Mario Tronti e l’operaismo politico degli anni Sessanta

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  • 7/29/2019 Mario Tronti e loperaismo politico degli anni Sessanta

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    Cahiers du GRM

    Michele Filippini

    Mario Tronti e loperaismo politico degli

    anni Sessanta.

    Feuillet extrait du Cahier 2

    La squence rouge italienne

    EuroPhilosophie

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    Mario Tronti e loperaismo politico

    degli anni Sessanta.

    MICHELE FILIPPINI

    Lesperienza politico-intellettuale delloperaismo italiano puessere ormai considerata un classico del marxismo novecentesco.Dopo loblio degli anni Ottanta, dopo lattivismo e la nuova visibilitdei movimenti globali a cavallo del secolo, la rilettura di ques taesperienza diventata un esercizio fecondo e imprescindibile perchiunque voglia tornare a una marxiana tradizione forte di pensiero.Il lascito pratico-teorico di questa esperienza stato socializzato e

    in buona parte rielaborato nelle lotte e nella lettura politica che sene data, fuoriuscendo dagli stretti confini italiani per contaminarealtri ambiti e paesi.

    Da questo punto di vista la storia delloperaismo sostanzialmente una storia di vittorie. Non si fraintenda, la sconfittasubita sul campo del conflitto operaio nei decenni 60 e 70 statasenza appello, loblio nel quale questa esperienza stata confinata ci

    parla ancora di un paese che non ha fatto i conti con la propriapiccola guerra civile. Ma la sua fortuna come cassetta degliattrezzi di dispositivi teorici, come serbatoio di esperienze politichesulle quali misurare lazione innegabile. Quella delloperaismo quindi la storia di una, seppur parziale, vittoria postuma. La necessitdella rottura nel punto pi alto dello sviluppo, la pratica teorica delpunto di vista per cui serve una parzialit per cogliere la totalit,lanteriorit del conflitto rispetto allo sviluppo capitalistico sono soloalcuni dei grimaldelli teorici che loperaismo stato in grado diforgiare e che, ripresi oggi, possiedono ancora una certa carica

    esplicativa.

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    Accanto a questa storia fatta di brucianti sconfitte ma anche diriemersioni carsiche, inaspettate, di dispositivi teorici e attitudinicritiche, ce n per unaltra spesso negletta e fraintesa, ma non per

    questo meno interessante. Negletta perch schiacciata dal combinatodisposto di illegalit diffusa e repressione statale degli anni 70,fraintesa perch conclusasi drasticamente prima del 68, quindi facile

    preda della strumentalizzazione degli intellettuali del movimento.Questa storia la storia delloperaismo politico, che fu parte

    essenziale e dirimente dellesperienza operaista italiana. Taleesperienza letta in questo saggio alla luce del percorso intellettualedi Mario Tronti, se non lunico certo il pi influente tra quelli cheelaborarono una strategia politicaper loperaismo. Se la storia dellateoria operaista sostanzialmente una storia di vittorie, la storia della

    politicaoperaista la storia di uninappellabile sconfitta.1Premessa necessaria a unanalisi di questo tipo la

    considerazione dellunit oggettiva del momento teorico e di quellopolitico nella vicenda operaista. E non potrebbe essere altrimentivista la tradizione di pensiero in oggetto. Quello che viene messo inquestione, invece, leredit politico-teorica che questa esperienzaha sedimentato, la cultura politica che ha mancato di radicare nella

    sinistra novecentesca. E in questo caso loperazione di distinzione, dicontrapposizione, fosse anche di accentuazione unilaterale di alcuniaspetti, deve essere considerata legittima, se permette di avere spalle

    pi forti e strumenti migliori per la lotta politica nel presente. in questo senso che si parler di operaismo politico. Ovvero

    del tentativo, soprattutto trontiano, di elaborare strategie politichesulla base delle assunzioni teoriche e delle esperienze concrete dilotta degli anni 60. La storia di questo tentativo inizia con il primo

    dei Quaderni Rossi (1961) e si conclude con lultimo numero diclasse operaia(1967). Coinvolge nel suo percorso unarea culturalee politica abbastanza vasta, formata da nuclei pi o meno attivi

    1 Nella mia analisi mi servir quasi esclusivamente dei testi del periodo 1959-67.Oltre alle annate dei Quaderni rossi e di classe operaia, risultato di grande utilit ilmassiccio volume di documenti pubblicato di recente da DeriveApprodi(Loperaismo degli anni Sessanta, a cura di Giuseppe Trotta e Fabio Milana, Roma,DeriveApprodi, 2008). Le citazioni degli articoli di Tronti sono presi dalle versioni

    originali dei periodici, non dalla raccolta fatta in Operai e capitale, dove alcunipiccole variazioni lessicali sono state introdotte.

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    soprattutto nelle citt del nord Italia. Procede inizialmente seguendole direttive di Raniero Panzieri, elemento di unione tra i due gruppi

    pi numerosi e influenti, quello romano (Tronti, Asor Rosa, Di Leo,

    Coldagelli, De Caro) e quello torinese (Rieser, Alquati, Gasparotto,Gobbi, Soave, Mottura), diversi per formazione e intenti, ma almenoinizialmente concordi sulla necessit di studiare le dinamiche dellafabbrica moderna e della classe operaia in quello che venivachiamato il neocapitalismo. Prosegue poi ancora pi intensamentenei quattro anni di classe operaia, sotto la guida politica diretta diMario Tronti. Termina infine con la chiusura della rivista, impostada Tronti quando il pericolo della trasformazione in gruppominoritario si era fatto troppo grande.

    Se si vuole individuare uno spazio temporale preciso, questaesperienza finisce allora nel 1967: le successive elaborazioni teorichedei protagonisti, per quanto frutto e continuazione diquellesperienza, non hanno pi la pretesa di imporsi come discorso

    politico-strategico per la classe operaia e per il movimento operaio.La sconfitta strategica, con i suoi prologhi e i suoi epiloghi, maturanei 10 anni che intercorrono tra i carri armati sovietici a Budapest egli studenti in assemblea alla Sorbona. Nellinterregno dove molte

    cose si sono mosse, gli operai soprattutto, il tentativo operaista dicreare un partito perquella classe operaia, e poi quello, nutrito di

    pi realismo, di creare un ceto politico alternativo2 per il partitoche gi cera, si sviluppa e si estingue. La teoria operaista rivive nel68, si reincarna nei gruppi degli anni 70, in modo contraddittoriorivive anche dentro il 77. I suoi protagonisti continuano a far fruttarequellesperienza dentro altre proposte, soprattutto culturali (AsorRosa e il populismo della letteratura italiana, Cacciari e il pensiero

    negativo, Tronti e lautonomia del politico, ecc), ma laconsapevolezza della difficolt del campo del politico non permettepi una presa di parola strategica3. Dopo, tutti i tentativi sono rivolti

    2 Mario Tronti, Intervista, inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 605-6.3 Alberto Asor Rosa ribadisce cos limportanza politica dellesperienza operaista:Penso in conclusione che il lascito di queste esperienze non possa essere soloculturale, ma sia anche e soprattutto politico. Se fosse solo culturale e accademico,se avessimo lottato per creare tre o quattro scuole universitarie di sociologia, ci

    dovremmo dare una revolverata (Alberto Asor Rosa, Intervista, in Loperaismodegli anni Sessanta, op. cit., p. 676-77).

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    al programma minimo: ricreare le condizioni perch quel terreno sidia ancora una volta, per poter riprendere la lotta.

    La ricostruzione che segue non ha come scopo principale

    quello di approfondire storiograficamente lesperienza operaista;anche per questo non strutturata e supportata da una letteraturasecondaria (critica) o dai pur numerosi ripensamenti degli stessi

    protagonisti sulla portata e le potenzialit delle scelte fatte. Non sitratta quindi di un saggio accademico, che deve necessariamentedare un colpo al cerchio e uno alla botte, ma di un resoconto fedelealle fonti primarie indagato da un preciso angolo prospettico. Questaricostruzione pretende invece di rimanere fedele allo spirito deltempo, riportando con la massima chiarezza il tentativo di giocare

    politicamenteuna fase di conflitto allinterno di una contingenza bendeterminata. Queste elencate sono scelte volute, imposte da una vaga

    presunzione di voler parlare allarticolazione politica del presente piche alla ricostruzione storica degli errori del passato. Il monitorimane quello schmittiano: Il politico non consiste nella lottastessa, che ha le sue proprie leggi tecniche, psicologiche e militari,ma, com stato detto, in un comportamento determinato da questa

    possibilit reale, nella chiara coscienza della situazione particolare in

    tal modo creatasi e nel compito di distinguere correttamente amico enemico.4

    I due gruppi pi consistenti che danno vita ai Quaderni rossi,come abbiamo gi detto, sono quello torinese, composto da giovanisociologi di formazione weberiana, interessati soprattutto allo studiodelle dinamiche della nuova societ industriale, e quello romano,composto da giovani intellettuali gravitanti attorno al PCI, pi inclini

    a rifiutare la divisione tra ricerca sociale e intervento politico nellelotte. Cos scrivono Giuseppe Trotta e Fabio Milana nella lororaccolta di materiali suLoperaismo degli anni Sessanta:

    Si tratter di un lavoro politico autonomo, anche se nonsettario, rispetto al movimento operaio, a partire dallipotesi diuna crisi nel rapporto tra condizioni di lotta e politica dei

    partiti; questa crisi andr elaborata dai due lati: quello

    4

    Carl Schmitt, Il concetto di politico, in Id., a cura di Gianfranco Miglio ePierangelo Schiera,Le categorie del politico, Bologna, il Mulino, 2006, p. 120.

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    soggettivo, quindi teorico e politico, rispetto a cui ilsottogruppo romano ha gi maturato esperienze decisive, equello oggettivo della situazione di classe nel punto piavanzato dello sviluppo capitalistico, cui appare deputato ilsottogruppo torinese5

    Dopo appena tre numeri dei Quaderni rossi la questionedellintervento politico diretto nelle lotte spaccher il gruppo. Tronti,Asor Rosa, Alquati, Negri e altri usciranno dalla redazione dellarivista e fonderanno un nuovo giornale, classe operaia, che porterleloquente sottotitolo di mensile politico degli operai in lotta. Dal1964 al 1967, nei suoi quattro anni di vita, classe operaia compiruna serie di svolte tattiche coerenti con il mutare dei rapporti di

    forza. La linea non sar mai data una volta per tutte, seguir glispostamenti e le ricomposizioni, occuper i posti lasciati vacantidallavversario, giocher sul terreno dove la battaglia egemonica si fa

    pi stringente. Il problema teorico-politico al centro dellanalisidiventer sempre pi quello del rapporto con il movimento operaio.Su questo piano la svolta o sar di massa o non sar. Quando ilcapitalista collettivo prende le forme della pianificazionedemocratica, la classe operaia pu pensare di combattere sul suo

    stesso piano solo se decide, al livello delle sue organizzazioni, dicombattere in fabbrica sul terreno del neocapitalismo. Nel 1967 la

    partita sar gi persa. Le aperture immaginate dopo la morte diStalin, la messa in discussione del carattere popolare del PCI e laforza stessa della classe operaia di imporre il piano del discorso allesue organizzazioni si manifesteranno per quello che sono: speranzenon realizzate. classe operaia chiuder con un gesto radicale,rifiutando la politica della mera sopravvivenza o del riciclo in

    esperienze minoritarie.Questa, che anche la storia di un gruppo di giovaniintellettuali, non solo la loro storia. anche la storia di un pezzo diclasse operaia che nelle loro parole si riconosciuto e per le quali halottato. Questo gruppo si trov, nel suo piccolo, a elaborare unastrategia e a gestire una tattica che alludessero a una generalizzazionedel discorso, a un coinvolgimento sempre maggiore delle nuovegenerazioni operaie, a unoperazione di egemonia sullintero

    5 Giuseppe Trotta e Fabio Milana,Loperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 71.

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    movimento operaio. Questi tre elementi viaggiarono insiemenellesperienza delloperaismo politico e coerentemente, una voltascomparse le condizioni per giocare su questi piani, ne decretarono la

    fine. Linsistenza sulla necessit di non separare ricerca e pratica,astrazione teorica e lotta politica, un elemento centrale presente nel

    background teorico dei partecipanti allesperienza dei QuaderniRossi. Nel secondo dopoguerra, a fronte della declinazione idealista eumanitaria del marxismo fatta da Togliatti e dal gruppo dirigente delPCI, era sopravvissuta una corrente eterodossa (Umberto Cerroni,Lucio Colletti, Giulio Pietranera, Mario Rossi), facente caposoprattutto allinsegnamento di Galvano Della Volpe, che avevacontinuato a leggere le opere di Marx come opere scientifiche.Leredit teorica di questa tradizione, soprattutto attraverso LucioColletti, concorre a gettare le basi per limpostazione radicale delrapporto tra teoria e pratica che sta alla base delloperaismo politico.Gi nel 1959, in un seminario organizzato dallIstituto Gramsci su

    Marxismo e sociologia, Lucio Colletti e Mario Tronti presentavanodue relazioni sostanzialmente complementari: la prima, che diventeruno dei testi pi celebri di Colletti, gettava le fondamenta per un

    discorso marxiano sullunit di teoria e pratica attraverso il concettodi astrazione determinata, la seconda, uno dei primi interventi diTronti, declinava queste assunzioni nella pratica politica di unricercatore-teorico. Scriveva Colletti:

    Se prendiamo dunque isolatamente (cio astrattamente) il sololivello ideale o solo quello materiale, ne risulta (come si vede)una separazione dualistica tra la produzione come produzionedelle cose da una parte, e la produzione come produzione dei

    rapporti umanidallaltra; ovvero una scissione diproduzione edistribuzione6

    Queste erano le impostazioni, da una parte,delleconomicismo, che dalla produzione delle cose derivava tuttele relazioni sociali senza mediazioni ideologiche o politiche,dallaltra, del marxismo hegeliano-idealistico, inteso comedeclinazione dialettica del marxismo che connotava questultimocome ideologia specifica della classe operaia. La sfida lanciata da

    6 Lucio Colletti,Ideologia e societ, Bari, Laterza, 1972, p. 8-9.

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    Colletti era quella di uscire dalle secche teoriche di questi duemarxismi specularmente inerti:

    Impossibile, dunque, avere una concreta societ se non a

    condizione che si prendano insieme: produzione edistribuzione, rapporti di produzione e rapporti sociali, strutturaeconomica e livello ideologico-politico, struttura esovrastruttura7

    Per fare questo, per prendere insieme due aspetti che venivanocontrapposti proprio per essere mistificati, era necessario tornare alconcetto marxiano di astrazione determinata, il solo in grado direndere un processo oggetto-soggetto oggettivo8, ovvero di

    considerare lelemento soggettivo come parte integrante della realtoggettiva, come quellelemento specifico che riflette su questa realtma ne fa anche parte:

    Per un verso, dunque, istanza dellosservazione-induzione: equi inconcepibile un oggetto o un processo che non sia questo

    particolare processo, questa particolare natura; per un altroverso, invece, istanza dellipotesi-deduzione: cio, inconcepibile per noi un particolare processo o fenomeno chenon sia un fenomeno-modello o tipico9

    Da questi presupposti Colletti declinava appunto Il marxismocome sociologia, come recita il titolo del saggio, mostrando comeMarx

    non lavor con due criteri, ma con categorie che fin dal linizioe gi nella loro pi intima struttura rappresentano insiemefattori (oggetti, condizioni) della produzione e agenti storico-sociali, sono cio a un parto economiche e storiche. (...) Tutti isuoi concetti [di Marx] sono economici e sociologici insieme10

    Il compito doveva allora essere quello di ritornare a parlare diclasse nel duplice significato sia di fattori o condizioni oggettivedella produzione (naturalmente: a una certa fase storica della

    7Ibid., p. 9.8Ibid., p. 13.9

    Ibid., p. 10.10Ibid., p. 16.

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    divisione del lavoro) sia di agenti politicidellintero processo socialeumano.11

    Al convegno nel quale Colletti presentava questo scritto

    seguiva una relazione di Mario Tronti, appena ventottenne, che siconfigurava come una presa in carico politica del suo discorso:Pensando alla figura di Marx, come possibile distinguere ilfilosofo dal politico, lo storico dalleconomista? assolutamenteimpossibile.12 Qualche anno pi tardi Tronti scriver, a propositodellunit organica di economia e di sociologia: Da qui, daquesto punto bisogna ripartire, anzi a questo punto bisogna

    saltare13. Il salto che Tronti ha in mente quando scrive questeparole il salto che pu compiere solamente una nuova figura diintellettuale:

    Direi che la peggiore cosa che si pu fare allinterno delmarxismo proprio di operare questa scissione, di operare e dicontrabbandare, di non dirla esplicitamente ma di aspettare e didare per scontata questa scissione tra teorici e ricercatori14

    un salto che va fatto con la pratica politica, conlorganizzazione di classe, con lintervento diretto nelle lotte:

    Se il Capitale nello stesso tempo unopera scientifica e unmomento di azione politica che sposta la realt oggettiva dellecose, si potrebbe sostenere inversamente che la stessaRivoluzione dOttobre o la Comune di Parigi sono nello stessotempo un grande movimento pratico e una potente scopertateorica15

    Siamo nel 1959, questa potente scoperta teorica va trovata eagita nella fabbrica, nellorganizzazione del nuovo operaio massa,e questo quello che si prefigge il nascente gruppo dei Quadernirossi. Ma gi da qui, gi dal preludio del suo inizio, presente inTronti la necessit di fare i conti con larticolazione pi

    11Ibid., p. 18.12 Mario Tronti, A proposito di marxismo e sociologia, comunicazione alseminario Marxismo e sociologia (Roma, Istituto Gramsci, 13-19 aprile 1959), inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 78.13 Mario Tronti, Marx ieri e oggi, in Mondo Nuovo, 1, 1962 (ora in Mario Tronti,Operai e capitale, Torino, Einaudi, 1980, 2 ed., p. 36.14

    Mario Tronti, A proposito di marxismo e sociologia, op. cit., p. 79.15Ibid., p. 79.

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    specificamente politica di questo intervento; gi da qui il problema sipone anche come problema del rapporto con il movimento operaio:

    Concluderei proprio con la figura di questo scienziato marxista,

    che nella teoria si pone questa necessit di unificare momentieterogenei: la persona che riesce, con un equilibrio che proprio un equilibrio scientifico, pratico, conquistato non unavolta per tutte, ma quotidianamente, nella ricerca e nel contatto

    pratico, a garantire un legame concreto e con la teoria, da unlato, e con la pratica, cio con la classe, con il Partito,dallaltro. Un doppio cammino che poi si unifica proprioallinterno del lavoro dellintellettuale, per cui si ritrova sia ilmarxismo teorico, sia la lotta pratica e politica del movimento

    operaio in generale16

    Questa riscoperta del metodo dellastrazione determinata,

    con il suo passaggio dal concreto allastratto e poi di nuovo alconcreto, permette anche di legare sin da subito la metodologia conla ricerca. Il ribaltamento radicale, si passa dallassunto idealistico

    per cui la teoria si mette in pratica alla teoria (lastratto) comeunica possibile determinazione reale del concreto: limmediatezzadel dato empirico una mistificazione se non adeguatamente

    modellizzata in concetti astratti (ma storico-teorici) che vanno poicostantemente verificati nella pratica. Scopriamo in questo inizioaddirittura un motivo hegeliano negli elementi fondanti la praticateorica del gruppo, non a caso derivato da Colletti17 e dalla lettura del

    16Ibid. (corsivi miei)17 Si comprende, a questo punto, come questa unit di economia e sociologia, dinatura e storia in Marx non significhi identit dei due termini () , s, totalit madeterminata; che s sintesi ma di distinti; che s unit ma di eterogenei. Dove

    facile vedere (sia pure di scorcio) ci che Marx deve a Hegel e come, daltra parte,egli ne sia al tempo stesso lontano (Lucio Colletti, Ideologia e societ, op. cit.), p.17-18. E poich metodo e oggetto qui organicamente si tengono, ben si comprendecome quei marxisti i quali non sono finora riusciti a penetrare la profonda originalitdel metodo di Marx, falliscano anche nellidentificazione delloggetto della suaopera. E, infatti, come di fronte al carattere vivo e dinamico con cui il regime diproduzione e di scambio borghese balza fuori dalle pagine del Capitale, essi fannoappello alla falsa mobilit (Marx) della dialettica hegeliana, ai giochi formali dellanegazione della negazione, senza avvedersi che proprio da questa unit dieterogenei (onde, ripetiamo, i fattori oggettivi della produzione si presentano

    insieme come soggettio classi sociali) che lanalisi di Marx deriva il suo caratteredinamico (Ibid., p. 20-21).

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    libro di Ilienkov, La dialettica dellastratto e del concreto nelCapitale di Marx, tradotto in italiano nel 1961, che fissa nel datoempirico isolato lastrattezza pi vaga e nellastrazione lunica

    possibilit per poter comprendere la realt. E questo vuol dire, gi daora, misurare col metro dellefficacia politica la stessa teoria, che nonsi d teoria se non si incarna in un soggetto, se non fa storia, se nonapre brecce per lazione che pu validarne i suoi stessi presupposti.

    In Tronti il discorso di Colletti sullastrazione determinata esullunit organica di teoria e pratica si declina come necessaria unitdel momento teorico con la lotta pratico/politica della classe operaia.Dentro allo stesso campo giocano quindi, con pari dignit, lescoperte teorico/scientifiche della nuova composizione di classe conil loro momento politico, identificato gi a questo stadio inizialecome rapporto tra classe e (quel) Partito, tra operai in lotta emovimento operaio. Per Tronti sar questa la stella polare di tuttalesperienza operaista: lindisponibilit a considerare autonomamenteil livello della composizione di classe dalla sua organizzazione

    politica. Il punto su cui batter continuamente, e sul quale siconsumeranno scissioni, dissidi e finanche rancori personali, rimarrquello dellunit organica di teoria e pratica politica dentro un

    processo generale di organizzazione della classe, quellunit deglieterogenei che non si configurer mai come identit (e lasconnessione dei piani elaborata nella successiva svoltadellautonomia del politico lo dimostra), ma come sforzo continuodi raccordare strategicamente i due ambiti.

    Ancora. Qui c la definizione del campo di azione cheloperaismo politico praticher negli anni a venire, la considerazionedei processi come momenti economico-oggettivi e politico-soggettivi

    insieme. Con le parole di Colletti: Il soggetto partedelloggetto,momento interno alloggetto e, quindi, esso stesso oggettivo.18 Quic anche la conquista teorica della politicit delle statuizionimetodologiche, per cui la metodologia gi in se stessa un modo acui guardare loggetto, che influisce sulla sua oggettivit:

    Con Marx () abbiamo che il discorso sul metodo implicainsieme una particolare assunzione della realt, pur senzariuscire mai a risolverla in s o ad annullarla () si vede bene

    18 Lucio Colletti,Ideologia e societ, op. cit., p. 13.

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    come una particolare assunzione di metodo implichi unaparticolare strutturazione delloggetto e viceversa19

    Infine, c la definitiva presa di distanza dalla tradizione

    idealista:Se ben vero che il Capitale tratta un processo sociale umano,ci non vuol dire affatto che un processo sociale umano sia poiriducibile ai semplici rapporti sociali ideologici, cio a uncomplesso di meri comportamenti intenzionali, consapevoli, aun semplice rapporto di idee. Esso bens un rapporto che sistabilisce tra soggetti che sono enti naturali; anche se poi vero che questi enti naturali hanno a loro volta la peculiarit diesseresoggetti20

    Quello che Lucio Colletti scrive alla fine degli anni 50 hamolto a che fare con la considerazione politica delle opportunit chesi aprivano e chiudevano al nuovo soggetto operaio nelle traversiedegli anni 60. E loperaismo nasce e cresce su questo terreno. Laconsiderazione delloggettivit (storico-concreta) dei rapporti

    politici, ma anche la loro vischiosit, la loro non immediatatraducibilit in fenomeni lineari, parte strutturante dellazione edella pratica operaista. Le scelte tattiche e strategiche fatte in quegli

    anni sono anche una conseguenza di processi economico-politici acui bisognava far fronte:

    Affrontare il problema della verifica del rapporto teoria-politica, comporta allora che si assuma come presupposto laconstatazione empirica che il marxismo scientifico per leforze che lo usano e nella misura in cui si rivela strumentofunzionale, nel rapporto con la lotta di classe, ad individuare,gestire ed allargare precisi spazi politici21

    Proprio perch loggettivit dei processi unoggettivitstorico-concreta, il lato politico di una pratica teorica deve essereelaborato in modo conseguente, e la teoria deve seguireincessantemente lo sviluppo politico delle situazioni. Questo

    19Ibid., p. 10-11.20Ibid., p. 18.21 Dario Lanzardo, Appunti per una riconsiderazione del rapporto teoria-politica in

    Panzieri, in aut aut, 149-150, fascicolo speciale su Raniero Panzieri e i QuaderniRossi, 1975, p. 36.

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    atteggiamento appare chiaro in Tronti gi nel 62. A questo propositoscriveva infatti Panzieri:

    Il salto rappresentato, ovviamente, dalla presa di coscienza

    politica del capitalismo circa il suo attuale stato di sviluppo(). lo stesso salto che ha reso pi chiare e piimpegnative le linee della ricerca teorica: le impostazioni edelaborazioni recenti di Mario sono radicate in questa realt, nonsono un semplice sviluppo ontogenetico del pensiero diMario, o un momento dialettico al di l di Colletti22

    E questa sfida era molto pi difficile di quella prettamenteteorica, di appeal rivoluzionario, che loperaismo aveva in partegi vinto, almeno tra gli operai e alcuni intellettuali. Lo stesso Trontirilever dopo i primi numeri di classe operaia come il discorsoteorico si impiantato, ha ormai acquistato una sua autonomia, unaforza intrinseca che difficilmente verr bloccata nei prossimi anni,mentre il discorso politico era rimasto poco sviluppato, per cui si eracreato un distacco () un vuoto () tra il livello teorico e il livello

    politico.23Nelleditoriale del secondo numero dei Quadernirossi Tronti,

    dopo aver fatto lesegesi dei passi marxiani che dimostrano la

    duplicit della posizione delloperaio nello sviluppo/rifiuto delcapitalismo, ribadisce la consustanzialit del momento politico e diquello economico nello sviluppo capitalistico:

    per la mediazione della legislazione, con lintervento dellalegge, attraverso luso del diritto, cio sul terrenopolitico che

    per la prima volta il contratto di compravendita tra capitalistasingolo e operaio isolato si trasforma in rapporto di forza traclasse dei capitalisti e classe operaia. E sembra questo un

    passaggio che fa intravedere il terreno ideale su cui solo pusvolgersi lo scontro generale di classe24

    Tronti riprende lanalisi marxiana della legislazione sullefabbriche in Inghilterra come esempio di lotta di classe operaia che

    22 Raniero Panzieri, lettera ad Alberto Asor Rosa, 10 maggio 1962, in aut aut, op.cit., p. 12-13.23 Mario Tronti, Relazione al convegno di Piombino del 1 maggio 1964, in

    Loperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 377-78.24 Mario Tronti, La fabbrica e la societ, in Quaderni rossi, n. 2, 1962, p. 13.

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    ha costretto il capitalista a modificare la forma del suo dominio.25Questa costrizione che si applica al capitalista singolo diventamotore di sviluppo per il capitalista collettivo, cio per linsieme dei

    capitalisti nel loro rapporto con loperaio collettivo, ovvero con laclasse operaia organizzata:

    La pressione della forza-lavoro capace di costringere ilcapitale a modificare la sua stessa composizione interna;interviene dentro il capitale come componente essenziale dellosviluppo capitalistico26

    Per Marx, continua Tronti, chiaro come

    la legislazione sulle fabbriche, prima reazione consapevole e

    pianificata della societ alla figura spontaneamente assunta dalsuo processo di produzione sociale prodotto necessario dellagrande industria, quanto il filo di cotone, i self-actors e iltelegrafo elettrico27

    Quindi,

    lo scontro di classe sul terreno politico, la mediazione politicadella lotta di classe, stata, in quel caso, nello stesso tempo, ilrisultato di un certo grado dello sviluppo e il presupposto

    perch quello sviluppo si conquistasse un suo propriomeccanismo autonomo28

    da questo punto che inizia il ragionamento trontiano sulruolo nel presente del movimento operaio rispetto allo sviluppocapitalistico. I suoi sforzi sono tutti concentrati verso laradicalizzazione operaia del partito e la politica di rifiuto delsindacato alla collaborazione per le politiche di piano, quindi controil loro uso capitalistico per le esigenze di regolazione del sistema.

    Quel in quel caso, riferito alla legislazione inglese sullefabbriche, sottolinea proprio la possibilit di una politica alternativa

    per la classe operaia che non sia funzionale alla stabilizzazione delsistema, ma che sia in grado, con la tenuta politica dellinteressespecificamente operaio, di esasperarne le contraddizioni. Il

    25Ibid.26Ibid.27 Karl Marx, Il capitale, Libro 1, IV sez., cap. 13, Roma, Editori Riuniti, 1994, p.

    527. Citato da Tronti in La fabbrica e la societ, op. cit., p. 15.28 Mario Tronti, La fabbrica e la societ, op. cit., p. 15.

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    capitalismo necessita, a questo stadio del suo sviluppo, di unapianificazione generale della sua crescita che non pu essere fattasenza il coinvolgimento della stessa forza-lavoro. In questo scenario,

    il tentativo di integrazione della classe operaia dentro il sistema quello che pu provocare la risposta decisiva della rottura delsistema, portando la lotta di classe al suo livello massimo. Cun punto dello sviluppo in cui il capitalismo si trova in questostato di necessit; se passa, ha vinto per un lungo periodo; mase la classe operaia organizzata riuscisse a batterlo una primavolta su questo terreno, nascerebbe allora il modello dellarivoluzione operaia nel capitalismo moderno29

    Il capitalista collettivo, a un certo grado di sviluppo, ha lanecessit di controllare il movimento della forza-lavoro, di vederetutto il lavoro dentro il capitale e di ridurre loperaio a funzionedel capitalista, ha la necessit di programmare sul lungo periodo ilrapporto capitale-lavoro:

    Su questa base, lintegrazione della classe operaia dentro ilsistema diventa necessit vitale per il capitalismo: il rifiutooperaio di questa integrazione impedisce al sistema difunzionare. Diventa possibile una sola alternativa:

    stabilizzazione dinamica del sistema o rivoluzione operaia30

    La situazione politica italiana nei primi anni 60 prefigurava

    una contesto di grande offensiva capitalistica. La pianificazione, cheaveva come presupposto pratico la formazione di governi dicentrosinistra, nei quali le forze del movimento operaio dovevanogarantire il disciplinamento se non dei lavoratori almeno delle lorolotte, era il tema al centro dello sviluppo capitalistico in questa faseespansiva. Il PCI, nel caratterizzarsi come partito di popolo, era

    per scoperto sul fronte di questa offensiva. Scriveva ancora Tronti:Troppi pensano ancora che il partito possa dirigere larivoluzione restando chiuso fuori dalla fabbrica; che lazione

    politica cominci laddove il rapporto di produzione finisce; eche la lottagenerale contro il sistema sia quella che si svolge aivertici dello Stato borghese31

    29Ibid., p. 26.30

    Ibid., p. 27.31Ibid., p. 30.

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    Era quindi necessaria una radicale revisione della stessa analisidel capitalismo italiano, interpretato finora alla luce della suaarretratezza, dei suoi processi degenerativi e in preda a una

    stagnazione monopolistica.32

    Come sottolineava Alberto AsorRosa, al contrario,

    sembrava che il capitale andasse realizzando una manovra diestrema abilit: prima con lo sconfiggere la classe operaia infabbrica, poi profondamente ristrutturando e ampliandolapparato produttivo, quindi invadendo il paese con lasuggestione delle sue ideologie e della sua forza obiettivamenterazionalizzatrice, per riuscire infine a spaccare con il centro-sinistra le alleanze interne al movimento operaio, attirando nel

    governo il partito socialista allo scopo dichiarato di mettere allecorde i comunisti33

    Sempre Asor Rosa, sul secondo numero dei Quaderni rossi,denunciava come

    si puntato tutto sulla prospettiva di una societ capitalisticapoco sviluppata, e ci si accorge ora che il capitalismo ha postoesso in crisi, con il suo enorme sviluppo, questo schema dibattaglia culturale. Ma non si riesce a sostituirlo n a porsi il

    problema di sostituirlo34

    La concezione culturale del PCI negli anni 50 si basava su

    una visione della cultura come valore universale, oggettivo, nonlegato a un contenuto specifico di classe. Il filone di pensiero cheveniva costruito come suo supporto era quello della tradizioneidealista nazionale, da De Sanctis a Croce fino a Gramsci,accompagnato da una lettura idealista e positivista di Marx, checomprendeva il suo stretto legame con lidealismo tedesco e una

    32 Nel secondo numero dei Quaderni rossiAsor Rosa descriveva cos limpostazionedel movimento operaio: In conclusione, dunque, una concezione culturale arcaica,arretrata, elaborata per un modello agli albori del capitalismo pi che per un mondoavviato alla piena industrializzazione, in una fase dimpetuoso sviluppo erinnovamento del capitalismo Alberto Asor Rosa, Il punto di vista operaio e lacultura socialista, in Quaderni rossi, n. 2, 1962, p. 121.33 Alberto Asor Rosa, La cultura, in Storia dItaliaIV. DallUnit a oggi, t. 2,Torino, Einaudi 1975, p. 1650.34

    Alberto Asor Rosa,Il punto di vista operaio e la cultura socialista, op. cit., p.122.

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    conseguente concezione del marxismo concepito come sistema dipensiero, Weltanschauung, che nelle sue declinazioni pimeccaniche diventava materialismo dialettico. Questo implicava

    anche una lettura del marxismo come movimento progressivo eumanitario, da inserire nel sistema culturale borghese tramite unaserie di alleanze. In ombra restava sempre la caratura scientificadegli scritti di Marx, il loro connotato di scienza operaia perlanalisi del capitalismo. In una congiuntura di sviluppo impetuosoche metteva in crisi queste letture, loperaismo cercava invece diriscoprire il Marx del Capitalecontro le ideologie marxiste:

    Si trattava di elaborare, da un punto di vista operaio, una

    posizione capace di misurarsi con le politiche di piano (nonimporta se economiche o democratiche), peraltropolemicamente auspicate, in quanto coerenti col modelloteorico di sviluppo capitalistico elaborato nei mesi precedenti35

    Questa posizione doveva per essere sostanziata da unazionepratico-politica sulla classe e sul movimento operaio; la prassi, allaluce delle analisi fatte, doveva avere un primato scientifico oltre che

    politico; parafrasando Tronti, bisognava trovare nelle lotte dellaclasse operaia quella potente scoperta teorica che avrebbe

    permesso a queste astrazioni determinate di funzionare. Su questopunto, gi prima delluscita del secondo numero dei Quadernirossi,iniziarono a manifestarsi i primi contrasti tra il gruppo degliinterventisti romani e quello dei sociologi torinesi:

    Era opinione di questi ultimi che a difettare fosse piuttostolanalisi scientifica del capitale, senza il cui apporto ognigeneralizzazione tentata a partire dai comportamenti operaiavrebbe continuato a ricadere nel pi ingenuo immediatismo36

    Una parziale ricomposizione si ebbe con il seminarioorganizzato a fine aprile 62 a Santa Severa, al quale segu pocodopo un testo di compromesso, le cosiddette tesi Panzieri-Tronti,che ebbero vita breve e posticiparono solamente di un numero la resadei conti.37

    35 Giuseppe Trotta e Fabio Milana,Loperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 131.36Ibid., p. 132.37

    Un esempio delle due posizioni che si fronteggiarono a Santa Severa pu esseredato da due estratti dalla relazione di Tronti e da un articolo di Rieser. Tronti: Il

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    Nel giugno del 1962 gli scioperi dei metalmeccanici FIAT (lapi grande industria italiana) si moltiplicavano. Riprendeva una

    grande stagione di mobilitazione dopo il lungo periodo di silenzioseguito alla sconfitta della FIOM, il sindacato pi rappresentativo trai metalmeccanici, nel 1954. I sociologi borghesi avevano letto questaassenza di conflitto come la prova della definitiva inclusione deglioperai FIAT nel ciclo a-conflittuale del benessere e del consumomoderni. Il gruppo dei Quaderni rossi, al contrario, leggeva questo

    prolungato silenzio non come assenza di conflitto, ma comemanifestazione di una sua nuova forma:

    Noi eravamo convinti di essere di fronte a una forma di lottapi avanzata. Era il rifiuto delle lotte contrattuali, che gli operaiFIAT vedevano gi inserite in una compatibilit nazionale,

    preferendo dunque una forma di passivit operaia chesembrava una forma di lotta pi radicale38

    Lo studio della passivit operaia aveva permesso diindividuare nelle pratiche del salto della scocca, del gattoselvaggio o del sabotaggio quella conflittualit operaia che oraesplodeva di nuovo a livello generale.

    Il 26 giugno, dopo una serie di scioperi di massa, la FIATricorreva alla serrata. Di l a pochi giorni la Confindustria firmava unaccordo preliminare separato con la SIDA (il sindacato padronale) e

    concetto di proletarizzazione che crescente (). Non dobbiamo aspettare chequesto processo sia compiuto per rappresentarlo: bisogna anticiparlo anche se a unlivello non verificato () Nellanalisi di fabbrica che facciamo non andiamo acercare loperaio collettivo ma cerchiamo altre cose che possono essere utili solo se

    le vediamo attraverso questa figura (Mario Tronti, Intervento conclusivo alseminario di Santa Severa, inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 164-65).Rieser: Secondo noi, su questo piano, si pu arrivare a confusioni abbastanzapericolose (in cui riaffiorano posizioni hegeliane) sul ruolo dellimpianto logico-formale della ricerca () Ci sembra che, nelle cose sostanziali, [la posizione diTronti] possa essere condivisa anche da chi non arriva a certe connessioni di tipoglobale, e si limita alluso sociologico di alcuni strumenti marxisti, senza giuraresulla loro possibilit di ricomposizione in una teoria rivoluzionaria del proletariato(Vittorio Rieser e Laura Balbo, La sinistra e lo sviluppo della sociologia, inProblemi del socialismo, n. 3, 1962; ora con il titolo di Sociologia e marxismo in

    Loperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 160-61).38 Mario Tronti, Intervista, inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 598.

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    la UIL, giusto in tempo per il ritiro delladesione di questultima allosciopero generale gi indetto insieme agli altri sindacati per il 7, 8 e 9luglio. Gli operai partecipavano comunque compatti allo sciopero e

    nel pomeriggio del 7 una protesta indetta pacificamente daisindacalisti contro la sede della UIL a Piazza Statuto si trasformavain un vero e proprio assalto. La FIOM perdeva a questo punto ilcontrollo della situazione e gli scontri violenti con la polizia

    proseguivano per altri due giorni.Proprio tra il 6 e il 7 luglio i Quaderni rossi avevano fatto

    circolare il loro primo volantino politico; nel testo ci si appellavaalla FIOM chiedendo di non firmare laccordo con le imprese

    pubbliche e si denunciava laccordo separato della UIL. Per la primavolta i Quaderni rossi si presentavano come un soggetto

    politicamente autonomo firmando un volantino che volevaintervenire direttamente nellorganizzazione politica delle lotte. Gida solo questo fatto provoc un allarme nelle direzioni delleorganizzazioni tradizionali del movimento operaio, spaventate daqualsiasi iniziativa autonoma intesa a sostituire il ruolo del sindacatoallinterno delle fabbriche e del partito nella rappresentanza degliinteressi dei lavoratori. La campagna mediatica che venne

    immediatamente lanciata contro i provocatori che avevanocausato gli scontri fece il resto: i fatti di Piazza Statuto chiusero glispazi di agibilit allinterno del movimento operaio organizzato atutte quelle realt che, come i Quaderni rossi, cercavano dimodificare la strategia del sindacato e del partito dallesterno, manella continua ricerca di un dialogo con le organizzazionitradizionali.

    Anche allinterno dei Quaderni rossi la decisione di firmare un

    volantino non pass senza contrasti. Lintervento diretto nelle lotteera sostanzialmente escluso, almeno in quella fase, dal gruppo deisociologi torinesi. Era stata infatti la forzatura degli interventistisulla necessit di praticare nella lotta le scoperte teoriche che siandavano facendo sulla struttura dello sviluppo capitalistico e sullacomposizione della classe operaia che aveva portato a questo primointervento diretto. In autunno uscir anche una pubblicazione dellaserie Cronache dei Quaderni rossi (in realt si fermer al primo

    numero), sostanzialmente un bollettino con lo scopo di riportare eindirizzare le lotte dei metalmeccanici. Ma anche questo strumento

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    non riuscir ad avere una struttura leggera e un linguaggio direttoutili allo scopo. Si preparavano le condizioni per la scissione delgruppo: il terzo numero dei Quaderni rossi, dedicato al Piano

    capitalistico e uscito nel giugno 63, segner il punto di massimosviluppo teorico del gruppo e il contemporaneo distacco delle suedue anime.

    Alla vigilia delluscita del terzo quaderno le posizioni delgruppo interventista vengono esplicitate con maggior chiarezza. Senel dicembre 62 Panzieri organizza ancora lo spostamento di Trontia Milano,39 individuando nel capoluogo lombardo il centrodellattivit di ricerca del gruppo, un mese dopo Tronti comunica aPanzieri lintenzione di concentrare gli sforzi politici del gruppo in

    un punto particolare che sia poi passibile di immediatageneralizzazione. Tagliare un punto nevralgico del sistema,uno soltanto, in cui livello del capitale e livello operaio sicontrappongono in modo classico, in modo puro, libero dainterferenze esterne () Questo punto non pu che essere laFIAT40

    Sar questo il vero luogo del dissenso, anche se Panzieri,seppur con qualche riserva, accetter inizialmente la svolta.41

    Prosegue Tronti nella lettera a Panzieri:

    39 Da una lettera di Panzieri a Tronti del 18 dicembre 1962: A Milano si avviato illavoro organizzativo (). A questo proposito, dovresti precisarmi il giorno del tuoarrivo e stabilimento a Milano. Per il periodo di avvio potr provvedere il Morandialla conservazione della tua forza-lavoro. Intanto si potr avviare la tuacollaborazione con Einaudi, forse attraverso lo stesso Morandi (in Loperaismodegli anni Sessanta, op. cit., p. 255-56).40 Mario Tronti, lettera a Raniero Panieri del 9 gennaio 1963, in Loperaismo degli

    anni Sessanta, op. cit., p. 259. A proposito dellalternativa Milano-Torino, che siconfigura come una vera e propria alternativa strategica, scrive ancora Tronti aPanzieri: A Milano, se ho capito bene, non possiamo fare oggi niente di decisivo: una citt che ci sfugge, che non riusciamo a possedere nemmeno con i soli strumentiintellettuali, che rischia di affogarci tutti nella sua melma politica riformista, con unastruttura sociale che produce e riproduce in forme moderne il vecchio terreno dellalotta politica dentro il movimento operaio e magari anche contro il capitale, (Ibid.,p. 260).41 Il 13 gennaio Panzieri risponde a Tronti: Alla tua lettera con le proposte romanenon si risponde, si esegue (). A Milano adesione molto calorosa dei compagni alla

    sostanza della svolta proposta. Dico sostanza perch vi sono almeno due cose chenon possono essere liquidate dalla concentrazione dei Quaderni rossi alla FIAT: la

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    Arrivati al punto in cui arrivato il nostro discorso nonpossiamo pi limitarci a dire certe cose: lo stesso fatto di dirleci costringe a tentare di farle. La materia di cui trattiamo cosfatta che non pu formalizzarsi in una veste puramente teorica,deve condurre a immediati risultati pratici di organizzazione edi azione (). Io sono convinto che una prima pienezza deitempi gi avvenuta42

    Alla base di questa svolta vi era un ragionamento teorico gisostanzialmente anticipato da Tronti in quello che doveva essereleditoriale del terzo numero dei Quaderni rossi, poi retrocesso asecondo contributo al momento delluscita, dal titolo Il piano delcapitale. La rivendicazione di un diritto allesperimento veniva

    infatti esplicitata gi nella parte finale dellarticolo, in cui sidichiarava ancora una volta la necessit di vedere, in concreto, checos il lavoro salariato al livello pi alto del capitale, di andare ascoprire nei comportamenti operai quella pratica politica che avrebbe

    permesso anche lavanzamento della ricerca teorica. Tornava dinuovo in primo piano il rapporto teoria/pratica come rapporto da farfunzionare in entrambe le direzioni, si rivendicava la fabbrica comeluogo primario per scoprire una nuova e diversa organizzazione

    politica della classe operaia. Questa forzatura politica sulla FIATdoveva essere tentata in assonanza con la forzatura teorica che siandava costruendo contro le politiche riformiste che il movimentooperaio sembrava mettere in campo sullo stesso piano del capitale.Come rileva Tronti, senza questa duplice forzatura si rischiava dirimanere prigionieri della

    stretta in cui si trova chiuso sempre il discorso, quando vuolessere settario ma intero: tra volont di partire a cercare con

    calma le ragioni oggettive che guidano un lungo processostorico e la necessit di arrivare a trovare subito le forze

    prima, veramente importante, lattivit dei compagni di Padova e Porto Marghera,dove i Quaderni rossi sono gi attivit di classe, ed solo nostra colpa se anchequesta esperienza stata assunta per lanalisi (o la verifica) e non come soggettodi iniziativa politica (). La seconda il lavoro organizzativo in senso stretto, che,se non riusciamo ad avviare, ci ritroveremo fra breve davanti come questionepolitica di vita e di morte dei Quaderni rossi (Raniero Panzieri, lettera a MarioTronti del 13 gennaio 1963, inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 268-69).42

    Mario Tronti, lettera a Raniero Panieri del 9 gennaio 1963, in Loperaismo deglianni Sessanta, op. cit., p. 258.

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    soggettive che si organizzano per rovesciarlo. La pazienzadella ricerca e lurgenza della risposta

    La conquista teorica che guidava queste riflessioni era che il

    significato di questa stasi fosse un significato tutto politico:Il vuoto teorico che sta in mezzo un vuoto di organizzazione

    politica (). Fino a quel momento, tutto avverr per rapidoscontro tra concetti immediatamente contraddittori. Siamocostretti a saltare in avanti. Facciamo a meno delle mediazioni

    per odio allopportunismo43

    Viene cos ribadita lunit organica degli eterogenei teoria epratica. Lanalisi operaista del piano del capitale e della forma del

    conflitto operaio da contrapporgli pone il problemadellorganizzazione politica degli operai che solo un esperimentopratico, nel quale dagli operai si impara pi che non si insegni, pupermettere di risolvere.

    Nellarticolo Il piano del capitale questo passaggio vienederivato da una rigorosa esegesi marxiana dello stadio dello sviluppocapitalistico. Il risultato di questa analisi si concretizza nellaformulazione di due tendenze: 1) il crearsi di un capitale sociale cheorganizza un proprio piano di azione politica, diverso e spessocontrastante con linteresse del capitalista singolo; 2) un debordaredel rapporto capitale-lavoro nella societ, un processo che tende aridurre ogni lavoratore a operaio, per cui il carattere sociale della

    produzione si esteso a tal punto che lintera societ funziona ormaicome momento della produzione.44 Ma cos, marxianamente,questo capitale sociale? Scrive Tronti: Nelle differenti formeassunte dal capitale dentro il suo ciclo () il movimento del capitaleindividuale si scopre come parte di un movimento complessivo del

    capitale sociale. Questo perch, come Marx aveva sostenutoribadendo il carattere di rapporto sociale del capitalismo, ilrisultato effettivo del capitale sociale, oltre alla creazione del

    plusvalore, include anche la riproduzione delle condizioni stessedella sua sopravvivenza. Scrive Marx nel secondo libro del Capitale:

    Il prodotto annuo () comprende [oltre alla riproduzione delmondo delle merci] anche la riproduzione (cio conservazione)

    43

    Mario Tronti, Il piano del capitale, in Quadernirossi, n. 3, 1963, p. 73.44Ibid., p. 52.

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    della classe capitalistica e della classe operaia, e quindi anchela riproduzione del carattere capitalistico dellintero processodi produzione45

    A un dato livello di sviluppo il capitale sociale, date le suenecessit specifiche e vista la socializzazione crescente del rapportodi produzione,46 deve mettere in campo politiche di piano chegarantiscano, anche contro linteresse del capitalista singolo, lariproduzione delle condizioni del suo funzionamento. Lo stessocapitalista singolo, quindi, non governa pi direttamente il livello disfruttamento delle sue maestranze, e di conseguenza il suo profitto,ma invece

    il complesso della produzione capitalistica arriva a produrre unsaggio generale del profitto e, in conseguenza di esso, unprofitto medio(). A questo punto, il profitto che il capitalis tasingolo incassa diverso dal plusvalore che estorce (). Solocasualmente e per eccezione il plusvalore di fatto prodotto inuna particolare sfera di produzione coincide ora con il profittocontenuto nel prezzo di vendita della merce47

    Si trovano cos davanti, senza mediazioni di sorta, dueposizioni antitetiche, quella della classe operaia e quella del capitale

    sociale. Ma nellanalisi marxiana di Tronti questi due attori nonhanno la stessa consistenza, non sono fatti della stessa pasta: il primo un soggetto storico compiutamente politico, il secondo, invece, non pi rappresentato dalla figura del borghese ma dalla tecnicaneutralizzante del capitale:

    C una politica di piano, ma non c una teoria dellapianificazione; il massimo di teoria della pianificazione datodalle tecniche di programmazione. Il che non vuol dire,

    appunto, che non c pi un pensiero borghese: vuol dire alcontrario che il pensiero borghese ormai tutto integratodentro il capitale, funziona come meccanismo interno del suo

    45 Karl Marx,Il capitale, Libro 2, III sez., cap. 20, op. cit., p. 411.46 Mario Tronti, Il piano del capitale, op. cit., p. 45.47Ibid., p. 49. Qualche pagina dopo Tronti sottolineer anche come lemergere delcontratto nazionale fosse uno dei segni di questo mutamento: Il contratto nazionaleimpegna ora loperaio singolo ovvero gli operai di una particolare sfera della

    produzione non pi davanti ai rispettivi singoli capitalisti, ma davanti a un certotipo di sviluppo generale del capitale sociale (Ibid., p. 60).

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    sviluppo, non serve pi a giustificare dallesterno le formepresenti del potere capitalistico. Questultima funzione vienedirettamente scaricata sulle organizzazioni tradizionali delmovimento operaio48

    La funzione ideologica di giustificazione della bont e dellanecessit delle politiche di piano viene lasciata al sindacato (e in

    parte al partito stesso) della classe operaia. Lantagonismo cosradicale e il compito di riproduzione del rapporto di capitale cosesteso che deve essere mediato, deve essere svolto dal rappresentantedella forza lavoro intesa come componente interna del processo dicapitale:

    Le ideologie neocapitalistiche non derivano immediatamentedallunico centro di potere del grande capitale. Hanno bisogno,come mediazione pratica, di passare per gli uffici studi deisindacati operai. In una citt capitalistica che si sviluppa sulla

    base di un capitale socialmente organizzato, le ideologie delneocapitalismo corrispondono a una organizzazionecapitalistica del movimento operaio. Non vero che a questo

    punto non esiste pi la classe operaia: esiste una classe operaiaorganizzata dal capitale

    49

    Qui si gioca la soggettivit delluomo al lavoro, la doppiafigura delloperaio che Tronti stesso delineer magistralmente: forzalavoro dentro il ciclo di capitale, classe operaia fuori di esso.50 Ildiritto allesperimento si configurava cos come la prova generaledel rifiuto operaio di questa mediazione sindacale dentro il piano delcapitale. Alla FIAT, dove si erano sperimentate nuove forme di lottae dove il rifiuto delle lotte per il contratto nazionale era letto comeconsapevolezza operaia del loro inseri[mento] in una compatibilit

    nazionale,

    51

    si doveva intensificare il lavoro di organizzazioneautonoma degli operai.

    48Ibid., p. 64.49Ibid., p. 64-65. Per questo, secondo Tronti, a diversi livelli, il proletariato vienechiamato a collaborare nello sviluppo; a diversi livelli deve scegliere la formaspecifica del suo rifiuto politico (Ibid., p. 52).50 Questa distinzione verr sviluppata in maniera completa da Tronti nel saggio

    Marx, forza-lavoro, classe operaia, uscito in Operai e capitale nel 1966.51 Mario Tronti, Intervista, inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 598.

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    La rottura definitiva tra le due componenti dei Quaderni rossisi consuma solo nellagosto-settembre 63, quando gli spazi dimanovra per una sintesi politica sono del tutto azzerati. Il primo

    contrasto esplicito si ha in una riunione del 17 marzo, in cui Panzieriformula una serie di riserve sulla svolta teorica trontiana: Ilcontenuto critico accennato dal tema del capitale sociale rischia diessere obliterato in un nuovo dogmatismo se non si chiariscelinsufficienza degli strumenti marxiani a questo proposito, il lavoro

    politico in FIAT non ci autorizza a pensare che la lotta di classe chesi sviluppi alla FIAT sia immediatamente generalizzabile, non

    possiamo rappresentarci lintervento politico come qualcosa chemodifica immediatamente le condizioni della lotta di classe.52 Adaprile Alquati scrive da Torino a Tronti: Nel frattempo sono venutoa sapere che la parte sociocratica si organizzata sotto la guida diRaniero perch a Pasqua si faccia una riunione processo generalesul III quaderno per escludere il tuo articolo e il mio.53LarticoloIl

    piano del capitale, gi pronto da mesi e pensato come editoriale delterzo numero dei Quaderni rossi, viene effettivamente retrocesso asecondo contributo e preceduto da un testo firmato Q.R.,54 scritto daRieser e Panzieri, che prende le distanze da molte delle posizioni

    espresse da Tronti:Un aspetto importante nella situazione di oggi nel pericolo discambiare in modo immediato la feroce critica verso leorganizzazioni implicita, e spesso esplicita, nei comportamenti

    52 Dal verbale di una riunione dei Quaderni rossi del 17 marzo 1963, Quadernirossi, il dissenso (marzo 1963), inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 276-77.53 Romano Alquati, lettera a Mario Tronti del 3 aprile 1963, in Loperaismo deglianni Sessanta, op. cit., p. 279-80.54 Cos descrivono la vicenda Trotta e Milana: Il 17 marzo, a una riunione diredazione, [Panzieri] apriva ufficialmente le ostilit nei confronti delle posizioni diTronti, denunciando in esse una tentazione di tipo frazionistico, appoggiata su unaripresa di Marx a rischio di dogmatismo, allopposto del modello aperto diteoria, e non settario di prassi, che riconosceva tra i caratteri genetici dei Quadernirossi. Un mese pi tardi, con iniziativa unilaterale, il saggio di Tronti venivaretrocesso dalla posizione di editoriale e sostituito da un diverso scritto, a firmaQuaderni rossi, composto in parte da Panzieri stesso, e in parte da Rieser coi

    caratteri dellopuscolo adatto a una diffusione di massa (Giuseppe Trotta e FabioMilana,Loperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 230).

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    operai () per una immediata possibilit di sviluppo di unastrategia rivoluzionaria globale, ignorando il problema deicontenuti specifici e degli strumenti necessari alla costruzionedi tale strategia. Una strategia operaia non pu essere preparatadallaccumularsi di una serie di rifiuti frammentari, noncollegati tra loro in un disegno politico unitario, ma soltantoidealmente unificati in uno schema interpretativo delfunzionamento del capitalismo contemporaneo55

    Nella stessa lettera del 3 aprile Alquati segnala lo sfaldamentodel gruppo, richiamando Tronti al suo ruolo di fulcro teorico eorganizzativo ed esortandolo a preparare la prossima riunione diredazione organizzando le forze per un ultimo tentativo di riprendere

    in mano la linea del gruppo,sia per evitare la totale sociocratizzazione dei Quaderni rossi,sia per evitarne la chiusura da parte di Raniero, sia per evitareche tutti gli altri compagni (Milano Genova e lo stesso Negri)

    presi da vera e propria disperazione si chiudano in un lavorolocale, lasciando i Quaderni rossi al loro destino, mentre cisono per noi ancora delle possibilit di prendere in manoquesto strumento, purch facciamo tutta una serie di passi, finda ora, per fare valere la nostra maggiore forza quantitativa equalitativa56

    Ai primi di giugno esce finalmente il terzo dei Quadernirossi.Gi a fine maggio per Tronti espone a una riunione del grupporomano una serie di considerazioni con lintenzione di tracciare una

    precisa proposta strategica, quella che sarebbe stata alla basedellesperienza di classe operaia. La trascrizione dellintervento diTronti ci permette di cogliere molti degli elementi checaratterizzeranno loperaismo politico da questo punto di svolta in

    poi.57 Il fulcro attorno a cui ruota tutto il discorso il completo

    55 Q.R., Piano capitalistico e classe operaia, editoriale di Quadernirossi, 3, 1963,p. 5-6.56 Romano Alquati, lettera a Mario Tronti del 3 aprile 1963, in Loperaismo deglianni Sessanta, op. cit., p. 280.57 Lintervento di Tronti a una riunione con alcuni compagni di Roma, il 27maggio 1963: Il testo pu considerarsi alla stregua di un manifesto in nucedelloperaismo teorico, fondativo del raggruppamento che dar vita a classe

    operaia e anticipatore di noti contributi di Tronti stesso su tale testata (GiuseppeTrotta e Fabio Milana,Loperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 300).

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    dispiegamento del ragionamento sullautonomia della classe dalcapitale, ovvero lassunzione di unanteriorit della classe operaiaalla classe dei capitalisti, delle lotte operaie allo sviluppo

    capitalistico:Noi oggi dovremmo appunto trovare il coraggio teorico di direche dentro la societ capitalistica in fondo il punto pi altodello sviluppo non affatto il livello del capitale, il punto pialto dello sviluppo la classe operaia, per cui probabilmentenon pi vera la tesi di Marx secondo cui il capitale spiegatutto quello che c dietro, perch evidentemente c qualcosaoggi che spiega il capitale e che soltanto pu spiegare ilcapitale, e che appunto la classe operaia58

    Il punto di vista operaio che Tronti delinea non niente dimeno che lo sguardo sul processo generale da parte di chi sta nel

    punto pi alto dello sviluppo: la classe operaia.Tramite questa genealogia invertita del mondo moderno

    Tronti rimette in discussione il concetto di rivoluzione borghese,sostenendo che soltanto a livello di classe operaia si pu parlare insenso specifico di processo rivoluzionario, di rivoluzione, di rotturarivoluzionaria.59 Questo perch non mai esistita una rivoluzione

    borghese nel senso di rivoluzione politica. La borghesia maturainfatti come classe attraverso un lento processo economico nel qualegradualmente acquisisce quote economiche di potere. Solo alla fine,quando ormai ha realizzato la sua presa economica sulla societ, si

    pone il problema della presa del potere politico, ma in una situazioneche gi di fatto di dominio, come sanzione di un passaggio giavvenuto. La classe operaia, invece, non pu ripercorrere questastessa strada:

    Questo sviluppo da parte della borghesia completamenteirripetibile da parte operaia, perch () noi vediamo che laclasse operaia dentro la societ borghese non cresce affattocome categoria economica, non cresce affatto come presa di

    potere economico60

    58 Mario Tronti, La rivoluzione copernicana, trascrizione dal verbale dellariunione del 27 maggio 1963, inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p 291.59

    Ibid.60Ibid., p. 292.

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    La crescita della classe operaia dentro la societ capitalistica invece una crescitapolitica:

    Non la forza-lavoro che cresce, insomma () perch non la

    forza lavoro che si socializza e quindi diventa potenteeconomicamente dentro la societ capitalistica; invece laclasse operaia che acquista sempre pi e richiede sempre pi uncontenuto politico delle proprie posizioni, del proprio potere,del proprio posto nella societ61

    Laccumulazione caratteristica della classe operaia non unaccumulazione economica, invece sempre unaccumulazione

    politica, di richieste politiche, di forme di lotta politiche, come ilrifiuto a collaborare allo sviluppo, che per Tronti una forma chein fondo esiste fin dallinizio, cio fin dal momento in cui la classeoperaia si costituisce come tale; per una forma che acquista tanto

    pi valore quanto pi cresce la classe operaia. Nella dinamica dellerichieste della classe operaia

    c un processo proprio di accumulazione della forza-lavoroche a differenza dellaccumulazione di capitale ha un sensodirettamente politico perch non laccumulazione di unacategoria economica, ma proprio laccumulazione di una

    richiesta politica, che poi si riduce a una sola, cio la richiestadel potere in mano agli operai62

    Le richieste si semplificano e diminuiscono man mano dinumero, la forma finale della richiesta operaia diventa quella delpotere politico generale.63

    Siamo qui sul limite della lettura della fase capitalistica svoltada Tronti. Il carattere tutto politico della crescita della classe operaiaviene individuato tenendo presente soprattutto la fragilit di questa

    acquisizione: da una parte per il passaggio al momento organizzativocome stadio ancora incerto nelle forme ma imprescindibile nei fatti,dallaltro per lintrinseca aleatoriet di questo tipo di accumulazione,

    per cui si pone la necessit di arrivare a definire con precisione ()il concetto stesso di rivoluzione, di rottura rivoluzionaria da parte

    61Ibid.62

    Ibid., p. 29463Ibid.

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    della classe operaia.64 Per fare questo bisogna andare a studiarecosa sono allora certe forme specifiche di lotta operaia, perch laclasse operaia lotta in quel modo, e dato questo studio provare a

    interpretare la tendenza, arrivando addirittura a fissare e a elaborareanaliticamente alcune leggi di sviluppo della classe operaia stessa.Questa griglia analitica dello sviluppo politico della classe operaia,

    prosegue Tronti con un tono da scienziato sociale,

    ci permette poi di prevedere scientificamente i movimentifuturi della classe e quindi, prevedendoli, la possibilit diorganizzarli immediatamente. Si ripropone qui allora di nuovoil rapporto organico tra il momento teorico, scientifico,analitico, come previsione del movimento e il momento

    dellintervento politico che organizza proprio questa previsionegi fatta e si recupera cos a questo livello, proprio dentro ilmovimento rivoluzionario di classe, un diverso rapporto tra idue momenti65

    Il panorama strategico per la classe, data questa analisi, sicompone cos: organizzazione politica e rifiuto alla collaborazionesul piano del capitale nel breve termine, prospettando per un futuro

    possibile in cui

    ci sar una tale organizzazione politicamente funzionante dellaclasse operaia che si limiter non pi a chiedere alcune cose,ma a rifiutare le cose che vengono chieste: cio si pu

    prevedere una forma pi alta di sviluppo della lotta di classe incui le richieste, le rivendicazioni verranno fatte soltanto daicapitalisti66

    A questo punto,

    nel momento in cui c il rifiuto da parte della classe operaia a

    farsi mediatrice dello sviluppo capitalistico, in quel momento si

    64Ibid., p. 291.65Ibid., p. 292-93.66Ibid., p. 294. Il capitale sociale non pu infatti autonomamente avanzare questerichieste, soprattutto contro i capitalisti singoli, ed ha bisogno dellarticolazioneorganizzativa della forza-lavoro: I bisogni oggettivi della produzione capitalisticavengono in fondo presentati sotto la forma di rivendicazioni soggettive degli operai;il sindacato propone una piattaforma di rivendicazioni e questa piattaforma di

    rivendicazioni non altro che il riflesso di bisogni oggettivi della produzionecapitalistica (Ibid., p. 295).

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    blocca lintero meccanismo economico, non c niente da fare,quella lunica premessa di una prospettiva rivoluzionariaseria a livello di capitale avanzato (). Perch il momentosubalterno della classe operaia dentro il capitale proprio ilfatto che la classe operaia costretta a chiedere, a fare dellerichieste al capitale, il capitale ha la capacit e la possibilit dirifiutarle, questo il carattere subalterno della classe operaia67

    Questa la formula per la rivoluzione in Occidente nelle societa capitalismo avanzato che presentano un piano politico della classeoperaia allaltezza del piano del capitale. Questo ilframeworkteoricosul quale costruire una diversa teoria della rivoluzione nel moderno.Questa, infine, la genealogia dellunica classe che nasce gisociale e

    per questo non pu che crescerepoliticamente:Dentro il processo di produzione () questa classe operaia gi un fatto sociale, gi una massa sociale; quando noi

    parliamo di carattere politico, in fondo noi parliamo alliniziodi questa socialit, di questo fatto globale a livello sociale dellaclasse, di questa mancanza assoluta di divisioni allinternodella classe, per cui gli operai nascono tutti con gli stessiinteressi68

    Date queste premesse, anche per evitare limpressione di unateoria rigidamente predittiva, cosa che invece non certo presente inuna formulazione che evoca il futuro solo per rivendicare laradicalit della lettura del presente, Tronti precisa in chiusura glielementi sui quali necessario intervenire:

    Abbiamo quindi in possesso ora il momento critico, per ilmomento positivo, di costruzione dei modelli di organizzazionein fondo ancora non ce labbiamo, e questo veramente unadirezione di ricerca che non poi solo una direzione di ricerca,qui una direzione proprio sperimentale di costruzione diquesti modelli e di vedere come possono funzionare. un

    67Ibid., p. 295.68Ibid., p. 298. Loperaio nasce gi come fatto sociale, perch si presenta sulla scenasempre al plurale, mentre il capitalista singolo, si incontra con gli altri capitalistiattraverso una serie di mediazioni: Fin dallinizio non esiste in fondo divisione maitra gli operai, mentre il rapporto tra i singoli capitalisti in fondo si esprime attraverso

    la lotta, la concorrenza reciproca e cos via, al punto che deve essere mediata dalmercato (Ibid., p. 297).

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    terreno su cui veramente la necessit dellesperimento diventafunzionale alla costruzione del modello teorico69

    Il passaggio dai Quaderni rossi a classe operaia la

    condizione del passaggio da queste prime ipotesi a unesperimento politico di tipo nuovo; non a caso proprio questi duesono i titoli dei paragrafi di Operai e capitale, il volume di Trontiche raccoglier nel 1966 la parte teorica pi importantedelloperaismo politico.

    La svolta impressa nella primavera 63 porta alla separazionenellautunno seguente. In un primo momento la nuova compagine si

    trova un po allo sbando, non si costituisce immediatamente quelgruppo politico omogeneo che Tronti aveva spesso invocato per iQuadernirossi: ci sono i romani che rappresentano il fulcro teorico; i

    padovani e veneziani con Negri che, pur avendo mediato fino allafine per evitare la scissione, iniziano a ripiegare su Porto Marghera, esono lunica realt del gruppo veramente radicata tra gli operai; poi igruppi di Genova, Firenze e Milano che rimangono in attesa dellaristrutturazione delle forze; infine un gruppo di torinesi, con Alquatiin testa, non disposti a seguire Panzieri e i Quadernirossi. Dopo una

    prima ipotesi incentrata sulle Cronache operaie ripensate comegiornale post-locale, anche se non ancora come giornale nazionale,Tronti rinsalda lasse Roma-Padova e mette in piedi classe operaia:mensile politico degli operai in lotta. Il gruppo politico vienemodellato sulle necessit di un giornale nazionale, con cadenzamensile, pensato come strumento specifico per le lotte operaie, perorientarle, in misura minima per organizzarle.70 Viene alloraelaborato gi dallautunno un progetto organico per i primi tre

    numeri: il primo sulle lotte operaie nello sviluppo capitalistico, chericapitola i punti teorici del discorso; il secondo sulla situazioneinternazionale, nellottica di estendere lanalisi anche alle lotte incorso sul piano europeo; il terzo sulla centralit operaia e sul

    problema delle alleanze.Nelleditoriale del primo numero, Lenin in Inghilterra, Tronti

    condensa il discorso sulla crescita politica della classe operaia:

    69

    Ibid., p. 299.70 Mario Tronti, Intervista, inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 599.

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    La societ capitalistica ha le sue leggi di sviluppo: glieconomisti le hanno inventate, i governanti le hanno applicate egli operai le hanno subite. Ma le leggi di sviluppo della classeoperaia, chi le scoprir?71

    Queste leggi di crescita politica devono essere scoperte nelvivo della classe, nelle sue lotte, che ora prendono forme nuove:

    La forma nuova dellunit di classe tutta implicata nelleforme nuove di lotta operaia () Non collaborazione

    programmatica, passivit organizzata, attesa polemica, rifiutopolitico, continuit di lotte permanenti72

    Se non si riesce a far emergere politicamente queste nuove

    forme di lotta, se lanteriorit delle lotte allo sviluppo del capitalenon viene assunta dalla classe operaia, se insomma il problemadellorganizzazione non viene posto, allora, in assenza di questoelemento, lintero processo vive in funzione del capitale.73Assumendo invece la figura della classe come soggetto

    potenzialmente cosciente dei propri obiettivi politici, Tronti proponela differenza tra tattica e strategia nella gestione delle lotte: Lavisuale strategica [deve essere la] capacit politica di abilmenteimporre il riformismo al capitale e di rozzamente utilizzarlo per larivoluzione operaia, mentre la

    posizione tattica presente della classe operaia classe senzaorganizzazione di classe e deve essere necessariamentemeno chiara e, diciamo pure, pi sottilmente ambigua () idue riformismi, del capitale e del movimento operaio,dovrebbero certo di fatto incontrarsi, ma per iniziativadirettamente operaia; quando liniziativa, come oggi, tuttacapitalistica, linteresse operaio immediato di mantenerli

    divisi74

    Ecco quindi che questa contraddizione tra tattica e strategia si

    configura come una contraddizione fruttuosa tra teoria e politica:

    71 Mario Tronti, Lenin in Inghilterra, editoriale di classeoperaia, n. 1, febbraio1964, p. 1.72Ibid., p. 18-19.73Ibid., p. 19.74Ibid.. Da qui, da parte operaia, lappoggio strategico allo sviluppo in generale del

    capitale e lopposizione tattica ai modi particolari di questo sviluppo. Tattica estrategia, oggi, nella classe operaia, si contraddicono (Ibid).

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    Sul piano teorico, il punto di vista operaio oggi non deve averelimiti, non deve porsi barriere, deve saltare in avanti (). Iltempo della sistemazione, della ripetizione, della volgariteletta a discorso sistematico, definitivamente chiuso

    Ma, allo stesso tempo, lerrore da evitare di confonderetutto questo con un programma politico,75 per cui:

    Il giornale in questo senso il punto di controllo, o megliodellautocontrollo, sulla validit strategica delle singoleesperienze di lotta. Il procedimento formale della verifica vanettamente rovesciato. il discorso politico che deve verificarela correttezza delle esperienze particolari: e non viceversa76

    Si potrebbe quasi dire che il tenere insieme due piani distinti econtraddittori, fossero tanto lambiguit sul rapporto con il partitoquanto la contraddizione tra tattica e strategia, sia stata una dellecaratteristiche centrali delloperaismo politico: la capacit di farsiclasse come capacit di darsi un programma politico, di verificarlonelle lotte e di imporlo al capitale, senza ricette dogmatiche sulleosterie dellavvenire, ma con la radicalit delle azioni conseguentia un ragionamento teorico/politico. In fondo, questa capacit ditenere insieme piani diversi pu essere anche identificata come la

    vera caratteristica che identifica un soggetto storico.77 Per Tronti, iltema al centro di questo percorso deve rimanere quello delle forme

    politiche nuove per le nuove lotte dentro il capitalismo avanzato;continuamente bisogna

    riproporre il problema di come far corrispondere in modopermanente unorganizzazione nuova a queste nuove lotte ().Lenin in Inghilterra la ricerca di una nuova pratica marxistadel partito operaio: il tema della lotta e dellorganizzazione al

    pi alto livello dello sviluppo politico della classe operaia78

    75Ibid.76Ibid., p. 20.77 Ricorder Tronti a proposito delle critiche di Panzieri alla sua concezione delsoggetto: Mi accusava di hegelismo, di filosofia della storia. Questa lettura, elaccusa che tiene dietro, ritorner spesso; del resto lhegelismo era un dato reale,effettivamente cera, c stato sempre; mentre non esisteva questa idea di unafilosofia della storia, assolutamente no (Mario Tronti, Intervista, in

    Loperaismo degli anni Sessanta, op. cit., p. 601-2).78 Mario Tronti, Lenin in Inghilterra, op. cit., p. 20.

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    Uno dei fattori che contribuiscono alle formulazionistrategiche espresse da Tronti nella riunione del gruppo romano e nei

    primi numeri di classeoperaia sicuramente laccelerazione che nel

    1963 hanno i tentativi di varare un governo di centrosinistra. Gi dal1962, con il monocolore DC che si reggeva sullastensione del PSI,sembrava che i tentativi di riorganizzazione politica del capitalesociale potessero andare a buon fine. Ma due giorni prima deldiscorso di Tronti che abbiamo analizzato era fallito il primotentativo di Moro per la costruzione di un governo sostenuto anchedai socialisti, esperimento che riuscir invece nel dicembre dellostesso anno. In questo contesto, in un articolo del luglio 63 Trontileggeva le successive difficolt del governo come una prima battutadarresto nel cammino di avvicinamento tra riformismo operaio eriformismo capitalistico:

    A operazione capitalistica appena impostata, subito si constataquesto: riformismo del capitale e riformismo del movimentooperaio non si sono incontrati. qui la radice della loro doppiacrisi. Tenerli divisi il compito immediato di ogni battaglia

    politica seria. Tenerli divisi lunica maniera per batterliinsieme79

    La tattica doveva allora essere quella di impedire un incontrotra questi due riformismi, ma, nello stesso tempo, come sostenutoanche in Lenin in Inghilterra, la battaglia strategica dovevaspingere verso un centrosinistra forte in grado di rappresentare il

    piano del capitale, cos da avere un nemico chiaro e definito controcui combattere. I due riformismi, quello del capitale e quello dellerappresentanze sindacali, erano sostanzialmente lo stesso riformismo,in uno scenario dove le seconde svolgevano una funzione da

    figurante utile a procedere con il piano del capitale. Ma laconstatazione del rifiuto degli operai in fabbrica a sottostare alle lottecontrattuali dei sindacati dimostrava una crescente unit ericomposizione a livello sociale della classe operaia, proprio dentroquesto suo rifiuto.

    79 Mario Tronti, editoriale di Quaderni rossiCronache operaie, 15 luglio 1963

    (ora con il titolo di I due riformismi, inLoperaismo degli anni Sessanta, op. cit.,p. 307).

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    La ricomposizione sociale non era per, sottolineava Tronti,automaticamente sinonimo di ricomposizione politica. Il problema

    pi serio nello sviluppo della classe operaia era proprio quello

    dellorganizzazione:Eppure, sempre, dopo la lotta, un potere particolare resta inmano agli operai: una cresciuta composizione politica dellamassa operaia, che cerca unorganizzazione anticapitalistica() e questo basta per impedire il governo di fabbrica dellaforza-lavoro da parte del padrone; non basta per ricomporre alivello sociale generale la pressione politica della classe operaiacontro il capitale. Conserva un potenziale rivoluzionariofondamentalmente unitario; non lo organizza in forme nuove,

    per obiettivi unici di conquista del potere (). Il potere operaionon ci sar finch non verr politicamente organizzato80

    Classe operaia vuole essere anche questo, un tentativo diiniettare i primi germi dellorganizzazione, ancora nellincertezza seesterna alle organizzazioni tradizionali del movimento operaio o serecuperabile dentro una battaglia per portare queste organizzazioni, eil PCI innanzi tutto, su posizioni operaiste. Classeoperaia mantienequesta ambiguit come sua caratteristica almeno per un anno, fino

    alleditoriale del numero 8-9, 1905 in Italia, in cui viene affrontatodirettamente il nodo del rapporto con il partito. Ma nei primi numeriquesta ambiguit persiste. Unambiguit che per non deve essereletta come una debolezza, come segno di opportunismo o diindecisione, ma come apertura del piano teorico alle condizioni dilotta effettive. unambiguit paradossalmente produttiva, anchequando crea quel disorientamento, spesso lamentato, datodallincomprensione di alcuni passaggi.81

    80Ibid., p. 308-9.81 soprattutto Alquati che dopo i primi tre numeri chiede una maggior chiarezzadelle posizioni teorico-politiche: Criticano tutti la mancanza di articoli chesviluppino il discorso politico, perch larticolo di fondo di Mario non risultatoaffatto chiaro, neppure come discorso strategico (). stato forse un bene nonrendere subito esplicito dal primo numero un discorso sul PCI ecc. ma ormai siamoal 4: il PCI al centro della situazione e una nostra presa di posizione chiara ci richiesta da tutti: non si pu continuare a ignorare il PCI (). Da qui un coro di

    gente che dal primo numero non fa che chiedere: questo partito per voi il PCI o ilpartito nuovo di cui parlate da altre parti del giornale? (Romano Alquati, lettera ai

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    Il secondo numero del giornale, come abbiamo gi detto,amplia il discorso sul piano europeo, ricostruendo anche unagenealogia delloffensiva riformista del capitale come risposta alla

    rivoluzione russa:Dagli anni lontani in cui, dopo la prima guerra mondiale, ilmovimento della classe operaia in lotta riusc a trovare formeorganizzative autonome ed omogenee sul piano internazionale,il capitale fu costretto a darsi lobiettivo politico di ricomporsia livello internazionale in funzione anti-operaia (). Da allorainizia la grande offensiva riformista del capitale che tende arealizzare nelle forme politiche apparentemente picontraddittorie (fascismo o socialdemocrazia) la cooperazione

    sociale a livello internazionale. Da allora inizia la grandeinvoluzione riformistica del movimento operaio, che tendeoggettivamente in una lunga prospettiva teorica ad incontrarsicol riformismo del capitale

    La storia di questo tentativo di ricomposizione capitalista edella corrispettiva involuzione riformistica del movimento operaioviene analizzata anche sul piano culturale.82 Asor Rosa a delinearemagistralmente, nello stesso numero, questa capacit tutta culturale

    della borghesia di inglobare dentro al proprio discorso le paroledordine dellavversario:

    Bisogna rovesciare cio lottimistico giudizio corrente: che lacultura dopposizione sia stata abbastanza forte da imporre isuoi capisaldi (umanitarismo, antifascismo, resistenzialismo,storicismo) ad una debole borghesia. La realt che la

    borghesia ha raggiunto una forza tale da accogliere tutte le

    compagni direzionali, 12 marzo 1964, inLoperaismo degli anni Sessanta, op.cit.,p. 356-57).82Leditoriale ricostruisce lo sviluppo delle lotte della classe operaia nel 900. Unagenealogia a partire dalla stagione dei soviet che delinea il progressivo costituirsi diun atteggiamento di collaborazione allo sviluppo capitalistico degli organi delmovimento operaio. In particolare gli anni 50 e 60 sono letti come ultimo stadio, intutta Europa, del rapporto errato tra classe e movimento operaio: Fino a quelmomento [1953] la spontaneit operaia ha potuto essere ingabbiata nello sviluppoeconomico del capitale (). Ma da quel momento in poi ogni movimento dellaclasse non pu pi essere utilizzato ai fini economici del capitale, richiede una

    risposta politica (Mario Tronti, Lotta in Europa, in classeoperaia, n. 2, gennaio1964, p. 20).

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    possibili istanze,dico tutte, purch si contentino di restareistanze ideali e culturali (). Diventa un gioco inglobare come

    parte di s una cultura dopposizione e farne un docilestrumento di direzione e di condizionamento83

    Viene poi analizzato questo sfondamento culturale, questagrande operazione egemonica che la cultura borghese riuscita aimporre sulla societ, a fronte di una sostanziale dismissione del

    piano culturale da parte del movimento operaio:

    Attraverso i concetti della universalit della cultura, dellostoricismo operaio, dellumanesimo socialista, attraverso lalettura idealistica e positivistica di Marx, i richiami allatradizione nazionale e alla necessit delle alleanze, non sifaceva che ricalcare la traccia del pensiero borghese,modificandolo o contestandolo in un senso anchesso borghese

    Sul piano politico questo stesso discorso viene affrontato nelnumero 3 di classe operaia, nelleditoriale a firma Antonio NegriOperai senza alleati, in cui si ribadisce la distanza dellanalisioperaista da quella dominante nel movimento operaio:

    Ci si chiede con paterna sollecitudine: qual il blocco storicoche proponete nella fase attuale della lotta politica della classeoperaia? E noi semplicemente rispondiamo: il blocco dellaclasse operaia su se stessa, il blocco della classe operaia

    contro lavversario di classe84

    Se lunit della classe si esprime nelle lotte, ed questo ilpunto di partenza delloperaismo politico, allora a questo puntoscompaiono tendenzialmente le distinzioni tra operai avanzati earretrati, tra settori industriali ed agricoli; la classe operaia, con lasua crescita politica e la sua rivendicazione di parte, diventa

    lunica lente da cui guardare le lotte anticapitalistiche:Eccoci allora nella possibilit di esaltare negli operaidellagricoltura capitalistica non degli alleati, bens icompagni della classe operaia FIAT; e negli edili i compagni dilotta dei chimici85

    83 Alberto Asor Rosa, Fine della battaglia culturale, in classe operaia, n. 2,gennaio 1964, p. 17.84

    Antonio Negri, Operai senza alleati, in classeoperaia, n. 3, marzo 1964, p. 1.85Ibid., p. 18.

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    Dopo i primi tre numeri il gruppo di classe operaia si trovanella condizione di dover tracciare una nuova linea che faccia i conticon il prolungarsi della fase di congiuntura e con il basso profilo

    dimostrato dal riformismo italiano. Con leditoriale del numero 4-5,Vecchia tattica per una nuova strategia, e con il seminarioorganizzato a Piombino dal 1 al 3 maggio del 64, si assiste a un

    primo mutamento di rotta rispetto alle coordinate fornite da Leninin Inghilterra: la passivit operaia come forma di lotta che spingestrategicamente per rendere coerente lavversario non una forma dilotta adatta a una congiuntura che vede lin