Reverendo e carissimo Padre in Cristo Ges, io Catarina, serva e
schiava dei servi di Ges Cristo crocifisso, scrivo a voi nel
prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi affamato del cibo
della creatura per onore di Dio; imparando dalla prima dolce Verit,
che per fame e sete che egli ha della nostra salute, muore.
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Non pare che questo Agnello immacolato si possa saziare; grida
in Croce satollato da obbrobri, e dice che ha sete. Poniamoch
corporalmente esso avesse sete, ma maggiore era la sete del santo
desiderio che egli aveva della salute dell'anime.
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O inestimabile dolcissima Carit, e non pare che tu dia tanto,
dandoti a tanti tormenti, che non rimanga maggiore il desiderio che
egli aveva della salute dell'anime di pi voler dare tutto. N'
cagione l'amore. Non me ne meraviglio: ch l'amore tuo era infinito,
e la pena era finita. E per gli era maggiore la croce del
desiderio, che la croce del corpo.
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Questo mi ricordo che il dolce e buono Ges manifestava una
volta ad una serva sua. Vedendo ella in lui la croce del desiderio
e la croce del corpo, ella domandava: Signore mio dolce, quale ti
fu maggiore pena, o la pena del corpo, o la pena del
desiderio?.
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Egli rispondeva dolce e benignamente, e diceva: Figliuola mia,
non dubitare; che io ti fo sicura di questo: che veruna
comparazione si pu fare dalla cosa finita alla cosa infinita. Cos
ti pensa che la pena del corpo mi fu finita; ma il santo desiderio
non finisce mai. Per io portai la croce del santo desiderio.
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E non ti ricorda, figliuola mia, che una volta, quando ti
manifestai la mia nativit, tu mi vedevi fanciullo pargolo, nato con
la croce al collo? Perch'io ti fo sapere, che come io, Parola
incarnata, fui seminata nel ventre di Maria, mi si cominci la croce
del desiderio ch'io avevo di fare l'obbedienza del Padre mio e
d'adempire la sua volont nell'uomo; cio, che l'uomo fosse
restituito a Grazia, e ricevesse il fine pel quale egli fu
creato.
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Questa croce m'era maggiore pena che veruna altra pena ch'io
portassi mai corporalmente. E per lo spirito mio esult con
grandissima letizia, quando mi vidi condotto all'ultimo; e
specialmente nella cena del Gioved santo. E per dissi: con
desiderio ho desiderato di fare questa Pasqua; cio di fare
sacrificio del corpo mio al Padre.
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Grandissima letizia e consolazione avevo, perch vedevo
apparecchiare il tempo disposto a togliermi questa croce del
desiderio; cio che quanto pi mi vidi giungere a flagelli e a
tormenti corporali, tanto mi scemava pi la pena. Ch con la pena
corporale si cacciava la pena del desiderio; perch vedevo adempito
quello che io desideravo.
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Ella rispondeva e diceva: O Signor mio dolce, tu dici che
questa pena della croce del desiderio ti si part in Croce. In che
modo fu? Or perdesti tu il desiderio di me?. Ed egli diceva:
Figliuola mia dolce, no. Ch morendo in su la Croce, termin la pena
del santo desiderio ad un'ora con la vita; ma non termin il
desiderio e la fame che io ho della salute vostra.
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Che se l'amore ineffabile che io ebbi e ho all'umana
generazione fosse terminato e finito, voi non sareste. Perch come
l'amore vi trasse dal seno del Padre mio, creandovi con la sapienza
sua; cos esso amore vi conserva: ch voi non siete fatti d'altro che
d'amore. Se ritraesse a s l'amore con quella potenza e sapienza con
la quale egli vi cre, voi non sareste.
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Io, unigenito Figliuolo di Dio, sono fatto un condotto che vi
porge l'acqua della Grazia. Io vi manifesto l'affetto del Padre
mio: perch quellaffetto che egli ha, io ho; e quello che ho io,
egli ha; perch sono una cosa col Padre e il Padre una cosa con me;
e per mezzo di me ha manifestato s.
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E per dissi io: ci che io ho avuto dal Padre, io ho manifestato
a voi. D'ogni cosa n' cagione l'Amore. Adunque ben vedete,
reverendo Padre, che il dolce e buono Ges amore, egli muore di sete
e di fame della salute nostra. Io vi prego per l'amore di Cristo
crocifisso che voi vi poniate per obietto la fame di questo
Agnello.
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Questo desidera l'anima mia, di vedervi morire per santo e vero
desiderio, cio che per l'affetto e amore che voi avrete all'onore
di Dio, salute dell'anime ed esaltazione di santa Chiesa, ho volont
di vedervi tanto crescere questa fame, che sotto questa fame,
rimaneste morto.
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Ch, come il Figliuolo di Dio (come detto abbiamo) di fame mor;
cos voi rimaniate morto a ogni amore proprio di voi medesimo; e a
ogni passione sensitiva rimanga morta la volont e l'appetito; a
stati e delizie del mondo, al piacere del secolo e di tutte le
pompe sue. Non dubito che se l'occhio del conoscimento si volge a
guardare voi medesimo, conoscendo voi non essere, troverete
l'essere vostro dato a voi con tanto fuoco d'amore.
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Dico che il cuore e l'affetto vostro non potr tenersi che non
si spasimi per amore: non ci potr vivere amore proprio; non cercher
s per s per propria sua utilit, ma cercher s per onore di Dio; n il
prossimo per s, per utilit propria, ma lo amer e desiderer la
salute sua per lode e gloria del nome di Dio.
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Perch vede che Dio sommamente ama la creatura; e questa la
cagione che subito i servi di Dio amano tanto la creatura, perch
vedono che sommamente l'ama il Creatore; e la condizione dell'amore
d'amare quello che ama colui che io amo. Dico che non amano Dio per
s, ma lo amano in quanto somma ed eterna Bont degno d'essere
amato.
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Veramente, Padre, che costoro hanno messo a uscita la vita,
perch non pensano di loro pi. Essi non vogliono altro che pene,
strazii, tormenti e villanie: essi hanno in dispregio tutti i
tormenti del mondo: tanto maggiore la croce e pena che portano di
vedere l'offesa e il vituperio di Dio, e la dannazione delle
creature; ed s grande questa pena, che dimenticano il sentimento
della vita propria.
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E non tanto che fuggano le pene, ma essi se ne dilettano e le
vanno cercando. Si accordano con quel dolce innamorato di Paolo che
si gloriava nelle tribolazioni per l'amore di Cristo crocifisso. Or
questo dolce banditore voglio e vi prego che seguiate.
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Oim, oim, disavventurata l'anima mia! Aprite l'occhio e
guardate la perversit della morte che venuta nel mondo, e
singolarmente nel corpo della santa Chiesa. Oim, scoppi il cuore e
l'anima vostra a vedere tante offese di Dio. Vedete, Padre, che il
lupo infernale ne porta la creatura, le pecorelle che si pascono
nel giardino della santa Chiesa; e non si trova chi si muova a
trargliele di bocca.
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I pastori dormono nell'amor proprio di loro medesimi, in una
cupidit e immundizia: sono s ebbri di superbia che dormono e non si
sentono, perch vedano che il diavolo, lupo infernale, se ne porti
la vita della Grazia in loro e anco quella dei sudditi loro. Essi
non se ne curano: e tutto n' cagione la perversit dell'amore
proprio.
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Oh quanto pericoloso questo amore nei prelati e nei sudditi!
S'egli prelato e egli ha amore proprio, egli non corregge il
difetto dei suoi sudditi: perch colui che ama s per s, cade in
timore servile, e per non riprende. Che se egli amasse s per Dio,
non temerebbe di timore servile; ma arditamente con virile cuore
riprenderebbe i difetti e non tacerebbe n farebbe vista di non
vedere.
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Di questo amore voglio che siate privato, padre carissimo. Vi
prego che facciate s che non sia detta a voi quella dura parola con
riprensione dalla prima Verit dicendo: maledetto sia tu che
tacesti. Oim, non pi tacere! Gridate con cento migliaia di
lingue.
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Vedo che, per tacere, il mondo guasto, la Sposa di Cristo
impallidita, toltogli il colore, perch gli succhiato il sangue da
dosso, cio che il sangue di Cristo, che dato per grazia e non per
debito, essi se lo furano con la superbia, togliendo l'onore che
deve essere di Dio, e lo danno a loro; e si ruba per simonia,
vendendo i doni e le grazie che ci sono dati per grazia col prezzo
del sangue del Figliuolo di Dio.
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Oim! ch'io muoio, e non posso morire. Non dormite pi in
negligenza; adoperate nel tempo presente ci che si pu. Credo che vi
verr altro tempo che anco potrete pi adoperare; ma ora pel tempo
presente v'invito a spogliare l'anima vostra d'ogni amore proprio,
e vestirla di fame e di virt reale e vera, a onore di Dio e salute
dell'anime.
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Confortatevi in Cristo Ges dolce amore: che tosto vedremo
apparire i fiori. Studiate che il gonfalone della Croce tosto si
levi; e non venga meno il cuore e l'affetto vostro per veruno
inconveniente che vedeste venire; ma pi allora vi confortate,
pensando che Cristo crocifisso sar il facitore e adempitore degli
spasmati desideri dei servi di Dio. Non dico pi.