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Università degli Studi di Torino Dipartimento di Studi Umanistici Corso di Laurea in Lettere DISSERTAZIONE FINALE Storia politica di Locri Epizefiri tra V e IV secolo. Il passaggio da oligarchia a democrazia. Candidato: Relatore: Matteo Allasia Prof.ssa Daniela Francesca Marchiandi n. matricola: 756812 a.a. 2014-2015

Storia Politica Di Locri Epizefiri Allasia

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  • Universit degli Studi di Torino

    Dipartimento di Studi Umanistici

    Corso di Laurea in Lettere

    DISSERTAZIONE FINALE

    Storia politica di Locri Epizefiri tra V e IV secolo. Il passaggio da oligarchia a democrazia.

    Candidato: Relatore:

    Matteo Allasia Prof.ssa Daniela Francesca Marchiandi

    n. matricola: 756812

    a.a. 2014-2015

  • 1

    Sommario

    Introduzione.3

    I. La costituzione locrese 4

    1.1 Zaleuco..5

    1.1.2 Leggi attribuite a Zaleuco9

    1.2 Leunomia locrese...12

    1.2.1 Leggi riferite al contesto locrese...16

    1.3 Organi e istituzioni delloligarchia locrese19

    II. La rovina delleunomia 24

    2.1 Premesse alla rovina: lalleanza con Siracusa26

    III. Locri democratica 36

    3.1 Le tabelle dellarchivio del santuario di Zeus Olimpio a Locri Epizefiri:

    rinvenimento e contestualizzazione.36

    3.1.2 Ubicazione dellarchivio.37

    3.1.3 Il culto di Zeus Olimpio a Locri.38

    3.1.4 La datazione39

    3.2 La nuova costituzione democratica: magistrature attestate.41

    3.2.1 Leponimo..41

    3.2.2 I proboloi42

    3.2.3 I prodikoi43

    3.2.4 Gli hiaromnamones44

    3.2.5 I phatarchoi44

    3.2.6 Gli epistatai45

    3.2.7 I toichiopoioi..46

    3.2.8 I polemarchoi.46

    3.2.9 I logisteres..47

    3.2.10 Gli episkeuasteres.48

  • 2

    3.2.11 I tamiai48

    3.2.12 Il theukolos..49

    3.3 Fragmentum vaticanum de eligendis magistratibus49

    IV. Il basileus 54

    4. Il basileus54

    4.1 Il basileus come magistrato cittadino...55

    4.2 Il basileus come re straniero.............58

    4.2.1 Alessandro il Molosso58

    4.2.2 Agatocle..58

    4.2.3 Pirro....63

    4.3 Ultime considerazioni riguardo allidentificazione del basileus65

    V. Dionisio II 67

    Conclusioni.74

  • 3

    Introduzione

    Il presente lavoro si propone di definire, attraverso la delineazione di una

    storia politica, i due volti di una stessa polis: Locri Epizefiri. La singolarit di Locri

    risiede proprio nellambivalenza delle notizie che la riguardano. Da un lato vi la

    tradizione antica, testimone del buon governo locrese, dellEunomia, dellAtrekeia

    ricordata da Pindaro, e ancora del rifiuto di elementi destabilizzanti e troppo

    innovatori, distanti dalla costituzione di Zaleuco, come il Pitagorismo. Dallaltro lato

    vi la Locri scoperta nella met del secolo scorso, una polis caratterizzata da un

    nuovo ordinamento, testimoniato da nuovi attori politico-sociali: la bola, il damos e

    le magistrature attestate nei rendiconti finanziari del santuario di Zeus Olimpio. Il

    nuovo scenario non pi oligarchico, come in precedenza, ma democratico, esso

    nato da un discrimine che divide sostanzialmente la storia locrese in due grandi

    blocchi. Unica spia del futuro cambiamento costituzionale un brano aristotelico, un

    passo della Politica che individua, nellalleanza matrimoniale contratta da Locri con

    Siracusa, le cause della rovina della citt magnogreca. Tale alleanza , per Aristotele,

    lantefatto della tirannia di Dionisio II a Locri, delle violenze da lui perpetrate ai

    danni dei cittadini e, con molta probabilit, di quella democrazia che le tavole locresi

    inconsapevolmente descrissero.

    Allo stesso modo, lindagine seguir il solco di questa divisione, dapprima

    procedendo alla raccolta delle fonti riguardanti Zaleuco e le sue leggi, cercando di

    comporre un profilo di quella ferrea e chiusa oligarchia attestata dalla tradizione

    insieme con le sue istituzioni e i suoi organi principali. In seguito si considereranno

    le tavole olimpie, testimoni preziosi della democrazia a Locri.

    Tale profilo politico locrese non potr, in primis, esimersi dal confronto con

    due grandi modelli: quello spartano e quello siracusano. Sparta prima, nel suo ruolo

    di prezioso riscontro analogico, in quanto polis dorica per antonomasia, e Siracusa

    poi, nella sua condizione di partner privilegiato per Locri, condizioneranno a pi

    riprese la storia epizefiria. Accanto, tuttavia, a queste due grandi poleis doriche, si

    prenderanno in considerazione anche altre entit statali, estremamente utili al caso

    locrese. Un esempio Creta, il cui primato legislativo ricorre puntualmente nelle

    fonti relative ai grandi nomoteti dellantichit, tra i quali, naturalmente, figura anche

  • 4

    Zaleuco. Gortina con il suo codice fornir, inoltre, utili precisazioni ad alcuni aspetti

    della societ epizefiria, ad esempio nei riguardi dello status economico-sociale della

    donna. Anche Argo verr compresa in questo sistema di raffronti, non solo per la

    singolare attestazione del Consiglio dei Dodici (riconducibile al numero delle fratrie,

    presenti a Locri), ma anche per la sua composizione eterogenea, data dallinclusione

    di nuovi elementi nella polis, in seguito al passaggio da oligarchia a democrazia.

    Attraverso lenumerazione delle cariche magistratuali menzionate dai rendiconti

    olimpi, si individueranno ulteriori riscontri con altre costituzioni, le cui

    testimonianze epigrafiche presentano caratteristiche atte a meglio contestualizzare i

    ruoli dei magistrati stessi. E il caso dei probuli locresi, attestati anche a Corcira in

    decreti di prossenia. Infine, per mezzo del modello ateniese, la democrazia che

    meglio conosciuta in tutte le sue componenti costituzionali, anche grazie allopera

    dellauctoritas aristotelica, si potr supporre quanta importanza, a Locri, fosse

    conferita a organi nati nelloligarchia e sopravvissuti, del tutto o in parte, nella

    democrazia successiva.

    E tuttavia il legame con Siracusa, in particolare, che godr di unattenzione

    pi specifica e quasi cronachistica, utile a comprendere con pi precisione la notizia

    aristotelica di cui si accennato. Il percorso di Locri al fianco di Siracusa, infatti,

    render visibili i prodromi degli eventi che caratterizzeranno la polis epizefiria

    intorno alla met del IV secolo. Lavvicinamento crescente tra le due poleis avr il

    suo culmine nella consanguineit, ovvero nei rapporti tra i nobili epizefiri e la

    dynasteia siceliota. Linstaurazione della tirannide di Dionisio a Locri diviene allora

    il vero fulcro della storia costituzionale locrese. Lintento dellindagine sar, in

    ultima istanza, proprio quello di evidenziare come la signoria Dionisio possa essere

    identificata come la prima fucina della democrazia, lanticamera di quel futuro

    ordinamento soggetto al potere decisionale di nuove entit: la bola e il damos.

  • 5

    1. La costituzione locrese

    1.1. Zaleuco

    La polis italiota di Locri Epizefiri deve il suo assetto costituzionale al

    legislatore Zaleuco, figura di dubbia storicit. Gi gli Antichi avevano infatti

    dubitato della sua esistenza: Cicerone riferiva, ad esempio, lo scetticismo di Timeo1.

    I dubbi dello storico di Tauromenio erano in effetti comprensibili se si considerano le

    notizie relative alla biografia di Zaleuco, caratterizzata da eventi topici e folclorici,

    riproposti anche nelle biografia di altri legislatori. Un esempio rappresentato

    dallepisodio relativo alla morte, cos come riferito nella tradizione tarda. Zaleuco

    si era presentato allassemblea con indosso ancora la spada e, a causa della sua stessa

    legge, che vietava di presentarsi armati dinnanzi ai consigli assembleari, si era

    dovuto togliere la vita2. Questa notizia per riferita, sia da Diodoro che da Valerio

    Massimo, anche per Caronda, antico legislatore di Catania3, e per Diocle

    siracusano4.Tra i moderni, Beloch ha ripreso i dubbi timaici, supponendo che

    Zaleuco fosse in realt una divinit connessa al culto solare sulla base

    delletimologia - (prefisso rafforzativo) + (bianco, splendente) 5. Tale

    evidenza non costituisce, tuttavia, una valida prova della natura divina di Zaleuco.

    Nessuna fonte la attesta, se non un passo di Aristotele, dove Atena compare come

    ispiratrice del legislatore. Nel passo, tuttavia, Zaleuco non ha connotati divini o semi-

    divini6.

    Riguardo poi, ad una possibile collocazione cronologica del personaggio, le

    perplessit non sono meno numerose. Aristotele nella Politica riferisce la notizia

    secondo cui Zaleuco sarebbe stato contemporaneo di Licurgo:

    1 Cic. De legg. 2.15: Quid quod Zaleucum istum negat ullum fuisse Timaeus? 2 Eust. Ad Il. 1.197. 3 Sulloperato e la figura di Caronda: CICCIA 2001. 4 Le notizie relative alla morte dei due legislatori sono contenute in D.S. 12.19 (Caronda); 13.33.2

    (Diocle) e in Val. Max. 6.5.ext.4. (Caronda). Sulla figura di Diocle e degli altri legislatori leggendari:

    SEALEY 1994. 5 BELOCH 19673. 6 Schol.in Pi. O. 11.17i: [dice Aristotele] che quando essi [i Locresi] domandarono al dio come

    avrebbero potuto liberarsi dal grande disordine interno, il responso oracolare fu che dovevano darsi

    delle leggi, e dal momento che un pastore, tale Zaleuco, in grado di introdurre molte leggi eccellenti

    per i cittadini, fu riconosciuto e interrogato circa il luogo in cui le avesse trovate, questi rispose che

    in sogno gli era apparsa Atena. Fu reso perci libero e designato come legislatore.

  • 6

    Altri legislatori furono Zaleuco a Locri Epizefiria e Caronda di Catania, che diede

    leggi ai concittadini e alle altre citt calcidiche in Italia e in Sicilia. Alcuni tentano di

    stabilire dei nessi, supponendo che Onomacrito fosse il primo esperto nellarte legislativa,

    che lavesse appresa a Creta, pur essendo di Locri, e che a Creta dimorasse esercitando

    larte dellindovino e che Taleta fosse suo compagno, che Licurgo e Zaleuco fossero scolari

    di Taleta e Caronda di Zaleuco. Ma si asseriscono queste cose senza tenere nessun conto

    della successione cronologica7.

    Come lo stesso stagirita ammette, tale ipotesi non tiene conto della

    successione cronologica: da un lato Zaleuco sarebbe stato contemporaneo di Licurgo,

    personaggio che Senofonte riferisce al tempo preistorico degli Eraclidi8, e quindi

    ascrivibile ad una dimensione mitica; dallaltro lato, la presenza di Onomacrito,

    attivo nellAtene dei Pisistratidi, sposterebbe la cronologia da un tempo mitico ad

    uno storico (VI secolo a. C.). Inoltre, nel passo, Onomacrito presentato come il

    primo esperto di arte legislativa e, dunque, precedente a Zaleuco. Tuttavia, la priorit

    cronologica di Zaleuco necessaria: Strabone riferisce, infatti, che i Locresi furono i

    primi a dotarsi di un sistema di leggi scritte ( ). Lo stesso passo

    straboniano, per, sembra anche non rispettare il primato precedentemente attribuito

    ai Locresi: il geografo, infatti, citando Eforo, precisa che Zaleuco diede una

    sistemazione () alla legislazione precedente riprendendo norme cretesi,

    spartane e areopagitiche (

    ) 9. Questa generale tendenza di far dipendere dal modello cretese le

    pi antiche legislazioni attestate10, tra le quali vi era anche quella epizefiria, sembra

    riscontrarsi anche nel passo aristotelico che fa di Zaleuco e Licurgo allievi di

    Taleta11: qui infatti la cronologia riportata, come nota Viano12, potrebbe derivare

    dallo stesso Eforo, che, utilizzato come fonte sia da Strabone sia da Aristotele,

    avrebbe contribuito alla formazione di una versione filo-cretese, che mirava a

    connettere i grandi legislatori alle istituzioni cretesi. Per quanto riguarda invece la

    7 Arist. Pol. 2.1274a; sui frammenti e le testimonianze riguardanti Onomacrito: DAgostino 2007; sul

    ruolo di Taleta nella storia della poesia corale: Segal 2007; per una rassegna dei principali studi

    recenti sul Codice di Gortina: MAFFI 2003. 8 Xen. Hell. 3.5.15. 9 Str. 6.1.8. 10 Per il primato cretese in ambito legislativo si veda: CAMASSA 2013. 11 Arist. Pol. 2.1274a. 12 VIANO 2002.

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  • 7

    menzione della ripresa di norme areopagitiche, credo che essa debba essere forse

    messa in relazione con la leggenda relativa allispirazione di Zaleuco da parte della

    dea Atena13.

    Considerando, comunque, il rapporto con Caronda, rappresentato in qualit di

    allievo, si indotti a collocare la vita di Zaleuco in unet precedente a quella di

    Dracone e Solone, forse proprio sotto la ventinovesima olimpiade (662/1 a.C), che

    Eusebio indica come data della sua legislazione14. Con questa ipotesi cronologica

    contrasta, per, quella indirettamente fornita da unorazione di Demostene, la Contro

    Timocrate, in cui loratore attico riferisce che, nel corso di duecento anni a partire dal

    suo tempo, una sola innovazione era stata apportata al corpus delle leggi locresi15. Se

    la Contro Timocrate risale al 353 a.C., ne consegue che la codificazione delle leggi

    epizefirie andrebbe riferita al VI secolo. E significativo, tuttavia, il fatto che

    Demostene non faccia alcun cenno a Zaleuco: le leggi menzionate sono in realt

    riferite pi generalmente ai Locresi e non al legislatore. Come nota Ghezzi: sembra

    che Demostene non conoscesse il legislatore locrese o che volontariamente lo

    ignorasse, non credendo alla veridicit storica del personaggio16.

    Anche loratore ateniese, come Timeo, si mostrava probabilmente scettico

    riguardo alla storicit di Zaleuco e forse accostava, anche temporalmente (VI sec.

    a.C.), la codificazione delle leggi locresi a quella operata in Atene da Solone. La

    probabile associazione non casuale, considerando che anche Solone nella sua

    attivit di pacificatore e riformatore, aveva garantito e predicato il buon governo17.

    Egli stesso lo testimonia in un componimento relativo alla contrapposizione tra

    buona e cattiva amministrazione delle leggi:

    Questo lanimo mi ordina di insegnare agli Ateniesi: | che Dysnomia procura

    moltissimi mali alla citt, | mentre Eunomia mette in luce ogni cosa ordinata e conveniente |

    e spesso appone i ceppi agli ingiusti, | leviga le asperit, fa cessare linsolenza, fiacca la

    tracotanza, | dissecca sul nascere i germogli della rovina, | raddrizza le sentenze distorte e

    13 Schol.in Pi. O. 11.17i. 14 Eus. Chron. Arm. Sub. Ol. 29.3. 15 D. In Timocr.139 ss. 16 GHEZZI 2006. 17 Sul ruolo svolto da Solone in Atene si veda: RAAFLAUB 1996, RUSCHENBUSCH 2010, BLOK-

    LARDINOIS 2011.

  • 8

    mitiga | le azioni superbe, | fa cessare gli atti di sedizione, | fa cessare il rancore di dolorosa

    contesa: | per suo effetto tutto tra gli uomini e convenienza e saviezza18.

    In merito, poi, allestrazione sociale di Zaleuco le testimonianze sono

    ascrivibili a due principali filoni: uno pervenuto mediante Aristotele, laltro mediante

    Diodoro. Aristotele, autore di una perduta Locron Politeia, riferiva la versione per

    cui egli sarebbe stato un pastore, ispirato dalla dea Atena:

    [ A ]

    , . ,

    , ,

    ,

    19.

    [dice Aristotele] che quando essi [i Locresi] domandarono al dio come avrebbero

    potuto liberarsi dal grande disordine interno, il responso oracolare fu che dovevano darsi

    delle leggi, e dal momento che un pastore, tale Zaleuco, in grado di introdurre molte leggi

    eccellenti per i cittadini, fu riconosciuto e interrogato circa il luogo in cui le avesse trovate,

    questi rispose che in sogno gli era apparsa Atena. Fu reso perci libero e designato come

    legislatore.

    Nella testimonianza aristotelica, dunque, Locri appare lacerata da disordini

    interni. Il termine , come opportunatamente evidenza Lanzillotta20, pu

    indicare sia lo scontro tra damos e aristocrazia, sia le lotte intestine in seno

    allaristocrazia stessa. Gli odi e la violenza, sembra dire Aristotele, si curano con le

    leggi, precisa lo studioso21.

    Di tuttaltra natura erano, invece, le origini sociali di Zaleuco narrate da

    Diodoro Siculo22:

    ,

    , .

    .

    18 Solon. 3 G.-P.2 (4 W.2); traduzione a cura di M. Fantuzzi. 19 Schol.in Pi. O. 11.17i. 20 LANZILLOTTA 2000. 21 Ibidem. 22 D.S. 12.21.

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  • 9

    Zaleuco, dunque, era per nascita originario di Locri dItalia, uomo di nobili natali e

    stimato per la sua cultura, discepolo del filosofo Pitagora. Poich in patria godeva di molto

    consenso, fu scelto come legislatore.

    Il ritratto diodoreo di Zaleuco rappresenta dunque un legislatore di

    comprovata eugeneia, mentre lo Zaleuco aristotelico di probabile condizione

    servile, come dimostra il riferimento alla sua liberazione. In Diodoro non vi poi

    alcun cenno ad Atena come principale fonte ispiratrice della legiferazione. Il

    nomoteta viene anzi connesso alla tradizione pitagorica: Zaleuco sarebbe stato

    discepolo di Pitagora. Il grossolano errore cronologico di Diodoro era assai diffuso

    tra gli Antichi, che cercavano spesso di collegare i grandi legislatori tramite rapporti

    di maestro-allievo poco credibili: basti pensare alla notizia che faceva anche di Numa

    Pompilio un allievo del filosofo di Samo23.

    1.1.2 Leggi attribuite a Zaleuco

    Loperato di Zaleuco nella storia politica locrese fu senza dubbio di

    codificazione e innovazione delle consuetudini preesistenti. Nel legislatore dovr

    intravedersi anche il ruolo di pacificatore di lotte intestine (secondo lo scenario di

    conflitto civile descritto da Aristotele24) e di redattore di un codice penale. Su

    questultimo punto, Eforo molto esplicito:

    ,

    ,

    , ,

    ]

    [Eforo] dice che fra le cose che Zaleuco introdusse vi fu questa, che, mentre prima si

    affidava ai giudici il compito di individuare le pene per ciascun reato, egli le inser nelle

    leggi stesse, ritenendo infatti che le sentenze dei giudici, anche intorno ai medesimi reati,

    potessero non essere sempre uguali come invece sarebbe stato necessario che fossero25.

    Gli interventi in materia penale, qui attestati, trovano in effetti altri riscontri

    nelle testimonianze letterarie. Eliano, ad esempio, riferisce un provvedimento di

    23 Cicerone (De Rep. 2.28-29) ammette che tale notizia era largamente diffusa presso le vecchie

    generazioni romane. Sulla questione: DESIDERI 2012, p.10. 24 Il passo citato per intero supra p. 8. 25 Eph. FrGrHist 2a 70F fr.139 apud Str. 6.1.8.

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  • 10

    natura morale che si configurava come una chiara applicazione della legge del

    taglione:

    .26

    Zaleuco, legislatore di Locri, prestabil che alladultero colto in flagrante gli

    venissero cavati gli occhi.

    Anche Demostene, pur non attribuendo esplicitamente la legge a Zaleuco,

    riferisce per un provvedimento che sembra accostarsi a quello tramandato da Eliano

    in quanto anchesso riproposizione della legge del taglione. Loratore sostiene,

    infatti, che un solo provvedimento, nel corso dei duecento anni di storia della

    costituzione locrese, fu soggetto a modifiche: un uomo guercio, minacciato

    dellaccecamento del suo unico occhio sano, ottenne che il colpevole di tali minacce

    venisse punito con la perdita di entrambi gli occhi e non di uno solo, comera

    previsto in origine27.

    In accordo con quanto si legge in Zenobio circa lestrema durezza delle

    pene28 comminate di norma dal codice di Zaleuco, entrambi i provvedimenti

    contemplano la perdita della vista, totale o parziale. E interessante, infatti, in

    entrambi i casi, la ricorrenza degli occhi come principale oggetto della punizione. In

    Demostene tale presenza spiegata sulla base di un criterio analogico molto

    evidente: chi minaccia di accecamento deve essere accecato a sua volta. In Eliano, il

    criterio alla base della spiegazione della pena invece di natura simbolica: la vista

    il primo senso coinvolto in ogni relazione amorosa (a maggior ragione in quella

    adulterina) e, come tale, la sua privazione diviene oggetto della pena: al colpevole

    veniva tolto lorgano responsabile di quella primigenia scintilla che aveva provocato

    il comportamento immorale.

    Sia Eliano che Valerio Massimo, in merito a questa legge, riferiscono un

    triste epilogo, che caratterizza il legislatore come un personaggio di granitica volont

    e grande spirito di sacrificio: dal momento che il figlio di Zaleuco fu colto in

    26 Ael. HV 13.24. 27 D. In Timocr. 140-141. 28 Zen. 4.10.

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  • 11

    flagrante adulterio, il padre si dichiar disposto a condannarlo alla mutilazione degli

    occhi; il popolo, per, lo preg di risparmiarlo, ma egli si mostr irremovibile. Dopo

    qualche tempo, convintosi, opt per una decisione intermedia: cav un occhio a s e

    uno al figlio, preservando cos la vista di entrambi29.

    Unaltra esplicita attribuzione a Zaleuco lattestazione in Diodoro di una

    legge anti-suntuaria, volta a regolare e a mantenere il difficile equilibrio tra pubblico

    e privato allinterno della polis30:

    ,

    , ,

    , ,

    , 31.

    Cos prescrisse: non pi di una serva accompagni una donna di condizione libera, a

    meno che non sia ubriaca e non esca dalla citt durante la notte, a meno che non voglia

    commettere adulterio, e non indossi gioielli doro n una veste ricamata, a meno che non sia

    unetera; e il marito non porti un anello dorato, n un mantello al modo milesio, a meno che

    non si prostituisca o commetta adulterio.

    Tale testimonianza differisce dalle precedenti per luso di una sorta di inversa

    psicologia. La legge inserisce, infatti, nelle sue possibili eccezioni, una vergogna

    implicita: leccesso di ostentazione viene connesso al prostituirsi, al commettere

    adulterio o alleccedere nel vino, tutti comportamenti soggetti al pubblico biasimo.

    Proprio sulla base di questultima testimonianza diodorea, riesce difficile

    credere autentica la legge di Zaleuco riferita da Ateneo, volta a sanzionare il

    consumo eccessivo di vino:

    , .32

    Presso i Locresi Epizefiri, se qualcuno beveva vino puro senza che glielavesse

    prescritto il medico a scopi terapeutici, era condannato a morte in base ad una legge di

    Zaleuco.

    29 Ael. HV 13.24; Val. Max. 6.5 ext.3. 30 A tal proposito si veda il fondamentale contributo di AMPOLO 1984. 31 D.S. 12.21. 32 Athen. 10.429a; (traduzione a cura di R. Cherubina).

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  • 12

    Considerando, infatti, che il provvedimento anti-suntuario tramandato da

    Diodoro prevedeva come punizione solo il pubblico biasimo, sembra inverosimile

    ipotizzare la pena di morte per una colpa di tal genere33.

    Da ultima, rimane la testimonianza che Zenobio, autore di una tarda raccolta

    di proverbi, tramanda in merito ai patti locresi. Il provvedimento era di natura

    economica e riguardava la scadenza dei prestiti:

    : , ,

    , .

    , 34

    Patti locresi: A Locri Epizefiri, come dicono, vi fu il legislatore Zaleuco il quale

    stabil come legge un decreto circa la scadenza dei prestiti. Dal momento che molti non

    rispettarono il decreto, si afferm questo proverbio per coloro che non mantengono la

    parola data.

    1.2 Leunomia locrese

    La citt epizefiria veniva proverbialmente ricordata per la sua eunomia. La

    costituzione locrese era nota, infatti, per essersi mantenuta inalterata per lunghissimo

    tempo. Pindaro, ad esempio, nellOlimpica X, dedicata al pugile locrese Agesidamo,

    descrive la citt di Locri come governata dalla personificazione della Giustizia, o

    meglio, della Rettitudine35:

    Rettitudine governa infatti la citt di Locri Epizefiri

    Demostene, nella Contro Timocrate, evoca proprio questa immagine,

    definendo Locri 36 e presentando i Locresi a tal punto ligi alle

    antiche istituzione da prevedere, a tutela delle stesse, una legge apposita, detta del

    laccio37.

    Tale legge, nella versione delloratore ateniese, non ascritta al leggendario

    legislatore (come gi stato notato, Demostene stesso non credeva forse alla sua

    33 FRISONE, LOMBARDO 2009. 34 Zen. 6.9. 35 Pi. O. 10.17.

    36 D. In Timocr. 139. 37 Ibidem.

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  • 13

    esistenza38), ma sarebbe una norma successiva, formulata al fine di preservare le

    patrie consuetudini. Chiunque intendesse proporre una nuova legge, infatti, doveva

    farlo con un laccio al collo. Se la proposta non veniva approvata si moriva dunque

    soffocati.

    Una punizione tanto crudele avrebbe cos mantenuto la costituzione epizefiria

    inalterata e inalterabile da eventuali modifiche, rivelando pienamente il carattere di

    inviolabile sacralit che loligarchia locrese attribuiva al suo codice di leggi scritte:

    esso proveniva, attraverso linterposta persona del legislatore, dalla divinit Atena39.

    Lassetto oligarchico che si fond sulla legislazione di Zaleuco appare, infatti,

    come un sistema fortemente chiuso e conservatore: le antiche leggi venivano tutelate

    e le innovazioni pericolose fermamente respinte. A tal proposito, valga come

    esempio la notizia riferita da Porfirio nella sua Vita di Pitagora40: gli anziani locresi

    si rifiutano di accogliere Pitagora nella citt; la motivazione addotta che essi nulla

    avevano da rimproverare alle proprie leggi41. Come Musti ha evidenziato, si ritiene

    infatti che l'ideale politico del primo pitagorismo si concretasse in un disegno

    comunitario ed egualitario, volto cio alla conservazione di statici rapporti economici

    all'interno della classe aristocratica42. In questo senso, il pitagorismo, elemento

    innovativo e potenzialmente destabilizzante, poteva rappresentare una minaccia per

    le aristocrazie gentilizie, che prevedevano un certo dislivello economico, com

    peraltro testimoniato a Locri dalle leggi suntuarie promulgate da Zaleuco e riferite da

    Diodoro43.

    Il buon governo locrese e il suo carattere reazionario alle innovazioni

    trovano unanalogia nella costituzione spartana, anchessa ammirata per la sua

    eunomia44. I Locresi di Grecia non sono mai detti Dori nella tradizione, ma a questi

    li avvicinano aspetti linguistici, istituzionali, sociali, nota Musti45, e proprio questa

    affermazione credo sia applicabile anche al caso della Locri dItalia, in quanto

    38 Cfr. supra p. 7. 39 Cfr. supra p.8; sul tema si veda: BEARZOT 2008.

    40 Porph. VP 56. 41 Ibidem. 42 MUSTI 1977; su Pitagora e i suoi rapporti con le poleis magnogreche: Filosofia e scienze in Magna

    Grecia. 43 D.S. 12.21. Cfr. supra p. 11. 44 Sulle istituzioni spartane si vedano: DUCAT 2002; NAFISSI 2007. 45MUSTI 1977.

  • 14

    riassume la posizione che essa puntualmente assunse nei riguardi della capitale

    dorica per eccellenza: Sparta. I legami con la polis lacedemone sono altres attestati

    dalle fonti: oltre alla gi menzionata notizia che connetterebbe Zaleuco a Licurgo

    come suo condiscepolo46, Aristotele cita anche una legge circa linalienabilit dei

    kleroi, che trova riscontri stringenti a Sparta, dov pure attestata47, mentre Pausania

    riferisce addirittura laberrante notizia di una colonizzazione lacedemone di Locri48.

    Tutti questi dati concorrono evidentemente a tracciare un rapporto tra la due poleis,

    particolarmente importante per definire il profilo delloligarchia locrese.

    Sulla base di questo parallelismo spartano-locrese, stato ad esempio

    possibile ipotizzare a Locri lesistenza di un numero cospicuo di esclusi dalla sfera

    decisionale e politica della polis. Infatti, come precisa Musti, le strutture sociali

    dell'ambiente dorico comportano, in linea di principio, una netta separazione tra

    l'aristocrazia, che anche l'insieme dei cittadini optimo iure, e lo strato servile49.

    Lesistenza di una classe servile testimoniata nella polis epizefiria sia da Polibio50,

    in un episodio che narra la contesa tra due giovani per il possesso di uno schiavo

    domestico, sia da Diodoro Siculo51, quando riferisce in merito ad una gi ricordata

    legge suntuaria di Zaleuco: non pi di una serva accompagni una donna di

    condizione libera52.

    Un altro aspetto che meglio contestualizza le strutture socio-politiche

    epizefirie allinterno del mondo dorico e le avvicina ulteriormente alla societ

    spartana, la condizione della donna, che appare eccentrica rispetto a molta parte del

    resto del mondo greco53. Limportanza delle donne stata, infatti, ritenuta un

    elemento intrinseco alle societ aristocratico-guerresche, in cui, il ridotto numero di

    cittadini a pieno titolo si vedeva costretto a scongiurare il pericolo delloligandria

    (ossia della scarsezza di uomini) facendo della donna il vero elemento di stabilit e

    continuit della stirpe, in unottica non solo genetica, ma anche e soprattutto

    46 Cfr. supra p. 6. 47 Arist. Pol. 2.1266b 17-21. 48 Paus. 3.1. 49 MUSTI 1977, p. 66. 50 Plb. 12.16. 51 D. S. 12.21; cfr. par. 1.2. 52 Cfr. supra p. 8. 53 Sullo statuto sociale e patrimoniale della donna dorica si veda: MACLACHLAN 2012; POMEROY

    2002, p. 84.

  • 15

    patrimoniale. Polibio, nel dodicesimo libro delle Storie, riferisce riguardo ai Locresi

    che quanto di nobile si trasmette fra loro di generazione in generazione deriva dalle

    donne, e non dagli uomini54. E ancora: tra loro sono ritenuti propriamente nobili

    quelli che- a quanto si dice- discendono dalle cento casate che i Locresi, prima di

    inviare la colonia, giudicavano migliori, e da cui loro, in obbedienza ad un oracolo,

    erano soliti sorteggiare le vergini che venivano inviate a Ilio55.

    Il genere femminile appare, nella testimonianza polibiana, depositario del

    legame con laristocrazia metropolitana: quella delle cento casate. Il numero cento

    trova conferma anche in Trogo-Giustino56, che, nel narrare le spoliazioni di Dionisio

    II ai danni dei Locresi, indica proprio con centum la quantit delle donne da

    sorteggiare e da condurre nel lupanare. Ancora nelle Storie, nel mito di fondazione di

    Locri che Polibio difende, in polemica con Timeo57, erano le donne ad essere

    protagoniste della ktisis della citt insieme con i servi a cui si erano unite mentre i

    mariti erano in guerra58. La societ delle Cento Case, aristocratica e guerresca,

    costantemente minacciata dal problema della scarsit di uomini, aveva

    eccezionalmente aperto i suoi ranghi a elementi di condizione servile generando

    degli eredi. Questo testimoniato anche a Sparta nella categoria dei neodamodeis,

    iloti liberati per meriti di guerra e poi inseriti nel corpo civico come membri del

    damos59. Alcune di queste donne, come scrive Polibio60, erano partite insieme con i

    coloni; i loro discendenti furono reputati nobili o chiamati discendenti delle cento

    famiglie. Alla luce dello statuto della donna dorica, dunque, non stupisce che le

    nobili locresi, unitesi a schiavi, potessero generare cittadini di pieno diritto. Nel

    codice di Gortina, ad esempio, i figli nati dallunione di donne libere con uno schiavo

    erano liberi, purch messi alla luce nella casa della donna: se lo schiavo va in casa

    54 Plb. 12.5.6; tutti passi di Polibio sono riportati qui nella traduzione di R. Nicolai. 55 Plb. 12.5.6-7; sui possibili legami tra la hierodoulia locrese e quella iliaca si veda: MARI 1997. 56 Iust. 21.3; in merito alla hierodoulia locrese e il voto del 477 a.C. rinnovato da Dionisio II si veda:

    SOURVINOU-INWOOD 1974. Cfr. infra p. 68. 57 Plb. 12.5. 58 Tale notizia relativa al mito fondativo suffragata dallautopsia dellautore stesso che dice di

    essersi recato pi volte nella polis dei Locresi e di aver reso loro servigi di prima necessit grazie ai

    quali ricevette onore e benevolenza. Lo storico megalopolitano avrebbe quindi raccolto in prima

    persona, dai Locresi del suo tempo, quanto essi sapevano in merito alla fondazione della loro polis.

    Sulle tradizioni relative alla fondazione di Locri Epizefiri: LURAGHI 1991. 59 Per uno studio monografico sulla societ spartana e le sue istituzioni: DUCAT 2002; NAFISSI 2007.

    Per la categoria dei neodamodeis: WILLETS 1954. 60 Plb. 12.5.8.

  • 16

    di una donna libera e la sposa, i loro figli saranno liberi, ma se la donna libera va in

    casa dello schiavo e lo sposa, i loro figli saranno schiavi61.

    1.2.1 Leggi riferite al contesto locrese

    Se vero che il codice di Zaleuco costituiva, nella communis opinio, la base

    su cui si fondava leunomia attribuita dagli Antichi alla citt di Locri, vero altres

    che le leggi attribuite esplicitamente a Zaleuco62 non sono le uniche tramandate dalle

    fonti letterarie. Vi infatti un certo di numero di leggi pi generalmente riferite al

    contesto locrese, senza lesplicita menzione del legislatore. Proprio per la mancanza

    di una specifica attribuzione, non dato sapere se esse fossero precedenti alla

    legiferazione di Zaleuco o se fossero incluse nella stessa. Il gruppo comprende:

    1. La gi menzionata legge del laccio, posta a tutela delle patrie

    consuetudini63;

    2. Una pratica funeraria locrese riferita da Eraclide Lembo, interpretata

    come provvedimento anti suntuario64;

    3. Due provvedimenti economici: uno riguardante linalienabilit dei lotti,

    tramandato da Aristotele65, e laltro concernente il divieto di vendita tramite un

    intermediario66;

    4. Una legge di costume sulla pederastia, menzionata dalloratore Massimo

    di Tiro67.

    Quanto riferito da Eraclide Lembo, circa gli usi funerari locresi, arricchisce

    il quadro delle disposizioni previste dalla polis epizefiria al fine di arginare l'eccesso

    di ostentazione da parte dei privati cittadini. Dietro la testimonianza, ha osservato

    Engels, potrebbe trovarsi la traccia di una precedente legislazione, volta alla drastica

    riduzione delle lamentazioni funebri durante la prothesis e lekphora68:

    61 IG IV 72, col. VI, l. 56; col. VII, l. 1; sulliscrizione di Gortina si veda da ultimo: GRECO,

    LOMBARDO 2005. 62 Si veda il par. 1.1.

    63 D. In Timocr. 139. 64 Heraclid. Lemb. 60 Dilts. 65 Arist. Pol. 1266b 17-21. 66 Heraclid. Lemb. 60 Dilts. 67 Max. Tyr. 20.9. 68 ENGELS 1998.

  • 17

    , ,

    .

    Presso costoro [i Locresi] non lecito piangere i morti, ma, dopo il trasporto

    funebre, celebrano un banchetto.

    La legislazione anti-suntuaria locrese intendeva forse limitare le ostentazioni

    di status nel corso del banchetto successivo al trasporto della salma, salvaguardando

    la sfera pubblica da eccessivi protagonismi69.

    Se da un lato esisteva, quindi, una certa disparit economica tale da

    costringere la prescrizione di provvedimenti anti-suntuari, dallaltro vi erano per

    disposizioni che invece miravano ad un livellamento ugualitario. Tale sembra essere

    il caso della testimonianza aristotelica circa linalienabilit del lotto70:

    ,

    ,

    , .

    e presso altre (legislazioni) c una legge che impedisce di acquistare tutta la terra

    che si vuole, analogamente vi sono leggi che vietano di vendere i beni, per esempio a Locri

    vi una legge che ne vieta la vendita a meno che non si dimostri che accaduta unevidente

    disgrazia, e che prescrive inoltre la conservazione degli antichi lotti

    Alla luce delle fonti, non dato sapere se questa legge fosse originaria (e

    quindi la costituzione locrese prevedesse fin dallinizio rapporti ugualitari) o se fosse

    invece successiva (e dunque da intendersi in risposta a fenomeni di diseguaglianza

    economica). Del caso di conclamata disgrazia, poi, posta come eccezione alla legge,

    non si possono definire precisamente i termini e le applicazioni. Il dato che emerge

    comunque quello di unaristocrazia fondiaria che intende preservarsi dal pericolo

    dello squilibrio di poteri e ricchezze, cercando di contenere laccumulo di beni entro

    un limite ragionevole.

    69 Sulle leggi funerarie nel mondo greco: FRISONE 1994, AMPOLO 1984.

    70 Arist. Pol. 1266b 17-21.

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  • 18

    Proprio in questa direzione stata letta unaltra notizia riferita dal Lembo, che

    riporta il divieto locrese di vendita attraverso intermediario:

    , . 71

    tra di loro non vi sono negozi di vendita al dettaglio, ma il contadino vende i suoi

    prodotti.

    Tale provvedimento (che probabilmente trovava spazio nella perduta Locron

    Politeia di Aristotele) ben rientrerebbe, in effetti, nel disegno generale di una

    legislazione protesa a difendere gli interessi dellaristocrazia fondiaria

    dallespansione del commercio.

    Da ultima, rimane la testimonianza di Massimo di Tiro, oratore det

    antonina, che, nella ventesima delle sue dissertazioni, menziona una legge relativa

    alla pederastia, promulgata in Locri dItalia. In essa si proibisce la violenza

    perpetrata ai danni delleromenos, ossia lamore non consono e non contemplato

    allinterno del codice etico-comportamentale che regolava le relazioni omoerotiche72:

    ,

    , , ,

    Presso Locri dItalia vi erano un bel giovane, una nobile legge e dei miseri amanti.

    Essi [gli amanti] erano costretti dalla sua bellezza ad amarlo [il giovane], ma la legge

    impediva a loro di amarlo in maniera non consona; resi folli dalla passione al limite della

    violenza, non persuasero mai il ragazzo -era infatti ossequioso delle leggi- e gli infelici si

    affrettarono tutti luno dopo laltro al cappio.

    71 Heraclid. Lemb. 60 Dilts; traduzione a cura di M. Polito. 72 Per un profilo della pederastia antica si veda lancora valido contributo di DOVER 1985.

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  • 19

    1.3 Organi e istituzioni delloligarchia locrese

    Le fonti letterarie tramandano sei principali istituzioni che loligarchia locrese

    prevedeva nel suo ordinamento originario:

    1. Il kosmopolis

    2. Gli archontes

    3. I Chilioi

    4. I gherontes

    5. I nomophylakes

    6. Il polemarco (?)

    Polibio presenta la figura del kosmopolis come un esperto di esegesi giuridica

    che viene interpellato dagli archontes riguardo al codice di Zaleuco73. Nello stesso

    brano compare anche lassemblea dei Mille (i Chilioi), al cui giudizio propone di

    rimettersi il kosmopolis quando uno dei due contendenti esprime il suo disaccordo in

    merito alla sentenza. Il numero di mille per lassemblea era tradizionale e quasi fisso

    in molte poleis: se ne ha notizia a Crotone nella fase pre-pitagorica74, a Reggio75, ad

    Agrigento76, a Cuma Eolica77, a Colofone78, e nella Locride Opunzia79. Il consiglio

    dei Chilioi, insieme con gli archontes (rappresentati sempre nella funzione di

    giudici) e il kosmopolis dovevano essere compresi tra gli elementi costituzionali

    stabiliti dalle leggi di Zaleuco. Gli archontes sono ad esempio menzionati da

    Diodoro come principali interlocutori della riforma attuata dal legislatore:

    ,

    .

    [Zaleuco] esort gli archontes a non essere prepotenti n superbi, e a non giudicare

    sulla base di odio o amicizia

    Gli archontes, esortati da Zaleuco a giudicare in modo equo e imparziale,

    sembrano accostarsi cos ai famosi re mangiatori di doni, menzionati da Esiodo ne

    73 Plb. 12.16. 74 Iamb. VP 35.260. 75 Heraclid. Lemb. Fr. 25.4. 76 D. L. 8.66 . 77 Heraclid. Lemb. Fr 11.6. 78 Ath. 12.526. 79 IG IX 1, 334.

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  • 20

    Le Opere e i Giorni. Com noto, il poeta di Ascra prega il fratello Perse di risolvere

    privatamente la loro contesa circa la suddivisione delleredit terriera, senza

    ricorrere, appunto, allintervento dei basileis dorophagoi80:

    Ma via, dirimiamo ora la nostra contesa secondo retta giustizia che venendo da

    Zeus la migliore. Gi infatti le nostre parti le abbiamo divise, e tu molto altro cercavi di

    prendere e di portartelo via, prodigando i tuoi omaggi ai re mangiatori di doni, i quali con

    questa giustizia a giudicare sono disposti.

    La cattiva condotta di tali figure emerge allegoricamente nella celebre favola

    dellusignolo e dello sparviero, in cui il debole usignolo deve sottostare alla legge del

    pi forte, quella di chi esercita il potere, lo sparviero81:

    Ecco quello che lo sparviero disse allusignolo dal collo screziato, su in alto, fra le

    nubi portandolo nellunghie; quello pietosamente, dagli artigli adunchi trafitto, piangeva;

    ma laltro, violento, gli fece questo discorso: Sciagurato, perch ti lamenti? Sei preda di

    chi molto pi forte; andrai l dove io ti porter, pur essendo tu cantore; far pasto di te, se

    voglio, oppure ti lascer. Stolto chi vuole opporsi ai pi forti: resta senza vittoria e alla

    vergogna aggiunge dolori.

    Le sparviero/basileus qui la simbolica attestazione del potere eccessivo di

    chi, come gli archontes diodorei, emetteva giudizi arbitrari, basati su amicizie,

    inimicizie e corruzione. Loperato di Zaleuco da considerarsi come contromisura a

    tale potere. Lintento era evidentemente quello di stabilire un codice penale scritto,

    associando ad ogni divieto una pena specifica e ben codificata, e anche, forse, quello

    di creare organi sovragiudiziari, atti a controllare la corretta applicazione del codice.

    E ipotizzabile, quindi, che proprio il kosmopolis sia stata uninnovazione di Zaleuco,

    posto come garante delle sentenze giudiziarie. In tal modo, questo magistrato

    assolveva nei confronti del codice penale la stessa funzione di tutela che svolgeva la

    legge del laccio nella salvaguardia delle leggi.

    Di incerta collocazione nel sistema kosmopolis-archontes-Chilioi sono invece

    gli Anziani (gherontes), menzionati da Porfirio sulla base di notizie che lautore

    80 Hes. Op. 35-29 (traduzione a cura di G. Arrighetti); sul coinvolgimento dei basileis nella disputa

    con Perse si veda il recente contributo di SCIACCHITANO 2104. 81 Hes. Op. 203-211 (traduzione a cura di G. Arrighetti).

  • 21

    riferisce di aver attinto da Dicearco. Il passo ricorda il tentativo di Pitagora di

    rifugiarsi a Locri:

    .

    , ,

    82

    Avendo ricevuto notizia del suo arrivo, i Locresi inviarono alcuni anziani [oppure

    alcuni degli Anziani] ai confini della regione per intercettarlo. Questi dissero: Pitagora, tu

    sei un uomo saggio e di grande risonanza; ma non abbiamo nulla da rimproverare alle

    nostre leggi []

    Non si pu stabilire se con lespressione gherontes si intendessero qui i

    membri di una gherousia (che a Sparta aveva anche competenze riguardo alla

    condanna allesilio) o un gruppo di cittadini scelti tra i pi anziani e rispettati, per

    fronteggiare la situazione emergenziale. Lunico elemento certo, quello

    dellanzianit, li avvicinerebbe al kosmopolis83, che Polibio presenta con unet non

    molto al di sotto dei novantanni. Come il kosmopolis, i gherontes appaiono, nel

    passo citato, come garanti della costituzione dei padri: le leggi di Locri devono

    permanere immutate perch irreprensibili in ogni punto.

    Una menzione meritano anche i nomophylakes, citati da Stobeo nei Proemi

    alle leggi di Zaleuco, chegli inser allinterno della sua opera antologica

    considerandoli autentici (in realt la critica moderna ha dimostrato che sono spurii84):

    ,

    , , .85

    ma voi, guardiani delle leggi, occupatevi di coloro che sbagliano, prima

    ammonendo, e, se poi non li convincete, punendo

    Senofonte, pur non riferendosi specificatamente a Locri, fornisce in un passo

    dellEconomico qualche interessante suggestione circa il ruolo generale dei

    nomophylakes:

    82 Porph. VP 56. 83 Plb. 12.16.12. 84 Lo dimostr nel diciottesimo secolo Richard Bentley nella sua Dissertazione sulle lettere apocrife

    di Temistocle, Socrate, Euripide, Falaride. 85 Stob. 4.2.19.

    javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);http://www.tlg.uci.edu/help/BetaManual/online/Q3.htmlhttp://www.tlg.uci.edu/help/BetaManual/online/Q3.htmljavascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);http://it.wikipedia.org/wiki/Temistoclehttp://it.wikipedia.org/wiki/Socratehttp://it.wikipedia.org/wiki/Euripidehttp://it.wikipedia.org/wiki/Falaride
  • 22

    ,

    , ,

    , , .86

    nelle citt ben governate i cittadini non credono che basti aver scritto buone leggi,

    ma in pi eleggono dei nomophylakes, che sorvegliano e che premiano chi si comporta

    secondo le leggi, e puniscono chi agisce contro di esse.

    Credo, alla luce del passo senefonteo, che lo storico ateniese, anche sulla base

    delle sue idee politiche notoriamente conservatrici e filo-spartane87, conoscesse bene

    la proverbiale eunomia locrese88. E possibile, in effetti, che egli ne ammirasse la

    ferrea costituzione, simile a quella di Sparta. In ogni caso, lattestazione del collegio

    dei nomophylakes, bench fondata su una menzione contenuta in testi poco

    attendibili e soggetti a molteplici rimaneggiamenti, quali appunto sono gli

    , appare verosimile a Locri, una citt che le fonti ricordano come

    ligia garante delle proprie leggi e della loro irreprensibilit.

    Da ultima, rimane la testimonianza relativa ad un possibile polemarco,

    contenuta negli Excerpta Politiarum di Eraclide Lembo, in cui per incerto se con

    lautore volesse riferirsi ad una carica o ad un nome proprio:

    . ,

    , 89

    Dopo che Polemarco (oppure il polemarco) giur il falso, fugg dalla flotta corinzia,

    e raccontano che, mentre riposava durante la notte, le donnole lo mordessero e che,

    disperandosi, mise fine alla sua vita

    La problematica interpretazione del passo non consente di giungere a

    conclusioni definitive. Polito, studiosa degli excerpta di Eraclide, nota infatti che

    non essendo laneddoto ed il personaggio noti da altra fonte, non possibile

    comprendere, dalla notizia dellestratto, breve e decontestualizzata, in che rapporto

    86 X. Oec. 9.14; traduzione a cura di C. Natali. 87 Su Senofonte e la politeia lacedemone: LUPPINO-MANES 1988. 88 Sulleunomia locrese si veda il paragrafo 1.2. 89 Heraclid. Lemb. 60 Dilts.

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  • 23

    essi si ponessero con la politeia corinzia (o pi probabilmente, a che proposito

    Aristotele effettuasse una digressione su di essi)90.

    90 POLITO 2000.

  • 24

    2. La rovina delleunomia

    La costituzione locrese, conosciuta da gran parte delle fonti antiche per il suo

    proverbiale buon governo, contraddistinto da una ferrea immutabilit, dovette,

    tuttavia, far fronte ad una trasformazione che sconvolse e cambi il suo ordinamento.

    Nel IV secolo, Locri conobbe infatti una transizione da una chiusa oligarchia a una

    democrazia moderata. Tale passaggio comport la compromissione della tradizionale

    eunomia.

    La Politica aristotelica conserva le tracce di questo cambiamento e

    contribuisce chiarirne le premesse. Aristotele indica, infatti, il matrimonio tra

    Dionisio I e Doride, figlia di uno dei cittadini locresi pi in vista, come causa della

    rovina della citt epizefiria. Lopera , inoltre, preziosa anche dal punto di vista

    cronologico, in quanto di poco successiva agli eventi narrati. Nellopinione di Musti,

    infatti, Aristotele avrebbe scritto la Politica circa sessantanni dopo il 398 a.C., data

    in cui fu stipulata lalleanza matrimoniale tra Locri e Siracusa91.

    Il passo aristotelico in questione enumera i fattori e le diverse casistiche che

    possono comportare la crisi dei regimi, operando una distinzione tra regimi

    costituzionali (in cui vi unapertura maggiore alla massa e i cittadini sono pi

    soddisfatti di essere uguali) e aristocrazie (che inclinano piuttosto verso

    loligarchia). Se la costituzione tuttavia, continua Aristotele, piega verso un

    estremo o verso un altro, vi il pericolo che essa si trasformi: laristocrazia pu

    divenire oligarchia e il regime costituzionale, democrazia. Ma questa terna pu

    ancora ricombinarsi: verificabile, infatti, anche il chiasmo aristocrazia-democrazia

    e regime costituzionale-oligarchia. Proprio il primo caso rappresenterebbe la

    transizione che, in Locri, si ebbe durante o dopo la tirannide di Dionisio il Giovane92.

    A conclusione del ragionamento, Aristotele cita appunto il caso locrese:

    ,

    , ,

    91 MUSTI 1977. 92 Dionisio II instaur una tirannide a Locri in seguito alla cacciata da Siracusa (cfr. paragrafo 4.3.4).

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  • 25

    , ,

    93.

    In tutte le aristocrazie, che sono costituzioni piuttosto oligarchiche, prevalgono i

    notabili, come a Sparta, dove le ricchezze affluiscono nelle mani di pochi. E i notabili

    possono fare ci che vogliono: per questo la citt di Locri and in rovina per il matrimonio

    che fu contratto con Dionisio e che non si sarebbe certo fatto n in una democrazia n in

    unaristocrazia ben miscelata94.

    Lunione matrimoniale tra Doride e Dionisio costituirebbe, quindi,

    nellopinione di Aristotele, il germe primigenio del futuro capovolgimento politico,

    ovvero la rovina e la fine del buon governo, la notoria eunomia locrese95. Questa fine

    tuttavia linizio di una nuova costituzione, quella democratica, testimoniata da un

    corpus di tavole bronzee provenienti dallarchivio di Zeus Olimpio a Locri e databili

    al IV e il III sec. a.C.96 Le tavole offrono, in effetti, un prezioso riscontro a quanto

    riferisce Aristotele, e consentono di precisare lespressione and in rovina

    () utilizzata nel brano. Se la rovina da identificarsi con la democrazia,

    coloro che ne causarono le premesse furono certamente i notabili: i pochi nelle cui

    mani si concentrarono eccessivi privilegi, come la facolt di contrarre unioni

    matrimoniali con chiunque desiderassero. Considerato infatti leccentrico statuto,

    rispetto al resto della grecit, che le donne doriche sembravano possedere in materia

    patrimoniale ed ereditaria97, sposare la locrese Doride significava creare il

    presupposto per cui suo figlio, Dionisio il Giovane, in occasione del suo ingresso a

    Locri, potesse essere inserito e integrato a pieno titolo nella struttura politico-

    economica dellaristocrazia locrese98. E quindi verosimile ipotizzare che Dionisio

    padre guardasse a Locri come ad una sorta di investimento territoriale e

    patrimoniale99, ovvero come ad uneventuale eredit per i figli nati dallunione con

    Doride. Se la donna proveniva infatti da uno degli oikoi pi ricchi della citt, com

    93 Arist. 5.1307a. 94 Traduzione a cura di C. A. Viano. 95 Sulleunomia locrese si veda il paragrafo 1.2. 96 Cfr. cap. IV. 97 Sulle capacit ereditarie della donna dorica si veda: POMEROY 2002, p. 84; BLUNDELL 1995, pp.

    155 ss.; SCHAPS 1981. Cfr. p. 15. 98 Aspetto, questo, particolarmente evidenziato da MUSTI 1977. 99 In questo senso sarebbe da intendersi la generosit mostrata da Dionisio nel concedere donazioni

    territoriali ai Locresi: D.S. 14.106.3; 14.107.2; Str. 6.1.10.

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  • 26

    intuibile dal passo diodoreo circa la proposta di matrimonio (Seneto, il padre di

    Doride, qui presentato come uno dei cittadini pi illustri100), allora comprensibile

    che, allindomani della sua cacciata da Siracusa, Dionisio II apparisse ai Locresi

    come il discendente di una delle pi prestigiose e nobili casate cittadine. Era uno di

    loro scrive Musti; e a rendere tollerabile la situazione da parte locrese, almeno in un

    primo momento, dovette certamente contribuire lineccepibile posizione di diritto

    di Dionisio II allinterno dellaristocrazia fondiaria locrese101.

    2.1 Premesse alla rovina: lalleanza con Siracusa

    Se Siracusa divenne, in seguito al matrimonio, quasi consanguinea di Locri,

    le relazioni tra le due poleis ebbero, tuttavia, origini ben pi lontane. Ancora prima

    dei Dionisii, Locri intraprese un percorso che, attraverso il V e il IV secolo, la port

    ad avvicinarsi sempre pi alla citt aretusea.

    Le prime tracce di tale avvicinamento si ebbero in epoca dinomenide102. Un

    indizio fornito da quello che Ateneo, parlando del contenuto del quarto libro delle

    Storie di Agatocle di Duride di Samo103, chiama Corno di Amaltea:

    ,

    , 104.

    Duride riferisce che nei pressi della citt di Ipponio si poteva vedere un boschetto di

    non comune bellezza e ricco dacque, nel quale si trovava un luogo chiamato Corno di

    Amaltea, allestito da Gelone105.

    Ipponio, colonia locrese del versante tirrenico, era ricordata da Strabone per

    la bellezza delle sue praterie fiorite e per il mito secondo cui Kore si fosse l recata,

    dalla Sicilia, per raccogliere fiori106. Il Corno di Amaltea, la mitica cornucopia

    dispensatrice di fortuna, era simbolo di abbondanza connesso con il culto di Kore.

    Tale costruzione, allinterno del boschetto sacro, doveva probabilmente essere un

    100 D.S. 14.44.6. 101 MUSTI 1976, p. 100. 102 Per un profilo storico dei Dinomenidi in Sicilia, si veda: LURAGHI 1994. 103 Sullopera di Duride di Samo: LANDUCCI - GATTINONI 1997. 104 Ath. 12.59. 105 Traduzione a cura di M. L. Gambato. 106 Str. 6.1.5; per quanto noto su Ipponio, si veda da ultimo: IANNELLI 2014.

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  • 27

    monumento commemorativo innalzato da Gelone con fini propagandistici, in seguito

    alla vittoria imerese107. Significativa la scelta del luogo: un bosco destinato al culto

    della dea Persefone, divinit cara sia ai Locresi Epizefiri, che la veneravano in un

    santuario sul colle della Mannella108, sia agli Ipponiati, che la identificavano con

    Pandina, un demone locale presente anche sulle monete109.

    I rapporti con Siracusa, tuttavia, ebbero modo di rafforzarsi e manifestarsi

    ulteriormente in occasione dellattacco reggino a Locri, nel 477/6 a.C, quando

    Siracusa intervenne a favore dei Locresi. Tale evento, che testimonia un contatto

    diretto e non mediato tra le due poleis, costituisce la prima ipostasi del legame

    privilegiato che Locri instaurer con Siracusa. Se sulla storicit dello scontro sono

    stati sollevati alcuni dubbi110, lattestazione dellintervento siracusano certa.

    Rimane, tuttavia, da definire se tale intervento fosse di natura diplomatica o militare:

    lo scolio 36 alla seconda Pitica di Pindaro, ad esempio, riferisce che Anassilao e

    Leofrone, tiranni di Reggio, minacciavano guerra contro Locri e che, in seguito,

    Ierone invi presso di loro degli ambasciatori facendo cessare la guerra111. Il 34 degli

    Scholia Recentiora alla seconda Pitica di Pindaro mostra per una versione

    differente: in esso si fa riferimento ad una vera e propria spedizione e si dice,

    esplicitamente, che Locri Epizefiri era stata assediata e che i nemici erano stati

    respinti dalla forza di Ierone112:

    []

    Locri Epizefiria era assediata dai nemici; dopo che questi erano stati respinti

    dalla forza di Ierone []

    Che si preferisca protendere per luna o per laltra versione, credo non vi

    siano dubbi, in queste attestazioni, circa la stipulazione di unalleanza tra Ierone e

    Locri. Lintesa tra le due citt segn, per la polis epizefiria, linizio di una crescita sia

    107 In merito alluso della propaganda presso Gelone: LURAGHI 1994. 108 Sul santuario locrese, si veda da ultimo: CARDOSA 2010. 109 GIANNELLI 1963. 110 LURAGHI (1994), GIANGIULIO (1987) e DE SENSI (1984) hanno preferito intendere la spedizione

    reggina una semplice minaccia le cui tangibili conseguenze non ebbero mai modo di verificarsi. 111 Schol.vet. ad Pi. P. 2.36.; nel testo il tiranno Leofrone erroneamente indicato con il nome di

    Cleofrone. 112 Schol. ad Pi. P. 2.34.

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  • 28

    economica che territoriale113, che si realizz tramite ladozione, da parte di Locri, di

    una politica imperialistica ai danni delle altre entit politiche bruzie e lucane. In

    questo modo, Locri espandeva la sua influenza in posizione anti-crotoniate, mentre

    Siracusa isolava Reggio. Proprio allinizio del V secolo si collocherebbe la presa

    locrese di Temesa, attuata sotto la protezione siracusana. Tale conquista fu connessa

    dalla propaganda epizefiria a uno dei suoi pi famosi eroi nazionali: il pugile Eutimo

    di Locri114. I Temesani scontavano, ogni anno, attraverso lofferta sacrale di una

    vergine (la pi bella di Temesa) unantica colpa: luccisione di un compagno di

    Odisseo che, ubriaco, aveva violentato una ragazza della citt115. Eutimo, giunto a

    Temesa e informato dellusanza, si rec nellheroon dedicato al demone del

    compagno di Odisseo per vedere chi fosse la ragazza prescelta dalla comunit come

    sacrificio. Mosso prima da piet e poi da amore, egli decise di affrontare il demone di

    Polite e lo sconfisse. Temesa fu cos liberata dalleroe locrese e questultimo pot

    sposare la ragazza che aveva salvato116. La favola a lieto fine delleroe che salva la

    fanciulla dal mostro lunica testimonianza che rimane di un evento molto pi

    gravoso e drammatico: la fine di una citt, Temesa, caduta in mano agli invasori, i

    Locresi. Gi Pais117, in un suo contributo, aveva individuato il nucleo storico della

    vicenda proprio nella conquista locrese di Temesa e aveva identificato in Strabone la

    voce autentica di una versione pi antica della vicenda, in cui non vi sono dubbi circa

    la collocazione cronologica degli eventi:

    ,

    ,

    .118

    113 DANGELO 2002; MUSTI 1977. 114 Pausania (6.6.4-11) fornisce un ritratto particolareggiato del personaggio e delle vicende temesane.

    Eutimo, pugile locrese, figlio di Asticle (o del fiume Caecinus-), fu vincitore delle Olimpiadi

    nell484, nel 476 e nel 474; su tale personaggio si veda CURRIE 2002. 115 Strabone (1.5) identifica il compagno di Odisseo con Polite (personaggio che compare nel libro X

    dellOdissea (v. 224): Presso Temesa vi un heroon ombreggiato da olivi selvatici sacro a Polite,

    uno dei compagni di Odisseo (

    ). Pausania (6.6.7) non fa invece cenno ad alcun nome, il compagno sacrilego

    detto semplicemente: . 116 Paus. 6.6.7-10. 117 PAIS 1909. 118 Str. 6.1.5.

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  • 29

    Raccontano che, quando i Locresi Epizefirii presero la citt [Temesa], Eutimo,

    scendendo presso di lui [il demone], lo vinse in duello e lo obblig a liberare gli abitanti dal

    tributo.

    Pais suppose che la versione di Pausania fosse arricchita dal materiale

    favolistico che and addensandosi intorno alla figura, divenuta leggendaria, di

    Eutimo; e non stupisce che il protagonista della leggenda sia, in effetti, un pugile, un

    personaggio dal forte carisma e di grande popolarit.

    Tra le numerose altre interpretazioni della vicenda temesana, quella di

    Cordiano ha offerto un interessante spunto di riflessione circa lasse siracusano-

    locrese: lo studioso ha infatti evidenziato come sia possibile unanalogia tra il caso

    temesano e lattacco reggino a Locri119.

    Partendo dallanalisi della Visintin120, che ha evidenziato come il sacrificio

    fosse di natura sessuale e non omicida121, Cordiano ha paragonato la deflorazione

    sacrale della vergine temesana al voto che, in occasione dellattacco leofroneo, le

    parthenoi locresi avevano consacrato ad Afrodite in cambio della salvezza della

    polis. In sostanza, cos come intorno al 477 a.C. il siracusano Ierone aveva salvato

    la vergine locrese, sottraendola di fatto all'adempimento del voto di sacra

    prostituzione, allo stesso modo e per giunta negli stessi anni (sempre cio nel corso

    del terzo decennio del V secolo) si era comportato il locrese Eutimo a Temesa nei

    riguardi di unaltra parthenos122.

    Appare evidente come la visione locrese, ossia lottica dei vincitori, si sia

    imposta nel resoconto della leggenda riferito dalle fonti: Temesa, diviene accessoria

    alla narrazione di una parte della storia di Locri volta ad elogiare i meriti epizefirii

    nella liberazione di unaltra citt dai pesanti tributi a cui era vincolata. Laspetto che,

    tuttavia, mi preme evidenziare maggiormente come lesperienza del contatto con

    Ierone e il suo soccorso in occasione dellattacco reggino avesse segnato a tal punto i

    Locresi da utilizzare il tiranno stesso come modello per una futura propaganda.

    Quanto ha dimostrato Cordiano prova del fatto che Locri misurasse le proprie

    119 CORDIANO 2000; per unesaustiva ricapitolazione della letteratura in merito: VISINTIN 1992. 120 VISINTIN 1992. 121 Secondo Pausania (6.6.8.), infatti, bisognava concedere al demone la fanciulla pi bella, tra le

    vergini temesane: [] [] .

    122 CORDIANO 2000.

    javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);javascript:void(0);
  • 30

    esperienze su quelle siracusane e guardasse a Ierone, in campo propagandistico,

    come ad un prototipo da imitare.

    I rapporti con la dynasteia dinomenide sembrano per saldarsi ulteriormente

    con Trasibulo, lultimo dei figli di Dinomene di Gela. Il dato interessante, che

    anticipa gli eventi della met del IV secolo, il luogo scelto da Trasibulo per ritirarsi

    a vita privata dopo la sua cacciata da Siracusa: Locri Epizefiri. Lanalogia con

    Dionisio II, che riparer a Locri verosimilmente nel 352, stringente123.

    Lalleanza con Siracusa ebbe modo di preservarsi anche nel corso della

    Guerra del Peloponneso, il conflitto che, com noto, vide il contrapporsi di due

    imperi, quello terrestre e dorico di Sparta e quello ionico e talassocratico di Atene.

    Le operazioni belliche coinvolsero Sicilia e Magna Grecia a partire da quella che si

    soliti indicare come prima spedizione siciliana (427-424 a.C.)124: Atene aveva inviato

    una spedizione guidata da Lachete e Careade su richiesta degli ambasciatori di

    Leontini, la cui polis era stata minacciata da Siracusa. In occasione di questo primo

    conflitto in Occidente, le alleanze reggine e locresi seguirono e riproposero gli stessi

    schemi di quanto era accaduto negli anni Settanta del V secolo. Locri rinsald,

    infatti, i suoi rapporti con Siracusa, mentre Reggio mostr subito di essere disposta a

    svolgere per Atene la funzione di un valido quartier generale per le operazioni

    militari in Sicilia125. Il motivo etnico tra le principali ragioni che Tucidide utilizza

    per spiegare gli schieramenti delle poleis magnogreche e siceliote126: Siracusa ha

    come alleate le di Sicilia ad eccezione di Camarina, Reggio si allea

    con Leontini per doveri di consaguineit ( ) e Leontini con Atene

    in base ad una antica alleanza ( 127) e perch i suoi

    abitanti erano Ioni ( ). Atene, dal canto suo, riproponeva la

    strategia applicata pressoch ovunque nei suoi rapporti di politica estera: lappoggio

    ai coloni di lingua e istituzioni ioniche ed eventualmente agli elementi indigeni

    disposti a collaborare128. Le interferenze attiche in Esperia nel V secolo, come nota

    123 CIACERI 1927. 124 In merito alla prima spedizione ateniese in Sicilia si veda: CATALDI 1990. 125 Th. 3.86.5. 126 Th. 3.86.2-3. 127 Lantica alleanza riferita da Tucidide potrebbe forse essere quella conservata nelle iscrizioni IG I3

    53-54. 128 MUSTI 2005.

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  • 31

    Musti129, rendono il senso delle vicende politico-sociali magnogreche pi difficile da

    valutare, se non nella riproposizione che Atene stessa inscena: la salvaguardia

    dellelemento ionico dallaggressione di quello dorico appare come un puntuale

    riflesso del macrocosmo della madrepatria greca nel microcosmo italiota. Anche il

    caso locrese non pu quindi prescindere dallo scontro delle due grandi potenze

    (Atene e Siracusa, mondo ionico e mondo dorico). Lalleanza con Siracusa, tuttavia,

    come si visto, non fu affatto improvvisata. Al contrario, essa era cementata da un

    rapporto di reciproci contatti cominciati gi con Dinomenidi. In questo senso il

    motivo etnico, s da considerarsi come causa dellintesa, ma deve essere ritenuto

    secondario rispetto ad una ben pi importante premessa: lamicizia di lunga data

    ormai ben salda tra le due poleis.

    Tale alleanza fu vantaggiosa per i Locresi: dopo alcuni successi ateniesi su

    suolo epizefirio (la battaglia preso il Kaikinos130, la presa della fortezza

    sullHalex131e lannientamento di un contingente navale132), Locri invase infatti il

    territorio reggino e, in seguito, riusc a prendere Messana133. Le circostanze di

    questultimo atto locrese, collocabile nel 424 a.C, segnarono un impegno

    qualitativamente diverso nel conflitto: linvio di una colonia134. Una delle fazioni di

    Messana, infatti, divisa in quel momento da lotte civili, aveva invocato laiuto di

    Locri ricevendone in cambio linvio di unepoikia. Anche se la colonia di rincalzo

    ebbe vita breve135, Tucidide non lascia dubbi sul dominio effettivo di Locri sulla

    citt: 136.

    Lappoggio siracusano garant a Locri, nel pi generale scenario del conflitto

    tra elemento dorico e ionico (o mascherato come tale), di condurre anche una sua

    guerra personale contro Reggio e di ambire alla posizione egemonica che questa

    aveva sullo Stretto. Queste mire espansionistiche si resero particolarmente evidenti

    dal comportamento che la stessa Locri ebbe in occasione del Congresso di Gela (424

    a.C.), convocato per sancire la pace tra le citt siceliote e magnogreche. La citt

    129 Ibidem. 130 Th. 103.3. 131 Th. 3.99; Plb. 12.6b.3. 132 D.S. 12.54. 133 Th. 5.5. 134 MUSTI 1977. 135 Verosimilmente dal 424 al 422 a. C. 136 Th. 5.5.2.

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    epizefiria non sottoscrisse laccordo: essi soli, infatti, tra gli alleati, quando i

    Sicelioti avevano fatto pace, non avevano trattato con gli Ateniesi137. Le reazioni

    locresi a quanto era stato stabilito dal congresso geloo testimonierebbero, per la

    prima volta, una presa di posizione autonoma rispetto alla generale linea di tendenza

    siracusana che, in quel momento, prospettava la pace tra le poleis di Sicilia. Gli

    eventi che seguirono (la perdita di Messana e i conflitti con le sub-colonie di Medma

    e Ipponio), tuttavia, non permisero a Locri di attuare il suo disegno e, nel 422 a.C., fu

    costretta a sottoscrivere gli accordi di Gela.

    La grande spedizione siciliana del 415 a.C., partita con fini di conquista

    mascherati da intervento a favore dei Segestani, vide Locri su posizioni molto pi

    caute138. La polis si mantenne infatti neutrale, forse perch ancora impegnata nella

    guerra contro le sue stesse colonie. Laccoglienza riservata allo spartano Gilippo,

    ospitato entro le mura locresi139, offre per un particolare interessante circa i rapporti

    che, pur nella condizione locrese di neutralit, continuavano a persistere tra Locri e

    Siracusa. Il navarca spartano, infatti, una volta giunto a Locri, apprese che il blocco

    a Siracusa non era ancora completamente ultimato ed era possibile penetrare con

    lesercit in citt attraverso le Epipole140. Questa notizia, riferita da Tucidide, credo

    testimoni in modo eloquente come gli Epizefirii mantenessero legami molto stretti

    con la polis aretusea, al punto da conoscerne le cronache belliche quasi in tempo

    reale.

    Sino a questo punto, Locri aveva saputo mantenere saldo il suo assetto oligarchico,

    pur confrontandosi e alleandosi con unentit politica molto lontana dalle sue

    istituzioni: prima una Siracusa tirannica, quella del periodo dinomenide, poi la

    Siracusa democratica, quella degli anni relativi alle spedizioni ateniesi in Sicilia. Le

    due forme di governo, con cui Locri entr in contatto, dovevano costituire modelli

    negativi per la polis locrese o, quanto meno, essere considerati potenzialmente

    corruttori e destabilizzanti. Gli Epizefirii seppero evitare, per, che membri estranei

    alla politeia divenissero troppo influenti e potessero cos limitare lautonomia della

    137 Th. 5.5.3; traduzione a cura di F. Ferrari. 138 Sulla grande spedizione e i rapporti di Atene con Segesta: CATALDI 1997; sullatteggiamento

    locrese allindomani della seconda spedizione siciliana: MUSTI 1977. 139 Th. 7.1.1. 140 Ibidem; traduzione a cura di L. Annibaletto.

  • 33

    polis. Trasibulo, che alla fine della sua carriera si era ritirato a Locri, non aveva

    intaccato in alcun modo lassetto costituzionale vigente nella citt. Le fonti

    riferiscono semplicemente che egli cess la sua attivit politica, ritirandosi a vita

    privata141.

    Se, tuttavia, fino al periodo dinomenide, Locri aveva collaborato con la

    tirannide, evitando che essa diventasse pericolosa per la sua costituzione, durante il

    periodo dionigiano, lepoca a cui si riferisce Aristotele nel passo citato142, fu

    commesso un fatale errore strategico. Seneto, padre di Doride e membro

    dellaristocrazia epizefiria, diede in sposa sua figlia a Dionisio I143, imparentandosi di

    fatto con una monarchia straniera. Secondo quanto attestato da Aristotele, infatti,

    loligarchia locrese aveva concesso troppa preminenza ai suoi aristocratici,

    permettendo loro uneccessiva libert144. In tal modo si consentiva, ad esempio, che i

    notabili potessero contrarre alleanze matrimoniali con chiunque volessero. In questo

    senso si rivela pienamente il carattere conservatore dellaristocrazia locrese: la

    ricerca di alleanze matrimoniali internazionali significava non solo ladesione a

    logiche proprie della societ arcaica, ma anche la volont di unapertura verso

    lesterno, al di fuori dei confini della polis. Nel periodo arcaico sono attestati, infatti,

    molti casi di parentela tra membri delle aristocrazie di poleis diverse. A tal proposito

    valgano gli esempi di Clistene di Sicione, chera suocero di Megacle Alcmeonide145,

    o di Teagene di Megara, che aveva dato in sposa sua figlia allateniese Cilone146. Le

    aristocrazie cittadine integravano cos, tra i loro ranghi, il tiranno straniero, con il

    quale condividevano una stessa scala di valori, un medesimo stile di vita e simili

    metodi di autorappresentazione147.

    Il matrimonio internazionale tra Doride e Dionisio, tuttavia, non si configura

    solo come chiave di lettura della futura rovina di Locri, ma anche come causa

    fondamentale della sua ascesa in termini politici. La polis epizefiria fu, infatti, il

    destinatario di numerose concessioni territoriali che, in virt delle gi menzionate

    141 D.S. 11.67. 142 Cfr. pp. 24 ss. 143 D.S. 14.44.6. 144 Arist. 5.1307a. 145 Hrdt. 6.126-130. 146 Th. 1.126. 147 BRUNO SUNSERI 2002.

  • 34

    capacit patrimoniali di Doride148, costituirono leredit del giovane Dionisio.

    Migrazioni, spostamenti coatti e annessioni territoriali furono tra gli espedienti

    privilegiati dalla tirannide dionigiana, per mezzo dei quali Dionisio I tent di

    ridisegnare la geografia dei propri domini. Allindomani della vittoria dionigiana

    sulla Lega Italiota, presso lElleporo149, infatti, Dionisio deport i cittadini di

    Caulonia e poi di Ipponio, facendo radere al suolo le due citt. Diodoro, nel

    resoconto di tali avvenimenti, riferisce che, in seguito alle deportazioni, i territori

    delle due poleis passarono ai Locresi150. Sorte analoga ebbe la citt di Scillezio,

    stando a quanto, molto sinteticamente, riferisce Strabone: viene poi Scylletium []

    un tempo la possedettero i Crotoniati, ma Dionisio la fece passare ai Locresi151. Il

    tiranno coinvolse la polis epizefiria anche nella ri-colonizzazione di Messana, citt

    distrutta ad opera del cartaginese Imilcone, mentre marciava verso Siracusa152. La

    citt dello Stretto fu ricostruita dal tiranno e, come Diodoro riferisce, fu ripopolata

    con 1000 coloni locresi e 4000 medmei. Infine, con la presa di Reggio, che Dionisio

    ultim nel 386, dopo la sconfitta della Lega Italiota153 (di cui Reggio faceva parte),

    Locri vide il culmine del periodo pi florido de