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Croce Benedetto, Estetica Come Scienza Dell'Espressione e Linguistica Generale (v Ed 1922)

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Croce Benedetto, Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale. Edizione del 1922

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    JOHN M. KELLY LIBRARY

    Donateci byThe Redemptorists ofthe Toronto Province

    from the Library Collection ofHoly Redeemer College, Windsor

    University ofSt. Michael' s College, Toronto

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    FILOSOFIACOME SCIENZA DELLO SPIRITO

    I

    ESTETICA

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    BENEDETTO CROCE

    ESTETICACOME SCIENZA DELL'ESPRESSIONE

    E LINGUISTICA GENERALETeoria e Storia

    QUINTA EDIZIONE RIVEDUTA

    BARIGIUS. LATERZA & FIGLI

    TIPOGRAKI-KD1TORI-UBRAI1922

    HOLY REDEEMER LIbA, WINDSOR

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    PROPRIET LETTERARIA

    MARZO MCMXX1I - 60111

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    ALLA MEMORIADEI MIEI GENITORI

    PASQUALE e LUISA SIPARIE DI MIA SORELLA MARIA

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    Ontario Council of University Libraries

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    AVVERTENZAQuesto volume composto di una parte teorica e

    di una parte storica, ossia di due libri indipendenti,ma che si aiutano a vicenda.Il nucleo della parte teorica una memoria che, col

    titolo: Tesi fondamentale di un'Estetica come scienza,dell'espressione e linguistica generale, fu letta all'Ac-cademia Pontaniana di Napoli nelle tornate del 18 feb-braio, 18 marzo e 6 maggio 1900, e venne accoltanel voi. XXX degli Alti. Nel rimaneggiarla, l'autorevi ha introdotto poche variazioni sostanziali, ma nonpoche aggiunte e svolgimenti; e ha tenuto ordine al-quanto diverso per rendere l'esposizione pi facile epiana. Della parte storica, soltanto i primi cinquecapitoli furono inseriti come saggio nella rivista Fle-grea di Napoli (aprile 1901), col titolo: GiambattistaVico primo scopritore della scienza estetica; e ricom-paiono anch'essi ampliati e riaccordati col resto.

    L'autore si esteso, specie nella parte teorica, suquestioni che sono generali e laterali rispetto al temada lui trattato. Ma ci non sembrer divagazione achi rammenti che, parlando con rigore, non vi hascienze filosofiche particolari, che stiano da s. La Fi-losofia unit; e, quando si tratta di Estetica o di

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    Vili AVVERTENZALogica o di Etica, si tratta sempre di tutta la filosofia,pur lumeggiando per convenienza didascalica un sin-golo lato di quell'unit inscindibile. Correlativamente,per effetto di questa intima connessione di tutte le partidella filosofa, l'incertezza e l'equivoco che regnano in-torno all'attivit estetica, alla fantasia rappresentatricee produttrice, a questa primogenita tra le attivit spi-rituali e domestico sostegno delle altre, ingenera equi-voci, incertezze ed errori in tutto il restante: nellaPsicologia come nella Logica, nella Istorica come nellaFilosofia della pratica. Se il linguaggio la prima ma-nifestazione spirituale, e se la forma estetica nien-t'altro che il linguaggio inteso nella sua schietta na-tura e in tutta la sua vera e scientifica estensione,non si pu sperare di bene intendere le forme po-steriori e pi complesse della vita dello spirito quandola prima e pi semplice rimane mal nota, mutilata,sfigurata. E da un pi preciso concetto dell'attivitestetica deve aspettarsi la correzione di altri concettifilosofici, e la soluzione di taluni problemi, che peraltra via sembra quasi disperata. Tale, per l'ap-punto, il pensiero animatore del presente lavoro. Ese il tentativo teorico qui esposto, e l'illustrazionestorica con la quale accompagnato, gioveranno adacquistare amici a questi studi, spianando ostacoli eindicando vie da percorrere; se ci accadr pi parti-colarmente in questa Italia, le cui tradizioni di scienzaestetica (come a suo luogo viene dimostrato) sono assainobili, uno dei pi vivi desideri dell'autore sar statosoddisfatto.

    Napoli, decembre 1901.

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    AVVERTENZA IX

    Oltre un'accurata revisione letteraria (nella quale,come in quella delle bozze, mi ha soccorso il validoaiuto del mio buon amico Fausto Nicolini), ho fatto,in questa terza edizione, alcune modificazioni di con-cetto (specie nei capitoli X e XII della prima parte),nel modo che l'ulteriore meditazione e l'autocritica miconsigliavano.Ma non ho voluto introdurre correzioni e amplia-menti tali che mutassero il primitivo disegno del libro;il quale era, o voleva essere, una teoria estetica, com-piuta ma breve, inquadrata in uno schizzo generaledella Filosofia dello spirito.

    Per tutte le dottrine filosofiche generali o laterali,e per quelle stesse di Estetica che richiedono un piparticolare svolgimento delle altre parti della filosofia(per es., quella della natura lirica dell'arte), rimando,chi desideri maggiori schiarimenti e pi precise deter-minazioni, ai volumi della Logica e della Filosofiadella pratica. I quali fanno tutt'uno con questo, e in-sieme compongono quella Filosofa dello spirito, in cuia mio vedere, deve assolversi l'intero compito dellaFilosofia.

    Certo, i tre volumi non sono stati concepiti e scrittitutti iu una volta; nel qual caso avrebbero avuto or-dine e disposizione in parte diversi. Quando scrissi ilprimo, non pensavo di dargli i due compagni, che poigli ho dati; e perci lo disegnai chiuso in s stesso,nel modo che si detto. D'altro canto, le condizioni

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    X AVVERTENZAin cui versavano gli studi di Estetica mi persuaseroai aggiungere alla teoria una storia abbastanza ampiadi questa scienza; laddove per le altre parti della Fi-losofia mi sono potuto restringere a rapidi sguardi sto-rici, indicando, pi che altro, in qual modo quelle storiedovrebbero essere condotte o modificate. Infine, moltecose ora, dopo avere esposto particolarmente le variescienze filosofiche, vedo con maggiore chiarezza e nessomigliore, o alquanto diversamente; e una certa per-plessit e qualche concetto inesatto, che sono in alcunipunti dell'Estetica (specie dove si tocca di questioninon propriamente estetiche), non avrebbero ormai piluogo. Per tutte queste ragioni, i tre volumi, pur nellasostanziale unit del pensiero che li anima e del fineche si propongono, hanno ciascuno fisonomia propria,serbano tracce dei momenti diversi di vita nei qualisono stati scritti, e si dispongono e debbono essere con-siderati in ordine progressivo secondo le date di pub-blicazione.

    Per quel che riguarda i problemi, per cosi dire, mi-nori, di Estetica, e le obiezioni che sono state mosseo possono muoversi alla dottrina, ne ho trattato e nevado trattando in saggi speciali. Dei quali dar trabreve una prima raccolta, che former come un'ap-pendice dilucidativa e polemica al presente volume.

    Novembre 1907.

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    AVVERTENZA XI

    La copiosa tiratura fatta della quarta edizione (1912)di questo libro mi ha reso possibile indugiarne per undecennio la ristampa. In questa quinta, come gi nellaquarta, non ho introdotto cangiamenti sostanziali, masolo lievi schiarimenti e parecchi ritocchi a renderepi schietto e limpido il dettato. E. confermando le av-vertenze premesse alla terza edizioue, disopra riferite,aggiunger che, per quel che concerne il pensiero filo-sofico in genere, rimando ora 8 I quarto volumedella Filosofa delio spirito, che la Teoria e storiadella storiografa; e, per quel che concerne pi stret-tamente l'Estetica, oltrech ai Problemi di Estetica(1911), ai Nuovi saggi di Estetica, raccolti in volumel'anno passato, che contengono la forma ultima e pimatura del mio pensiero sull'argomento, e rischiaranoo rettificano i punti che nel presente libro rimangonoancora incerti o nou sviluppati o errati. I Nuovi sagginon cancellano e annullano questa prima trattazione,che anzi la presuppongono; ma la commentano, la rior-dinano in alcuni punti, e la compiono.

    Il nerbo di questa prima trattazione consisteva nellacritica, da una parte, dell'Estetica fisiologica, psicologicae naturalistica in tutte le sue forme, e dall'altra, del-l' E- lotica metafisica, con la conseguente distruzione deifalsi concetti da esse foggiati o avvalorati nella teoriae nella critica dell'arte, contro i quali faceva trionfare ilsemplice concetto che l'arte espressione, espressione,beninteso, non gi immediata e pratica, ma teoretica,

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    XII AVVERTENZAossia intuizione. Intorno a questo concetto chiara-mente stabilito, e che non ho avuto mai ragione al-cuna di abbandonare perch mi si dimostrato saldoe duttile, non cessai d'allora in poi di lavorare col de-terminarlo in modo pi esatto; e i due principali svol-gimenti che ne ho dati sono: 1) la dimostrazione delcarattere lirico dell'intuizione pura (1908); e 2) ladimostrazione del suo carattere universale o cosmico(1918). Si potrebbe dire che l'uno si volge contro ognisorta di falsa arte, imitazionistica o realistica, e l'altrocontro la non meno falsa arte di sfrenata effusione pas-sionale o romantica che si dica. Dell'una e dell'al-tra dottrina gl'inizi o i germi erano, certamente, nellaprima trattazione, ma qui non pi che come germie inizi.

    Anche della parte storica si trover una rettifica-zione nel volume dei Nuovi saggi, dominata dal pen-siero, che in me si fece sempre pi chiaro, che la storiadella filosofia (e dell'Estetica in quanto filosofia) non trattabile come storia di un problema unico sopracui gli uomini si siano affaticati e si affatichino neisecoli, ma di una molteplicit di problemi particolarie sempre nuovi, e via via risoluti e sempre prolificidi nuovi e diversi. Della qual cosa un'inquieta maoscura coscienza ebbi nel terminare di scrivere la primastoria, condotta sullo schema consuetudinario che an-cor oggi prevale nella storiografia della filosofia; e daquella insoddisfazione fui mosso ad aggiungere il lungocapitolo (XIX) sulla storia delle dottrine particolari ,senza riuscire per altro a togliere una certa aberrazioneprospettica, che, come ho detto, ho cercato altrove di

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    AVVERTENZA XIIIrettificare. Del resto, il fine^di quella parte storica nonera tanto storico quanto ^polemico, e di una polemicache assai volentieri si coloriva di satira: Antonio La-briola, quando la lesse, me la defini scherzevolmente, mapure non senza qualche verit, uu camposanto . Orarenderei, e anzi ho gi reso col fatto, migliore giustiziaai pensatori precedenti, verso i quali cresciuta la miasimpatia; e darei maggiore risalto alle esigenze legittimeche operano talvolta in fondo anche ai pi pedanteschiarbitri e alle pi curiose stravaganze dei vecchi este-tici, specie tedeschi. Sono stati di moda, negli ultimianni, il dispregio e l'irrisione verso l'abito scientificotedesco; e sebbene io, componendo la mia critica ela mia satira vent'anni or sono, quando era di moda in-vece l'umile genuflessione, possa ora affermarmi liberodi servo encomio e di codardo oltraggio , mi premedire ancora una volta: che spetta all'opera degli stu-diosi tedeschi, cosi nel campo dell'Estetica come intanti altri campi, il merito d'aver voltato e rivoltatoil terreno e provato d'inserirvi i pi vari semi e con-durvi le pi varie culture, con tenacia eroica se an-che talvolta di eroica pedanteria, e che anche colui ilquale crede ora di esser giunto a quelle conclusioni diverit a cui essi non giunsero, deve onestamente rico-noscere il grande stimolo e aiuto che da essi ha ricevutoe riceve. L'abito mentale di altri popoli si mantiene pifacilmente nel cerchio del buon senso, e perci risplendedi chiarezza, ma anche facilmente si appaga del super-nciale e tradizionale e convenzionale; onde, per il buonincremento degli studi, da augurare che non vengameno il diverso modo tenuto dai ricercatori tedeschi,

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    XIV AVVERTENZAche integra quelli degli altri paesi di cultura almenotanto quanto ne viene integrato.Riconoscevo invece gi in questa prima trattazione(sebbene con qualche tentennamento dovuto soprattuttoall'autorit che su me esercitava la tradizione filosoficadell'idealismo) il carattere individualistico della storiadella poesia e dell'arte, non riducibile a svolgimentoe dialettica di pensieri e sentimenti senza cessar d'es-sere storia della poesia e dell'arte e convertirsi in isto-ria politica, sociale e filosofica. Sulla quale via sonoproceduto assai innanzi, come si pu vedere, tra l'altro,dal saggio sulla Riforma della storia artistica e let-teraria (in Nuovi saggi), e dai molti miei lavori dicritica e storia della poesia, su Dante, sull'Ariosto, sulloShakespeare, sul Corneille, sul Goethe e su assai altriautori antichi e recenti. Questo sempre pi sicuro ri-conoscimento, e il concetto del carattere lirico dell'arte,mi hanno anche fatto discostare in pi punti impor-tanti, cosi nella teoria come nella pratica della criticae storia letteraria, dal De Sanctis; e ora non ripetereisenza riserva quel che dicevo in questo libro, che nelDe Sanctis la teoria imperfetta e la critica perfetta,ma direi invece che la critica sua in esatto rapportocon la sua teoria, dalla quale attinge molte forze equalche debolezza, ed da correggere e ampliare conla correzione e con l'ampliamento della teoria stessa.Il De Sanctis stato il mio ideale maestro, e la mia,scuola presso di lui, attenta e deferente, durata peroltre un trentennio; e solo dopo di essermi lasciato cosia lungo e saviamente ammaestrare da lui, solo dopoquella pi che trentenne servit volontaria di apprendi-

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    AVVERTENZA XVsta, ho acquistato consapevolezza di dover andare e diessere gi andato in parecchie cose oltre di lui. Tantopi ripeterei, dunque, e ribadirei le parole con le qualichiudevo il capitolo a lui consacrato in questo libro:che il suo un pensiero vivo, che si rivolge a uominivivi, disposti a elaborarlo e a continuarlo.

    Sopra una parte di questa prima trattazione, chesi riflette nel sottotitolo ed delineata nell'ultimo ca-pitolo (XVIII) della Teoria l'identificazione di Filo-sofia dell'arte e Filosofia del linguaggio, di storia del-l'arte e storia del linguaggio, non sono tornato senon in piccoli scritti che si possono vedere raccolti neiProblemi di Estetica e nelle Conversazioni critiche.Forse vi torner in sguito, se ne avr l'agio; mafin da ora mi sia lecito rallegrarmi che il nuovo av-viamento che fin dal 1900 cercai d'imprimere aglistudi sul linguaggio, sia ora in piena attuazione, inparte per diretta efficacia del mio pensiero, e in parteper logica necessit che si fatta spontaneamente va-lere presso indagatori di diversa provenienza: il checonferma che allora io vidi giusto.

    Vogliano i lettori perdonarmi queste osservazionie queste autocritiche, ispirate dal desiderio di rendereloro pi agevole il giudizio e l'uso del libro, che orasi ristampa.

    Pescasseroli (Aquila), 15 settembre 1921.B. C.

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    SOMMARIOiESTETICA

    COME SCIENZA DELL'ESPRESSIONEE LINGUISTICA GENERALEI

    L'intuizione e l'espressione.La conoscenza intuitiva Sua indipendenza rispetto all' intellet-

    tuale Intuizione e percezione L' intuizione e i concetti di spazioe di tempo Intuizione e sensazione Intuizione e associazioneIntuizione e rappresentazione Intuizione ed espressione Illusionisulla loro differenza Identit di intuizione ed espressione.

    IIL' IKTUIZIONE E L'ASTE.Corollari e schiarimenti Identit di arte e conoscenza intuitivaNon differenza specifica Non differenza d' intensit Differenza

    estensiva ed empirica Il genio artistico Contenuto e forma nel-V Estetica Critica della imitazione della natura e dell'illusione arti-stica Critica dell'arte concepita come fatto sentimentale e non attoteoretico. La parvenza estetica e il sentimento Critica della teoriadei sensi estetici Unit e indivisibilit dell'opera d'arte L'artecome liberatrice. ni

    L'arte e la filosofia.Indissolubilit della conoscenza intellettiva dall' intuitiva Cri-

    tica delle negazioni di questa tesi Arte e scienza Contenuto eforma: altro significato. Prosa e poesia Il rapporto di primo e se-

    B. Croce, Estetica. n

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    XVIII SOMMARIOcondo grado Inesistenza di altre forme conoscitive La storicit.Identit e differenza rispetto all'arte La critica storica Lo scet-ticismo storico La filosofia come scienza perfetta. Le cosiddettescienze naturali e i loro limiti.

    IVISTORISMO K INTELLETTUALISMO NELL' ESTETICA.

    Critica del verosimile e del naturalismo Critica delle idee nel-l'arte, dell'arte a tesi e del, tipico Critica del simbolo e dell'allego-ria Critica della teoria dei generi artistici e letterari Erroriderivati da questa teoria nei giudizi sull'arte Senso empirico dellepartizioni dei generi.

    VErrori analoghi nella Istorica e nella Logica.

    Critica della Filosofia della storia Invasioni estetiche nella Lo-. gica La Logica nella sua essenza Distinzione dei giudizi logicidai non logici La sillogistica Falso logico e vero estetico LaLogica riformata.

    VIL'attivit teoretica e l'attivit pratica.

    La volont La volont come grado ulteriore rispetto alla cono-scenza Obiezioni e chiarimenti Critica dei giudizi pratici o divalore Esclusione del pratico dall'estetico Critica della teoriadel fine dell'arte e della scelta del contenuto Incolpabilit praticadell'arte L'indipendenza dell'arte Critica della sentenza: lo stile l'uomo Critica del concetto di sincerit in arte.

    VII .Analogia fra il teoretico e il pratico.

    Le due forme dell'attivit pratica L'utile economico Distin-zione fra l'utile e il tecnico Distinzione dell'utile dall'egoistico Volere economico e volere morale La pura economicit Il latoeconomico della moralit Il meramente economico e l'errore delmoralmente indifferente La critica dell'utilitarismo e la riformadell'Etica e dell'Economica.

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    SOMMARIO XIX

    ViliEsclusione di altre forme spirituali.

    Il sistema dello spirito Le forme della genialit Inesistenzadi una quinta forma di attivit. Il diritto; la socialit La reli-giosit La metafisica La fantasia mentale e l'intelletto intui-tivo L'estetica mistica Mortalit e immortalit dell'arte.

    IXIndivisibilit dell'espressione in modi o gradi

    e critica della rettorica.I caratteri dell'arte Inesistenza di modi dell'espressione Im-

    possibilit delle traduzioni Critica delle categorie rettoriche Senso empirico delle categorie rettoriche Uso di esse come di sino-nimi del fatto estetico Uso di esse per indicare le varie imperfe-zioni estetiche Uso che trascende il fatto estetico, ed in servigiodella scienzaLa rettorica nelle scuole Le somiglianze delle espres-sioni La possibilit relativa delle traduzioni.X

    I sentimenti esteticie la distinzione del bello e del brutto.

    Vari significati della parola sentimento > 11 sentimento comeattivit Identificazione del sentimento con l'attivit economica Critica dell'edonismo Il sentimento come concomitante di ogniforma di attivit Significato di alcune ordinarie distinzioni disentimenti Valore e disvalore : i contrari e la loro unione Il Bellocome il valore dell'espressione, o l'espressione senz'altro Il Brutto,e gli elementi di bellezza che lo costituiscono Illusione che si dianoespressioni n belle u brutte Sentimenti estetici propri e senti-menti concomitanti e accidentali Critica dei sentimenti apparenti.

    XICritica dell'edonismo estetico.

    Critica del bello come piacevole dei sensi superiori Critica dellateoria del gioco Critica delle teorie della sessualit e del trionfoCritica dell' Estetica del simpatico. Quel che significano in essa con-tenuto e forma Edonismo estetico e moralismo La negazionerigoristica e la giustificazione pedagogica dell'arte Critica dellaBellezza pura.

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    XX SOMMARIO

    XIIL'Estetica del simpatico e i concetti pseudoestetici.I concetti pseudoestetici e l'Estetica del simpatico Critica della

    teoria del brutto nell'arte e del superamento .del brutto I concettipseudoestetici e la loro appartenenza alla Psicologia Impossibilitdi definizioni rigorose Esempi: definizioni del sublime, del comico,dell'umoristico Relazione tra questi concetti e i concetti estetici.

    XIIIIl C08 DETTO BELLO FISICO DI NATURA E DI ASTE.

    L'attivit estetica e i concetti fisici Espressione in senso este-tico ed espressione in senso naturalistico Rappresentazione e me-moria La formazione di aiuti alla memoria Il bello fisico Con-tenuto e forma: altro significato Il bello naturale e il belloartificiale Il bello misto Le scritture Il bello libero e il nonlibero Critica del bello non libero Gli stimoli della produzione.

    XIVErrori nascenti dalla confusione

    tra Fisica ed Estetica.Critica dell'associazionismo estetico Critica della Fisica este-tica Critica della teoria della bellezza del corpo umano Critica

    della bellezza delle figure geometriche Critica di un altro aspettodell'imitazione della natura Critica della teoria delle forme ele-mentari del bello Critica della ricerca delle condizioni obiettivedel bello L'astrologia dell'Estetica.

    XVL'attivit dell'estrinsecazione

    la tecnica e la teoria delle arti.L'attivit pratica dell'estrinsecazione La tecnica dell'estrinse-

    cazione Le teorie tecniche delle singole arti Critica delle teorieestetiche delle singole arti Critica delle classificazioni delle arti Critica della teoria della riunione delle arti Rapporto dell'atti-vit dell'estrinsecazione con l'utilit e la moralit.

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    SOMMARIO XXI

    XVIIl gusto e la riproduzione dell'arte.

    Il giudizio estetico. Sua identit con la riproduzione estetica Impossibilit di divergenze Identit di gusto e genio Analogiacon altre attivit Critica dell'assolutismo (intellettualismo) e delrelativismo estetici Critica del relativismo relativo Obiezionefondata sul variare dello stimolo e della disposizione psichica Cri-tica della distinzione dei segni in naturali e convenzionali Il su-peramento della variet I restauri e l' interpetrazione storica.

    XVIILa storia della letteratura e dell'arte.

    La critica storica nella letteratura e nell'arte. Sua importanza La storia artistica e letteraria. Sua distinzione dalla critica storica edal giudizio estetico La metodica della storia artistica e lettera-ria Critica del problema dell'origine dell'arte Il criterio del pro-gresso e la storia Inesistenza di un'unica linea progressiva nellastoria artistica e letteraria Errori contro questa legge Altri si-gnificati della parola < progresso in fatto di arte.

    XVIIIConclusione.

    Identit di Linguistica ed Estetica.Riassunto della ricerca Identit della Linguistica con l'Este-

    tica Formolazione estetica dei problemi linguistici. Natura del lin-guaggio Origine del linguaggio e suo svolgimento Eapporto traGrammatica e Logica I generi grammaticali o parti del discorso L'individualit del parlare e la classificazione delle lingue Impos-sibilit d'una grammatica normativa Lavori d' indole didascalicaI fatti linguistici elementari o le radici Il giudizio estetico e lalingua modello Conclusione.

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    XXII SOMMARIO

    IISTORIA DELL'ESTETICA

    iLe idee estetiche nell'antichit GRECO-ROMANA.

    Concetto di questa storia dell'Estetica Indirizzi erronei e ten-tativi di Estetica nell'antichit greco-romana Origine del problemaestetico in Grecia La negazione rigoristica di Platone L'edoni-smo e il moi"alismo estetici L' Estetica mistica nell'antichit Le indagini sul Bello Distinzione della teoria dell'Arte e della teoriadel Bello Fusione delle due in Plotino L' indirizzo scientifico.Aristotele Il concetto della imitazione e della fantasia dopo Ari-stotele. Filostrato Le speculazioni sul linguaggio.

    IILe idee estetiche nel Medioevo e nel Rinascimento.

    Medioevo: misticismo: idee sul Bello La teoria pedagogicadell'arte nel Medioevo Addentellati per l'Estetica nella filosofiascolastica Rinascimento : la Filografia e le ricerche filosofiche edempiriche sul Bello La teoria pedagogica dell'arte e la Poeticaaristotelica La Poetica del Rinascimento Controversie sul-l'universale e sul verisimile nell'arte G. Fracastoro L. Castelve-tro Il Piccolomini e il Pinciano Fr. Patrizzi.

    IliFermenti di pensiero nel secolo xvii.

    Nuove parole e nuove osservazioni nel secolo XVII L' inge-gno Il gusto Vari significati della parola gusto L'immagi-nativa o fantasia Il sentimento Tendenza a unificare questeparole Imbarazzi e contradizioni nel definirle Ingegno e intel-letto Gusto e giudizio intellettuale Il non so che > Fantasia esensualismo. 11 correttivo della fantasia Sentimento e sensualismo.

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    SOMMARIO XXIII

    IVLe idee estetiche nel cabtesianesimo e nel leibnizianismoe l' jdsthetica del baumgarten.

    Il cartesianesimo e la fantasia Il Crousaz, l'Andr G' inglesi :Locke, Shaftesbury, Hutcheson e la scuola scozzese Leibniz : lepiccole percezioni e la conoscenza confusa Intellettualismo delLeibniz Speculazioni sul linguaggio Cfr. Wolff Richiesta diun organo della conoscenza inferiore Aless. Baumgarten; 1' .Esthe-tica L' Estetica come scienza della conoscenza sensibile Criticadi giudizi dati sul Baumgarten Intellettualismo del Baumgarten Nome nuovo e contenuto vecchio.

    VGiambattista Vico.

    Vico scopritore della scienza estetica Poesia e filosofia ; fantasiae intelletto Poesia e storia Poesia e linguaggio La logica in-duttiva e la formalistica Vico contro tutte le teorie poetiche ante-rioriGiudizi del Vico sui grammatici e linguisti suoi predecessoriInflusso di scrittori secentisti sul Vico L' Estetica nella Scienzanuova Errori del Vico Progresso da compiere.

    VIDottrine estetiche minori nel secolo xviii.

    Fortuna del Vico Scrittori italiani: A. Conti Il Quadrio e loZanotti M. Cesarotti Il Bettinelli e il Pagano Estetica tede-schi seguaci del Baumgarten: G. F. Meier Confusioni del MeierM. Mendelssohn e altri baumgartiani. Voga dell'Estetica L'Eber-hard e l'Eschenburg G. G. Sulzer C. E. Heydenreich Giov.Gott. Herder Filosofia del linguaggio.

    VIIAltre dottrine estetiche nello stesso periodo.

    Altri scrittori del Settecento: il Batteux Gl'inglesi: G. Hogarth E. Burke E. Home Eclettismo e sensualismo. E. Platner Frane. Hemsterhuis Neoplatonismo e misticismo: WinckelmannLa Bellezza e la mancanza di significazione Contradizioni e com-promessi nel Winckelmann A. B-. Mengs G. E. Lessing Teo-rici della Bellezza ideale G. Spalletti e il caratteristico Bellezzae caratteristico: Hirt, Meyer, Goethe.

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    XXIV SOMMARIO

    ViliEmanuele Kant.

    Em. Kant Il Kant e il Vico Identit del concetto dell'artenel Kant e nel Baumgarten Le lezioni del Kant L'arte nellaCritica del giudizio La fantasia nel sistema del Kant Leforme dell'intuizione e l' Estetica trascendentale Teoria della bel-lezza, distinta nel Kant da quella dell'arteTratti mistici nella teo-ria kantiana della bellezza.

    IXL'estetica dell'idealismo.

    Schiller, Schelling, Solqer, Hegel.La Critica del giudizio e l'idealismo metafisico Fed. Schiller Rapporti dello Schiller col Kant La sfera estetica o del gioco

    L'educazione estetica Imprecisione e vaghezza dell'Estetica delloSchiller Prudenza dello Schiller e imprudenza dei romantici Ideesull'arte. G. P. Richter Estetica romantica ed Estetica idealisticaG. A. FichteL'ironia: Fed. Schlegel, Tieck, Novalis Fed. Schel-ling Bellezza e carattere Arte e filosofia Le idee e gli dei.Arte e mitologia C. G. Solger Immaginazione e Fantasia Artepraxis e religione G. G. F. Hegel L'arte nella sfera dello spi-rito assoluto La bellezza come apparizione sensibile dell'Idea L'Estetica dell'idealismo metafisico, e il baumgartianismo Mor-talit e decadenza dell'arte nel sistema dello Hegel.

    XSchopenhauer ed Herbart.

    Il misticismo estetico negli avversari dell' idealismo A. Scho-penhauer Le idee come oggetto dell'arte La catarsi esteticaAccenni di una migliore teoria nello Schopenhauer G. F. Her-bart La Bellezza pura e i rapporti formali L'arte come sommadi contenuto e forma Herbart e il pensiero kantiano.

    XIFederico Schleiermacher.

    L'Estetica del contenuto e l'Estetica della forma. Significato diquesto contrastoFederico Schleiermacher Errati giudizi intornoa lui Lo Schleiermacher verso i suoi predecessori Posto della

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    SOMMARIO XXVEstetica nella sua Etica L'attivit estetica come immanente e in-dividuale Verit artistica e verit intellettuale Differenza dellacoscienza artistica dal sentimento e dalla ragione Il sogno e l'arte.Ispirazione e ponderazione Arte e tipicit Indipendenza dell'arte Arte e linguaggio Difetto dello Schleiermacher Suoi meritiverso l'Estetica.

    XIILa Filosofia del linguaggio.Humboldt e Steinthal.

    Progressi della Linguistica Speculazioni linguistiche ai prin-cipi del secolo XIX Guglielmo di Humboldt. Besiduo intellettua-listico Il linguaggio come attivit. La forma interna Linguaggioe arte nello Humboldt H. Steinthal. Indipendenza dell'attivit lin-guistica rispetto alla logica Identit dei problemi dell'origine edella natura del linguaggio Idee erronee sull'arte nello Steinthal.Mancato connubio della Linguistica con l'Estetica.

    XIIIEstetici tedeschi minori.

    Estetici minori della scuola metafisica Krause, Trahndorff.Weisse e altri Fed. Teodoro Vischer Gli altri indirizziLa teoriadel Bello di natura, e quella delle Modificazioni del Bello Svolgi-mento della prima teoria. Herder Schelling, Solger, Hegel Schleiermacher Alessandro di Humboldt La Fisica estetica nel Vischer La teoria delle Modificazioni del Bello. Dalla antichital secolo XVIII Kant, e i post-kantiani Culmine dello svolgi-mentoDoppia forma della teoria. Il superamento del Brutto. Solger,Weisse e altri Il passaggio dall'astratto al concreto. VischerLa leggenda del cavalier Purobello

    XIVL'Estetica ix Francia, in Inghilterra e in Italia

    nella prima met del secolo xix.Movimento estetico in Francia. Cousin, Jouffroy Estetica in-

    glese Estetica italiana Eosmini e Gioberti Eomantici italiani.Dipendenza dell'arte.

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    XXVI SOMMARIO

    XVFrancesco de Sanctis.

    Fr. de Sanctis. Svolgimento del pensiero di lui Influsso dellohegelismo Critica inconscia dell'hegelismo Critiche dell'Este-tica tedesca Ribellione definitiva contro l' Estetica metafisica La teoria propria del De Sanctis Il concetto della forma 11 DeSanctis critico d'arte Il De Sanctis filosofo.

    XVIL'Estetica degli epigoni.

    Rigoglio dell'Estetica herbartiana Rob. Zimmermann IlVischer contro lo Zimmermann Erm. Lotze Tentativi di conci-liazione tra Estetica della forma ed Estetica del contenuto C.Kstlin Estetica del contenuto. M. Schasler Ed. di Hartmann Hart-mann e la teoria delle Modificazioni Estetica metafisica in Fran-cia. C. Leveque In Inghilterra. Gio. Ruskin Estetici italiani Antonio Tari e le sue lezioni L' Estesigrafia.

    XVIIPositivismo e naturalismo estetici.

    Positivismo ed evoluzionismo Estetica di E. Spencer Fisio-logi dell'Estetica: Alien, Helmholtz e altri Metodo delle scienzenaturali nell'Estetica Estetica di I. Taine Metafisica e mora-lismo nel Taine C. T. Fechner. Estetica induttiva Gli esperi-menti Trivialit delle idee del Fechner sul Bello e sull'Arte Ernesto Grosse. Estetica speculativa e Scienza dell'arte Esteticasociologica Proudhon M. Guyau M. Nordau Naturalismo.C. Lombroso Regresso della linguistica Accenni di risveglio.E. Paul La linguistica del Wundt.

    XVIIIPSICOLOGI8MO ESTETICO E ALTRI INDIRIZZI RECENTI.

    Neocriticismo ed empirismo Kirchmann Metafisica tradottain Psicologia. F. T. Vischer E. Siebeck M. Diez Indirizzo psi-cologico. Teodoro Lipps C. Groos Le Modificazioni del Bello nelGroos e nel Lipps E. Vron e la doppia forma dell'Estetica L. Tolstoi F. Nietzsche Un estetico della Musica. E. Hanslick

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    SOMMARIO XXVIIConcetto della forma nello Hanslick Estetici delle arti figurative :C. Fiedler Intuizione ed espressione Limiti angusti di questeteorie H. Bergson Tentativi di ritorno al Baumgarten. C. Her-mann Eclettismo. B. Bosanquet Estetica dell'espressione. Statopresente.

    XIXSguardo alla storia di alcune dottrine particolari.

    Bisultato della storia dell'Estetica Storia delia scienza e storiadella critica scientifica degli errori particolari.

    1La Rettorica o teoria della forma ornata.

    La Bettorica nel senso antico Critiche moralistiche che le sirivolsero Congerie senza sistema Vicende di essa nel Medioevoe nel Binascimento Critiche del Vives, Bamus e Patrizzi So-pravvivenze nei tempi moderni La Bettorica nel senso moderno.Teoria della forma letteraria Il concetto dell'ornato Classi diornato Il concetto del conveniente La teoria dell'ornato nelMedioevo e nel Binascimento Biduzioni all'assurdo nel secoloXVII Polemiche intorno alla teoria dell'ornato Il Du Marsaise le metafore Interpetrazioni psicologiche Il Bomanticismo e laBettorica. Stato presente.

    2La teoria dei generi artistici e letterari.

    I generi dell'antichit. Aristotele Nel Medioevo e nel Binasci-mento La dottrina delle tre unit La Poetica dei generi e delleregole. Lo Scaligero Lessing Transazioni ed estensioni Bibel-lione contro le regole in genere G. Bruno, il Guarini Criticispagnuoli G. B. Marino G. V. Gravina Fr. Montani Criticidel secolo XVIII Il Bomanticismo e i generi netti . Berchet,V. Hugo Persistenza di essi nelle teorie filosofiche Fed. Schel-ling E. v. Hartmann I generi nelle scuole.

    3La teoria dei limiti delle arti.

    I limiti delle arti nel Lessing. Arti dello spazio e arti del tempoI limiti e la classificazione delle arti nella filosofia posteriore. Herder.Kant Schelling, Solger Schopenhauer, Herbart Weisse, Zeising,

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    XXVIII SOMMARIOVischerM. Schasler Ed. v. Hartmann L'arte suprema. E. Wa-gner Il Lotze contro le classificazioni Contradizioni nel LotzeDubbi nello Schleiermacher.

    4Altre dottrine particolari.

    La teoria estetica del bello di natura La teoria dei sensi este-tici La teoria dei generi dello stile La teoria delle forme gram-maticali o parti del discorso La teoria della critica estetica Ladistinzione di gusto e genio Il concetto della storia artistica eletteraria Conclusione.

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    PARTE PRIMATEORIA

    B. Croce, Estetica.

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    L

    I

    L'intuizione e l'espressione

    a conoscenza ha due forme: o conoscenza intuitiva La conoscen-o conoscenza logica; conoscenza per la fantasia o co-noscenza per l'intelletto; conoscenza dell'individualeo conoscenza dell'universale; delle cose singole ov-vero delle loro relazioni; , insomma, o produttriced'immagini o produttrice di concetti.

    Continuamente si fa appello, nella vita ordinaria, allaconoscenza intuitiva. Si dice che di certe verit non sipossono dare definizioni; che non si dimostrano per sillo-gismi; che conviene apprenderle intuitivamente. 11 politicorimprovera l'astratto ragionatore, che non ha l'intuizioneviva delle condizioni di fatto; il pedagogista batte sullanecessit di svolgere anzitutto nell'educando la facolt in-tuitiva ; il critico si tiene a onore di mettere da parte, in-nanzi a un'opera artistica, le teorie e le astrazioni e digiudicarla intuendola direttamente; l'uomo pratico, infine,professa di vivere d'intuizioni pi che di ragionamenti.

    ila a questo ampio riconoscimento che la conoscenzaintuitiva riceve nella vita ordinaria, non fa riscontro unpari e adeguato riconoscimento nel campo della teoria edella filosofia. Della conoscenza intellettiva c' una scienza

    za intuitiva.

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    4 TEORIAantichissima e ammessa indiscussamente da tutti, la Lo-gica; ma una scienza della conoscenza intuitiva ap-pena ammessa, e timidamente, da pochi. La conoscenzalogica si fatta la parte del leone; e, quando addiritturanon divora la sua compagna, le concede appena un umileposticino di ancella o di portinaia. Che cosa mai laconoscenza intuitiva senza il lume della intellettiva ? unservitore senza padrone; e, se al padrone occorre il ser-vitore, ben pi necessario il primo al secondo, per cam-pare la vita. L'intuizione cieca; l'intelletto le prestagli occhi.

    Sua indipen- Ora, il primo punto che bisogna fissare bene in menteden/.a nspet- ^ ^q ja conoscenza intuitiva non ha bisogno di padroni;to alla intel- rlettuaie. non ha necessit di appoggiarsi ad alcuno ; non deve chie-

    dere in prestito gli occhi altrui perch ne ha in fronte disuoi propri, validissimi. E se indubitabile che in molteintuizioni si possono trovare mescolati concetti, in altrenon traccia di simile miscuglio; il che prova che essonon necessario. L'impressione di un chiaro di luna, ri-tratta da un pittore; il contorno di un paese, delineato daun cartografo; un motivo musicale, tenero o energico; leparole di una lirica sospirosa, o quelle con le quali chie-diamo, comandiamo e ci lamentiamo nella vita ordinaria,possono ben essere tutti fatti intuitivi senza ombra di rife-rimenti intellettuali. Ma, checch si pensi di questi esemp,e posto anche si voglia e debba sostenere che la maggiorparte delle intuizioni dell'uomo civile siano impregnate diconcetti, v' ben altro, e di pi importante e conclusivo,da osservare. I concetti che si trovano misti e fusi nelleintuizioni, in quanto vi sono davvero misti e fusi, non sonopi concetti, avendo perduto ogni indipendenza e autono-mia. Furono gi concetti, ma sono diventati, ora, semplicielementi d'intuizione. Le massime .filosofiche, messe inbocca a un personaggio di tragedia o di commedia, hanno

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    i. l'intuizione e l'espressione 5col ufficio, non pi di concetti, ma di caratteristiche diquei personaggi ; allo stesso modo che il rosso in una figuradipinta non sta come il concetto del color rosso dei fi-

    . ma come elemento caratterizzante di quella figura. Iltutto determina la qualit delle parti. Un'opera d'arte puessere piena di concetti filosofici; pu averne, anzi, in mag-gior copia, e anche pi profondi, di una dissertazione filo-sofica, la quale potr essere, a sua volta, ricca e riboccantedi descrizioni e intuizioni. Ma, nonostante tutti quei concetti,il risultato dell'opera d'arte un'intuizione; e, nonostantetutte quelle intuizioni, il risultato della dissertazione filo-sofica un concetto. I Promessi sposi contengono copioseosservazioni e distinzioni di etica ; ma non per questo ven-dono a perdere, nel loro insieme, il carattere di sempliceracconto o d'intuizione. Parimente, gli aneddoti e le effu-sioni satiriche, che possono trovarsi nei libri di un filosofocome lo Schopenhauer, non tolgono a quei libri il caratteredi trattazioni intellettive. Nel risaltato, nell'effetto diversoa cui ciascuna mira e che determina e asservisce tutte lesingole parti, non gi in queste singole parti staccate econsiderate astrattamente per s, sta la differenza traun'opera di scienza e un'opera d'arte, cio tra un attointellettivo e un atto intuitivo.Senonch, per avere un'idea vera ed esatta dell' intui- intuizione ezione non basta riconoscerla come indipendente dal con- percecetto. Tra coloro che cosi la riconoscono, o che almenonon la fanno esplicitamente dipendente dall'intellezione,appare un altro errore, il quale offusca e confonde l'indolepropria di essa. Per intuizione s'intende frequentemente lapercezione, ossia la conoscenza della realt accaduta,l'apprensione di qualcosa come reale.

    Di certo, la percezione intuizione: le percezioni dellastanza nella quale scrivo, del calamaio e della carta cheho innanzi, della penna di cui mi servo, degli oggetti che

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    6 TEORIAtocco e adopero come strumenti della mia persona, la quale,se scrive, dunque esiste; sono tutte intuizioni. Ma ugualmente intuizione l'immagine, che ora mi passa pelcapo, di un me che scrive in un'altra stanza, in un'altracitt, con carta, penna e calamaio diversi. TI che vuol direche la distinzione tra realt e non realt estranea all'in-dole propria dell'intuizione, e secondaria. Supponendo unospirito umano che intuisca per la prima volta, sembrach'egli non possa intuire se non realt effettiva ed abbiaperci soltanto intuizioni del reale. Ma poich la coscienzadella realt si basa sulla distinzione tra immagini reali eimmagini irreali, e tale distinzione nel primo momentonon esiste, quelle, in verit, non saranno intuizioni n delreale n dell'irreale, non percezioni ma pure intuizioni.Dove tutto reale, niente reale. Una certa idea, assaivaga e ben da lontano approssimativa, di questo stato in-genuo pu darci il fanciullo, con la sua difficolt a discer-nere il reale dal finto, la storia dalla fvola, che per luifanno tutt'uno. L'intuizione l'unit indifferenziata dellapercezione del reale e della semplice immagine del possi-bile. Nell'intuizione noi non ci contrapponiamo come es-seri empirici alla realt esterna, ma oggettiviamo senz'al-tro le nostre impressioni, quali che siano,r/intuizione Sembrerebbe perci che si appressino di pi al vero

    e i concetti co]oro j n Uan considerano l'intuizione come la sensazionedi spazio e di 'tempo. formata e ordinata semplicemente secondo le categorie

    dello spazio e del tempo. Spazio e tempo (essi dicono) sonole forme dell'intuizione; intuire porre nello spazio e nellaserie temporale. L'attivit intuitiva consisterebbe quindiin questa duplice concorrente funzione della spazialit edella temporalit. Senonch, da ripetere par queste duecategorie ci che si detto delle distinzioni intellettuali,che pur si trovano fuse nell'intuizione. Noi abbiamo in-tuizioni senza spazio e senza tempo: una tinta di cielo e

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    i. l'intuizione e l'espressione 7una tinta di sentimento, un ahi! di dolore e uno slan-cio di volont oggettivati nella coscienza, sono intuizioniche possediamo, e dove nulla formato nello spazio e neltempo. E in alcune intuizioni si pu ritrovare la spazia-lit e non la temporalit, in altre questa e non quella;ma, anche dove si ritrovano tutte due, l'appercepirle unariflessione posteriore: esse possono fondersi nell'intuizioneallo stesso modo che tutti gli altri elementi di questa: vistaranno cio materialiter e non formaliter, come ingre-dienti e non come ordinamento. Chi, senza un atto di ri-flessione che interrompa per un momento la contempla-zione, s'accorge dello spazio innanzi a un ritratto o magaria un paesaggio? Chi, senza un simile atto riflessivo e in-terruttivo, s'accorge della serie temporale innanzi a unracconto o a un pezzo musicale? Ci che s'intuisce, i:;un'opera d'arte, non spazio o tempo, ma carattere ofisonomia individuale. Del resto, parecchi tentativi chesi notano nella filosofia moderna, accennano a conformarsialla veduta qui esposta. Spazio e tempo, anzich formesemplicissime e primitive, si vanno mostrando come costru-zioni intellettuali molto complicate. E, d'altro canto, anchein alcuni di coloro che non rifiutano del tutto allo spazioe al tempo la qualit di formanti o di categorie e funzioni,si nota lo sforzo di unificarli e intenderli in modo diversodal concetto che si ha ordinariamente di esse categorie.Vi chi riduce l'intuizione all'unica categoria della spa-zialit, sostenendo che anche il tempo non s'intuisca senon spazialmente. Altri abbandonano come filosoficamentenon necessarie le tre dimensioni dello spazio, e concepi-scono la funzione della spazialit come vuota di ogni par-ticolare determinazione spaziale. E che cosa sarebbe maisiffatta funzione spaziale, semplice ordinamento che ordi-nerebbe perfino il tempo? Non essa forse un residuo dicritiche e di negazioni, dal quale si ricava soltanto Tesi-

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    sensazione.

    8 TEORIAgenza di porre un'attivit genericamente intuitiva? Enon , quest'ultima, veramente determinata, allorch le siattribuisce un'unica categoria o funzione, non spazialeg-giante n temporalizzante ma caratterizzante? o meglio,allorch viene concepita essa stessa come categoria o fun-zione, che d la conoscenza delle cose nella loro fisono-mia individuale?

    intuizione e Liberata, in tal modo, la conoscenza intuitiva da qual-siasi soggezione intellettualistica e da ogni aggiunta po-steriore ed estranea, noi dobbiamo chiarirla e determinarnei confini da un altro lato e contro una diversa invasionee confusione. Dall'altro lato, di qua dal limite inferiore, la sensazione, la materia informe che lo spirito non pumai afferrare in s stessa, in quanto mera materia, e chepossiede soltanto con la forma e nella forma, ma di cuipostula il concetto come, appunto, di un limite. La mate-ria, nella sua astrazione, meccanismo, passivit, ciche lo spirito umano subisce, ma non produce. Senza diessa non possibile alcuna conoscenza e attivit umana;ma la mera materia ci d l'animalit, ci che nell'uomo di brutale e d'impulsivo, non il dominio spirituale, quelloin cui consiste l'umanit. Quante volte ci travagliamo nellosforzo d'intuire chiaramente ci che si agita in noi! In-travediamo qualcosa, ma non l'abbiamo innanzi allo spi-rito oggettivato e formato. In quei momenti meglio ci accor-giamo della profonda differenza tra materia e forma; lequali sono non gi due atti nostri, di cui l'uno stia di fronteall'altro, ma l'uno un di fuori che ci assalta e ci trasporta,l'altro un di dentro che tende ad abbracciare quel di fuorie a farlo suo. La materia, investita e trionfata dalla forma,d luogo alla forma concreta. la materia, il contenutoquel che differenzia una nostra intuizione da un'altra: laforma costante, l'attivit spirituale; la materia mute-vole, e senza di essa l'attivit spirituale non uscirebbe dalla

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    i. l'intuizione e l'espressione 9sua astrattezza per diventare attivit concreta e reale, que-sto o quel contenuto spirituale, questa o quella intuizionedeterminata. curioso e caratteristico della condizione dei nostritempi che proprio questa forma, proprio l'attivit dellospirito, proprio ci ch' noi stessi, venga facilmente igno-rato o negato. E vi ha chi confonde l'attivit spiritualedell'uomo con la metaforica e mitologica attivit della co-siddetta natura, ch' meccanismo, e che non somiglia al-l'attivit umana, se non quando, come nelle favole esopi-che, s'immagini che arbores loquantur non tantum ferce >:e vi ha chi asserisce di non aver mai osservato in s tale miracolosa > attivit; quasi che tra il sudare e il pen-sare, il sentir freddo e l'energia della volont non sia al-cun divario o si tratti soltanto di differenza quantitativa.Altri, certo meno irrazionalmente, vuolo invece che atti-vita e meccanismo, specificamente distinti, si unifichinoentrambi in un concetto pi alto; ma, lasciando per oradi esaminare se tale unificazione suprema ^ia possibile ein qual senso, e ammettendo che la ricerca sia da tentare, chiaro che unificare due concetti in un terzo significaanzitutto porre una differenza tra i due primi; e qui ladifferenza c'importa e ad essa diamo rilievo.

    L'intuizione stata scambiata talvolta con la sensazione intuizione ebruta. Ma poich questo scambio urta troppo perfino ilcomune buon senso, pi di frequente si cercato di atte-nuarlo o larvarlo merc una fraseologia che pare voglianello stesso tempo confondere e distinguere. Cosi statoasserito che l'intuizione sia sensazione, ma non gi sem-plice sensazione, si bene associazione di sensazioni; dovel'equivoco nasce appunto dalla parola associazione. Laquale, o s'intende come memoria, associazione mnemonica,ricordo cosciente; e in tal caso appare inconcepibile lapretesa di congiungere nella memoria elementi che non

    associazione.

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    zione.

    10 TEORIAsono intuiti, distinti, posseduti in qualche modo dallo spi-rito e prodotti dalla coscienza: o s'intende come associa-zione di elementi incoscienti; e, in questo secondo caso,non si esce dalla sensazione e dalla naturalit. Che se poi,come taluni associazionisti fanno, si parla di un'associa-zione che non sia n memoria n flusso di sensazioni, maassociazione produttiva (formativa, costruttiva, distin-guente), in questo caso, si concede la cosa e si nega solola parola. Infatti, l'associazione produttiva non pi asso-ciazione nel significato dei sensualisti, ma sintesi, cioattivit spirituale. Si chiami pure associazione la sintesi;ma con quel concetto di produttivit posta la distinzionetra passivit e attivit, tra sensazione e intuizione,

    intuizione e Altri psicologi sono disposti a distinguere dalla sensa-IT-J^**enta" zine qualcosa che non e pi tale, ma non ancora il

    concetto intellettivo: la rappresentazione o immagine.Quale differenza corre tra la loro rappresentazione o imma-gine, e la nostra conoscenza intuitiva? Grandissima e nes-suna: anche rappresentazione* parola molto equivoca.Se essa s'intende come qualcosa di ritagliato e risaltantesul fondo psichico delle sensazioni, la rappresentazione l'intuizione. Se, invece, viene concepita come sensazionecomplessa, si ritorna alla sensazione bruta, che non cangiaqualit perch ricca o povera, effettuantesi in un organismorudimentale o in un organismo sviluppato e pieno di traccedi sensazioni passate. N all'equivoco si rimedia col de-finire la rappresentazione prodotto psichico di secondogrado, rispetto alla sensazione che sarebbe di primo. Checosa significa, qui, secondo grado? Differenza qualitativa,formale? E, in questo caso, rappresentazione elabora-zione della sensazione, e perci intuizione. Ovvero mag-giore complessit e complicazione, differenza quantitativae materiale? In quest'altro caso, invece, l'intuizione sa-rebbe di nuovo confusa con la sensazione bruta.

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    i. l'intuizione e l'espressione 11Eppure vi un modo sicuro di distinguere l'intu- intuizione ed

    zione vera, la vera rappresentazione, da ci che le in- e8Pres8lone -feriore: quell'atto spirituale dal fatto meccanico, passivo,naturale. Ogni vera intuizione o rappresentazione , insie-me, espressione. Ci che non si oggettiva in un'espres-sione non intuizione o rappresentazione, ma sensazionee naturalit. Lo spirito non intuisce se non facendo, for-mando, esprimendo. Chi separa intuizione da espressione,non riesce mai pi a congiungerle.L'attivit intuitiva tanto intuisce quanto esprime.Se questa proposizione suona paradossale, una delle causedi ci senza dubbio nell'abito di dare alla parola * espres-sione un significato troppo ristretto, assegnandola allesole espressioni che si dicono verbali: laddove esistonoanche espressioni non verbali, come quelle di linee, co-lori, toni: tutte quante da includere nel concetto diespressione, che abbraccia perci ogni sorta di manife-stazioni dell' uomo, oratore, musico, pittore o altro chesia. E, pittorica o verbale o musicale o come altro si de-scriva o denomini, l'espressione, in una di queste manife-stazioni, non pu mancare all'intuizione, dalla quale propriamente inscindibile. Come possiamo intuire davverouna figura geometrica, se non ne abbiamo cosi netta l'im-magine da essere in grado di tracciarla immediatamentesulla carta o sulla lavagna? Come possiamo intuire davveroil contorno d'una regione, per esempio, dell'isola di Sicilia,se non siamo in grado di disegnarlo cosi come esso intutti i suoi meandri? A ognuno dato sperimentare laluce che gli si fa internamente quando riesce, e solo inquel punto che riesce, a formolare a s stesso le sue im-pressioni e i suoi sentimenti. Sentimenti e impressioni pas-sano allora, per virt della parola, dall'oscura regione dellapsiche alla chiarezza delio spirito contemplatore. impos-sibile, in questo processo conoscitivo, distinguere l' intu-

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    la loro diffe-renza.

    12 TEORIAzione dall'espressione. L'una viene fuori con l'altra, nel-l'attimo stesso dell'altra, perch non sono due ma uno.

    illusione sui- Ma la cagione principale che fa sembrare paradossalela tesi da noi affermata, l'illusione o pregiudizio ches'intuisca della realt pi di quanto effettivamente se neintuisce. Si ode spesso taluni asserire di avere in mentemolti e importanti pensieri, ma di non riuscire a espri-merli. In verit, se li avessero davvero, li avrebbero co-niati in tante belle parole sonanti, e perci espressi. Se,nell'atto di esprimerli, quei pensieri sembrano dileguarsio si riducono scarsi e poveri, gli che o non esistevanoo erano soltanto scarsi e poveri. Parimente si crede chenoi tutti, uomini ordinari, intuiamo e immaginiamo paesi,figure, scene, come i pittori, e corpi, come gli scultori;salvo che pittori e scultori sanno dipingere e scolpirequelle immagini, e noi le portiamo dentro il nostro animoinespressi. Una Madonna di Raffaello, si crede, avrebbe po-tuta immaginarla chiunque; ma Raffaello stato Raffaelloper l'abilit meccanica di averla fissata sulla tela. Nientedi pi falso. Il mondo che intuiamo ordinariamente pocacosa, e si traduce in piccole espressioni, le quali si fannovia via maggiori e pi ampie solo con la crescente con-centrazione spirituale in alcuni particolari momenti. Sonole parole interne che diciamo a noi stessi, i giudizi cheesprimiamo tacitamente: ecco un uomo, ecco un cavallo,questo pesa, questo aspro, questo mi piace, ecc. ecc. ;ed un barbaglio di luce e di colori, che pittoricamente nonpotrebbe avere altra sincera e propria espressione se nonin un guazzabuglio, e dal quale appena si sollevano pochitratti distintivi particolari. Ci, e non altro, possediamonella nostra vita ordinaria, ed base della nostra azioneordinaria. l'indice di un libro; sono, come stato detto,le etichette che abbiamo apposte alle cose e ci tengono luogodi queste: indice ed etichette (espressioni anch'esse), suf-

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    i. l'intuizione o l'espressi 13fidenti ai piccoli bisogni e alle piccole azioni. Ma di tantoin tanto, dall'indice passiamo al libro, dall'etichetta allacosa, o dalle piccole intuizioni alle pi grandi e alle gran-dissime ed eccelse. E il passaggio talvolta tutt'altro cheagevole. stato osservato da coloro che hanno meglio in-dagato la psicologia degli artisti che, quando dal vederecon rapido sguardo una persona ci si dispone a intuirla dav-vero, per farle, per esempio, il ritratto, quella visione or-dinaria, che sembrava cosi vivace e netta, si rivela comepoco meno che nulla: ci si accorge di possedere, tutt'al pi,qualche tratto superficiale, non bastevole neppure per unpupazzetto; la persona da ritrarre si pone innanzi all'ar-tista come un mondo da scoprire. E Michelangelo senten-ziava che si dipinge col cervello, non con le mani ; eLeonardo scandalizzava il priore del convento delle Graziecon lo stare giorni interi avanti al Cenacolo senza mettervipennello, e diceva che g' ingegni elevati talor che mancolavorano pi adoprano, cercando con la mente l'inven-zione. Il pittore pittore perch vede ci che altri sentesolo, o intravede, ma non vede. Un sorriso crediamo divederlo, ma in realtc\ ne abbiamo solo qualche vago ac-cenno, non scorgiamo tutti i tratti caratteristici da cui ri-sulta, come, dopo averci lavorato intorno, li scorge il pit-tore, che perci pu fermarlo compiutamente sulla tela.Anche del nostro pi intimo amico, di colui che ci staaccanto tutti i giorni e tutte le ore, non possediamo in-tuitivamente se non qualche tratto appena dalla fisono-mia. che ce lo fa distinguere dagli altri. Meno facile l'illusione per le espressioni musicali; perch a ognunoparrebbe strano il dire che a un motivo, il quale ginell'animo di chi non compositore, il compositore ag-giunga o appiccichi le note; quasi che l'intuizione del Bee-thoven non fosse, per esempio, la sua Nona sinfonia e la suaNona sinfonia la sua intuizione. Ora, come colui che si fa

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    14 TEORIAillusioni sulla quantit delle proprie ricchezze materiali smentito dall'aritmetica, la quale gli dice esattamente aquanto esse ammontano; cosi chi s'illude sulla ricchezzadei propri pensieri e delle proprie immagini ricondottoalla realt, allorch costretto ad attraversare il pontedell'asino dell'espressione. Numerate, diciamo alprimo: parlate, eccovi una matita e disegnate, espri-metevi, diremo all'altro.

    Ognuno di noi, insomma, un po' pittore, scultore,musicista, poeta, prosatore; ma quanto poco, rispetto a co-loro che son chiamati cosi appunto pel grado elevato incui hanno le comunissime disposizioni ed energie della na-tura umana; e quanto poco un pittore possiede delle in-tuizioni di un poeta, o di quelle anche di un altro pittore!Pure, quel poco tutto il nostro patrimonio attuale d'in-tuizioni o rappresentazioni. Fuori di esse, sono soltantoimpressioni, sensazioni, sentimenti, impulsi, emozioni, ocome altro si chiami ci che ancora di qua dello spirito,non assimilato dall'uomo, postulato per comodo di esposi-zione, ma effettivamente inesistente, se l'esistere anch'essoun atto dello spirito,

    identit di in- Alle varianti verbali accennate in principio, con le qualisi designa la conoscenza intuitiva, possiamo, dunque, ag-giungere ancora quest'altra: la conoscenza intuitiva laconoscenza espressiva. Indipendente e autonoma rispettoall'intellezione; indifferente alle discriminazioni posterioridi realt e irrealt e alle formazioni e appercezioni, ancheposteriori, di spazio e tempo; l'intuizione o rappresen-tazione si distingue da ci che si sente e subisce, dall'ondao flusso sensitivo, dalla materia psichica, come forma; equesta forma, questa presa di possesso, l'espressione.Intuire esprimere; e nient'altro (niente di pi, ma nientedi meno) che esprimere.

    tuizione ed e-spressione

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    II

    L'intuizione e l'arte

    L rima di procedere oltre, ci sembra opportuno trarre al- corollari ecune conseguenze da ci che si stabilito e soggiungere 8chianmentl -qualche schiarimento.

    Noi abbiamo francamente identificato la conoscenza in- identit dituitiva o espressiva col fatto estetico o artistico, prendendo arte e .con?"r r scenza intui-te opere d'arte come esemp di conoscenze intuitive e at- tiva.tribuendo a queste i caratteri di quelle. Ma la nostra iden-tificazione ha contro di s una veduta, largamente accoltaanche da filosofi, la quale considera l'arte come intuizionedi qualit tutta propria. Ammettiamo (si dice) che l'artesia intuizione; ma intuizione non sempre arte: l'in-tuizione artistica una specie particolare, che si distin-gue per un di pi dall'intuizione in genere.

    In che poi si distingua, in che consista questo di pi, Ma diffe-niuno ha saputo mai indicare. Si pensato talvolta che renza 9pecifl"l'arte sia, non la semplice intuizione, ma quasi l'intui-zione di un'intuizione; allo stesso modo che il concettoscientifico sarebbe, non il concetto volgare, ma il concettodi un concetto. L'uomo, insomma, si eleverebbe all'artecon l'oggettivare, non le sensazioni, come accade nell'in-tuizione comune, ma l'intuizione stessa. Senonch questoprocesso di elevazione a seconda potenza non ha luogo; eil paragone col concetto volgare e scientifico non dice ci

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    16 TEORIA

    Non differen-za d'intensi-t.

    Differenza e-stensiva edempirica.

    che gli si vorrebbe far dire, per la buona ragione che non vero clie il concetto scientifico sia concetto di un concetto.Quel paragone, se mai, dice proprio il contrario. Il concettovolgare, se concetto e non semplice rappresentazione, concetto perfetto, quantunque povero e limitato. La scinzasostituisce alle rappresentazioni i concetti, ai concetti po-veri e limitati aggiunge e sovrappone altri pi larghi ecomprensivi, scoprendo sempre nuove relazioni; ma il me-todo di essa non differisce da quello con cui si forma il pipiccolo universale nel cervello del pi umile degli uomini.Ci che comunemente si chiama, per antonomasia, l'arte,coglie intuizioni pi vaste e complesse di quelle che si so-gliono comunemente avere, ma intuisce sempre sensazionie impressioni: espressione d'impressioni, non espressionedell'espressione.

    Per la stessa ragione non si pu ammettere che l'intui-zione, che si dice di solito artistica, si diversifichi da quellacomune come intuizione intensiva. Sarebbe tale, se lavo-rasse diversamente in pari materia. Ma poich l' attivitartistica spazia in campi pi larghi e tuttavia con metodonon diverso da quello dell'intuizione comune, la differenzatra l'una e l'altra non intensiva ma estensiva. L'intui-zione di un semplicissimo canto popolare d'amore, che dicalo stesso, o poco pi, di una dichiarazione di amore qualeesce a ogni momento dalle labbra di migliaia di uominiordinari, pu essere intensivamente perfetta nella sua po-vera semplicit, bench, estensivamente, tanto pi ristrettadella complessa intuizione di un canto amoroso di GiacomoLeopardi.

    Tutta la differenza, dunque, quantitativa, e, cometale, indifferente alla filosofia, scientia qualitatum. A espri-mere pienamente certi complessi stati d'animo, vi chiha maggiore attitudine e pi frequente disposizione, che nonaltri; e costoro si chiamano, nel linguaggio corrente, artisti:

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    II. l' intuizione e l'arte 17alcune espressioni, assai complicate e difficili, sono rag-giunte pi di rado, e queste si chiamano opere d'arte. Ilimiti delle espressioni-intuizioni, che si dicono arte, versoquelle che volgarmente si dicono non-arte, sono empirici: impossibile definirli. Un epigramma appartiene all'arte:perch no una semplice parola? Una novella appartieneall'arte: perch no una nota di cronaca giornalistica? Unpaesaggio appartiene all'arte: perch no uno schizzo topo-grafico? Il maestro di filosofia della commedia di Molireaveva ragione : sempre che si parla, si fa della prosa >Ma vi saranno in perpetuo scolari, i quali, come il borghesesignor Jourdain, si maravigneranno d'aver fatto prosa perquarant'anni senza saperlo, e stenteranno a persuadersiche, quando chiamano il servitore Giovanni perch portiloro le pantofole, anche questa sia, nientemeno, prosa >.

    Noi dobbiamo tener fermo alla nostra identificazione,perch l'avere staccato l'arte dalla comune vita spirituale,l'averne fatto non si sa qual circolo aristocratico o qualeesercizio singolare, stata tra le principali cagioni che hannoimpedito all'Estetica, scienza dell'arte, di attingere la veranatura, le vere radici di questa nell'animo umano. Comenessuno si maraviglia allorch apprende dalla fisiologiache ogni cellula organismo e ogni organismo cellula osintesi di cellule; n alcuno si maraviglia di trovare inun'alta montagna gli stessi elementi chimici costituenti unpiccolo sasso o frammento; come non c' una fisiologiadegli animali piccini e un'altra dei grossi, o una chimicadei sassi e un'altra delle montagne; cosi non c' unascienza dell'intuizione piccola e un'altra della grande, unadell'intuizione comune e un'altra dell'artistica, ma una solaEstetica, scienza della cognizione intuitiva o espressiva,eh' il fatto estetico o artistico. E questa Estetica il veroanalogo della Logica, la quale abbraccia, come cose dellamedesima natura, la formazione del pi piccolo e ordinario

    B. Croce, Estetica. 2

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    18 TEORIAconcetto e la costruzione del pi complicato sistema scien-tifico e filosofico.

    n genio arti- Anche niente pi che una differenza quantitativa pos-8tieo " siamo ammettere nel determinare il significato della pa-

    rola genio, o genio artistico, distinto dal non genio, dal-l'uomo comune. Si dice che i grandi artisti rivelino noi anoi stessi. Ma come ci sarebbe possibile se non ci fosseidentit di natura tra la nostra fantasia e la loro, e se ladifferenza non fosse di semplice quantit? Meglio che: poetanascitur, andrebbe detto: homo nascitur poeta-, poeti pic-coli gli uni, poeti grandi gli altri. L'aver fatto di questadifferenza quantitativa una differenza qualitativa ha datoorigine al culto e alla superstizione del genio, dimentican-dosi che la genialit non qualcosa di disceso dal cielo, ma l'umanit stessa. L'uomo di genio, che si atteggi o vengarappresentato come lontano da questa, trova la sua puni-zione nel diventare, o nell'apparire, alquanto ridicolo. Taleil genio del periodo romantico, tale il superuomo deitempi nostri.Ma ( bene qui notare) dall'elevazione disopra all'uma-nit fanno poi precipitare il genio artistico disotto a essacoloro che ne pongono come qualit essenziale l' incoscienza.La genialit intuitiva o artistica, come ogni forma d'atti-vit umana, sempre cosciente; altrimenti, sarebbe ciecomeccanismo. Ci che al genio artistico pu mancare, sol-tanto la coscienza riflessa, la coscienza sovraggiunta dellostorico o del critico, che gli inessenziale.

    Contenuto e Una delle questioni pi dibattute in Estetica la rela-ornm neii'E- 7jone tra materia e forma, o, come si dice di solito, tra con-stetica. ' 'tenuto e forma. Consiste il fatto estetico nel solo conte-

    nuto o nella sola forma, o nell'uno e nell'altra insieme?Questione che ha avuto vari significati, che menzioneremociascuno a suo luogo; ma sempre che le parole sono stateprese nel significato da noi formato di sopra, sempre che per

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    n. l'intuizione e l'arte 19materia si intesa l'emozionalit non elaborata estetica-mente o le impressioni, e per forma l'elaborazione ossial'attivit spirituale dell'espressione, il nostro pensiero nonpu essere dubbio. Dobbiamo, cio, respingere cosi la tesiche fa consistere l'atto estetico nel solo contenuto (ossianelle semplici impressioni), come l'altra che lo fa consi-stere nell'aggiunzione della forma al contenuto, ossia nelleimpressioni pi le espressioni. Nell'atto estetico, l'attivitespressiva non si aggiunge al fatto delle impressioni, maqueste vengono da essa elaborate e formate. Ricompaiono,per cosi dire, nell'espressione come acqua che sia messain un filtro e riappaia la stessa e insieme diversa dall'altrolato di questo. L'atto estetico , perci, forma, e nientealtro che forma.Da ci si ricava, non che il contenuto sia alcunch disuperfluo (che anzi il punto di partenza necessario delfatto espressivo); ma che dalle qualit del contenuto aquelle della forma non c' passaggio. Si pensatotalvolta che il contenuto, per essere estetico, ossia tras-formabile in forma, dovesse avere alcune qualit determi-nate o determinabili. Ma, se ci fosse, la forma sarebbeuna cosa medesima con la materia, l'espressione con l'im-pressione. Il contenuto , si, il trasformabile in forma,ma fino a tanto che non si sia trasformato, non ha qua-lit determinabili; di esso noi non sappiamo nulla. Di-venta contenuto estetico non prima, ma solo quando si effettivamente trasformato. Il contenuto estetico statoanche definito come l'interessante: il che non falso,ma vuoto. Interessante, infatti, che cosa? L'attivit espres-siva? E, certo, se questa non se ne interessasse, nonl'eleverebbe a forma. Il suo interessarsene appunto l'ele-varlo a forma. Ma la parola interessante > stataanche adoperata con altra non illegittima intenzione, chespiegheremo pi oltre.

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    20 TEORIACritica del- E polisensa, come la precedente, la proposizione che-

    la mutazione p arte sja imitazione della natura. Con queste paroledella naturae dell' iiiusio- ora si sono affermate o almeno adombrate verit, ora soste-ne artistica. nutj errori . e? pju spesso, non si pensato nulla di pre-

    ciso. Uno dei significati scientificamente legittimi si ha rallorch imitazione viene intesa come rappresentazione ointuizione della natura, forma di conoscenza. E quando si voluto designare ci, e mettere insieme in maggior luceil carattere spirituale del procedimento, risulta legittimaanche l'altra proposizione: che l'arte idealizzamentoo imitazione idealizzatrice della natura. Ma se per imi-tazione della natura s'intende che l'arte dia riproduzionimeccaniche, costituenti duplicati pi o meno perfetti dioggetti naturali, innanzi alle quali si rinnovi quello stessotumulto d'impressioni che producono gli oggetti naturali,,la proposizione evidentemente erronea. Le statue di ceradipinta, che simulano esseri vivi e innanzi a cui arretriamosbalorditi nei musei di tale roba, non ci danno intuizioniestetiche. L'illusione e l'allucinazione non hanno che ve-dere col calmo dominio dell'intuizione artistica. Se un ar-tista dipinge lo spettacolo di un museo di statue di cera,se un attore sulla scena ritrae burlescamente l'uomo-sta-tua, abbiamo di nuovo il lavoro spirituale e l'intuizioneartistica. Perfino la fotografia, se ha alcunch di artistico,lo ha in quanto trasmette, almeno in parte, l'intuizionedel fotografo, il suo punto di vista, l'atteggiamento e lasituazione ch'egli s' industriato di cogliere. E se la foto-grafia non del tutto arte, ci accade appunto perchl'elemento naturale resta pi o meno ineliminabile e insu-bordinato : e infatti, innanzi a quale fotografia, anche dellemeglio riuscite, proviamo soddisfazione piena? a quale unartista non farebbe una o molte variazioni e ritocchi, nontoglierebbe o aggiungerebbe ?

    Dal non aver esattamente riconosciuto il carattere teo-

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    II. l'intuizione e l'arte 21retico della semplice intuizione, distinta cosi dalla cono- dell'artescenza intellettiva come dalla percezione; dal credere che concePlta co"r me tatto sen-solo l'intellettiva, o, tutt'al pi, anche la percezione sia timentaie econoscenza; sorta l'affermazione, tante volte ripetuta, "on teoretlco -che l'arte non sia conoscenza, che essa non dia verit, che estetica e uappartenga non al mondo teoretico ma al sentimentale e sentimento-simili. Abbiamo visto che l'intuizione conoscenza, liberada concetti e pi semplice che non sia la cosiddetta per-cezione del reale: e perci l'arte conoscenza, forma,non appartiene al sentimento e alla materia psichica. Se si insistito tante volte e da tanti estetici a mettere in rilievoche l'arte apparenza (Schein), ci stato appunto per-ch si sentiva la necessit di distinguerla dal pi compli-cato atto percettivo, affermandone la pura intuitivit. E sesi insistito sull'essere l'arte sentimento, ci statopel medesimo motivo: escluso, infatti, il concetto comecontenuto dell'arte ed esclusa la realt storica in quantotale, altro contenuto non resta che la realt appresa me-ramente nella sua ingenuit e immediatezza, nello slanciovitale, come sentimento, ossia, di nuovo, l'intuizionepura.

    Anche dal non aver bene stabilito, o dall'aver perduto Critica deliadi vista, il carattere distintivo dell'espressione dall'impres- teo * 1 * 'r r sensi estetici.sione, della forma dalla materia, ha preso origine la teoriadei sensi estetici.

    Questa teoria si riduce all'errore ora indicato, di volercercare cio un passaggio dalle qualit del contenuto aquelle della forma. Domandare, infatti, quali siano i sensiestetici, importa domandare quali impressioni sensibili pos-sano entrare nelle espressioni estetiche, e quali debbanoentrarvi di necessit. Al che dobbiamo subito rispondere:che tutte le impressioni possono entrare nelle espressionio formazioni estetiche; ma che nessuna deve entrarvi dinecessit.

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    22 TEORIADante eleva a forma non solo il dolce color d'orientai

    zaffiro (impressioni visive), ma impressioni tattili o ter-miche come l'aer grasso e i freschi ruscelletti cheasciugano vieppi la gola all'assetato. Ed una curiosaillusione credere che una pittura dia impressioni sempli-cemente visive. Il vellutato di una guancia, il calore diun corpo giovanile, la dolcezza e la freschezza di un frutto,il tagliente di una lama affilata, e via dicendo, non sonoimpressioni che abbiamo anche da una pittura? e son forsevisive ? Che cosa sarebbe una pittura per un ipotetico uomo,il quale, privo di tutti o di molti dei sensi, acquistassed'un tratto l'organo solo della vista? Il quadro, che ab-biamo innanzi e che crediamo di vedere solamente con gliocchi, non apparirebbe, agli occhi di lui, se non come qual-cosa di poco pi dell'imbrattata tavolozza di un pittore.

    Alcuni, che tengono fermo al carattere estetico di parti-colari gruppi d'impressioni (per esempio, delle visive e delleauditive) e ne escludono altri, concedono poi che, se nelfatto estetico le impressioni visive e auditive entrano comedirette, quelle percepite dagli altri sensi vi entrino anche,ma solamente come associate. Anche questa distinzione del tutto arbitraria. L'espressione estetica sintesi, nellaquale impossibile distinguere il diretto e l'indiretto. Tuttele impressioni sono in essa parificate, in quanto vengonoestetizzate. Chi riceve in s l'immagine di un quadro o diuna poesia, non ha innanzi questa immagine come unaserie d'impressioni, alcune delle quali abbiano una prero-gativa o una precedenza sulle altre. E di ci che accadeprima di averla ricevuta, non si sa nulla; come, d'altrocanto, le distinzioni, che si fanno dipoi, riflettendo, nonriguardano pi in nessun modo l'arte in quanto tale.

    La dottrina dei sensi estetici stata presentata anchein altro modo: come il tentativo di stabilire quali organifisiologici siano necessari pel fatto estetico. L'organo o

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    il. l'intuizione e l'arte 23l'apparato fisiologico non altro che un complesso di cel-lule, cosi e cosi costituite e cosi e cosi disposte; cio unfatto o un concetto meramente fisico e naturale. Ma l'espres-sione non conosce fatti fisiologici: essa ha il suo punto dipartenza nelle impressioni, e la via fisiologica per la qualequeste sono pervenute nello spirito, le affatto indiffe-rente. Una via o un'altra fa lo stesso: basta che sianoimpressioni.

    Certo, la mancanza di alcuni organi, ossia di alcuni com-plessi di cellule, impedisce il prodursi di alcune impressioni(salvoch, per una sorta di compensazione organica, non siabbiano per altra via). Il cieco nato non pu intuire edesprimere la luce. Ma le impressioni non sono condizionatesoltanto dall'organo, si bene anche dagli stimoli che ope-rano sull'organo. Chi non abbia avuto mai l'impressionedel mare, non sapr mai esprimerlo; e chi non abbiaavuto l' impressione della vita del gran mondo o della lottapolitica, non esprimer mai n l'una cosa n l'altra. Cinon stabilisce una dipendenza della funzione espressivadallo stimolo o dall'organo; ma la ripetizione di quantogi sappiamo: l'espressione presuppone l'impressione, eparticolari espressioni, particolari impressioni. Del resto,ogni impressione esclude le altre nel momento in cui essadomina; e cosi ogni espressione.Un altro corollario della concezione dell'espressione come unit e indi-attivit, l'indivisibilit dell'opera d'arte. Ogni espres- vi8ibili, del*r r l'opera d arte.sione un'unica espressione. L'attivit estetica fusione delleimpressioni in un tutto organico. Ed quel che si volutosempre notare quando si detto che l'opera d'arte deveavere unit, o, ch' lo stesso, unit nella variet.L'espressione sintesi del vario, o molteplice, nell'uno.

    Parrebbe opporsi a quest'affermazione il fatto che noidividiamo l'opera artistica nelle sue parti : un poema inscene, episodi, similitudini, sentenze, o un quadro nelle

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    24 TEORIAsingole figure e oggetti, sfondo, primo piano e cosi via. Macodesta divisione annulla l'opera, come il dividere l'organi-smo in cuore, cervello, nervi, muscoli e via continuando,muta il vivente in cadavere. vero che vi sono organismiin cui la divisione d luogo a pi esseri viventi; ma intal caso, e trasportando l'analogia al fatto estetico, daconcludere per una molteplicit di germi di vita e per unarapida rielaborazione delle singole parti in nuove espres-sioni uniche.

    Si osserver che l'espressione sorge talora su altreespressioni: vi sono espressioni semplici e ve ne sono com-poste. Qualche differenza bisogna pur riconoscere traYeureka, con cui Archimede esprimeva tutto il suo giubiloper la fatta scoperta, e l'atto espressivo (anzi i cinque atti)di una tragedia regolare. Ma no: l'espressione sorgesempre direttamente sulle impressioni. Chi concepisce unatragedia mette in un gran crogiuolo una grande quantit,per cosi dire, d'impressioni: le espressioni stesse, altravolta concepite, vengono fuse insieme con le nuove inun'unica massa; allo stesso modo che in una fornace difusione si possono gittare informi pezzi di bronzo e sta-tuette elettissime. Perch si abbia la nuova statua, le sta-tuette elettissime debbono fondersi al modo stesso dei pezziinformi. Le vecchie espressioni debbono ridiscendere a im-pressioni, per potere essere sintetizzate con le altre in unanuova unica espressione.

    L'arte come Elaborando le impressioni, l'uomo si libera da esse.Oggettivandole, le distacca da s e si fa loro superiore.La funzione liberatrice e purificatrice dell'arte un altroaspetto e un'altra formola del suo carattere di attivit.L'attivit liberatrice appunto perch scaccia la passivit.Da ci si scorge anche perch agli artisti si soglia avolta a volta attribuire la massima sensibilit o passio-nalit, e la massima insensibilit o l'olimpica serenit.

    liberatrice.

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    il. l' intuizione e l'arte 25Entrambe le qualifiche si conciliano, perch non cadonosullo stesso oggetto. La sensibilit o passionalit si riferi-sce alla ricca materia che l'artista accoglie nel suo animo;l'insensibilit o serenit, alla forma con cui egli assoggettae domina il tumulto sensazionale e passionale.

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    l'intuitiva.

    Ili

    L'arte e la filosofia

    indissolubili- Jje due forme di conoscenza, l'estetica e l'intellettivat delia cono- Q concettuale, sono bens diverse, ma non stanno tra loroseenza intel-lettiva dai- disgiunte e disparate, come due forze di cui ciascuna tiri

    per il suo verso. Se abbiamo dimostrato che la forma este-tica affatto indipendente dall'intellettiva e si regge das senz'alcun appoggio estraneo, non abbiamo detto chel'intellettiva possa stare senza l'estetica. Questa reci-proca non sarebbe vera.

    Che cosa la conoscenza per concetti? conoscenzadi relazioni di cose, e le cose sono intuizioni. Senza leintuizioni non sono possibili i concetti, come senza la ma-teria delle impressioni non possibile l'intuizione stessa.Le intuizioni sono: questo fiume, questo lago, questo riga-gnolo, questa pioggia, questo bicchier d'acqua; il concetto: l'acqua, non questa o quella apparizione e caso parti-colare, ma l'acqua in genere, in qualunque tempo e luogosi realizzi; materia d'intuizioni infinite, ma di un concettosolo e costante.

    Senonch il concetto, l'universale, se per un \>ersonon pi intuizione, per un altro , e non pu non essere,intuizione. Anche l'uomo che pensa, in quanto pensa, haimpressioni ed affetti : le sue impressioni e i suoi affetti nonsaranno quelli dell'uomo non filosofo, non l'amore o l'odio

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    ni. l'arte e la filosofia 27per certi oggetti e individui, ma lo sforzo stesso delpensiero, col dolore e la gioia, l'amore e l'odio, che aesso sono congiunti; il quale sforzo, per diventare ogget-tivo innanzi allo spirito, non pu non prendere forma in-tuitiva. Parlare non pensare logicamente, ma pensarelogicamente , insieme, parlare.

    Che il pensiero non possa stare senza il parlare, ve- Critica delie.. , . . a t j- .. - < negazioni dinta generalmente riconosciuta. Le negazioni di questa tesi qu *3ta te8isi fondano tutte su equivoci ed errori.Un primo equivoco di coloro che osservano che sipu pensare del pari con figure geometriche, cifre alge-briche, segni ideografici, senza alcuna parola, neanchepronunciata tacitamente e quasi insensibilmente dentro dis; che vi son lingue in cui la parola, il segno fonico, nonesprime nulla se non si guardi anche al segno scritto; evia discorrendo. Ma allorch si detto parlare, si voluto adoperare da noi una sineddoche e intendere gene-ricamente espressione , la quale, come abbiamo notato,non la sola espressione cosiddetta verbale. Sar o novero che alcuni concetti possano pensarsi senza manife-stazioni foniche; ma gli esemp stessi recati in contrarioprovano che quei concetti non stanno mai senza espres-sioni.

    Altri adducono che gli animali, o certi animali, pen-sano e ragionano senza parlare. Ora, se pensino e comee che cosa pensino gli animali, se essi siano uomini rudi-mentali e quasi selvaggi resistenti all'incivilimento, piut-tosto che macchine fisiologiche come volevano i vecchispiritualisti, tutto ci, a questo punto, pu non riguar-darci. Allorch il filosofo parla della natura animale, bru-tale, impulsiva, istintiva, e simili, non si fonda su con-getture di questa fatta, concernenti cani o gatti, leoni oformiche, ma sull'osservazione di quel che di animalesco edi brutale nell'uomo: del limite o della base animalesca

  • 7/16/2019 Croce Benedetto, Estetica Come Scienza Dell'Espressione e Linguistica Generale (v Ed 1922)

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    28 TEORIAche avvertiamo in noi stessi. Che se poi i singoli animali,cani o gatti, leoni o formiche, abbiano alcunch dell'atti-vit dell'uomo, tanto meglio, o tanto peggio, per essi: civorr dire che anche per essi si dovr discorrere, non di natura in senso totale, ma di una base animalesca,pi ampia e greve forse di quella dell'uomo. E, suppostopure che gli animali pensino e formino concetti, che cosagiustificherebbe, in linea di congettura, l'ammettere chefacciano ci senza espressioni corrispondenti? L'analogiacon l'uomo, la conoscenza dello spirito, la psicologia umana,che serve di strumento a tutte le congetture di psicologiaanimale, costringerebbe invece a supporre che, se in qual-che modo pensano, parlino anche in qualche modo.

    Dalla psicologia umana, anzi letteraria, tolta l'altraobiezione, che il concetto pu esistere senza la parola,tanto vero che ognuno di noi ammette e conosce libripensati bene e scritti male: un pensiero cio, che re- 1sta pensiero di l dall'espressione o nonostante l'espres-sione manchevole. Ma quando discorriamo di libri pensatibene e scritti male, non possiamo intendere altro se nonche in quei libri sono parti, pagine, periodi o proposizioni,pensati bene e scritti bene, e altri, fors'anche i menoimportanti, pensati male e scritti male, non pensati dav-vero e quindi non espressi davvero. La Scienza nuova delVico, dov' scritta veramente male, pensata anche male.Che se dai grossi volumi passiamo a una breve proposi-zione, l'erroneit o l'inesattezza di quel detto salta agliocchi. Come una proposizione potrebb'essere pensata chia-ramente e scritta confusamente?Ci che soltanto si pu ammettere e, che talora noi ab-biamo pensieri (concetti) in una forma intuitiva, la quale un'espressione abbreviata o meglio peculiare, bastevolea noi, ma non sufficiente a comunicarli con facilit a un'al-tra persona determinata o a pi altre persone determinate.

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    za.

    in. l'arte e la filosofia 29Onde inesattamente si dice che abbiamo il pensiero e nonl'espressione; quando propriamente si dovrebbe dire, cheabbiamo, si, l'espressione, ma un'espressione che non ancora facilmente commerciabile. Il che , per altro, unfatto assai mutevole e relativo: vi ha sempre chi coglie avolo il nostro pensiero, e lo preferisce in quella forma ab-breviata, e s'infastidirebbe dell'altra pi sviluppata occor-rente ad altri. In altri termini, il pensiero, logicamente eastrattamente considerato, sar a un dipresso il medesimo;ma esteticamente si tratta di due intuizioni o espressionidiverse, in ciascuna delle quali entrano elementi psichicidiversi. Lo stesso argomento vale a distruggere, o a inter-pretare rettamente, la distinzione affatto empiric