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IL MESSAGGERO CREMISI www.fiammecremisi.it Anno 0 - n° 1 - aprile/dicembre 2010

VIVI BERSAGLIERI n°0

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IL MESSAGGERO CREMISIw w w . f i a m m e c r e m i s i . i tAnno 0 - n° 1 - aprile/dicembre 2010

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IL MESSAGGERO CREMISIAnno 0 - n° 1 - aprile/dicembre 2010

Fondatore responsabile: Pio LangellaDirettore: Paolo PierantozziSegreteria Amministrativa:33078 San Vito al TagliamentoVia Tonelli, 4 - Tel. 335.6511048 - Fax 0434.81574E-mail: [email protected]

Direzione amministrativa: A.N.B. F.V.G.

Comitato scientifico: Carlo Bellinzona, Luigi Scollo, Pietro Compagni, Vincenzo Lops, Giovanni Marizza, Franco Tamassia, Bruno Tosetti, Vincenzo Iavarrone.

Condizioni di cessione: gratuito per i bersaglieri in servizio, in congedo, simpatizzanti, sponsor, enti pubblici e privati che intendano contribuire volontariamente alle spese di produzione della Rivista rigorosamente non ha scopo di lucro e finalizzata al mantenimento della memoria e della testimonianza storica del Corpo dei Bersaglieri. €3,00 per numero arretrato, €10,00 abbonamento annuale, €20,00 abbonamento benemerito.Le oblazioni superiori di €50,00 previo nullaosta,verranno citate.Gli esuberi di cassa, ad ogni numero, verranno esclusivamente investiti a favore della qualità editoriale, entità delle pagine e/o inserti.

L’amministrazione non accetta denaro in contanti.Autorizzazione n.31 1120/2010 del Tribunale di Pordenone.Proprietà letteraria, scientifica ed artistica riservata.Articoli e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Composizione e stampa:Grafice Sedran - San Vito al Tagliamento (Pn)

In copertina: i bersaglieri di Pietro Compagnidalle origini (1836) alla missione in Afghanistan (2010). Sullo sfondo i teatri in cui hanno operato.In terza pagina: immagine realizzata nel 2004 dal cremisino Salvatore Valente in occasione del Guinness realizzato dalle Fiamme Cremisi per il del 50nario di Trieste all'Italia: oltre 600 ciclisti con maglie dei tre colori della Bandiera che dalla Piazza Unità d’Italia raggiunsero il castello del Miramare. Questa immagine venne pubblicata, il 2 giugno 2005 a fianco delle espressioni di augurio dell’allora Capo dello Stato Azeglio Ciampi.In quarta di copertina: spot realizzato da Pio Langella in missione a Sarajevo nel 1998 in forza alla Brigata Corazzata "Ariete" all'epoca comandata dall'attuale Capo di SME Gen. C.A. Giuseppe Valotto.

Inserto: AGENDA 2011

PRIVACYIn conformità a quanto previsto dalla legge 31.12.1996 n: 675 sulla "tutela delle persone ed altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali" la Direzione garantisce che i dati relativi alla spedizione vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.La redazione precisa che omissioni involontarie di qualsivoglia natura possono dar luogo ad una sanatoria. Gli scritti inediti ed esenti da vincoli editoriali investono la diretta responsabilità dell’autore rispecchiandone le idee personali.

SOMMARIOREdAzIOnALE IL MESSAGGIO CREMISI .................................................................................................................................................... pag. 3

AGORà BRunO TOSETTI .................................................................................................................................................................................. » 4GIOvAnnI MARIzzA ....................................................................................................................................................................... » 5GIAn CARLO STELLA .................................................................................................................................................................... » 6CARLO BELLInzOnA ..................................................................................................................................................................... » 7

REGGIMEntI1° ICTu IMPETuQuE PRIMuS Primo nel colpire e nell’assalire ............................................ » 83° vIS, AnIMuS, IMPETuS Forza, coraggio, Impeto ............................................................................ » 106° … E vInCERE BISOGnA … E vincere bisogna ................................................................................... » 127° … CELERITATE AC vIRTuTE Con celerità e valore ..................................................................... » 138° vELOX AD IMPETuM Veloce nell’assalto ................................................................................................... » 1411° QuIS uLTRA? Chi oltre noi? ...................................................................................................................................... » 18

pROvInCETRIESTE ........................................................................................................................................................................................................... » 19

GORIzIA ............................................................................................................................................................................................................ » 21

uDInE .................................................................................................................................................................................................................. » 22

PORDEnOnE .............................................................................................................................................................................................. » 27

TREvISO ........................................................................................................................................................................................................... » 30

REGIOnI vEnETO e FRIuLI vEnEzIA GIuLIA ............................................................................................. » 31

vEnEzIA ........................................................................................................................................................................................................... » 32

BOLzAnO ....................................................................................................................................................................................................... » 33

ROMA ................................................................................................................................................................................................................... » 34

nAPOLI/CASERTA/AvELLInO/BEnEvEnTO ................................................................................................. » 36

EStEROCAnADA ........................................................................................................................................................................................................... » 38

pROfILIOGGI: Il Generale vincenzo Lops .............................................................................................................................. » 40

Francesco Rinaldi ........................................................................................................................................................ » 41

IERI: I fratelli De Carli ................................................................................................................................................................ » 42

RECEnSIOnII BERSAGLIERI 1836-2007

vITA DI GIuSEPPE GARIBALDI nEI FRAnCOBOLLI DI TuTTO IL MOnDO

GuERRA FREDDA E PACE CALDA .............................................................................................................................. » 43

SpORtA.S.D. FIAMME CREMISI ........................................................................................................................................................ » 44

“50 KM PER 50 AnnI” ............................................................................................................................................................... » 45

“FIAMME CREMISI” unA FEDE ESPRESSA ATTRAvERSO un COLORE .................... » 46

LuttICI HAnnO LASCIATO .................................................................................................................................................................... » 47

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Il messaggero cremIsI

REdAzIOnALE

W i Bersaglieri! Ip ip! Urrà – ip ip! Urrà – ip ip! Urrà, urrà, urrà.Cari bersaglieri in armi ed in congedo, ovunque voi siate, è con il nostro grido di gioia che alziamo il sipario sulla nostra rivista.Nel titolo “vivi Bersaglieri” abbiamo inteso racchiudere più chiavi di lettura:“vivi Bersaglieri” nel senso di entrare in gioco nella logica del “modus vivendi” dei bersaglieri in armi e nella società civile, quali testimoni dei valori che nel decalogo di Papà Sandrini trovano la loro sintesi.;“W i Bersaglieri” quale genuina espressione di sintesi di affettività, vitalità ed apertura positiva a quanto si sta per leggere, vedere, ovvero navigare cliccando nel web: www.fiammecremisi.it.La rivista nasce come sommatoria dei contributi raccolti nell’ambito dei sei reggimenti bersaglieri e dalle province del bel Paese che intendono condi-videre questo progetto che vuole essere una cassa di risonanza del bersaglierismo nei gangli della società militare e civile. Un anello di congiunzione che, attraverso la condivisone dei fatti di cronaca, approfondimenti storici e riflessioni etico comportamentali, ci faccia scoprire le ragioni di senso di un comune spirito di Corpo.Un tempo la dinamicità del Corpo dei bersaglieri veniva identificata dalla sua capacità di spostamento attraverso la corsa. Poi sono venute le “carriole” per mordere il terreno nel più breve tempo possibile. dalle ruote ai cingoli, a bordo dei mezzi corazzati, per essere quanto più aderenti possibile alle percussioni dei corazzati, vuoi carristi che cavalieri.Oggi il dinamismo, prima di essere esercitato nei teatri operativi, corre attraverso l’etere nelle varie forme. Noi abbiamo scelto il Web, poi la stampa, per far giungere la voce del Messaggero Cremisi, nella sua accezione globale, a tutti i bersaglieri animati da un sano spirito di corpo. Non rimane che …ripetere all’infinito. W i Bersaglieri! Ip ip! Urrà – ip ip! Urrà – ip ip! Urrà, urrà, urrà.

Bers. Pio langella

“Il Tricolore non è una

semplice insegna di stato,

è un vessillo di libertà

conquistata da un popolo

che si riconosce unito,

che trova la sua identità

nei principi di fratellanza.

Nei valori della propria storia

e della propria civiltà”

carlo azeglio ciampi

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Lo scorso mese di Novembre in tutte (si spera) le città d’Italia è stata commemorata la da data del “4 NOVEMBRE” dedicata alle Forze Armate ed all’ Unità Nazionale appunto perché è quello il giorno di 92 anni fa che, con la resa degli Eserciti di Ungheria, Austria e Germania, vennero inglobati nei nostri confini il Trentino e l’Alto Adige fino al Brennero, completando così e definitivamente l’Unità d’Italia. E’ però un peccato che nel festeggiare le nostre FF.AA. in qualche luogo non ci sia spinti oltre a quella fausta data, dimenticando che anche negli anni a seguire le nostre FF.AA hanno continuato a servire la Patria quali protagoniste di pagine di storia esaltanti e talvolta dolorose. Mai però schie-rate politicamente ma guidate sempre ed ovunque dal Giuramento di Fedeltà alla Patria ed aventi unicamente il Tricolore quale faro da seguire. A noi Bersaglieri la memoria certamente non difetta! Ma poiché con i nostri eterni “venti anni” siamo sempre, e per fortuna, proiettati di corsa verso il futuro, non dispiacerà certamente ricordare che nel secondo dopo guerra le nostre FF.AA sono state foriere di sicurezza favorendo la ricostruzione del Paese, e garantendo lo sviluppo economico e sociale in una cornice di salda democrazia. Senza poi contare il contributo fornito, assieme alle altre Nazioni NATO, per produrre quella necessaria deterrenza che nel 1989 provoca l’implosione del blocco avversario e lo scioglimento del “Patto di Varsavia”, scongiurando così che la Guerra Fredda si potesse trasformare in una immane catastrofe per l’Italia e forse per l’intera umanità. Ma non solo! Dobbiamo ricordarci che il nostro Esercito a partire dal 1958 ha partecipato e tuttora sta partecipando alla maggiore parte delle Missioni a Sostegno della Pace (PSOs) nei quattro angoli del mondo. Prima unicamente con nuclei di pochi uomini disarmati in veste di “osservatori” dell’ ONU per il controllo delle tregue, successivamente a partire dal 1982, quando è iniziata la partecipazione di consistenti Reparti in armi fuori dal confini nazionali per imporre o garantire la cessazione delle ostilità il cui perdurare potrebbe provocare il coinvolgi-mento di altri Paesi. E non poteva che ricadere sui Bersaglieri (e questo non lo dobbiamo dimenticare mai)la scelta del Governo italiano quando, in piena “Guerra Fredda”, dovette decidere chi inviare in un Libano per impedire che la grave “crisi” in atto nel Medio Oriente potesse allargarsi nell’intera area mediterranea. Ed è proprio nell’estate del 1982 che il 2° Battaglione “GOVERNOLO”, rinforzato

da un Plotone del Genio Pionieri (al termine della Missione rientrati in Patria con il “Piumetto” per loro esplicita richiesta), da un Plotone di Carabinieri e da una consistente aliquota logistica costituisce “ITALCON GOVERNOLO” (CONTINGENTE ITALIANO IN LIBANO “GOVERNOLO”).Il “GOVERNOLO” sbarca a Beirut il 26 agosto e porta a compimento la1^ Missione in armi del nostro Esercito dopo la fine del 2° conflitto mondiale. In particolare i Bersaglieri:- si schierano nella parte meridionale della Città

interponendosi fra le forze nemiche a contatto lungo la “linea verde” e rilevano dai palestinesi le postazioni e gli appostamenti che da mesi occupavano in quella zona della Capitale;

- creano una fascia smilitarizzata a cavallo dell’ asse stradale noto come “GALERIE DE SEMAAN da dove nei successivi quattro giorni verranno da noi scortati in Siria 6909 palestinesi del P.L.A.(ARMATA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA) e soldati siriani delle HITTIN Brigade, QUADDISIYYAM Brigade e della 85^ Brigade appartenenti all’ A.D.F. (FORZA DI DISSUASIONE ARABA) e sgomberano 952 mezzi di vari tipo (carri armati, mezzi ruotati, artiglierie ecc...);

- riconsegnano all’Esercito libanese quella parte di Beirut che da oltre cinque anni era sottratta all’autorità del Governo libanese.

In solo cinque giorni dallo sbarco il “GOVERNOLO” aveva concluso con pieno successo la fase più complessa e rischiosa della missione della Forza Multinazionale. Fase del cui positivo esito tanti degli osservatori internazionali presenti in Libano avevano dubitato Missione difficile, vissuta e condotta in una cornice di grandi difficoltà perché non avevamo esperienza alcuna. Era la prima volta per il nostro Esercito e la responsabilità sulle nostre spalle era ovviamente enorme. Nulla sapevamo ... nemmeno dell’esistenza di “regole di ingaggio” e cosa fossero … che però altro poi non erano che le regole dettate dal buon senso. Alle quali ci siamo attenuti! Eravamo “dipinti di bianco” ma non, come molti hanno sostenuto e scritto perché quelli erano i “colori della Pace” e quindi non ci avrebbero spa-rato contro. No! I mezzi e gli elmetti erano bianchi perché fino a pochi giorni dalla partenza avremmo dovuto intervenire con la Bandiera dell’ONU. Quindi mezzi ed elmetti bianchi! Cosi non fu e seppur con il Tricolore, “banchi” eravamo e “bianchi” siamo rimasti (non cera più il tempo di ridipingere i mezzi).

Bersagli perfetti ed inconfondibili. Meno male che ci hanno voluto bene! Eravamo inesperti ma tutti noi, dal primo all’ultimo, orgogliosi di rappresentare l’Italia e consci della responsabilità che ci era stata affidata. Un Bersagliere incontrandomi in un Raduno mi confidò una frase bellissima che emblematizza l’animo che albergava laggiù in tutti gli appartenenti a “ITALCON GOVERNOLO”: “… era la prima volta dalla fine della 2^ guerra che le nostre FF.AA. venivano impegnate fuori dai confini Nazionali. Sapevamo di avere puntati su di noi gli occhi dei nostri partner internazionali, degli italiani, delle nostre famiglia. L’insuccesso avrebbe significato: vergogna per la PATRIA, per le sue FF.AA. per il CORPO DEI BERSAGLIERI; disonore per noi! Di ciò ne eravamo tutti consci e per questo non temevamo di Morire, ma di fallire”!Missione compiuta quindi con pieno successo che ci ha fatto, meritare l’ammirazione degli altri contingenti della Forza Multinazionale (francese e USA) la gratitudine degli israeliani, dei loro nemici e delle Autorità libanesi che convinti di aver ormai la situazione in pugno hanno pensato di poter fare ormai a meno di noi. Valutazione errata le cui funeste conseguenze saranno la causa del nostro secondo ritorno in Libano a dieci giorni dal nostro ritorno in Patria. Ma questa è un’altra storia. La lasciamo per la prossima edizione di “ViViBersaglieri”.

qui “Aquila 1”

AGORàtOSEttI

la prima volta nella terra dei cedri nella memoria del comandantec’era UNa VolTaIl Generale Bruno Tosetti racconta l’Italcon Governolo

Le foto sono state ricavate dai giornali arabi e si riferiscono al giorno dell’arrivo. L'Ufficiale che saluta l’allora Col Bruno Tosetti è il Collonello Hassan dell'Esercito siriano che cedette le postazioni, prima di essere portato in Siria.

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Gian Mauro Gigli, Pierdavide De Cillis, Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville, Marco Pedone. Sono i nomi dei nostri ultimi Caduti in Afghanistan, che sono rimasti vittime di quella “rivoluzione dell’artiglieria” rappresentata dagli ordigni esplosivi improvvisati. Ieri “artiglieria” significava far viaggiare nell’aria un proiettile per colpire un obiettivo lontano che stava fermo, mentre oggi l’obiettivo si muove e il proiettile sta lì ad aspettarlo, per scoppiare quando gli passerà vicino. Solo la tragica conclusione è sempre la stessa: vite umane che vanno all’altro mondo.In termini tecnici questi subdoli proiettili dormienti vengono chiamati “improvised esplosive devices”, vengono costruiti artigianalmente, sono composti da una quantità variabile di esplosivo, da materiale contundente inerte di varia natura, da un innesco e da un detonatore. In questo campo non esiste standardizzazione: gli IEDs sono migliaia e migliaia ma non ce ne sono due uguali: possono essere assemblati, mascherati e utilizzati nei modi più vari, comandati per mezzo di cavi elettrici, da raggi infrarossi, da impulsi radio o attivati incon-sapevolmente dalle stesse vittime. Sono facili da costruire e da occultare, possono assumere la forma di una roccia, di un pallone da calcio o di una vecchia lavatrice e costano poco, ma gli effetti di questi nuovi “sistemi d’arma” sono devastanti da tutti i punti di vista: tattico, operativo, strategico, mediatico. Si tratta anche di un’arma psicologica, visto che chi va in pattuglia sa perfettamente che potreb-be saltare in aria da un momento all’altro, e il conseguente logorìo psicologico diventa talvolta insostenibile. Ecco perché gli IEDs sono diventati gli strumenti principali nelle mani dei terroristi che se ne servono nelle guerre asimmetriche. E’ anche vero che quegli ordigni non sono nati oggi ma, al contrario, sono stati impiegati dai “resistenti” anche nel secondo conflitto mondiale, ma in misura molto limitata, visto che gli insorti di allora non controllavano estesamente il territorio e non godevano della libertà di movimento di cui oggi la guerriglia dispone in Afghanistan. Laggiù più di 2.000 soldati della Coalizione hanno perso la vita dal 2003 ad oggi, la maggior parte dei quali proprio a causa di quegli ordigni. Per contrastare tale fenomeno, ogni paese e ogni organizzazione internazionale fa qualcosa. Il Regno unito, ad esempio, cerca di mettere in pratica le proprie esperienze acquisite in Irlanda del Nord. L’Italia da parte sua sta istituendo un

proprio “centro di eccellenza” presso la Scuola del Genio a Roma, dove anche l’unione Europea (per mezzo della propria Agenzia Europea di Difesa) condurrà corsi di specializzazione in favore di personale proveniente dai paesi dell’UE. Il tutto a suon di pubblicazioni, acronimi, definizioni, classificazioni, consiglieri legali, cavilli giuridici, regole d’ingaggio, moduli standardizzati, registri, rapporti di fine attività. In una sola parola: burocrazia. Cosa che, forse, nelle guerre asimmetriche non è la carta vincente.La nATO ha elaborato una strategia contro gli IED basata su quattro pilastri: riempire il vuoto dottrinale in merito allo specifico argomento mediante la stesura di apposite pubblicazioni, combattere il sistema-IED nel suo complesso con la prevenzione e l’intelligence, sconfiggere l’ordigno neutralizzandolo o distruggendolo e incentivare l’addestramento del personale. Ottime intenzioni che però hanno il loro limite nell’intelligence, che in ambito Alleanza Atlantica resta una competenza nazionale che i paesi membri sono riluttanti a condividere.Anche gli uSA procedono per conto proprio, ma con un approccio ben diverso dalla burocrazia europea. La parola d’ordine è “impariamo a pen-sare come gli insorti”. Si tratta di una interessante iniziativa che intende basarsi innanzitutto sulla mente umana, che è ben superiore a qualsiasi contromisura tradizionale anti-IED come i carri sminatori o i disturbatori di frequenze radio. I soldati americani, in base a questa nuova procedura, vengono addestrati a pensare come gli insorti e ad analizzare il terreno come fanno i terroristi. Così facendo, gli ordigni vengono scoperti in quantità maggiore e il numero di morti e feriti cala sensibilmente. L’addestramento viene condotto presso un “centro di eccellenza” dalle capacità e disponibilità assai superiori rispetto a qualsiasi altro paese alleato, presso il JIEDDO, Joint IED Defeat Organization, mediante simulatori molto realistici costruiti senza badare a spese e ricorrendo anche ad hollywoodiani effetti speciali. Il marchingegno è denominato MCIT, Mobile Counter-IED Interactive Trainer ed è stato realizzato dall’ICT, Institute for Creative Technology dell’Università della Southern California. Attualmente tre apparecchiature MCIT sono state installate rispettivamente a Fort Campbell, Kentucky, a Camp Pendleton, California e a Camp Shelby, Mississippi, al costo di 1,8 milioni di dollari l’uno. La simulazione dura circa un’ora e il sistema è in grado di addestrare un centinaio di soldati al giorno, in maniera molto realistica.

Passando attraverso le quattro componenti del simulatore, i soldati si immedesimano nei panni degli insorti, giocano a parti contrapposte e acqui-siscono esperienze fondamentali. Indubbiamente il sistema americano, col suo approccio realistico e concreto, risulta molto più efficace rispetto alle dispersive, cervellotiche e burocratiche procedure europee, siano esse adottate da singoli paesi o da organizzazioni internazionali come NATO e UE.Riusciranno tutte queste misure e contromisure a sconfiggere gli IED? Sarà un’impresa molto difficile, visto che gli insorgenti hanno l’iniziativa, e non solo quella tattica. Loro agiscono e noi ci limitiamo a reagire. E poi l’insorgente è in grado di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo, mentre noi facciamo l’esatto contrario. Tanto per rendere l’idea delle differenze di approccio concet-tuale, il soldato occidentale si allena a compilare complicati e dettagliati rapporti di pattuglia e rapporti di perquisizione di edifici, ben sapendo che in tribunale tali rapporti potranno essere usati contro di lui. Il talebano, invece, filma gli attentati e realizza videocassette che non mancheranno di causare effetti mediatici devastanti sulle pubbliche opinioni dei paesi della Coalizione. In altre parole, noi ci autolimitiamo al campo tattico, mentre il talebano agisce in campo strategico. È evidente che in queste condizioni l’insorgente risulti di gran lunga avvantaggiato.I fatti e la statistica danno finora ragione agli insorti. La presenza di ordigni sul territorio afgano è in costante aumento sotto tutti i punti di vista: numero di attacchi con perdite, numero di attac-chi senza perdite e numero di ordigni scoperti e disattivati. Quest’ultimi, considerando quelli relativi ai mesi di settembre, che statisticamente sono i peggiori dell’anno, sono stati 80 nel 2005, 170 nel 2006, 260 nel 2007, 390 nel 2008 e ben 1400 nel 2009. Se consideriamo tutti i possibili attacchi della guerriglia nelle loro varie forme (IEDs, autobombe, imboscate, ecc…), il loro numero in Afghanistan è aumentato notevolmente di anno in anno. Anche la popolazione civile ne ha sofferto. Il numero complessivo delle vittime è passato da 16 nel 2004 a 279 nel 2005 per poi balzare a 1.473 nel 2006 e per raddoppiare ancora (2.293) nel 2007. Nel 2008 le vittime sono state 3.308 e nel 2009 addirittura 6.037, cifra che purtroppo nel 2010 è già stata ulteriormente superata.

Gen. C.A. Giovanni Marizza

AGORàMARIzzA

come contrastare gli ordigni esplosivi improvvisati? NUoVe TecNologIecoNTro UN’arma sUBDola

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UN coNTrIBUTo Per la sTorIaDel TrIcolore Del regNo DI sarDegNa

Perché scrivere ancora del Tricolore? Al quesito, legittimo, rispondono gli autori, che, dopo venticinque anni di ricerche e di studi, sono in grado di affermare che ancora c’è molto da dire sulla storia della bandiera italiana. I numerosi scritti relativi a questo tema, salvo rare e pregevoli eccezioni, spesso altro non sono che ripetizioni di studi già datati in cui abbondano affermazioni gratuite. Nell’occasione della prossima ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità, un breve ma pregevole contributo che apparirà sul numero di Rivista Militare, porterà nuova luce sulla vicenda storica del tricolore investigando più profondamente le sue origini, i suoi significati e i suoi valori.Una vicenda che inizia il 4 marzo 1848, quando il re di Sardegna Carlo Alberto, adeguandosi al momento contingente a seguito dei moti scoppiati in tutta Italia, concede lo Statuto il quale, all’articolo 77 delle “Disposizioni generali”, conferma che: Lo Stato conserva la sua bandiera e la coccarda azzurra è la sola nazionale.Nei giorni seguenti, però, Carlo Alberto ritorna sulla bandiera e adotta, per il suo Stato il tricolore italiano con lo scudo dei Savoia al centro.Ciò è confermato anche dal proclama del 23 marzo successivo che termina con queste parole: … vogliamo che le Nostre Truppe … portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana… .Ma ciò non avvenne, almeno subito, perché le truppe sarde passarono il ponte sul Ticino con le vecchie bandiere, cui erano state annodate in cima all’asta tre strisce tricolori, e solo dopo, a Pavia, si provvide a distribuire le nuove bandiere, probabilmente non a tutti i reggimenti per ovvi motivi contingenti.Dopo lo sfortunato esito della prima guerra d’indipendenza, l’eredità di Carlo Alberto viene raccolta dal figlio Vittorio Emanuele II che mantiene in vigore, unico regnante in Italia, lo statuto concesso dal padre e continua, fino all’Unità d’Italia, ad alzare il tricolore come vessillo del Regno, simbolo che accompa-gnò, poi, la vita nazionale per ottantacinque anni fino alla proclamazione della Repubblica Italiana.Esistono svariati modelli di tricolori del regno sardo il primo è rappresentato da bandiere con la croce di Savoia, in campo bianco, sovrapposta a quelle di Genova e di Sardegna, ispirate a quelle della marina sarda. Poi abbiamo l’esempio dello stendardo a campi verticali delle Guardie del Corpo del Re, che presenta lo scudo banderale sabaudo sul bianco senza il contorno azzurro e che si può considerare il prototipo della bandiera che, per il Brancaccio, vuole essere la prima dell’esercito sardo, uguale a questa, ma contornata da un bordo azzurro.Molto probabilmente, invece, fu la bandiera recante lo scudo sannitico che il

Ministero della Guerra del Regno di Sardegna, il 25 marzo 1848, notificava ufficialmente ai governatori di Alessandria e di Novara, secondo gli ordini di Sua Maestà: Le truppe che entreranno in Lombardia , al porre il piede che faranno sul suolo lombardo, inalberino ed assumano la bandiera italiana bianca, rossa e verde,[più precisamente verde, bianco e rosso ndr] con in mezzo lo scudo di Savoia (croce bianca in campo rosso). Disegnata frettolosamente dal segretario del Ministero dell’Interno, Bigotti, il 27 marzo 1848, fu adottata lo stesso giorno dal Consiglio dei Ministri.Una regia patente di Carlo Alberto del 15 aprile 1848, dal quartier generale di Volta, regolamentava anche la tipologia della bandiera del naviglio da guerra sardo, con l’apposizione, superiormente allo scudo aderente al campo verde e rosso, della corona reale con il tocco rosso. Quella della marina da guerra è quindi l’unica bandiera tricolore del regno sardo che porta la corona prima del 1860 e con la particolarità del tocco rosso senza sostanziali variazioni anche durante il Regno d’Italia fino al 1946 se si eccettua il fatto che, nel primo modello, lo scudo aderiva al verde e al rosso. La distinzione tra le bandiere del Regio Esercito e della Regia Marina, quindi, consiste nella presenza o meno del tocco rosso nella corona reale che, se presente, è da attribuire al naviglio da guerra, se assente, al Regio Esercito.Nel 1855 le truppe sarde del corpo di spedizione in Crimea adotteranno un modello di vessillo leggermente diverso dal precedente cioè con il bordo azzurro che sormonta leggermente il verde e il rosso. Consegnate ai corpi armati in partenza il 14 aprile 1855, ad Alessandria, le bandiere vennero ritirate personalmente dal re Vittorio Emanuele II il 15 giugno 1856, a Torino, al ritorno dal teatro delle operazioni, perché destinate ad un uso limitato ai tempi della missione.La bandiera nazionale sarda cambierà ancora tipologia nel 1857 con lo scudo che si stacca leggermente dai campi laterali, rimanendo in uso fino al definitivo regolamento del 1860.Nella primavera di quell’anno, dopo l’annessione delle provincie dell’Emilia e della Toscana, rispettivamente il 18 e 22 marzo, Vittorio Emanuele II procede, con Regio Decreto del 25 dello stesso mese, alla definitiva regolamentazione della bandiera del nascente Regno d’Italia: la civile, come quella della marina mercantile, porterà il semplice scudo della casata Savoia, quella dell’esercito porterà lo scudo sormontato dalla corona reale senza il tocco rosso, quella della marina da guerra, e del governo, lo scudo sormontato dalla corona reale con il tocco rosso, queste tre tipologie rimarranno sostanzialmente tali e quali fino al 1946.

Gian Carlo Stella

AGORàStELLA

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150° “sPeDIzIoNe DeI mIlle”la BaTTaglIa Del VolTUrNo, 2 oTToBre 1860 Una rievocazione in tono minore

Ho accettato volentieri di partecipare all'avvio di una “sfida” editoriale di caratura cremisi, volendo testi-moniare antica passione e vicinanza spirituale verso i promotori, chiedendo, tuttavia, di poter svolgere una breve riflessione, più ampia e fuori dai tradizionali schemi celebrativi del Corpo.La ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia del 2011,ha come indissolubile premessa l'impresa di Garibaldi nel Regno delle due Sicilie.Nel calendario delle celebrazioni lo scorso 11 maggio il Presidente della Repubblica ha aperto il ciclo delle rievocazioni a Marsala, luogo dello sbarco dei Mille e, nell'immaginario collettivo, avvio sul campo del percorso verso il nuovo Stato italiano. Il programma avrebbe previsto la presenza del Presidente anche a Caserta lo scorso 2 ottobre per la conclusione dell'impresa garibaldina, la battaglia del Volturno, l'ultima determinante vicenda per la formazione del nuovo Stato italiano.La giornata del ricordo comunque c'è stata, con l'impegno delle Autorità e delle Istituzioni locali (a partire dalla benemerita Società di Storia Patria) anche con l'ausilio di una mostra allestita in tempi serrati. Il caldo messaggio del Presidente, inviato alle Autorità locali, non è stato divulgato dai media nazionali che hanno ignorato la ricorrenza. Per quali ragioni?Forse, il fatto imporrebbe di approfondire ragioni complessive di un momento storico -quello dell' Unità d'Italia-che sembra costituire per molti addirittura un peso. In realtà, soprattutto per le difficili situazioni del Sud dopo la proclamazione del nuovo Stato italiano il processo unitario viene oggi sottoposto a revisioni o a critiche spesso strumentali perché troppo condizionate dalle dialettiche politiche o da interessi localistici.Dal 1991 a Caserta è stanziata la Brigata Garibaldi. Bersaglieri. Nel 1993 quale Comandante della Brigata mi parve doveroso tentare di rinnovare il legame storico che la ridislocazione di tale Unità dell'Esercito dal Friuli nella Terra di Lavoro aveva “casualmente”evocato. Fui fortunato e felice nello

scoprire che l'assonanza non era solo nominale ,ma la ricerca storica e l'analisi dello sviluppo della battaglia del Volturno,ci consentivano di stabilire legami ben più' profondi con quella componente di Bersaglieri/Garibaldini, presenti nell'esercito dell'Eroe dei due mondi. Di tutto ciò fu dato ampio riscontro in un Convegno organizzato con la Società di Storia Patria e affidato alla memoria con la pubblicazione degli Atti.Il forte legame con la città di Caserta venne poi suggellato con la celebrazione del 18 giugno allo Stadio “Pinto". Cose lontane di tempi passati, ma ricordo di un momento “costruens”, di formazione per il futuro.Da allora la “Garibaldi” ha avuto impegni, severi ,percorsi accidentati, ardue sfide in terre lontane Bosnia, Albania, Kosovo, Iraq, Afghanistan. Anche caduti. Infine il Libano.Una Brigata di cui certamente l'Esercito e il Paese possono essere orgogliosi.Il 2 ottobre la Garibaldi era dislocata in Libano. Lontana da Caserta e, quindi, dalla rievocazione dei luoghi della battaglia e dei nomi degli antichi Garibaldini, primo tra tutti Pilade Bronzetti, caduto a Castel Morrone in un momento cruciale della battaglia. Una memoria ormai sbiadita ,come i cimiteri garibaldini di S.Angelo e di Ponti della Valle di Maddaloni e le caotiche vicende delle due cruciali giornate di ottobre 1860. Alle porte di Caserta.In quella giornata, per mia riflessione storica , ho tentato in me una operazione impossibile, ma non assurda :il collegamento ideale ,oggi si direbbe anche virtuale, con il giovane bersagliere della “Garibaldi”in pattuglia sulle sassose rotabili di Unifil. Cosa può significare per te un fatto d'arme di 150 anni fa? Magari i tuoi lontani antenati erano sudditi “agnostici” di Francesco II e temevano i rischi appresi dai racconti su “Garubalde”.Oggi, sei il rappresen-tante, vero, sul campo di un Italia, faticosamente pervenuta all'Unità con un percorso anche di dolore e di sacrificio. Questa consa-pevolezza devi custodirla gelosamente.Anche il Generale Garibaldi pur nel linguaggio aulico

dell’Ordine del giorno redatto a Caserta il 30 ottobre ,al termine del suo ciclo operativo avendo consegnato la sua impresa al Re Vittorio Emanuele, esprime la sofferenza di un Italiano. Infatti, nel suo primo pensiero ”Il primo ottobre, giorno fatale e fratricida, ove italiani combatterono sul Volturno contro Italiani, con tutto l’accanimento che l’uomo può portare contro l’uomo” si avverte il dramma di chi pur temprato alla durezza del combattimento non si può sottrarre all'immagine del sangue versato. Basta prendere visione degli ordini di battaglia e dei fogli con i nomi dei caduti. Il nuovo Stato, l’Italia aveva richiesto un tributo altissimo ai suoi figli, contrapposti per le ragioni spietate della Storia incompiuta di una nazione.E allora cosa c'è da celebrare oggi? Bersagliere, le commemorazioni servono per salvaguardare la memoria e i veri patrimoni morali: allorché ci sono aspetti controversi e di non facile condivisione, occorre guardare avanti e non tentare assurde rivincite per ristorare i torti subiti.L'Unità d'Italia è un patrimonio etico e culturale, cui occorrerebbe avvicinarsi con rispetto, riuscendo a mettere da parte gli egoismi dei “campanili”.La vedi la polvere sollevata dal tuo mezzo? Essa puòmescolarsi con il tuo sudore ed essere illuminata dal tuo sguardo sereno per il dovere compiuto oppure diventare tormento e rabbia per una sorte subita e non considerata dagli altri.A Caserta, quando tornerai con la tua Brigata ti auguro di trovare tanti sguardi sereni, nonostante tutto.

Carlo Bellinzona

AGORàBELLInzOnA

Un'immagine della rievocazione di Ponti della Valle.

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8 REGGIMEntI 1° ICtu IMpEtuQuE pRIMuS primo nel colpire e nell'assalire

Dal DIarIo Del PrImo le UlTIme croNacHeDallo scenario silano alla festa delle Forze armate

Giovedi’ 28 ottobre, presso la base di Camigliatello Silano (Cs) si è conclusa l’esercitazione per posto comando svolta dal 1° Reggimento Bersaglieri. Scopo principale dell’esercitazione, durata due settimane, è stato quello di addestrare lo staff e le compagnie bersaglieri in vista degli impegni futuri del reggimento, sia in territorio nazionale che internazionale. Al fine di rendere realistico il lavoro svolto, è stato impiegato personale che, sul terreno, ha svolto attività prevalentemente ambientate allo scenario afghano: contatti con personale “chiave” di villaggi, soccorso alla popolazione, attività di cooperazione e procedure di sicurezza che hanno, peraltro, coinvolto anche il personale qualificato soccorritore militare.

Il Primo Reggimento Bersaglieri, unità inquadrata nella brigata bersaglieri “Garibaldi”, ha partecipato più volte ad operazioni svolte sul territorio nazionale ed internazionale: Bosnia, Kosovo, Iraq, Libano ed Afghanistan, scenario operativo dal quale l’unità è rientrata da circa 6 mesi. Al momento, il reggi-mento è presente sul territorio internazionale con una compagnia dislocata in Afghanistan, mentre per quanto concerne il territorio nazionale con una compagnia impegnata a Reggio Calabria per il controllo di siti sensibili, che vede l’esercito operare congiuntamente alle forze dell’ordine per il controllo del territorio e per contrastare la criminalità organizzata.Il reggimento giovedì 4 novembre, in occasione

della Festa delle Forze Armate, ha aperto le porte delle caserme offrendo la possibilità ai cittadini di visitare le strutture militari e conoscere ancor meglio la realtà degli uomini e delle donne che indossano l’uniforme. Nel giorno in cui si celebra la Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale i bersaglieri del 1° Reggimento, alla presenza delle massime cariche militari e civili della Provincia di Cosenza, hanno reso onore ai caduti di tutte le Forze Armate con una cerimonia svoltasi in Piazza della Vittoria e hanno, quindi, ospitato la cittadinanza nelle storiche “casermette”, dove per l’occasione è stata realizzata una mostra di uniformi storiche, mezzi, materiali ed equipaggiamento attualmente in uso.Porte aperte, quindi, alla caserma “Luigi Settino”, che ha registrato l’afflusso di tanti cittadini ed di circa 400 studenti. Il Tenete Colonnello Giancarlo Sciascia nel corso della tradizionale “Cerimonia del Cambio”, svoltasi nel piazzale della caserma Luigi Settino in quel di Cosenza, ha passato il testimone del prestigioso 1° battaglione bersaglieri al pari grado Stefano Cavaliere di fronte al Comandante di Reggimento Col. Cosimo Orlando.L’ufficiale lascia il Comando dopo 22 mesi caratte-rizzati da intense attività svolte in Italia ed all’estero (Afghanistan). E atteso presso il Comando dei supporti logistici a Roma.Il nuovo Comandante ha già vissuto l’esperienza del Primo come Comandante di Plotone. In tali vesti, tra l’altro, ha avuto esperienze di impiego all’estero nei teatri operativi del Kosovo, Bosnia, Macedonia ed Iraq.

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Capo Teulada (CA) – Il giorno 15 dicembre 2010, dopo una lunga serie di attività addestrative, di tiro diurno e notturno ed esercitazioni dal livello di squadra a quello di complesso minore, a fuoco ed in bianco, svolte presso il poligono di Capo Teulada, è stato concluso, dopo 7 mesi di intenso lavoro, il progetto “dardizzazione”.Questo progetto è stato svolto da personale istruttore del 1° Reggimento Bersaglieri a favore del personale del 6° e 7° Reggimento Bersaglieri e l’attività ha visto impegnati, nella fase finale, oltre 350 militari.Il progetto, avviato nel mese di maggio su ordine del 2° Comando delle Forze Operative di Difesa ed inerente la necessità di poter disporre di ulteriori assetti di livello compagnia su VCC 80 DARDO, è stato suddiviso in fasi di addestramento a favore di due compagnie fucilieri appartenenti al 6° e 7° reggimento bersaglieri. Scopi principali del progetto, quello di fornire ai Comandanti delle unità addestrate la capacità di esercitate la concezione, l’organizzazione e la condotta di atti tattici elementari del combattimento offensivo, provvedendo a fornire al livello dei singoli equipaggi e delle squadre,

le conoscenze teorico pratiche e le procedure per l’impiego del VCC 80 Dardo con i relativi sistemi d’armamento.Circa 250 i bersaglieri esercitati, 20 istruttori interessati, 14 VCC 80 DARDO utilizzati, circa 15.000 i colpi di munizionamento utilizzato nel corso diverse le esercitazioni propedeutiche e di verifica a fuoco svolte nel corso dei 7 mesi di addestramento tra le aree addestrative del 1° Reggimento Bersaglieri ed il poligono di Capo Teulada dove dal 20 novembre sono state effettuate tutte le prove pratiche di quanto appreso.Il primo reggimento bersaglieri, unità inquadrata nella Brigata bersa-glieri “GARIBALDI”, ha partecipato più volte ad operazioni svolte sul territorio nazionale ed internazionale: Bosnia, Kosovo, Iraq, Libano ed Afghanistan, scenario operativo dal quale l’unita’ è rientrata da circa 6 mesi. Al momento, il reggimento è presente sul territorio internazionale con una compagnia dislocata in Afghanistan, mentre per quanto con-cerne il territorio nazionale, con il Comando di piazza di Caserta e due ulteriori compagnie, a Reggio Calabria ed a Crotone, nello svolgimento della stessa operazione “Strade Sicure 3”.

esercITo: coNclUso Il ProgeTTo“DarDIzzazIoNe” per i Bersaglieri del 1°, 6° e 7° reggimento

REGGIMEntI 1° ICtu IMpEtuQuE pRIMuS primo nel colpire e nell'assalire

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10 REGGIMEntI 3° vIS, AnIMuS, IMpEtuS forza, Coraggio, Impeto

“Se le date, per se stesse, non sono che cifre fredde e senza anima, per la storia sono le parentesi dei suoi episodi, per l’epopea bersaglieresca, che di date vive e freme, sono le grandi tappe della sua passione” . Così esordisce Osvaldo Roncolini, Consigliere Nazionale dell’ A.N.B., nel numero unico “Fiamma Cremisi Sarda”, supplemento al periodico nazionale del 23 aprile 1961, edito in occasione del Raduno Regionale Sardo tenutosi in quell’occasione. Alla testa del Comitato d’Onore del Raduno l’On. Prof. Segni, all’epoca Ministro Affari Esteri, e l’On. dott. Giulio Andreotti, Ministro della DifesaTappa obbligata fu il pellegrinaggio alla tomba dell’Eroe dei due mondi là dove era rigoroso sostare orgogliosi presso la vecchia Caserma di Stagnali, “fucina di folgorante bersaglierismo “. Sono sempre le parole del Nostro a raccontarlo. Un pensiero corre tra le pieghe dell’amarcord del XL Battaglione che in quella caserma era dislocato. Un battaglione del quale il Cadorna così si espresse : « …. sull’Altopiano di Asiago, la notte sul 24, il nemico lanciò due violenti attacchi contro i trinceramenti da noi conquistati presso il Colle Zebbio. I bersaglieri del XL Battaglione (14° Reggimento) lo ricacciarono ogni volta, infliggendogli gravi perdite. Con brillante contrattacco alla baionetta si impadronirono di altro esteso trinceramento, prendendovi alcuni prigionieri ed una mitragliatrice …»Nel tratteggiare la storia del Corpo Roncolini così si esprime: "… ogni Bersagliere una squadra, una battaglia, un episodio!" « Portano i colori della morte ma sono la più bella

espressine della vita» afferma il Moltke. Dopo il ’59 il Re Galantuomo disse loro « Bravi o miei prodi! » e Garibaldi non esclama: « Se avessi un Esercito composto tutto di Bersaglieri conquisterei il mondo».I neri fanti piumati giungono all’abbraccio dell’ «Eterna» . Le aquile Imperiali si destano meravigliate e felici. Primi con la medaglia d’Oro Maggiore Pagliari, caduto sulla soglia del trionfo, entrano frementi a Porta Pia, veri e degni figli della superba Roma che anche Iddio benedisse permettendo l’elevazione agli altari del beato Amirante, Ufficiale ferito alla Breccia”.Interessante la testimonianza antecedente a tale epoca di Furio Ponticelli. Correva l’anno 1909 quando, con il grado di Sottotenente, fu assegnato al Distaccamento (XXV btg) a Caprera del 3° Reggimento Bersaglieri di stanza in Livorno comandato dal Ten. Col. Giovanni Maggiotto. Un Ufficiale noto per le spiccate iniziative in campo educativo ed addestrativi. Infatti al suo arrivo erano in corso lavori per costruire un grande plastico in cemento dell’Italia sul piazzale antistante la banchina del porticciolo.Sulla superficie erano indicate le Regioni, le Province ed i Distretti. Lo spirito era quello di dare la possibilità ai bersaglieri di servizio, ponendosi sul punto ove era raffigurata Caprera, di volgere uno sguardo verso la località d’origine per lanciare un messaggio alla sua mamma.Un sentimento che va letto nel contesto del tempo.

Il Maggiotto, racconta Ponticelli, era sempre presente, piombava a cavallo della sua “Teresa” in piazza d’Armi ed i reparti dovevano immediatamente cessare ogni attività e presentare le armi. Guai a sgarrare! Erano “pipe” che toccavano a tutti: capitani, tenenti, sottotenenti. Dopo la ritirata voleva che si cantasse il “silenzio” con parole sue, lui stesso dava il tono con voce stentorea.Le sue massime erano scritte su tutti i muri delle casermette. Ad esempio: «CHI ACCAMPA DIFFICOLTA’ E’ UN UOMO CHE FA PIETA’». Nel mese di aprile 1910 “l’Italia” costruita in cemento da un drappello di bersaglieri diretti da Ponticelli venne completata e solennemente inaugurata alla presenza del Principe di Udine, presenti l’Ammiraglio Faravelli, Comandante militare marittimo della Piazza e Comandanti a vario titolo locali.L’anno successivo , 1911, la guerra italo turca assorbì molti ufficiali del reggimento. Maggiotto fu promosso Colonnello ed ebbe il Comando dell’8° bersaglieri che portò a Homos e guidò egregiamente fino a campagna conclusa. Ponticelli lo rivide nel 1934 in un letto di ospedale al Celio. Maggiotto, a parte alcune esagerazioni e stranezze che ne caratterizzavano il personaggio, considerava la vita militare come una missione. Fu amato dai suoi bersaglieri perché considerato giusto e generoso. I bersaglieri sardi, in occasione del raduno del 1961, vollero restaurare il plastico dell’Italia e lo stemma glorioso del Corpo. Proprio in quelle casermette di Stagnali che videro passare tanti bersaglieri e sentirono intonare tanti canti bersaglieschi.

amarcord del reggimento più decorato Il Terzo IN Terra sarDaTestimonianze

Caprera 1910. Inaugurazione "plastico dell'Italia". Principe di Udine, Amm. Faravalli,Ten. Col. Maggiotto.

Caprera 1910. Visione panoramica del "plastico dell'Italia".

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RICORDO MuRALE APPOSTO IL 21-4-61

I Bersaglieri Sardi convenuti a Caprera per il 1° Raduno Regionale, Salutano fieramente l'invitto Condottiero delle leggendarie battaglie risorgimentali, simbolo vivente dell'Unità d'Italia.Sostano orgogliosi alla vecchia loro Casera di Stagnoli fucina di folgorante bersaglierismo, rivolgendo il loro pensiero al fulgido XL Battaglione del 3° Reggimento ed alle migliaia di bersaglieri che forgiati da intrepidi comandanti alla religione del dovere e dell'ardimento, si sono coperti di gloria e si sono immolati per la grandezza e l'onore della Patria.Da questo mitico ed incandescente Eremo, traggono i giovani, oggi, luminoso auspicio per la gloria dell'Italia immortale.

Caprera, 21 aprile 1961Caprera 1910. Ingresso casermetta del Distaccamento Bersaglieri (XXV btg del 3° rgt)

Xl BaTTaglIoNe BersaglIerI Nel TrIVeNeTo

REGGIMEntI 3° vIS, AnIMuS, IMpEtuS forza, Coraggio, Impeto

Il XL battaglione bersaglieri autonomo si costituì al Deposito Speciale dei bersaglieri di Caprera nel luglio del 1915 con richiamati provenienti dalla Sardegna.Al Comando del Magg. Sebastiano Costa, nel gennaio 1916, ebbe il battesimo del fuoco a Campogliano.Nel febbraio 1916, insieme ai battaglioni LIV e LXI, diedero vita, in quel di Visco, in Friuli Venezia Giulia, al 14° reggimento bersaglieri comandato dal Col. Oreste De Gasperi.Fu inserito nei turni di presidio delle trincee del Carso a Monte S.Michele.Il 17 maggio il reggimento venne autotrasportato all’Altopiano di Asiago per fronteggiare l’avanzata austriaca . Il XL btg giunto per prima venne subito schierato tra M. Fiara e Castelloni di S. Marco su un fronte di 10 km, per l’esiguità delle forze in campo.Dal 24 al 30 tenne tali posizioni effettuando azioni diversive al fine di non dare al nemico la sensazione delle reali forze in campo. Tuttavia il 30 maggio dovete cedere di fronte ad un attacco massiccio. Si ricongiunse agli altri due battaglioni a tarda sera, a Nord di M. Forcellona, aprendosi la strada alla baionetta. Numerosi gli episodi di valore. Il Sottotenente Remigio Gattu, a capo di un plotone della seconda compagnia, per arrestare un’infiltrazione a Roccolo si lanciò all’assalto per ben tre volte contro le forze soverchianti dell’avversario. A Malga Madrielle

due plotoni della Prima compagnia dovettero guadagnare la salvezza con reiterati assalti alla baionetta. Il bersagliere Pisano Giuseppe benché ferito gravemente ad una gamba e preso dal nemico, portato in barella, riuscì a sfuggire e ripiegare e rientrare nelle linee amiche. Il battaglione si distinse ancora in assalti alla baionetta il 2, 3 giugno per catturare mitragliatrici. Altro bagno di sangue il 16 giugno in concorso al btg ciclisti del primo. Molti gli ufficiali e la truppa che caddero: tra essi il Ten Ettore Sanna di Cagliari. Rimase ferito anche il Sottotenente Remigio Gattu, che aveva già il 1° giugno dato prova di coraggio. Morirà a Sobilla il 16 giugno 1918 conducendo all’attacco la sua compagnia del XXVI Reparto d’Assalto, a cui aveva chiesto di essere destinato, con impareggiabile coraggio .Il Comune di Asiago volle testimoniare al XL btg il ringraziamento ed il plauso della popolazione per averla salvata dall’invasione grazie alla sua tempestiva presa di posizione nei giorni dal 24 al 30 maggio.Il 6 – 7 luglio del ‘18, presso M. Zebio, il battaglione, in furiosi attacchi alla baionetta, guadagnò 300 metri e fece 150 prigionieri.Il Comando Supremo , nei bollettini di guerra del 23 e 25 luglio del 1916 additava al plauso dell’Esercito e della Patria i bersaglieri del 14° reggimento e del XL battaglione , per essere stati primi fra tutti i reparti bersaglieri in 14 mesi di guerra. Il battaglione rimase sull’altopiano di Asiago, fino a

settembre del 1917, con il 14° Reggimento.Nell’ottobre fu inviato a Luico per porre un argine all’offensiva austro-tedesca. Il Reggimento operò, subendo numerose perdite, fino a ridursi a poche centinaia di bersaglieri che passarono il 9 novembre, stremati ma orgogliosi, il Ponte della Priula. Venne ricostituito alla belle meglio inviato sull’altopiano dove in 25 giorni venne decimato e a dicembre fu inviato a riposo. Il 28 gennaio del ’18 è ancora in prima linea protagonista, insieme al 5° e 20° di un attacco decisivo a M. Val Bella, nel quale perse la vita il Colonnello Redaelli. Il 2 novembre, all’inseguimento degli austriaci in rotta, occupò Folgaria e il 4 novembre entrò in Trento. Dei bersaglieri sardi inquadrati nel XL battaglione al termine del conflitto furono circa 2.500 a non fare rientro in Patria, nella loro isola da cui erano partiti, altrettanti i feriti.Pochissimi i prigionieri a testimonianza di una delle caratteristiche del Corpo, anche per questo molto temuto dall’avversario. Quello di … non fare prigionieri, per non perdere in mobilità, e di combattere fino all’estremo sacrifico …senza farsi catturare!Questa è l’eredità dei nostri Padri ai quali fare riferimento, un tempo, per vendere cara la “pelle”, oggi per insegnare ai nostri figli la determinazione necessaria per affrontare e superare gli ostacoli della vita alla bersagliera!!!

Bers. Pio langella

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12 REGGIMEntI 6° …E vInCERE BISOGnA …e vincere bisogna

Maggio 1900. In seguito all’emergenza causata in Cina dalle rivolte istigate dal movimento xenofobo dei Boxers, il corpo diplomatico accreditato a Pechino chiese aiuti militari ai propri governi. Tra le numerose navi da guerra che si concentrarono nel porto di Ta-ku per proteggere le rappresentanze diplomatiche internazionali c’erano anche gli incrociatori italiani Elba e Calabria.L’Italia rispose alla richiesta di aiuto con l’ulteriore invio delle Regie Navi Giava, Singapore e Marco Mighetti, sulle quali imbarcarono i Fucilieri di Marina del San Marco, un Battaglione di Bersaglieri, un reparto di Artiglieria, un reparto di Sanità, un drappello di Carabinieri e un Reparto Genieri Zappatori e Trasmissioni.A 110 anni dalla prima operazione interforze, molti reparti italiani continuano ad essere impegnati all’estero per portare soccorso alla popolazione che necessita protezione. Lo scorso 5 maggio nel porto di Trapani Nave Galatea, impegnata nella campagna idrografica 2010, ha voluto ricordare lo storico evento con il significativo incontro del Comandante, Tenente di Vascello Alessio Mariani e il Comandante del 6° Reggimento Bersaglieri, Colonnello Luca Fontana, a dimostrazione di come sia forte lo spirito di collaborazione tra le diverse Forze Armate per la difesa delle libere istituzioni e la sicurezza dei cittadini.

Come noto i bersaglieri dell’inizio secolo, partenti per la Cina, furono concentrati a Brindisi. Nella foto li vediamo “in posa” a far da cornice alla “Fontana Tancredi”. Nel 1991 l’allora Comandante dell’11° btg “Caprera” Ten. Col. Pio Langella, volle riproporre con i bersaglieri della neonata fanfara bersaglieri ciclisti la stessa immagine intorno ai ruderi della fontana. Quella fanfara, nata in pochi mesi, grazie alla collaborazione della Sezione di Bari, che mise a disposizione inizialmente gli strumenti e le “carriole”, e un contributo della Provincia per l’acquisto delle uniformi storiche riprodotte accuratamente, compreso la bici ricamata sulla manica del maglione grigioverde, si esibì in occasione del 18 giugno della Brigata Bersaglieri “Garibaldi” Comandata dal Generale Carlo Bellinzona, nello stadio di Caserta, in un carosello, in movimento, armata anche di moschetto. Una caratteristica di alto profilo mantenuta per alcuni anni.

Paolo Pierantozzi

marINaI e BersaglIerI INsIeme DoPo 110 aNNIgemellaggio tra mare e terra

Il Tenente di vascello Alessio Mariani e il Col. Luca Fontana.

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La fanfara del 7° Reggimento Bersaglieri prende le mosse in Bari, nella Caserma “Milano”, nei ranghi del Reggimento inquadrato nella Brigata Corazzata “Pinerolo”, il 21 ottobre 1992. Il Settimo nel maggio 1943 era stato soppresso a seguito delle varie decimazioni nel corso della Campagna d’Africa. Segno distintivo è una drappella in seta legata al canneggio superiore di ogni tromba. La drappella reca su una faccia la bandiera italiana e sull’altra il richiamo in oro del fregio dei bersaglieri con il numero 7, con il motto “Celeritate ac virtute”.Attualmente è diretta dal Capofanfara Mar. Cap. Giovanni CARROZZO,che dopo aver terminato gli studi presso il Conservatorio “TITO SCHIPA” di Lecce. ha conseguito la specializzazione “Musicante” presso la Banda dell’Esercito avendo già frequentato la scuola Sottufficiali di Viterbo. Il Capofanfara è stato Direttore della Banda della Brigata”PINEROLO” dal 1991 al 1997. la Fanfara del 7° Bersaglieri è formata da giovani militari professionisti con esperienze musicali. L’attaccamento di questi giovani alle fiamme cremisi, e la sapiente guida del Capofanfara, fanno sì che essa, in breve tempo, raggiunga l’eccellenza sia sotto il profilo musicale che formale.La difficoltà di lettura dovuta alla corsa, il tenere gli strumenti il più possibile alti, con le campane rivolte al cielo, sono le caratteristiche tipiche

del suonatore della fanfara. Ma soprattutto il trombettiere, nel rispetto della tradizione, deve essere sempre in atteggiamento intrepido, pronto all’immediata esecuzione.Fin dai tempi di La Marmora, per spronare il trombettiere a suonare in ogni condizione, si è sempre affermato che la nota presa male e la stecca non è disdicevole nelle fanfare dei ber-saglieri. Essa è come una piuma che siagita per proprio conto nello svolazzare del piumetto. Motto dei Comandanti e Capifanfara nelle caserme è diventato così: “Stonate, ma suonate!”. Anche questa è tradizione e va capita nella sua più genuina ed ingenua essenza, basta trascorrere un po’ di tempo con i bersaglieri della fanfara per accorgersene.Alle prime tre tournée in Sicilia nel 1993, si sono susseguite numerosissime esibizioni in Italia ed all’estero. La Fanfara del 7° è stata innumerevoli volte in Albania e, negli anni più recenti, nelle Missioni in Ungheria (2000), in Bulgaria (2001) ed in Egitto (2002) in Kosovo e in Svizzera. Numerose le località fuori della Regione Puglia ove si è esibita, ricambiata da apprezzamento e calore umano.Nell’ Ottobre 2003 e del 2004 si è esibita in Piazza S.Pietro per un Concerto per il Papa Paolo Giovanni II. Tra gli impegni a carattere istituzionale valga per tutti la partecipazione alle numerose cerimonie del Cambio della

Guardia al Quirinale e nell’immancabile sfilata del 2 Giugno in Via dei Fori Imperiali in Roma e in tantissime apparizioni Televisive. Come non ricordare l’entusiasmante esibizione in Piazza Colonna davanti alla CAMERA dei DEPUTATI e nei Raduni Nazionali dei Bersaglieri. Gli appun-tamenti del “Pellegrinaggio Militare” a LOURDES in Francia è una consuetudine, nel novembre ’04 ha emozionato anche i nostri Italiani in America con una Tournèe tra Washington e Miami in Florida. In Concerto al FESTIVAL Intenazionale delle Bande Militari di MODENA nel 2006 ha meravigliato i vari maestri delle Bande EUROPEE .Non mancano una serie di Concerti a PRISTINA ed a SARAJEVO in Bosnia. A BUCAREST hanno potuto apprezzare i nostri fanti piumati in occasione del Festival Europeo delle Bande e Fanfare. Ultimamente ha suscitato grande entusiasmo e commozione andando a rendere Onore ai nostri Caduti nel deserto di EL ALAMEIN in Egitto,intonando il proprio Inno dinnanzi al ceppo del 7° dove e’ scolpita la frase “ MANCO’ LA FORTUNA NON IL VALORE”. Il 7° Reggimento ha un proprio inno composto dal 1° Mar. Claudio CIPRIANO ex Capofanfara ,il suo repertorio spazia dalla tradizione bersaglieresca, alla musica classica e moderna grazie anche ai suoi validi Solisti che danno sempre quel tocco di personalità nelle inconfondibili esecuzioni della FANFARA DEL SETTIMO.

la FaNFara Del seTTImo reggImeNTo BersaglIerI

REGGIMEntI 7° …CELERItAtE AC vIRtutE Con celerità e valore

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14 REGGIMEntI 8° vELOX Ad IMpEtuM …veloce nell’assalto

Tribune affollate nel Parco Reale per salutare il ritorno a casa della Brigata Bersaglieri Garibaldi dopo sette mesi di missione in Libano, punto di riferimento del contingente multinazionale affidato al comando del generale Giuseppenicola Tota. Tre cerimonie in una, il saluto ai fanti piumati che indossavano i baschi blu, il saluto di commiato al generale Tota che ha lasciato il comando della Brigata e di benvenuto al nuovo comandante, il generale Antonio Vittiglio, già Vice Coman-dante della stessa unità. Alla cerimonia è intervenuto il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Giuseppe Valotto accompagnato dal Comandante delle Forze di Difesa dell’Italia centromeridionale e insulare, Generale Francesco Tarricone. Il generale Tota ha delineato in sintesi la complessa attività di questa decima missione di pace affidata alla Garibaldi.«L’essere tornati tutti sani e salvi e col carico di ammirazione sia delle popolazioni libanesi che dei rappresentanti che partecipavano alla missione internazionale— ha detto il generale Tota — è motivo di soddisfazione di orgoglio». Il contingente diretto dal generale Tota contava, in questa ultima missione, 4 mila soldati di sette nazioni, Italia, Francia Ghana, Corea del Sud, Slovenia, Brunei e Malesia, una robusta forza internazionale di pace che ha contribuito al ripristino di servizi essenziali per la viabilità, sanità e agricoltura. Il generale ha anche ricordato il contributo della città di Caserta alla ricostruzione, con donazioni in materiali inviati dal Comune, dalla Provincia e dall’Azienda ospedaliera, operazione suggellata con il gemellaggio tra la provincia casertana e quella di Tiro. Al contingente e al suo comandante ha espresso la soddisfazione dell’esercito italiano il generale Vallotto e l’ammirazione per la professionalità dei bersaglieri

della Brigata è stata emblematicamente rappresentata dalle onorificenze al merito consegnate ai generali Tota e Vittiglio, ai colonnelli Walter Iorio e Cuofano e ai capitani Leo Ferrante e Mattia Scirocco, al sergente maggiore Gianluca Manganaro e al colonnello Walter Iorio.La giornata non era delle migliori; una sottile pioggerellina ed un cielo plumbeo che non prometteva niente di buono, non ha tolto nulla al magnifico colpo d’occhio che si è avuto ieri mattina nello splendido scenario della Reggia Vanvitelliana, dove circa 1.500 uomini e donne della Brigata bersaglieri della Garibaldi hanno ricevuto il caloroso ed affettuoso saluto della Città.

caserTa rIaBBraccIa la BrIgaTa garIBalDI

I bersaglieri sono tornati Caserta dopo la missione di pace Onu in Libano. Accolti nel Parco della Reggia di Caserta

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Erano presenti il Presidente della Provincia di Caserta, On. Domenico Zinzi, il Prefetto di Caserta, Ezio Monaco, il questore Longo, Nicodemo Petteruti, sindaco di Caserta, il dr. Paolino Maddaloni, le Sezioni della Regione Cam-pania dell’Associazione Nazionale Bersaglieri con i loro Presidenti.Nel corso della stessa cerimonia, il Generale di Brigata Giuseppeni-cola Tota, che ha assunto il comando della Garibaldi il 18 settembre 2009, ha ceduto il comando della Brigata bersaglieri al Generale Antonio Vittiglio, che dal 19 gennaio 2010 era stato nominato Vice Comandante della Garibaldi. Durante la cerimonia, come già accennato sopra, sono state con-segnate le seguenti onorificenze da parte del Gen. Valotto: Gen. Giuseppenicola Tota Medaglia d'Oro al Merito dell'Esercito, Gen. Antonio Vittiglio Medaglia d'Argento al Merito dell'Esercito, Cap. Leo Ferrante Medaglia di Bronzo al Merito dell'Esercito, Cap. Mattia Scirocco Medaglia di Bronzo al Merito dell'Esercito, Serg. Magg. Gianluca Manganaro Medaglia di Bronzo al Merito dell'Esercito, Col. Walter Iorio Encomio Solenne.Il capo di Sme ha rivolto “un riverente e commosso pensiero a tutti i nostri caduti nell’adempimento del dovere che, con estremo sprezzo del pericolo, hanno assolto il loro compito fino all’estremo sacrificio, ai loro familiari esprimo la più sincera e affettuosa vicinanza mia e di tutto l’esercito” e ha ringraziato i familiari e amici dei militari schierati sottolineando “quanto sia importante per noi militari, poter operare con la serenità d’animo, avere la consapevolezza di disporre, nell’ambiente familiare, di un forte e sicuro sostegno su cui poter fare sempre affidamento”.La Brigata Garibaldi ha dimostrato “forte determinazione e lodevole competenza, mettendo in luce il caratteristico spirito di soldati ita-liani che è rispettato e portato ad esempio in tutto il mondo. Il nome Garibaldi all’estero vuol dire Italia, vuol dire entusiasmo, generosità e, soprattutto, vuol dire professionalità”.Trentamila pattuglie ed oltre 2.700.000 km percorsi hanno assi-curato il costante e capillare controllo del territorio da parte della Garibaldi. 100 progetti attuati, con una spesa di 1,6 milioni di euro, nel settore della cooperazione civile e militare hanno visto mettere la popolazione del sud del Libano al centro degli sforzi, coinvolgendo le comunità locali nell’individuare ed affrontare i problemi legati alla ricostruzione, all’energia, alla scuola, alla sanità, all’agricoltura ed allo sviluppo.È stata una missione dura e non priva di pericoli, sia per la presenza di migliaia di “Cluster bomb”, pericolosissime perché non sembrano affatto delle bombe ed i bambini sono le prime vittime di queste bombe a grappolo che ora sono state messe al bando nel mondo, sia per evitare qualsiasi contatti fra israeliani e libanesi attraverso la BLUE LINE. Le attività dei caschi blu del Genio militare, molto apprezzate dalla popolazione, si sono sviluppate in una continua e incessante serie di impegni che vanno dalla bonifica del territorio da ordigni inesplosi anche con l’ausilio di unità cinofile, fino alle lezioni presso gli istituti scolastici dell’area di responsabilità per sensibilizzare i giovanissimi al rischio derivante dalla mine, una piaga ancora molto diffusa su tutto il territorio del Sud Libano.Nel corso della sua allocuzione il Generale di Brigata Giuseppenicola TOTA ha rivolto un commovente e deferente saluto al giovane di Bisceglie Caporal Maggiore Scelto Pierdavide De Cillis, ma residente da anni a San Marco Evangelista (CE) dove viveva insieme alla moglie Catia che ha giorni partorirà suo figlio, morto ad Herat in Afghanistan lo scorso 29 luglio mentre disinnescava un rudimentale ordigno esplosivo (IED).. e proseguendo il Generale Tota ha ricordato “…. la necessità di continuare ancora di più ad investire nel personale, nella sua formazione tecnica e professionale, ma soprattutto nella

crescita etica e motivazionale. Una crescita basata sui nostri valori di riferimento l’umile senso del dovere che tutto sottomette all’as-solvimento del compito. l’esempio, misuratore della statura morale di un individuo, riconoscibile nella quantità di volte che può essere considerato modello da imitare. l’onore, sia esso singolo o collettivo. la lealtà, che spinge a gareggiare a viso aperto, evitando raggiri, raccomandazioni, nepotismo o servilismo. la dignità, derivante dalla consapevolezza del proprio status e dei propri doveri, la fedeltà, vincolo saldissimo che si instaura fra il soldato ed il suo Comandante. il coraggio, energia che determina la motivazione ad affrontare una situazione di pericolo senza escludere ma non ricercando il rischio. la disciplina, vocazione profonda del soldato, testimoniata attraverso la adesione ed il rispetto di regole stabilite. l’impegno, indirizzato al bene comune che trova appagamento nella certezza di aver fatto qualcosa di più di quanto dovuto. la solidarietà, contraria all’indifferenza e al disinteresse. l’autorevolezza, sintesi di professionalità, competenza, stile e capacità che conferisce al comandante la legittimazione, basata non solo sulle norme ma anche sul consenso, espressione massima del comando”. Ecco, Pierdavide De Cillis incarnava perfettamente tutti i valori etici rappresentati dal generale Tota e quando crescerà, il piccolo Davide andrà fiero ed orgoglioso di aver avuto un padre simile anche se non lo conoscerà mai.

Vincenzo Iavarone

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16 REGGIMEntI 8° vELOX Ad IMpEtuM …veloce nell’assalto

le TraccecHe lascIaNoIl segNoPrima di lasciare il paese dei Cedri, la Garibaldi, che ha lasciato la responsabilità del Settore alla Brigata di Cavalleria “Pozzolo del Friuli”comandata dal Generale Guglielmo Luigi Miglietta, ha voluto salutare i libanesi con la Fanfara dei Bersaglieri, che è tornata nelle strade di Beirut, dove sfilò per la prima volta nel 1982, durante i moti dei campi profughi di Chabra e Chatila, come uno dei primi reparti italiani giunti nell’allora martoriata capitale del Libano sotto occupazione israelia-na. È stata un’iniziativa di amicizia organizzata dell’ambasciata italiana a Beirut e dal contingente italiano che opera in Unifil. La parata partita dalla centralissima Place de l’Etoile, dove si affaccia tra l’altro la sede del Parlamento libanese, è arrivata fino al corso di via Maarad. Intensa è stata anche l’opera umanitaria promossa dalla Brigata Garibaldi per i libanesi, infatti il 7 novembre 2009 insieme con la A.N.G.E.L.S. Onlus hanno consegnato delle sedie a rotelle ultraleggere ai vincitori della Maratona di Beirut per disabili. Tra le tante autorità presenti anche il presidente del Consiglio libanese, Saad Hariri.In rappresentanza dell’Unifil (Forza di interpo-sizione in Libano delle Nazioni Unite) c’erano: il Force Commander gen. Alberto Asarta (Spagna) e il Comandante del Sector West gen. Giuseppe Nicola Tota (Italia). La gara ufficiale è stata seguita in diretta oltre che dalle reti nazionali libanesi anche da stampa e televisioni internazionali. Alla A.N.G.E.L.S onlus è stato chiesto di partecipare come ‘Partner etico’ dell’evento. L’ 8 Novembre 2009, la A.N.G.E.L.S. onlus si è fatta promotrice nella consegna di un carico di medicinali prove-nienti dall’Italia, offerto dal gruppo Farmacrimi, e distribuito dal Contingente Italiano per l'assistenza medica alla popolazione civile. I Bersaglieri dell’8° Reggimento,dislocati dal mese di aprile 2009 nel sud del Libano,hanno manifestato, per l’ennesima volta, la propria sen-sibilità nei confronti di coloro che hanno bisogno di aiuto. La cellula CIMIC (quella speciale branca dell’Esercito Italiano presente in ogni reggimento che cura i rapporti con la popolazione civile), è stata interessata dalle autorità locali di Tiro circa la situazione sanitaria di una bimba libanese di 4 mesi in precarie condizioni di salute a causa di una malformazione cardiaca e pertanto biso-gnevole di costose cure. Miriam, questo il nome della piccola, è stata dimessa dall’Ospedale in cui era ricoverata e affidata alla famiglia. Con lo slancio e la generosità tipica della specialità,

i Bersaglieri casertani, con il loro tangibile intervento, hanno permesso l’acquisto dei medicinali e materiali necessari per migliorare le condizioni di vita della piccola Miriam e per consentire alla famiglia di affrontare le ulteriori spese mediche necessarie per assicurare alla bimba un futuro più sereno. Tale donazione si inquadra in una serie di attività umanitarie condotte dal Contingente italiano, che vanno dall’assistenza sanitaria di base, all’asfaltatura delle strade, all’energia, all’istruzione, all’ac-qua, a progetti nell’agricoltura, nel quadro del processo di ricostruzione e di stabilità avviato in quest’area del Libano, martoriata dall’ultima guerra dell’estate del 2006. Non possiamo tralasciare di menzionare un’iniziativa di grande successo tipicamente bersaglieresca che è stata la 12 ^ edizione della Flik e Flok corsa effettuata quest’anno in contemporanea a Caserta e anche in Libano. Infatti, in contemporanea alla partenza della corsa da Caserta, il Generale Giuseppenicola TOTA, Comandante della “Garibaldi, ha dato il via anche alla corsa che è partita da Shama, sede del contingente italiano. Dunque, la “Flik e Flok” quest’anno ha avuto anche un carattere internazionale. Il Generale TOTA, Comandante del Settore Ovest di UNIFIL ed il Generale di Brigata Antonio VITTIGLIO,

Comandante del Distaccamento della Brigata in Patria, hanno dato il via alla manifestazione che, come per gli anni scorsi, ha avuto un grande successo in termini di partecipanti e pubblico. A Caserta si è snodata su un percorso cittadino, con partenza ed arrivo alla Caserma FERRARI ORSI, sede del Comando Brigata; a Shama lungo il perimetro della base che ospita i bersaglieri. Circa 200 i partecipanti, appartenenti a tutti i contingenti di UNIFIL. In Libano, fra i militari che gareggiavano, c’erano anche i cani dei nuclei antiesplosivo. Alla fine premi per i primi arrivati (a Shama il vincitore è stato il Caporal Maggiore Scelto PEZZULLO Giuseppe dell’8° bersaglieri, mentre a Caserta ha vinto Angelo CIOFFI.Specialisti delle trasmissioni hanno garantito un videocollegamento fra le due località. La manifestazione prende il nome dal brano più antico e conosciuto del repertorio musicale bersaglieresco.Questa manifestazione testimonia l’impegno dei bersaglieri della “Garibaldi” nel costruire, dovunque essi si trovino, in Patria quanto all’estero, occasioni di pratica sportiva per tutti, senza distinzioni di sesso o di razza, di età, religione o di condizione fisica.

Vincenzo Iavarone

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Il graNDe oTTaVo… Tra lIBaNo, aFgHaNIsTaN e IN PaTrIa

Il 29 ottobre scorso l’Ottavo reggimento bersaglieri ha fatto rientro nella sede di Caserta, dopo sei mesi di attività operativa nel sud del Libano, in un’area compresa fra il fiume Litani e la Blue Line, linea di demarcazione fra Libano e Israele, dove ha costituito la Task Force ITALBATT1 con una forza di circa 500 bersaglieri.Una missione comunque non ”facile”, in cui il reggimento ha garantito le condizioni di cessate il fuoco, previste dalla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in un’area dove sono ancora forti le tensioni fra i due paesi confinanti, dove le divisioni all’interno della società, del suo governo, sono ancora profonde e radicate e dove si avvertono le ripercussioni di tutto quello che avviene nella regione medio orientale. Il Sud del Libano, infatti, è stata la regione più colpita dalla guerra del 2006 con Israele, che ha provocato lo sfollamento di circa 500.000 persone e la distruzione di molti edifici. Nel corso di questi sei mesi di permanenza in Libano, i bersaglieri dell’Ottavo hanno effettuato un capillare controllo del territorio a loro assegnato, che si è materializzato quotidianamente con la presenza costante di pattuglie e di assetti operativi del contingente; in coordinamento con le L.A.F. (Lebanise Armed Forces – Forze Armate Libanesi) sono state effettuate pattuglie miste, sia motorizzate che appiedate, e posti di controllo nei punti nevralgici dell’area d’operazione. Molto significativa anche la realizzazione dell’attività umanitaria: strumento questo atto a facilitare l’assolvimento del compito militare, mediante un maggiore consenso della popolazione e punto di partenza per la creazione di solide basi per la crescita del paese. Le iniziative a favore della popolazione sono state tante: dalla realizzazione di progetti con fondi nazionali, al coordinamento con le ONG (Organizzazioni Non Governative) per il sostegno alla popolazione, dai Q.I.P. (Quick Impact Projects – Progetti di

rapida realizzazione) realizzati con fondi nazionali alle cure mediche gratuite e ai corsi di italiano e di agricoltura, tenuti dai bersaglieri a favore della popolazione.Per i militari dell’Ottavo, quindi, quest’ultima missione in Libano ha rappresentato una grande esperienza professionale, dove gli aspetti militari sono stati completati da esperienze culturali, sociali ed umane.Nel contempo, dal 15 aprile al 1 ottobre 2010 la 10a compagnia “Leoni” è stata impiegata in Afghanistan nell’ambito dell’operazione ISAF, quale compagnia di Quick Reaction Force, in concorso al 9° reggimento alpini.Per quanto riguarda le attività in territorio nazionale dal 30 novembre la 9a compagnia “Diavoli” è impegnata nell’Operazione “Strade Sicure”, che vede l’esercito operare congiuntamente alle forze dell’ordine per il controllo del territorio e per contrastare la criminalità organizzata.Con l’impeto e lo slancio tipico della specialità, infine, sono già riprese le attività addestrative per rendere le nuove “reclute” assegnate da qualche giorno al reggimento “fieri e degni bersaglieri del Grande Ottavo”.

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L’11 giugno 2010 nella Caserma M.O.“Giovanni LECCIS”in Orcenico Superiore, il Col. Fabio POLLI ha affidato la gloriosa Bandiera di Guerra dell’11° Reggimento Bersaglieri al Col. Salvatore Daniele PATANE' in un piazzale gremito di pubblico intervenuto a dare lustro alla breve ma significativa cerimonia.Alla presenza del Gen. B. Salvatore CAMPOREALE, Comandante della 132^ Brigata “Ariete”, e dei Sindaci di Zoppola, Casarsa della Delizia e Valvasone nonché di una nutrita rappresentanza dei labari delle associazioni combattentistiche e d'arma, insistenti sul territorio, il Col. POLLI ha salutato i suoi bersaglieri con i quali ha trascorso 2 lunghi anni di intense attività sia addestrative che operative di cui 6 trascorsi nella terra dei cedri. Per il Col. PATANE' è stato un ritorno a casa in quanto solo 4 anni fa lasciava il comando dell'11° battaglione bersaglieri “Caprera”.Appena una settimana dopo la Caserma vive un altro importante appuntamento: il 174° anniversario della fondazione del corpo. Il Col. PATANE', questa volta Comandante, fa gli onori di casa per un week-end pregno di commemorazioni, incontri ed emozioni. Si inizia venerdì 18 giugno nel piazzale della Caserma LECCIS con la deposizione delle corone, onori ai labari, gonfaloni ed Autorità convenuti da gran parte d’Italia per rendere omaggio all'unico reggimento bersaglieri in vita del centro- nord Italia e partecipare contemporaneamente al raduno interregionale del nord Italia dell'associazione nazionale bersaglieri organizzato dalla sez. di Zoppola che compiva il suo 50° anniversario. Durante la cerimonia, alla presenza del Prefetto di Pordenone Dott. Pierfrancesco GALANTE e del Comandante della 132^ Brigata Corazzata “Ariete”, Gen. B. Salvatore CAMPOREALE, sono state consegnate due importanti onorificenze, in particolare la croce di bronzo al merito dell’esercito al 1° Mar. lgt. Angelo MORCIANO e la medaglia di bronzo al valor civile al Primo Caporal Maggiore Barbara DI PIETRO. Dopo il concerto della fanfara dell'Ariete diretta dal 1° Mar. lgt. Antonio MIELE, la stessa è stata colonna sonora dell'emozionante saggio ginnico che sotto gli ordini fischiettanti del Cap. Vincenzo DE LEO ha entusiasmato tutti i partecipanti alla cerimonia.Questa è stata l'ultima attività prima del tanto atteso periodo di riposo estivo. A settembre il reggimento, fedele al suo motto “Quis Ultra?”, ha ripreso l'attività

addestrativa con ritrovato slancio al fine di poter prepararsi al meglio per il prossimo impiego nel delicato ed impegnativo Teatro Operativo afgano. Già dai primi giorni di settembre il reggimento ha svolto una serie di attività adde-strative presso il poligono del Cellina-Meduna. Distaccati presso la caserma "Sampaoli", con sede in Sequals (PN), i bersaglieri dell'11° Reggimento si sono potuti così dedicare alla condotta di esercitazioni diurne e notturne che hanno visto l'impiego sul terreno di quasi 250 uomini e donne e di numerosi mezzi di vario tipo, tra cui il VTLM "Lince" ed il VCC "Dardo", in diverse situazioni operative. Nel corso dell'addestramento sono stati altresì impiegati elicotteri AB-205 e A-129 "Mangusta", grazie al prezioso supporto del 5^ reggimento aviazione dell'esercito “Rigel", per lo svolgimento di interessanti simulazioni di aerocooperazione. Non è stata trascurata la preparazione fisica del personale, attraverso lo svolgimento di attività appiedate quali marce zavorrate e marce topografiche, anche con condizioni meteo avverse, che hanno contribuito a rafforzare lo spirito di gruppo.

REGGIMEntI 11° QuIS uLtRA? …Chi oltre noi?

aFFIDaTa la glorIosa BaNDIera DI gUerra al col. PaTaNe'

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Il cielo grigio non prometteva nulla di buono, nonostante le incoraggianti previsioni meteorologiche; tuttavia le saltuarie gocce di pioggia si asciugavano rapidamente grazie al leggero vento di scirocco che spirava dal mare.La prima comitiva a giungere in città, che ancor prima dell’alba si era messa in viaggio per raggiungere la meta è stata una folta rappresentanza della provincia di Alessandria che attratti dal richiamo della città avevano scelto di partecipare nonostante il giorno lavorativo. Si, perché il giorno del Santo Patrono cittadino è festivo ma solamente nel comune interessato. La coincidenza che l’evento sia accaduto proprio nella ricorrenza del Santo Patrono cittadino è stata casuale, ma i bersaglieri triestini hanno sempre voluto mantenere il 3 novembre, quale data per commemorare lo storico sbarco del 1918 che ha congiunto la città all’Italia, anche se da più parti veniva richiesto di spostare le celebrazioni alla domenica successiva

per consentire un maggior afflusso di partecipanti. Mentre ci si scambiava i convenevoli, qualcuno legava un tricolore all’asta della bandiera del monumento al bersagliere ed alle ragazze di Trieste. Pochi minuti dopo il gruppo si univa alle rappresentanze delle associazioni combattentistiche e d’arma locali, per presenziare all’alza bandiera solenne nella più grande piazza europea aperta sul mare, piazza dell’Unità d’Italia, ove si affacciano i prestigiosi edifici che ospitano la sede del Comune, della Regione Friuli Venezia Giulia e della Prefettura.La fanfara della brigata Ariete, diretta dal maestro Antonio Miele, entrava di corsa nella piazza, seguita da un picchetto di bersaglieri dell’ reggimento. La seppur breve cerimonia apriva ufficialmente la giornata. Riattraversata la strada la comitiva ingrossata da altri bersaglieri si schierava ordinatamente verso il mare, davanti alla scala reale, dove agli ordini del vicepresidente provinciale di Trieste tutti i presenti assumevano la posizione di attenti ed i numerosi turisti incuriositi dall’assembramento osservavano le due madrine scortate dai presidenti provinciali di Alessandria e Trieste che adagiavano due mazzi di fiori in grembo alle statue del monumento al bersagliere ed alle ragazze di Trieste, opera del bersagliere Fiorenzo Bacci, inaugurato

durante il raduno nazionale del 1997. Il lungo applauso che seguiva, rompeva l’assordante silenzio che era calato sulla folla emozionata dal semplice gesto.Lo schieramento si scioglieva e mentre la comitiva di Alessandria accompagnata da alcuni bersaglieri triestini, si avviava al pullman per recarsi a visitare la risiera di San Sabba, un altro gruppo di bersaglieri si avviava verso Muggia vecchia per visitare il santuario e l’adiacente zona archeologica. Alle 12.30 i bersaglieri pordenonesi, rinforzati da bersaglieri provenienti dalla Lombardia e dalla Calabria, si incontravano al ristorante casa Rosandra in località Mattonaia per pranzare, mentre analoga iniziativa veniva presa dalla delegazione veneta che raggiungeva il noto ristorante Osteria da Baffo a Trieste.Il tempo volgeva al bello; le previsioni meteo erano state azzeccate e benché il cielo non fosse azzurro, la giornata era radiosa e la temperatura confortevole. Uno alla volta i pullman raggiungevano piazza Oberdan, luogo dell’ammassamento, per scaricare i radunisti. Le forze dell’ordine erano già impegnate nei rispettivi compiti istituzionali, come pure i gli operatori televisivi ed i fotografi. Nel breve spazio di mezza ora la piazza era satura di bersaglieri in armi ed in congedo e la fanfara della brigata Ariete si alternavano per allietare i presenti con la “Enrico Toti” di Trieste. La mancanza del direttivo regionale, sciolto dalla Presidenza Nazionale all’inizio di ottobre, era evidente, facendo mancare il tradizionale supporto organizzativo, facendo ricadere tutto l’onere dell’inquadramento sul vicepresidente provinciale che si muoveva velocemente per tutta la piazza, per l’indispensabile coordinamento. Mentre il Presidente provinciale accoglieva le autorità.Come da programma alle 16.00 in punto 4 motociclisti della polizia Municipale di Trieste aprivano la sfilata, che al ritmo della corsa della fanfara dell’ bersaglieri, seguita dal picchetto in armi si avviava lungo via Carducci tra due ali di folla plaudente. Sui mezzi che l’esercito aveva messo a disposizione avevano trovato posto il Gonfalone della città di Trieste ed i medaglieri regionali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia con le relative scorte, seguiti dai presidenti provinciali dell’ANB regionale e della provincia di Padova accompagnati dall’assessore comunale di Trieste con delega alle risorse umane ed alla formazione Michele Lobianco e dall’assessore provinciale di Trieste con delega alla promozione dell’associazionismo Dennis Visioli, dalla fanfara di Trieste composta da 25 elementi condotti da Alessandro Moratto, da un blocco di oltre 30 labari in rappresentanza delle sezioni provenienti dal Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, dai bersaglieri di Chioggia, della provincia di Pordenone, ogni gruppo con il proprio striscione; chiudeva il corteo la sezione di Alessandria con un grande tricolore, seguita

da alcune macchine della polizia di Stato, dei Carabinieri e della Polizia Municipale.La sfilata di circa 2 Km, si snodava rapida lungo le principali vie cittadine, passando per piazza Goldoni, corso Italia e via Mazzini fino a giungere sulle rive ove, tra due ali di folla gaudente, i Medaglieri Regionali scendevano dai mezzi ruotati davanti a piazza dell’Unità d’Italia, per proseguire a piedi sull’ultimo tratto che portava al molo bersaglieri ove era previsto il culmine della cerimonia.Ultimato lo schieramento senza difficoltà, grazie alla delimitazione della zona per il pubblico anche con l’aiuto di una squadra della protezione civile dell’Associazione Nazionale Carabinieri, iniziava la lunga attesa dei pochi minuti che separavano dall’orario in cui 92 anni fa “primi dalle navi d’Italia all’amplesso di Trieste balzarono i bersaglieri”.Alle 16.30 precise, sulle le note della canzone del Piave suonate dalla fanfara dell’Ariete, le autorità accompagnavano alla lapide che ricorda lo storico sbarco ed affissa sulla stazione Marittima le 3 corone d’alloro dalla locale sezione A.N.B. dal Comune e Provincia di Trieste ed a sorpresa dalla sezione A.N.B. di Padova. Il silenzio d’ordinanza consacrava l’Onore ai Caduti contribuendo a far affiorare un velo di commozione sul volto di tutti i presenti.Lo schieramento venne ripristinato in piazza dell’Unità d’Italia ove una grande folla si stava assiepando per assistere alla cerimonia che concludeva le celebrazioni per ricordare il 92° anniversario dello sbarco dei bersaglieri a Trieste. Resi gli onori ai Medaglieri Regionali dell’Associazione Nazionale Bersaglieri al Gonfaloni della Provincia di Trieste ed a quello della Città di Trieste decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare per il patriottismo dimostrato durante la prima e seconda guerra mondiale, aveva luogo l’ammainabandiera solenne a cui seguiva un concerto della fanfara militare della brigata Ariete diretta dal maestro Antonio Miele e mentre gli amici di Alessandria salutando lasciavano inquadrati a passo di corsa la piazza, il folto pubblico si stringeva attorno alla fanfara associativa “Enrico Toti” di Trieste diretta da Alessandro Moratto che si esibiva in numerosi brani non solamente bersagliereschi. La “Enrico Toti “ di Trieste concludeva la serata con un momento conviviale in una trattoria triestina, allietato dalle note della propria fanfara alla quale andava il plauso della sezione per quanto fatto nella giornata.Ringraziando di cuore gli intervenuti, invito tutti a segnare fin d’ora sull’agenda del prossimo anno l’appuntamento del 3 novembre, perché Trieste è stata l’ultima città ad essere unita alla Madre Patria e vogliamo essere gli ultimi a celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, proprio il giorno prima della data ufficiale di chiusura dei festeggiamenti nazionali.

Mario Verdoglia

si rinnova l’abbraccio della città ai bersaglieriTre NoVemBre e’ TrIesTe 92° anniversario dello sbarco

pROvInCEtRIEStE

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Domenica 8 agosto 2010, la sezione di Trieste, intitolata all’Eroe della stampella, ha reso onore alla Sua memoria deponendo un omaggio floreale sul cippo che segna il luogo del suo sacrificio (quota 85 Monfalcone – 06/08/1916).Presenti labaro, tromba, una rappresentanza di sette bersaglieri e due madrine per i fiori.Il monumento sta particolarmente a cuore ai bersaglieri triestini che ne hanno curato l’erezione nel 1928 e la sua ricostruzione nel 1960, dopo la vergognosa distruzione con esplosivo nel 1944 ad opera di strani “patrioti”.Un doveroso ricordo infine al bersagliere PASQUALE CAPRIO che di sua iniziativa recuperava e portava nella nostra sede, un frammento di notevole peso del cippo distrutto, ponendolo su apposito supporto di sua costruzione.

Sergio BUTTAZZONIpresidente

omaggIoa eNrIco ToTI

pROvInCEtRIEStE

NoTIzIe FlasHauguri della sezionedi spilimbergoall’11° reggimento

Un mosaico raffigurante lo stemma del reparto, opera della mosaicista Serena Mucchiut, è stato il beneaugurante omaggio con cui i bersaglieri della Sezione di Spilimbergo hanno voluto salutare il nuovo anno con i colleghi in armi dell’11° Reggimento . La delegazione della Sezione Bersaglieri di Spilimbergo, guidata dal suo presidente gen. Giovanni Principi, ha ricevuto una calorosa accoglienza da parte di tutti gli uomini del reparto e del loro comandante col. Salvatore Patanè. Gli uomini dell’11° hanno particolarmente gradito gli auspici per i loro prossimi impegni che quest’anno vedranno il reparto impiegato nelle operazioni fuori area.

Il Sindaco di Spilimbergo, dott. Renzo Francesconi, ha gratificato i bersaglieri della locale sezione impegnati in attività di volontariato nei vari settori della vita comunitaria e tese a migliorare la qualità dei servizi a favore dei cittadini.In particolare, al Presidente della Sezione Bersaglieri di Spilimbergo Giovanni Principi, è stato consegnato un “attestato di civica benemerenza” per l’impegno civile profuso, con particolare riferimento all’associazione “Primavera” operante prevalentemente nel settore della scuola.Con soddisfazione il Sindaco ha confermato ai bersaglieri il proprio sostegno e quello dell’amministrazione comunale per alcune iniziative bersa-glieresche che avranno luogo in Spilimbergo nel corso del 2011.

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Nutrita la partecipazione di bersaglieri, anche da fuori regione, Autorità civili e dell’Associazione

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s. loreNzo IsoNTINo FesTeggIa Il 50° aNNIVersarIo grande successo del raduno regionale

Grande successo si è registrato al Raduno Regionale di S. Lorenzo Isontino, malgrado la stagione avanzata che oggettivamente pone difficoltà a realizzare momenti di aggregazione, ancorché caratterizzati da grande valenza storica e di memoria delle tradizioni a cui siamo legati.E le ragioni di senso per cui era importante esserci a S. Lorenzo Isontino nell’ultima domenica assolata del mese di luglio c’erano tutte. Si festeggiavano i primi cinquant’anni dalla fondazione della Sezione.Nutrito il parterre delle Autorità che hanno voluto condividere una giornata cremisi dal sapore delle antiche “sagre bersagliesche” da cui traiamo origine come associazione d’Arma. L’Assessore Regionale Franco Brussa, i sindaci di Mariano Cristina Visitin, di Villesse Simonetta Vecchi, di S. Lorenzo Ezio Crocchiatti, di Capriva del Friuli Antonio Roversi, della Vice Presidente della Provincia di Gorizia Roberta Damartin, il M.llo della Stazione CC. Alessandro Zucco.Presente la Nobildonna Ester Pecorari sorella della M.O. Ottone Pecorari.Per l’Associazione d’Arma il Consigliere Nazionale Vezio Vicini, il Presidente Regionale Pio Langella, il Provinciale di Gorizia Mario Poiana, che ha coordinato in maniera impeccabile, con Visintin, l’intera manifestazione sia nelle fasi preliminari, dallo scorso anno, che nello sviluppo della stessa. Nutrita presenza delle sezioni della provincia di Pordenone con il suo Presidente Provinciale Giuseppe Iacca e delle sezioni del capoluogo friulano con l’indomito Presidente Adriano Bidin.Ma a dare lustro alla giornata la presenza dello Speaker Nazionale cav. Antonio Bozzo, Presidente Provinciale di Venezia, con una ragguardevole rappresentanza di labari e bersaglieri provenienti dal vicino Veneto. La giornata si è aperta di buon mattino con l’afflusso dei radunisti presso il monumento ai Caduti nel piazzale davanti al Municipio.

A scandire i tempi nelle varie fasi, dall’alza Bandiera agli Onori ai Caduti, l’impeccabile cav. Bozzo.L’allocuzione ufficiale viene tenuta dal Presidente di Sezione Renzo Visintin che con piglio bersaglieresco e grande passione ne ha ricordato la storia dalle origini. Da quel lontano 17 maggio 1960, con le prime riunioni con Burgnic Mario, Franco Antonio detto “Toni Spizar”, Lorenzut Francesco “Celo dal Pizul”, Medeot Giuseppe “Pepi Muci”, Mian Egidio e Tullio, Piccolo Dario, e con essi si aggregarono i giovani del dopoguerra Aldo Morasutti, che venne nominato Presidente, Rino Edalucci e Paolo Visintin. A dare manforte nelle prime riunioni il Presidente Provinciale dott. Bardusco. I presidenti successivi furono Mario Burgnich ed Edalucci Rino che rimase in carica per 18 anni. Capillare l’azione di proselitismo fatta in questi anni che ha portato ad iscriversi soci provenienti da 18 località delle province di Udine e Gorizia. Il presidente ha ringraziato le amministrazioni che sono state vicine, in particolare, a nome di tutti i bersaglieri, il sindaco. Gi interventi del Presidente Provinciale Poiana e del Regionale Langella si sono alternati a quelli di tutte le Autorità presenti. Tutti hanno tenuto a sottolineare l’osmosi tra i cittadini in armi e quelli in congedo, alcuni con aneddoti personali, per esaltare il ruolo del Corpo dei bersaglieri quali testimoni privilegiati dei valori più genuini di patriottismo, passione civile e impegno sociale. Sempre pronti per battersi con grande dinamicità, spirito di iniziativa, generosità ed altruismo.Al termine della cerimonia celebrativa, chiamato alla voce dal dinamico cav. Bozzo, si è formato il corteo, fanfara di San Giorgio di Nogaro in testa e le Autorità. A chiudere la pattuglia storica dei ciclisti di Palmanova e la “Casa del Bersagliere di Franco Vidotto” Si è così raggiunta la chiesa parrocchiale per assistere alla SS. Messa celebrata da Don Nino Bearzot. Il prelato nell’omelia, tra l’altro, si è soffermato sul valore dell’aggregazione che l’associazione trasmette nella comunità locale.

Al termine della messa concerto della fanfara di San Giorgio di Nogaro. Ha poi avuto luogo la tradizionale sfilata di corsa davanti alla popolazione; dopo il passaggio di fronte alla tribuna delle Autorità si è raggiunto il mega capannone che ha accolto centinaia di radunisti per il rancio cremisi. La grande organizzazione logistica ha

consentito la distribuzione dei pasti a tavola per centinaia di persone “alla bersagliera”. Ovviamente non sono mancate nel frattempo le note delle fanfare. Presenti le Autorità, sul palco allestito per la circostanza, si sono distribuiti gli attestati nazionali per meriti associativi. Padrino d’eccezione il Generale Consigliere Nazionale Vezio Vicini, particolarmente motivato per aver avuto alle dipendenze uno dei benemeriti che citiamo in chiusa come viatico ed esempio per le nuove generazioni; Edalucci Rino, Presidente della Sezione per 18 annni; Visintin Paolo, socio fondatore; Mucchiut Renzo, da sempre consigliere provinciale e sezionale; Braida Olido, un attivo Consigliere ed il Consigliere provinciale Ersetis Franco.

Scorcio della tribuna Autorità. Da Sinistra l'Assessore Regionale Brussa, il Sindaco di Mariano Visintin, il Sindaco di Villesse Vecchi, il Sindaco di S. Lorenzo Clocchiatti, il Vice Presidente della Provincia di Gorizia Demartin. Dietro il Sindaco di Capriva del Friuli Roversi, il Maresciallo dell stazione dei Carabinieri Zucco, il Presidente della sez. Bersaglieri di S. Lorenzo Visintin, lo speaker Bozzo.

Il Presidente Renzo Visentin.

RADUNO REGIONALEGRADISCA D’ISONZO15, 16 ottobre 2011Adunata del Triveneto e dei bersaglieri d’Italia dell’11° Reggimento

I Bersaglieri della Provincia di Gorizia e il Comune di Gradisca d’Isonzo organizzano un Raduno Regionale a Gradisca d’Isonzo per i giorni 15 e 16 ottobre 2011. Il Comune conferirà la citta-dinanza onoraria al Reggimento che per diversi decenni ha avuto sede nel castello di Gradisca fino all’8 settembre 1943. In tale data l’Unità operava nella ex Jugoslavia. La manifestazione è aperta a tutti i bersaglieri d’Italia che hanno militato nel glorioso 11° Reggimento.Il programma di massima sarà il seguente:- Sabato 15: Presentazione di un libro riguardante

l’11° Rgt.Bersaglieri che è in fase di stesura da parte di un giornalista, figlio di un mare-sciallo del vecchio Reggimento. Una mostra fotografica. In Municipio verrà concessa la Cittadinanza onoraria all' 11° Reggimento. In serata concerto di fanfare in teatro.

- Domenica 16: Ammassamento nella piazza principale e Alza Bandiera - trasferimento inquadrati nella zona del Castello dove sarà celebrata una S.Messa per i Caduti e dove ci saranno gli interventi delle Autorità - al termine trasferimento inquadrati fino al monumento ai Caduti e a quello dedicato a La Marmora, dove verranno deposte le corone di alloro. Seguirà la tradizionale sfilata.

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<<Tirait>>, la scritta è evidente sulla maniglia. Eseguo! Tiro la porta del bar centrale di Bagnaria Arsa, ordino un caffè e prendo un presente, di li a poco mi incontrerò con la Signora Amabile. Abita sul retro, al primo piano. Vado: <<Sburtait>>, spingo! Giro l’isolato, una rampa di scala. Ci sono. Mi accoglie una persona minuta di servizio. Piccolo corridoio. Eccola, è Lei. Il tempo sembra non averla toccata. Ma attraverso un album facciamo correre le lancette all’indietro.Il 26 marzo del 1995 è una data significativa per la gentile signora Amabile Placeo: il cinquantesimo anniversario di matrimonio con il cav. Cesare Vidal. Li vediamo inquadrati insieme,in una foto dell’epoca. Dagli sguardi traspare una forza, uno stile un comune sentire che ha caratterizzato una vita così intensa che non si è mai spezzata anche oltre le umane vicende, quando la Signora Amabile è rimasta sola. Sono andato a trovarla per rimembrare un’antica frequentazione dalla quale ho tratto copiosi motivi vocazionali per impegnarmi nell’Associazione d’Arma più amata dagli italiani. Amabile ha ricordato bene la data di nascita del suo Cesare che mi ha declinato con voce ferma, 30 dicembre del ’17, ma quando le ho chiesto quando se n’è andato, mi ha risposto con la stessa fermezza ed un sorriso: <<E’ ancora qui con me>>.Il cav. Cesare Vidal è stato un Bersagliere di antico stampo, che ha saputo coniugare una genuina passione bersaglieresca nella sua espressione più radicata alle origini, attraverso il culto del mantenimento della memoria della “carriola”, con quella del “cantore” delle fiamme cremisi nei gangli della società civile, attraverso incontri, partecipazione, e organizzazione di

manifestazioni le cui caratteristiche erano, oltre alla cura del dettaglio:la classe nell’approccio, lo stile nelle forme e nei comportamenti. Per lustri è stato il cuore, l’anima della pattuglia ciclisti storica di Palmanova: il capo pattuglia. La redazione lo ricorda in questa finestra aperta rivolta a tutti i bersaglieri animati da sano spirito di Corpo dalla lunga “anzianità di servizio”, con un fotogramma che lo ritrae di profilo in una a espressione che ho trovato fortemente emotiva. Vuole essere un segno di riconoscimento. E Lui, il grande Cesare a Recoaro, correva l’anno 1941.

Pio Langella

cesare VIDal Il ProFIlo

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Domenica 14 marzo, come è tradizione da quattro lustri, si è celebrata a Cargnacco giornata a ricordo dei Bersaglieri caduti e dispersi sul Fronte Russo nel corso della seconda Guerra Mondiale. La cerimonia quest’anno ha richiamato una più nutrita rappresentanza di bersaglieri provenienti, oltre che dalla Regione, dal vicino Veneto, dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna, dalla Toscana. Un’attenzione frutto dell’iniziativa del neo Presidente Regionale Pio Langella che ha acceso i riflettori su questo evento assicurando di nuovo la presenza del picchetto armato del “Reggimento di Papà”, e delle più alte Autorità, dall’Assessore Elio De Anna per la Regione, all’Assessore per la Provincia di Udine. La presenza del Presidente Nazionale Gen. Benito Pochesci e del Medagliere Nazionale!Per altro verso si è provveduto alla sensibilizzazione di tutte le sezioni del Nord Italia, a costo zero, attraverso l’inoltro degli inviti in simbiosi con quelli del riuscitissimo Raduno Interregionale del Nord Italia. Il Presidente Langella ha già formalizzato la proposta di elevare la manifestazione a livello di “Pellegrinaggio Nazionale” con una serie di iniziative collaterali in grado di catalizzare intorno all’evento la necessaria attenzione. La proiezione di un filmato, una conferenza mirata, la realiz-zazione di una “Campana del Dovere” che alterni i rintocchi con la declinazione di tutti i caduti ai quali sono stati attribuiti Medaglie al Valore, a partire dall’alba, o dalla mezza notte con una veglia notturna.La funzione religiosa è stata officiata da Mons. Don Angelo Santarossa, già Cappellano Militare dell’8^ Brigata di stanza a Pordenone fino agli anni ’90. Commovente la testimonianza del bersa-gliere Giacinto comm. De Anna, padre dell’Assessore, che porta sul corpo le ferite dell’esperienza bellica di El Alamein. <<Mai più guerre …>>, questo è il messaggio di pace che ha voluto lasciare nel tempio gremito, in un luogo dove hanno trovato dimora i resti di tutti i caduti di questa triste pagina di storia.Il bersagliere Adriano Gen. Bidin, coadiuvato da Pier Giuseppe Baroncini, nella circostanza, davanti al cippo della “Divisone Celere” ha intrapreso l’iniziativa di gemellarsi con la sezione di Ferrara del Presidente bersagliere Francesco Gen. Scaramagli. L’appuntamento è dunque all’anno prossimo, con l’auspicio che il teatro nel quale questo avveni-mento si “consuma” sia quanto più all’altezza dello spessore del sacrificio degli uomini che hanno lasciato nelle mani del Signore la loro gioventù, e con essa, la speranza di un mondo migliore ... e di una Patria all’altezza dei figli che per essa hanno dato la testimonianza più alta che un uomo possa dare: la propria vita!

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Bersaglieri caduti e dispersi in russiaPellegrINaggIo cremIsI a cargNacco

Un passo dell’articolo del Vice Diret-tore del Periodico “ I Bersaglieri” Pio Langella - ANNO 2° (1996) n° 2Ci sentiamo forti e… fieri, fieri di esserci. I nostri sguardi si incrociano nella fredda, ma limpida mattinata.Noi, portatori sani di quell’indomito spirito di Corpo: un germe coltivato nel cuore, ma assetato di umanità che si quieta e si affranca solo nelle piazze: Dove il radunarsi è un rito, il sacerdote è uno di noi, il messale è il compendio delle pagine più sacre di una epopea della storia dell’ultimo conflitto mondiale.Alcuni di noi i testimoni, sempre meno! Altri, più giovani, i custodi silenziosi e coerenti della civiltà degli eroi, invo-lontari o coscienti, che hanno recitato il rosario della loro fede per la Patria in aride ed ostili terre lontane.Tra noi corre il filo sottile della com-plicità. E’ forse questo il segreto moto dello spirito che ci porta ogni anno a peregrinare all’interno del grande monolite di pietra che è il tempio sacrario di Cargnacco, dedicato ai Caduti e dispersi nella grande Russia…

Il Medagliere Nazionale seguito da quello Regionale. Le autorità nella Cripta. Da sinistra Elio De Anna, Benito Pochesci, il Sindaco di Cargnacco, il Comandante dell'11° rtg. e N.D. Dal Cin portatrice 2 M.O.

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Il 5 giugno nel pomeriggio, si è svolta a Pertegada ,frazione di Latisana, la tradizionale cerimonia in onore ai caduti di tutte le guerre e in ricordo del 18° anno dall’inaugurazione del monumento ai Bersaglieri realizzato dallo scultore Sergio Della Mora di Jesolo, inaugurato il 24 maggio del 1992. Numerose le Autorità presenti alla cerimonia, in particolare il Sindaco del Comune di Latisana Micaela Sette accompagnata dagli assessori Simonin Ezio e Benigno Salvatore nonché dal consigliere bersagliere Valvason Angelo. Presente il Vice Sindaco del Comune di San Michele al Tagliamento bersagliere Aggio Rino, il consigliere del Comune di Lignano Sabbiadoro Brini Massimo e il Maresciallo Luogotenente dei Carabinieri di Latisana Burgaletta nonché i vertici provinciali e regionali dell’A.N.B. Dal presidente Regionale Pio Langella al provinciale Borean Giorgio.

Numerosi i Labari delle varie associazioni d’arma presenti alla cerimonia tra i quali citiamo quelli delle sezioni bersaglieri di Latisana, Codroipo, Zoppola, San Michele al Tagliamento, San Giorgio di Nogaro e Pocenia oltre a quello della locale sezione di Pertegada – Lignano Sabbiadoro organizzatrice della cerimonia. A tutti un sentito ringraziamento per la loro gradita partecipazione. La cerimonia iniziata con la deposizione di un omaggio floreale al monumento degli Alpini e a quello dell’AVIS è poi proseguita con lo sfilamento del corteo dal luogo dell’ammassamento al Duomo di Pertegada dove Don Elio Baracetti ha celebrato la funzione religiosa in ricordo dei caduti di tutte le guerre, terminata con la benedizione della corona da deporre al monumento e la lettura della preghiera del bersagliere da parte del Presidente provinciale Giorgio Borean. La cerimonia religiosa è stata magistralmente accompagnata dalle note e dalle voci del Coro di Pertegada diretto dal Maestro Garbuio Claudio che al termine della funzione religiosa ha esibito il suo repertorio di canzoni bersaglieresche particolarmente gradite dal pubblico presente. La cerimonia si è quindi conclusa con l’arrivo del corteo davanti al monumento dei bersaglieri dove dopo aver dato l’onore ai caduti, accompagnata dalle note del Piave cantato dal Coro di Pertegada, è stata deposta la corona. Momento questo sicuramente più significativo e toccante della cerimonia. Belle e significative infine anche le parole di affetto e di elogio espresse nei loro discorsi dal Sindaco di Latisana Micaela Sette e dal Presidente provinciale Giorgio Borean. La serata si è quindi conclusa con il tradizionale rancio cremisi offerto a tutti i presenti alla cerimonia dalla locale sezione dei bersaglieri di Pertegada – Lignano Sabbiadoro in allegria e serenità, sempre accompagnati dalle allegre canzoni del Coro di Pertegada. Un dovuto e sincero ringraziamento va poi a tutte le maestranze e alle altre associazioni che hanno contribuito con il loro lavoro alla perfetta riuscita della cerimonia.

Roberto Turolo

sezIoNe DI PerTegaDa lIgNaNo saBBIaDoro

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Come ogni anno il 12 Luglio 2010 rappresenta per la città e per l’arcidiocesi di Udine una data importante , si celebra la solennità dei patroni i Santi Ermacora e Fortunato . Per l’evento il vicario Urbano Mons. Luciano Nobile ha esteso un invito alle Autorità civili e Militari e a tutte le Associazioni comprese quindi quelle d’arma ad essere presenti al Solenne Pontificale in Cattedrale tenuto da Sua Eminenza l’Arcivescovo Mons. Andrea Bruno Mazzocato. Pertanto la sezione bersaglieri di Udine non poteva mancare all’importante evento. Il Labaro portato dal bers. Pietro Raneri e accompagnato dal Presidente gen. Adriano Bidin e dai bers. Araldo Osti e Francesco Rinaldi con l’uniforme estiva ha completato la folta schiera delle rappresentanze d’arma udinesi. Tra le Autorità erano presenti il Prefetto, il Sindaco, il Presidente della provincia di Udine, e ufficiali in rappresentanza dei comandi militari dei Carabinieri della Guardia di Finanza e della Brigata alpina Julia.

Alle ore 10.40 ha fatto ingresso in Duomo il corteo pontificale e l’Arcivescovo Mazzocato ha dato inizio alla solenne Messa cantata dedicata ai Patroni appunto i Santi Ermacora e Fortunato.Durante l’omelia l’Arcivescovo ha rimarcato alla numerosa cittadinanza presente la grande opera di evangelizzazione dei due santi nel territorio della colonia romana di Aquileia divenuto successivamente Pa-triarcato con a capo il primo patriarca ap-punto Ermacora. Il loro encomiabile operato risulta ancora attuale e costituisce in ogni attività per importante riferimento a tutta la comunità udinese. Al termine della S. Messa

l’Arcivescovo ha invitato tutti a disporsi all’esterno del piazzale di fronte alla Cattedrale per la Bene-dizione solenne. La Sezione bersaglieri ha avuto il grande onore di avere tra i ranghi proprio S.E. l’Arcivescovo , bersagliere tra i bersaglieri, come testimonia l’immagine sotto riportata .

FesTa DeI saNTI ermacora e ForTUNaTo PaTroNI Della cITTa’ DI UDINe

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Ore 10.30: al Parco della Rimembranza, si riuniscono davanti al monumento i bersaglieri della sezione di Udine. Dopo l’abbondante nevicata del giorno precedente tutto è ammantato di bianco e il grigio della pietra del monumento risalta nel biancore tutto introno e mostra le sue splendide forme. La temperatura è sotto lo zero ma un tiepido sole riscalda leggermente l’aria ma non impedisce al capannello dei bersaglieri accompagnati dalle consorti di prendere posizione. il presidente fa sistemare il labaro e la bandiera per la breve ceri-monia, organizzata in memoria dei bersaglieri della sezione che non sono più presenti. Il bersagliere Previato è alla base dell’asta e il bers. Ranieri dalla parte opposta con il labaro della sezione . Ore 10.45: il Presidente gen. Bidin ordina l’alza bandiera, dopo aver dato l’attenti ai bersaglieri CAPPELLARO,CHIARANDINI, PENOLAZZIU, RINALDI

e ZULLO. Molti altri non erano presenti per via del maltempo Poi una corona a ricordo dei caduti viene depositata dai bersaglieri Cappellaro e Rinaldi.Nel minuto di silenzio, tra la commozione di tutti, il presidente cita i nomi dei bersaglieri Giuseppe Zamboni, Mario pugnale , Luigi Fasan, Dante Buiese, Giovanni Beltramini, Vittorino Codutti,e Federico Valussi che non sono più tra le file delle sezione. Con la deposizione della corona termina la breve cerimonia che lascia nell’animo dei par-tecipanti un’intensa immagine di un paesaggio insolito; il giardino ed il monumento imbiancati in ampio contrasto con il verde dei pini circostanti. Il tricolore della bandiera e della fascia della corona ben risalta in questo paesaggio che apre alle festività natalizie.Ore 12 : tutti al Santuario della Madonna delle Grazie per la messa concordata e dedicata pro-prio alla sezione di Udine. L’officiante durante la propria omelia pronuncia belle parole a riguardo dei bersaglieri della sezione e più in generale a tutti i bersaglieri che sono impegnati in servizio in patria e all’estero, come poi ha ricordato il presidente della sezione, in missione nei teatri dei Balcani, del Medio Oriente ed in Afghani-stan . I primi banchi sono occupati proprio dai bersaglieri e soci simpatizzanti e assistono con

ai due lati dell’altare il labaro sezionale e quello dell’Istituto del Nastro Azzurro , al santo uffizio . Al termine il sacerdote dopo la comunione da la parola al Presidente della sezione gen. Bidin per declamare la preghiera al bersagliere. Il gen. Bidin ringrazia per lo spazio concesso e rivolgendosi all’assemblea ricorda i soci che sono deceduti negli ultimi anni e poi legge per la prima volta la preghiera alla Madonna del Cammino eletta dal Papa Giovanni Paolo II° Patrona del Corpo dei Bersaglieri. Terminata la s. messa vengono scattate alcune foto con sacerdote officiante ed il gruppo dei bersaglieri con i due Labari .Ore 13 Pranzo sociale come programmato alla Trattoria “ai Chianti” . Pranzo che vede la presenza della madrina Marialuisa Bacco Baruzzo con il marito Italo il cui contributo alla realizzazione del monumento ed alla sua inaugurazione è stato determinante, come ha ribadito il Presidente nel suo discorso di presentazione del nuovo calendario 2011. Nel ricordare l’impegno del raduno nazionale a Torino che avverrà nel giorno della fondazione del Corpo ed il sostegno alla sezione nelle prossime attività del nuovo anno il presidente ha rinnovato gli auguri per le festività in arrivo di Pace e serenità in buona salute.

Gen. Adriano Bidin

aUgUrI NaTalIzI Della sezIoNe BersaglIerI DI UDINe

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Sabato 23 ottobre ore 10.00, Sacrario italiano.Il console generale d’Italia a Capodistria in Slovenia signora Marina Simeoni, ha organizzato l’annuale cerimonia in onore ai 7000 ca-duti italiani durante le battaglie della I^ GM avvenute nell’alta valle dell’Isonzo. Erano presenti anche l’Ambasciatore Italiano, dott. Ales-sandro Pietromarchi, a Lubiana, un Rappresentante di Onorcaduti del Ministero della Difesa, autorità civili italiane (i prefetti delle provincie di Udine, Gorizia, Trieste, i sindaci di Cividale e Gorizia ) e slovene ( Vicepremier della Slovenia, il prefetto di Tolmino,il sindaco di Caporetto), delegazioni dei comuni delle valli del Natisone, dell’Ass. naz. Bers di Udine, Cividale del F. , di Rivignano, Di S.Giorgio di N.,di Latisana, di Pertegada e di Codroipo, dell’A.N.A. di Cividale, di Udine, dell’Ass. Naz. della Fanteria, degli Artiglieri, dei Finanzieri, dei Carabinieri e Famiglie Caduti e Dispersi in guerra. Soprattutto era presente per la prima volta la fanfara bersaglieri in congedo di S.Giorgio di Nogaro, il medagliere regionale dell’A.N.B. ed il Labaro della provincia di Udine, entrambi scortati dal presidente provinciale bers. Giorgio Borean e dai bers. della sezione di S.Giorgio di N.. Per la sezione bersaglieri di Udine, oltre il presidente, erano pre-senti i bersaglieri Pietro Raneri, Piergiuseppe Baroncini, Araldo Osti (alfiere ), Massimo Penolazzi, Nantes Previato, Paolo Chiarandini e Paolo Zullo.La cerimonia è iniziata con un breve intervento dell’Ambasciatore Italiano che ha rimarcato l’importanza della Memoria di quanto tra il 1915 e il 1918 era avvenuto in questo Territorio, ove nei monti circostanti si sono confrontati italiani ed austroungarici in strenue sanguinose battaglie. La Memoria va recuperata e trasmessa ai gio-vani ,a tutti i giovani, soprattutto alle scolaresche italiane e slovene perché venga capito e rispettato il grande sacrificio anche della vita sopportato dai soldati a confronto. Sacrificio che ha portato a godere della Pace odierna.Al termine del’intervento il Gen. Adriano Bidin, presidente della sezione

bersaglieri di Udine,ha ordinato gli “ONORE AI CADUTI” consentendo così la deposizione di varie corone sotto la lapide celebrativa sulla scalinata alla base del Sacrario, accompagnate da autorità civili e militari italiane e slovene mentre aleggiavano nell’aria le note struggenti del “VA PENSIERO” suonato dalla Fanfara e del successivo silenzio. Gli addetti alla Corona di alloro del Consolato, per volere dello stesso Console generale, sono stati i bersaglieri Berto e Previato . Al termine tutti gli astanti preceduti dai Labari, dai Gagliardetti e dalle Bandiere delle associazioni d’arma italiane hanno raggiunto la cappella sulla sommità dell’Ossario per la celebrazione della santa Messa a suffragio ai 2748 caduti noti e 4252 ignoti custoditi dal Sacrario. Un’analoga deposizione di Corone ai Caduti Sloveni è avvenuta nel vicino cimitero alla presenza delle massime autorità italiane e slovene. Dopo il silenzio suonato da un trombettiere bersagliere il coro degli Alpini della sezione di Cividale ha dedicato un canto suggestivo di commemorazione. Successivamente il console Generale d’Italia e l’Ambasciatore Italiano hanno offerto agli ospiti presenti un cospicuo rinfresco a buffet presso il ristorante “da Franco” a Staro Selo una frazione di Caporetto.Merita sottolineare che il Console italiano, signora Marina Simeoni, ha dimostrato grande gioia a vedere i bersaglieri e soprattutto la fanfara friulana perché gli hanno ricordato il periodo passato da ragazzina a Pordenone quando lo zio era appunto Colonnello Comandate del “Grande 8°”. “Magari potessi risentire le note di Flick e Flock il prossimo anno, aveva esternato il console l’anno scorso per l’analoga cerimonia, così si potrà creare un’atmosfera meno triste.” Ora, che il suo desiderio è stato esaudito, la massima felicità della bersagliera Simeoni è stata espressa quando è stata attorniata dai bersaglieri della fanfara ed avvolta dalle note di Arrivederci Roma.Grande successo ha riscosso la stessa fanfara che in precedenza nella piazza centrale di Caporetto si era esibita in un breve concerto offerto alla cittadinanza slovena , suonando le classiche canzoni della tradizione dei fanti piumati. Concerto ovviamente ripetuto in onore alla bersagliera Marina Simeoni, console generale a Capodistria a Staro Selo.

a caPoreTTo coN Il coNsole geNerale D’ITalIa, la BersaglIera marINa sImeoNI

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Slovenia - Caporetto, 23.10.2010 – introduce la cerimonia il Console generale d’Italia in Slovenia, Marina Simeoni.

Slovenia - Caporetto, 23.10.2010 – la fanfara bersaglieri di S. Giorgio di Nogaro.

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50° Della sezIoNe DI zoPPolaraDUNo INTerregIoNale Del NorD ITalIa

Un raduno di grande spessore che si è sviluppato in cinque giornate caratterizzate da eventi di natura storico culturale, sportivi, convivi e concerti. Il 16 giugno, presso il Comune di Zoppola, la conferenza stampa di presentazione, presenti il sindaco della città dr. Angelo Masotti Cristofoli, il Presidente Nazionale dei bersaglieri gen. c.a. Benito Pochesci, il Pres. Interregionale Ennio Betti, il Pres. Regionale gen. Pio Langella, il Pres. Provinciale gen. Giuseppe Iacca e della sez. di Zoppola cav. Guerrino Bragato – il Consigliere Nazionale Vezio Vicini, ufficiali e sottufficiali dell’ 11° Reggimento Bersaglieri, le scolaresche ed insegnanti che hanno contribuito alla realizzazione di un magnifico opuscolo celebrativo dell’evento e dei 50’ anni della sezione di Zoppola, tanti bersaglieri tra cui spiccava la figura del sempre gagliardo Cinto De Anna presente a tutte le manifestazioni in programma.l’intera manifestazione, fortemente voluta dal coriaceo Presidente della Sezione cav. Guerrino Bragato che l’ha gestita con la sua sezione in osmosi, è stata coordinata sotto il profilo strategico, dal Presidente Provinciale bers. Gen. Giuseppe Iacca con l’ausilio del suo Direttivo. Coinvolte tutte le sezioni della Provincia.

Giovedì 17 giugno i riflettori si accendono su Porcia. Viene presentata ufficialmente, presso il C di Porcia, la sez. bers. della città alla presenza del primo cittadino Turchet, del Presidente Nazionale dei bersaglieri gen. c.a. Benito Pochesci, il Presidente Interregionale Ennio Betti, il Presidente Regionale gen. Pio Langella, il Presidente Provinciale gen. Giuseppe Iacca e della sez. Ferdinando Pizzinato , il Consigliere Nazionale Vezio Vicini, ufficiali e sottufficiali dell’11° Reggimento Bersaglieri e tanti bersaglieri delle varie sezioni con i loro labari nonchè tanti amici che hanno conosciuto il maestro Luigi Imelio – epico capo fanfara dell’8° Bersaglieri – cui è intitolata la stessa sezione di Porcia.Alla presenza del figlio del citato maestro – Giancarlo, anche lui capo fanfara

dell’8° - è intervenuto il Presidente della sez. che in particolare ha ringraziato il Sindaco e la Presidenza Nazionale per il sostegno ricevuto per condurre a termine il progetto programmato.Anche il Presidente Nazionale si è detto soddisfatto per il risultato conseguito in relazione ai tempi che si stanno vivendo. La presentazione ufficiale della figura di imelio è stata tratteggiata con un originale intervento dal maestro col. Bacci che ha contornato il suo intervento con aneddoti su Imelio ed interventi della fanfara di Vicenza che suonava pezzi composti dallo stesso Imelio – fanfara di vicenza perchè anch’essa intitolata al maestro Luigi Imelio – momento emozionante è stato quando il pubblico presente ha richiesto la direzione di alcuni brani da parte del figlio Giancarlo che il capo fanfara di Vicenza ha approvato con grande sensibilità.Per concludere la serata l’atteso e graditissimo concerto della fanfara di Vicenza che con il suo intervento ha suggellato una sorta di gemellaggio con la sezione della città di Porcia.

Il 18 giugno non poteva che essere vissuto con i cugini in armi dell’11° reggimento. L’unica unità bersaglieri in armi del Centro Nord Italia, di stanza nel Comune di Zoppola.I bersaglieri del Friuli Venezia Giulia e delle regioni limitrofe hanno festeggiato il 174° anniversario della costituzione del corpo con i bersaglieri in armi dell’11° Reggimento Bersaglieri della Brigata Ariete.Dopo gli onori ai caduti si è sviluppata la tradizionale parata bersaglieresca che ha avuto il suo culmine con la sfilata di corsa dell’intero reggimento e di tutti i radunisti intervenuti. un bagno di piume e labari cementati dagli incessanti squilli della fanfara dei bersaglieri dell’Ariete.L’allocuzione celebrativa è stata tenuta dal comandante del reggimento col. Salvatore Patanè ed alla cerimonia, tra le autorità erano presenti il Prefetto di Pordenone,il comandante della Brigata Ariete, i sindaci di Zoppola e Casarsa,

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Alle soglie del 50esimo anniversario della fondazione della sezione bersaglieri di Zoppola, i bersaglieri del Nord si sono dati appuntamento in una “sagra bersaglieresca”, come in origine, intorno all’altare delle nostre memorie alla presenza delle più alte cariche associative e delle amministrazioni fino a livello regionale.

16 GIUGNO: CONFERENZA STAMPA - il cav. Guerrino Bragato presenta il numero unico edito per la circostanza. Da sx Giuseppe Iacca, Benito Pochesci, il Sindaco Angelo Masotti Cristofoli.

La Fanfara di Vicenza.

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il Presidente Nazionale dell’associazione e tutti i vertici regionali, provinciali e delle sezione dei bersaglieri. Nel corso della cerimonia momento significativo è stata la consegna di due Medaglie al Valore date al luogotenente Morciano ed alla caporal maggiore Di Pietro dell’11° Bersaglieri per significativi atti di valore compiuti in servizio e fuori servizio.Nel pomeriggio presso il museo del Friuli occidentale di Ligugnana di San Vito al Tagliamento è stata inaugurata la sala dedicata ai mitici capi fanfara dei bersaglieri Imelio e Bertuzzo. La giornata si è conclusa con un simpatico convivio cremIsi presso il parco della villa Correr-Dolfin di Porcia il cui scopo è stato anche quello di promuovere solidarietà nei confronti dei meno fortunati.19 giugno. E’ Casarsa che prende il testimone e aggiunge un nuovo tassello al mosaico che troverà a Zoppola la sua degna conclusione.Alla presenza di numerose autorità, il Prefetto

Galante, l’Assessore Regionale De Anna, il Vice Presidente Provinciale Grizzo, il Sindaco di Casarsa Tubaro, il comandante dell'11° Reggimento Bersa-glieri Patanè e Tanti bersaglieri con i loro labari di sezioni, provinciali e regionali, in mattinata, dopo gli onori ai caduti, resi dalla fanfara dell’Ariete, è stato benedetto il Labaro della sezione bersaglieri cittadina.Momento toccante della cerimonia è stato l’appo-sizione della Medaglia d’Argento al Valor Militare dell’eroe locale Arturo Da Col, effettuata dalla figlia signora Dina che ha inteso farne dono alla sezione intitolata appunto alla memoria del padre.Dopo un breve ed apprezzatissimo concerto della fanfara Ariete in piazza Italia, tutti i convenuti si sono diretti presso il teatro Pasolini dove il Presidente dellla sezione Bersaglieri di Casarsa, Michele Americo, ha presentato la sezione ed illustrato la figura di Arturo Da Col.Tutte le autorità presenti hanno rivolto il loro indirizzo

di saluto ed hanno avuto modo di sottolineare, apprezzandole, le virtù ed i valori espressi dai bersaglieri indicandoli quali esempi da seguire anche e soprattutto in momenti incerti come gli attuali.Il prof. Tamassia, docente di diritto presso l’università di Cassino, ha quindi tenuto la programmata relazione avente per tema “I MILLE, L’EUROPA E IL MONDO - STORICITA’ DI UN PROCESSO UNITARIO”.L’avvincente orazione e l’attualità del tema trattato hanno riscosso grande interesse ed unanimi con-sensi tra il pubblico.Nel pomeriggio a San Vito, presso il Campus Gallo Cedrone la parentesi sportiva legata alla presen-

tazione di una nuova disciplina legata ai disabili in carrozzina. L’attività, per le precarie condizioni meteo si è dovuta svolgere in due momenti. Una prima presa di coscienza del campo di tiro da parte degli atleti con disabilità in carrozzina per la verifica delle possibilità tecniche per poter effettuare lungo un itinerari su terreno vario dei tiri su bersagli 3D tipici della Fiarc. Presso il campus “Gallo Cedro-ne” nella giornata deputata. L’attività di gara è stata rinviata al 24 luglio a Spilimbergo. Nutrita la partecipazione di atleti in carrozzina. Le Fiamme Cremisi hanno dominato in quella circostanza la

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Presentazione della Sez. di Porcia alla cittadinanza.18 giugno alla Leccis.18 giugno alla Leccis.

Sala Imelio e Bertuzzo: il Presidente Nazionale ammira uno scorcio della sala.

Sale Imelio e Bertuzzo al museo. Madrina la Signora Lucilla Tesolat, Moglie del compianto Gianbattista Tesolat, figlio di bersa-gliere e tra i fondatori della Sezione di San Vito al Tagliamento.

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scena della speciale classifica con il primo posto di Giulio Basso, il terzo di Denis Vicentin, quarto Claudio Pauletto. Il coronamento di questa iniziativa si terrà nel veneto, a Vicenza, l’11, 12 dicembre, con il 1° Campionato italiano INDOOR con questo profilo innovativo.In serata, poi, tutti a Zoppola a rallegrarsi e gioire con le superbe esibizioni delle fanfare bersaglieri di Pordenone, Ceggia, Vicenza e, quale gradita sorpresa per il pubblico, l’intervento del coro di Pertegada, molto apprezzato per la particolarità dei canti presentati, tutti di natura bersaglieresca.20 giugno. Nonostante la pioggia i bersaglieri non si sono arresi. Alle 09.30 in punto, come da programma, alla presenza del presidente della pro-

vincia di pordenone Ciriani, del sindaco di Zoppola Cristofori Masotti,del comandante la Brigata Ariete gen. Camporeale e dell’11° Reggimento Bersa-glieri col. Patanè e delle autorità bersaglieresche fino a livello interregionale gen. Betti è iniziata la cerimonia del raduno interregionale bersaglieri del nord Italia.Alzabandiera, onori ai caduti e scoprimento di un artistico cappello piumato in ferro battuto - opera dell’artista bers. Gianni Steolo di Ceggia - donato alla città, il tutto con la sentita partecipazione di un picchetto e della fanfara del citato 11° Bersaglieri. E mentre accadeva tutto ciò, la efficiente organiz-zazione posta in essere dalla sezione di Zoppola con in testa il dinamico presidente Bragato, un vero diavolo a quattro, dal comandante la polizia municipale di Zoppola e la collaborazione della

locale Protezione Civile, dirottava tutti i radunisti ed il pubblico presso il palazzetto dello sport per dar vita ad una cerimonia un po’ tutta da costruire, ma già ideata nella mente degli organizzatori con il Presidente Provinciale Iacca alla regia in stretto contatto con lo speaker nazionale cav. Antonio Bozzo vero artefice del palinsesto nato sul tamburo.Una prova superba quella del cavaliere.E come si suol dire “non tutti i mali vengono per nuocere” al cospetto di gradinate stracolme di pubblico, bersaglieri, sei fanfare (Trieste, Por-denone, Ceggia, San Giorgio di Nogaro, Vicenza e dell’Ariete), con le autorità già menzionate, i gonfaloni ed i sindaci di Maniago, Fiume Veneto, Spilimbergo, San Quirino, Casarsa e Cordenons, i labari delle associazioni d’arma e combattentistiche, i medaglieri regionali dei bersaglieri del Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino, Emilia Roma-gna e Friuli Venezia Giulia, gli oltre ottanta labari provinciali e delle sezioni bersaglieri, si è svolta una indimenticabile cerimonia, contornata da tante note musicali e da una suggestiva cornice in cui tutti i labari hanno simbolicamente cinto in un fraterno abbraccio l’11° Bersaglieri che tra poco inizierà un duro ed impegnativo addestramento in previsione di un suo programmato impegno in Afganistan. Tra le pedine più qualificate degne di menzione la pattuglia storica della “Casa del

bersagliere di Franco Vidotto” che alla voce del suo pugnace condottiero comm. Franco Vidotto, malgrado le codizioni meteo avverse, con i mezzi storici ha raggiunto l’obiettIvo di poter essere tra coloro che in quel di Zoppola hanno con orgoglio potuto gridare: PRESENTE!Gli interventi e le allocuzioni celebrative delle autorità intervenute hanno tutte sottolineato ed evidenziato, ancora una volta, una delle peculiarità dei bersaglieri, il non arrendersi mai e riuscire sempre a trovare la soluzione per qualunque avversità.Una bella ed originale cerimonia che si è con-clusa col superbo Inno Nazionale eseguito dalle sei fanfare presenti, dirette dal 1° maresciallo luogotenente Antonio Miele e cantato col cuore da tutti i presenti.Al termine tutti insieme a pranzo, ma anche in questo caso, mentre si svolge la cerimonia si deve cambiare posto per le cucine, ci si sposta di cinque chilometri perchè il posto predisposto è completamente allagato, dobbiamo fornire ulteriori prove di efficienza?Un sentito ringraziamento va a tutti, amministra-zioni pubbliche e private, forze armate, cittadini e bersaglieri che hanno creduto e sostenuto l’intero programma delle cinque giornate del 50° sezione di Zoppola.

Giuseppe Iacca

Presentazione della sez di Casarsa.

Presentazione della sez. di Casarsa – Apposizone della Medaglia.

Immagini del raduno. Immagini del raduno.

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Avremmo potuto parlare del bersagliere Eros Perinotto nella rubrica “Profili di Ieri” accostandolo alle personalità di rilievo che si sono distinte del Corpo dei bersaglieri. Lo facciamo invece vincolandolo ad una celebrazione legata alla terra trevigiana che lo ricorda ogni anno, per sentirlo sempre presente. E’ in questa terra di lavoro che, attraverso il supremo sacrificio a favore del prossimo, in circostanze di estrema emergenza, si è interrotta la sua giovane esistenza. Correva l’anno 1966, alluvione del 5 novembre.Le celebrazioni hanno avuto luogo il 23 e 24 ottobre. Il clou degli eventi nello scoprimento della Lapide e Monumento posti nel luogo ove avvenne il sacrificio, alla presenza di Autorità Civili, Militari, Religiose e del Presidente Nazionale Gen C.A. Benito Pochesci.Hanno fatto da cornice i bersaglieri della provincia di Treviso, del Veneto e alcune sezioni del vicino Friuli Venezia Giulia. La fanfara di Jesolo il sabato, la fanfara della “Brigata Ariete” e di San Donà di Piave. Il gruppo storico mezzi di guerra. Hanno aderito con la loro presenza o loro delegati i sindaci dei comuni di Ponte di Piave dott. Roberto Zanchetta, Salgareda dott. Vito Messina e San Biagio di Callalta dott. Pinese Francesca. Il Col Patanè dell’11° Reggimento e del 132° cr. Col Greco. La Croce Rossa, la protezione Civile e i Vigili hanno garantito la sicurezza e l’ordinato sviluppo delle varie iniziative che si sono sviluppate nelle giornate del week-end cremisi gestito ottimamente dal cerimoniere bers. Ten. Antonio Antoniazzi. Speaker d’eccezione l’onnipresente cav. Antonio Bozzo, divenuto Presidente della Regione Veneto, che come sempre ha ritmato con la sua voce le varie fasi della manifestazione alla memoria della medaglia d’oro Ero Perinotto. Il “Messaggero Cremisi”, attraverso l’allocuzione ufficiale tenuta dal Consigliere Nazionale Gen. Vezio Vicini, intende far memoria di questo eroe del nostro tempo perché sia di viatico alle giovani generazioni.“Siamo riuniti oggi per ricordare quel lontano novembre 1966, quando il Piave ruppe gli argini a Negrisa, a Sant’Andrea di Barbarana e Zenson; per ricordare le ventisette vittime di quei tragici frangenti; per ricordare un ragazzo, un soldato, un Bersagliere, Ero Perinotto, che pochi giorni prima, il 18 ottobre, aveva compiuto 21 anni, e che sacrificò la propria vita per un atto di estrema generosità, di altruismo, di amore, di eroismo. In servizio al XXXVIII° btg. B. del 132° rgt. cr. Di Aviano con l’incarico di radiofonista, sarebbe stato congedato un paio di settimane dopo, ma la signora con la falce aveva deciso, quel tragico 5 novembre, di porre fine alla sua giovinezza, ai suoi sogni, alla sua speranza di un futuro sereno e laborioso, precipitando in una inconsolabile tragedia i genitori ed i familiari. Una tragedia che non può essere compresa a fondo se non da coloro che ha non figli, un amore crudelmente percosso, un sentimento di solitudine e rimpianto che li ha accompagnati tutta la vita. … Io sono testimone di quanto i giovani siano capaci di vero altruismo avendo operato con loro al Vajont, a Firenze, in Friuli, e ne ho ammirato e mi hanno commosso la loro abnegazione ed il loro amore. Eros Perinotto era un generoso e questa

sua dote lo ha portato all’estremo sacrificio, in una consapevole scelta, come si evince dagli avvenimenti di quella terribile giornata. Il suo plotone, al co-mando del Ten. Gianfranco Scaglione su allarme, aveva lasciato Aviano. Viene subito impiegato con i tre cingolati, di cui uno si ferma di riserva nella zona di Levada. Perinotto rimane ad Oderzo con i ruotati, ma è deluso, amareggiato. Vuole essere di aiuto: questa è la sua terra, questa è la sua gente, il Piave è il suo fiume dell’infanzia. La necessità di soccorrere una donna che sta per partorire impone l’utilizzo anche del terso cingolato fermo a Levada, ma con la radio in avaria. Perinotto si fa avanti, fa presente che dispone di una radio di riserva, si offre per raggiungere il mezzo e sostituire l’apparato, cosa che si attua in tempi brevissimi. Il carro quindi scende nell’acqua che è sempre più impetuosa, il cingolato sempre meno stabile, si alza e si abbassa sulla corrente, mentre il capocarro cerca di raggiungere la località dove aiutare la gestante. Poi uno schianto, il motore si ferma, tutto gira vorticosamente, il mezzo s’inclina, entra nel pieno della corrente, se ne va veloce, inarrestabile, ingovernabile. “Abbandonate il mezzo”, ordina il capo carro ed i Bersaglieri si lanciano fuori. Ma Perinotto è fermo alla radio, sa che il suo dovere è comunicare la posizione e lo stato di emergenza sì che i suoi commilitoni possano essere soccorsi. “Vai” gli dice ancora il capo carro e lo afferra per un braccio, ma un altro colpo lo scaraventa fuori. Perinotto è solo, l’acqua gli sale intorno, il mezzo si rovescia, affonda e Perinotto con esso. Sarà il Ten. Scaglione il primo a raggiungere il carro sprofondato nell’acqua, sarà lui a recuperare i Bersaglieri aggrappati ai rami degli alberi. Li conta, ne manca uno! Si getta in acqua, cerca più volte di entrare nel carro, inutilmente. Lo salveranno appena in tempo, quando stava per annegare paralizzato dal freddo. Ma Perinotto se ne era già andato, trascinato dalla corrente del suo Piave. Il suo corpo fu trovato nel tardo pomeriggio del sei novembre, a pochi passi dalla sua casa. Ecco, noi abbiamo potuto rivivere

come un prodigio un gesto eroico, abbiamo su suggellato nobilmente un fiero e virile concetto di vita, assolvendo un dovere sacro, compiendo con lo stesso ideale di Perinotto il suo ultimo viaggio, la sua ultima impresa, la sua ultima vittoria: quella dello spirito. Siamo fieri e riconoscenti a questo bersagliere e ne sentiamo dopo tanti anni, ancora, tutto il luminoso splendore, raggiunto con il prezzo più alto, la vita, offerta nel segno della fratellanza, del senso del dovere, dell’amore. A lenire la pena che opprime il nostro cuore pensando al sacrificio di un giovane soldato, vi è la certezza che uomini come Perinotto non ci lasciano mai. Il suo sorriso vive e vivrà per sempre nel ricordo e nella gratitu-dine di coloro che gli devono la vita, nella costante presenza nel cuore del fratello e della sorella, nella ammirazione eterna che si deve agli eroi, nella pietà riconoscente di coloro che, passando accanto al suo monumento, gli dedicheranno una preghiera. Viva sempre la memoria dell’esempio del Bers. Eros Perinotto. Viva l’Italia. Vivano i Beraglieri.

Bers. Gen. Vezio Vicini

pROvInCEtREvISO

raDUNo DI PoNTe DI PIaVe, salgareDa.saN BIagIo DI callalTaAnniversario del sacrificio di Eros Perinotto, M.O. al Valor Civile

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coNgresso regIoNe VeNeToIl caV. aNToNIo Bozzo eleTTo

PresIDeNTeIl giorno 30 ottobre scorso si è svolto a Mestre il Congresso Regionale dell'As-sociazione Nazionale Bersaglieri alla presenza dei Presidenti delle 70 Sezioni in rappresentanza dei quasi 4000 ber-saglieri iscritti.Il Congresso, il primo svoltosi con queste modalità dopo l'approvazione del nuovo Statuto, ha portato all'elezione di 9 Consiglieri guidati dal Bers. Cav. Antonio Bozzo, il più giovane Presidente Regionale d'Italia che è anche lo speaker nazionale dei raduni bersaglieri. Bozzo diviene così il custode di uno dei Medaglieri più decorato d’Italia: 6

croci Ordine Militare d’Italia, 13 Medaglie d’Oro, 162 Medaglie d’Argento e 199 Medaglie di Bronzo e 253 Croci al Valor Militare.Vice Presidente il Bers. Gen. Elio Ricciardi. Consiglieri Bers. Ten Ezio Bressan, Bers. Ten Antonino Antoniazzi, Roberto Peruzzi, il cav. Antonio Barbieri, Renzo Zerbinati, Enrico Zago, Paolo Nicoli. Nominato Segretario il cav. Renzo Battistella.

Grande è stata la soddisfazione del nuovo Presidente, che già nel suo primo intervento ha sottolineato la linea di condotta da seguire per il prossimo triennio, come ad esempio l'informatizzazione della Regione, nuove iniziative dei bersaglieri nelle attività sociali e solidali, il rilancio dei valori legati al bersaglierismo e dettati nel decalogo del fondatore nel 1836 Alessandro Ferrero de La Marmora.La Regione ANB Veneto si propone con i 2 grossi raduni in programma nel 2011, a carattere regionale per Piove di Sacco e Interregionale Nord per Vazzola e i ben 5 raduni provinciali, di lasciare un segno indelebile nei festeggiamenti per la ricorrenza dei 150anni dell'Unità d'Italia; alcune iniziative sono già partite come le lezioni didattiche tenute in alcune scuole a Chioggia in occasione della Festa Cremisi, oppure per altre manifestazioni in programma per il 2011 dove è stata richiesta la presenza dei "Fanti Piumati" ed in particolare delle loro fanfare (ben 8 ve ne sono nel Veneto); molte richieste sono giunte dai Dirigenti scolastici.Le fanfare ripercorreranno cronologicamente le tappe essenziali della storia del nostro paese attraverso una serie di brani musicali (bersa-gliereschi e non) accompagnati da una narrazione per spiegare i vari riferimenti storici. L'anno 2011 sarà colorato di cremisi, il colore dei bersaglieri.

REGIOnEvEnEtO-fRIuLI vEnEzIA GIuLIA

regIoNe FrIUlI VeNezIa gIUlIa coNgresso: PIo laNgellaPresIDeNTeIl 12 dicembre a Pordenone, si è tenuto il Congresso Regionale che ha per la prima volta portato ai vertici due bersaglieri della destra Tagliamento. Riconfermato alla Presidenza il Generale Pio Langella, Vice il Generale Francesco Miccoli. uniti dallo stesso corso d’Accademia. Corso che ha espresso l’attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. C.A. Biagio Abrate.Vi sono le premesse per una progettualità, di alto profilo. Consiglieri il Vice presidente della sezione di Trieste Mario Verdoglia, Renzo Mucchiut da Gorizia, Adriano Bidin e Giuliano Cappellaro da Udine, Giuliano Romanello da Codroipo. Il Presidente ha poi nominato Segretario Tommaso Angelillo, amministratore Riccardo Sagripanti e addetto informatico Mario Biscotti.Langella è una figura eclettica nello scenario dell’associazionismo. Aquila d’argento del Coni, le sue Fiamme Cremisi sono impegnate su 15 discipline (Un Vice titolo Europeo, 7 nazionali, altri regionali), catechista del gruppo di preghiera di Padre Pio, laureato in Teologia e Promozione

Umana primo corso di Padre Sorge, autore di libri a carattere storico: il suo ultimo lavoro “la storia di Garibaldi attraverso i francobolli di tutto il mondo” ha ottenuto il premio alla cultura Comune di Roma. E’ legato da anni alla Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali Nel servizio attivo è stato per quattro anni Presidente del COIR del 5° Corpo d’Armata, fondatore della fanfara dell’11° ciclisti, ha proposto, nel ’92 a Caserta, i bersaglieri a cavallo delle moto enduro in versione militarizzata ben cinque anni prima che lo Stato Maggiore le acquisisse. Nominato Colonnello Garibaldino in quel di Caprera, è membro dell’Istituto Internazionale Studi Giuseppe Garibaldi. Langella ha anticipato gli obiettivi da perseguire a medio termine: La nascita di una rivista associativa a tiratura transnazionale, veicolata anche attraverso il web; Il pellegrinag-gio nazionale (giornata del ricordo dei caduti e dispersi in Russia) a Cargnacco; la costituzione di una fanfara con ambizioni transnazionale; la creazione di un’agenzia di collegamento con

l’11° reggimento bersaglieri per ottimizzare le sinergie già esistenti con i cugini in armi; lo sviluppo del Museo Storico del Friuli Occidentale di San Vito al T.; la nascita di una palestra a cielo aperto Enrico Toti per disabili presso il “campus” dell’associazione d’arma sito a Rosa di San Vito al T.; un nuovo raduno nazionale entro 4 anni in quel di Sacile Gorizia o Udine.

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lessandro Claudio Gasparoni, il più vecchio bersagliere della sezione di Portogruaro, ha par-tecipato a moltissimi raduni e quella di Napoli è stata l’ultima sfilata di corsa. Anche se ora deve accontentarsi di camminare, è comunque orgo-glioso di essere un bersagliere, come suo papà, portaordini all’Ortigara. Nel 1944 incominciò la sua disavventura sotto i tedeschi. Fame, fatica e tanti episodi che meritano tutti di essere raccontati …. Nel dopoguerra, per “azioni di pace” ha meritato il plauso dei concittadini.“Sono passati cinquant’anni da quando abitavo in una bonifica, distante otto Km dal paese: trentotto famiglie vivevano sparse nella campagna in baracche di legno, senza acqua potabile né linea elettrica e dove gli stradoni, con la pioggia si riempivano di buche profonde e fango. A quei tempi io ero l’unico a possedere un’auto-mobile, una “giardinetta” di legno, così dal 1952 al 1962, tutti bussavano alla mia porta di giorno e di notte, ogni volta che c’era bisogno: quando stava per nascere un bambino, andavo a prendere la levatrice, in altri casi accompagnavo il dottore in

visita agli ammalati e portavo i gravi in ospedale. Quando pioveva era una vera impresa guidare lungo gli stradoni sterrati, la macchina affondava nel pantano ed ero costretto a chiamare un amico che mi trainasse con i suoi due asini. Dopo 50 anni mi sono ritrovato con 21 di quei bambini che ho aiutato a nascere e quella dedica “Grazie per quello che hai fatto per noi” mi ha commosso. Quello che ho fatto, l’ho fatto con piacere, era per me naturale aiutare chi era meno fortunato! Qualche anno fa, a mia insaputa, un amico dell’arma, ha fatto conoscere la mia storia al nostro presidente, il perito Vincenzo Marsura. In data 19 marzo 2007, con mia grandissima sorpresa, durante la cena annuale e in presenza di tutti i miei amici bersaglieri, mi è stato assegnato un “Attestato di Benemerenza” firmato dal Presidente Nazionale dei Bersaglieri. La mia storia fu inviata anche al Presidente della Repubblica e tempo fa, in municipio a Concordia Sagittaria, sono stato insignito ufficial-mente del titolo di “Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana”. Sono molto entusiasta

per i riconoscimenti ricevuti, ringrazio coloro che si sono adoperati affinché questo si realizzasse, in particolare il nostro Presidente di sezione sig. Marsura, il Presidente nazionale dei Bersaglieri, il nostro ex Presidente C.A. Ciampi”.

la BreVe sTorIa DI UN ITalIaNo qUalsIasI: UN BersaglIere!

Domenico ZONTA, per gli amici “ Nino Canae “ a Mirano (VE) dove è nato il 10/4/1919 è stato uno dei personaggi più conosciuti e stimati. Di lui si è sempre parlato con rispetto, sia per il temperamento deciso e battagliero sia per le sue caratteristiche fisiche che l’hanno accompagnato per tutti i suoi 88 anni di vita. Ancora adolescente, iniziò a lavorare presso la macelleria del padre, ma la sua passione fu l’atletica: salto in lungo, salto triplo, staffetta svedese, pugilato e calcio. Così a soli 17 anni fu selezionato per i Campionati Italiani di Atletica, dove vinse con “ La Miranese “ il campionato di calcio di 1̂ categoria e primeggiò come pugile nella locale palestra.Non aveva ancora vent’anni quando fu chiamato per il servizio militare nel corpo dei Bersaglieri di stanza a ZARA

ed anche qui conseguì un primato: fu Campione Italiano in salto mortale con la mitragliatrice Breda 37 sulle spalle ( di kg.30 ). Per il coraggio e l’altruismo fu insignito di n° 2 Croci al Merito e rischiò più volte la vita per i propri compagni. Fu ferito dagli Slavi in una delle frequenti operazioni contro i partigiani nelle innumerevoli isolette che costeggiavano la costa Dalmata. Domenico ricordava tutto nel suo cuore con grande orgoglio, ma ne parlava solo se sollecitato e con tanto pudore: “ ho fatto solo il mio dovere di uomo e di soldato “ diceva con la solita modestia. A guerra finita, dopo aver ricevuto diversi riconoscimenti civili e militari fra i quali quello di cittadino Onorario di Zara per il lungo servizio militare svolto in

tale città (6 anni) con un riconoscimento economico perenne di £ 1.000 al giorno, riprese la sua attività di commerciante e ricoprì la carica di Presidente della sezione A.N.B. di Mirano.Tanti sono i ricordi come l’elogio solenne ottenuto dal Generale De Bono per quel salto mortale con la mitragliatrice che pesava 30 kg., mentre non ricordava il nome di un altro alto ufficiale dei bersaglieri recatosi a casa sua accompagnato dal maresciallo dei carabinieri affinché gli svelasse il segreto di quel salto con capovolta.Decedeva a Mirano l’11/12/2007e veniva accompagnato alla sua ultima dimora da una folla immensa e da tanti cappelli piumati.

Bers. Giuseppe Bove

UN BersaglIere DI zara

Congratulazioni Cavaliere per una vita… di corsa, al servizio degli altri.

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Da giovane sono stato uno dei pochissimi bersaglieri a provenire dalla Provincia di Bolzano. Quand’ero militare e per un certo periodo anche dopo, visto che tornando a casa non avevo mai avuto l’occasione di incontrarne un altro, m’ero fatto l’idea di essere un caso raro. Oltretutto, le personali motivazioni per le quali avevo richiesto l’arruolamento nei bersaglieri, come l’attrazione verso le attività sportive del Corpo dei bersaglieri e l’intensa attività alle quali ogni bersagliere veniva sottoposto, cosa alla quale io ero abituato fin da giovane, mi avevano indotto a pensare di essere uno dei pochissimi ad aver avanzato una simile richiesta.Alla fine della mia ferma, l’Aiutante di Campo del Comandante l’8° reggimento al quale sono stato in forza mi propose di associarmi all’Associazione Nazionale Bersaglieri cosa che accettai con entusiasmo. Successivamente venni contattato da un bersa-gliere dell’ Associazione bersaglieri di Bolzano e scoprii così che nella provincia di Bolzano c’era un bel gruppo di persone che nell’ultimo conflitto avevano combattuto da bersaglieri e che dopo il conflitto parecchi reggimenti non esistevano più. Così era successo anche dopo la Grande Guerra!25 anni dopo il mio congedo, nel 1988, in seguito ad un infarto, mi sono ritrovato nel Centro di Riabilitazione per cardiopatici di Longostagno sul Renon. Un paesino collocato tra Collalbo e Barbiano, in una zona isolata e tranquilla poco frequentata dai mezzi moto-rizzati, un’aria purissima adatta a chi doveva recuperare una certa normalità nella conduzione della vita futura.In quel Centro ho conosciuto molte persone che come me avevano avuto qualche disavventura cardiologica e avevano tanta voglia di continuare a vivere e socializzavano in allegria.Una sera decidemmo di organizzare una cenetta in una “Gasthaus”, osteria/trattoria, che si trova sul percorso che a piedi dalla stazione ferroviaria di Campodazzo porta a Longostagno e Monte di Mezzo, sul Renon. La signora Zilli e Thomas, i proprietari del vecchio locale che si trova ai piedi della collinetta dove è situata una meravigliosa e piccolissima ma

storica Chiesa, erano divenuti nostri amici e accettarono di buon grado ad ospitarci.Quella sera eravamo una quindicina, tutti pro-venienti da località diverse dell’Alto Adige e con una gran voglia di fare un po’ di baldoria.Dopo cena e abbondanti libagioni con il vino della casa, incominciammo a intonare qualche canzone di montagna e naturalmente, visto che io ero stato un bersagliere, qualche canzone bersaglieresca.Nella saletta erano presenti due anziane signore che si sono messe a cantarle con noi con perfetta intonazione e conoscenza dei testi.Stupito di questo fatto chiesi alle signore come avessero imparato le canzoni bersa-glieresche.Mi risposero che da bambine le avevano imparate a scuola e le avevano cantate poi con dei bersaglieri che avevano conosciuto quand’erano ragazze.Questa esperienza mi ha fatto riflettere e cambiare la mia opinione sulla quantità di bersaglieri del Trentino/Alto Adige.Come Presidente della Sezione A.N.B. di Bol-zano avevo iscritto alcuni entusiasti bersaglieri Sud Tirolesi che erano appartenuti al 7° Rgt. di Bolzano, ma non pensavo fossero stati così numerosi! In seguito però ho imparato a conoscere molti figli e parenti di bersaglieri di quel glorioso 7° reggimento.Da alcuni bersaglieri, amici miei, avevo appreso le loro esperienze nella compagnia ciclisti. Dall’attuale sede della Questura e Polizia di Bolzano, situata in via Dante, allora sede del 7°, partivano pedalando per Lana e per Passo Palade, una strada che subito dopo la guerra io ricordo essere stata ricoperta di pietrisco di porfido, e poi verso il Passo Mendola. In questo tratto essi avevano sperato di poter affrontare la discesa verso Bolzano ancora in bicicletta. Invece, al Passo Mendola veniva dato loro l’or-dine di fermarsi, ripiegare velocemente le loro “carole” e porsele sulle spalle per proseguire velocemente a piedi verso la città.Arrivati alla periferia della città risistemavano le ”cariole” e cantando percorrevano le vie cittadine fino alla sede del 7° reggimento, una vecchia caserma Austro/Ungarica.Quel reggimento nel 2° Conflitto mondiale fu per ben tre volte distrutto e ricostituito e,

pur conoscendo che l’arruolamento al 7° era avvenuto con giovani provenienti dal Veneto e dalla Lombardia, molti, compresi giovani di madre lingua tedesca, sicuramente erano stati arruolati tra i giovani dei paesi e valli del territorio alpino del Trentino/Alto Adige.Va ricordato inoltre che in quel periodo l’8° reggimento. aveva allora sede a Verona e il 3° a Milano.

Bers. Adelino FerrarinPresidente regionale A.N.B.

del Trentino Alto Adige

TerrITorI alPINI e arrUolameNTo Nel corPo DeI BersaglIerIVIsTI Da aDelINo FerrarINBersagliere dell’8° dal novembre 1961 alla primavera del 1963

Bolzano e Trento. Sono le due province autonome del Trentino Alto Adige a fregiarsi del titolo di città dalla vivibilità migliore nel tradizionale rapporto realizzato dal Sole 24 Ore sulle 107 province italiane.

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140° aNNIVersarIo XX seTTemBre BreccIa DI PorTa PIacelebrazione di roma capitale 17-18-19-20 settembre 2010

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“L'Italia si desta, svegliate Roma". Era il 20 settembre del 1870 quando i bersaglieri - urlando questa frase - entrarono a Roma grazie a una breccia di 30 metri, occupando la cit tà che fu poi annessa al Regno d'Italia. Quel giorno decretò la fine dello Stato pontificio e del potere temporale dei Papi. L'anno successivo la capitale d'Italia fu trasferita da Firenze a Roma (legge 3 febbraio 1871, n. 33).Nel punto esat to in cui fu aper ta la breccia, furono eret t i i l monumento in marmo e bronzo per commemorare l'evento e il Monumento al Bersagliere.Quest'anno le celebrazioni hanno assunto un tono particolarmente importante perché, per la prima volta, è stato presente il segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone. Segno delle buone relazioni tra Italia e Vaticano. Hanno partecipato, infatti, anche il presidente Giorgio Napolitano e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.La Porta Pia è una delle porte che si aprono nelle Mura Aureliane di Roma, divenuta particolarmente nota il 20 settembre 1870, quando il trat to di mura adiacente la porta fu lo scenario della fine dello Stato Pontificio.Dopo cinque ore di cannoneggiamento, l'ar tiglieria del Regno d'Italia aprì una breccia che consentì ai bersaglieri e ad altri reparti di fanteria di entrare in cit tà. Nel punto esatto in cui fu aperta la breccia, una cinquantina di metri ad ovest della porta, è stato eretto un monumento in marmo e bronzo; di fronte alla porta, al centro del piazzale di Porta Pia, si trova il Monumento al Bersagliere, opera di Publio Morbiducci, posto nel 1932 su commissione di Mussolini. Alle 5 e un quarto del mattino del 20 settembre 1870 vengono sparati dall'ar tiglieria italiana i primi due colpi di cannone contro le mura di Roma, all'altezza di porta Maggiore e porta Pia, ai quali fanno seguito cannonate eseguite con pezzi da nove. Il tenente De Buttet, dall'osservatorio di Santa Maria Maggiore avverte immediatamente il ministero della Guerra

di piazza della Pilotta. Quaranta minuti dopo l'osservatorio vaticano avvisa che il fuoco è più intenso tra porta Salaria e porta San Giovanni, ma alle 6.35 appare continuo tra Villa Pamphilj e porta San Pancrazio.Pio IX è in piedi da due ore e si mostra molto calmo. In cuor suo capisce che non sarebbe opportuno difendersi. E invece viene a sapere che l'artiglieria risponde al fuoco tra Villa Carpegna e Villa Pamphilj. Viene inviato il tenente Scenet a imporre di astenersi dal rispondere alle cannonate; non serve a nulla. Piazza San Pietro peraltro è presidiata da due compagnie di fanteria agli ordini del colonnello Azzanesi, comandante della zona di Trastevere dal Vaticano a Por ta Por tese. Tut to il corpo diplomatico arriva in carrozza alle 7 a piazza San Pietro e viene fatto entrare nel palazzo Apostolico; presenzia la messa officiata dal papa. Le cannonate fanno tremare i vetri, ma Pio IX mantiene la più assoluta tranquillità e appare anche sorridente. Dopo la funzione riunisce i diplomatici nella biblioteca privata e pronuncia un discorso in cui denuncia quell'assalto degli Italiani come "attentato sacrilego".Il cannoneggiamento si fa più intenso da Porta Pia a Porta San Giovanni. Il Papa vuole la resa e, assente il Kanzler, manda a dire al colonnello Azzanesi di innalzare subito a bandiera bianca. Al posto di una bandiera bianca viene innalzato sull'osservatorio di San Pietro un drappo, attaccato alla croce, in modo che sia visto su tutta la linea di assalto. Ma tarderà ad essere visto dalle varie zone delle mura difese dai papalini. Intanto gli ar tiglieri italiani risalgono su via Nomentana verso Por ta Pia; con loro è Edmondo De Amicis, in veste di giornalista. La Porta Pia si distingue anche da lontano in fondo alla strada drit ta. Si vedono "le materasse legate al muro dai pontifici, e già per metà arse dai nostri fuochi", ricorderà lo scrit tore piemontese nel libro “Le tre capitali”, e così pure "le colonne della porta, le statue, i sacchi di terra ammonticchiati sulla barricata costrutta dinanzi". Due pezzi dell'artiglieria italiana invece seguitano a tirare contro la

Il Papa Bersagliere. Gli Zuavi.

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porta e il muro "a poche centinaia di metri dalla barricata... Ad ogni colpo un pezzo del muro o della porta viene giù". Secondo una testimonianza dello zuavo pontificio Patrick Keyes O'Clery "la breccia era difesa dalla quarta compagnia del secondo battaglione degli zuavi e da due distaccamenti del primo battaglione, i quali, in piedi sulle macerie, rifiutando di porsi al riparo, scaricarono un fit to fuoco di fucileria sulle truppe che avanzavano compatte verso di loro. Molti italiani caddero, tra i quali un maggiore dei bersaglieri [Pagliari] e due ufficiali. La colonna esitò e cominciò ad arretrare, ma quindici zuavi caddero fer i t i o mor t i sulla breccia nel corso della sparatoria che durò solo pochi minuti". Gli assalitori "tornarono alla carica. In quel momento un ufficiale dello Stato Maggiore, inviato dal Maggiore De Troussures a Porta Pia, giunse sulla breccia portando una bandiera bianca. Il fuoco cessò e il tenente degli zuavi Mauduit espose la bandiera bianca sulla breccia. Erano le dieci e dieci". Insieme al maggiore Pagliari nel passaggio della breccia muore il tenente Augusto Valenziani,

romano, volontario dei bersaglieri, che sperava di riabbracciare di lì a poche ore la vecchia madre. Invece il primo che supera la breccia è il sottotenente Federico Cocito, al quale verrà data la medaglia d'argento al valor militare proprio "per essere stato il primo a superare il ciglio della breccia, mostrando sempre esemplare e splendido coraggio". I morti tra i bersaglieri sono 49, tra i pontifici 19. La resa è a Villa Albani, dove si dirigono verso le undici tutti i diplomatici per presenziare alla stesura degli accordi. "La cit tà di Roma, tranne la parte che è limitata al sud dai bastioni Santo Spirito, e che comprende il monte Vaticano, il suo armamento completo, bandiere, armi, magazzini da polvere, tutti gli oggetti di aspettazione governativa, saranno consegnati alle truppe di S. M. il Re d'Italia". Sancisce anche la nascita della Cit tà del Vaticano come nuovo stato della Santa Sede, che si rivelerà in qualche modo più grande del precedente fino ad oggi.

Bers. Vincenzo Iavarone

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La Fanfara di corsa al Quirinale.

Il Presidente Bentio Pochesci passa in rassegna il picchetto. Battesmo delle Piume per il Sindaco Alemanno.

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l Fanfara and Emilio’s Team Caserta nasce dalla naturale fusione di due realtà con la medesima passione (il calcio) e la medesima inclinazione (la solidarietà). L’Emilio’s Team e la Fanfara della Brigata bersaglieri Garibaldi con la loro attività sinergica hanno saputo incastonare nel tessuto sociale della Provincia di Caserta piccole gemme di bontà, ricevendo riconoscimenti da Autorità, Istituzioni, Enti, Cittadini.La passione per il calcio, l’eno-gastronomia, la goliardia, hanno reso possibile il cementarsi di un gruppo forte, deciso, eterogeneo per composizione (militari, medici, paramedici, avvocati, imprenditori, pensio-nati, studenti, informatori scientifici, etc) che oggi , dopo l’inevitabile cut off di elementi non desiderati, comprende solo Uomini e Donne con i loro limiti, i loro problemi, i loro difetti, ma accomunati dalla onesta’ e decisi all’ assalto verso un futuro migliore. Emilio Lombardi Marco Di Lucia Neurologo Emilio’s Team Maresciallo Capo Capo Fanfara “Garibaldi"

Domenica 19 settembre ’10 a140 anni di distanza circa 5mila bersaglieri con i loro Medaglieri e i loro Labari e zuavi, hanno sfilato su un lungo tappeto rosso che partiva da sotto Porta Pia e procedeva per XX Settembre nel centro di Roma per celebrare i 140 anni della Breccia di Porta Pia e di Roma Capitale. Venuti da tutta l'Italia, i bersaglieri si sono dati appuntamento davanti al Museo di Porta Pia. Cospicua la presenza dei Bersaglieri della Regione Campania che hanno partecipato alla Cerimonia con le Sezioni di Napoli, Caserta, Avellino, Benevento, S. Giorgio del Sannio, Montella, Montelungo.Con otto fanfare, una compagnia di zuavi francesi, un gruppo con divise storiche di granatieri, cavalieri, artiglieri e tre gruppi di bersaglieri ciclisti il corteo e' arrivato fino all'Altare della Patria per la deposizione della corona d’alloro e gli onori ai Caduti.

All'altezza del Quirinale il corteo si e' fermato, rendendo onore al Capo dello Stato con l'Inno di Mameli. Dopo aver percorso l'ultimo tratto di via dei Fori Imperiali, il corteo e' arrivato di corsa al Vittoriano dove ad attenderlo c'era il sindaco Alemanno che ha reso onore al Milite Ignoto insieme al Comandante Militare della Capitale, il generale, Giuseppe Pilosio.A Piazza Venezia c’era la scritta "Roma Capitale" con fiori gialli e rossi che campeggiava nell'aiuola al centro della piazza, proprio sul prato.C'erano tantissime persone, piazza Venezia era assediata da una moltitudine di gente, venuta per vedere i bersaglieri e gli zuavi, con la loro uniforme multicolore.Il sindaco Alemanno ha detto "ai bersaglieri che lo hanno ringraziato per l'ospitalità ha risposto: “Roma è vostra”.

Bers. Vincenzo Iavarone

FaNFara aND emIlIo’s Team

“roma NosTrUm”

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Ritengo che sia importante e strategico, per poter fare “massa critica” e far si che le Sezioni, della nostra Associazione, possano avere un ruolo da protagoniste nella loro ragione di essere e di esistere, che le stesse abbiano un atteggiamento più innovativo e quindi più aperto e collaborativo. Infatti, se da un lato è importante, per cercare di avere una presenza capillare territoriale, avere delle Sezioni distribuite su tutto il territorio, dall’altro lato, è pur vero che, alcune sedi hanno solo qualche decina di soci, non hanno una propria sede operativa e la loro operatività è ridotta al minimo se non azzerata, proprio per la scarsezza di mezzi, soci e attività. Molte attività promosse dalla maggior parte delle Sezioni hanno poca incisività e quindi poca visibilità, proprio perché sono organizzate in solitaria, organizzate anche con uno spirito di chiusura verso le altre, quasi con un atteggiamento di concorrenza.Proprio per cercare una strada più innovativa , anche sul tipo di attività proposta,sull’idea e sotto la guida del Presidente Interregionale Sud Gen. br. (a.r.) Angelo Agata, le Sezioni di napoli e di Caserta e con la grande e pre-ziosa collaborazione del Comando della Brigata Bersaglieri Garibaldi , hanno organizzato insieme, collaborando e unendo i propri punti di forza, le proprie esperienze e competenze e non ultimo le proprie risorse la giornata del “Convivio Cremisi” per il 17 dicembre 2010.Questa iniziativa ha visto la partecipazione come coordinatore il Presidente Regionale Campania Gen. br. (a.r.) nicola Palma, come operativi i Presidenti Provinciali di napoli Bers. Ciro Lubrano e di Caserta Bers. Cap. vincenzo Sanguine e i Presi-denti di Sezione di napoli Bers. vincenzo Iavarone e di Caserta Bers. Luigi Abbro. La giornata è stata sviluppata ed organizzata su due eventi, uno al mattino a Napoli e l’altro nel pomeriggio a Caserta. Al mattino alle ore 10.00 presso il Tunnel Borbonico, alla presenza del Gen. zambuco, in rappresentanza del Gen. c.a. Lops, e del Col. Comandante dell’8° Rgt. Bers. Claudio

Minghetti, la Sezione di Napoli dell’Associa-zione Nazionale Bersaglieri ha commemorato il Bers. Cap. Aurelio Padovani (1889 – 1926) decorato con 4 Medaglie d’Argento al Valor Militare, 2 Promozioni al Grado Superiore per Meriti di Guerra, 4 ferite di Guerra, al quale nel 1929 fu intitolata la Sezione di Napoli, una delle prime Sezioni italiane che si costituirono dell’Associazione Nazionale Bersaglieri ad opera dei Reduci delle Campagne d’Africa del 1911 e della 1^ Guerra Mondiale 1915/1918. Nel corso della Commemorazione è avvenutala consegna del Labaro storico intitolato ad Aurelio Padovani. Labaro originario (1928) della Prima Sezione Bersaglieri di Napoli intitolato ad Aurelio Padovani, primo presidente della stessa Sezione, sottratto durante l’occupazione delle truppe anglo-americane nell’ultimo conflitto ed è stata scoperta una targa commemorativa al busto del Bers. Cap. Aurelio Padovani e re-cuperato grazie all’opera del già Presidente Regionale della Campania dell’A.n.B. Bers. Adolfo Della Monica.Adolfo Della Monica chiamato, qualche anno fa, dall’allora Presidenza Nazionale dell’Associazione Bersaglieri in quanto Presidente Regionale della stessa, ha avuto l’onore di concordare il ritorno in Patria, con l’allora Addetto Militare all’Ambasciata Italiana a Londra, Generale Adriano Santini, attuale Consigliere Militare della Presidenza del Consiglio e quindi ottenere la restituzione del Labaro originale del 1929 della Sezione di Napoli intestato ad Aurelio Padovani.Tale Labaro era in possesso della signora Ca-roline Hyde che lo aveva ereditato da un suo parente che era Cappellano Militare in Italia, nel corso della II^ Guerra Mondiale e che era stato sottratto alla Sezione Bersaglieri “Aurelio Padovani” di Napoli, allora ubicata al Vico dei Bianchi allo Spirito Santo.La motivazione di tale sottrazione deve essere addebitata al fatto che è come se si volle sottrarre una bandiera di Guerra (infatti in Italia fino al 1938/1939 tutti i Reparti Militari avevano come bandiera i Labari che poi furono

sostituiti per i Bersaglieri e la Cavalleria con la Bandiera di Modello Ridotto e per gli altri Reparti con il modello attuale).Va ricordato, che a seguito di questo grave episodio , l’allora Segretario Antonio Barile, Capitano pluridecorato e mutilato di Guerra, nel corso di quegli anni difficili dell’occupazione delle Truppe Anglo-Americane, si prodigò, an-che dormendo nella Sezione, al fine di evitare ulteriori saccheggi e la requisizione dei locali per scopi bellici.Il 17 dicembre 2010 il Labaro è stato consegnato agli attuali Rappresentanti dell’Associazione nazionale Bersaglieri, Gen. Agata, Gen. Palma, Presidenti Lubrano e Iavarone in questa cornice molto suggestiva, che ha visto presenti e testimoni.

Un grande esempio di interazione e collaborazione tra gli stessi Bersaglieri in congedo e quelli in armi: le Sezioni di Napoli e di Caserta dell’Associazione Nazionale Bersaglier i con la Brigata Bersaglieri Garibaldiil giorno 17 dicembre 2010 hanno organizzato il “Convivio Cremisi”che ha avuto luogo, nella mattinata, a Napoli presso il Tunnel Borbonico e il pomeriggio a Caserta presso il Circolo Unificato di Presidio.

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coNVIVI BersaglIerescHI

Il Gen. A. Vittiglio Comandante della Brigata Garibaldi – Il Gen.(r) A. Agata Pres. Interregionale Sud A.N.B.– Il Gen.(r) N. Palma Pres. Regione Campania A.N.B.

Il Col. Claudio Minghetti Comandante 8° Rgt. Bersaglieri e il Presidente Sez. Napoli Vincenzo Iavarone.

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La Sezione Bersaglieri di Toronto ha festeggiato i suoi primi 40 anni del sodalizio e il 174° anniversario di fondazione del Corpo dei Bersaglieri. È stata una grande festa di importante ricorrenza e sono orgoglioso dire pure di grande gala. Tutto è stato cominciato nel tardo pomeriggio al Centro Veneto. Il programma dei festeggiamenti è iniziato con la Santa Messa, celebrata da Padre Marco Bagnarol della Consolata. E stata deposta una corona di alloro al nostro Monumento dei Bersaglieri, il primo in Nord America, ricordando tutti i Bersaglieri caduti in tutte le guerre ed in missione di pace. Successivamente il programma si è svolto nella sala Rialto addobbata molto accogliente. Eravamo 240 persone. Si è comiciato con gli inni Nazionali el il Silenzio con la tromba di Ezio Ricci e l’orchestra del Maestro Tony Silvani. Fu subito presentata la nuova Madrina dei Bersaglieri, la Signora Rosa Faraco, moglie del compianto Tony, ex-Presidente e la Miss Bersagliera Tina Gambino, ricevendo un omaggio floreale.Il maestro di cerimonia Giorgio Beghetto ha presentato ai presenti in sala il Consigliere Regional di Vaughan Mario Ferri, Il Cav. Tonino Giallonardo, Presidente dei Carabinieri, il Cav. Uff. Manfredo Antonucci, Presidente della Polizia di Stato, il Cav.Roberto Buttazzoni, Presidente Alpini Toronto ed il Cav.

Gino Vatri, Presidente intersezionale del Nord America degli Alpini.Il Presidente Girardi, nel breve discorso, dando il benvenuto a tutti i presenti, ricordando la motivazione di questa grande serata: due importanti anniversarii, il 174° della fondazione del nostro glorioso Corpo dei Bersaglieri, costituito il 18 giugno 1836, quando il fondatore Alessandro La Marmora presentò al Re Carlo Alberto il primo Bersagliere. Il secondo grande anniversario è il 40° della sezione in Toronto nata nel febbraio 1970 dal primo fondatore Fortunato Zanella.Nell’intervallo di cena il consigliere regionale di Vaughan Mario Ferri ha premiato il direttivo con gli Volunteer Service Award ed una pergamena al Presidente Pietro Girardi per i 40 anni del sodalizio. Molto gradita è stata la lettera, letta dal MC Giorgio Beghetto, arrivata con gli auguri dal Primo Ministro del Canada Stephen Harper. Sono stati consegnati dal Presidente Girardi due Attestati di Benemerenza da parte dell’esecutivo nazionale ANB. Di Roma al Bersagliere più anziano in Toronto presente, Allessandro Bozzato al Bers. Tenente Romolo Raponi. E due quadri commenorativi rappresentando la Presa di Porta Pia a Tony Di Crstofaro e Leonardo Selano in riconoscenza dell’ottimo lavoro e generoso contributo per il Sodalizio. Il Presidente Girardi ha consegnato a nome di tutto il direttivo una (bomboniera) una poesia in cornice che fa complettamente rima con il 40° Anniversario della nostra sezione.Il segretario Joe De Blasis ha portato a conoscenza ai presenti in sala un piccolo riasunto dei nostri 40 anni di vita sezionale cominciando dai fondattori alla creazione del Monumento al Bersagliere nel 1994 e quanto fu stato fatto sino ad oggi. Ha ringraziato tutto coloro che hanno contribuito a questo successo in modo particolare al Presidente attuale Girardi che sin dal principio ha dato il Suo meglio per portare a questo punto la Sezione che vanta dei ottimi risultati. Ma il punto principale e il commune accordo fra tutti i Bersaglieri e un totale affiattamento con tutti le Associazioni d’Arma. La serata se è conclusa alle ore tarde balando con l’orchestra di Tony Silvani. E con la molta sodisfazione del buon esito da tutto il direttivo, ricordando che in fine luglio ci sarà la gita a Ottawa, Montreal e Quebec City e la prossima festa Piume al Vento per il 23 ottobre prossimo.

Il Presidente Cav. Pietro Girardi

FesTa cremIsI 2010

EStEROCAnAdA

Gruppo di Bersaglieri di Toronto - Festa Cremisi - 19 giugno 2010. Il Direttivo Asociazione Nazionale Bersaglieri di Toronto - Festa Cremisi - 19 giugno 2010.

Gruppo di Bersaglieri di Toronto alla Festa dei Carabinieri 2010. Al centro Brig. Gen Bonetto, Ambasciata d'Italia, Onorevole Judy Sgro, membro del Parlamento Canadese, Presidente dei Bersaglieri Cav. Pietro Girardi.

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39EStEROCAnAdA

La Sezione Bersaglieri Toronto nacque, tutti lo sanno:Millenovecentosettanta era l’Anno,Stare assieme era una necessitàE di riunirci c’era la possibilità

Fondando una Sezione, con grande commozionePer noi Bersaglieri in un’altra nazione!Dall’ora di corsa i Bersaglieri a Toronto sono arrivatiE le belle Donne, gli chiamano i Bei Fusti Piumati

Per noi Bersaglieri fatto il MilitareCi sembra una cosa grande come il mareQuello che ancora sembra incredibileE a ciascun di noi pare impossibile

E che quarant’anni siano passatiE si può dire che sian volati!Questo tempo è stata una meraviglia:Ci siamo affiatati come une grande famiglia.

In allegria a festa quatro volte all’anno ci riuniamoE questo quarantesimo Anniversario celebriamo.Ai giovani in sala per festeggiare:Contiamo su di Voi per continuare.

La bella esperienza dell’Associazione,E assicurare ai Bersaglieri la continuazione.Buon quarantesimo Anniversario cari Amici,Gustiamo la buona cena, siamo felici,Brindiamo, e facciamo come gli antichi RomaniBalliamo contenti con l’Orchestra di Tony Silvani

Presidente Cav. Pietro Girardi Giugno 19, 2010

40° aNNIVersarIo 1970-2010associazione Bersaglieri Toronto

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Il geNerale VINceNzo loPs caro comaNDaNTecross leader e Decano dei bersaglieri

pROfILIOGGI

LETTERA APERTA DEL BERSAGLIERE PIO LANGELLA AL GEN. VINCENZO LOPS

Caro Comandante, è proprio vero che il buongiorno si vede dal mattino. “Correva” l’anno 1976 quando varcai per la prima vota, con il grado di Ca-pitano dei bersaglieri, il portone della Caserma Martelli in quel di Pordenone: uno dei templi del bersaglierismo. Le mura cremisi che avvolgevano la caserma le davano un carattere mas-siccio, come massicci erano chiamati quei bersaglieri che si calavano dai piani superiori dalle palazzine della “Martelli”, con le corde e le forze delle sole braccia,per raggiungere il cortile d’onore. Un esercizio, una consuetudine, durata fino a pochi

anni prima di quel giorno per me così importante. Le staffe con l’occhiello a cui si assicuravano le corde erano ancora lì a ricordo di una tradizione, tra le tante, che hanno contribuito ad alimentare il mito di un soldato speciale, per solidità fisica e morale: il bersagliere. Un soldato, il più amato dagli italiani, pronto a sfidare le leggi della gravità per correre in quel cortile dove all’epoca del mio ingresso si adunavano due battaglioni bersaglieri. Il cortile mi sorprese per le dimensioni davvero piccole. Ma ad un tratto « l’uno’ dué» scandito ad un ritmo impressionante di un giovane Ufficiale, che cadenzava il vorticoso mulinello di anfibi di una com-pagnia bersaglieri, me lo fecero apparire improvvisamente grande. Ordini perentori, tono squillante, sicurezza nel controllo. Il calpestio sull’asfalto a cadenza fissa, si riverberava tra le facciate interne, anch’esse dipinte di cremisi,che facevano da cassa di risonanza. Devo dire in tutta coscienza che nella mia esperienza militare, non ho mai più avuto modo di vedere una compagnia effettuare addestramento formale e movimenti in ordine chiuso in piazza d’armi come quel monoblocco di uomini massicci che a testa alta, petto in fuori, sicurezza, sincronismo dei movimenti, marciavano e correvano nella “Martelli”. In testa, a dare l’esempio, Il loro giovane Comandante: l’allora Tenente Vincenzo Lops. Confesso di aver fissato in maniera indelebile quei fotogrammi, che mi servirono in seguito nelle mie affermazioni nelle gare di addestramento formale e canto a livello Brigata Garibaldi, ..che non è poco! Ma in quelle occasioni non ebbi a confrontarmi con “quella compagnia” in quanto il Capitano Lops, nel 1979, venne trasferito al 2° btg. b. “Governolo”. In quel magnifico battaglione, che ho avuto l’onore di comandare come reggimento nel 2000. In quel di Legnano, là dove facesti la prima esperienza “fuori area” con la forza di pace in Libano, dall’agosto dell’’82 al febbraio del ’83, sotto la guida del Col Tosetti. Era la prima volta, dal dopoguerra, che l’Italia si cimentava in un impegno di così alto contenuto militare.Non si montavano più le tende per la direzione di esercitazione, con relativa tabellonistica prevista per gli Ufficiali Superiori o i “visitatori” invitati a vedere lo sviluppo di una esercitazione il cui esito era scontato. Il nemico in quelle circostanze era rappresentato da sagome in materiale povero. L’avversario in Libano esisteva davvero ed era in carne ed ossa. Non solo! Non era visibile! Poteva concretizzarsi da un momento a un altro ed in maniera subdola, ad esempio, attraverso un mezzo guidato da un kamikaze imbottito di esplosivo. Allora Ti sei distinto su un terreno diverso da quel cortile da cui sono partito a dimostrazione di un principio

generale sacrosanto nell’iter formativo di un soldato: dietro la diligente esecuzione degli atti formali, la fede interpretazione dello stile militare attraverso una coerente disciplina degli atteggiamenti del proprio corpo, che può apparire solo un fattore estetico e superficiale, si nasconde il segreto di una sincera vocazione spirituale e etico morale che caratterizza la società militare. E’ questo atteggiamento, in definitiva, che porta ad esaltare doti ben più significative, che nascono dal profondo dell’animo, quali lo spirito di sacrificio. E’ con questa molla interiore, che Tu possiedi in somma misura, ancestrale dotazione individuale dell’Homo Militaris, che si è poi portati ad abbattere gli ostacoli concreti, che per un soldato si presentano soprattutto “sul terreno”. Uno scenario che ha sempre e solo due facce: quella del fango o della polvere, quella del freddo gelido o del caldo torrido; e due sapori: quello acre della polvere da sparo, che avverti da fuori, quello del sudore che corre lungo la schiena, che avverti da dentro. Caro Comandante, in quella campagna Ti se fatto le ossa ed hai capito che potevi osare fin dove volano le aquile, come quella che campeggia sulla falda alta del tuo basco, che ostenti tra i Tuoi uomini, anche nei momenti più critici, per dare loro sicurezza e affidabilità. Eppure non sei stato solo Rambo, un’attitudine che forse hai ereditato nella Tuo paese di origine, Corato: una vera fucina di Ufficiali Generali della Forza Armata. Ti sei distinto dietro i banchi o posti comando nel corso di Stato Maggiore (1985-1986) e …Superiore di S.M. (1988-1989), oltre a vari corsi nazionali. Hai prestato servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito per vari periodi dal 1986 al 2000 fino a ricoprire il ruolo di Capo Ufficio Dottrina, Addestramento e Regolamenti. Ti ricordo, brillante Comandante del 3° Battaglione Bersaglieri “Cernaia” in quel di Caserta dal 1991 al 1993. Ricordo la tua eccezionale propensione a “gettare i Tuoi bersaglieri sul terreno”, all’affannosa ricerca , come un segugio a caccia della preda, di aree e poligoni dove poter migliorare la qualità addestrativa e la reattività del reparto. Nel ’92 ci siamo ritrovati nello stesso stadio, quello di Caserta. Io giocavo fuori casa, tuttavia, da Comandante dell’11° bersaglieri di stanza in Bari, pur militando in un’altra Brigata, la Pinerolo, non avevo fatto fatica a gemellarmi con la Garibaldi e a mettermi a disposizione di quel vulcano di Comandante di purissimo sangue cremisi: il Generale Carlo Bellinzona. Una Brigata dalla quale peraltro provenivo. Non sapesti resistere, da uomo d’azione, a cavalcare una delle moto enduro militarizzate che, con cinque anni di anticipo rispetto alla loro introduzione nell’Esercito Italiano, ero riuscito a farmi assegnare gratuitamente per alcuni mesi dalla Cagiva. Facevano parte di un lotto che sarebbero state poi assegnate all’ Esercito Francese. Ti ho ammirato in quello stadio, di sera, sotto i riflettori, nel corso della manifestazione celebrativa del 18 giugno, anniversario della fondazione del Corpo, nel magnifico volo ad angelo che spiccasti per primo dalla torre di ardimento, come sempre per dare l’esempio: perfetta l’ esecuzione, forte il pathos trasmesso ai ventimila spettatori che gremivano lo stadio. In quella occasione rimasi con i piedi, ovvero con le “ruote”, per terra. Infatti oltre a quelle moto, presentai un carosello con la mia fanfara ciclisti in uniforme storica ed armata di schioppo che suonava in movimento. Una fanfara nata dal nulla. Ci siamo persi di vista, ma Tu hai continuato a volare alto. Aldilà degli elogi che, nelle vesti di bersagliere, sento di tributarti,per l’esaltante contributo che stai dando dell’immagine e della spiccata professionalità dei soldati col piumetto nel mondo, consentimi di salutarti con un forte abbraccio e un «In bocca al Lupo, Comandante!»

Bersagliere Pio Langella

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Francesco (Checo) Rinaldi, classe 1916, si è fatta tutta l’ultima guerra - dalla mobilitazione del 1939 all’occupazione della Jugoslavia, dalla difesa costiera alla collaborazione finale con gli Alleati nell’esercito del Sud - ma può dire, con evidente sollievo, di aver “sparato poco, grazie al Padreterno!” E di essere stato fortunato per aver evitato la Russia, l’Africa… Ma ne ha lo stesso tante da raccontare. Come il rancio (e una corsa bersaglieresca) con Mussolini, a Gradisca, e l’incontro col re Vittorio Emanuele III, al confine italo-jugoslavo …Appartenente ai bersaglieri ciclisti (come già, nella Grande Guerra, l’eroe Enrico Toti e lo stesso Mussolini) Rinaldi continua ancora a pedalare nonostante la sua bella età (94 compiuti a maggio): anzi, la bicicletta è il suo elisir di lunga vita. (“Ma, ovviamente, è un modello recente e non – precisa – di quelle con le gomme dure che avevamo allora, quando le strade erano in terra battuta!”). Sorretto da una invidiabile salute, gira in bici e coltiva l’orto che affianca la sua bella casa di via della Bainsizza, nella zona di Gervasutta. Da undici anni ormai, da quando è rimasto vedovo, vive solo. Dalla moglie ha avuto due gemelli, oggi settantenni, uno dei quali abita al piano superiore, ma lui non ha molto bisogno di aiuto. C’è una signora, amica di famiglia, che viene due volte la settimana per tenere in ordine la casa, mentre per il vitto ha fatto una specie di convenzione con una vicina trattoria. Insomma, vive una “quarta età” di lusso!Checo Rinaldi è nato a Roveredo di Varmo, secon-dogenito di Antonio, muratore e contadino, e di Teresa Zanutto, che è morta prematuramente, nel ’34, dopo aver messo al mondo sette tra figli e figlie (“siamo rimasti solo io e Bepi, l’ultimo, che è del ‘28”). Dopo le elementari a Varmo, Checo ha frequentato un corso di disegno a Rivignano, ma soprattutto ha aiutato il padre nei campi e nei cantieri edili. Doveva emigrare in Canada, invece per un disguido (“la mamma ha firmato una carta sbagliata”) ha perso quell’occasione. Nel 1937 è stato chiamato alle armi, ma prima si è sposato con Teresa Bertossi, sarta e commerciante ambulante . (“Era una donna in gamba, una sicurezza. E aveva… studiato più di me, avendo fatto la sesta a Codroipo!”) La storia militare di Rinaldi comincia con l’arruola-mento nell’11° Reggimento bersaglieri ciclisti, al quale appartenne, nella Grande Guerra, il caporale Benito Mussolini (rimase ferito, il 23 febbraio 1917, a Doberdò del Lago). Con il fondatore (nel 1836, 174 anni fa!) Alessandro Lamarmora e il famoso Enrico Toti , che – come tutti abbiamo imparato

a scuola – con le ultime forze lanciò la stampella contro il nemico, il bersagliere di Predappio – en-fatizzato poi dal fascismo - è stato un personaggio emblematico dei fanti piumati. Ai quali era rimasto le molto legato. Tanto che nel suo ampio giro della regione nel settembre 1938 - esattamente il giorno 20 - volle sostare a Gradisca, nella caserma sede dell’11°, e sedersi a tavola con i bersaglieri. Tra i quali c’era Checo Rinaldi, che ha ben presente quella giornata. “Fu servito un menu speciale e Mussolini alla fine brindò con noi alle fortune delle “fiamme cremisi”. Era molto in forma e, dopo il rancio, partecipò con noi a una corsa bersaglieresca lungo tutto il perimetro della caserma!” Finito il servizio militare, Checo fu richiamato nell’agosto ’39, quando ormai soffiavano impetuosi i venti di guerra. E qui si inserisce l’altro incontro “storico”, quello col re. Che non gli ha fatto una grande impressione, anzi…“Nella primavera del 1941 - racconta - stava per scattare l’occupazione della Jugoslavia e Vittorio Emanuele venne a salutarci al confine. Eravamo accampati nella zona di Aidussina. “Dio, ce pìciul…”, ho pensato quando l’ho visto. Ci ha passati in rassegna, facendo qualche domanda. A me ha chiesto di mio padre, combattente nel ’15-’18. Ricordo un particolare: ho visto che aveva il gambale d’uno stivale slacciato, mi sono chinato e glielo ho messo a posto.”Invasa la Jugoslavia, il bersagliere di Varmo fu a Lubiana, poi in Croazia, al presidio di Bihac. Meno di un anno in tutto, perché nel ’42, usufruendo di una “licenza agricola”, rientrò in Italia. “Con gli jugoslavi – commenta oggi – non ho avuto grossi problemi, anche perché i partigiani di Tito non si erano ancora organizzati” Nell’aprile 1943, pochi mesi prima dell’armistizio, Rinaldi venne impiegato col Battaglione costiero del 6° Reggimento, appunto nella difesa della costa meridionale. Catturato dagli avanzanti Alleati, dopo l’8 settembre scelse di collabo-rare al loro fianco, nell’esercito “badogliano”. Non ha partecipato alla famosa battaglia di Montelungo, ma ha svolto “funzioni logistiche e di supporto”. Faceva l’autista, avendo conseguito la patente sotto le armi, e “lo zappatore”, nel senso che sistemava le strade più impervie per far passare gli automezzi militari. Con gli anglo-americani si trovò bene: “C’era una compagnia di canadesi, con i quali… si fevelave ancje furlàn!”Il congedo definitivo lo ha ottenuto nel settembre 1945. Poi ha lavorato per 37 anni con la ditta Tellini (magazzino tessuti e confezioni) di via Quintino Sella. Dal 1970 abita a Udine, prima era in una casetta di via

Marsala, poi è passato nella bella abitazione attuale. Quando non lavora nell’orto si riposa nell’ampia e fresca cucina, accanto al vecchio spolert, a una monumentale cassapanca, a collezioni di attrezzi agricoli in legno… Un’atmosfera che fa pensare al Nievo e al castello di Fratta. Al piano superiore, come accennato, c’è il figlio Renato, geometra, già tecnico alla Danieli, con la moglie Diana, esperta di vini (è sommelier). La coppia ha una figlia, Sara, 37 anni. L’altro figlio di Checo, il gemello Enzo, ingegnere aeronautico, ha lavorato alla base aerea di Grottaglie (Taranto) dove ha ancora un’attività di consulente. In questi ultimi anni Checo Rinaldi ha scoperto che il suo vero hobby, più dell’orto e della bicicletta, è “essere bersagliere”. Soprattutto da quando ha conosciuto il generale Adriano Bidin, presidente (dal 1997) della sezione udinese dei fanti piumati. E’ stato Bidin a segnalarci il “personaggio”. “In una terra in cui la parte del leone la fanno gli alpini – ci ha scritto – occorre ricordarsi anche dei bersaglieri. Disse Garibaldi, che fu tra i primi a impiegarli nelle sue imprese risorgimentali: ”Se l’esercito italiano fosse composto tutto da bersaglieri conquisterei il mondo!”” Nella sezione udinese, tra il presidente e il veterano si è creato un feeling straordinario. “Rinaldi si è presentato, due anni fa, nella nostra sede di via Stabernao – racconta il generale – e, mettendosi sull’attenti, ha detto: “Sono bersagliere”. Da allora partecipa a tutte le nostre manifestazioni”.

Mario Blasoni

(dal Messaggero Veneto di Udine del 9 agosto 2010)

FraNcesco rINalDIUNa VITa Da BersaglIere, o BersaglIere Da UNa VITa.

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DAI COLOMBI VIAGGIATORI AI MESSAGGI IN BOTTIGLIA.IN UN LIBRO SU DUE EROI DELLA GRANDE GUERRA.

“Pagine inedite di spionaggio nella prima guerra mondiale” è il titolo del libro che ha inteso onorare due bersaglieri tiezzesi, insigniti di Medaglia d’Oro, i fratelli Giuseppe e Nicolò De Carli. Il primo nicolo’ detto “Ino” da aspirante Ufficiale del 3° bers., il 2 ott. 1916 si era gia distinto nella presa della vetta di Col bricon “gettando scompiglio tra le fila nemiche” recita la motivazione della Medaglia di Bronzo che gli era stata attribuita. nel 1918 entra a far parte del gruppo informatori “giovane Italia” del 3°C.A. (oggi diremmo SISMI ). lo stesso avviene per il fratello “Giulio” di incarico telegrafista che raggiunge il fratello con il grado di c.le, (all’epoca era la professionalità più avanzata, oggi parleremmo di perito informatico, era il periodo in cui le poste si trasformavano in poste e telgrafi ). Venne accolta la richiesta dei due fratelli di essere inviati nelle retrovie nemiche per raccogliere informazioni. Lo scenario e’ drammatico fin dalle prime battute. l’operazione ebbe inizio tramite volo notturno radente con condizione di luna favorevole presso la Comina. due tentativi andarono a vuoto perche’ si trovarono in fase di atterraggio sotto tiro dei razzi che li sfiorarono e aerei nemici che si erano sollevati in volo o per la presenza di nubi. Furono infine calati il 29 luglio con successo, vestiti da pescatori,nella laguna di Caorle con un idrovolante. Privi di documenti. raggiunsero Tiezzo,loro area operativa, l’8 agosto. Occorreva aggirare posti di controllo, muoversi distanziati, non farsi prendere con i messaggi cifrati (colombigrammi – foglietti di 15 x 8,30 cm piegati per otto) che venivano trasmessi con piccioni o con bottiglie che la stessa mamma lanciava dal ponte di Tremeacqua (confluenza Meduna Livenza). Con la disposizione della biancheria stesa sul prato veniva indicato ai ricognitori il mezzo adottato. In famiglia De Carli non si sono mai fatti tanti bucati!Un lancio sospetto di piccioni da un «Caproni» e il ritrovamento di una colombaia con colombo misero sull’avviso gli austriaci che iniziarono una serrata caccia ai due fratelli. dovettero vivere nascosti nutrendosi di pannocchie di granturco e zucche. vennero tese anche trappole, ma invano.Giuseppe venne tuttavia catturato il 13 ottobre, incatenato all’austriaca maniera, con i polsi

insaguinati, e portato in prigione alla periferia di Portogruaro, per essere giustiziato il giorno dopo (pensate che la cattura avvenne alla presenza della mamma che con grande coraggio e fermezza d’animo dovette far finta di non conoscerlo per non compromettere la missione.All’una di notte con una spallata sfondò la porta e fuggì inseguito da soldati e gendarmi. l’uno novembre i nostri eroi si unirono alle vittoriose truppe italiane che avanzavano verso Udine. il 2 novembre del 1918 ebbe termine la missione. Ponderose le notizie che avevano fornito in quel periodo sulla dislocazione e movimenti di grandi Unità, e sul morale dei Quadri ufficiali e della truppa. Le loro informazioni contribuirono ad accelerare i tempi della riscossa. Al termine del conflitto ai due fratelli fu conferita la Medaglia d’Oro. Nicolo’ venne pure decorato di croce di guerra al V.M. italiana, belga e polacca! Ma la personalità dei due fratelli va letta e completata alla luce dell’impegno civile che li ha contraddistinti in tempo di pace. Nicolò divenne Procuratore Generale di una Società assicurativa e coordinatore della sez. bers. a Torino. Eletto nella Camera dei Deputati per due legislature. Morì nel ’37 a soli 44 anni a seguito di un’affezione polmonare contratta per i disagi patiti in guerra. Giuseppe fu agente di assicurazione, Commissario prefettizio a Latisana e Vice Podestà di Pordenone. Fece parte anche della commissione per ricercare fra i campi di battaglia la salma di quella che poi fu il milite ignoto. Muore a Pordenone nel novembre 1960 a 63 anni. Il testo si conclude con alcune note sull’organizzazione dello spionaggio e del controspionaggio; sul contributo dell’aviazione in questo settore ( dove si sofferma su alcuni eroi che oggi prendono il nome di cavalieri dell’aria), e della marina (si ricorda il film «senza bandiera» con Paolo Stoppa). Ma a proposito di cinema, non vi sembra di essere usciti al termine della lettura di queste righe, che ci hanno fatto rivivere alcuni momenti delle imprese dei nostri eroi, da una sala cinematografica dove abbiamo assistito allo sviluppo di una pellicola che ci ha lasciato con il fiato sospeso? La sensazione è che a volte la realtà supera La fantasia. La regia sembra affidata a un Dio giusto, che ci fa vivere momenti di difficoltà e di contrasto ma,

nel tempo, ma è solo una questione di tempo: un parametro che per la corretta lettura della storia richiede una cifra più grande, ripristina i giusti equilibri. Alla fine il bene o la giusta causa prevalgono sulle misere vicende umane, spesso caratterizzate da contrasti alla cui origine esistono meri interessi materiali, territoriali o quant’altro in spregio al comune sentire dell’uomo normale. Quest’ultimo è il vero costruttore della storia in quanto in essa interpreta la massa. Non esiste leader se non ha una massa a cui rivolgersi. Noi bersaglieri nel nostro modo di essere abbiamo fatto un passo avanti: viviamo per cultura intrinseca l’osmosi tra il leader e la massa. E lo riscontriamo dalle origini del nostro essere bersaglieri, quando il Comandante di Reggimento lo ricordiamo per averlo visto in testa alla nostra corsa reggimentale a dividere l’affanno ed il sudore, e in combattimento in testa, a dividere l’onore ed il sangue versato per la Patria. Questi principi nei fratelli De Carli hanno trovato una sintesi completa: l’uno Ufficiale, l’altro caporale. L’augurio, visto che queste riflessioni appariranno nell’ultimo numero de «I Bersaglieri», e che questi principi siano sempre fortemente sentiti dai bersaglieri d’Italia e costituiscano il loro specifico DNA, anche dopo il congedo. Qui ha termine il racconto, se sono riuscito a coinvolgervi , immaginate che al vostro fianco vi siano due anziani signori che nel momento delle grandi scelte vi indicano la giusta via da seguire, sono Ino e Giulio, che avrebbero 110 e 106 anni. Forse potremmo avere delle perplessità sull’età, ma sui principi non possiamo avere dubbi, quelli devono sicuramente essere sempre costantemente gridare «presente!» nelle nostre coscienze.

Bersagliere Pio Langella

sPIoNaggIo,sVelaTI I segreTI DeI De carlI

pROfILIIERI

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vIvI BERSAGLIERI

43RECEnSIOnI

354 pagine - 149 foto a colori - 44 tavole a coloriFormato 16x24 - Rilegato in brossura - Uscito la seconda metà di aprile 2008 - Euro 26,00

Dal 1836 ad oggi i bersaglieri costituiscono una delle realtà e al contempo uno dei miti più consolidati delle nostre Forze Armate. L'intuizione di La Marmora di una fanteria leggera, unita poi all'adozione di mezzi celeri, doveva risultare una delle idee vincenti e felici nell'organizzazione moderna della fanteria. Questo testo ripercorre l'intero arco della vicenda storica dei fanti piumati, sostenuto da un puntuale apparato fotografico e dalle splendide riproduzioni delle divise ad opera di Pietro Compagni.Con traduzione di testo e didascalie in lingua inglese

Quest’opera, che racconta la storia dell’Eroe dei due Mondi attraverso 250 francobolli di tutto il mondo, nella sua prima edizione di Leandro Mais ha ottenuto il 9 febbraio 2009 il “Premio alla Cultura Righetto”, consegnato a Roma – Campidoglio, Sala della Protomoteca. Viene riproposta, aggiornata e presentata in sette lingue, nel 2010 a ricordo del centocinquantenario della “Spedizione dei Mille”; del

centenario emissione del francobollo del “Duce dei Mille”:primo non raffigurante una testa coronata; del centenario prima scuola di volo alla Comina, e 78esimo primo francobollo posta aereo-espresso raffigurante Garibaldi; del centenario inaugurazione plastico dell’Italia a Caprera, in custodia ai bersaglieri in armi.

luigi scollo e Pietro compagni I BersaglIerI 1836-2007storia e uniformi del corpo dalla fondazione ad oggi

leandro mais e Pio langella VITa DI gIUsePPe garIBalDINeI FraNcoBollI DI TUTTo Il moNDoEditore: Associazione Nazionale Bersaglieri - Istituto Internazionale Studi Giuseppe Garibaldi - Sezione “Museo Storico del Friuli Occidentale”. 141 pagine 141 - Uscito a giugno 2010- Formato 24x32 cm

gianni marizza gUerra FreDDa e Pace calDa40 anni di naja alpina

Luigi Scollo e Pietro Compagni

I BERSAGLIERI1836-2007

Storia e uniformi del Corpo dalla fondazione ad oggi

Pag. 354Foto a colori 149Tavole a colori 44Formato 16x24Rilegato in brossuraEuro 26,00

Uscita seconda metà di Aprile 2008

ISBN 88-88542-25-6

NOVITÁ

Dal 1836 ad oggi i bersaglieri costituiscono una delle realtà e al contempo uno deimiti più consolidati delle nostre Forze Armate. L'intuizione di La Marmora di una fante-ria leggera, unita poi all'adozione di mezzi celeri, doveva risultare una delle idee vincentie felici nell'organizzazione moderna della fanteria. Questo testo ripercorre l'intero arcodella vicenda storica dei fanti piumati, sostenuto da un puntuale apparato fotografico edalle splendide riproduzioni delle divise ad opera di Pietro Compagni.

CON TRADUZIONE DI TESTO E DIDASCALIE IN LINGUA INGLESE

ATTESTATI

Le Esprimo il mio sentito apprezzamento per un’opera che permette di comprendere appieno le dimensioni davvero mondiali della fama e del prestigio di Giuseppe Garibaldi, simbolo della partecipazione popolare al processo di unificazione dell’Italia

Il Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano.

Le esprimo il ringraziamento del Signor Ministro per una iniziativa alla quale va riconosciuto il pregio di dare risalto ad una delle figure più rilevanti del Risorgimento e al sacrificio di quanti si sono battuti per offrire alle generazioni future un orizzonte più sereno. L’opera è un segno tangibile di fratellanza tra garibaldini e bersaglieri. Gloriosa specialità, quest’ultima, che grazie al valore e al sacrificio dei suoi uomini ha segnato le tappe più importanti della storia del nostro Paese.

Il Capo Gabinetto Ministero della Difesa Gen. C.A. Claudio Graziano

… bellissimo ed interessantissimo “volume” su Garibaldi … un prezioso ricordo di un amico bravo ed onesto.

Il Capo di Stato Maggire della Difesa Gen. C.A. Biagio Abrate

<< L’opera rappresenta, nel novero della diffusa e abbondante storiografia dedicata a Giuseppe Garibaldi, un elemento innovativo che aggiunge, attraverso un’indagine e una catalogazione assolutamente originali, dinamicità all’epopea dell’ “Eroe dei due mondi”. I francobolli di ogni epoca, come fotogrammi di un film, ci permettono di ripercorrere le gesta più significative, evocando i momenti più importanti della storia dell’Unità d’Italia, una storia fatta anche di uomini in uniforme che, trainati dall’esempio di Garibaldi, hanno dimostrato sul campo coraggio, lealtà, senso del dovere e grande umanità. Questo libro, inoltre, mostra ed esalta degnamente lo spirito di fratellanza tra i Garibaldini e i Fanti piumati dell’Esercito Italiano, che custodiscono ancor oggi, gelosamente, quel retaggio, avendolo incastonato nel nome e nel distintivo della Brigata bersaglieri “Garibaldi”. >>

Il Capo di Stato Maggiore dell’ Esercito. Gen. C.A. Giuseppe Valotto

E’ stata sicuramente un’idea geniale aver voluto evocare, attraverso i francobolli di tutto il mondo, la figura di Giuseppe Garibaldi, ponendo in evidenza in maniera originale, il soldato, il politico, l’avventuriero, il visionario … l’uomo. Il nostro Esercito, volendo celebrare ed esaltare le doti di coraggio, generosità, lealtà e di attaccamento al dovere del nostro Eroe, ha naturalmente trovato nel “Bersagliere” il soldato più “aderente” a tali valori, chiamando una delle nostre Brigate di “punta” 8^ Brigata Bersaglieri Garibaldi.

Il Presidente dell’Associazione Nazionale Bersaglieri Gen. C.A. Benito Pochesci

“Non è soltanto collezionismo, ma è anche amore per la storia patria, è indagine storica vera, è passione per una leggenda. Mi auguro che la figura del Bisnonno, così raccontato nei francobolli di Leandro Mais, rimanga un mito, perché ciò vuol dire che c’è ancora speranza”.

Il pronipote Giuseppe Garibaldi

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L’A.S.D. “Fiamme Cremisi” nasce nel 1988, all’interno della Caserma Leccis di Orcenico Superiore di Zoppola, da una idea dell’allora Magg. dei bersaglieri Pio Langella, Aitante Maggiore dell’11° btg. b. “Caprera”, e di alcuni Sottufficiali del battaglione. Il sodalizio venne denominato Gruppo Sportivo “Onda Cremisi”.

Nell’’88 il Presidente del G.S. è il motore dell’organizzazione del 1° Raduno Nazionale Pattuglie Bersaglieri Ciclisti in uniforme storica e biciclette d’epoca, le cosiddette “carriole”. Al Raduno tenutosi a San Vito parteciparono 19 pattuglie e il G.S. “Trofeo Regina, che poi entrerà a far parte delle “Fiamme Cremisi”. Nel contesto delle giornate del raduno venne presentata la bici del record dell’ora di Francesco Moser. Agli inizi il sodalizio si imperniava sulla squadra di calcio impegnata in tornei locali.E’ dell’89 il gemellaggio con la Nazionale Militare dell’allenatore Rocca. All’epoca militavano Vialli, Mancini, Maldini, ecc…Nel 1992 prende corpo l’idea del Presidente, all’epoca comandante dell’11° btg “Caprera” in quel di Bari, di impiegare le moto enduro nei reparti bersaglieri. Il libretto “quello strano ronzio”, che di questo parla, scritto nel ’90, viene recensito dalle riviste militari e trova ospitalità nella rivista specializzata “Moto Sprint” e del “Corriere della Sera”. Le prime moto militarizzate, sotto la responsabilità, del Cte di battaglione fecero i primi “salti” nella Caserma Milano di

Bari nel ’91, 5 anni prima che fossero appaltate dall’Esercito. Esse vennero di fatto presentate per la prima volta a Caserta nel 1992. In quella stessa circostanza venne presentata la fanfara bersaglieri ciclisti in “carriole”, in uniforme storica e armamento. L’espressione più alta in termini di professionalità militare e musicale mai raggiunta da fanfare nel dopoguerra. 7 settembre 1994: gemellaggio con l’Albatros di Edy Orioli, plurivincitore della Parigi - Dakar in quel di Sacile.

Nel 1996 le “Fiamme Cremisi” acquisiscono due ettari in golena del fiume Tagliamento e vi realizzano un’area ricreativa a cui verrà dato il nome di “Campus Gallo Cedrone”. A tracciare lo storico solco è il cav. Francesco Baradel, presidente della sezione di San Vito al Tagliamento. Nel 2002 al tiro le Fiamme Cremisi di Legnano vincono il Campionato Nazionale Militare a Bari

in rappresentanza della Brigata Centauro: 4 atleti nella sq. 1^ classificata; Mario MARTINI premia per la quinta volta consecutiva le Fiamme Cremisi, squadra prima classificata su 64 nel campionato amatoriale a livello regione Friuli Venezia Giulia “per un calcio migliore”.Nel 2003 il G.S. Bersaglieri Ferdinando Feliciani di Presso (MI) con l’irruenza tipica del Presidente di Sezione Franco Ficetola entra a far parte delle Fiamme Cremisi.

Nascono e si affermano in Puglia sotto i colori delle Fiamme Cremisi le Arti Marziali sotto la spinta del Cav. Uff. Giuseppe Di Molfetta. Messe di risultati al primo anno. A salire sul podio internazionale a Stoccarda è il bersagliere Giuseppe Asselta primo nella Word Martial Arts Federation: circa 1000 atleti presenti, 53 team, 13 nazioni. Nel 2004 Pietro Mennea diventa Testimonial delle Fiamme Cremisi e Presidente Onorario. Claudio Sterpin, recordman italiano 24 ore e mondiale 200 km è il tedoforo delle fiamme Cremisi. Il 4° meeting parte da Capodistria ricorda 50° anniversario di Trieste all’Italia; vive il clou nel guinness tricolore realizzato, in collaborazione con l’Associazione “La bavisela”, da 600 ciclisti che hanno dato vita al tricolore più lungo fatto da ciclisti che, indossando magliette dei tre colori, hanno pedalato in un lungo serpentone da Piazza Unità d’Italia al Castello del Miramare e ritorno.

SpORt

5° Raid ciclistico da Capodistria al Castello di Miramare.

Gemellaggio con la Nazionale Militare.

La prima moto enduro Cagiva.

sTorIa Delle FIamme cremIsI

Bersaglieri ciclisti in "carriole".

Gemellaggio con l'Albatros di Edy Orioli.

5a Coppa Disciplina del campionato FIGC.

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vIvI BERSAGLIERI

45SpORtNel 2005 il 5° Meeting ricorda il 90° anniversario dell’inizio della Grande Guerra.Il Raid ciclistico si concluderà a Firenze e nel finale si unirà alla staffetta delle F.C. di Presso. A Firenze, al caffè delle “Giubbe Rosse”, e a Trieste a “Villa Necher”, viene presentato il libro di Giuliana Fantin su Ottavio Bottecchia. I ciclisti prenderanno il nome di Fiamme Cremisi “Ottavio Bottecchia” e si effettuerà la staffetta podistica Trieste Redipuglia a cui parteciparono due consiglieri del Comune di Trieste. Francesco Simone di Bisceglie, già da alcuni anni iscritto alla FIDAL,cintura nera ed esponente di spicco della FIJLCAM aderisce alle Fiamme Cremisi:fonda una scuola e gestisce una palestra in quel di Bisceglie.La Presidenza del Consiglio pubblica un libro sul tricolore. In esso appare il logo realizzato per ricordare il guinness tricolore dei ciclisti a Trieste dal cremisino Salvatore Valente. Accanto al logo una prosa del Presidente della Repubblica Arzelio Ciampi.Nel 2006 Tommaso Menduni è Campione Italiano di Thriatlon Militare. La piccola Chiara Fiorido sale sul podio in gare di tiro con l’arco olimpico. La squadra femminile Senior si classifica per i

campionati italiani a Reggio Emilia.Max Calderan, l’ultramaratoneta delle imprese desertiche estreme si iscrive alle Fiamme Cremisi.Le Fiamme Cremisi organizzano il Primo Campionato Italiano 48 ore IUTA: una gara podistica FIDAL su un anello omologato di un km tra le torri di San Vito al Tagliamento. Le Fiamme Cremisi Fernando Feliciani partecipano al Columbus day.Nascono le Fiamme Cremisi settore FITARCO. La leader è Deborah Mauro, 11 volte campionessa italiana, 2^ a squadra Mondiale, già recordman mondiale arco olimpico. La Mauro è impegnata in corsi promozionali di tiro con l’arco nelle scuole.Nel 2007 le Fiamme Cremisi vincono il Campionato Italiano Interforze di Maratonina disputatosi a Rieti. Nel Campionato Italiano Indoor di Reggio Emilia la squadra femminile arco si è classificata ottava nella categoria Senior Olimpico.Marco Tuti si è aggiudicato il Campionato Italiano Assoluto a Sesto San Giovanni (MI) nei 1.500 metri su pista.Max Calderan compie la traversata del deserto

dell’Oman: 200 km in due giorni.Nel 2008 le Fiamme Cremisi organizzano a Pordenone, nel quadro delle attività legate al 56° Raduno Nazionale Bersaglieri l’8^ Meeting che ha per tema la seconda edizione delle Olimpiadi bersaglieresche.Vengono interessate dieci discipline tra le quali quelle consolidate della 48 ORE della IUTA ( International Ultra Marathon Train Association) e la 24 x 1 ORA.A questo impegno di eccellenza si aggiungono altre attività di routine, alcune di livello, come l’organizzazione, per il secondo anno consecutivo, del Campionato Regionale FITARCO.

Pietro Mennea con le Fiamme.

Sabato 20 novembre 2010, il bersagliere Claudio Sterpin (classe 1939), socio della sezione “Enrico Toti” di Trieste dal 1979, della Marathon di Trieste e dirigente consulente delle Fiamme Cremisi per le ultra maratone: si ricorda l’organizzazione dei primi due Campionati Italiani della 48 ore in quel di San Vito al Tagliamento, ha celebrato i propri 50 anni di risultati sportivi con una grande iniziativa; “50 Km per 50 anni”; ha cioè percorso per 125 volte l’anello di 400 metri esistente presso lo stadio “Paolo Zaccaria” di Muggia , marciando e correndo dalle 9.00 alle 16.00, per un totale di 50 Km. 1 per ogni anno di attività.Una rappresentanza della sezione, unitamente alla fanfara, ha voluto scortarlo nell’ultimo giro durante il quale Claudio Sterpin ha indossato il cappello piumato, correndo al ritmo del Flik-flok.Successivamente, presso il teatro “Giuseppe Verdi” di Muggia (TS) Claudio Sterpin ha ricevuto numerose targhe dalla Provincia di Trieste, dal Comune di Muggia, dal Marathon Trieste, dalla FIDAL nonché dal CONI. La giornata si è conclusa sulle note della fanfara “Enrico Toti” di Trieste.

Mario Verdoglia

“50 Km Per 50 aNNI”

Nella foto del bersagliere Mario Bani, Claudio a pochi metri dall’arrivo, scortato da alcuni soci del “Marathon Trieste”.

Claudio Sterpin nel 1963 inizia l’attività sportiva federale Nel 1969 prende parte sia alla sua prima maratona che alla prima 100 km di corsa. I successi più importanti:RECORD ITALIAnO “24 ORE di corsa su pista 224,270 km - Milano 1974.RECORD MOnDIALE “staffetta 4X100 KM di corsa su pista” 34h 32’20” Muggia - Trieste 1975RECORD ITALIAnO “24 ORE di marcia su pista” 206,463 km - Pordenone, 1980RECORD ITALIAnO “24 ORE di marcia su pista” 215,143 km - Muggia - Trieste 1982RECORD MOnDIALE “200 km di marcia su pista” 21h 58’48” - Milano, 1986

RECORD MOnDIALE “24 ORE di marcia su pista” 216,621 km - Milano, 1986vincitore:“28 ore di marcia” Roubaix (F) 1985vincitore:“24 ore di marcia” Rouen (F) 1985 - 1987 - 1988Nel decennio 1980/90 rappresenta l’Italia per ben dieci volte nella più famosa gara francese di marcia, Paris-Colmardi 520 km. Nel 1987, realizzail suo miglior risultato con un sesto posto in 70h 28’. Vince inoltre per tre volte, e perciò definitivamente in base al regolamento vigente, il prestigioso trofeo “CHALLENGE CIRSELECT”, assegnato annualmente all’atleta che totalizza il punteggio maggiore a conclusione della Paris-Colmar.

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46 SpORt

Siamo insieme da 20 anni per dare una risposta di senso, da protagonisti, ad una passione sportiva. Abbiamo sviluppato questa passione, che è anche una forma di cultura sociale e civile, con le nostre risorse fisiche, morali ed economiche.Siamo “scesi in campo” per rendere visibile questo messaggio nel tempo libero e per libera scelta . Abbiamo vissuto questi momenti tra amici, nei campi e nelle palestre,là dove è possibile vivere un confronto sportivo per scoprire la chiave che ci unisce.“Fiamme Cremisi” è un’Associazione Sportiva Dilettantistica che unisce in un unico disegno le realtà sportive sul territorio nazionale che si ispirano al principio bersaglieresco di fare “ginnastica fino alla frenesia” in osmosi con l’Associazione d’Arma, i reparti in armi e la società civile.ISCRIVITI O ISCRIVI IL TUO GRUPPO!Avrai vantaggi sia fisici che morali e ti sentirai parte integrante di un grande sogno alimentato da tante “Fiamme Cremisi”Punto di contatto: numero Cremisi 335.6511048 - e-mail: [email protected]

il PresidentePio LANGELLA

“FIamme cremIsI” UNa FeDe esPressaaTTraVerso UN colore

Palmares Pietro Mennea Presidente Onorario

FIDAL - RIETI

Tommaso Menduni, Colonna Domenico, Daniela Tosto, Stefano Migliozzi1ª sq. Campione d’Italia Interforze mezza maratona - 2ª sq ( 7° rgt Vega) – 3ª sq (C. do Scuole Esercito) - 4ª sq (Marina) – 5° (8° rgt Bersaglieri)

KARATE - ROMA1° Campione Fijlkam 86kg - 5 titoli Fijlkam regione Puglia

CIP - ROMAMarco Turi - 1° Campione Italiano pista 1500 mt categoria CIP - 1° Campione italiano pista 5000 mt categoria CIP

FITARCO ROMAMichele zucchiatti - 2° a squadre Campionati Europei Juniores arco - 2° individuale ai Campionati Italiani di Tiro arco Campagna 2010

FIDAL - SACILEAlessio Esposito - Domenico Colonna - Rosario vitolo - Antonio Ferrara - Marco Turi - 1ª squadra Campionato Regionale Amatori TM

Giovanni Salmaso - 1° Campionato regionale Master lancio del peso - 3° 400 m. - Andrea Miotto - 1° Campionato regionale Master 1.500 m.

CIP - TORINODenis vicentin - 4° Campionato Italiano Arco Olimpico cat. CIP

FITARCO - BOLOGNADeborah Mauro - 1ª Squadra Femminile Regionale Arco Olimpico Indoor - Maria Teresa zoccolan, - 1ª Squadra Femminile Regionale FITA

Fiorella Salatin - sui tre gradini del podio individualmente in entrambi i Campionati regionali4° posto ai Campionati Italiani Arco Olimpico Indoor 2009

Deborah Mauro - 2ª Campionati Regionali FITA - 2ª Campionati Regionali Indoor 2010Miriam Josefine Ellerani - 1^ fase invernale ed estiva dei Giochi della Gioventù

Andrea Piccoli - 1° fase Estiva dei Giochi della Gioventù Regionali - Sandra Aleo - 2ª Campionati Regionali FITA 2010Bruno vetere - 1° Campionato Regionale tiro di Campagna 2010 - 1° Campionati Regionali Indoor

6° individuale ai Campionati Italiani Campagna 2010Chiara Fiorito - 1ª componente sq. Campione italiana arco olimpico

viviano Mior - 1° componente sq. Campione Italiana arco compaund

MAF - STOCCARDAGiuseppe Asselta - 1°Campionato Mondiale Arti Marziali MAF

FIARC - VICENZADenis vicentin - 1° Campionato Italiano Arco OlimpicoLuciano Burello - 1° Campionato Italiano Arco nudo

Giulio Bazzo - 2° Campionato Italiano Arco nudoFrancesco Panzarotto

3° Campionato Italiano Arco nudo

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47LuttI

Il progetto nella Città di Bisceglie nasce dal Dirigente Tecnico Sportivo Francesco SIMONE ex Sottufficiale dell’Esercito Italiano, il 2005 si iscrive All’Associazione Nazionale Bersaglieri sezione di San Vito al Tagliamento come atleta FIDAL, ma la sua passione lo portava a tutti i costi a costituire un gruppo sportivo del settore Arti Marziali nel contesto dell’associazionismo Militare in congedo, tante Associazioni Nazionali Militari risposero positivamente alla richiesta di appartenenza, ma la volontà di vedere creare il gruppo sportivo dei Bersaglieri era cosi forte che oggi e una realtà. Quando abbiamo deciso di mettere su un gruppo sportivo di amici, atleti, genitori, coinvolgendo la Citta di Bisceglie con la speranza di coinvolgere i veterani storici Bersaglieri della nostra Città.Nata il 2006 ed in autonomia dal 2009 si batte per i colori cremisi dell’Associazione Nazionale Bersaglieri. settore KARATE NAZIONALE – M.G.A NAZIONALE e il 2011 al TAEKWONDO OLIMPICO nasce senza scopi di lucro è costituita per favorire lo sviluppo dell’attività assistenziale, ricreativa, del tempo libero e sportiva ai fini di contribuire all’elevazione culturale della personalità umana, offrire ai Cittadini attività educative e integrazione, per contrastare episodi di Bullismo e prevenire forme di dipendenza da alcol e tabagismo, la partecipazione a competizioni ufficiali e l’organizzazione di manifestazioni sportive.L’obbiettivo e di creare la nostra sezione Bersaglieri di Bisceglie e sperare di mettere su un circolo ufficiali sottufficiali e militari in congedo luogo di ritrovo e ricreativo.La nostra associazione ha sempre puntato su Federazioni Nazionali di cui affidabilità e professionalità ci ha consentito oggi di ottenere tantissimi risultati: 18 Campionati Regionali Fijlkam 5 Titoli - 3 Campionati Italiani Fijlkam 1 Titolo medaglia Oro MARIO SCIANCALEPORE 84 KG - 31 Competizioni Enti Promozionali 19 Medaglie - 1 Convocazione Nazionale Fijlkam – 4 Seminari Nazionali Fijlkam - 1 premio CONI 2009 - 2 Progetti Sport a Scuola 2009/2010 – 2010/2011 – 3 Manifestazioni Regionali Organizzate, tutto questo in due anni di attività sportiva.L’impegno dell’Insegnante Tecnico Federale Francesco SIMONE promuovere l’attività sportiva ambito Linguistico, Artistico, Espressivo, Storico, Geografico, Scientifico Motorio, Ambientale Salutistico generando atleti in grado di vederli arrivare alla grande meta delle Olimpiadi.Per informazioni: Maestro Francesco Simone tel. 340 3011307www.francescosimone.org

a.s.D. FIamme cremIsI BIsceglIe

Dante Surriano23/09/1930 - 04/05-2010

Ottimo suonatore di tromba, per lunghi anni com-ponente della fanfara di Trieste ed a lungo capo fanfara della stessa. Provetto falegname, donò alla sezione l'arredo della sala musica, fabbricando di sua mano, panche e supporti reggi spartito. Il 7 maggio scorso ha indossato per l'ultima volata la sua uniforme per essere accompagnato all'estre-ma dimora dalla sezione "Enrico Toti" e da tutta la fanfara.

Giuseppe FranzonClasse 1919, già dell'11° Bersaglieri, socio fondatore della locale sezione di Codroipo ed attivo animatore è deceduto il 08.05.2010 lasciando un vuoto incolmabile.

Filippo ChimentiE' venuto a macare all'affetto dei suoi cairi ilBersagliere Gen. Filippo Chimenti, cofondatore e primo vice Presidente della Sezione ANB Garibaldi di Sacile. E' stato un costante punto di riferimento per tutti noi sopportando con grandissima dignità l'avverso destino che lo ha visto sofferente per lunghissimo tempo. Alla sua cara famiglia le più sentite condoglianze. Ai bersaglieri della sezione; mancherà!

Gilberto De ZanNato il 27 agosto 1931 e deceduto il 6 febbraio 2010. Socio fondatore della sezione di Cordenons e sempre fiero d’aver prestato servizio nel 3° Reggimento Bersaglieri di Milano. Tutta la sezione, confortando i familiari, lo ha salutato ricordando il suo attaccamento alla famiglia, al piumetto ed al cameratismo.

Carlo TangorraCarlo Maria Tangorra è nato a Gioia del Colle (BA) il 23 ottobre 1949. Ha prestato servizio nell’8° Reggimento Bersaglieri in Pordenone, nel 182° Reggimento Corazzato “Garibaldi” in Sacile (PN) - Aiutante Maggiore dell’11° btg. Prematuramente scomparso lascia in eredità al Corpo dei bersaglieri il figlio che milita nei Quadri dell’11° reggimento bersaglieri. Il Reggimento di Papà. Alla Signora Rosaria e alla famiglia le nostre fraterne condoglianze.

cI HaNNo lascIaTo

vIvI BERSAGLIERI

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