A voi dilettissimo e carissimo padre e figliuolo in Cristo Ges.
Io Catarina, serva e schiava dei servi di Dio, scrivo nel prezioso
sangue suo; risovvenendomi della parola del nostro Salvatore,
quando disse ai discepoli suoi: con desiderio io ho desiderato di
fare la pasqua con voi prima che io muoia.
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Cos dico io a voi, frate Jeronimo, padre e figliuolo mio
carissimo. E se mi domandaste che pasqua desidero di fare con voi;
vi rispondo: Non c' altra pasqua se non quella dell'Agnello
immacolato, cio quella medesima che fece Egli di s ai dolci
discepoli.
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Oh, Agnello dolce, arrostito al fuoco della divina carit, e
allo spiedone della santissima Croce! Oh, cibo soavissimo, pieno di
gaudio e di letizia e consolazione! In te non manca cavelle: perch
all'anima che ti serve in verit, tu gli sei fatto mensa, cibo e
servitore.
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Bene vediamo noi che il Padre c' mensa, ed letto dove l'anima
si pu riposare; e vediamo il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo,
che ti s' dato in cibo con tanto fuoco d'amore. Chi te l'ha porto?
il servitore dello Spirito Santo. E per lo smisurato amore che egli
ci ha, non contento che siamo serviti da altrui, ma esso medesimo
vuole essere il servitore.
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Ora a questa mensa desidera l'anima insieme con voi di far
Pasqua prima ch'io muoia: perch, passata la vita, non la potremo
fare. E sappiate, figliuolo mio, che a questa mensa ci conviene
andare spogliati e vestiti. Spogliati, dico, d'ogni amor proprio e
piacimento del mondo, di negligenza e di tristizia e di confusione
di mente (perch la disordinata tristizia dissecca l'anima); e ci
dobbiamo vestire dell'ardentissima sua carit.
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Ma questo non possiamo avere se l'anima non apre l'occhio del
conoscimento di s medesima, sicch veda s non essere, e come siamo
operatori di quella cosa che non , e perch noi non conosciamo in
noi la infinita bont di Dio.
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Perch quando l'anima guarda il suo Creatore, e tanta infinita
bont, quanta trova in lui; non pu fare che non ami; e l'amore
subito la veste delle vere e reali virt; e innanzi eleggerebbe la
morte, che far cosa contraria a colui che egli ama: ma sempre cerca
con sollecitudine di far cosa che gli sia in piacere. Onde subito
ama ci ch'egli ama, e odia ci che egli odia: perch per amore egli
fatto un altro lui.
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Questo quellamore che ci toglie ogni negligenza, ignoranza e
tristizia. Perch la memoria si leva a fare festa col Padre,
ritenendo nella memoria sua i benefizi di Dio; lintendimento col
Figliuolo, onde con sapienza e lume e conoscimento conosce e ama la
volont di Dio; e leva subito l'amore e il desiderio suo, e diventa
amatore della somma ed eterna Verit, in tanto che non pu n vuole
amare altro n desiderare se non Cristo crocifisso.
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E non gli diletta altro, se non di portare gli obbrobri e le
pene sue: e tanto gli diletta e gli piace, che egli ha sospetto
ogni altra cosa. Le pene, gli scherni e le persecuzioni del mondo e
del dimonio, se le reputa gloria a sostenere per Cristo.
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Accendete dunque, accendete il fuoco del santo desiderio; e
guardate l'Agnello svenato in sul legno della santissima Croce;
perch in altro modo non potremo mangiare a questa dolce e
venerabile mensa. Fate che nella cella dell'anima vostra stia
sempre piantato e ritto l'albero della santissima Croce; perch a
questo albero coglierete il frutto della vera obbedienza, della
pazienza e della profonda umilt:
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e morr in voi ogni piacimento e amore proprio; e acquisterete
la fame d'essere mangiatori e gustatori dell'anime, vedendo che per
fame della salute nostra e dell'onore del Padre egli s' umiliato e
dato s medesimo all'obbrobriosa morte della Croce, siccome pazzo,
ebbro ed innamorato di noi. Or questa la pasqua che io desidero
fare con voi.
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E perch abbiamo detto che dobbiamo essere mangiatori e
gustatori dell'anime; questo desidera l'anima mia di vedere in voi,
perch siete banditore della parola di Dio. Voglio dunque che siate
un vasello di elezione, pieno di fuoco d'ardentissima carit, a
portare il dolce nome di Ges; e seminare questa parola incarnata di
Cristo nel campo dell'anima.
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Ma vi invito e voglio che, raccogliendo il seme, cio facendo
frutto nelle creature, voi lo riponiate nell'onore del Padre
eterno, cio, dando l'onore e la gloria a lui, e perdendo ogni
gloria e piacimento di voi medesimi. Perch altrimenti saremo ladri,
e fureremo quello che da Dio, e lo daremo a noi. Ma credo che per
la grazia di Dio, questo non tocca a noi; che certa mi pare essere
che il primo movimento e principio solo per onore di Dio e salute
delle creature.
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Ma bene ci cade spesse volte, cio alcun piacere di noi nella
creatura. Ma perch io voglio che siate perfetto, e rendiate frutto
di perfezione; non voglio che amiate nessuna creatura, n in comune
n in particolare, se non solamente in Dio. Ma intendete, in che
modo io dico.
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Ch io so bene che voi amate in Dio spiritualmente; ma alcuna
volta, o per poca avvertenza o perch l'uomo ha natura che lo
inchina, come avete voi, ama spiritualmente, e nell'amore piglia
piacere e diletto, tanto che alcuna volta la sensualit ne piglia la
parte sua pur col colore dello spirito.
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E se mi diceste: a che me ne posso avvedere che ci sia questa
imperfezione?, ve lo dico: Quando voi vedeste, quella persona ch'
amata mancasse in alcuna cosa verso di voi, cio, o che non vi
facesse motto secondo i modi usati, o che vi paresse che amasse un
altro pi che voi, se allora vi cade uno sdegno e un cotale
mezzodispiacimento, allentando l'amore che prima v'era; tenete di
fermo che questo amore era ancora imperfetto.
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Che modo ci dunque di farlo perfetto? Non vi dico altro modo,
figliuolo carissimo, se non quello che una volta la prima Verit
disse ad una sua serva dicendo: Figliuola mia carissima, io non
voglio che facci come colui che trae il vasello pieno d'acqua dalla
fonte; e lo beve poich l'ha tratto fuori; e cos rimane vuoto; e non
se ne avvede.
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Ma voglio che, empiendo il vasello dell'anima tua, facendoti
una cosa per amore ed affetto con colui che tu ami per amore di me,
non lo tragga fuori di me, fonte d'acqua viva; ma tiene la creatura
che tu ami per amore di me, siccome vasello nell'acqua; e a questo
modo non sar vuoto n tu n chi tu ami, ma sempre sarete pieni della
divina Grazia e del fuoco dell'ardentissima carit.
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Ed allora non vi cadr n sdegno n dispiacimento alcuno; perch
colui che ama, perch vedesse molti modi o dilungare dalla sua
conversazione, mai non n'ha pena affliggitiva, purch egli veda e
senta che viva con le dolci e reali virt; perch l'amava per Dio e
non per s.
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Bene sentirebbe nondimeno una santa piccola tenerezza, quando
si vedesse dilungare da quella cosa che ama. Or questa la regola e
il modo che io voglio che teniate acciocch siate perfetto. Non dico
pi.