Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges. Io Catarina, schiava
dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con
desiderio di vedervi giusto e buon rettore, a ci che si compia in
voi l'onore di Dio e il desiderio vostro, il quale so che Dio vi ha
dato buono, per la sua misericordia.
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Ma non vedo il modo che noi potessimo ben reggere altrui, se
prima non reggiamo noi medesimi. Quando l'anima regge s, regge
altrui con quel medesimo modo: perch ama il prossimo suo con
quell'amore che ama s medesimo.
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In che modo regge s medesimo colui che teme Dio? E con che
giustizia? Il modo suo questo. Che con lume di ragione egli ordina
le tre potenze dell'anima, e con quell'ordine regola tutta la vita
sua spiritualmente e corporalmente, in ogni luogo, stato e tempo
che egli , giustamente.
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E perch egli ha conosciuto che Dio deve essere amato dalle sue
creature con tutto il cuore, con tutto l'affetto e con tutte le
forze nostre; poi sale sopra la sedia della coscienza per tenervi
ragione, quando vede che la sensualit volesse guastare questo dolce
e glorioso ordine.
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E se per illusione del dimonio o per la propria fragilit fosse
guasta o impedita la perfezione che d questo santo ordine, egli ne
fa giustizia; come illuminato, che a ciascuno d il debito suo.
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Onde, se la sensualit getta il colpo mortale, morte ne riceve;
tagliando il capo alla propria perversa volont col coltello
dell'odio del vizio, e coll'amore della virt. Poi la giustizia,
secondo la gravezza della colpa, disciplina il disordinato affetto
dell'anima, facendogli pagare quella condanna che gli posta per la
divina giustizia.
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Che condanna questa, e per che modo data? Lo dico. Che
l'appetito sensitivo, il quale cerca lo stato, le dignit e le
ricchezze del mondo, la ragione giusto vuole che egli desideri e
abbracci la vergogna, spregi la dignit, e cerchi la vilt; vuole,
ch'egli abbandoni la ricchezza volontariamente, e si sposi alla
povert; si fidi di Dio, e non di s n degli stati del mondo, i quali
non hanno fermezza n stabilit veruna.
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E se questo perverso appetito cerca la puzza dell'immundizia,
la giustizia l'ha obbligato, e lo costringe a cercare e dilettarsi
della purit. Se vuole superbia, gli d umilt, e per la infedelt la
fede, per l'avarizia la larghezza della carit; per l'odio e
dispiacere del prossimo, la benevolenza; allimprudente, la
prudenza.
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E cos tutte le virt sono quei bandi e condanne, che il giudice
in su la sedia della coscienza giudica che si diano all'affetto
dell'anima per punire l'appetito sensitivo, e per distruggere
l'affetto del vizio, decapitando la propria volont, come detto
.
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Or cos tiene ragione all'anima, rendendole il debito della
virt. E lha posta in signoria come donna e la sensualit tiene come
serva. Per questo modo rende il debito dell'onore a Dio, e la
dilezione della carit al prossimo.
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Il luogo dove deve stare, la casa del conoscimento di s, e
della bont di Dio in s; misurando con quella misura altrui, con la
quale vuole essere misurato egli; lavando spesso la faccia
dell'anima d'ogni macula di peccato nel sangue di Cristo col mezzo
della pura e santa confessione;
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nutrendola del cibo degli angeli, cio del sacramento dolce del
corpo e del sangue di Ges Cristo, tutto Dio e tutto uomo, il quale
ogni fedele cristiano tenuto di prendere almeno una volta l'anno.
Chi lo vuole pi, pi lo pigli; ma non meno: e per nessuna cosa lo
debba l'uomo lasciare, n giusto, n peccatore.
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Perch, se il peccatore non disposto, egli si deve disporre; se
egli giusto, per umilt non deve lasciare, dicendo: Io non son degno
di tanto mistero. Quando io me ne sentir pi degno, io mi
comunicher. Non deve fare cos; ma deve pensare, che mai per sue
giustizie non ne sarebbe degno.
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E quando se ne facesse degno, allora sarebbe indegno,
ammantellerebbe la superbia col mantello dell'umilt. Ma Dio degno
di far noi degni; e per nella dignit sua lo dobbiamo ricevere. E ce
lo conviene ricevere in due modi, cio attualmente e mentalmente;
cio col santo vero e affocato desiderio; e questo desiderio non
vuole essere solamente nell'atto della comunione, ma in ogni tempo
e in ogni luogo, s come cibo che si prende per dar vita di grazia
all'anima.
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Tutto questo, che la santa giustizia detta, procede dall'ordine
che con giusta ragione dide ed osserv nelle tre potenze dell'anima
sua. Poich l'ha in s, l'amministra al prossimo suo coll'orazione, e
con la parola e con la buona e santa vita. E se egli uomo che abbia
a reggere, s come egli osservatore della legge in s, cos vuole che
sia osservata per i sudditi; e acciocch l'osservi con zelo di
giustizia, punisce quelli che trapassano.
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Onde, siccome egli ha punita in s la propria sensualit, che
ribellava alla legge divina; cos, avendo a reggere i corpi dei
sudditi, li vuole punire quando non osservano la legge civile, e
gli altri statuti, e ordinazioni buone, fatte per quelli che hanno
avuto a reggere e governare. E secondo che vuole l'ordine della
giustizia, cos d poco e assai, secondo che chiede la ragione.
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Questa giustizia non vuole essere contaminata n diminuita per
timore di pena n di morte corporale, non per minacce n per
lusinghe, non per piacere delle creature, o per sostanza temporale:
n rivendere l'onore, n le carni degli uomini per denari; siccome
fanno quelli che ingiustamente vivono senza verun ordine o lume di
ragione.
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Ma il giusto per veruna cosa la lascia; anco, giusto il suo
potere l'osserva, cercando, in ci che egli ha a fare, l'onore di
Dio, la salute dell'anima sua, e il Bene universale d'ogni persona;
consigliando schiettamente e mostrando la verit, quanto gli
possibile. Cos deve fare, a voler mantenere s e la citt in pace, e
conservare la santa giustizia. Ch solo per la giustizia, la quale
mancata, sono venuti e vengono tanti mali.
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E per io, con desiderio di vederla in voi e mantenerla nella
citt nostra, reggerla e governarla con ordine, dissi che io
desideravo di vedervi giusto e vero governatore: la qual giustizia
se prima non si comincia da s stesso, come detto , gi mai nel
prossimo non la potrebbe osservare in veruno stato che fosse.
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Adunque v'invito e voglio che con ogni sollecitudine ordiniate
sempre voi medesimo, come detto , acci che facciate compitamente
quello perch la divina bont ora vi ha posto. Ponetevi sempre Dio
dinanzi agli occhi vostri, in tutte le cose che avete a fare, con
vera umilt, acci che Dio sia gloriato in voi.