Dilettissimo e carissimo fratello in Cristo dolce Ges. Io
Catarina, serva e schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel
prezioso sangue suo; con desiderio di vedere in voi quella virt
della santa fede e perseveranza, che fu nella Cananea; per ch'ella
l'ebbe tanto forte, che ella merit che il dimonio fosse cacciato da
dosso della figliuola sua.
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E pi ancora, che, volendo Dio manifestare quanto gli piaceva la
fede sua, volle rimettere l'autorit in lei, dicendo:
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O gloriosa e eccellentissima virt, tu sei colei che manifesti
il fuoco della divina Carit, quand' nell'anima: per che l'uomo non
ha mai fede n speranza se non in quello ch'egli ama. Di queste virt
l'una tiene dietro l'altra; per che amore non senza fede, n fede
senza speranza.
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Queste sono tre colonne che mantengono la rocca dell'anima
nostra s e per siffatto modo che nessun vento di tentazione, n
parole ingiuriose, n lusinghe di creature, n amore terreno, n di
sposa n di figliuoli, lo pu dare a terra, ma in tutte queste cose
sar fortificato da queste vere colonne.
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Allora faremo come questa Cananea: che, vedendo passare Cristo
per l'anima nostra; per santo e vero desiderio ci volgeremo a lui
con vera contrizione e dispiacimento del peccato, e diremo:
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E se noi persevereremo, e terremo ferma la volont, che non
consenta n s'inchini a veruna cosa amare fuori di Dio, umiliandoci
e reputandoci indegni della pace e della quiete; e con fede
aspetteremo, e con pazienza, e speranza per Cristo crocifisso di
portare ogni cosa, diremo con san Paolo: Ogni cosa posso, non per
me, ma per Cristo crocifisso ch' in me, che mi conforta.
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E allora udiremo quella dolce voce:
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Qui manifesta la smisurata bont di Dio il tesoro che egli ha
dato nell'anima, del proprio e libero arbitrio, che n dimonio n
creatura la pu costringere a un peccato mortale, se egli non
vuole.
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O carissimo figliuolo in Cristo Ges, guardate con fede e vera
perseveranza; che, sino alla morte, queste parole sono dette a noi.
Sappiate, che come l'uomo creato da Dio, gli sono dette queste
parole:
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Cio: Ti fo libero, che tu non sia soggetto a veruna cosa, se
non a me. Oh inestimabile e dolcissimo fuoco d'amore, tu mostri e
manifesti la eccellenza della creatura: che ogni cosa hai creata
perch serva alla tua creatura ragionevole, e la creatura hai fatta
perch serva a te.
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Ma noi miseri e miserabili andiamo ad amare il mondo colle
pompe e difetti suoi; per il quale amore l'anima perde la signoria,
ed fatta serva e schiava del peccato. Onde questo tale ha preso per
signore il dimonio. Oh quanto pericolosa la signoria sua! Perch
sempre cerca e tratta la morte dell'uomo.
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Onde non mi pare che sia da servire siffatto signore; ma voglio
che noi siamo di quelle anime innamorate di Dio; guardando sempre,
noi essere schiavi ricomperati dal sangue dell'Agnello. Lo schiavo
non si pu vendere, n ad altro signore servire. Noi siamo comperati
non d'oro, n di dolcezza d'amore solo, ma di sangue.
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Scoppino i cuori e le anime nostre d'amore, si levino con
sollecitudine a servire e temere il dolce e buono Ges, guardando
che egli ci ha tratti di prigione e della servit del dimonio che ci
possedeva come suoi; e egli entr in ricolta facendosi garante e
pagatore, e stracci la carta della obbligazione.
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E quando entr in ricolta come garante? Quando si fece servo,
prendendo la nostra umanit. Oim, non bastava a noi se non avesse
pagato il debito fatto per noi? E quando si pag? In sul legno della
santissima Croce, dando la vita per renderci la vita della Grazia,
la quale noi perdemmo.
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Si confortino adunque l'anime nostre, poich siamo scritti, e la
carta rotta, che non ci pu pi domandare l'avversario e contrario
nostro. Or corriamo, figliuolo dolcissimo, con santo e vero
desiderio abbracciando le virt colla memoria del dolce Agnello
svenato con tanto ardentissimo amore. Non dico pi.
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Sappiate che in questa vita noi non possiamo avere altro che
delle molliche che cadono della mensa, s come questa Cananea
domanda. Le molliche sono la Grazia che riceviamo; e cadono dalla
mensa del Signore.
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Ma quando noi saremo nella vita durabile, dove noi gusteremo
Dio e lo vedremo a faccia a faccia; allora avremo delle vivande
della mensa. Adunque non schifate mai lavoro. Io vi mander delle
molliche e delle vivande, come a figliuolo. E voi combattete
virilmente.