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Periodico dell’ Istituto Suore Orsoline F.M.I. - Via Muro Padri, 24 - Verona - n°1 Gennaio-Aprile 2015 Poste Italiane SpA, spedizione in abbonamento postale, Verona – Art.2 – comma 20/c-Legge 662/96 La Nostra N. 1 gennaio aprile 2015

La nostra VOCE

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Periodico n. 1 anno 2015 dell'Istituto Suore Orsoline F.M.I. di Verona

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VOCELa Nostra

N. 1gennaioaprile2015

SOMMARIOIn AscoltoEditoriale Sr. Maria Giovanna Caprini 2QuestoèiltempodellaSalvezzapernoi Madre M. Luciana Spada 3LaParoladelFondatore:aifiglieaigenitori a cura di Sr. M. Angiolina Padovani 4InCristoGesùilnuovoumanesimo Don Giuseppe Laiti 6

Nella Congregazione AMilanoconipiccoli Sr. M. Sonia Speranzini 8Lafedeèalimentatadallapreghierafedeleeperseverante Sr. M. Izoldi Gluitz 10UnasalaoperatoriaperAnalaroa Dr. Roberto Ghezzi 11“Eh!HarenaSarobidyianao”Seiundonoprezioso Sr. M. Honorine Ravaosolo 14Rallegratevi! Sr. M. Rosette Andrianandrianina 15DallaScuola“SagradaFamilia”diMontevideo Sr. M. Virginia Zorzi 17TuttohairicevutodaDio:condividilo! Sr. M. Chiara Aloisi 18Unmosaico…diesperienze a cura di Sr. M. Cleonice Salvatore 20

Progetti a cura della Redazione 21

N. 1 GENNAIOAPRILE 2015

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VOCELa Nostra

N. 1gennaioaprile2015

GARANZIA DI RISERVATEZZA - L’Istituto delle Orsoline F.M.I., in quali-tà di Editore, garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d. legs. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, che i dati relativi agli Abbona-ti vengono trattati nel rispetto della legge. Il trattamento dei dati sarà correlato all’adempimento di finalità gestionali, amministrative, stati-stiche, ed avverrà nel pieno rispetto dei principi di riservatezza, cor-rettezza, liceità e trasparenza, anche mediante l’ausilio di mezzi elet-tronici e/o automatizzati. Il conferimento dei dati è facoltativo. Tuttavia il mancato conferimento degli stessi comporta la mancata elargizio-ne dei servizi previsti. In ogni momento si potranno esercitare i dirit-ti di cui all’art. 7 del d. legs. 196/2003, tra cui il cancellare i dati ed opporsi al loro utilizzo per finalità commerciali, rivolgendosi al Titola-re Dati dell’Istituto delle Orsoline, Via Muro Padri, 24 - 37129 Verona.

PeriodicoSuoreOrsolineF.M.I.

Verona, Via Muro Padri, 24Tel. 045-8006833 Fax 045-8039430

[email protected]

C.c.p. 15126378Numero 1 Gennaio - Aprile 2015

Direzione e Redazione:Sr. Maria Giovanna Caprini

PEC: [email protected]

Responsabile:Madre M. Luciana Spada

Superiora Generale

Gruppo Redazionale:Sr.M. Claudia Cavallaro,Sr.M. Pina Costantino,

Sr.M. Angiolina Padovani

Autorizzazione Tribunale di VeronaN. 410 del 28-01-1978

Progetto grafico, impaginazione e stampa:Grafical srl

Via Dell’Artigianato, 4237020 Marano di Valpolicella (Vr)

Tel 045.7704444www.grafical.it

editoriale Sr. Maria Giovanna Caprini

la nostra vita ecclesiale e ci rende contem-poranee alle nostre prime sorelle. Ieri co-me oggi l’invito ad accompagnare la fa-miglia si fa cura nell’ascoltare quanto il B.Z.Agostini diceva ai genitori e ai figli. “Ogni cristiano sa che la familiarità con Gesù Cristo, la sua parola, i suoi modi di entrare in relazione con le persone, sono profondamente umanizzanti, portatori di salvezza, di vita che viene risanata e aper-ta a possibilità prima insperate”. Così don Giuseppe Laiti ci introduce nell’orizzonte ecclesiale che caratterizzerà il Convegno di Firenze - V della Chiesa che è in Italia - occasione per ritornare alla sorgente del-la fede. L’evangelizzazione nella pastorale e nell’a-nimazione missionaria prende forma nei progetti di solidarietà e nelle proposte or-ganizzate da “Casa Tabor” a San Zeno di Montagna, Casa “S.Angela Merici” a Ro-ma, Casa “Madonna della Neve” a Breo-nio e a “Villa Sacro Cuore” a Milano Ma-rittima, Ravenna.Invito i lettori e le lettrici a segnalare even-ti e iniziative che possono arricchire la ri-vista. La novità e il cambiamento aprono alla ricchezza della condivisione e dello scambio.

Care lettrici e cari lettori,In questo primo numero dell’anno, le vo-ci delle Comunità sparse nel mondo diven-tano un racconto del quotidiano, ricco di sfumature. I fatti, nella narrazione, diven-ta eventi significativi della vita che scorre nelle situazioni più umane, semplici, ve-re. La sala operatoria ad Analaroa è dav-

vero un evento che cambierà la vita di tan-ti bambini.Madre Luciana ci invita ad abitare questo tempo per riconoscere il passaggio del Si-gnore che continuamente ci dona di vivere un nuovo esodo, attraversando i deserti, le paure, il buio, i pericoli della notte fugata dalla salvezza realizzata. La Parola del Fondatore colora di carisma

Questo è il tempodella Salvezzaper noi

immagine dell’Esodo è, oggi, quella che meglio racconta il nostro tempo e in esso, le spe-

ranze che abitano il nostro cuore; è l’im-magine della vita consacrata in esodo lungo le strade della storia. Per anda-re dall’Egitto a Canaan, il gruppo gui-dato da Mosè dovette attraversare il deserto del Sinai, rimasto la strada da percorrere per raggiungere la terra pro-messa. Il deserto è una condizione di vi-ta: un cammino faticoso per questo può scoraggiare, ma tempra e forma alla li-bertà. Il deserto è il tempo del passag-gio dalla schiavitù al servizio. È il tem-po della prova per le proprie capacità di resistenza, per la fede che sostiene, per le prospettive che spingono avanti. In questo modo il deserto è il luogo te-ologico dell’incontro con Dio, della resi-stenza a Lui e dell’esperienza della sua salvezza.

Insieme al deserto un’altra immagi-ne emblematica del tempo che viviamo è la notte. È proprio nella notte dell’E-sodo che Dio si fa presente e opera sal-vezza per il suo popolo. Deserto e notte sono i luoghi teologici nei quali Dio, im-

prevedibile e provvidente, rivela la sua presenza, la sua vicinanza e ci parla. È in questi due luoghi di silenzio che la nostra vita riconosce il suo fondamento. Nell’esperienza del deserto e della not-te, anche la Vita Consacrata si ricono-sce chiamata a proseguire il cammino con coraggio per osare scelte profeti-che alla sequela del Signore Gesù Cri-sto che ci conduce verso la Terra Pro-messa della Risurrezione. Anche se a volte camminiamo nell’oscurità, che ri-schia di turbare i nostri cuori, abbiamo la certezza della presenza del Signore. L’Esodo non ci permette di guardare in-dietro per rimpiangere tempi più pro-speri e ricchi, ma ci spinge in avanti, ci domanda coraggio, fiducia e forza sem-pre nuova: il deserto e la notte sono i luoghi della profezia.

La Chiesa riconosce e accompagna la vita consacrata che, spinta dall’impul-so carismatico del concilio, ha cammi-nato seguendo i segnali della nube del Signore. Quello dei consacrati è stato un vero “cammino esodale”. Tempo di entusiasmo e di audacia, di inventiva e di fedeltà creativa, ma anche di certez-

ze fragili, di improvvisazioni e delusio-ni amare. Attraverso vie sconosciute, lo Spirito ha condotto la vita e i proget-ti dei consacrati e delle consacrate sulle strade del Regno, portandoli a misurar-si con le nuove realtà sociali e cultura-li. Così l’attenzione ai segni dei tempi e dei luoghi, l’incalzante invito della Chiesa ad attuare lo stile conciliare, la riscoperta dei carismi di fondazione, le rapide trasformazioni nella società e nella cultura stanno provocando la vi-ta Consacrata ad una fedeltà creativa.

Spinta dallo Spirito nell’esplorazio-ne dei nuovi orizzonti, in una Chiesa in uscita, attenta alle periferie, la vita con-sacrata vive con tutto il popolo di Dio la novità del Vangelo per l’oggi. L’eso-do, infatti, si compie “insieme”, come comunità cristiana. Occorre, allora, tor-nare alla fonte e ricuperare la freschez-za originale del Vangelo nella comunità cristiana e modulare la diaconia secon-do il sentire della Chiesa.

Come un esodo pasquale, stiamo im-parando a morire per poter nascere di nuovo! Dio è la ragione prima della no-stra esistenza, il dono più grande, il nu-cleo essenziale. Dio è il luogo di origine della Vita Religiosa.

Il nostro desiderio è ritornare, ve-stendo gli abiti dei pellegrini, cantando i salmi dell’itineranza dei profeti di Dio. E, poiché il Vangelo è la buona notizia, viviamo il mistero cristiano continuan-do a camminare, nella Chiesa, come Po-polo di Dio.

“Ad ogni tappa, quando la nu-be s’innalzava e lasciava la Di-mora, gli Israeliti levavano l’ac-campamento. Se la nube non si innalzava, essi non partiva-no, finché non si fosse innalza-ta. Perché la nube del Signore durante il giorno rimaneva sul-la Dimora e durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio”.

Es40,36-38

Madre M. Luciana Spada Superiora Generale

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In Ascolto ·3

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2015

Ai figli e ai genitori

io non vuole solo essere ama-to da noi sopra ogni cosa, vuo-le pure che amiamo il nostro

prossimo come noi stessi per rispetto a Lui […].

Ora siccome tra i vostri prossimi, i più vicini di tutti sono il padre e la ma-dre, dai quali abbiamo ricevuto l’esse-re e la vita, che è il fondamento di tut-ti i beni, Dio ci dice l’obbligo che abbia-mo verso di essi. Il precetto è concepi-to in questi termini: “Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà” (Es 20,12). È vero che sotto il no-me di padre e di madre indirettamente e secondariamente si debbono racchiu-dere anche tutti quelli che hanno sopra di noi legittima autorità, di cui parlerò più avanti, ma prevalentemente e diret-tamente si intendono quelli che ci han-no generato.

Come l’adorare Dio è il primo e più importante precetto della carità verso di Lui, così l’onorare i genitori è il primo e più importante precetto della carità ver-so il prossimo e, dopo il supremo culto a Lui dovuto, niente più gli sta a cuore quanto l’osservanza di un tal precetto.

Ascoltatemi attentamente, o figlio-li, perché questa materia è tutta per voi: “Venite, figli, ascoltate, vi inse-gnerò il timore di Dio” (Sl 33,12). Che dovete voi dunque intendere

per questo onore da prestarsi ai geni-tori? La parola onorare, nel linguaggio delle divine Scritture, comprende tut-ti i doveri dei figli verso i genitori. Tali doveri sono, concretamente, tre: rispet-to, obbedienza, soccorso, che corrispon-dono a quei tre beni che abbiamo rice-vuto, cioè la vita, l’educazione, il sosten-tamento.

Rispetto perciò perché a loro dob-biamo dopo Dio l’essere e la vita. Obbe-dienza perché dobbiamo loro l’educazio-ne; soccorso perché dobbiamo loro la no-stra sussistenza.

Parliamo oggi, o figli, del primo vo-stro dovere, del rispetto che dovete ai vostri genitori per aver ricevuto da loro l’essere e la vita.

Voi, figli, non avete potuto formarvi da voi stessi. Dovete riconoscere il vo-stro essere prima da Dio, supremo auto-re di tutto, poi dai genitori senza i quali non sareste mai venuti alla luce e quin-di dovete essere intimamente convinti che dopo Dio non vi è oggetto più sacro e venerabile per voi dei vostri genitori.

E quale rispetto essi meritano? Sen-

tite bene: deve essere interiore ed este-riore. Il rispetto interiore si esercita con l’avere stima di essi, come di persone di cui Dio si servì per darci l’esistenza e che da lui ci vengono dati quali reggito-ri della nostra vita naturale, civile, spi-rituale.

Da questo sentimento interiore di profonda stima scaturiscono gli atti esterni di riverenza, • nel parlare: astenendoci con tutta di-

ligenza da ogni parola meno rispet-tosa, aspra, pungente, risentita, irri-soria e mortificante; […]

• con i fatti e con le opere: evitando qualunque atto che indichi disprez-zo e non educazione; con il non fare niente che sia importante senza il lo-ro consenso, senza la loro partecipa-zione e dipendenza;

• infine, deve manifestarsi il vostro ri-spetto con ogni specie di pazienza.

Non cercate di scusarvi col dire che sono persone di cattivo umore, fastidio-si, molesti, impetuosi, che vanno in col-

lera per cose da nulla, né finisco-no mai di sgridare e corregge-

re, che vi mancano di molte cose, né mostrano rispetto

per voi. Sarà vero quan-

to dite e non si può certamente nega-re che non ci siano genitori di tal ca-

rattere da mettere a dura prova, a grave

estremo la pazienza dei figlioli. Ma che importa tutto ciò?

a cura di Sr. M. Angiolina Padovani

In questo tempo di preparazione al Sinodo sulla Famiglia,proponiamo tre stralci di una lunga catechesidel B. Agostini sul 4° Comandamento

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4 ·In Ascolto

presso Dio, le vostre sollecitazioni pres-so di loro, senza perdervi di coraggio se non sono gradite.

Raddoppiate le vostre premure nelle loro mortali infermità e fateli assistere cristianamente.

Prima di terminare sentite, o figli, di quanto vostro vantaggio sia anche qui in terra la bellezza di un tal precetto: Dio ne fu talmente sollecito che, a prefe-

renza degli altri precetti, ha unito a que-sto la promessa di una ricompensa an-che temporale. E qual è questa ricom-pensa? “Perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra” (Ef 6,3) di-ce S. Paolo. E notate bene: quando si di-ce vita lunga, accordata in premio, si in-tende una vita felice, accompagnata dal-le benedizioni del cielo. Queste bene-dizioni furono espresse particolarmen-te dallo Spirito Santo nell’Ecclesiastico e sono:1. L’onore, che voi pure riceverete a vi-

cenda dai vostri figli diventando ca-pi di famiglia: “Il Signore, infatti, ha glorificato il padre al di sopra dei fi-gli” (Sir 3, 2).

2. Stabilità e fermezza della vostra casa “La benedizione del padre consolida le case dei figli” (Sir 3,11).

3. L’onorata reputazione e stima di fron-te al mondo “La gloria di un uomo di-pende dall’onore di suo padre” (Sir 3,13).

4. Il perdono dei peccati. “L’opera buo-na verso il padre non sarà dimenti-cata,, otterrà il perdono dei peccati” (Sir 3,16).

5. Che belle promesse sono queste! Sta-te certi che Dio le mantiene fedel-mente.

Don Zefirino Agostini, I comandamenti di Dio, a cura di Sr. M. Clemente Michelo-ni, uso manoscritto, pp. 62-76.

Essi certamente renderanno certo strettissimo conto a Dio della loro catti-va condotta, ma voi intanto non siete di-spensati dal fare il vostro dovere. E se tal pazienza deve essere da voi usata anche quando i loro difetti sono colpe-voli e volontari, molto più si dovrà usa-re quando sono involontari e provengo-no da vecchiaia, da infermità e da altre cause. […]

Ma vi è un altro dovere, ed è l’obbe-dienza, per corrispondere all’educazio-ne che voi, o figli, avete ricevuto da loro.

S. Paolo dice: “Figli, obbedite ai vo-stri genitori nel Signore, perché que-sto è giusto” (Ef 6,1). Obbedite nel mol-to e nel poco, nelle cose sante e diffici-li: “Voi, figli, obbedite ai genitori in tut-to; ciò è gradito al Signore” (Col 3,20).

Ai genitori si deve rispetto poiché da loro abbiamo ricevuto l’essere e la vita; ai genitori si deve obbedienza perché da loro abbiamo ricevuto l’educazione. […]

Infine, il terzo ed ultimo dovere che voi, o figlioli, avete nei confronti dei ge-nitori, è il prestare loro sussidio ed aiu-to, perché da loro avete ricevuto il so-stentamento.

Essi furono i primi ad alimentarvi e nutrirvi quando per la vostra tenera età non potevate sostenervi da voi soli e tut-to questo con fatica e dispendio, per dar-vi un avviamento, una professione, uno stato di vita, sbilanciandosi anche forse nella domestica economia per le gravo-se spese dell’educazione da loro soste-nute. Non vuol dunque la ragione che voi guardiate ai loro bisogni, se mai per necessità, per infermità, per disgrazia e anche per colpa loro, non potessero da lo-ro stessi procurarsi aiuto ed assistenza?

Senza dubbio questo dovere, che è fondato nel quarto comandamento, ben

lo dimostra quel vivo rimprovero che fece Gesù Cristo ai farisei perché sotto pretesto di pietà, ma in realtà per loro interesse, spacciavano una dottrina di-versa. Siccome ad essi proveniva una parte delle obbligazioni che si offriva-no a Dio nel Tempio, andavano spargen-do fra il popolo che si potevano lecita-mente trascurare i genitori purché si of-frisse a Dio nel Tempio ciò che toglieva-no alle loro necessità. “O uomini malva-gi” - inveiva contro di loro Gesù Cristo - qual sorte di insegnamenti sono que-sti vostri, apertamente contrari al divin precetto di onorare il padre e la madre?” (cf. Mt 15,1-9). In tal modo, faceva loro capire che erano riprovevoli, in tal caso, le offerte stesse fatte a Dio.

E che sarebbe se quanto è dovuto ai bisogni dei genitori si consumasse scri-teriatamente in passatempi, in bagordi, in giochi e in pratiche cattive?

Unicamente intenti a se stessi e ai lo-ro capricci, alcuni figli lasciano soffrire nella povertà e nello stento un padre ed una madre che si sono impoveriti per lo-ro.

Ma sappiate, o figli, che il sussidio da dare ai genitori non deve essere sola-mente temporale, di sostentamento, vit-to, alloggio ecc., ma anche spirituale, in ordine alla loro eterna salvezza. Questo anzi è il più importante, ma tuttora è più trascurato dall’altro. Non è una cosa ra-ra vedere dei figli che si prendono tut-to l’interesse per il buon trattamento dei genitori nella vita presente ed hanno tutta la cura che siano sani; ben alimen-tati, ben provveduti e non manchino di cosa alcuna. Ma, benché sappiano che i genitori vivono malamente, che hanno pratiche e consuetudini cattive, che an-che sotto la canizie della testa manten-gono i vizi e le bricconerie della gioven-tù, …, pure di tutto ciò non si prendono pensiero.

La salute dell’anima dei vostri geni-tori deve essere l’oggetto principale del-le vostre premure a cui non potete man-care, senza mancare gravemente a quel sussidio che loro dovete.

Usate pertanto di ogni mezzo che la carità vi suggerisce per portarli a ravve-dersi se sono traviati nel loro sentiero. Impiegate a tal fine le vostre suppliche

“il terzo ed ultimo dovere

che voi, o figlioli, avete nei

confronti dei genitori, è il prestare loro sussidio ed

aiuto, perché da loro avete

ricevuto il sostentamento”

In Ascolto ·5

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2015

l prossimo novembre, a Firen-ze, la chiesa italiana celebra il suo quinto convegno nel segno

del tema “in Gesù Cristo il nuovo uma-nesimo”. Uno sguardo retrospettivo può facilmente riconoscere il senso di que-sti convegni a ritmo decennale: le chie-se diocesane si ritrovano, in tutte le loro componenti (laici, religiosi, diaconi pre-sbiteri e vescovi) per aiutarsi, tramite un dialogo intenso e attento, a capire come abitare il mondo d’oggi alla luce del Van-gelo. In cinquant’anni la società italiana ha presentato urgenze e criticità diver-se; siamo passati dagli anni dello svilup-po veloce a quelli della frammenta-zione, a quelli della complessità e della crisi. Si tratta di indi-viduare di volta in volta a quale ascolto del nostro tempo siamo chiama-ti e a quale nuova in-terrogazione del Van-gelo per attingervi le risposte, per situar-

InGesùCristoilnuovoumanesimo

Don Giuseppe Laiti

Verso il quinto convegno delle chiese in Italia

ci nel nostro mondo in nome della fede. Siamo chiamati a leggere il mondo di cui siamo parte, le condizioni di vita di oggi, dal punto di vista della fede. Per mettere a fuoco il suo punto di vista, la fede de-ve tornare a interrogare umilmente e co-raggiosamente il Vangelo. Così la chie-sa trova la via per abitare il mondo, gra-ta per ciò che esso produce e offrendo il servizio del Vangelo.

Il tema “in Gesù Cristo il nuovo uma-nesimo” porta allo scoperto uno dei nodi attorno a cui si confronta il mondo nel quale viviamo: qua-

li condizioni, quale forma organizzativa, quali servizi e competenze occorre assi-curare perché la vita possa essere vis-suta in modo adeguato alla dignità uma-na? Come possono comporsi in maniera fruttuosa i contributi e le esigenze delle persone, i diritti e i doveri? In nome di quali obiettivi e valori condivisi?

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6 ·In Ascolto

I profondi mutamenti in atto rendono particolarmente acute queste domande.

L’esperienza della fede riposa su un dato sorgivo: ogni cristiano sa che la fa-miliarità con Gesù Cristo, la sua parola, i suoi modi di entrare in relazione con le persone, sono profondamente uma-nizzanti, portatori di salvezza, di vita che viene risanata e aperta a possibili-tà prima insperate. Il concilio vaticano II ha fatto eco a questa esperienza con una formula suggestiva: «chiunque se-gue Cristo, uomo perfetto, diventa an-che lui più uomo» (GS 41). La sequela di Gesù è grazia di umanità, grazia di dive-nire umani, di vivere l’esistenza umana come cammino di umanizzazione, di li-berazione dalle disumanità che ciascu-no porta con sé e di maturazione genui-na delle proprie risorse.

Nella sua vita Gesù porta alla luce i criteri della vita adulta, le ragioni del-la gioia e della fatica, i tratti dell’amo-re. In estrema sintesi: la capacità di es-sere “bene” per gli altri, per ogni altro, e di accoglierne il bene, creando le condi-zioni perché possa fiorire. La fede ha co-me esito di ritorno su chi la vive una cre-scita in umanità. Dal punto di vista og-gettivo c’è qui anche un criterio di veri-fica della fede. La ragione profonda sta nel fatto che in Gesù il Dio creatore ci offre l’edizione perfetta dell’uomo come da lui voluto e creato, l’uomo che fa ono-re alla bontà e magnificenza di Dio, l’uo-mo come figlio, nella singolarità e diffe-renza di ciascuno.

Certo lo ha fatto in una storia concre-ta, precisa e drammatica, appunto quel-la di Gesù di Nazareth, non riproducibile a modo di copia. Essa ci è consegnata co-me fonte permanente di ispirazione, di reperimento di criteri e di atteggiamen-ti, come “familiarità” contagiosa e crea-tiva. Gesù è ora il Signore approdato al-

la pienezza di vita della risurrezione e al dono del suo Spirito a tutti.

La familiarità con Lui è “memoria di futuro”, memoria che custodisce le possibilità di umanità di ogni esistenza chiamata a salvezza, a pienezza di vita.

La chiesa riconosce nella sua storia quanto da questa ricchezza è stata edifi-cata, con stili di vita, pratica di servizio che sono stati “bene” per tanti, fermen-to nella società.

Essa è chiamata a riconoscere an-che come questa strada non è mai trac-ciata una volta per sempre; rimaniamo esposti a ripiegamenti e pigrizie, a dif-ficoltà di ascolto dell’umanità di cui co-me cristiani siamo parte. Sentiamo il bi-sogno di tradurre in programma le pa-role di papa Francesco: «è urgente ricu-perare uno sguardo contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umaniz-za, che aiuta a condurre una vita nuova.Non c’è niente di meglio da trasmettere

agli altri» (EG 264). In questo quadro il prossimo convegno della chiesa italiana a Firenze è un invito e un appuntamen-to per ciascuno di noi. È invito a sotto-porre a pratica la forte affermazione dei vescovi italiani negli ultimi orientamen-ti pastorali: «la fede è radice di pienez-za umana, amica della libertà, dell’intel-ligenza e dell’amore» (Educare alla vita buona del Vangelo, 15).

“Gesù è ora il Signore approdato alla pienezzadi vita della risurrezione

e al donodel suo Spirito

a tutti”

In Ascolto ·7

al 1 settembre 2013 insegno nella Scuola Primaria statale, dopo aver superato un concor-

so pubblico per il personale docente, al quale, come Congregazione, si è deciso partecipassi.

La scuola è nella zona nord est di Mi-lano, a poca distanza dalla sede della no-stra comunità. Appartiene ad un Istituto comprensivo frequentato da circa 1200 alunni. L’Istituto comprende due scuole primarie e una secondaria di I grado. La mia scuola primaria, “ E. Fermi” di via

Carnia, accoglie quotidianamente 293 alunni.

I bambini non sono solo italiani, ma hanno origini e provenienze diverse: Europa dell’Est, Nord Africa, Asia (Ci-na, Filippine, Bangladesh…), America Latina (Perù, Bolivia…). Molti risiedono da anni in Italia, altri sono appena arri-vati dai loro Paesi di origine. La scuola per loro ogni anno attiva percorsi di al-fabetizzazione, apprendimento e rinfor-zo della lingua italiana. Le varie cultu-re non sono in conflitto tra loro: tutti i

bambini crescono insieme ed imparano a condividere e rispettare le diverse tra-dizioni.

Un’altra attenzione costante e fattiva della scuola è verso i bambini con disa-bilità cognitiva e/o fisica, che sono inse-riti nelle classi e presi in carico da tut-to il team docente del quale fanno parte docenti di sostegno preparati e motiva-ti. Anche in questo caso i primi nostri maestri sono i bambini stessi che con la loro voglia di vivere, di apprendere e di giocare sanno superare ogni barrie-ra. Ogni mattina mi colpisce l’entusia-smo degli alunni che desiderano venire a scuola per imparare e stare con i pro-pri compagni. C’è una vera e propria ga-ra a chi arriva prima al portone e poi in classe! È molto bello vedere la gioia di venire a scuola, di incontrarsi, di cre-scere insieme.

La scuola è aperta dalle 8.25 alle 16.30 per 40 ore settimanali -

tempo pieno. In questo ora-rio i bambini partecipa-no alle lezioni e attività didattiche previste e

guidate dai propri in-segnanti che generalmente

sono due per classe: uno segue l’ambito linguistico espressivo

AMilanoconipiccoliUn miracolo del quotidiano… a scuola

Sr. M. Sonia Speranzini

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8 ·Nella Congregazione

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2015

e l’altro quello logico matematico. Per-sonalmente al momento insegno ita-liano, storia, geografia, inglese, arte e musica. Due ore (12.30-14.30) sono de-dicate alla mensa e alle attività libere e formative sempre con i propri docenti o con altri incaricati dalla scuola. Sono at-tivi inoltre i servizi di prescuola (7.30-8.25) e giochi serali (16.30-18.00), gesti-ti da Cooperative finanziate dal Comune

di Milano. Con questa organizzazione la scuola risponde ai bisogni di un terri-torio dove le famiglie lavorano e spesso sono sole nel proprio compito educati-vo. Molti genitori infatti, anche se italia-ni, non sono di Milano e non hanno l’ap-poggio dei nonni o di altri parenti che li possano aiutare. Questo vale a mag-gior ragione per quanti provengono da altri Paesi.

Inoltre vengono organizzate anche fe-ste e momenti di socializzazione aper-ti alle famiglie e al territorio: Open Day, festa di Natale, sfilata di Carnevale per le vie del quartiere, festa di fine anno; a queste si aggiungono le uscite didat-tiche e vari progetti di approfondimento “sul campo” come l’orto a scuola o per-corsi di approfondimento musicale, tea-trale o di educazione fisica.

È difficile riassumere in poche ri-ghe quanto sto vivendo quotidianamen-te. Lo definirei il “miracolo del quoti-diano”, a partire dalla fiducia piena e incondizionata delle famiglie e dei bam-

bini nei nostri confronti. I piccoli si af-fidano, perché hanno un immenso biso-gno di sicurezza, aiuto, conforto, punti di riferimento. Sono loro a farci uscire da noi stesse, a parlare con uno sguar-do, un gesto, che sono sempre urgenti, sempre più importanti di tutto… Di fron-te a tale incondizionata fiducia non pos-siamo che cercare di dare il meglio di noi. Non possiamo fare altro che ascol-

tare anche il non detto, accogliere i mil-le messaggi che i bambini ci mandano. Come educatrici dobbiamo essere molto attente, aperte, accoglienti.

È un miracolo la gioia che vedo negli occhi dei bambini. Con loro tutto è più bello, più profondo, più magico. Vedere una nevicata, apprezzare una bella gior-

nata di sole, scoprire come è bello colo-rare di tanti colori, come è bello sognare ad occhi aperti… Sono queste le loro pic-cole e grandi gioie di ogni giorno, e non posso che stupirmi ogni volta e ricomin-ciare ad imparare di nuovo che il mondo è bello, è un dono.

Un altro grande miracolo del quoti-diano è la forza educativa che vedo in azione. Ogni maestra ha il suo stile, mil-le sfumature di cura e di attenzione per aiutare i bambini non solo ad imparare ma soprattutto a crescere a livello uma-no ed educativo.

In Tutto questo il più grande miraco-lo del quotidiano è il mistero che ogni persona porta con sé: bambino o adul-to che sia, ciascuno è un tesoro che non scopriremo mai fino in fondo ma soprat-tutto è un dono unico, speciale, irripe-tibile.

Il Signore ogni giorno è con noi, fra noi, nel volto dei più piccoli, nella no-stra lotta per aiutarli a superare le diffi-coltà e nei mille gesti di carità gratuita e serena che vedo in azione da parte de-gli insegnanti, impegnati in un compito educativo complesso ma sempre affasci-nante e nuovo.

L’esperienza è sempre personale ma condividendola diventa ricchezza per tutte.

“Non possiamo fare altroche ascoltare anche il non detto,

accogliere i mille messaggiche i bambini ci mandano.”

Nella Congregazione ·9

Passo Fundo, Rio Grande do Sul, dal 23, al 25 gennaio 2015, è stato realizzato il 5º In-

contro Nazionale della “Família Leiga Ursulina” (FLU), con il ema “Fede e vita nella Chiesa”.

La presentazione e l’approfondimen-to di questo tema è stato condotto alla luce dei documenti della Chiesa, degli “Scritti” di don Zefirino Agostini, attra-verso esposizioni, riflessioni, condivi-sioni, momenti di preghiera.

Jeanete e Walter dos Santos, una coppia molte attiva della Parrocchia “S. Antônio” di Passo Fundo, ci offrono questa testimonianza:

“L’incontro ha arricchito molto la spiritualità dei partecipanti. Abbiamo riflettuto sulla nostra missione come battezzati e appartenenti a un gruppo specifico: “Amigos do Padre Zefirino”.

Come Gesù ha scelto i Dodici perchè stessero con Lui, per vivere in comunio-ne, e poi li ha inviati, così anche noi, vi-vendo intensamente la comunione e l’a-more del Padre, del Figlio e dello Spirito

“Lafedeè alimentata dallapreghierafedelee perseverante”

Sr. M. Izoldi Gluitz

Santo, troviamo la radice della nostra fe-de. “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.

Papa Francesco, nella sua lette-ra “Evangelii Gaudim”, ci invita a una nuova evangelizzazione, segnata dalla gioia.

Ci esorta ad uscire dalle proprie co-modità e ad avere il coraggio di raggiun-gere le periferie che hanno bisogno del-la Luce del Vangelo, in senso spirituale ed esistenziale.

Dobbiamo andare incontro alle per-sone, senza paura, avere il coraggio di parlare, scoprendo la bellezza e l’impor-tanza del dialogo.

Particolarmente significativa è stata la partecipazione attiva alla Liturgia, bel-le le presentazioni artistiche, lo scambio di messaggi, ricordi, come segno di affet-to e di accoglienza tra i gruppi.

Bras

ile

A

10 ·Nella Congregazione

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2015

“Lafedeè alimentata dallapreghierafedelee perseverante”

Orlei Carames, membro del grup-po della Parrocchia “São José” di Passo Fundo, scrive:

“Questo incontro ha segnato una tap-pa importante nella nostra vita. I can-ti, le preghiere, le riflessioni, la condivi-sione, l’amicizia con gli amici del Mato Grosso e di Coronel Bicaco-RS, hanno addolcito il nostro cuore, l’hanno re-so più disponibile, aperto, come i petali di una rosa, per ricevere la benedizione del Signore e le grazie per l’intercessio-ne del beato Agostini. Grazie a tutti!”.

Infine, per tutti, un messaggio di pa-

ce proprio della tradizione “gaúcha”, de-gli abitanti del Rio Grande do Sul:

Lodiamo il Signore, per questo mo-mento così significativo nel nostro cam-

mino, che ci ha aiutato a vivere con maggiore intensità la nostra spirituali-tà, e a rafforzare i vincoli di amicizia e

1. Gli abitanti di questa regione hanno l’abitu-dine di “tomar o chimarrão”, prendere una bevanda calda, un infuso fatto con le foglie della pianta “Ilex paraguaiensis”, popolar-mente chiamata “mate”. C’è un rituale in questo offrire e prendere il mate: il modo di prepararlo, offrirlo, passare di mano in mano, ringraziare… fino a quando il mate “è lavato”, le foglie hanno perso il loro sapo-re. Il poema a cui si riferisce è un canto di João Chagas Leite, dal titolo: Seiva de Vida e Paz (Linfa di vita e di pace), di cui si riporta l’ultima strofa. La traduzione impoverisce molto il testo:

“Se i signori della guerra venissero a prendere il mate vicino al fuoco, lasciando da parte l’odio, prima che il mate perda il suo sapore il mondo sarebbe in pace!”.

“Se os senhoresda guerra

Mateassem ao pédo fogo

Deixando o ódiopra trás,

Antes de lavar a ervaO mundo estaria

em paz!1”.

Mad

agas

carChirurgiaPediatricaSolidaleOnlus è un’associazione fondata nel 2012 in Tren-

tino con lo scopo di assicurare prestazioni chirurgiche a bambini in condizioni di povertà. Opera con volontari medici ed infermieri in Togo ed in Madagascar sostenendo la gratuità delle cure e dell’ospedalizzazione dei piccoli pazienti mediante il progetto “Adotta un posto letto”. Il finanziamento di tutti i progetti

deriva da autofinanziamento, dalle quote di tesseramento, da contributi di enti pubblici e privati.

Unasala operatoriaperAnalaroa

Dr. Roberto Ghezzi

condivisione con i gruppu della “Fami-lia Leiga Ursulina”.

Nella Congregazione ·11

o sciopero dei piloti di Airfran-ce ci costringe a posticipare la partenza, riducendo il pe-

riodo che ci eravamo proposti di rima-nere in Madagascar. Vaghiamo tra Mi-lano, Amsterdam, Nairobi e finalmente l’aereo atterra ad Antananarivo. Le vali-gie, cariche di materiali e strumenti chi-rurgici, sono sui nastri trasportatori; è già un buon risultato e tiriamo un respi-ro di sollievo. Le Suore Orsoline ci stan-no aspettando; un breve, caloroso saluto e saliamo sul fuoristrada. Attraversiamo le vie della capitale assaggiando i segni di un degrado ed una povertà a cui non è facile abituarsi anche dopo tanti viag-

gi in terra africana. Con me c’è la pedia-tra Ilenia, Margherita, specializzanda in chirurgia generale, e Lilli, insuperabile strumentista. Pernottiamo dalle suore, accolti con grande simpatia. Al mattino un vociare di bambini ci sveglia. Sono i piccoli che giungono dalla capitale e dai villaggi per essere visitati ed indirizzati alle cure. Visi segnati dal sole e dal ros-so colore della terra.

Maglioncini bucati, pantaloni strac-ciati, scarpe spaiate. È il look di que-sti scoiattoli che ti passano sorridendo tra le gambe o fuggono impauriti alla vi-

L

sta dello straniero. La selezione è finita. Tutti sulla vecchia corriera. Si parte per il dispensario di Analaroa. 100 km, ma arriveremo dopo 8 ore di viaggio. Gita turistica? No, la strada (unica) è un di-sastro e percorrerla tra le buche e nel-le buche diventa una penitenza. È notte quando qualche fievole luce ci confer-ma che siamo alla meta. Suor Cecile e suor Sylvie, instancabili macchine da guerra (santa), ci smistano in spartane ma accoglienti stanze. È il sole del mat-tino che ci dà il benvenuto al risveglio. Nella lavanderia alcune assistenti sono impegnate nel portare a nuovo i bambi-ni. Tra pianti, schizzi d’acqua e robuste strigliate la terra si stacca da quei picco-li volti per far posto ad un colore oliva-stro, lucente, meraviglioso. Mutandine pulite, pantaloni di mezza taglia in più che sanno di bucato, camicette colorate. Una trasformazione della bellezza. Han-no dormito per la prima volta in letti pu-liti, le bambine in una stanza con zan-zariere rosa, i maschietti con zanzariere azzurre. Ogni letto ha un peluche e, a poca distanza, docce e gabinetti a misu-ra di bambino. Gambette storte, piedi ri-curvi, braccia nelle posizioni più assur-de, si muovono ordinatamente in uno schiamazzo gioioso alla ricerca del latte e dei biscotti che non hanno mai cono-sciuto. Guardiamo increduli, mentre al di là delle mura del dispensario il villag-gio si anima. Ci incamminiamo lungo

un stradina sterrata disseminata di pic-cole case in terra rossa, con piccole fine-stre e piccoli poggioli. Qui tutto sembra essere piccolo… Gente che ci sorride di-screta, gentile e ci saluta con ossequio, quasi riverenza. “Quo vadis, Domine?” Sembrano chiederci. Ilenia e Margheri-ta porgono caramelle e peluche ai bam-bini che ti accorgi toccare il cielo per la gioia di questa sorpresa. Scherziamo, li rincorriamo, ne catturiamo le immagi-ni. Raggiungiamo ciò che ci è stato detto essere l’ospedale. È la struttura pubbli-ca in cui saltuariamente, fino al periodo

delle piogge, la popolazione può trova-re un medico cui affidare la propria sa-lute. Una stanza con un letto operatorio ed un elettrobisturi, un armadio vuoto, alcuni scatoloni di cartone ammucchia-ti in un angolo, i resti ammuffiti di un

pasto. Nient’altro. Guardo Lilli smarrita, ma anche l’amico anestesista malgascio che ci accompagna mi pare perplesso. Non vedo alternative: qui lavoreremo. Apriamo le valigie ed iniziamo ad alle-stire ciò che dovrebbe essere una sala operatoria. Non c’è una lampada adatta, solo alcuni faretti, non sappiamo dove appoggiare gli strumenti e dove lavar-ci, ma non ci arrendiamo per così poco. Apriamo la porta che dà sul cortile do-ve due galli si stanno beccando di santa ragione, mentre all’ombra di una pianta del pepe alcuni uomini armeggiano in-decisi il generatore elettrico che dovreb-be fornirci energia. Suor Sylvie si fa in quattro per assicurarci un rifornimen-to costante di biancheria e strumenti sterili. Sembra impossibile, ma in que-sto disagio tutto funziona; anche quan-do ho bisogno di un trapano per infilare dei fili in un osso eccolo comparire, pro-babilmente recuperato in qualche offici-

12 ·Nella Congregazione

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2015

na della capitale, ma funzionante ed ef-ficace. Ogni intoppo stimola la fantasia a trovare una soluzione e questo ci con-sente di continuare il lavoro, raddriz-zando piedini, riallineando arti, chiu-dendo ernie e cercando di curare chi giunge dai villaggi ove si è sparsa la no-tizia della nostra presenza. Mentre un piccolo entra riluttante in quella che gli facciamo credere essere una sala giochi, un altro già operato esce assopito sulle

braccia dell’anestesista. Adagiato su un carro ritorna nel suo letto del dispensa-rio. È una piccola catena di montaggio, paradossalmente efficiente. Le giornate ad Analaroa scorrono rapide, intense; al mattino ed alla sera, passare nel villag-gio tra file di ragazzini che ci aspetta-no, ci salutano e non chiedono mai nul-la, è diventato quasi un rito. Siamo noi che dalle tasche facciamo comparire una caramella, un giocattolo, un vesti-tino ricevendo in cambio grandi sorrisi e originali balletti. Scattiamo una foto:

loro si accalcano e ridono a crepapelle nel vedere ritratta la loro immagine sul-lo schermo.

Ci concediamo qualche passeggiata alla luce di un tramonto dai colori dell’i-ride, circondati da un paesaggio che emana dolcezza, mentre la nostra mis-sione volge alla fine. Anche la stanchez-za si fa sentire: la vedo negli occhi di Margherita, ma soprattutto la sento nel-le parole di Lilli. Forse ho tirato un po’ troppo la corda e mi rendo conto di aver chiesto loro un impegno che va oltre il dovuto; ma in questi luoghi, cos’è il do-vuto? È l’ultimo giorno e Lilli “sparec-chia la sala”; abbiamo finito e tira un so-spiro di sollievo. Non è di questo parere suor Sylvie che mi si accosta e sussur-ra una preghiera. C’è ancora un piccolo, un orfano di genitori che lo zio ha porta-to sulle braccia per due giorni di cammi-no sapendo che qui avrebbe trovato chi lo operava. Come dirlo a Lilli ed a Mar-gherita? Racconto la storia. Sono già al lavoro. Ricompaiono i bisturi, gli ultimi teli rimasti, i pochi ferri sterili. In que-sto momento più chiaro ci appare il fi-ne della nostra presenza in questa terra.

Le suore ci circondano ed i bambi-ni del dispensario fanno festa con noi.

È il momento della partenza che avver-to, al termine dei miei viaggi, sempre velato di malinconia. Lasciamo alle no-stre spalle un luogo dove alcune donne di grande animo hanno saputo dar vi-ta al Vangelo. Partiamo con una promes-sa: quella di attrezzare una sala opera-toria. Ce la faremo? Ne sono sicuro. È

con questa certezza che lascio alle mie spalle Analaroa. Guardo le tante mani che ci salutano, ascolto le tante parole che ci ringraziano e chiudo nel cuore la riconoscenza che la gente ci esprime. Condivido quest’atmosfera con le mie compagne di viaggio, prezioso aiuto pro-fessionale ed umano. Torniamo a casa, alla quotidianità fatta, spesso, di bam-bini viziati, di genitori isterici, di futili-tà e scendiamo dall’aereo, come si scen-de da un sogno.

Nella Congregazione ·13

Il progetto “Una sala operatoria per Analaroa”prevede un costo di circa 45.000,00 €.

Per informazioni più dettagliate: dr. Roberto Ghezzicell. 338.5352413 - [email protected]

Chi desidera contribuire può versare un’offerta sul c.c. IT93P0813935040000000114067

o devolvere il 5 per 1000: Cod. fiscale 9609183022

«EH!HARENASAROBIDYIANAO»Sei un dono prezioso Sr. M. Honorine RavaosoloM

adag

asca

r

l 27 Gennaio è l’appunta-mento annuale per la gio-ventù orsolina. Tutte le co-

munità organizzano un incontro con i giovani con modalità diverse. Nel-la nostra comunità ad Ambatomain-ty, abbiamo organizzato un « Mega Meeting » per tutti i giovani che sono affidati a noi nella missione educati-va e pastorale.L’idea era nata dalla convizione di tutte che i giovani sono un dono pre-zioso. L’obiettivo è stato quello di in-vitare i giovani a riconoscere i loro ta-lenti e a metterli a disposizione degli altri: «Vous, jeunes, vous deve être une consolation pour vous-mêmes, pour vos familles, pour la société et pour l’Eglise» - Pensiero del Beato Zefirino n. 221. Possono sviluppare la loro capacità partendo dall’espe-

rienza fatta insieme agli altri giova-ni.

«Eh! Sei un dono prezioso», questo è stato il tema proposto per l’incontro di quest’anno. Ogni gruppo ha scelto un modo per trasmettere il tema pro-posto a tutti i partecipanti, attraver-so il canto, la danza, il teatro, la commedia musicale…

La Santa Mes-sa è stata celebrata all’inizio della giorna-ta, preseduta da pa-dre Gregoire, curato della parrocchia. Du-rante l’omelia ha of-ferto dei pensieri di riflessione: «utiliz-za le tue risorse, svi-luppa le tue compe-

tenze, realizza i tuoi talenti. Cosi migliori la tua vita e arricchisci la-comunità e il mondo intero. L’uma-nità attendi i frutti della tua intelli-genza e le virtù del tuo cuore». Sono stati presenti 400 giovani dal 14 al 25 anni.

Per noi orsoline, questo incontro è stato un’occasione per vivere concretamente il nostro essere «madri spirituali» e ci ha messo sulla scia che la Chiesa ci invita a seguire oggi: «uscire da noi stesse per andare nelle periferie» (cfr. Evangelium Gaudium).

La missione che il Signore ci af-fida attraverso la Congregazione «Dieu a remis antre tes mains les choses les plus chères et précieuses qu’Il possède: les personnes» - Pen-siero del Beato Zefirino n. 25 - chie-de responsabilità, gioia, passione per l’umanità e fedeltà nel quotidia-no. Grate all’amore di Dio e alla fidu-cia che Egli pone in noi, camminiamo senza stancarci per accompagnare i giovani al Signore.

I

14 ·Nella Congregazione

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2015

Rallegratevi!

Beni

nome viviamo e manifestia-mo questo dono della gioia che il Papa ci invita a vivere

questo’anno?La gioia è un frutto dello Spirito Santo. La viviamo nella quotidianità: ciascu-na si impegna di manifestarla dov’è. Ogni giorno iniziamo la giornata in cap-pella davanti al Signore per ringraziar-lo per il dono della vita dato a ciascuna, attraverso le lodi e la meditazione del-la Parola di Dio. In seguito, riceviamo la grandezza dell’amore di Dio attraver-so il sacramento dell’Eucaristia. Gesù si prende cura di noi donandoci il suo corpo e il suo sangue come cibo. Qua-le dono meraviglioso! Abbiamo l’oppor-

tunità di riceverlo ogni giorno gra-zie alla presenza dei sacerdoti della nostra parrocchia e dei padri combonia-ni. Questi beni spiri-tuali lui ce li da gratu-itamente ogni giorno e sono una sorgente in-finita della gioia che scaturisce dalla mis-sione.Quale missione ab-biamo?La principale attività della comunità è la

Quale gioia?1° Gioia, frutto della relazione intima con il Cristo nostro sposo.

2° Gioia di testimoniare l’amore di Cristo ai destinatari della nostra missione.

3° Gioia di partecipare alla sua opera di salvezza,

segno di affidamento e d’amore.

4° Gioia di vivere e d’esperimentare l’amore

che ci unisce alla Santa Trinità attraverso la vita fraterna.

5° Gioia di sentire la misericordia di Dio

nel sacramento della Riconciliazione.

6° Gioia di rileggere il passaggio di Dio nella nostra vita.

7° Gioia di sperare la ricompensa che ci aspetta in cielo,

dopo avere combattuto in questa vita terrena.

8° Gioia di partecipare alle sofferenza di Cristo

accogliendo le fatiche, le sconfitte, le persecuzioni, le incomprensioni,

la malattia, che sono forme di buio che fanno parte della nostra vita.

9° Gioia di essere figlie predilette di Dio

attraverso il sacramento del Battesimo, diventando membra

della Chiesa nostra madre.

10° Gioia di appartenere alla Congregazione

vivendo il nostro carisma di madri e educatrici.

11° Gioia di avere il desiderio di santificarci e di convertirci

per vivere pienamante la nostra consacrazione a Cristo.

12° Gioia di servire Cristo e la sua Chiesa

attraverso l’educazione della gioventù a scuola

e la catechesi nelle parrocchie.

scuola: media e superiore. Quest’anno, Il Signore ci ha affidato 382 alunne. Vengono al mattino, la maggiore parte resta a scuola a mezzogiorno e rientra la sera verso le sei. Siamo felici di condividere il dono della maternità con le ragazze, che hanno bisogno di crescere in tutte le dimensioni (spirituale, umana, intellettuale, morale....). Stiamo constatando che i giovani difficilmente

Sr. M. Rosette FlorentineAndrianandrianina

Questo è il tema proposto da Papa Francescoper l’anno della vita consacrata

Nella Congregazione ·15

C

si interessano ai valori umani; il gusto della vita spirituale diminuisce, sono concentrati sui mass media (internet, facebook...) al tal punto da non trovare più spazio per Dio nella loro vita e per amare secondo un progetto cristiano. Anche i genitori si trovano disorientati e incapaci di educare i propri figli in una società che non da la possibilità di crescere in saggezza, responsabilità e libertà. Nonostante tutte queste difficoltà riconosciamo nelle giovani una grande potenzialità di bene, e tutte noi in quanto educatrici abbiamo il dovere e la missione di aiutarle a scoprirle e a valorizzarle. Il futuro della famiglia, della sociétà e del paese dipende da loro: se sapranno accogliere i consigli, gli esempi loro offerti, avranno un bagaglio sufficiente per affrontare la vita di domani, potranno essere vere mamme, impegnate in famiglia, nella società e nella chiesa.

L’ascolto e l’accompagnamento personale per le ragazze é tempo prezioso che ciascuna di noi cerca di trovare per esprimere la propria maternità spirituale.Quest’anno, inoltre, abbiamo inserito nell’orario settimanale attività extrascola-stiche come il teatro, il giornalismo, il ri-camo, lo sport, il club di inglese, la danza etc... per dare la possibilità a ciascuna di esprimere i propri talenti.

Oltre alla scuola, il sabato nel pomerrig-gio, ci dedichiamo al catechismo in due parrocchie Sant’Antonio da Padova di Co-cotomey e Santa Giovanna d’Arco di Lo-bozounkpa. La catechesi é molto frequen-tata: lì abbiamo l’occasione di incontrare tanti bambini e giovani desiderosi di co-noscere di più Gesù.I destinatari della nostra missione meri-tano sorelle e madri competenti e pronte a donarsi per la loro crescita umana e spi-rituale e per questo, per essere all’altez-za di questa missione, Sr. Andréa DAH e Sr Lucienne ZOUNGRANA sono al terzo anno dell’“ISFES” Istituto Superiore per Educatori Specializzati delle suore sale-siane.Rallegriamoci ancora: il Signore, in questo anno dedicato alla vita consacrata, vuole attirare il nostro sguardo verso di Lui, verso l’essenziale della vita di Sequela Cristi, fonte della vera gioia.

L’ascolto

e l’accompagnamento

personale per le ragazze

é tempo prezioso

che ciascuna di noi cerca

di trovare per esprimere

la propria maternità

spirituale.

16 ·Nella Congregazione

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2015

già terminato il secondo mese dell’anno… La vita continua con il suo

ritmo incalzante; pare che non ti dia respiro, neanche durante le vacanze e, dico, le vacanze estive, quelle che durano due mesi!

Siamo arrivati alle soglie del nuo-vo anno scolastico, che inizierà in marzo. C’è clima di lavoro, anche se i bambini non hanno ancora iniziato.

Per molti dei nostri lettori sem-brerà strano ascoltare e leggere di vacanze ed inizio dell’anno scolasti-co,… ma è la realtà, e questo ci per-mette di metterci in sintonia con chi vive dall’altra parte del mondo.

Il personale della nostra scuola si sta riunendo giorno dopo giorno dall’inizio di febbraio per program-mare e aggiornarsi, per riflettere e mettere insieme aspettative, idee e desideri, per condividere timori e speranze. Il clima che si vive tra di noi è disteso e sereno. Speriamo il meglio per ciascuno dei nostri alun-ni, per le loro famiglie e per noi stes-se. Per questo, sappiamo che sempre contiamo con l’aiuto del Signore, al quale chiediamo, ogni giorno, insie-me, nella preghiera, di illuminarci e rendere forte la nostra fede.

Attualmente la missione di inse-gnare non è facile, ci chiede un plus di pazienza, di dedicazione, di com-prensione e di “maternità”. Insegna-re è vivere la nostra maternità: esse-re per gli altri, dare senza limiti, è stare accanto per aiutare a cresce-re, per aprire gli orizzonti dei no-stri bambini al “mondo”; non solo al

mondo del sapere, ma al mondo di Dio e dell’uomo, al mondo del divino e dell’umano, al mondo tangibile e al trascendente.

Ciascuna di noi porta in cuore dubbi e speranze, aspettative e de-sideri.

Così si esprime Mayra, la nuova direttrice: “Il 2015 sarà un anno pie-no di sfide. Spero di affrontarle con molta speranza e gioia. L’obbietti-

vo fondamentale sarà poter contri-buire alla crescita di questi bambi-ni secondo il carisma e l’esempio di S. Angela: con profondo ottimismo, coraggio e perseveranza, ma soprat-tutto con la forza dell’esempio. Chie-do a Gesù, maestro che sempre ci è vicino, che mi insegni la sua peda-

gogia, per guardare ai bambini, alle maestre e a tutto il personale attra-verso i suoi stessi occhi”.

Paola, una docente nuova nella nostra scuola ed alle prese con il suo primo anno di insegnamento, dice: “Mi piacerebbe contare con un buon ambiente di lavoro, e che si raggiun-ga una bella cooperazione fra noi do-centi, per poter vedere coronate le nostre aspettative e raggiunti i no-

stri obbiettivi. Desidero stringere un buon rapporto con le famiglie e gli alunni, favorire il lavoro fatto insie-me, perché così si facilita in forma positiva il processo di crescita uma-na e cristiana. Personalmente, spe-ro di poter lavorare con fiducia, tra-smettere i valori necessari per una

Preparativi…DALLASCUOLA“SAGRADAFAMILIA”DIMONTEVIDEO Sr. M. Virginia Zorzi

Uru

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Nella Congregazione ·17

Sr. M. Chiara Aloisi

vita degna: imparare ad ascoltare ed essere ascoltato, a parlare e lasciar parlare agli altri e, soprattutto, accet-tarci con i nostri difetti e le nostre virtù”.

Altre maestre, insieme, si espri-mono: “Speriamo che quest’anno ci trovi unite come sempre per affron-tare le nuove sfide. Desideriamo mantenere viva la nostra capacità di sognare, di creare e non perdere la fi-ducia e la fede di costruire un mondo migliore. Vogliamo consolidare i vin-coli con le famiglie, sottolineando il loro ruolo come primi, insostituibili agenti dell’educazione dei figli. Desi-deriamo consolidare la permanenza e la crescita dell’istituzione per vive-re - unite insieme - il carisma della congregazione delle suore Orsoline, alla nuova Fondazione “Sophia”.

Dopo queste riflessioni delle mae-stre ne faccio anch’io un’altra; il per-sonale parla di “vincoli” con gli alun-ni, con le famiglie e fra noi e “unite insieme”: appare chiara l’esortazio-

ne di S. Angela. Le relazioni e l’unio-ne saranno la nostra forza nell’educa-re, nel far crescere e aiutare a vivere nell’oggi la volontà del Signore.

Ed inoltre una parola per chiarire cos’è la Fondazione Sophia, cui fan-no accenno gli insegnanti.

Varie circostanze, ci hanno por-tato ad avvicinarci alla nuova pro-posta educativa della diocesi. É sor-ta, da poco (un anno e mezzo fa), in Montevideo, chiamata “Sophia”, dal greco “sapienza”. L’obbiettivo della fondazione è “mantenere aperti, vi-vi ed efficienti” tutti i centri educativi cattolici, perché sono luoghi di evan-gelizzazione. Questo é il punto foca-le: che i centri educativi siano luoghi che favoriscano la crescita e la fedel-tà nella fede, siano “Fari di luce”. Per chi ne fa parte comporta forza, riunio-ni, volontà e perseveranza. Sarà una bella testimonianza di “Chiesa”, per-ché ogni istituzione, mantenendo il proprio carisma, è chiamata a colla-borare insieme, ad avere obbiettivi in comune, principalmente, come abbia-mo già detto nel vasto campo dell’e-ducazione, in cui rientra anche quel-lo pedagogico e amministrativo.

TuttohairicevutodaDio: condividilo!a Diocesi di Carabayllo ha iniziato un progetto pasto-rale impegnando davve-

ro tutti i cristiani a vivere nella con-sapevolezza della presenza viva ed operante di Dio nella vita quotidiana, attraverso il servizio e la formazione. Assieme al vescovo ci siamo riuniti como popolo in cammino, del 09 al 13 di febbraio, quasi 2000 persone, impegnate nella pastorale delle di-verse parrocchie per lasciarci orien-tare e camminare insieme nel dono di noi stessi, nella corresponsabilitá.

La gratitudine accompagna que-

sto progetto e la riflessione nella condivisione, nel prendere coscien-za, giorno per giorno che Dio si fa ca-rico di tutte le nostre necessitá e ci

offre continuamente cammini di cre-scita. Riconoscersi destinatari di un amore cosí grande sprona a donare e a donarsi con impegno e generosi-tà. Ecco che siamo chiamati tutti, pic-coli e grandi, a essere corresponsabi-li della costruzione della Chiesa, non solo materialmente ma nella sua to-talità, fisico, crescendo nella ricerca di una relazione profonda e costante con il Signore e fra di noi.

Tutto l’anno quindi è scandito da tappe e da slogan che ci aiutano a camminare nell’esperienza di esse-re parte di un corpo, il corpo di Cri-

Perù

L

18 ·Nella Congregazione

n. 1 · Gennaio · Aprile · 2015

sto, che ha tante membra che lavora-no e vivono insieme, l’una per l’altra e che una di queste membra sono io. Allora anche la realtà di Chiesa par-ticolare si arricchisce con la parteci-pazione e con la piena adesione per-sonale di battezzato. In questa ottica possiamo rileggere e vivere con pie-

nezza tutto il progetto di divisione dei compiti fra sacerdoti, laici e re-ligiosi presenti in parrocchia. Nella nostra realtà sono sempre più le ini-ziative che sono condotte dai laici, in un intenso cammino di collaborazio-ne con i sacerdoti e i religiosi, per la evangelizzare e la crescita della fe-de della comunità. Essere correspon-sabili significa che l’altro mi interes-

sa, ed è un compito prendermi cura della sua crescita, dargli tutti i mezzi perché possa incontrare il Signore. Questo significa anche collaborare, sapere di non essere gli unici a poter evangelizzare e di non dover far tutto da soli, ma insieme. Non é semplice camminare con ritmi diversi, proget-tare assieme a mentalitá differenti, peró riconoscendoci tutti portatori di un dono, allora la differenza non spaventa, ma arricchisce e la conver-sione non é solo dell’altro, ma anche mia, perché la Veritá é solo una per-sona, Gesú Cristo, che tutti seguiamo

e amiamo, ciascuno con la propria sensibilitá e creativitá. A Lima c’é un canto di anima-zione interessa-te: I cristiani loda-no Cristo in modo molto speciale: un passo avanti e un passo indierto, un passetto verso Dio. É una danza. Chi segue il Maestro fa passi verso l’altro e anche passi indietro perché l’altro possa crescere, speri-mentarsi, essere promotore.

Sogno una chiesa così, capace di riconoscersi benedetta da Dio, porta-trice di tanti doni, tutti da condivide-re e da spendere.

Come comunitá orsolina qui in Perú sperimentiamo la piena comu-nione con la nostra Chiesa partico-lare e con la nostra Congregazio-ne in cammino verso l’accoglienza del dono della maternitá spirituale, che ci rende responsabili della cre-scita nella fede e portatrici della no-vitá radicata nell’appartenere a Cri-sto. Questo é il cammino della Chiesa universale e di ogni battezzato che, riconoscendosi portatore di un dono unico e immenso, spende la propria vita andando verso il fratello e la so-rella, crescendo nella fede in un con-tinuo cammino di conversione, con-divisione e allegria.

Nella Congregazione ·19

Unmosaico...diesperienze

Sviz

zera

Mi chiamo Sofia, ho 18 anni e vengo dal-la Germania. Dopo aver ottenuto la mia attestazione di iscrizione per gli studi di relazioni internazionali all’università l’estate dello scorso anno, sono venuta a Ginevra per cercare un appartamento. Una cosa piuttosto difficile.Quando sono venuta a vedere la Vil-la Clotilde mi sono sentita subito a ca-sa mia. Le sorelle erano così affettuose e cordiali. Benché io non sia un’italia-na, mi hanno accolta ed accettata. Quin-di sono molto felice di avere la possibi-lità di vivere insieme con altre belle e simpatiche ragazze come in una gran-de famiglia! Ringrazio di cuore Sr. Cleo-nice e Sr. Paulette per la loro presenza, anche nei momenti difficili degli esami e che ci sostengono nelle nostre preoc-cupazioni.

Sofia Schroeterstudentessa tedesca

Vivere a Villa Clotilde è stata, e lo è an-cora, una bellissima esperienza. Per pri-ma cosa mi ha permesso di conoscere persone molto speciali provenienti da tutto il mondo e studiando/lavorando in campi diversi. Senza Villa Clotilde non avrei conosciuto persone che ora sono grandi amiche. In più, vivere a Villa Clo-tilde ti dà la sicurezza di trovare sempre qualcuno per uscire con te, per mangia-re o per farti compagnia. Questa cosa rende meno traumatico il distacco dalla mia numerosa e rumorosa famiglia ita-liana, visto che non rimango mai sola.

Laura Colellastudentessa italiana

Quando sono stata ammessa all’Univer-sità di Ginevra, ho iniziato a cercare un appartamento. Non essendo mai vissu-ta all’estero da sola, speravo di trovare un posto in una residenza per studen-ti. La mia ricerca mi ha portato alla Vil-la Clotilde, 14 rue du Mont de Sion, e il pensiero di vivere in un “foyer” gestito da suore cattoliche mi ha convinto su-bito perché sapevo che sarei stata ben accolta e ben voluta. Mia nonna ha fat-to il viaggio per visitare la casa, e pochi mesi dopo, mi sono trasferita nella mia nuova stanza. Dopo aver trascorso più di un anno e mezzo in questo “foyer”, posso dire che è un’esperienza molto gratificante. Con-dividere la vita quotidiana di una quin-dicina di persone è l’occasione per fare dei belli incontri e il pasto comune della sera è un momento unico che ci permet-te, studenti e suore, di incontrarci per condividere il vissuto delle nostre gior-nate.Ginevra è una bella città, situata tra le montagne e il lago Léman. È una città multiculturale che offre molto ai suoi abitanti: parlano più lingue, è possibile praticare molti sport e grazie alla sua fa-ma internazionale, molti eventi impor-tanti si svolgono lì.Ginevra è un ambiente di studio idea-le, dove la buona accoglienza delle Suo-re Orsoline di Villa Clotilde ha avuto un ruolo importante nei miei primi anni in Svizzera.

Marie Michelstudentessa belga

a cura di Sr. M. Cleonice Salvatore

ono arrivata a Ginevra tre an-ni fa. Questa decisione è stata presa spontaneamente senza

sapere veramente come era questa città e se sarò in grado di vivere lì. Fin dall’inizio sono stata incantata dall’atmosfera amichevole e fraterna del mio “foyer”, la Villa Clotilde, gestita dal-le Suore Orsoline di Verona.Venendo a Ginevra ho dovuto lascia-re tante relazioni personali a casa mia e costruire nuovi legami. Attraverso le mie compagne di stanza e la mia uni-versità, questa fase della mia vita non era poi così difficile come immaginavo. Mi sono fatto degli amici che ora sono la mia famiglia e che non potranno mai es-sere cancellati dalla mia vita. Ora vive-re a Ginevra è come vivere in una casa piena di persone della mia età e del me-desimo spirito. Ginevra mi ha fatto per-dere degli amici, ma me ne ha procura-to di nuovi. Ginevra mi ha fatto crescere e capire che, se si vuole, si può vivere ovunque.

Klara Vodňanskástudentessa ceca

S

Progetti ·21

AFRICAACQUA PER TUTTI In Burkina Faso, a Zagtouli, un villaggio non lontano dalla capitale (Ouagadougou) le suore orsoline hanno cominciato una scuola ele-mentare per accogliere i bambini delle famiglie che non hanno tante possibilità economiche. Ora la scuola è piena e sono obbligate a rifiu-tare le iscrizioni perchè il numero dei bambini nelle classi è davvero elevato: tra 60 e 70 bambini per classe. Volendo dare non solo un’i-struzione ma anche un’educazione cristiana a tutti questi bambini e alle loro famiglie è importante ingrandire la scuola soprattutto nelle infrastrutture: cortile per giocare, spazio per lo sport, una tettoia per-ché i bambini possano mangiare a mezzogiorno (ora restano dapper-tutto sotto gli alberi adossati ai muri della scuola…). Questo è possi-bile grazie al dono di un terreno dove hanno cominciato a costruire le aule. Un benefattore ha permesso di realizzare un pozzo molto pro-fondo e mettere una pompa a mano per tirare l’acqua. Attualmente la gente del villaggio beneficia dell’acqua grazie a questo pozzo; quan-do la costruzione della scuola sarà finita ci sarà bisogno di una pom-pa che faccia salire l’acqua in un serbatoio, per permettere ai bambi-ni di avere l’acqua senza troppe difficoltà.Il prezzo della pompa con panelli solari e del serbatoio sono in allega-to, il tutto ammonta a:Pompa: € 3830 Serbatoio: € 4683 TOTALE: € 8513

ADOTTA UN INSEGNANTEIN TOGOAklakou è un villaggio dove le suore orsoline hanno aperto una scuo-la per giovani/adulti analfabeti... coniugando l’alfabetizzazione con la preparazione professionale. Adottare un insegnante è offrire la pos-sibilità a dei giovani/adulti di apprendere gli elementi necessari per la comunicazione: molti di loro non parlano francese ma solo la lin-gua locale. L’istruzione è la prima difesa della persone. Il lavoro che apprendono permette loro di inserirsi nella società e di mantenersi. Lo stipendio di un insegnante è di 50 € al mese; gli insegnan-ti sono 6.

BRASILESOS FAMIGLIA“La Famiglia è uno dei tesori più preziosi del popolo dell’America Lati-na ed è patrimonio dell’intera umanità” (Doc. Aparecida, 432)Identificare le Famiglie in situazione di vulnerabilità, povertà e disoc-cupazione della periferia di Passo Fundo-RS, offrendo protezione so-ciale e integrazione nella vita comunitaria, e promovendo il rafforza-mento dei vincoli familiari, in vista del riscatto della dignità del nucleo familiare, spazio privilegiato della crescita dei figli e figlie di Dio.Il progetto propone:• Incontri di formazione per i genitori sulla tematica delle sane rela-

zioni e come tessere vincoli solidi con i figli, superando la violen-za intra-familiare;

• Lavoro di prevenzione contro l’uso e il commercio della droga e dell’alcool;

L'OCEANO È FATTO DI GOCCE:ANCHE LA TUA GOCCIA È PREZIOSA!

ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUSPuoi versare il tuo contributo a:ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUSCodice IBAN: IT18 PO51 1611 7030 0000 0002 184

• Laboratorio di pittura in tessuto, di chitarra, di danza, di teatro per gli adolescenti e genitori;

• Corsi professionalizzanti di cucina e di informatica per gli adulti;• Accompagnamento personale umano-spirituale e psicologico.Il Costo totale è di € 1750,00.

PERU ’ TRE BICICLETTE PER MUOVERSIA Lima, Perù, le distanze sono importanti e serve molto tempo per percorrerle... a piedi. Per questo ci servirebbero due o tre biciclette. Costo totale € 500,00; inoltre il lavoro pastorale chiede strumenti per poter offrire a tutti, con il minor costo possibile, l’opportunità di cre-scere umanamente e cristianamente. Due pc portatili aiuterebbero... La spesa si aggira su € 1500,00.

MADAGASCARUN PAIO DI SCARPE......PER SORRIDERE

Presso il preventorio di Analaroa, villaggio a circa 80 Km da Tananari-ve, le suore orsoline accolgono ogni anno circa 80 bambini che, affet-ti da malnutrizione, hanno bisogno di subire interventi chirurgici, mol-to spesso ai piedi e alle gambe per poter camminare... Ora servono scarpe ortopediche per la riabilitazione... Ogni paio di scarpe costa tra i 10 e i 20 €, a seconda della misura.

UN TETTO PER STUDIARE......IN FORESTAAnivorano è un villaggio in foresta dove le suore orsoline offrono la possibilità a tante bambine e adolescenti di andare a scuola... molte di loro non possono rientrare in famiglia per la distanza e la non agibi-lità delle strade. Attualmente il tetto della casa che accoglie le ragaz-ze è stato distrutto dall’ultimo ciclone. È necessario rifare la copertu-ra che è in lamiera… Servono travi di legno e materiale per fissare il tetto. Costo: € 3260,00.

ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS

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PUOI SOSTENERE I PROGETTI AMOV INDICANDO QUESTO NUMEROALLA VOCE 5X1.000 DELLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI

“Madonna della Neve”Casa di Spiritualità e Accoglienza

BREONIO (VERONA)Piccolo paese della Lessinia occidentale,è meta di turisti, soprattutto in estate.La casa, accoglie gruppi, anche in autogestione,tutto l’anno, escluso il mese di settembre.La pineta che circonda la casa, contribuiscea creare un clima di distensione,silenzio e preghiera.La casa, costruita nel 1971, offre ampi spazi,sia all’interno che all’esterno. La cappellaè il centro della casa. Le camere sono singole,doppie e triple per un totale di 70 posti letto. La sala da pranzo è capiente e accogliente,così pure le sale per gli incontri.Ampia e spaziosa la cucinae le adiacenze per l’autogestione.

In auto 45 Km da Verona, facilmente raggiungibile dall’uscita Verona Nord, della A22 Brennero-Modena.Il servizio pubblico, con partenza dalla Stazione di Verona Porta Nuova, effettua 3 corse nel primo pomeriggio.

CASA PER FERIE

“VILLA SACRO CUORE”ISTITUTO DELLE ORSOLINE FMI

Al mare... in modo diverso...

Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Via E. Toti, 2 · 48015 Milano Marittima (RA)[email protected] · Tel. 0544 991210

A LUGLIO...È aperta a bambine e ragazzedai 6 ai 17 anni.

AD AGOSTO... Accoglie anche adulti.Propone ai gruppi e alle singole persone un’esperienza di serena convivenzacon momenti di condivisione e attività.

PROMUOVE...Attività creative in un luogo sereno e accogliente che facilita il rispetto delle persone e dell’ambiente.

OFFRE...La possibilità di viverela vacanza come tempodi crescita.

Istituto delle Orsoline F.M.I.

Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Via Bellavista, 25 · 37020 Breonio VRTel. 045.77.200.52 · [email protected]

Giugno - Luglio - Agosto

È attrezzataper il soggiornodi chi è presentein cittàper ragionidi studio, motivi culturali,formazione religiosa.

istituto Delle orsoline f.M.i.

Roma · Casa per ferie

Angela MericiLa casa dispone

di camere singolee doppie, con bagno,

internet, aria condizionata,

prima colazione,per accogliere chi

desidera soggiornarequalche giorno

a Roma.È possibile partecipare alla preghiera liturgica con la Comunità

COME RAGGIUNGERE LA CASADalla stazione Roma Termini:

Con il bus n. 70 via Giolitti - direzione “Piazzale Clodio”,scendere al capolinea.

Con la metro A, direzione Battistini, Fermata Ottaviano,via Barletta, bus n. 32 su Viale Angelico e scendere alla fermata

Viale Angelico-Maresciallo Giardino- attraversaree proseguire a destra fino al civico.

Fermata Lepanto, uscita Marcoantonio Colonna,prendere il n. 30 o il n. 70 scendere al capolineae attraversare e proseguire a destra fino al civico

Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Tel. 06.37351071 · [email protected]

“ Tabor”Casa

Istituto delle Orsoline F.M.I.San Zeno di Montagna VR

Come raggiungere CASA TABOR

IN AUTO: A22 Verona - Brennero, uscita Affi, seguire le indicazio-ni per Prada, San Zeno di Montagna, Via Don Zefirino Agostini, 7.

IN TRENO: scendere alla stazione Verona Porta Nuova da dove parte il servizio pubblico dei pullman per San Zeno di Montagna.

Immersa nel verde tra il monte Baldo e il lago di Gardaè aperta tutto l’anno e accoglie gruppi e singoliper riposo, riflessione e preghiera, offrendo ascolto e proposte formative.Inoltre nei mesi estivi diventa luogo privilegiato per coloroche desiderano trascorrere periodi di riposo, vacanzain un ambiente bello, armonioso e rilassante.

Esercizi 201513-19 . 09 . 2015 Don Flavio Marchesini “L’amore Imperfetto”, l’amore in cammino 22-28 .11 . 2015 Don Gian Battista Rizzi Es. Ignaziani 1^ Settimana 06-12 . 12 . 2015 Marina Stremfelj Es. Ignaziani 1^ Settimana

Per info e prenotazioni:SUORE ORSOLINE - Tel. 045.7285079 · [email protected] · www.orsolineverona.it