce formata; tuttavia chi parla nonemette prima una voce informe ch'egli potrebbe in seguito

    determinare e formare per farne delle parole; allo stesso modoIddio creatore non cre dapprima la materia informe e in seguito,grazie - per cos dire - a una seconda considerazione, la formseguendo l'ordine delle diverse nature, poich egli cre la materiaformata. Ora, ci a partire da cui una cosa fatta, anteriore - senon quanto al tempo, almeno quanto a quella che impropriamentepotrebbe chiamarsi origine - a ci ch' fatto per mezzo di quello;per questo motivo la Scrittura ha potuto separare nei momenti dellanarrazione ci che Dio non separ nei momenti della creazione. Seinfatti ci si chiedesse se formiamo la voce servendoci delle parole ole parole servendoci della voce, difficilmente si troverebbe alcuno stardo d'ingegno che non risponderebbe che sono piuttosto le parolea esser formate con la voce; cos, quantunque chi parla faccia nellostesso tempo le due azioni, basta un'attenzione ordinaria perscoprire qual quella formata con l'altra. Per questo motivo, poichDio cre simultaneamente l'una e l'altra cosa, sia la materia da luiformata sia le cose per le quali l'aveva formata, la Scrittura doveva

    da una parte parlare di entrambe le cose e dall'altra non potevaparlare simultaneamente; chi potrebbe dubitare che doveva parlaredi ci con cui un essere fu fatto per mezzo di quello? Infatti anche

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    quando nominiamo la materia e la forma, noi comprendiamo chel'una e l'altra esistono simultaneamente, ma non possiamopronunciarle entrambe simultaneamente. Orbene, allo stesso modoche, quando pronunciamo queste due parole, succede che in breve

    tratto di tempo pronunciamo l'una prima dell'altra, cos in unracconto piuttosto lungo era necessario riferire la creazione dellamateria prima di quella della forma bench Dio - come ho gi detto- creasse l'una e l'altra simultaneamente. Per conseguenza ci chenell'atto del creare primo solo quanto all'origine, nella narrazione primo anche quanto al tempo; se infatti due cose, di cui l'una non per nulla anteriore all'altra, non possono essere nominate nellostesso tempo, tanto meno possono raccontarsi nello stesso tempo.Non si deve dunque dubitare che questa materia informe, quale che

    sia la sua natura, tanto vicina al nulla che fu concreata con lecose formate a partire da essa.

    In che modo la Scrittura denota l'informit della materia.

    15. 30. Se dunque ragionevole credere che la Scrittura indicaquesta materia quando dice: La terra era invisibile e confusa e letenebre regnavano sopra l'abisso, e lo Spirito di Dio si librava al disopra delle acque 44,eccettuato ci che vi si afferma dello Spirito di

    Dio, dobbiamo intendere che tutti gli altri termini, con cui sonoindicate le cose visibili, sono stati usati per indicare, per quanto erapossibile, a persone piuttosto tarde d'ingegno questa informit dellamateria; questi due elementi infatti, cio la terra e l'acqua, nellemani degli artigiani sono pi docili degli altri per fare qualcosa eperci pi adatti a denotare quell'informit.

    Altra ipotesi sul giorno e sulla notte: effusione e contrazionedella luce.

    16. 30. Se dunque una tale ipotesi ragionevole, la terra non erauna massa gi formata, della quale la luce avrebbe illuminato unemisfero mentre l'altro sarebbe rimasto nelle tenebre, potendo cosla notte succedere al ritirarsi del giorno.

    16. 31. Ma se volessimo intendere per "giorno" e "notte"l'emissione e la contrazione di quella luce, da una parte non si vedela ragione perch la cosa fosse cos - poich non c'erano ancora

    esseri viventi cui potesse giovare un siffatto avvicendarsi [delgiorno e della notte] come lo vediamo presentarsi adesso agli esseri

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    creati in seguito, a causa del percorso circolare del sole - d'altraparte non si trova alcun fatto simile con cui potremmo provare unasiffatta emissione e contrazione della luce perch potesseroverificarsi le alternanze del giorno e della notte. Senza dubbio i

    raggi emessi dai nostri occhi sono veramente emissione di unaspecie di luce che pu restringersi quando guardiamo l'aria vicina ainostri occhi e allungarsi quando guardiamo nella stessa direzioneoggetti siti a distanza. Ma anche quando si restringe, il nostrosguardo non cessa del tutto di vedere gli oggetti lontani, sebbene liveda di certo meno chiaramente di quando lo sguardo si estendefino ad essi. tuttavia certo che la luce, che si trova nel senso dichi vede, tanto debole che, senza l'aiuto d'una luce esterna[all'occhio], non potremmo veder nulla; e, poich non pu

    distinguersi da quella esterna, difficile - come ho gi detto -trovare qualcosa di simile con cui si possa provare che l'emissionedella luce produce il giorno e la sua contrazione la notte.

    La luce spirituale, la luce increata e l'illuminazione dellecreature spirituali e razionali.

    17. 32. Se al contrario, quando Dio disse: Visia la luce 45, fu creatala luce spirituale, non si deve pensare che fosse la luce vera,

    coeterna al Padre, per mezzo della quale fu creata ogni cosa e cheillumina ogni uomo, ma quella di cui la Scrittura ha potuto dire: Tratutte le cose fu creata per prima la Sapienza 46. Quando infatti laSapienza eterna ed immutabile, non creata ma generata, sicomunica alle creature spirituali e razionali, come alle animesante 47, affinch [da essa] illuminate possano risplendere, allora sicostituisce in esse uno - per cos dire - stato della ragioneilluminata, che pu concepirsi come la creazione della luce quandoIddio disse: Visia la luce. Se gi esisteva una creatura spiritualeindicata con il nome di "cielo" nel passo ove sta scritto: Nelprincipio Dio cre il cielo e la terra 48, questo cielo non quellocorporale ma il cielo incorporale, vale a dire il cielo superiore a ognicorpo, non per la disposizione dello spazio a piani ma per l'eccelsadignit della sua natura. Come tuttavia pot esser creato nellostesso tempo non solo ci ch'era capace d'essere illuminato, maanche la stessa illuminazione, e come la Scrittura avrebbe dovutoesporre le due cose una dopo l'altra, lo abbiamo detto poco prima

    quando abbiamo parlato della materia.

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    Spiegazione allegorica della separazione della luce dalletenebre.

    17. 33. Ma in qual senso potremo intendere il subentrare della

    notte alla luce affinch venisse la sera? Da quale specie di tenebrequella luce pot essere separata quando la Scrittura dice: E Diosepar la luce dalle tenebre 49? C'erano forse gi dei peccatori edegli stolti che s'allontanavano dalla luce della verit, sicch Dioavrebbe separato quelli da coloro che rimanevano nella medesimaluce, come la luce dalle tenebre, e chiamando "giorno" la luce e"notte" le tenebre, avrebbe voluto mostrare che egli non l'autoredei peccati ma il giudice che retribuisce secondo i meriti? O forse iltermine "giorno" denota qui la totalit del tempo e con questo

    termine si abbraccia lo svolgersi di tutti i secoli? Per questo, forse,la Scrittura non parla di "primo" giorno ma di "un" giorno? Essainfatti dice: E fu sera e fu mattina: un giorno 50, sicch la serarappresenterebbe il peccato della natura razionale e il mattino il suorinnovamento.

    Che cosa fu propriamente la separazione della luce dalletenebre.

    17. 34. Ma questo [il tentativo di] una interpretazione propriadell'allegoria profetica che noi non ci siamo proposti in questotrattato. Adesso infatti ci siamo proposti di commentare le Scritturenel senso proprio dei fatti storici in esse registrati, non nel sensoallegorico di realt future. Per render dunque conto della creazionee della costituzione delle nature, in qual modo possiamo scoprireuna sera e un mattino nella luce spirituale? La separazione dellaluce dalle tenebre forse la distinzione delle cose gi formate daquelle informi, mentre la denominazione di "giorno" e di "notte"

    alluderebbe alla disposizione con cui s'indica che Dio non lascianulla nel disordine, e la stessa informit - a causa della quale lecose cambiano passando in certo qual modo da una forma inun'altra - non resta caotica? Oltre a ci lo stesso regresso eprogresso della creatura, per cui le cose temporali si succedono leune alle altre, non mancano di concorrere alla bellezzadell'universo? La notte infatti non altro che la tenebra regolata daun ordine.

    Che cosa denoterebbe il mattino e la sera precedente iluminari.

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    17. 35. Ecco perch, dopo essere stata creata la luce, la Scritturadice: Dio vide che la luce buona 51, mentre ci poteva dirlo dopotutte le opere compiute nel medesimo giorno; ossia, dopo averesposto le singole opere: Dio disse: Vi sia la luce. E vi fu la luce. E

    Dio separ la luce dalle tenebre; e Dio chiam giorno la luce e nottele tenebre 52, allora avrebbe potuto dire: E Dio vide ch' una cosabuona 53 e poi aggiungere: E fu sera e fu mattina 54, come fa per lealtre opere, alle quali d un nome. Qui dunque non fa cos per ilfatto che l'informit distinta dalla cosa formata al fine di mostrarech'essa non aveva ricevuto la completezza del suo essere, madoveva ricevere la forma mediante le altre creature gi corporee.Se pertanto, dopo che la luce e le tenebre erano state separate eavevano ricevuto il nome, la Scrittura avesse detto: Dio vide che

    ci una cosa buona 55, avremmo potuto pensare che s'indicavanocreature alle quali non si sarebbe ormai dovuto aggiungere nullaper quanto riguarda la loro forma specifica. Ma poich Dio avevacreato nella sua forma compiuta soltanto la luce, la Scrittura dice:Diovide che la luce una cosa buona, e la distinse dalle tenebredando [a queste e a quella] nomi diversi; ma in tal caso non detto: Dio vide ch' una cosa buona, poich l'informit era stataseparata affinch servisse a formare ancora altre nature. Quando,al contrario, la notte che noi conosciamo assai bene - essa infatti prodotta dal percorso circolare del sole attorno alla terra - vienedistinta dal giorno mediante la disposizione dei luminari, dopo laseparazione stessa del giorno dalla notte, la Scrittura dice: Dio videch' una cosa buona. La notte, di cui si tratta, non era infatti unaspecie di sostanza informe che dovesse servire a formare altrenature, ma era uno spazio pieno d'aria privo della luce del giorno: aquesta notte non si sarebbe certamente dovuto aggiungere alcunacaratteristica specifica perch fosse pi bella e pi distinta. Quanto

    invece alla sera, durante tutto lo spazio di quei tre giorni precedentialla creazione dei luminari, forse non illogico pensare che indichi iltermine dell'opera compiuta, mentre il mattino indicherebbe l'operache sarebbe stata compiuta in seguito.

    Dio opera mediante le ragioni eterne del Verbo e l'amoredello Spirito Santo.

    18. 36. Ma dobbiamo anzitutto ricordarci di ci che abbiamo detto

    pi volte: che cio Dio non agisce con una specie di moti spirituali ocorporali misurabili nel tempo, cos come agisce l'uomo o l'angelo,bens mediante le ragioni eterne immutabili e stabili del Verbo a lui

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    coeterno e, per cos dire, mediante una specie d'incubazione delsuo Spirito Santo parimenti a Lui coeterno. Poich anche ci che laScrittura dice in latino e in greco dello Spirito di Dio che si librava aldi sopra delle acque, secondo l'interpretazione data dalla lingua

    siriaca, ch' pi vicina all'ebraica - come si dice sia stato spiegatoda un dotto cristiano siro - si dimostra che significa non silibrava aldi sopra, ma piuttosto riscaldava covando, non gi come si curano igonfiori o le piaghe d'un corpo con applicazioni d'acqua fredda omescolata in giusta misura con acqua calda, ma come sono covatedagli uccelli le uova, nel qual caso il calore del corpo maternocontribuisce in certo qual modo a formare i pulcini grazie a unaspecie d'istinto che, nel suo genere, un sentimento d'amore. Nondobbiamo dunque immaginare che Dio abbia pronunciato delle

    parole - diciamo cos - temporali per ciascun giorno di quelle operedivine. La Sapienza di Dio infatti, assumendo la nostra debolenatura, venne a raccogliere sotto le sue ali i figli di Gerusalemmecome la gallina raccoglie i suoi pulcini 56, non perch restassimosempre piccoli, ma perch, restando piccoli quanto a malizia,cessassimo d'esser bambini quanto al giudizio 57.

    Occorre cautela nell'interpretare le sacre Scritture.

    18. 37. Riguardo poi a realt oscure e assai lontane dai nostriocchi, ci potrebbe capitare di leggere anche nella sacra Scritturapassi che, salvando la fede in cui siamo istruiti, possono dar luogo ainterpretazioni diverse l'una dall'altra; in tal caso dobbiamo stareattenti a non precipitarci a sostenere alcuna di esse, per evitare diandare in rovina qualora un esame della verit pi attento lademolisse mediante sicuri argomenti. In tal caso combatteremmoper difendere non gi il senso delle Scritture divine ma quellonostro personale s da sostenere come senso delle Scritture quelloch' nostro, mentre dovremmo piuttosto sostenere come nostroquello ch' il senso delle Scritture.

    Nell'interpretare passi oscuri della sacra Scrittura non sideve affermare nulla temerariamente.

    19. 38. Supponiamo per esempio che riguardo all'affermazionedella Scrittura: Diodisse! Vi sia la luce. E la luce vi fu 58, uno pensiche si tratti della creazione della luce materiale e un altro della lucespirituale. Che nella creatura spirituale vi sia una luce spirituale,non messo in dubbio dalla nostra fede; d'altra parte pensare che

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    vi sia una luce materiale, celeste o anche supercelestiale oesistente prima del cielo, alla quale pot succedere la notte, non contrario alla fede fin tanto che ci non venga confutato da unaverit evidente. Qualora ci si avverasse, non era quello il senso

    della sacra Scrittura, ma un'opinione dell'umana ignoranza.Qualora, al contrario, quell'opinione fosse dimostrata da ragionifondate, rimarrebbe ancora incerto se quello fosse il senso volutoattribuire dall'autore dei Libri sacri a quelle parole, o fosse nonmeno vero qualche altro senso. Se invece tutto il contesto del passomostrer non essere ci ch'egli voleva dire, non sar falsa ma verae pi utile a conoscersi l'altra interpretazione che lo scrittore volevafar intendere. Se per il contesto della Scrittura non esclude che loscrittore volesse far intendere questo senso, rimarr ancora da

    esaminare se non poteva farne intendere un altro. E se scopriremoche anche quest'altro senso possibile, sar incerto quale dei duesensi egli voleva far intendere, e non sar illogico pensare cheabbia voluto suggerire l'uno e l'altro senso, qualora tutt'e due isensi siano suffragati da tutto il restante contesto.

    19. 39. Accade infatti assai spesso che, riguardo alla terra, al cielo,agli altri elementi di questo mondo, al moto e alla rivoluzione oanche alla grandezza e distanza degli astri, intorno alle eclissi delsole e della luna, al ciclo degli anni e delle stagioni, alla natura deglianimali, delle piante, delle pietre e di tutte le altre cose di talgenere, anche un pagano abbia tali conoscenze da sostenerle conragionamenti indiscutibili e in base ad esperienza personale.Orbene, sarebbe una cosa assai vergognosa e dannosa e da evitarsia ogni costo, se quel pagano sentisse quel tale parlare di questiargomenti conforme - a suo parere - al senso delle Scritturecristiane dicendo invece tali assurdit che, vedendolo sbagliarsi -

    come suol dirsi - per quanto largo il cielo, non potesse trattenersidal ridere. Ma spiacevole non tanto il fatto che venga deriso unoche sbaglia, quanto il fatto che da estranei alla nostra fede si credache i nostri autori [sacri] abbiano sostenuto tali opinioni e, con granrovina di coloro, della cui salvezza noi ci preoccupiamo, venganobiasimati come ignoranti e rigettati. Quando infatti, riguardo adargomenti ben noti ad essi, i pagani sorprendono un cristiano chesbaglia e difende una sua opinione erronea appoggiandola ai nostriLibri sacri, in qual modo potranno prestar fede a quei Libri quando

    trattano della risurrezione dei morti, della speranza della vitaeterna e del regno dei cieli, dal momento che penseranno chequesti scritti contengono errori relativi a cose che hanno potuto gi

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    conoscere per propria esperienza o in base a sicuri calcolimatematici? Non pu dirsi abbastanza qual pena e tristezza rechinoai fratelli assennati questi cristiani temerari e presuntuosi quando,allorch vengono criticati e convinti d'errore a proposito delle loro

    erronee e false opinioni da parte di coloro che non sono vincolatidall'autorit dei nostri Libri sacri. Costoro inoltre, al fine disostenere ci che affermano con sventatissima temerariet echiarissima falsit, si sforzano di addurre i medesimi Libri sacri concui provare le loro opinioni e arrivano perfino a citare a memoriamolti passi da loro ritenuti come valide testimonianze in propriofavore, senza comprendere n quel che dicono n ci che danno persicuro 59.

    Si deve interpretare la Genesi senza asserire un'unicaopinione ma proponendone varie.

    20. 40. Considerando questa presunzione e al fine di guardarmene,io stesso ho cercato di spiegare in diversi sensi - per quanto sonostato capace - e di proporre [diverse] interpretazioni delle frasi dellibro della Genesi, enunciate in modo oscuro per tenerci in[continua] riflessione. Per questa ragione non ho voluto sostenerealla leggera un'unica interpretazione con pregiudizio d'un'altra

    spiegazione forse migliore, in modo che, ciascuno possa sceglieresecondo la propria capacit il senso ch' in grado di capire; quandoper non riesce ad intendere, alla Scrittura di Dio renda onore maper s abbia timore. D'altra parte, siccome le espressioni dellaScrittura da noi commentate offrono tante possibili interpretazioni,dovrebbero una buona volta imporsi un freno coloro che, gonfi dicultura profana, criticano queste espressioni, destinate a nutrire leanime pie, come cose prive di scienza e d'eleganza mentre essi,privi di ali, strisciano per terra e alzandosi in volo non pi alto delsalto delle ranocchie, si beffano degli uccelli nei loro nidi. Ma pipericoloso l'errore di certi nostri deboli fratelli di fede, i qualiascoltando cotesti infedeli discorrere con facondia e sottigliezzasulle leggi che regolano i corpi celesti e su qualsiasi problemarelativo alle cause fisiche di questo mondo, perdono il controllo dis e sospirando si reputano inferiori a quei tali credendoli dei grandipersonaggi e solo con ripugnanza riprendono in mano i Libri dellafede, ch' la fonte preziosa della salvezza, e mentre dovrebbero

    assaporarne la dolcezza, li toccano a malincuore, sentendoavversione per l'asprezza delle messi, mentre agognano i fiori deirovi. Essi, infatti, non si danno cura di vedere quanto dolce il

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    Signore 60 e non hanno fame nel giorno di sabato e, sebbene dalSignore del Sabato ne abbiano avuto il permesso, sono pigri acoglier le spighe, a rigirarle a lungo tra le mani 61 e, sfregandole,nettarle dalla pula fino ad arrivare al chicco nutriente.

    Qual senso scegliere nelle frasi spiegabili in diverso modo odoscure.

    21. 41. Qualcuno mi dir: "Dopo tanto battere il grano con questatua dissertazione, quali chicchi ne hai ricavati? Che cosa haitrovato? Perch mai in coteste questioni quasi tutto rimane ancoraoscuro? Pronnciati per una delle tante interpretazioni che haidimostrato possibili". A costui rispondo d'esser giunto proprio al

    nutrimento gustoso, grazie al quale ho imparato che uno non sitrova imbarazzato quando risponde conforme alla fede ci che sideve rispondere agli individui che si piccano di muovere obiezionicapziose contro i Libri della nostra salvezza. In tal modo le tesirelative alla natura delle cose ch'essi potranno dimostrare conargomenti sicuri noi dobbiamo provare che non sono contrarie allenostre Scritture, mentre tutto ci che dai diversi loro libriaddurranno contrario alle nostre Scritture, cio alla fede cattolica,dovremo a nostra volta dimostrare, se ne avremo la capacit o, in

    caso contrario, credere senza la minima esitazione, che quelle tesisono del tutto false: cos crederemo fermamente al nostroMediatore, in cui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e dellanostra scienza 62, e per conseguenza non ci lasceremo lusingaredalla facondia d'una falsa filosofia n spaventare dalla superstizioned'una falsa religione. Quando per leggiamo i Libri sacri, fra i tantisensi legittimi che si possono ricavare da una breve frase e sibasano sulla sana dottrina della fede cattolica, dobbiamo sceglieredi preferenza il senso che risulter certamente conforme al pensierodell'autore da noi letto; se invece quel senso ci sfugge, dobbiamoscegliere almeno un senso ch' permesso dal contesto e che siaccorda con la retta fede. Se poi non possibile esaminare ediscutere tale senso basandosi sul contesto della Scrittura,dobbiamo scegliere almeno solo il senso che ci viene prescritto dallaretta fede. Una cosa infatti non discernere il senso intesoprincipalmente dallo scrittore sacro, un'altra allontanarsi dallaregola della retta fede. Se si eviter l'una e l'altra eventualit, il

    lettore ne ricaver un pieno profitto; se invece non potr evitarsi nl'una n l'altra, anche se l'intenzione dello scrittore rimarr incerta,non sar inutile trarne un senso conforme alla retta fede.

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    1 - Cf. Mt 13, 52.

    2 - 1 Cor 10, 11.3 - Gn 2, 24.

    4 - Cf. Ef 5, 32.

    5 - Gn 1, 1.

    6 - Gn 1, 2.

    7 - Gn 1, 3.

    8 - Gn 1, 1.

    9 - Mt 3, 17.

    10 - Cf. Gn 11, 7.

    11 - Gv 1, 1.

    12 - Gv 1, 3.

    13 - Gn 1, 1.

    14 - Gn 1, 4.

    15 - Cf. Gv 10, 30.

    16 - Gn 1, 1.

    17 - Gv 8, 25.

    18 - Gn 1, 3.

    19 - Gn 1, 2.

    20 - Gn 1, 3-4.

    21 - Gn 1, 1.

    22 - Gn 1, 2.

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    23 - Gn 1, 3.

    24 - Gn 1, 2.

    25 - Gn 1, 2.26 - 1 Cor 12, 31.

    27 - Ef 3, 19.

    28 - Gn 1, 10.

    29 - Gn 1, 2.

    30 - Gn 1, 3.

    31 - Gn 1, 1.

    32 - Gn 1, 3.

    33 - Gn 1, 1.

    34 - Gn 1, 5.

    35 - Gn 1, 3.

    36 - Gn 1, 5.

    37 - Qo 1, 5.

    38 - Qo 1, 6.

    39 - Cf. Sal 135, 8.

    40 - Gn 1, 3.

    41 - Gn 1, 1.

    42 - Gn 1, 2.

    43 - Sap 11, 18.

    44 - Gn 1, 2.

    45 - Gn 1, 3.

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    46 - Sir 1, 4.

    47 - Cf. Sap 7, 27.

    48 - Gn 1, 1.49 - Gn 1, 4.

    50 - Gn 1, 5.

    51 - Gn 1, 4.

    52 - Gn 1, 3-4.

    53 - Gn 1, 3-4.

    54 - Gn 1, 5.

    55 - Gn 1, 18.

    56 - Cf. Mt 23, 37.

    57 - Cf. 1 Cor 14, 20.

    58 - Gn 1, 3.

    59 - 1 Tm 1, 7.

    60 - Cf. Sal 33, 9.

    61 - Cf. Mt 12, 1.

    62 - Col 2, 3.

    LIBRO SECONDO

    Il firmamento nel mezzo delle acque.

    1. 1. Dio inoltre disse: Vi sia un firmamento in mezzo alle acque etenga separate le acque dalle acque. E cos avvenne. E Dio fece ilfirmamento e separ le acque ch'erano al di sopra del firmamento.E Dio chiam "cielo" il firmamento. E Dio vide ch'essa cosa buona.

    E venne sera e poi mattina: secondo giorno1

    . Riguardo alla paroladi Dio che disse: Visia un firmamento ecc. e al compimento con cuivide ch' una cosa buona e riguardo alla sera e alla mattina non

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    necessario ripetere le spiegazioni analoghe [gi date]. Avvertiamoperci che ogniqualvolta, in seguito, troviamo ripetute questeespressioni, devono essere intese frattanto alla stregua dell'esamefattone in precedenza. Possiamo, al contrario, proporci con ragione

    il quesito se il cielo, di cui ora si tratta, quello situato fuori deilimiti dell'atmosfera e al di sopra degli spazi pi elevati, ove alquarto giorno vengono stabiliti anche i luminari e le stelle, oppurese l'atmosfera stessa ad esser chiamata "firmamento".

    Alcuni negano che le acque siano al di sopra del cielosidereo.

    1. 2. Molti per sostengono che, per loro natura, queste acque non

    possono trovarsi al di sopra del cielo stellato poich, a causa delloro peso, sono costrette a scorrere sulla terra oppure, evaporando,ad esser trasportate nell'atmosfera vicina alla terra. Ma nessunodeve confutare questi tali, dicendo che, in considerazionedell'onnipotenza di Dio, al quale tutto possibile, noi dovremmocredere che queste acque, tanto pesanti come noi sappiamo ancheper esperienza, siano state sparse al di sopra del cielo fisico ovesono le stelle. Adesso invece bene che noi cerchiamo di sapere inqual modo Dio ha costituito la natura delle cose attenendoci alle

    sue Scritture e non che cosa in esse o per mezzo di esse Egli vogliacompiere per mostrare miracolosamente la sua potenza. Se infattiDio volesse che l'olio restasse al di sotto dell'acqua, ci avverrebbesenz'altro, ma tuttavia non per questo noi non conosceremmo lanatura dell'olio la quale fatta in modo che, se l'olio viene versatonel fondo d'un recipiente, tende verso il suo proprio posto e s'apreun varco attraverso l'acqua che al di sopra, e si colloca sulla suasuperficie. Adesso dunque noi indaghiamo se il Creatore delle cose,ilquale ha disposto ogni cosa con misura, numero e peso 2, haassegnato come unico luogo proprio al peso delle acque non solo lospazio attorno alla terra, ma anche quello al di sopra del cielo, cheEgli ha steso attorno [alla terra] e ha stabilito saldamente oltre illimite dell'atmosfera.

    Loro argomenti.

    1. 3. Coloro che rigettano questa ipotesi, adducono la prova trattadal peso degli elementi, affermando che il cielo al di sopra di noinon stato per nulla stabilito tanto saldamente come una specie disoffitto da poter sostenere il peso delle acque, poich, secondo loro,

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    una siffatta compattezza non pu averla se non la terra, e tutto cich' tale non cielo ma terra. Gli elementi infatti si distinguono nonsolo per il luogo loro proprio, ma anche per le loro propriet, inmodo da occupare anche i propri luoghi in ragione delle loro

    propriet. Cos, naturalmente, l'acqua sta sulla terra; anche se sitrova o scorre sotterra, come avviene nelle profondit delle grotte edelle caverne, non tuttavia sostenuta dalla terra soprastante mada quella sottostante. Poich, se dalla parte superiore [d'unacaverna] si stacca un pezzo di terra, non rimane sulla superficiedell'acqua, ma passandovi attraverso vi si sommerge e va a finirenel fondo: arrivato l vi si posa come nel luogo suo proprio,restando l'acqua al di sopra e la terra al di sotto. Da ci sicomprende che, anche quand'era al di sopra delle acque, quel

    pezzo di terra non era sostenuto dalle acque, ma dall'ammassocompatto della terra, come avviene per le volte delle caverne.

    La sacra Scrittura e le scienze naturali.

    1. 4. A questo punto mi si presenta alla mente di ricordare chebisogna evitare un errore che ho gi ammonito di evitare nel primolibro. Poich sta scritto nei Salmi: [Dio] ha stabilito la terra sulleacque 3, nessuno di noi pensi di basarsi su questo testo delle

    Scritture per combattere coloro che ragionano con sottilidisquisizioni sul peso degli elementi. Quei tali infatti, non essendotrattenuti dall'autorevole testimonianza delle nostre Scritture e nonsapendo intenderne il senso, pi facilmente si prenderanno giocodei Libri santi anzich respingere ci che hanno compreso consicure dimostrazioni o hanno conosciuto per via d'esperienzeevidenti. Quella frase dei Salmi pu infatti essere intesa in duesensi. Pu intendersi cio bene in senso figurato; poich con iltermine di "cielo e terra" vengono spesso denotati gli spirituali e icarnali nella Chiesa, il Salmista ha voluto mostrare che i cieliraffigurano la serena intelligenza della verit quando afferma: [Dio]ha creato i cieli con intelligenza 4; la terra invece raffigura la fedesemplice dei piccoli, non quella incerta ed ingannatrice basata suopinioni menzognere, ma quella saldamente basatasull'insegnamento dei Profeti e del Vangelo e viene consolidata dalbattesimo; ecco perch aggiunge: Ha stabilito la terra sull'acqua.Oppure, se ci si vuol costringere a intendere quella frase in senso

    letterale, non illogico intendere che denoti le regioni pi elevatedella terra - tanto dei continenti quanto delle isole che emergono aldi sopra delle acque - o le stesse volte delle caverne rese stabili da

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    una massa solida, sospesa sulle acque. Per questo motivo nessunopu intender neppure nel senso letterale la frase: Ha stabilito laterra sulle acque, in modo da pensare che il peso delle acque siastato posto come un basamento ordinato naturalmente a

    sopportare il peso della terra.L'aria al di sopra delle acque.

    2. 5. L'aria al contrario si trova al di sopra delle acque sebbene, pergli spazi pi vasti da essa occupati, ricopra anche la terraferma. Cisi comprende considerando il fatto che un recipiente immerso[nell'acqua] con la bocca rivolta verso il basso non pu riempirsid'acqua: questa una prova sufficiente che l'aria tende per sua

    natura verso l'alto. Il recipiente sembra bens vuoto ma si dimostraesser pieno d'aria quando lo s'immerge nell'acqua con la boccarivolta verso il basso; in realt poich [l'aria] non trova una viad'uscita attraverso la parte rivolta verso l'alto e, data la sua natura,non pu passare sotto l'acqua penetrandovi a forza, la respinge dalrecipiente ch' pieno e non ve la lascia entrare. Quando invece ilrecipiente viene posto [sull'acqua] in modo d'aver l'apertura nonrivolta verso il basso ma inclinata su un fianco, l'acqua entra dal disotto mentre l'aria esce dal di sopra. Parimenti quando in un vaso

    diritto con la bocca rivolta verso l'alto si fa entrare l'acqua, l'ariaesce verso l'alto dall'altra parte in cui non si fa entrare l'acqua e faposto all'acqua di entrare verso il basso. Se per il recipiente vieneimmerso con forza piuttosto grande in modo che le acque -entrando tutto ad un tratto di fianco a dal di sopra - coprano daogni parte l'apertura del recipiente, l'aria che tende verso l'alto esceaprendosi un varco attraverso le acque per far loro posto nel fondo;ma nell'aprirsi il varco attraverso le acque, l'aria, uscendo dadiverse parti, produce un gorgoglio nel vaso poich non pu usciresubito tutta insieme a causa della strettezza dell'apertura. Sedunque l'aria costretta a risalire al di sopra delle acque, riesce afenderle anche se affluiscono in massa allorch - spinte dal suo urto- si precipitano fuori ribollendo e attraverso bolle gorgogliantimandano fuori l'aria che si precipita verso il suo luogo naturale e dalle acque la possibilit di cadere al fondo. Se al contrario sipretendesse di far uscir l'aria dal recipiente sotto le acque in modoche, ritirandosi l'aria, si volesse riempire il recipiente, dalla parte

    della sua apertura immersa verso il basso, sarebbe pi facile che ilrecipiente rovesciato venisse coperto da ogni parte dall'acqua

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    anzich una gocciolina trovasse il posto per entrarvi attraversol'apertura rivolta verso il basso.

    Il fuoco al di sopra dell'aria.

    3. 6. Ora poi, chi non vede che il fuoco, lanciandosi in alto, tendead oltrepassare perfino la stessa natura dell'aria? Se infatti si tieneuna torcia con la sua testa volta all'ingi, la chioma della fiammatende tuttavia verso l'alto. A causa per della condensazione assaiforte dell'aria che si stende intorno e al di sopra di essa, il fuocospesso si spegne e, sotto la pressione d'una gran massa di questoelemento, si cambia spesso e si trasforma nella propriet dell'aria;ecco perch non pu sussistere a lungo per oltrepassare l'altezza di

    tutta la massa dell'aria. Si dice perci che il cielo un puro fuoco aldi sopra dell'aria; fuoco di cui si congettura siano costituite anche lestelle e i luminari risultanti costituiti da una massa di forma sfericae dalla natura della luce ignea distinta nelle forme che vediamo nelcielo. Perci, allo stesso modo che l'aria e l'acqua cedono al pesodegli elementi terrestri perch possano arrivare fino alla terra, cosanche l'aria cede al peso dell'acqua perch arrivi fino all'acqua oalla terra. Da questa costatazione gli scienziati pretendono didedurre che anche l'aria, qualora se ne potesse lanciare una

    particella nelle regioni pi alte del cielo, ricadrebbenecessariamente a causa del suo peso fino ad arrivare alle regioniinferiori occupate dall'aria. Concludono, per conseguenza, che tantomeno le acque possono avere un luogo al di sopra del cielo di fuocodato che l'aria, molto pi leggera dell'acqua, non pu rimanerelass.

    Perch secondo un esegeta l'aria atmosferica, detta cielo, chiamata anche firmamento.

    4. 7. Incalzato da siffatti argomenti, un esegeta lodevolmente s'sforzato di dimostrare che vi sono acque al di sopra dei cieli, al finedi confermare la veridicit della Scrittura, basandosi sui fenomeninaturali visibili e manifesti. Egli fa vedere innanzitutto - cosa ch'eraassai facile - che anche l'aria della nostra atmosfera chiamatacielo non solo nel linguaggio comune, secondo il quale chiamiamosereno e nuvoloso il cielo, ma anche nel modo d'esprimersiordinario delle stesse nostre Scritture come quando parlano degliuccelli del cielo 5, mentre evidente che gli uccelli volano nell'aria;il Signore inoltre, parlando delle nuvole, dice: Voisiete in grado

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    d'interpretare l'aspetto del cielo 6. Noi poi vediamo spesso che lenubi si addensano anche nell'aria in prossimit della terra quandoesse si posano lungo i pendii dei monti in modo che spessovengono superate dalle vette dei monti. Dopo aver dunque

    dimostrato che quest'aria chiamata cielo, egli sostiene l'opinioneche chiamata anche firmamento per la sola ragione che lo spaziooccupato da essa divide alcuni vapori delle acque e le acque chescorrono pi dense sulla terra. Le nubi infatti, come sanno quanti lehanno attraversate camminando sui monti, presentano questoaspetto per il fatto di raccogliersi in massa e dell'agglomerarsi digocce minutissime; se le nubi si condensano maggiormente inmodo che pi gocce assai piccole si riuniscano per formare unagoccia grossa, l'aria non pu trattenerla nel suo grembo ma cede al

    suo peso che la porta in basso: si ha cos la pioggia. Questo autoredunque, argomentando dall'aria che si trova fra i vapori umidi - coni quali si formano, al di sopra, le masse delle nubi - e i mari che siestendono al di sotto, ha voluto dimostrare che il cielo situato traacqua e acqua. Questa acuta osservazione mi pare veramentedegna di lode; poich ci ch'egli afferma non solo non contrarioalla fede, ma pu esser creduto sulla base d'una prova evidente.

    Le acque al di sopra dell'aria.

    4. 8. Si potrebbe per altro pensare che il peso naturale dei varielementi non impedisca che anche al di sopra del cielo pi altopossano esserci delle acque sotto forma di minutissime gocce,grazie alle quali esse possono stare sospese anche al di sopra dellospazio occupato dall'aria che avvolge la terra. Quest'aria, sebbenepi pesante e situata al di sotto del cielo superiore, senza dubbiopi leggera dell'acqua e tuttavia quei vapori si trovano al di sopra diquest'aria senza che il loro peso lo impedisca. Pu darsi dunque cheanche al di sopra di quel cielo si stendano vapori di acqua pileggeri delle gocce pi minute, il cui peso non le costringe a cadere.Gli scienziati, infatti, mediante un sottilissimo ragionamento,dimostrano che non esiste alcun corpo, piccolo quanto si voglia,nella divisione del quale si possa mettere un limite, ma tutti i corpisono divisibili illimitatamente, poich ogni parte d'un corpo anch'essa un corpo e ogni corpo necessariamente divisibile nellesue due met. Se perci l'acqua, come noi vediamo, pu ridursi in

    gocce tanto minute da potersi elevare in forma di vapore al di sopradell'aria ch' attorno a noi e che per natura pi leggeradell'acqua, perch mai non potrebbe rimanere anche al di sopra di

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    quel cielo pi leggero [dell'aria] trovandosi nello stato di gocce piminute e di vapori pi leggeri?

    Le acque al di sopra del cielo sidereo.

    5. 9. Anche alcuni scrittori cristiani, in base alle propriet e aimovimenti degli astri, si sforzano di confutare coloro i quali neganoche, a causa del loro peso, le acque possano stare al di sopra delcielo stellato. I medesimi affermano che il pianeta chiamatoSaturno assai freddo ed impiega trent'anni per compiere la suarivoluzione percorrendo la fascia zodiacale, per il fatto che percorreun'orbita pi lontana dal centro del mondo e perci pi ampia [diquella degli altri pianeti]. Il sole infatti compie il medesimo percorso

    in un anno e la luna in un mese, cio - come affermano - in untempo pi breve quanto meno elevata quella, in modo che lospazio del tempo proporzionato allo spazio percorso. Quei nostriautori si domandano pertanto perch quel pianeta freddo, mentreavrebbe dovuto esser tanto pi caldo quanto pi alto il cielo in cuisi muove. Non v' infatti dubbio che quando una massa sferica simuove con moto circolare, le sue parti pi interne si muovono pilentamente, quelle esterne invece pi velocemente in modo che aimedesimi giri il percorso delle distanze pi grandi corrisponda

    contemporaneamente a quello delle distanze minori: ma le zoneche si muovono pi veloci si riscaldano, naturalmente, di pi. Eccoperch il suddetto pianeta dovrebbe essere piuttosto caldo anzichfreddo. vero bens ch'esso impiega trent'anni a compiere l'interasua rivoluzione, dato il grande spazio che deve percorrere; tuttavia,poich gira in senso contrario al moto del cielo e in modo piveloce, cosa che fa necessariamente ogni giorno - cos, a quanto sidice, ogni rivoluzione del cielo corrisponde a un giorno - dovrebberiscaldarsi di pi a causa del moto celeste pi rapido. Ci chedunque rende, senza dubbio, freddo quel pianeta la sua vicinanzadalle acque che si trovano al di sopra del cielo, cosa questa che nonvogliono riconoscere coloro dei quali ho esposto in breve lespiegazioni relative al moto del cielo e degli astri. In base a talicongetture alcuni dei nostri studiosi s'ingegnano di controbatterecoloro che rifiutano di ammettere l'esistenza di acque al di sopra delcielo e affermano che quel pianeta, il quale compie la suarivoluzione vicino alla volta del cielo, freddo, perch quelli siano

    costretti ad ammettere che le acque sono l sospese non in virtdella leggerezza dei vapori, ma della solidit del ghiaccio. Ad ognimodo, quale che sia la natura delle acque e la forma sotto cui esse

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    stanno lass, non dobbiamo dubitare affatto ch'esse ci stiano;poich ha pi valore l'autorit della sacra Scrittura che la capacitdi qualsiasi ingegno umano.

    Che significano: "sia", "cos fu", "fece".6. 10. Da alcuni per stata fatta un'osservazione che nemmeno iocredo di dover passare sotto silenzio. Non senza motivo - essiaffermano - avendo detto Dio: Visia un firmamento in mezzo alleacque per tener separate le acque dalle acque 7, all'autore sacronon parve sufficiente aggiungere: E cos fu fatto, se non fosse statoaggiunto: E Dio fece il firmamento e separ le acque ch'erano al disopra del firmamento dalle acque ch'erano al di sotto del

    firmamento8

    . Essi per vero interpretano quest'aggiunta nel sensoche - cos dicono - indicata la persona del Padre nella frase: E Diodisse: vi sia un firmamento in mezzo alle acque per tener separatele acque dalle acque. E cos fu fatto; e di poi, per far comprenderech' stato il Figlio a fare ci che dal Padre era stato detto, perchfosse fatto, pensano che fu aggiunto: E Dio fece il firmamento esepar etc.

    Con "sia" e "cos fu" s'indica la persona del solo Padre o

    anche quella del Figlio?6. 11. Ma quando precedentemente si legge: E cos fu fatto, da chidobbiamo intendere che fu fatto? Se dal Figlio, che bisogno c'era didire prima: E Dio fece con quel che segue? Se invece la frase: Ecos fu fatto l'intenderemo come un'azione del Padre, allora non pi il Padre a dire e il Figlio a fare, e il Padre potrebbe fare qualcosasenza il Figlio, in modo che il Figlio in seguito potrebbe fare non lamedesima cosa ma un'altra somigliante; ma ci contrario alla

    fede cattolica. Se al contrario l'azione di cui detto: E cos fu fatto, la medesima che viene fatta allo stesso modo quando vienedetto: E Dio fece, che cosa c'impedisce di supporre che Colui ilquale espresse il comando fu parimenti colui che lo esegu? Cotaliesegeti vogliono forse che, anche escludendo l'affermazione dellaScrittura: E cos avvenne, nell'espressione: E Dio disse: Sia fatto, epoi nella seguente: E Dio fece s'intenda la persona del Padre solonella prima e la persona dei Figlio nella seconda?

    Altra ipotesi: la creazione opera di tutta la Trinit?

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    6. 12. D'altra parte noi potremmo anche domandarci se dobbiamointendere la frase: E Dio disse: Vi sia.... come se il Padre avessedato un ordine al Figlio. Perch mai per la Scrittura non s'preoccupata di presentarci anche la persona dello Spirito Santo?

    Forse che nelle tre frasi: E Dio disse: Vi sia... - E Dio fece - E Diovide ch' una cosa buona 9 si fa allusione alla Trinit? Ma non pareconciliabile con l'unit della Trinit il fatto che il Figlio agisse comese ne avesse avuto l'ordine e che lo Spirito Santo, senza che alcunoglie l'ordinasse, vedesse - di propria iniziativa - che buono quantoera stato fatto. Poich mediante quali parole avrebbe il Padreordinato al Figlio di fare, dal momento ch' proprio il Figlio la Parolaoriginaria del Padre, mediante la quale stata fatta ogni cosa 10?Oppure proprio per il fatto che sta scritto: Visia un firmamento 11,

    questa azione di dire forse il Verbo del Padre, il Figlio suo unico,in cui sono tutte le cose create anche prima d'esser create e tuttoci ch' in lui vita? Poich tutto ci che da lui stato fatto vitain lui e precisamente vita creatrice, mentre sotto il suo potere invece la creatura. In un modo sono dunque in lui le cose fatte dalui, poich lui che le governa e le contiene, in un modo diversoinvece sono in lui le cose che sono lui stesso. Egli infatti la vita,che in lui di tal natura da essere identica a lui stesso, poich egli,ch' la vita, la luce degli uomini 12. Nulla dunque sarebbe potutoessere prima dei tempi - un essere siffatto non coeterno con ilCreatore - o all'inizio del tempo o nel corso del tempo, salvo che lasua ragione - seppure esatto chiamare ci "la ragione" dell'essereda creare - vivesse d'una vita coeterna nel Verbo di Dio coeternocon il Padre. Per questo motivo la Scrittura, prima d'indicareciascuna creatura secondo l'ordine in cui ne racconta la creazione,si riferisce al Verbo di Dio dicendo: E Dio disse: Vi sia [talecreatura]. Essa infatti non trova alcun'altra causa perch una cosa

    venga creata, se non perch la ragione per cui doveva esser creatasi trova nel Verbo di Dio.

    Ogni creatura ha la sua ragione nel Verbo.

    6. 13. Dio dunque non disse: "Vi sia tale o tal'altra creatura"ogni volta che in questo libro viene ripetuta la frase: E Diodisse. Egli infatti ha generato un unico Verbo, mediante ilquale ha detto tutte le cose prima che fosse creata ciascuna

    di esse. Ma il linguaggio della Scrittura, che si abbassa allacapacit intellettiva dei semplici, indicando a una a una levarie specie di creature, ha presente la ragione eterna di

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    ciascuna loro specie nel Verbo di Dio. Senza ripetere quellaragione, tuttavia il libro sacro ripete: E Dio disse. Se infattiavesse voluto dire prima: "Fu fatto il firmamento in mezzoalle acque perch ci fosse la separazione delle acque dalle

    acque"13

    e gli fosse stato chiesto in qual modo fosse statofatto il firmamento, avrebbe risposto giustamente: Dio disse:Sia fatto, ossia: "Era nel Verbo eterno di Dio la ragioneperch fosse fatto". Il libro [della Genesi] comincia dunque aesporre la creazione di ciascuna creatura partendo da ciche, anche dopo la narrazione dell'opera compiuta, avrebbedovuto rispondere per renderne ragione a chi gli avessechiesto in qual modo fosse stata fatta.

    Le cose, create mediante il Verbo, sussistono per la bontdello Spirito Santo.

    6. 14. Allorch dunque sentiamo: E Dio disse: Sia fatto, noicomprendiamo ch'era nel Verbo di Dio la ragione perchquella cosa fosse fatta. Quando invece sentiamo: E cos fufatto, noi comprendiamo che la creatura fatta non avevaoltrepassato i limiti fissati alla sua specie nel Verbo di Dio.Quando poi sentiamo: E Dio vide che una cosa buona, noi

    comprendiamo che Dio, per la bont del suo Spirito, sicompiacque di essa, non come se l'avesse conosciuta dopoaverla creata, ma che, una volta creata se ne compiacque -sicch potesse permanere nell'essere - grazie alla bont percui gli piacque prima che fosse fatta.

    Che vuol dire: fece.

    7. 15. Ci rimane quindi ancora da ricercare perch mai, dopo

    aver detto: E cos fu fatto - conla quale frase s'indica ilcompimento gi avvenuto dell'opera - la Scrittura aggiunse:E Dio fece, dal momento che, per il fatto stesso che dice: EDio disse: Sia fatto ci. E cos fu fatto, sicomprende gi cheDio disse ci col suo Verbo e fu fatto mediante il suo Verbo,e da quelle parole pu gi apparire non solo la persona delPadre ma anche quella del Figlio. Poich, se viene ripetuto eviene detto: E Dio fece, per indicare la persona del Figlio,bisognerebbe forse pensare che non fu per mezzo del Figlioche Dio radun il terzo giorno l'acqua affinch apparisse laterraferma, per il fatto che in quel passo non detto: "E Dio

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    fece far radunare l'acqua" oppure: "E Dio radun l'acqua"!Eppure anche in quel passo, dopo la frase: E cos fu fatto, laScrittura ripete dicendo: E l'acqua ch' sotto il cielo furadunata 14. Forse che anche la luce non fu fatta per mezzo

    del Figlio per il fatto che in quel passo la frase non affattoripetuta? Anche in quel passo l'agiografo avrebbe potutodire: "E Dio disse: Sia fatta la luce. E cos fu 15. E Dio fece laluce. E vide ch' una cosa buona" o per lo meno, come aproposito dell'ammasso delle acque [in un sol luogo], senzadire: "E Dio fece", avrebbe potuto ripetere soltanto: "E Diodisse: Vi sia la luce. E cos fu. E la luce fu fatta. E Dio videche la luce una cosa buona". Ma senz'affatto ripetere, dopoaver enunciato: E Dio disse: Vi sia la luce, aggiunge

    unicamente: E la luce fu fatta e in seguito, senza ripetere la[solita] formula, riferisce il compiacimento [di Dio] per laluce, la separazione di questa dalle tenebre e i nomi con cuifurono denotate la luce e le tenebre.

    Perch, a proposito della luce, non fu aggiunto: e Dio fece.

    8. 16. Che significa dunque la suddetta ripetizione in tutto ilresto del racconto? Forse che in tal modo ci si vuol fare

    intendere che nel primo giorno, in cui fu creata la luce, con iltermine "luce" viene denotata la creazione della creaturaspirituale e intellettuale, natura che comprende gli angelisanti e le Virt? Forse, per questo, dopo aver detto: E la lucefu fatta, [la Scrittura] non ripete il fatto per la ragione che lacreatura razionale non conobbe prima la sua formazione e dipoi fu formata, ma la conobbe proprio nella sua formazione,cio mediante la luce della Verit voltandosi verso la qualeessa fu formata, mentre le creature inferiori ad essavengono create essendo fatte dapprima nella conoscenzadella creatura razionale e di poi nella loro propria specie?Per questo motivo la creazione della luce dapprima nelVerbo di Dio secondo la ragione mediante la quale creata,cio nella Sapienza sussistente in eterno con il Padre, e inseguito nella creazione stessa della luce secondo la naturacreata, e cio: nel Verbo, luce non creata, ma generata; negliangeli, luce creata poich formata col passare dal suo

    [primordiale] stato informe. Ecco perch Dio disse: Visia laluce. E la luce fu fatta 16, affinch ci ch'era gi nel Verbofosse poi nell'opera. La creazione del cielo, al contrario, era

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    dapprima nel Verbo di Dio in quanto Sapienza generata, dipoi fu effettuata nella creatura spirituale, cio nellaconoscenza degli angeli in quanto sapienza creata in essi: inseguito fu fatto il cielo, perch ormai lo stesso cielo

    esistesse come creatura costituita nella sua propria specie.Allo stesso modo avvenne anche la separazione ospecificazione delle acque e delle terre, allo stesso modofurono fatte le diverse nature degli alberi e delle erbe, iluminari del cielo e gli esseri viventi nati dalle acque e dallaterra.

    La conoscenza della ragione delle cose negli angeli e la lorocreazione.

    8. 17. Gli angeli infatti non vedono gli oggetti sensibili delnostro mondo solo con i sensi del corpo alla maniera deglianimali bruti, ma, anche ammesso che si servano di qualchesenso di tal genere, riconoscono piuttosto le realt sensibili,che essi conoscono pi perfettamente mediante la facoltinteriore nel Verbo di Dio dal quale vengono illuminati al finedi vivere nella sapienza, poich in essi fu creata per prima laluce, se ammettiamo che nel primo giorno fu creata la luce

    spirituale. Allo stesso modo quindi che la ragione, per laquale viene creata una creatura, preesiste nel Verbo di Dioalla creatura che viene creata, cos anche la conoscenzadella stessa ragione prodotta dapprima nella creaturaintellettuale, non offuscata dal peccato, e in seguito vienecreata la stessa creatura. Poich non alla nostra maniera gliangeli facevano progressi per ottenere la sapienzacontemplando con l'intelletto le invisibili perfezioni di Dioattraverso le opere da lui compiute 17. Essi invece, dalmomento in cui furono creati, godono la visione dello stessoVerbo eterno mediante una santa e pia contemplazione e,riguardando di lass le cose della terra alla luce della visioneinteriore, approvano le azioni giuste e riprovano quellecattive.

    Dio rivel agli angeli gli esseri che volle creare.

    8. 18. Non c' per da meravigliarsi che ai suoi angeli santi,creati per primi quando fu creata la luce, Dio mostrasseprima ci che aveva intenzione di creare in seguito. Essi