Carissima madre e figliuola in Cristo dolce Ges. Io Catarina,
serva e schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso
sangue suo; con desiderio di vedervi fondata in vera e reale virt:
perch senza il mezzo della virt non potremmo piacere al nostro
Creatore.
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Per che Dio sempre ha voluto dare la vita della Grazia col
mezzo. Sapete bene che essendo caduto il primo uomo Adam per la
disobbedienza nella colpa, colla quale colpa segu la morte eterna;
e volendone restituire a Grazia, e dargli vita eterna; egli lo fece
col mezzo dell'unigenito suo Figliuolo, imponendogli, che con
lobbedienza uccidesse la disobbedienza nostra, e col mezzo della
morte sua ci rendesse la vita, e consumasse e distruggesse la
nostra morte
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E veramente cos fu: che facendo egli un torniello in sul legno
della Croce, questo dolce e innamorato Verbo, egli gioc alle
braccia con la morte, e con la morte vinse la morte, e la morte
uccise la vita: cio che la morte della colpa nostra uccise il
Figliuolo di Dio in sul legno della santissima Croce: sicch con la
morte sua ci tolse la morte, e rendette perfetta vita.
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Dunque la Vita rimasta donna, ha sconfitto il dimonio
infernale, che teneva e possedeva la signoria dell'uomo, del quale
non deve essere signore altri che solo Dio, Signore eterno.
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Da questo veniamo noi alla prima morte, e perdiamo la vita, la
quale abbiamo col mezzo del sangue di Cristo, cio, quando l'anima
piglia a servire la propria sensualit con disordinati desideri o di
stato o ricchezza o di figliuoli o d'altra creatura, o in qualunque
modo si sia, che non sia ordinato e fondato in Dio.
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Eziandio alcuna volta l'anima spiritualmente diventer serva e
schiava della propria volont sotto colore di spirito, e per pi
avere Dio; cio quando noi desideriamo consolazione o tribolazione,
o tentazione del dimonio, o tempo o luogo a nostro modo;
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dicendo alcuna volta: in altro modo vorrei avere la
tribolazione, per che in questo mi pare perdere Dio. Questa
porterei io pazientemente; ma quella non posso. Se io non
offendessi Dio, io la vorrei: ma perch me ne pare offendere Dio,
per me ne dolgo.
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Carissima madre, se aprite l'occhio dell'intelletto, vedrete
che questa la propria volont sensitiva, ammantellata col mantello
spirituale: per che se fosse savio, non sarebbe cos; ma con fede
viva crederebbe che Dio non gli permette pi che lo possa portare, n
senza la necessit della salute sua; perch egli il Dio nostro che
non vuole altro che la nostra santificazione.
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E cos facciamo spesse volte delle proprie consolazioni della
mente. Perch non sentendole quando vuole n in quei luoghi che
desidera, ma piuttosto sente battaglie e molestie, e la mente
sterile e asciutta; ne viene in pena, in amaritudine e in
afflizione e in tedio grandissimo.
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E spesse volte per inganni del dimonio gli fa vedere che quello
che ella dice allora e sa, non sia piacevole e accetto a Dio, quasi
gli dica: poich non gli piace, perch tu sei cos cattiva, lascia
stare ora; e un'altra volta forse ti sentirai meglio, e potrai fare
la tua orazione.
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Questo fa il dimonio, perch noi perdiamo lesercizio corporale e
mentale della santa orazione attuale, vocale e mentale. Perch,
avendo noi perduta l'arme con che il servo di Dio si difende dai
colpi del dimonio, della carne e del mondo; avrebbe da noi ci che
volesse: e arrenderebbe allora la citt dell'anima a lui, e vi
entrerebbe come signore.
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E non potrebbe essere altrimenti, avendo perduto l'arme e la
forza dell'orazione; la quale orazione ci d l'arme della vera umilt
e dell'ardentissima carit. Perch l'orazione santa ci fa conoscere
perfettamente noi medesimi e la propria fragilit, e l'infinita
carit e bont di Dio. E meglio si conosce l'uno e l'altro nel tempo
delle battaglie della mente asciutta; e ne trae pi perfetta umilt e
sollecitudine.
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Onde se ella prudente, che non serva alla propria volont sotto
colore di consolazione e non creda a dimonio, ma virilmente e con
odio santo di s perseveri nell'orazione, in qualunque modo Dio
glielo d, o con sentimento della dolcezza o con sentimento
dell'amaritudine; ella guadagna pi per il modo detto
nell'amaritudine e nelle pene (per qualunque modo Dio lo concede),
che nella dolcezza.
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Perch nel bisogno ne va con tutta umilt, e con vera
sollecitudine corre al suo benefattore, conoscendo che per s non pu
alcuna cosa; ma solo Dio quello in cui si spera, che pu e vuole
venirla ad aiutare.
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Dunque per farci venire a vera virt (perch senza questo mezzo
non verremmo alla virt provata, ma potrebbe ben essere concepita
per desiderio) si conviene sostenere con vera e reale pazienza le
tribolazioni della mente, cio quelle che ci dessero le creature per
infamie o per altri scandali che ci fossero date.
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E cos veniamo a virt; perch questi sono quei mezzi che ci fanno
partorire la virt, perch provata nelle fatiche siccome l'oro si
prova nel fuoco. Perch, se nelle fatiche, non avesse fatto vera
prova di pazienza, anco la schivasse per il modo detto di sopra o
per alcuna altra cosa che avvenisse, sarebbe manifesto segno che
non servirebbe al suo Creatore, e non si lascerebbe signoreggiare a
lui, ricevendo umilmente e con amore quello che il suo Signore gli
d; e non mostrerebbe segno di fede, cio che credesse d'essere amato
dal Signore.
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Perch se egli lo credesse in verit, di nessuna cosa si potrebbe
mai scandalizzare; ma tanto gli peserebbe e avrebbe in riverenza la
mano dell'avversit, quanto quella della prosperit e consolazione;
perch ogni cosa vedrebbe fatta con amore. Ma per non lo vede, perch
dimostra che egli sia fatto servo della propria sensualit e volont
spirituale, da qualunque lato venga, come detto di sopra, e se lha
fatta suo signore; e per si lascia signoreggiare a loro.
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Ci conviene adunque, perch questa servit ci d morte (cio la
servit del mondo e la servit della propria volont spirituale
detta), fuggirla; perch c'impedisce la perfezione, di non essere
servi liberi a Dio, ma ci fa volergli pi tosto servire a nostro
modo che a suo; la qual cosa sconvenevole, e fa il servizio
mercenario. Dico adunque (poich tanto male ne segue, e Dio vuole
fare ogni cosa col mezzo) che noi seguiamo questa via e dottrina
sua che ci ha data.
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Noi vediamo bene che per noi medesimi non fummo creati, ma egli
medesimo ci fece, mezzo la sua carit; per che per puro suo amore ci
cre alla similitudine e immagine sua, perch noi partecipassimo e
godessimo della eterna sua visione.
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Ma noi la perdemmo per la colpa e per lamore proprio del primo
nostro padre. Onde per rendere all'uomo quello che lui aveva
perduto, ci don il mezzo del suo Figliuolo, il quale fece come
tramezzatore a pacificare l'uomo con Dio, e esso tramezzatore
ricevette le percosse. Perch in altro modo questa pace non si
poteva fare: s grande era stata la guerra.
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Per che era offeso Dio infinito; e l'uomo finito che aveva
fatta l'offesa, per nessuna sua pena che avesse sostenuto, non
poteva soddisfare all'infinito e dolce Dio. E per il fuoco
dell'abisso della sua carit trov il modo per fare questa pace;
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e perch alla giustizia fosse soddisfatto, un s medesimo, cio la
deit eterna, natura divina, con la nostra natura umana; ed unito
Dio infinito con la natura dell'uomo finita, fu sufficiente Cristo
Uomo, sostenendo le pene in sul legno della santissima Croce, a
soddisfare al Padre suo e placare l'ira che veniva sopra
dell'uomo.
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E gettando un colpo questo dolce Verbo in sul legno della
Croce, cio facendo insieme misericordia all'uomo, ha in questo modo
contentata la misericordia e ha donata la grazia a noi che
l'avevamo perduta, ed contentata la giustizia che voleva che della
colpa si facesse vendetta; ed egli l'ha fatta sopra il corpo suo in
quella medesima natura che l'aveva offeso: per che la carne di
Cristo fu della massa di Adam.
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Ma noi, ingrati e sconoscenti, perdiamo spesse volte per i
peccati nostri la Grazia, ed entriamo in guerra con Dio: e alcuna
volta guerra mortale, e alcuna volta sdegno d'amico. La guerra
mortale quando l'anima giace nella morte del peccato mortale,
facendosi Dio del mondo, della carne e dei miserabili diletti.
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Onde questi hanno perduto la vita in tutto. ben vero che con la
confessione e con il mezzo del sangue di Cristo la pu ricuperare,
mentre che vive. Sicch dunque vedete che senza il mezzo non pu
vivere in Grazia, n giungere alla vita durabile.
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Sdegno di amico e in quelli ed in quelle che servono a Dio
privati del peccato mortale, e sono in Grazia e vogliono essere
veri servi di Dio; ma spesse volte per ignoranza (la quale procede
dalla propria volont spirituale), la quale si ha fatta signore, che
lo dilunga dalla verit,
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non che esca della verit, che cada in peccato mortale, ma
offende la perfezione alla quale in verit vorrebbe venire, volendo
eleggere il tempo e luogo, la consolazione e tribolazione e
tentazione a suo modo. Allora Iddio piglia sdegno coll'anima che
gli amica, perch non gli pare che vada, n va, con quella libert
schietta che deve andare.
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Onde un mezzo ci ha posto, e richiede che noi lo usiamo se
vogliamo che sia levato lo sdegno e lo spiacere, e non ci sia
impedito il nostro andare alla perfezione dolce: cio che noi
anneghiamo la propria volont, sicch non cerchi n voglia altro che
Cristo crocifisso, e tutto il suo diletto sia di riposarsi negli
obbrobri di Cristo, partorendo le virt, concepite per santo
desiderio, nella carit del prossimo, con vera umilt.
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Onde dunque col mezzo di sostenere pene e fatiche secondo che
Dio concede, e sterilit di mente, con vera e santa pazienza, saremo
fondati in vera e reale virt; e avremo forza e conoscimento di
grandi e non di fanciullo, che non vuole andare n fare altro che a
suo modo. Per altra via non vedo che possiamo passare.
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E per vi dissi che io desideravo di vedervi fondata in vera e
reale virt; e volendo che l'anima vostra sia unita in Dio per
affetto di amore, dissi che non si poteva fare senza il mezzo della
virt, per che ogni cosa si vuole fare col mezzo come detto . Son
certa che per la infinita bont di Dio adempirete la volont sua e il
desiderio mio. Altro non dico.